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Mercoledì 2 novembre 2016

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
02 novembre 2016
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA

 
1 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 2 novembre 2016 / Agenda Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
CONVEGNO. Esperti a confronto nel seminario vescovile
Medicina e spiritualità per sconfiggere il cancro
La malattia avvicina a Dio, non importa di quale fede, l’essenziale è che sia utile al percorso di guarigione e di cura. Questo il cuore del convegno “La sopravvivenza in oncologia: risultato clinico e suo significato spirituale” che si svolgerà il 12 novembre dell’aula magna del Seminario Arcivescovile di Cagliari in via Monsignor Cogoni.
Un appuntamento tra medicina e fede valido come corso di formazione professionale per gli addetti ai lavori.
A introdurre i lavori sarà Antonio Macciò, dell’Unità di Ginecologia oncologica del Businco che modererà il dibattito insieme a Gian Benedetto Melis, della Clinica di ostetricia del Policlinico di Monserrato e don Antonio Mura, del Pontificio seminario regionale sardo. Ad Anna Maria Poletti il compito di illustrare la relazione "Dalla cura all’aver cura della donna". Sarà monsignor Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari, a introdurre la prima parte spirituale della giornata. Seguirà l’intervento di Giovanni Scambia del Policlinico Gemelli di Roma sulle nuove frontiere della chirurgia. In programma anche la partecipazione di Carlo Tetsugen Serra del Tempio dei Tre gioielli di Parma, e il contributo di Gabriella Ferrandina sulle neoplasie dell’ovaio.
A chiudere i lavori saranno gli interventi di Salvatore Dessole (dell’Università di Sassari), Efisio Defraia (del Businco), Giovanni Monni (del Microcitemico) e Carla Ripamonti (dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano). A curare la seconda parte dedicata alla spiritualità sarà Marco Ferrini del Centro studi Bhaktivedanta di Pisa. Maria Giuseppina Sarobba e Maria Cristina Santona parleranno, invece, delle nuove strategie contro il carcinoma della mammella. L’ultimo intervento sarà quello di Cristina Arcidiacono della Chiesa Battista Evangelica di Cagliari.
 
 
 
2 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 2 novembre 2016 / Agenda Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
CONCERTO PER AMATRICE
Un concerto vocale a cappella per Amatrice, cittadina colpita dal terremoto lo scorso fine agosto e in questi ultimi giorni. È quanto in programma venerdì alle 19,30 nella sala settecententesca della biblioteca universitcaria in via Università 32. Partecipano il coro polifonico del Cum (il Centro universitario musicale), il coro bielorusso della parrocchia ortodossa “Nikolay il giapponese” di Minsk e il gruppo vocale di Minsk “Ensemble KOR”. Ingresso libero.
 
 

 
3 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 2 novembre 2016 / Cronaca di Nuoro (Pagina 32 - Edizione CA)
Nuoro
Archeologia, lezioni
Inizia oggi a Nuoro l’edizione numero 17 delle lezioni di archeologia promosse dall’Archeo Arci. Il calendario di incontri è di grande interesse per gli appassionati e gli operatori delle aree archeologiche: appuntamento da oggi al 28 novembre alla biblioteca Satta, ore 19.30. In apertura la conferenza di Gaetano Ranieri dell’università di Cagliari. Domani l’incontro con l’archeologa Luisanna Usai che guiderà la visita di domenica al parco di Cheremule. Poi sono attesi Attilio Mastino, Francesca Carrada, Gabriella Uccheddu, Giacomo Paglietti, Giuseppe Maisola, Alessandro Teatini ed Elisabetta Garau. Informazioni al 320-0178513.
 
 

 
4 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 2 novembre 2016 / Cultura (Pagina 38 - Edizione CA)
AGENDA. MONTE CLARO
Domani alle 17.45, nuovi appuntamento a Cagliari con la rassegna Scienza e fantascienza alla Biblioteca Provinciale a Monte Claro, sala Lussu. Al centro del dibattito “Le nuove frontiere della microbiologia, dai microbi nemici ai microbi amici” con Alessandra Pani (Università di Cagliari) e il critico cinematografico Gianni Olla. L’incontro sarà coordinato da Roberto Paracchini. (gr.pi.)
 
 

 
5 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 2 novembre 2016 / Cronaca Italiana (Pagina 9 - Edizione CA)
Nuovo accordo
Caso Regeni, l’Egitto consegna i documenti
ROMA Faticosamente, sembra aprirsi qualche spiraglio di trattativa fra Italia ed Egitto sul caso Regeni, il giovane ricercatore ucciso al Cairo. La procura generale egiziana è stata invitata a Roma a dicembre per un nuovo approfondimento e in quella occasione «sarà organizzato il previsto incontro con la famiglia di Giulio Regeni», dice una nota congiunta emessa dalla procura romana e dalla procura generale egiziana. E intanto ieri i magistrati egiziani hanno ricevuto al Cairo – in quello che il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha definito “incontro positivo” - i colleghi romani a cui hanno consegnato materiale investigativo. La delegazione italiana era guidata dal procuratore aggiunto Sergio Colacicco. Solo nel vertice di dicembre gli inquirenti italiani potranno riferire se tutta la documentazione fornita è utile all’indagine oppure non aiuta alla ricerca della verità. «Durante il fruttuoso incontro - si legge nella nota - le parti hanno discusso gli ultimi sviluppi investigativi e hanno rinnovato il loro impegno a continuare la loro proficua collaborazione nel comune intento di assicurare giustizia per la vittima. Sono stati richiesti dalla Procura romana i documenti della vittima rinvenuti il 24 marzo, che sono stati immediatamente consegnati» dal procuratore egiziano.
 

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LA NUOVA SARDEGNA
 
 
6 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 2 novembre 2016 / Pagina 22 - Oristano
Brevi
MOGORO
Assegnati i premi ai neolaureati L’Amministrazione comunale ha assegnato tre premi di laurea magistrale o specialistica per le tesi discusse nell’anno solare 2015, e un Premio di Laurea alla tesi su materie che valorizzino storia, economia, cultura, ricerca, scienza e tecnologie relative al territorio di Mogoro e alla sua comunità. Il primo classificato è stato Giuseppe Grussu, laurea magistrale in Ingegneria Meccanica con la tesi dal titolo “Modellazione e analisi tecnico-economica di impianti solari termodinamici cogenerativi” (premio da 2mila euro). Seconda classificata Sabrina Porta, laurea specialistica in Medicina e chirurgia con la tesi dal titolo “Studio del profilo metabolico su sangue coronarico di pazienti sottoposti a PCI elettiva” (1.500 euro). Terza Vanessa Montisci, laurea in Studi Umanistici – Lingue e letterature Europee ed Extraeuropee con la tesi dal titolo “A Table Alphabeticall: Un’analisi Metalessicografica” (mille auro).
 
 
7 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 2 novembre 2016 / Pagina 19 – Ed. Nuoro
Dal lascito di Sulas aiuti per 30 studenti
«Elegante, dal viso ulivigno da attore latino- americano, stupiva per un suo finissimo gusto cosmopolita che coniugava raffinatamente con la tradizione locale. Come si diceva un tempo, di uomini così si è perduto lo stampo». Con queste parole lo storico Manlio Brigaglia ha ricordato per La Nuova la figura di Giovanni Antonio Sulas all’indomani della morte, avvenuta il 25 luglio 2008. Rimasto orfano di madre in tenera età, Sulas viene allevato assieme alla sorella dalla nonna materna. Svolge i propri studi secondari presso un Liceo Artistico di Roma, conseguendo il diploma dell’Accademia di Belle Arti in età matura. Tornato a Nuoro, per tanti anni insegna educazione artistica alle scuole medie. Nel 1950, grazie alla profonda conoscenza degli usi e dei manufatti sardi, viene chiamato a collaborare come consulente per l’ambientazione del film “Edera” del regista Augusto Genina. Nel 1960 gli viene dato l’incarico di consulente artistico del “Progetto Sardegna”, voluto dalla Regione Sarda e dall’Oece. Lavora per la moda, seguendo in particolare la produzione dei centri di tessitura. Tra i committenti delle tomaie per scarpe di lusso, ricamate a Oliena su disegno dello stesso Sulas, furono ditte prestigiose come la Salvatore Ferragamo. Nel 1961 viene chiamato da Giuseppe Palimodde a trasformare un piccolo locale nei pressi delle sorgenti di “Su Gologone”, a Oliena, in un albergo ristorante. Nel 1963 entra a far parte del gruppo di lavoro che, per conto del principe Kharim Aga Khan, sta cominciando a sviluppare la Costa Smeralda. È consulente per l’arredo dell’Hotel Cala di Volpe prima e dell’hotel Pitrizza poi, e successivamente per diverse ville di privati.di Paolo Merlini wNUORO Pittore, architetto, designer, arredatore. Giovanni Antonio Sulas (1911-2008) è tra le figure più interessanti nella scena artistica del Novecento sardo, e ha segnato come pochi la vita culturale della sua città, Nuoro, che non ha mai voluto lasciare. Un’attività frenetica la sua, da intellettuale a tutto campo, capace di spaziare dalla pittura alle arti applicate, dalla moda all’arredamento, dall’architettura al cinema. Attività frenetica quanto appartata, se è vero che non ha mai presentato i propri dipinti in una mostra, fatta eccezione per un collettiva del 1942, né ha bussato alle porte delle istituzioni pubbliche (un’usanza un tempo molto frequente) perché venissero acquisiti. Le uniche opere presenti in una collezione pubblica sono due quadri donati al museo Man pochi anni prima di morire. Senza clamore. Ma c’è un altro aspetto importante della discrezione del Professore, come veniva definito da generazioni di nuoresi, soprattutto i tanti alunni alle scuole medie Borrotzu dove insegnò a lungo, o più semplicemente Giovannantonio, come lo chiamavano amichevolmente le famiglia borghesi che in città si contendevano la sua consulenza. Sono gli aiuti economici, delle vere e proprie borse di studio, che in vita ha concesso senza clamore e pubblicità a tanti giovani di talento che non avevano i mezzi per continuare gli studi o coltivare le proprie passioni artistiche e culturali. Un’opera di mecenatismo, nata forse dalla propria esperienza personale (orfano dei genitori, faticò non poco per completare gli studi), che Sulas ha voluto continuasse anche dopo la morte. A questo proposito, il suo testamento, stilato pochi mesi prima della morte, è chiarissimo. Al contrario di un’usanza diffusa, infatti, Sulas non ha lasciato il proprio cospicuo patrimonio al Comune o, tantomeno, alla Chiesa, convinto com’era che non se sarebbe fatto buon uso, ma ha voluto che dopo la sua morte con il ricavato della vendita dei suoi immobili e i risparmi bancari venisse costituita una fondazione che si occupasse, appunto, «di erogare borse di studio per la specializzazione di studenti meritevoli in campo medico, scientifico, artistico e letterario, residenti nella Provincia di Nuoro», come è scritto nello statuto che regola l’attività della Fondazione Giovanni Antonio Sulas onlus. Nessun compenso. Costituita nel 2011, è presieduta dall’avvocato Francesca Manca, che lo stesso Sulas aveva indicato come propria esecutrice testamentaria, assicurandosi appunto che la fondazione sarebbe stata effettivamente costituita dopo la sua morte e guidata da una persona di totale fiducia. Manca ha chiamato ad affiancarla nel consiglio d’amministrazione Anna Saderi, Salvatore Puledda, Maria Agnese Puggioninu, Annarita Doneddu e Aldo Mauri. Nessuno dei componenti, presidente incluso, percepisce alcun compenso. Un caso raro, aggiunto al fatto che la fondazione vive dei propri mezzi e non utilizza fondi pubblici per perseguire i propri fini istituzionali (che sono appunto unicamente le borse di studio). In quattro anni di attività la Fondazione Sulas ha erogato circa 150mila euro tra borse di studio e borse di ricerca. Le prime sono destinate «al perfezionamento degli studi post-diploma e post-laurea nei diversi campi, artistici, scientifici, umanistici». La borsa di studio per i giovali laureati prevede un contributo per tasse di iscrizione e frequenza del corso di perfezionamento, specialistica o master universitario e un contributo economico (da tremila a seimila euro). Gli studenti delle scuole superiori, invece, possono accedere poco prima del diploma a un contributo di 4000 euro per proseguire i propri studi all’università. In entrambi i casi le caratteristiche sono un ottimo profilo scolastico o del corso di studi unito a un profilo Isee inferiore a 18.600 euro. Contributi sostanziosi. Accanto alle borse di studio troviamo quelle destinate alla ricerca. In questi anni la Fondazione Sulas ha finanziato tra gli altri progetti di ricerca biomedica, di studi archeologici e geologici. Si tratta di contributi che raggiungono anche i quattordicimila euro, quindi sostanziosi e in linea, se non superiori, con quelli concessi da istituzioni pubbliche o private ben più blasonate. I progetti di ricerca non devono essere per forza finalizzati all’ottenimento di un dottorato. È il caso del lavoro di Cecilia Mariani, storica del cinema e specializzata in arte contemporanea, che ha proposto uno studio proprio su Giovanni Antonio Sulas e la sua multiforme attività. Presto verrà pubblicato il bando per l’assegnazione delle borse per il 2016-2017.
 
 
8 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 2 novembre 2016 / Pagina 25 - Ediz. nazionale
Paesaggi rurali e tutela, l’esempio di Siligo in un filmato
SILIGO L’esempio di Siligo che ha tutelato il suo paesaggio rurale, nei cui luoghi è ambientato anche un romanzo famoso in tutto il mondo come “Padre padrone di Gavino Ledda” è ricordato con ampio spazio in un cortometraggio realizzato dal giornalista Bruno Merella e da Giovanni Fiori e prodotto dall’Asa, l’associazione degli studenti di Agraria nell’ambito di un progetto di ricerca incentrato proprio sul paesaggio rurarale del Dipartimento dell’Università sassarese. Il filmato intitolato “Meilogu, uomini e paesaggi”, sarà proiettato nel convegno “Il paesaggio rurale, come tutelarlo, come valorizzarlo” previsto per venerdì 4 novembre, alle 17,30, a Siligo, nella sala conferenze del centro di aggregazione sociale in piazza Maria Carta. Un’iniziativa nata grazie alla collaborazione tra il Comune, guidato dal sindaco Mario Sassu, dall’Asa e della Regione. Il paese ha fatto una scelta importante vietando l’attività di estrazione di cava nel suo territorio che avrebbe rappresentato una ferita non sanabile. Partecipano ai lavori, condotti da Sante Maurizi, il sindaco Sassu, Eugenio Marras, presidente dell’Asa di Sassari, Ignazio Camarda e Giuseppe Pulina, responsabili del progetto, Gavino Ledda, Bruno Merella, i presidenti del Gal Logudoro Goceano ,Giammario Senes, e dell’Unione dei Comuni del Meilogu, Salvatore Masia e Francesco Tamponi, responsabile regionale dei Beni culturali.
 
 
9 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 2 novembre 2016 / Pagina 26 - Ediz. nazionale
L’Università presenta gli studi sul sito d’Orria Pithinna
CHIARAMONTI Venerdì 4 novembre, alle 18 nella sala consiliare in via Brigata Sassari, verranno presentati i risultati delle indagini geofisiche effettuate nei siti di Orria Pithinna, Santa Giusta e San Giuliano, un tempo sede di villaggi medievali poi abbandonati in territorio di Chiaramonti. L’incontro è organizzato dal Comune in collaborazione con il dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione dell’Università di Sassari e con il Centro interuniversitario di ricerca sulle tecnologie per i Beni culturali. Presenterà gli studi il professor Marco Milanese, direttore del Dipartimento, e della dottoressa Maria Cherchi, dottore di ricerca in Archeologia e cultore della materia in metodologia della ricerca archeologica. Per domenica 6 novembre, invece, sempre in collaborazione con il dipartimento di Storia, il Comune organizza una visita guidata alla chiesa di Santa Maria Maddalena, che un tempo faceva parte dell’antico villaggio di Orria Pithinna, dove alle 11 verrà celebrata la santa messa. A illustrare la storia della chiesa medievale saranno gli archeologi Gianluigi Marras e Maria Cherchi. (l.v.)
 
 
10 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 2 novembre 2016 / Pagina 7 - Ediz. nazionale
Ritrovato il cuore del vescovo: è rimasto sepolto per due secoli
di Gianni Bazzoni
SASSARI «Io vado via ma vi lascio il mio cuore»: furono queste le ultime parole pronunciate da monsignor Carlo Tommaso Arnosio che fu vescovo di Sassari dal 27 settembre del 1822 fino al giorno della sua morte - avvenuta a Torino il 18 agosto del 1828, a 58 anni -. Quella frase venne interpretata inizialmente come decisione del presule di lasciare un dono spirituale. Ma con il passare del tempo si era rafforzata la convinzione che il cuore di monsignor Arnosio fosse davvero rimasto a Sassari, mentre il corpo è tumulato a Torino (dove era nato il 5 agosto 1774). E il cuore del vescovo è stato trovato, custodito in una teca - dopo che diversi tentativi nel corso degli anni non avevano dato risultati - il 23 maggio scorso, durante i lavori di ristrutturazione della cappella del Seminario vescovile. «Si era un po’ persa la memoria storica – racconta don Diego Pinna, direttore del Seminario di Sassari – anche se nella cappella fatta costruire proprio da monsignor Arnosio è presente una targa che ricorda l’operato. Un anno dopo la sua morte, il rettore del seminario, monsignor Nurra, aveva chiesto ai responsabili della Cattedrale di Torino di fare arrivare il cuore del vescovo a Sassari». La teca con il cuore del presule venne sistemata sotto il pavimento della cappella. Da allora solo qualche indicazione, e i riferimenti nei documenti notarili nei quali si parlava, appunto, del cuore di monsignor Arnosio “donato a Sassari”. «Si era provato a cercarlo nelle pareti – dice ancora don Diego Pinna – ma invano. Poi la necessità di ristrutturare la cappella, dopo il cedimento delle assi del pavimento e la scoperta. Per noi è motivo di grande gioia. Carlo Tommaso Arnosio è uno di quei vescovi che ha speso la sua vita per le vocazioni sacerdotali, per il culto e per i poveri. Quel cuore ha un valore affettivo molto importante». Dopo la scoperta c’è stata una presa di contatto tra la Curia e la professoressa Eugenia Tognotti, coordinatore scientifico del Centro per gli Studi Paleopatologici, antropologici e storici dell’Università di Sassari che ha curato la ricerca dei documenti e il rapporto di collaborazione con i responsabili del materiale. È arrivata quindi l’autorizzazione per aprire le teca nei laboratori del Dipartimento a una certa pressione e in un ambiente totalmente sterile. Sono stati coinvolti i migliori specialisti italiani e internazionali e la ricerca ha dato i primi risultati importanti, altri ne arriveranno successivamente. Il ritrovamento del cuore del vescovo Carlo Tommaso Arnosio, ha richiamato l’attenzione sulla sua storia. Arcivescovo di Torres, primate di Sardegna e Corsica, fu lui a fare costruire a Porto Torres la chiesa della Beata Vergine della Consolata (su disegno di Giuseppe Corminotti), consacrata nel 1827. Una chiesa voluta per servire il borgo portuale che intanto continuava a crescere e a svilupparsi anche come strutture (il prolungamento del braccio verso la torre aragonese) grazie ai fondi allora stanziati dal Municipio di Sassari. Monsignor Arnosio viene ricordato per il suo attivismo: si adoperò per migliorare la condizione delle “orrende” carceri di Sassari e per aiutare le popolazioni povere, per la creazione di un nuovo ospedale, di un ospizio per orfane e di una scuola pubblica in città. Sostenne in vari modi l’Università. Il Seminario di Sassari venne ampliato sotto la sua direzione. Il vescovo morì a Torino il 18 agosto 1828.


11 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 2 novembre 2016 / Pagina 7 - Ediz. nazionale
Un evento scientifico sensazionale
di Eugenia Tognotti
SASSARI Al di là del significato simbolico e dell’importanza storico-religiosa che riveste per la Chiesa locale il prezioso contenuto di un’urna che arriva da un altro secolo e da un altro mondo, la possibilità di disporre, qui a Sassari, di un cuore mummificato, perfettamente conservato, a distanza di circa due secoli, è un evento scientifico eccezionale, più unico che raro. Non solo per l’eccezionale rarità di un tale genere di ritrovamento, ma per la straordinaria opportunità offerta alla ricerca scientifica dal convergere di alcune circostanze fortunate, a cui ha fatto riscontro la sensibilità dell’Arcivescovo Paolo Atzei e del Responsabile dei Beni Culturali mons. Giancarlo Zichi, che hanno messo il prezioso materiale a disposizione del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Sassari a cui fa capo il Centro per gli Studi Paleopatologici, antropologici e storici, con la sua équipe interdisciplinare di studiosi. La prima riguarda l’indubbia datazione (1829) e l’assoluta certezza circa la provenienza del cuore. Dato mancante,in genere, nel caso di resti segretamente conservati, come quelli del figlio di Luigi XVI e di Maria Antonietta. Espiantato al momento dell’autopsia, nel 1795, il cuore del bambino era passato di mano in mano, tanto da rendere necessario l’accertamento attraverso l’esame del DNA, che ha comparato un frammento di esso con le sequenze mitocondriali della regina decapitata. La seconda è il reperimento di una relazione medica sulla situazione clinica di Mons. Arnosio e qualche dettaglio di quella autoptica, a conferma della fruttuosità dell’incontro tra fonti materiali dirette e indirette, reperti bioarcheologici (resti mummificati e scheletrici) e documenti scritti. La malattia del Presule – che si trovava a Torino per un breve soggiorno - non era stata lunga. Aveva 54 anni e ‘un’abbondanza di forze vitali’, come scrivono i medici che, sulle prime, avevano sperato che ‘la malattia non dovesse avere quell’ esito infelicissimo, ch’ebbe realmente’. Mons. Arnosio morì il 18 agosto ‘in mezzo ai più atroci dolori cagionati da un ampio sacco di putredine presso al cuore’. Sulla base di queste informazioni , il prof. Gino Fornaciari - della Divisione di Paleopatologia, Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia dell’Università di Pisa- uno dei più conosciuti paleopatologi italiani - ha formulato le ipotesi sulla causa di morte: una pleurite suppurativa saccata o un ascesso polmonare para-cardiaco: la possibilità che il miocardio possa essere ricco di germi (per prossimità all’infezione o per setticemia) apre la strada a ricerche importanti, che potrebbero avere importanti applicazioni pratiche per la medicina moderna come l’eventuale trend evolutivo subito dai germi patogeni rispetto ad alcuni ceppi attuali; senza parlare della possibilità di verificare - come ha fatto di recente proprio il prof. Fornaciari, studiando una mummia precolombiana dell’XI secolo - la presenza di geni collegati all’antibiotico-resistenza verificatasi per un processo naturale, ben prima dell’introduzione dei moderni chemioterapici. Portato nel Dipartimento di Scienze Biomediche, da Mons. Zichi e dal direttore del seminario, don Pinna, il contenitore, decontaminato sotto cappa a flusso laminare tramite cesoie, decontaminate allo stesso modo, è stato aperta dal direttore prof. Montella e dal prof. Fornaciari, alla presenza di una piccola folla di ricercatori e professori, tra cui il direttore della Scuola di specializzazione di Cardiologia, prof. Ganau e la professoressa Mazzeo, Ordinario di Medicina legale. Tutte le operazioni si sono svolte seguendo minuziosamente il protocollo inviato dal prof. Raul Cano, (Center for Applications in Biotechnology, California Polytechnic State University, San Luis). Il cuore, di colore marrone scuro, mummificato, era avvolto nell’ovatta, e pesava circa 80 grammi. Finita la ricognizione, è stato rimesso nella sua posizione originale nel contenitore che è tornato nel luogo a cui l’Arcivescovo, ricordato per attività e zelo, l’aveva destinato. Ma, intanto, darà qualcosa alla scienza: sui minuti prelievi effettuati su differenti porzioni del cuore (pericardio, atri e ventricoli), sono in corso le analisi molecolari e istologiche tra California Polytechnic State University, San Luis, l’Università di Camerino (DNA) e il Dipartimento di Scienze Biomediche - dove il prof. Pasquale Bandiera e colleghi stanno procedendo alla reidratazione dei tessuti e ai trattamenti per lo studio istologico, istochimico ed immunoistochimico in Microscopia Ottica e al Microscopio Elettronico. Ma non basta. Quel cuore-organo potrà fornire altre preziose indicazioni, ad esempio, sui sistemi di conservazione della materia organica che, proprio negli anni Venti del XIX secolo, videro l’introduzione, accanto a diversi liquidi conservativi, di bagni ed imbibizioni di soluzioni mercuriali.
 
 

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