Lunedì 10 ottobre 2016

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
10 ottobre 2016
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RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA

 
1 - L’UNIONE SARDA di lunedì 10 ottobre 2016 / Cronaca di Cagliari (Pagina 13 - Edizione CA)
Rettorato
UN VOLUME SULL'EREDITÀ CULTURALE DI BOSCOLO
La figura e l'eredità culturale dello storico Alberto Boscolo saranno ricordate oggi alle 17 nell'aula magna del Rettorato in via Università 40 con la presentazione del volume “Ricordando Alberto Boscolo. Bilanci e prospettive storiografiche” (Viella) a cura di M. G. Meloni, A. M. Oliva e O. Schena. A dare vita al volume sono stati gli interventi nelle due giornate di studio (7-9 novembre 2012) promosse per fare il punto sulle ricerche, sulla scia delle intuizioni storiografiche del docente cagliaritano (ordinario di Storia medievale all'Università di Cagliari e rettore nel 1970) condotte dalla sua scuola in Sardegna come a Roma o a Milano, a Barcellona ma anche a Simancas, a Madrid e a Siviglia. Presenteranno l'opera Flocel Sabaté i Curull (Università di Lleida) e Pietro Corrao (Università di Palermo). Saluti di Maria Del Zompo (rettrice dell'Università), Francesco Atzeni (direttore del Dipartimento di Storia, Beni culturali e territorio) e Marcello Verga (direttore Istituto di Storia dell'Europa Mediterranea-Cnr).
 
 

2 - L’UNIONE SARDA di lunedì 10 ottobre 2016 / Cultura (Pagina 27 - Edizione CA)
Architettura
C'è un materiale da costruzione ecologico, facilmente disponibile, riciclabile, che resiste nei secoli. È usato - anche ai nostri giorni - in Europa, Asia, Africa, nelle Americhe, e persino in zone sismiche come la Nuova Zelanda. È la terra cruda. Nella versione sarda ladiri, o ladrini. Ma questo collaudato materiale, che dà alloggio a un miliardo e mezzo di persone nel mondo, non ha il bollino di garanzia dello Stato. «Non è fra i materiali previsti nelle “Nuove norme tecniche per le costruzioni” varate dal Ministero delle Infrastrutture nel 2008» spiega Luigi Fenu, docente al Dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e architettura (Dicaar) dell'Università di Cagliari. Fenu è il coordinatore del seminario che domani vedrà a confronto ricercatori, tecnici e imprenditori pronti a sostenere l'affidabilità della terra cruda.
«Per un secolo abbiamo creduto che il cemento armato fosse l'unico materiale adatto al costruire moderno», spiega l'architetto Maddalena Achenza, che parlerà dell'uso della terra cruda: nicchia di coscienza ecologica (e di mercato) che si allarga. «È il momento di rivalutare il materiale tradizionale, riadattandolo alle esigenze attuali». Nel seminario saranno illustrati gli studi delle Università di Cagliari e Napoli e del DynaMat Laboratory di Lugano sull'uso della terra cruda come materiale strutturale nelle zone sismiche.
I lavori saranno aperti alle 10.45 (aula magna di Via Corte d'Appello) dal direttore del Dipartimento Antonello Sanna e si chiuderanno alle 18 con una tavola rotonda. (d.p.)
 
 

3 - L’UNIONE SARDA di lunedì 10 ottobre 2016 / Cultura (Pagina 27 - Edizione CA)
Il saggio Un ritratto dell'autrice fatto dalla storica dell'arte Maria Elvira Ciusa
Sono Grazia Deledda, «una massaia che scrive»
«Troglodita d'origine, posso vivere anche in una grotta, purché sia mia». C'è tutto l'orgoglio di Grazia Deledda in questa frase. E c'è l'importanza fondamentale che la scrittrice nuorese dava ai luoghi. La piccola casa rosa di Nuoro, il villino di Cervia, «una casetta color biscotto, con le persiane di menta glaciale verde», e quello romano di via Porto Maurizio, l'approdo finale.
La casa, la stanza tutta per sé, il luogo dell'intimità e della scrittura, è il filo rosso del libro “Grazia Deledda-Una vita per il Nobel” che la saggista e critica d'arte Maria Elvira Ciusa, studiosa deleddiana, allieva di Roberto Longhi e Corrado Maltese, ha dedicato all'illustre concittadina. Edito da Carlo Delfino, è il frutto di una dura ricerca che si è concentrata negli ultimi anni, ma che nella mente e nel cuore dell'autrice viene da lontano. Da quando, bambina, si trovò a convivere con la discendenza morale e materiale della scrittrice. Vicine di casa, separate dal tempo (Deledda morì nel 1936, prima che Maria Elvira nascesse) unite dallo spazio affettivo dell'infanzia. Non a caso la prima delle tante splendide foto che arricchiscono questo libro ritrae le giovanissime Maria Elvira Ciusa e Grazia Madesani Deledda in costume sardo, fotografate da Franz, padre di Grazia e figlio della scrittrice. Un legame rafforzato da Mario Ciusa Romagna, il meraviglioso padre di Maria Elvira, che, studente universitario a Firenze, andò a trovare Grazia, nel villino romano, per la tesi di laurea. Lui di Grazia sapeva tutto.
Deledda, insomma, fa parte del lessico famigliare di casa Ciusa Romagna. Per questo la sua biografia è così segnata dalla sensibilità dell'autrice. Per alcuni versi, anche da una sorta di identificazione: l'attaccamento alla terra natia, la determinazione ad andare oltre, la passione per l'arte. Grazia Deledda amava l'arte, e gli artisti. Maria Elvira Ciusa ne scrisse anni fa, in un saggio, e ci ritorna adesso, ricordando lo spazio che la scrittrice diede ad alcuni artisti sardi, chiamati a illustrare le sue novelle, la frequentazione degli ambienti artistici romani, l'apertura alla contemporaneità.
«Sono una massaia che scrive», diceva di sé Deledda. Una massaia che scrive ma che sa guardarsi intorno, sin da quando decide di sposare in due mesi Palmiro Madesani, conosciuto a Cagliari a casa di Maria Manca. Una massaia che a Roma frequenta gli ambienti culturali più esclusivi, conosce Massimo Gorki, («se mi affiancano ai russi è perché io penetro l'animo umano»), ha tra i suoi estimatori Eleonora Duse e Giacomo Puccini, Marino Moretti annovera persino una breve relazione, a 40 anni, col ventottenne Emilio Cecchi. E riscuote in Europa un successo superiore a quello in patria.
A proposito di patrie, e di patrie che sono state in passato talvolta avare, Nuoro accoglierà la prima presentazione del libro. L'appuntamento oggi alle 17 all'Isre. A parlarne, in un incontro coordinato da Priamo Siotto, sarà la critica letteraria Angela Guiso, che a Grazia Deledda ha dedicato nel 2012 “Il doppio segno della scrittura. Deledda e oltre”, con prefazione di Sandro Maxia. Domani alle 18 all'Università di Sassari, presenta l'opera Aldo Maria Morace, modera Marco Manotta. Infine, giovedì Cagliari, Facoltà studi umanistici. Presenta Duilio Caocci, modera Ottavio Olita. A tutti gli incontri saranno presenti autrice ed editore.
Un'intensa tre giorni, in attesa di altre presentazioni oltre l'isola, come oltre l'isola è andato questo libro, nel riconoscere a Deledda, semplicemente raccontandola, una dimensione internazionale. Una donna dalla «volontà adamantina», per niente convenzionale, che ha sempre saputo quel che voleva e quanto valeva. Aveva 24 anni quando, nel 1895, scrisse ad Angelo Gubernatis: «Io ora sono piccola, sono umile e oscura, ma la voce potente della mia volontà mi dice che anch'io un giorno potrò essere grande». E più tardi, in occasione del Nobel: «Ho messo in evidenza certi sentimenti eterni e umani che bastano da soli a far passare un popolo alla storia».
Maria Paola Masala
 
 

4 - L’UNIONE SARDA di lunedì 10 ottobre 2016 / Cultura (Pagina 26 - Edizione CA)
Incontri Mercoledì all'Università di Cagliari conferenza sulle “Poesie dalla prigione”
LIBERTÀ È COMPORRE VERSI
Mahvash Sabet: vi scrivo da un carcere In Iran
« In questa prigione si vende / il cielo per comprare cenere».
Una prigione dalla fama sinistra, a Teheran. Gli oppositori della teocrazia iraniana la chiamano “l'università di Evin”: dalla nascita della Repubblica islamica, nel 1979, ha ospitato intellettuali, professionisti, artisti. Colpevoli di libero pensiero. Tra loro anche Mahvash Sabet, 62 anni, insegnante e poetessa. Per la sua scarcerazione (sconta vent'anni) si è mobilitata l'associazione di autori Pen International. Lo scrittore argentino Alberto Manguel le ha scritto dalle colonne del quotidiano londinese The Guardian: «Come per Severino Boezio, Cervantes e Nazim Hikmet il tuo nome sarà ricordato da generazioni di lettori quando quello dei tuoi carcerieri sarà stato cancellato».
 A CAGLIARI «Ora, nel giardino di questo carcere / io coltivo il mio cuore / e ne traggo tulipani d'amore» . I versi di Mahvash Sabet risuoneranno mercoledì in un'aula del Dipartimento di Scienze sociali dell'Università di Cagliari, in viale S. Ignazio 78. Alle 17 Faezeh Mardani, docente all'università di Bologna, presenterà “Poesie dalla prigione” che lei stessa ha curato per le edizioni del verri di Milano. L'incontro è organizzato dal ricercatore Nicola Melis, islamologo e specialista dell'impero ottomano. È grazie al suo impegno che da tre anni l'Università di Cagliari ha un corso di Lingua e cultura persiana. Spiega il professor Melis: «Ho un accordo di collaborazione con l'istituto culturale iraniano, ma conservo piena libertà d'azione». Non è un dettaglio da poco. Perché la colpa di Mahvash Sabet è credere in Baha'u'llah: Messaggero di Dio vissuto tra la Persia e la Palestina nel XIX secolo. Eresia per il clero sciita, che perseguita i baha'i da 170 anni, ma in particolare nella Repubblica degli ayatollah. Ai fedeli è vietato iscriversi all'università, intraprendere professioni di rilievo sociale. Sabet è colpevole anche di aver organizzato un circuito di studi alternativo.
L'ARTE COME SALVEZZA Nella vita Sabet faceva l'insegnante, la madre. Nella sua remota prigione si è scoperta scrittrice. I suoi versi, proibiti in Iran, sono pubblicati in Europa e negli Usa. Rendono testimonianza al suo impegno civile, alla sua nobiltà d'animo. Ma hanno anche un valore artistico? Faezeh Mardani, che li ha tradotti dal persiano, non ha dubbi. «Il linguaggio poetico di Sabet è ricchissimo. Trae ispirazione sia dalla poesia classica persiana che dalle correnti contemporanee». Lo struggimento per l'amato lontano è un dato di realtà per la detenuta, ma è anche un topos della poesia mistica, come i simbolici giardini abitati da cardellini e usignoli. I temi più vicini alla tradizione sono resi con le strutture metriche antiche, come il ghazal prediletto da Gialal al-Din Rumi e Hafez nel XIII e XIV secolo. Ma in Sabet c'è anche spazio per il quotidiano: il desiderio di una sigaretta, l'orrore della detenzione: «Nessuna resta qui troppo a lungo affamata / da lungo tempo ci si ciba qui d'angoscia» . Chi comprende il persiano può godersi il passaggio dal registro stilistico classico ai canoni moderni che si rifanno alla Poesia Nuova del Novecento. Mahvash Sabet esprime in versi una testimonianza di fede. Se abiurasse, sarebbe liberata. Ma non lo fa. «Scrivendo, rompe la barriera dell'isolamento», sottolinea la Mardani. «Nessuno può toglierle la libertà interiore».
L'ESEMPIO Inevitabile il paragone con Tahirih, la poetessa e riformatrice religiosa persiana dell'Ottocento, imprigionata e uccisa per aver rifiutato il velo: figura fondante dell'universo culturale babì e baha'i. «Tahirih è stata certamente un'influenza, ma poeticamente sono molto diverse. Tahirih era una fine teologa, stilisticamente complessa. Sabet è più moderna, più accessibile sul piano letterario e linguistico». Mercoledì all'università si parlerà anche di un'altra donna di fede baha'i: Marie Ciocca Holmlund, pioniera in Sardegna dal 1953. La sua storia è raccontata nel libro “Dal Molo 48 al Golfo degli angeli” della sociologa e pedagogista cagliaritana Clelia Pargentino.
 Daniela Pinna
 
 

5 - L’UNIONE SARDA di lunedì 10 ottobre 2016 / Cronaca di Sassari (Pagina 24 - Edizione CA)
Aumentano le quotazioni dell'Università di Sassari
ERASMUS, L'ATENEO È INTERNAZIONALE
Erano 119 nel primo semestre dello scorso anno, sono 155 nel primo semestre dell'anno accademico 2016-2017: gli studenti Erasmus in ingresso all'Università di Sassari aumentano costantemente, facendo salire le quotazioni dell'Ateneo nelle classifiche nazionali per quanto riguarda l'internazionalizzazione.
Le performance dell'Università di Sassari sono positive anche in relazione ai tirocinanti in ingresso del programma Erasmus Traineeship in Sardinia (ETS): quest'anno sono 25 (17 ragazze e 8 ragazzi) a fronte dei 14 dello scorso anno. Ma da dove arrivano e cosa studiano gli studenti incoming, per lo più donne (98 su 155)? Come sempre, la Spagna è al primo posto con ben 104 rappresentanti, seguono Turchia (18), Polonia (14), Germania (5), Portogallo, Malta e Francia (2) Lettonia, Lussemburgo, Irlanda, Ungheria, Grecia, Danimarca, Belgio e Austria con uno studente.
A fare la parte del leone il dipartimento di Architettura, Design e Urbanistica (32) e la facoltà di Medicina (31). (p. c.)
 
 

6 - L’UNIONE SARDA di lunedì 10 ottobre 2016 / Cultura (Pagina 27 - Edizione CA)
Incunaboli e cinquecentine della Biblioteca universitaria nella cappella Tridentina
Quando i libri preziosi diventano “Angeli di carta”
“Angeli di carta”, piccola ma preziosa mostra. Un assaggio del pregiato patrimonio di incunaboli e cinquecentine della Biblioteca universitaria di Cagliari, ma anche un'incursione nella Cagliari di Ottone Bacaredda, a cavallo tra la fine dell'Ottocento e il Novecento. È una selezione di libri antichi, dal 1475 al 1870, che con il pretesto di ripercorrere riflessioni e rappresentazioni iconografiche sugli Angeli nel corso degli ultimi quattro secoli del precedente millennio, fino a quando la figura dell'angelo custode era una presenza importante della pietà popolare, restituisce una visione del mondo e un certo modo di praticare la fede, ma anche il valore unico del libro nella sua dimensione materiale: di carta e con le impronte di quanti lo hanno letto. Tesoro che ci racconta molto di più di quanto possa fare un testo digitale, secondo Rossana Corti, ricercatrice documentaria, che per il Festival Nues ha allestito la mostra nella Cappella Tridentina della Biblioteca in via Università, aperta tutte le mattine fino a sabato, per le “Domeniche di carta-Archivi e biblioteche si raccontano”, insieme alla Collezione Piloni, presentata da Alessandra Pasolini.
Un percorso che ha messo insieme trattati di mistica e cronache storiche, il prezioso commentario di Cristoforo Landino alla “Commedia” di Dante (studiosi di tutto il mondo vengono in Sardegna per consultarlo), la Bibbia scritta in seguito alla revisione della “Vulgata” di san Girolamo e secondo i canoni della Controriforma Cattolica, il “De Coelesti Hierarchia” di Pseudo Dionigi-Areopagita, che illustra le gerarchie angeliche e le loro proprietà e conserva, secondo la curatrice, l'odore fisico di quanti hanno sfogliato le sue pagine.
Il proprio angelo custode s'invocava nel corso delle preghiere quotidiane, come testimonia il piccolo “Trattato dell'angelo custode” stampato a Napoli. A Cagliari particolarmente forte era la devozione all'arcangelo Michele raffigurato in numerosi dipinti e statue, in particolare in una tavola a olio, recuperata dallo storico dell'arte Carlo Ariu, originariamente collocata sopra la Porta dell'angelo, tra la via Manno e la piazza Yenne (andata distrutta) e da oltre un secolo nel gabinetto del sindaco. Gli angeli erano amati perché erano i primi intermediari tra l'uomo e Dio, e ogni persona aveva il proprio fin dalla nascita, ma bisogna invocarlo perché egli «non impone, ma suggerisce».
 Franca Rita Porcu
 
 
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LA NUOVA SARDEGNA

7 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 10 ottobre 2016 / Pagina 13 - Ediz. nazionale
La Regione: «Dal benessere animale prodotti di qualità»
SASSARI «Le nostre misure per il benessere animale vogliono favorire produzioni sane e di qualità e dall'alto valore aggiunto sui mercati. Perché questo obiettivo sia raggiunto è necessario creare una migliore sinergia tra i vari soggetti coinvolti nelle politiche di gestione della sanità animale». Così l’assessora regionale dell’Agricoltura Elisabetta Falchi, intervenendo al convegno dal titolo «Il veterinario e il benessere animale nelle aziende zootecniche: un binomio imprescindibile per il futuro», organizzato dal Dipartimento di medicina veterinaria dell'Università di Sassari nei giorni scorsi. Perchè il benessere signifca qualità. Di fronte a una platea di esperti e accademici, allevatori e vertici delle associazioni di Categoria, l’esponente della giunta Pigliaru ha prima di tutto sottolineato l’importanza strategica delle misure per il benessere animale su cui la Regione ha particolarmente insistito in questi anni: «Il nostro agroalimentare deve puntare su produzioni di alta qualità e queste misure, per le quali sono allocate risorse strategiche nel Programma di sviluppo rurale, possono avere un impatto fondamentale in questa direzione. Le produzioni derivanti da animali allevati in regime di benessere sono sempre più ricercate dai consumatori», ha spiegato la Falchi. Ma le misure contenute nel PSR sono, secondo la titolare dell’Agricoltura, «solo un tassello delle politiche complessive di gestione delle problematiche sanitarie, che ricadono su più soggetti: l’assessorato della Sanità coi servizi sanitari veterinari, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale con la ricerca scientifica e il supporto analitico, le nostre agenzie Laore e Agris con i compiti di formazione, informazione e ricerca a loro attribuiti e l'Associazione regionale allevatori (Ara) con il puntuale accompagnamento degli allevatori». «È proprio per perseguire l’ obiettivo di una collaborazione tra i doversi soggetti interessati - ha aggiunto l’assessora - che stiamo approntando un tavolo di lavoro sui piani di gestione delle principali patologie infettive e parassitarie che ancora creano problemi ai nostri allevamenti: vogliamo mettere l’Ara nelle condizioni di svolgere al meglio il lavoro di accompagnamento degli allevatori anche nel campo della profilassi delle patologie animali. E abbiamo la volontà di favorire lo sviluppo della figura del veterinario aziendale che supporti l’allevatore nella gestione di un allevamento moderno e innovativo. Per realizzare l’obiettivo in maniera stabile e duratura dobbiamo affrontare le problematiche legate alle normative europee sulla libera concorrenza e sugli aiuti di stato, ma stiamo alacremente lavorando per raggiungere lo scopo».
 
 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 10 ottobre 2016 / Pagina 13 - Ediz. nazionale
Centro ustioni, ventennale con congresso
ALGHERO Si è concluso nel centro polifunzionale del Quartè Sayal il Congresso Nazionale della Società Italiana Ustioni. Le figure professionali impegnate nei lavori si sono confrontate nelle sessioni dedicate agli ambiti della Rianimazione, delle problematiche infettive, nutrizionali, chirurgiche, riabilitative fisiche e psicologiche. Presenti al congresso esperti di livello internazionale come Naiem Moiemen, dell’Università di Birmingham e presidente dell'Eba (Europeean Burn Association), Lior Rosenberg, dell’Università di Tel Aviv, Bechara Athyeh dell’Università di Beirut, Sonja Scholten–Jaegers dall’Olanda, Ronan Le Floch da Nantes, Francia. È stato inoltre occasione per fare il punto sulle linee guida italiane nella ricerca di standard of care. «Le letture dei più esperti maestri, portatori di conoscenze consolidate dall’esperienza, sono state preziosi momenti formativi per i giovani», ha sottolineato Alma Posadinu, che oltre a dirigere l'Unità Ustioni di Sassari è anche presidente della Società Italiana Ustioni. L’evento ha coinciso con i 20 anni dell’Unità Ustioni del Santissima Annunziata, l’unico centro accreditato per la cura delle grandi ustioni negli adulti. Ogni anno vengono ospedalizzati in urgenza circa 70 pazienti provenienti dagli ospedali di primo soccorso di tutto il territorio regionale e tramite l'elisoccorso del 118. I ricoveri sono obbligatori per le ustioni al di sopra del 15% della superficie corporea, le ustioni delle aree critiche (volto, mani, genitali) o per i pazienti critici con ustioni complicate da infezioni. Le ustioni minori registrano circa 500 casi per anno. L’attività del Centro è punto di riferimento anche della Clinica Pediatrica dell’Università di Sassari per la cura dei bambini ricoverati. (g.o.)

 
 
 
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