UniCa UniCa News Rassegna stampa Venerdì 11 novembre 2016

Venerdì 11 novembre 2016

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
11 novembre 2016
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

redazioneweb@unica.it

 
L’UNIONE SARDA

 
1 - L’UNIONE SARDA di venerdì 11 novembre 2016 / Cronaca di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
BALICE. Università e Comune cercano una soluzione per la terrazza
IL BASTIONE È UN GARAGE
Vista mozzafiato ma c’è posto solo per le auto
«Davvero c’è un bastione? Non ci sono mai entrata perché ero convinta che fosse uno spazio privato. Eppure, abitando qui da sei anni, sono ormai cagliaritana d’adozione». Silvia Bodei trasale quando scopre che oltre quel cancello, alla sommità di via Cammino nuovo, ci sia una terrazza sulla città, il bastione del Balice. Un luogo incantevole, uno scenario mozzafiato. Che, dal lunedì al venerdì, si trasforma in un parcheggio. Un luogo in cui i dipendenti del rettorato lasciano la loro auto. «Il parcheggio più bello del mondo», dice sorridendo Christina Volungeirciene, una turista che, visto il cancello aperto, ha deciso di dare, insieme alla sua comitiva, un’occhiata a quel luogo. «Ma non conosco la situazione della città: magari, c’è davvero fame di parcheggi».
 LA TERRAZZA Realizzato nel ’500, ai piedi della torre dell’Elefante, dall’architetto cremonese Rocco Capellino, il bastione del Balice aveva lo scopo di difendere la città. Nel ’700, nell’ambito della riforma delle università sarde, il re Carlo Emanuele III lo individuò come polo culturale della città e affidò la progettazione all’ingegnere miltare Saverio Belgrano di Famolasco. Da allora, dopo la realizzazione del palazzo universitario e del seminario tridentino (nel progetto c’era anche un teatro che non fu, però, realizzato), ospita il rettorato cagliaritano. E, ormai da tanti anni, quel bastione che propone una vista mozzafiato sulla città, è diventato il parcheggio dei dipendenti universitari.
 LA DESTINAZIONE Certo, col tempo, un po’ di cose sono cambiate: adesso, i turisti possono visitarlo. A patto che non pretendano di vederlo negli orari di chiusura del rettorato. Il cancello resta sprangato e il custode ha la disposizione di non far entrare nessuno. «È aperto durante tutti i giorni feriali», spiegano dal rettorato. Ma resta pur sempre il fatto che, prima di affacciarsi dal bastione, turisti e visitatori devono fare lo slalom tra le auto. Perché non prendere in considerazione l’ipotesi di restituire quella terrazza alla città? «Rettorato e Comune», rispondono da via Università, «hanno in corso un’interlocuzione su questo tema».
 IL FUTURO Ma non c’è da farsi troppe illusioni: passerà tempo prima che i cittadini possono riappropriarsi di quello spazio. Perché ci sono, comunque, molti problemi da risolvere: l’Università potrebbe anche privarsi dello spazio ma deve, in qualche modo, essere risarcita: difficile, se non impossibile, rinunciare a parcheggi in un quartiere come quello di Castello nel quale già non ci sono sufficienti stalli neanche per i residenti.
IL COMUNE La soluzione potrebbe essere rappresentata solo dal trasferimento dello spazio dall’Università al Comune. Un passaggio per il quale occorre, comunque, attendere tempo: l’amministrazione inserisce il bastione del Balice nel contesto più ampio della riqualificazione del centro storico. Solo quando sarà approvato il Piano particolareggiato (l’assessora all’Urbanistica Francesca Ghirra spera di arrivare al traguardo entro l’anno), si parlerà anche del Balice. «Che, secondo i progetti, diventerà un punto di collegamento tra via Manno e il quartiere di Castello», spiega Ghirra: per arrivare nel punto più alto della città passando dalla Marina, secondo i piani, non si dovrà più passare soltanto per Santa Chiara. Il Comune, per intendersi, affronterà la questione solo dopo che si comincerà a lavorare sull’intero centro storico. Ma una via d’uscita, eventualmente, c’è. «Se un privato, in questo caso l’Università, decidesse di fare qualcosa, non ci opporremo. Anzi, per quanto possibile, daremo il nostro sostegno».
 L’UNIVERSITÀ Nelle aule delle facoltà cittadine circola un’idea: perché non trasformare quello spazio in un punto di ritrovo per gli universitari? Un luogo, magari dotato di un punto ristoro, nel quale gli studenti potrebbero trattenersi dopo aver sbrigato tutti gli adempimenti burocratici. Un’idea che, però, il rettorato non ha ancora preso in considerazione. «Ma se arrivassero proposte ufficiali da parte del Comune», ribadiscono da via Università, «sarebbero valutate con la dovuta attenzione».
 Marcello Cocco

HANNO DETTO
SILVIA BODEI, CAGLIARITANA ADOTTIVA
Pensavo fosse un luogo privato e che fosse, dunque, impossibile entrare
ARNAS SAULYNAS, TURISTA LITUANO
Sembra davvero un posto magico, brucia vederlo utilizzato in questo modo
FRANCESCA GHIRRA, ASSESSORA ALL’URBANISTICA
Diventerà  un passeggiata di collegamento tra via Manno  e Castello
CHRISTINA VOLUNGEIRCIENE, TURISTA LITUANA
Forse la città ha fame di parcheggi. Questo è il più bello del mondo
MARIA ANTONIETTA MONGIU, PRESIDENTESSA DEL FAI
Quella zona, con tutte le mura,  deve diventare patrimonio Unesco
BRUNO PINTUS, RESIDENTE IN CASTELLO
La città ha bisogno di questi spazi: sarebbe naturale renderli fruibili
 
DEL ZOMPO APRE LE PORTE:
ASPETTIAMO PROPOSTE DAL COMUNE
Ne parlano da tempo il sindaco Massimo Zedda e la rettrice Maria Del Zompo. E sono, tutto sommato, d’accordo: il bastione del Balice deve essere restituito alla città. Sui tempi e sui modi deve, però, essere trovato un accordo. Ma da parte dell’Università non c’è alcuna preclusione alla trasformazione da parcheggio a belvedere. «Al momento», afferma la rettrice, «non sono arrivate proposte ufficiali da parte del Comune in merito allo spazio del Balice. Qualora arrivassero sarebbero valutate con la dovuta attenzione».
Nessuna chiusura. Anzi, il rettorato, in qualche modo, già lo rende fruibile. «Lo spazio del bastione del Balice, di proprietà dell’Università», riprende Del Zompo, «è sempre aperto durante i giorni feriali, mattina e sera, e accoglie tutti i giorni cagliaritani, turisti e crocieristi».
L’eventuale trasformazione del bastione rappresenterebbe, ovviamente, un problema per i dipendenti dell’Università. Che, tutto sommato, sono pronti ad accettare il cambiamento. Le regole impongono loro di non parlare. Ma, protetti dall’anonimato, qualcuno dice la sua. «Parcheggiare qui è un privilegio: le esigenze del singolo passano in secondo piano rispetto all’interesse pubblico». Nessuno alza il muro. «Si potrebbe trovare un compromesso, magari liberando la zona della terrazza, lasciando spazio per i parcheggi nella parte interna». ( mar.co. )
 
 

2 - L’UNIONE SARDA di venerdì 11 novembre 2016 / Cronaca di Cagliari (Pagina 24 - Edizione CA)
ERSU. Il “TripAdvisor” delle mense universitarie e residenze per gli studenti
Cinque stelle in via Trentino, bocciata la Casa di via Businco
L’Università è la maestra, infatti provvede alla formazione didattica. L’Ersu è invece la mamma: mette a letto gli studenti (fuori sede) la notte, li sfama a pranzo e a cena, dà loro la paghetta quando sono squattrinati ma, da buona mamma, soltanto se studiano. Altrimenti nulla, se fosse la madre vera. Invece è un ente regionale (per il diritto allo studio universitario): se lo studente non garantisce un buon profitto, la paghetta diventa il maltolto e la deve restituire. Ecco uno (solo uno) dei motivi per cui i borsisti sono generalmente studiosi.
 ENTE-AZIENDA Cinque Case dello studente (in realtà tre, perché quelle nelle vie Roma e Montesanto sono infinitamente chiuse per lavori), quattro mense affidate in appalto esterno o miste (anche con personale Ersu), 13 milioni di euro da dispensare con le borse di studio ai giovani che hanno minori mezzi economici, purché si applichino con serietà, fanno dell’Ente regionale per il diritto allo studio di Cagliari un’azienda importante, al solito con luci e ombre. Spende 27 milioni di euro l’anno per servizi a volte di ottimo livello, altre volte non proprio, garantisce un letto a 614 fuori sede su 866 aventi diritto, e c’è da dire che non tutti i letti sono uguali: Per i giovani che erano ospitati nelle due Case dello studente” chiuse, ora c’è un contributo per l’affitto di una camera sul mercato. L’Ersu garantisce poi, con alterne fortune, il funzionamento delle quattro mense. Si passa dall’eccellenza di via Trentino alla delusione della Cittadella universitaria di Monserrato: «Lì non abbiamo lo spazio per le cucine», allarga le braccia Antonio Luca Funedda, 52 anni, docente di Geologia all’ultimo dei suoi tre anni di mandato come presidente dell’Ersu, «allora dobbiamo preparare i pasti in via Premuda e trasportarli là». Risultato: qualità deludente dei cibi precotti e file lunghe - verrebbe da dire - come la fame. Nessuna mensa a Oristano e Nuoro, dove l’Ateneo cagliaritano ha istituito corsi di laurea, ma ci sono i ristoranti convenzionati.
 GLI UNIVERSITARI «Se hai mezz’ora per fare la fila, più altro tempo per attendere col vassoio in mano che si liberi una sedia, qui in via Trentino si mangia bene», loda ma non troppo Veronica Mannu, di Girasole, iscritta in Giurisprudenza. Il fatto è che i giovani universitari snobbano sempre più via Premuda (soprattutto per cena, quando c’è buio per strada) e preferiscono pasteggiare in via Trentino. Tutti d’accordo: mensa bella e buona, fanno anche la pizza. A cena cala il numero di frequentatori, anche perché nelle Case dello studente si può cucinare e ricevere ospiti in alloggio, anche per cena. Certo, purché non siano giornalisti, ai quali il segretario di quella in via Trentino impedisce l’accesso «per non violare la privacy», motiva curiosamente: è la privacy di chi, nel proprio alloggio, il cronista l’ha proprio invitato.
 I NON FUORI SEDE Accedono alla mensa anche gli universitari che non hanno diritto a facilitazioni per motivi di reddito. Spendono tra i 2,10 euro e i 4 euro per un pasto che, all’Ersu, ne costa 9,90. «Ci vado ogni tanto, non acquisto una serie di pasti caricando la tesserina elettronica, quindi pago la tariffa piena di cinque euro», spiega Francesco Sotgiu, cagliaritano, a capo del Coordinamento di studenti Link del Capoluogo: «La qualità è buona, ma per cinque euro mangio bene anche altrove». Annalisa Bertulu, assai fuori sede (è di Ozieri), precisa: «Si mangia bene se non arrivi tardi, altrimenti trovi gli avanzi. Però fanno anche piatti elaborati, come la carne con rucola e grana: qui e in piazza Michelangelo».
 CASE DELLO STUDENTE A parte quelle chiuse per lavori (in via Roma, da anni), le Case sono accoglienti ma non nello stesso modo. La migliore è quella di via Trentino, il tentativo è renderle tutte accoglienti e funzionali allo studio. Il presidente dell’Ersu ne è convinto: «Le energie dei ragazzi fuori sede devono essere indirizzate verso lo studio», commenta Funedda, «e poi verso la socializzazione e lo svago. Al resto dobbiamo provvedere noi, con il nostro servizio». Che è generalmente apprezzato dagli universitari, salvo qualche buco qua e là: detto che via Trentino è la “Ferrari” delle Case dello studente, al confronto quella di via Businco fa la figura della locanda western, e questo ovviamente genera invidie. Anche negli hotel di lusso, però, possono esserci problemi: «Studio informatica», si scoccia Michele Contu, «ma qui condividiamo, e siamo più di 250, un’Adsl casalinga da 20 mega». Lo sprint di una lumaca, insomma, laddove la velocità è tutto. Ci sono due lavatrici per ogni piano, «ma spesso ne funziona solo una». È forse il dispetto massimo, per un fuori sede: toglietegli tutto, ma non la lavatrice.
 Luigi Almiento
 

3 - L’UNIONE SARDA di venerdì 11 novembre 2016 / Agenda Cagliari (Pagina 25 - Edizione CA)
In evidenza
L’Orto botanico festeggia i 150 anni
Compie 150 anni l’Orto botanico. Martedì alle 9.30 si terrà un convegno che ripercorrerà la storia ed esaminerà le attività attuali e le prospettive dell’Orto. Tra i relatori, la rettrice Maria Del Zompo, il sindaco Massimo Zedda e il direttore Gianluigi Bacchetta.

 


4 - L’UNIONE SARDA di venerdì 11 novembre 2016 / Agenda Cagliari (Pagina 25 - Edizione CA)
Scrivere di cinema
Primo appuntamento del seminario di critica e analisi del film domani alle 9,30 nella sala della Fondazione di Sardegna
 
 

5 - L’UNIONE SARDA di venerdì 11 novembre 2016 / Provincia di Oristano (Pagina 36 - Edizione CA)
Premio tesi di laurea
L’amministrazione ha assegnato i premi per le tesi di laurea discusse nel 2015. Primo premio di 2 mila euro per Giuseppe Grussu, laureato in ingegneria meccanica, secondo premio di 1500 euro per Sabrina Porta laureata in medicina e terzo premio di mille euro per Vanessa Montisci, laureata in lingue. (an.pin.)


 

6 - L’UNIONE SARDA di venerdì 11 novembre 2016 / Economia (Pagina 17 - Edizione CA)
In vista dell’Azienda unica la Giunta ha varato il Piano di rientro per il recupero del deficit
SPESA SANITARIA, NIENTE RISPARMIO
Sei Asl su otto non rispettano gli obiettivi prefissati per il 2016
Anche nel 2016 la sanità sarda graverà sul bilancio regionale per 3,2 miliardi di euro, in attesa che il Piano di rientro per recuperare il deficit di 350 milioni di euro entri definitivamente a regime. Infatti, alcuni provvedimenti sono ancora in attesa di conclusione: uno è l’Azienda sanitaria unica regionale (Ats) e l’altro la riorganizzazione della rete ospedaliera.
 IL MONITORAGGIO Ogni trimestre l’assessorato ha monitorato l’andamento della spesa delle otto aziende sanitarie, delle ospedaliero-universitarie di Cagliari e Sassari e dell’Azienda Brotzu. Si tratta di una previsione aggiornata per tutto l’anno in corso, dalla quale emerge l’andamento di una spesa sanitaria difficile da controllare, nonostante le azioni volte al risparmio e gli obiettivi di spesa fissati. Sette aziende sanitarie sono in fase di incorporazione all’interno di quella sassarese, destinata a diventare sede dell’Ats, ma quest’anno avranno dei costi e un obiettivo da rispettare.
 GLI OBIETTIVI L’aggiornamento del secondo trimestre del 2016 evidenzia che tra gli obiettivi fissati e la previsione di spesa, salvo qualche eccezione, c’è una differenza in aumento per tutte le aziende. Gli obiettivi sono il risultato delle azioni di risparmio, fissate dal Piano di rientro, che l’assessorato ha previsto per ogni Asl intervenendo sui farmaci territoriali e ospedalieri e sull’efficientamento degli ospedali e del territorio.
I CONTI Agli obiettivi è affiancato un preventivo complessivo, tarato sugli stanziamenti che l’assessorato ha messo in conto per l’anno in corso. Sei aziende su otto per ora non riescono a rispettare l’obiettivo di spesa che l’assessorato ha fissato per il 2016. Vanno meglio le Aziende ospedaliero-universitarie mentre anche il Brotzu, nella previsione del secondo trimestre, supera il limite.
 PIÙ COSTI Sassari, Nuoro, Oristano, Sanluri, Carbonia e Cagliari: nessuna di queste aziende riesce a rispettare l’obiettivo per il 2016. La Asl di Sassari ha una previsione di spesa di 414,9 milioni di euro per quest’anno con un obiettivo fissato di 400,4 milioni di euro e uno scarto di 14,5 milioni. In doppia cifra anche la Asl 3 di Nuoro che - a fronte di un obiettivo di 317,3 milioni - ha una previsione di spesa di 327,9. Subito dopo c’è l’Azienda di Oristano che ha una differenza di 6,3 milioni tra l’obiettivo di 259,9 milioni e una previsione di 266,2.
La struttura di Sanluri, al secondo trimestre, ha uno scarto in aumento di 6,1 milioni, Carbonia di 5,8 e infine Cagliari che con un obiettivo stimato di 788,7 milioni per il 2016 potrebbe arrivare a una spesa complessiva di 794,1. Fuori budget (3,3 milioni) anche l’Azienda Brotzu, che comprende gli ospedali Oncologico e Microcitemico.
 SEGNO MENO C’è anche qualche azienda sanitaria che riesce a stare al di sotto della previsione fatta dall’assessorato. L’Aou di Sassari ha la quota maggiore con meno 18,2 milioni rispetto al preventivo. Rimangono all’interno dell’obiettivo anche l’Aou di Cagliari (0,3), così come le Aziende di Olbia (2,9 milioni) e Lanusei (0,4 milioni).
 I CONTRASTI Come sempre davanti ai costi della sanità il dibattito si infiamma soprattutto perché questi gravano esclusivamente sul bilancio regionale. Per l’assessore regionale, Luigi Arru, la previsione del 2016 è positiva perché «la spesa non cresce, ma si riduce rispetto al 2015, nonostante i maggiori costi per i farmaci innovativi, fra cui quelli per curare le persone con epatite C e i malati oncologici».
 Matteo Sau
 
 

7 - L’UNIONE SARDA di venerdì 11 novembre 2016 / Cultura (Pagina 45 - Edizione CA)
Cerimonia Sarà socio straniero. Nato a Oschiri ha insegnato all’Università di Chicago
L’italianista Paolo Cherchi all’Accademia dei Lincei
Ciò che lo ha reso felice è assaporare il gusto così speciale e raro della «gratuità» per un’investitura tanto autorevole quanto inattesa. «Non me l’aspettavo. Presuntuoso sono - dice allegramente, svelando con accento e costruzione tutta la sua sardità - ma quando è arrivata la lettera del presidente dell’Accademia dei Lincei, in cui mi si annunciava la nomina a “socio straniero”, mi sono sentito molto lusingato. Perché è apprezzamento puro per il mio lavoro, e da “straniero” non ho carte da giocare, non devo niente a nessuno e sono grato a tutti. E poi - e qui il tono della voce prende una nota di felice ironia - a Oschiri non c’è nessun altro». Ride Paolo Cherchi, un quasi ottantenne (li compirà il 10 marzo) pieno di senso dell’umorismo, di parole profonde, di passione mai esaurita per lo studio della filologia romanza e della linguistica, discipline che lo hanno portato dall’Università di Chicago, dove è approdato una cinquantina di anni fa, a Roma. Stamattina, alle 10, sarà investito del titolo di Accademico dei Lincei, entrando a far parte della più antica e autorevole istituzione scientifica italiana, fondata nel 1603.
 Professore porta in Italia anche la sua America?
 «Quando la notizia è circolata, al Dipartimento di Letteratura c’è stata una piccola celebrazione. È un riconoscimento insolito a un lavoro (di una vita) molto vario. Nasco come filologo romanzo e poi sono diventato italianista. Mi sono sempre occupato di Medio Evo e di Rinascimento con uno sfondo europeo e rappresento la Sardegna con il mio nome. Che ora porto in una società di intellettuali, dove non si va a domanda, come è l’Accademia dei Lincei. Sono venuto a scoprirla prima della cerimonia e a vedere una mostra di manoscritti antichi».
 Lei è il terzo studioso sardo che ne fa parte. L’archeologo Giovanni Lilliu, il filosofo Remo Bodei e ora un italianista. Ci sono punti di contatto?
 «Lilliu è stato un professore illustre che si è occupato di cose lontanissime dalle mie, l’archeologia sarda. Remo Bodei è un gigante, una persona dolcissima, un intellettuale sempre presente, attento. Uno studioso che ci rende grande onore».
 Come si fa a difendere l’idea di identità senza che diventi un recinto, o peggio folklore?
 «È problematico definire l’identità, è quasi una mania. La mia identità sono lealtà e ospitalità, due caratteristiche di noi sardi, ma ognuno ha la sua. Se si concettualizza l’idea, si finisce per paralizzarla. Ora a Roma mi sento sardo con il mio accento e i miei pantaloni rabbuffati (per aver volume), in America mi sento italiano. I giovani sardi che inseguono la bandiera dell’identità rincorrono qualcosa che non conoscono e non so se sia utile farlo con tanta caparbietà. È metafisica. Si vive con la propria identità: non so se c’è un vantaggio nel tradurla in una formula. Sono un po’ italiano, un po’ spagnolo...».
 Chi è oggi il critico letterario?
 «Una figura in estinzione. Prima era il vecchio retore a dare un giudizio sull’opera con codici che lui stesso scrive: Croce, Petronio, il formalismo. Ora sono stati introdotti concetti interculturali e metatestuali ed è diventato un ginepraio. Il critico è quello che faccio io: non è quello che cerca i problemi, è quello che sa individuarli e risolverli. Non bisogna mai confondere una nota con un articolo e un articolo con un libro. È l’opera che ispira il metodo. Oggi il critico è una figura evanescente, compromessa, che ha perso il pubblico, spesso autoreferenziale».
 Come si difende il libro come oggetto di conoscenza?
 «Il libro resterà come una cosa aristocratica. Buoni libri si fanno e si apprezzano ancora. Non bisogna essere così pessimisti. Si pubblica molto ma purtroppo si legge poco».
 L’America, dove lei vive, ha appena scelto un presidente settantenne. La senectute torna a essere un valore?
 «Ma in America gli anziani non vengono dimenticati, anzi. Ciò che però conta è la figura. Può eleggere un Clinton giovanissimo e un Reagan già avanti negli anni. È un Paese dove il concetto di libertà consente di vendere liberamente armi e altrettanto liberamente di comprarle. Se dico Europa penso a classe e storia, per America spazio, razza e libertà. Io ci vivo bene: è una Nazione che ha fatto la guerra al razzismo e ora ha risolto il problema dei gay, nel momento in cui l’ha fatto diventare un diritto sociale. Il pregiudizio resta, ma ci si può sposare».
 Com’è la Sardegna vista da Chicago?
 «Una terra esotica che qualcuno ha trovato simile all’Arizona. Una terra remota, dove c’è poca neurosi. Casa mia, dove parlo sardo, una forma di aristocrazia. Bestemmio in sardo. Mi piace la saggezza sarda. I sardi sanno vivere, sono tolleranti, anche se invidiosi, ma dei conterranei».
 Caterina Pinna
 
 
redazioneweb@unica.it
 


LA NUOVA SARDEGNA

8 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 11 novembre 2016 / Pagina 20 - Sassari
OGGI IN AULA MAGNA
Esperti a confronto nel convegno sulle cure palliative
SASSARI Oggi dalle 9 alle 17 nell’aula magna dell’univeristà si tiene il convegno “Cure palliative in Sardegna. Qualità della vita e sinergia degli interventi”. I lavori saranno introdotti dalla moderatrice Roberta Corsi, dell’Ordine regionale degli Assistenti sociali che ha promosso l’iniziativa. Seguiranno le relazioni di Salvatore Salis, direttore dell’hospice di Nuoro, di Chiara Musio, medico di medicina generale e dell’infermiera Francesca Contu, dell’assistente sociale Giulio Concu e della psicologa Barbara Corrias. Nel pomeriggio interverranno Enrico Mura, dell’associazione “Franco Mura” onlus e don Ettore Cannavera, responsabile della comunità “la Collina” con la relazione dal titolo “Fine pena alla luce del Vangelo”. Poi spazio all’intervento di Rita Angela Murru, operatore ed istruttore Shiatsu che assiste i malati a domicilio con tecniche alternative e ancora Giulio Concu che presenterà un caso. L’evento si svolge in concomitanza con la giornata mondiale delle cure palliative. In Sardegna mancano ancora strutture adeguate per l’assistenza ai malati terminali e le associazioni dei familiari chiedono l’intervento della Regione.
 
 
 

redazioneweb@unica.it


Link: rassegna stampa MIUR

RASSEGNA QUOTIDIANI NAZIONALI

 

Questionario e social

Condividi su:
Impostazioni cookie