Sabato 24 settembre 2016

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24 settembre 2016
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RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA

 
1 - L’UNIONE SARDA di sabato 24 settembre 2016 / Economia (Pagina 20 - Edizione CA)
Inaugurato l'anno accademico. Nuovo corso di sicurezza e cooperazione internazionale
«FERMIAMO LA FUGA DEI CERVELLI»
L'allarme di Boeri, presidente dell'Inps, all'Università di Sassari

«Dobbiamo smettere di pensare e di investire solo su chi ha smesso di lavorare, e concentrarci invece su chi entra nel mondo del lavoro o vuole cambiare occupazione. Migliorare il lavoro significa far crescere l'Italia». È quasi una rivoluzione copernicana quella proposta da Tito Boeri. Ha il polso della situazione da un doppio punto di vista: economista che ha ricoperto incarichi anche internazionali e presidente dell'Inps. Guest star all'inaugurazione del 455° Anno accademico dell'Università di Sassari (la prima quest'anno a organizzare la cerimonia) Tito Boeri ha evitato di parlare direttamente dello spinoso nodo delle pensioni, ma coi suoi interventi sul futuro del lavoro, ha inevitabilmente toccato l'argomento. Rovesciandone i termini: «Se riusciamo a dare un futuro lavorativo ai giovani, lo avranno anche i pensionati, che comunque in Italia percepiscono l'80% del reddito di chi lavora, laddove in altri Paesi sono al 40-50%».
TRAGUARDI L'obiettivo finale è quello di «avere il lavoratore giusto al posto giusto, oggi invece abbiamo ancora troppe persone sbagliate nei posti sbagliati e perdiamo in produttività». O ancora meglio il laureato giusto al posto giusto - come ha aggiunto, spiegando che in Italia - ci sono ancora troppe lauree improduttive. Negli Usa e in Germania hanno saputo far fronte al declino del settore manifatturiero puntando sui settori in espansione, non solo high tech, ma anche farmaceutica, biotecnologie e ricerca medica, marketing e finanza, servizi professionali avanzati».
Concorda il rettore dell'Ateneo sassarese Massimo Carpinelli, che punta molto sull'adeguamento dell'offerta formativa con corsi di laurea più vicini alle esigenze di lavoro non solo italiane ma anche europee. Non a caso l'Università sassarese è la prima in Italia per traffico in entrata e uscita di studenti con l'Erasmus (il programma di mobilità studentesca dell'Unione europea) e ha lanciato un nuovo corso di laurea: Sicurezza e Cooperazione internazionale.
La parola d'ordine è arginare la fuga dei laureati fuori dai confini nazionali: sono almeno 100 mila ogni anno. E come rivela uno studio condotto da ricercatori italiani al Trinity College di Dublino in Italia «si è ristretto il numero di laureati e noi ne produciamo già meno dei Paesi avanzati» ha ricordato il rettore. Per questo occorre premiare gli studenti meritevoli con borse di studio e usare equità nei finanziamenti alle università.
JOBS ACT Poi si passa al discorso dell'ingresso nel mondo del lavoro. Secondo il professor Boeri, il Jobs Act ha prodotto numeri incoraggianti (a parte il cattivo utilizzo dei voucher): «Sono 500 mila i posti in più di lavoro a tempo indeterminato e ne hanno beneficiato soprattutto i giovani. I dati sulla crescita dell'occupazione sono stati superiori a quelli della crescita dell'economia. Ora c'è una inevitabile fase di stallo, ma il contratto a tutele crescenti funziona. E non mettere un termine al contratto significa che pure l'azienda è meglio disposta a fare formazione e quindi a migliorare la qualità del lavoratore e del lavoro».
Piuttosto bisogna abbattere un ostacolo che penalizza chi cambia lavoro: «Sono troppo onerose le ricongiunzioni dei diritti pensionistici. Vanno abolite».
Giampiero Marras


 

2 - L’Unione Sarda di sabato 24 settembre 2016 / Cronaca Regionale (Pagina 7 - Edizione CA)
Pigliaru: è la persona più adatta. Maggioranza soddisfatta, l'opposizione insorge: non è sardo
LA GIUNTA BENEDICE MOIRANO
Ufficializzata l'investitura del manager che guiderà la Asl unica
«Ci eravamo impegnati a cercare la persona più adatta e questo abbiamo fatto». Francesco Pigliaru ha vinto la scommessa. Alla guida della Asl Unica (Ats, Azienda per la tutela della salute) c'è ufficialmente Fulvio Moirano, 63 anni, ligure, curriculum di spessore: ora in forza come direttore generale alla sanità piemontese, dal 2009 al 2014 ha diretto Agenas (Agenzia nazionale Sanità) affiancando le Regioni nei piani di rientro e nella riorganizzazione della rete ospedaliera. A lui il compito di razionalizzare la spesa sanitaria dell'Isola che supera la metà del bilancio regionale. «Il direttore generale Moirano ha competenze in sanità che pochissimi possono vantare», dice il governatore.
LE SCELTE La nomina, per la precisione, riguarda la Asl 1 di Sassari - qui avrà sede la Asl Unica - che entro il 31 dicembre 2016 incorporerà le sette aziende sanitarie della Sardegna. A tre settimane dal mancato accordo sul nome dell'altro manager non sardo, Francesco Zavattaro, per scegliere Moirano la Giunta si è riunita ieri in extremis. E ha anche conferito gli incarichi a Graziella Pintus e Giorgio Sorrentino, rispettivamente neo dg dell'Azienda ospedaliera Brotzu e dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari. Due conferme, dato che entrambi erano già commissari di quelle Aziende. Quella dell'Aou, poi, ha incontrato il pieno favore del rettore dell'Università di Cagliari, Maria Del Zompo: «Sorrentino è un professionista che abbiamo avuto modo di apprezzare in questi anni. Siamo certi possa continuare a far crescere l'Azienda ospedaliero-universitaria nel percorso di eccellenza intrapreso insieme». Il neo dg, da parte sua, si è detto «onorato» e pronto per «nuovi entusiasmanti obiettivi».
MAGGIORANZA SODDISFATTA Archiviato lo scivolone Zavattaro, in maggioranza sembrano tutti soddisfatti. Dal capogruppo del Pd, Pietro Cocco («una scelta di altissimo profilo, perché non conta dove sei nato ma lavorare per il bene dei sardi»), al consigliere del Pd, Gigi Ruggeri («c'è da essere orgogliosi che un manager con la caratura di Moirano abbia scelto la Sardegna per misurarsi sul progetto di Asl unica»), ma anche il capogruppo di Sel in Consiglio regionale, Daniele Cocco («in questo momento si ha l'esclusiva necessità di poter disporre del meglio per gestire una situazione critica, e questa nomina mette al di fuori dalla gestione della sanità le ingerenze politiche»).
ACCUSE DALL'OPPOSIZIONE Il disappunto, anche forte, risiede tutto nell'opposizione, e riguarda soprattutto il fatto che Fulvio Moirano non sia un manager sardo. Il coordinatore regionale di Forza Italia, Ugo Cappellacci, chiede a Pigliaru di spiegare perché: «Lo slancio sovranista, autonomista, indipendentista, finisce qui?». Pietro Pittalis, capogruppo in Consiglio regionale, ammette che sì, «ora il manager c'è, quello che manca è la chiarezza sul caos politico di queste settimane». Attilio Dedoni (Riformatori) sostiene che «Moirano parte già azzoppato dagli appetiti dei partiti». Il più duro è Gianluigi Rubiu, capogruppo Udc, che parla di «sanità commissariata»: «La politica è incapace ancora una volta di trovare all'interno dell'Isola una professionalità capace di mettere in ordine i conti della sanità e tagliare le spese inutili».
Roberto Murgia

 

3 - L’Unione Sarda di sabato 24 settembre 2016 / Cronaca Italiana (Pagina 18 - Edizione CA)
Accuse del presidente dell'Anac: subissati da segnalazioni
Cantone: le Università a rischio corruzione
FIRENZE «C'è un grande collegamento tra fuga di cervelli e corruzione». Certificato da una valanga «di segnalazioni su questioni universitarie, soprattutto sui concorsi». A lanciare l'accusa, Raffaele Cantone, il numero uno dell'Anac, l'Autorità nazionale anticorruzione.
L'ALLARME «Non voglio entrare nel merito - ha detto Cantone dando una scossa al convegno nazionale dei responsabili amministrativi delle università - ma la riforma Gelmini secondo me ha finito per creare più problemi di quanti ne abbia risolti, istituzionalizzando il sospetto. L'idea che non ci possano essere rapporti di parentela all'interno dello stesso dipartimento ha portato a situazioni paradossali». Cantone ha quindi portato l'esempio di un ateneo del Sud, dove «è stato istituzionalizzato uno “scambio”: in una facoltà giuridica è stata istituita una cattedra di Storia greca e in una facoltà letteraria una cattedra di Istituzioni di diritto pubblico. Entrambi i titolari erano i figli di due professori delle altre università. Credo che questo sia uno scandalo». Sull'università, «proveremo a fare linee guida ad hoc» per «consentire l'esercizio della discrezionalità in una logica in cui però non diventi arbitrio».
LA REPLICA Mariastella Gelmini, ex ministro dell'Istruzione, chiamata in causa dal responsabile dell'Anac, si è detta stupita «dalle parole di Cantone. Non voglio polemizzare, ma mi spiace che un uomo come lui pensi che un ministro debba chiudere gli occhi di fronte a tanti casi di parentopoli e raccomandazione negli atenei». La riforma, secondo il vicecapogruppo di Forza Italia alla Camera, «aveva l'obiettivo di rendere i concorsi meno discrezionali, super partes e orientati alla meritocrazia. Mi pare che siano risultati effettivamente ottenuti». (p. st.)
 

4 - L’Unione Sarda di sabato 24 settembre 2016 / Borsa (Pagina 21 - Edizione CA)
L'analisi dei rischi in un progetto di ricerca finanziato con la legge regionale 7
CRISI, BANCHE E RISPARMIO
A Cagliari esperti a confronto sulle difficoltà del credito
Per le piccole e medie imprese le maglie del credito concesso dalle banche sono sempre più strette. Le famiglie, allo stesso tempo, si ritrovano a fare i conti con le conseguenze legate alla nuova normativa sui risparmi. La diversità tra grandi e piccoli istituti di credito si sta riducendo. Anche quelli caratterizzati da una dimensione regionale, si stanno orientando verso comportamenti di gestione molto simili a quelli attuati delle banche più grandi. Dopo una lieve flessione registrata a ridosso della crisi del debito sovrano, il risparmio finanziario in Sardegna ha avuto un incremento del 3,5% su base annua.
I temi della tutela del risparmio e dell'unione bancaria europea sono stati al centro di un convegno che si è svolto ieri a Cagliari, nell'aula magna del dipartimento di Scienze economiche e aziendali, a cui hanno partecipato esponenti del mondo accademico e rappresentanti della Banca centrale europea e della Banca d'Italia. L'iniziativa è stata promossa nell'ambito delle attività del progetto di ricerca “Crisi finanziaria ed effetti sulla quantità e qualità del credito. Implicazioni di policy”, finanziato dalla Regione con la legge regionale 7 del 2007, e coordinata dal responsabile scientifico del progetto, Stefania Rossi, e da Roberto Malavasi, docente di Tecnica bancaria della facoltà di Scienze economiche, giuridiche e politiche dell'Università di Cagliari.
«Il punto è che le norme e i regolamenti impongono dei livelli di vigilanza elevati che, come nel caso delle banche cooperative, costringono le stesse a fondersi e ad aggregarsi. Il rischio», ha chiarito Malavasi, «è che questi istituti di credito, nati con funzione di vicinanza con le piccole imprese, assumano sempre di più i connotati tipici delle grandi banche. Questo significa, in sostanza, un'erogazione minore del credito e una maggiore attività di portafoglio, come titoli e trasferimento ad altre banche tramite canale interbancario. Per i titolari di piccole aziende, questo fattore potrebbe rappresentare un problema aggiuntivo».
La raccolta e i depositi crescono più per i depositi delle imprese che non fanno investimenti e che tengono in forma liquida buona parte delle loro disponibilità. Dall'altro lato, invece, «le famiglie sono abbastanza ferme come quantità di risparmio canalizzato verso il sistema bancario. Il risparmiatore», ha concluso Malavasi, «si sta sempre più orientando verso fondi comuni di investimento. Questo è un processo che permette una minore raccolta alle banche, che complessivamente concederanno meno credito alle imprese di piccole dimensioni».
Eleonora Bullegas

5 - L’Unione Sarda di sabato 24 settembre 2016 / Agenda Cagliari (Pagina 27 - Edizione CA)
Pedagogisti e psicologi, figure diverse
Sono la presidente regionale dell'Anpe, l'Associazione nazionale dei pedagogisti italiani. Dopo l'articolo pubblicato mercoledì, desidero sottolineare che non deve stupire, né irritare, il corretto bando del Comune per l'assistenza educativa scolastica specialistica in favore di alunni con handicap o svantaggio. Tale richiesta prevede gli specialisti dell'educazione (laureati in Pedagogia e Scienze dell'educazione) nei servizi scolastici di accompagnamento ai processi di socializzazione, all'autonomia e all'apprendimento degli studenti. Questi aspetti sono materia di studio approfondito in questi corsi di laurea, e gli iscritti svolgono numerose ore di tirocinio. La scuola è un contesto educativo e pedagogico che si avvale delle competenze di esperti dell'educazione, che non possono essere sostituite da altre, seppure importanti, figure professionali quali quella della psicologo. Quest'ultimo è compreso nelle professioni sanitarie, che privilegiano un intervento psicologico su specifici disagi psichici, compatibile a quello medico-farmacologico. La figura dello psicologo ha già un ampio spazio nella formazione degli insegnanti sui bisogni educativi speciali e i disturbi specifici dell'apprendimento: nelle scuole, può promuovere una politica di valorizzazione delle diversità che va ben oltre la certificazione della disabilità e le diagnosi di disturbi dell'apprendimento. Il bando comunale si pone con correttezza e rispetto nei confronti di educatori e pedagogisti, finora misconosciuti.
Laura Pinna


 

6 - L’Unione Sarda di sabato 24 settembre 2016 / Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
L'assessore della Giunta Pigliaru ribatte a Briatore: stagione positiva
MORANDI: «IL TURISMO VA» Crescita in doppia cifra

«La Sardegna ha ritrovato il vento: il turismo cresce a doppia cifra, evidentemente la nostra azione non è poi così negativa». Francesco Morandi, assessore al Turismo nella Giunta Pigliaru, parte dalle polemiche innescate da Flavio Briatore su una terra che si fa male da sola per dire che «su questo settore crediamo molto. E cresceremo grazie ai bandi per la destagionalizzazione, destinati anche al miglioramento della ricettività alberghiera».
Al coro delle polemiche si aggiunge il presidente della Camera di commercio del Nord Sardegna, che vede tra le aziende iscritte anche il Billionaire. «L'offerta», dice Gavino Sini, «va tipicizzata, altrimenti Porto Cervo è uguale a Malindi». Il presidente di Coldiretti Battista Cualbu parla con orgoglio di «figli che stanno tornando nei nostri ovili con la laurea». I sindaci di Pula, Bosa e Fonni respingono «le lezioni di sviluppo». E il primo cittadino di Arzachena, Ragnedda, chiamato in causa da Briatore, dice: «Il fatturato del Billionaire non sposta i nostri equilibri». RUFFI ALLE PAGINE 2, 3


Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
Cualbu, pastore e presidente di Coldiretti, parla con orgoglio di qualità e progresso
«I NOSTRI FIGLI TORNANO ALL'OVILE CON LA LAUREA»
«Le radici della Sardegna affondano nel pastoralismo. Su questo si è basata la cellula fondamentale della nostra società: la famiglia che, nel sacrificio transumante del pastore, basava le attività da svolgersi durante le stagioni. Dalla preparazione della partenza all'attesa del ritorno. E la vita della famiglia ruotava attorno all'attore princiapale, il pastore».
DA FONNI ALLA NURRA Battista Cualbu, fonnese con azienda zootecnica nella Nurra, è il presidente di Coldiretti Sardegna. «Questo è il nostro pastoralismo, da qui il nostro carattere certamente chiuso, ma schietto e leale, mai piegato alle prepotenze di chi invadeva ma accogliente con i forestieri. Se Briatore voleva riferirsi a questo, noi di essere pastori siamo orgogliosi. Anche perché», aggiunge Cualbu, «queste forti radici e la consapevolezza delle nostre origini ci hanno consentito di evolverci, stare al passo con i tempi e poter ostentare oggi di avere un comparto tecnologicamente evoluto e tra i più innovativi». Per il presidente di Coldiretti «la qualità del nostro latte non ha concorrenti. Abbiamo ridotto al minimo le cellule somatiche e la carica batterica (oltre l'80 per cento del latte può essere lavorato a crudo), la presenza di inibenti è vicina allo zero (valore unico al mondo). E la Sardegna», dice Cualbu, «è pronta a certificare che i suoi prodotti derivano da allevamenti che rispettano il benessere animale».
GARANZIA DI QUALITÀ «Può essere», aggiunge Battista Cualbu, «che Briatore non sappia che la Sardegna vanta tre Dop per i suoi pecorini. E siamo primi in Italia nella certificazione degli agnelli Igp. Lo testimoniano i dati del Consorzio di tutela, che mi vanto di presiedere. Qui abbiamo quasi il 75 per cento degli agnelli italiani a indicazione geografica protetta. Nel 2015 ne abbiamo certificato 650 mila agnelli. Insomma», conclude Cualbu, «siamo orgogliosi di essere pastori. E facciamo il nostro mestiere con grande passione. Passione che abbiamo trasmesso ai giovani che sempre di più stanno tornando in ovile, molti dopo aver conseguito un titolo di studio».


 

7 - L’Unione Sarda di sabato 24 settembre 2016 / L’Unione Sarda di sabato 24 settembre 2016 / Agenda Cagliari (Pagina 27 - Edizione CA)
BIBLIOTECA UNIVERSITARIA
Apertura straordinaria della Biblioteca universitaria, in via Università 32, in occasione delle Giornate europee del patrimonio, domani dalle 9.30 alle 19.30. Sarà inaugurata la mostra “Moda, politica, costume nelle riviste della Biblioteca Universitaria di Cagliari”. Ingresso libero.
 
 
 

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LA NUOVA SARDEGNA
 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 24 settembre 2016 / Pagina 2 - Primo piano
LA SFIDA DELLE POLTRONE >> SANITA’
La nomina è passata all’unanimità in Giunta e anche la coalizione ha dato il via libera
La missione quasi impossibile: migliorare la qualità e raddrizzare i conti disastrosi del settore
ASL UNICA, IL MANAGER È MOIRANO
Pigliaru: «Scelto un fuoriclasse»
di Umberto Aime
CAGLIARI Il manager dei manager è servito. Il nome è quello che si sapeva: Fulvio Moirano. In bocca al lupo a chi è nato 64 anni fa in provincia di Savona, con in carriera molti successi raccolti fra Roma a Torino, e che in Sardegna è stato ingaggiato, 200mila euro lordi l’anno, per domare e dominare un mostro: la sanità. È quella che dalle nostre parti fa disperare se non per la qualità, comunque discreta nonostante i troppi detrattori e le esagerate faide, ma di sicuro a causa dei conti. Sono pessimi da sempre: 400 milioni è l’ultimo deficit accumulato dalle otto Asl che dal primo gennaio diventeranno una sola. Ingaggiato. A governare 3 miliardi e 200mila euro, il 60 per cento del bilancio della Regione, a provare a raddrizzare il Titanic, sarà lui: Fulvio Moirano. Con forza l’hanno voluto il presidente della Regione Francesco Pigliaru e l’assessore alla sanità Luigi Arru. Dopo averlo corteggiato, incalzato, marcato stretto, non volevano farselo sfuggire, l’hanno nominato direttore generale dell’ormai prossima Asl unica. Il suo arrivo è stato salutato così dal governatore: «Avevamo promesso che avremmo cercato la persona più adatta per una sfida difficile e ambiziosa, migliorare rapidamente i conti e la qualità della sanità sarda, e siamo orgogliosi di aver nominato un grande e stimato professionista con competenze che pochissimi possono vantare». Solo sì. È arrivato il fuoriclasse annunciato e sul campione nessuno ha alzato un dito nella Giunta straordinaria convocata per ratificare una scelta già fatta e condivisa, seppure fra non pochi mugugni, dai partiti del centrosinistra, con alcuni indispettiti non dal nome del prescelto, il suo curriculum è eccellente, quanto per i metodi e la strategia da «rullo compressore» imposti del presidente Pigliaru nella volata finale. Sta di fatto che in dieci minuti, la proposta presidenziale è passata all’unanimità senza neanche uno straccio di dibattito. Liscio come l’olio. Niente a che vedere, nell’ultima Giunta, con l’ammutinamento di agosto degli assessori (7 su 12) quando il nome era stato quello di Francesco Zavattaro. Stavolta tutto è filato liscio. Non c’è stato neanche nulla di simile, sempre in Giunta, rispetto alla bagarre pubblica scatenatasi da agosto a settembre, proprio all’indomani della bocciatura di Zavattaro. Con a ruota, si sa, l’ipotesi del sardo Giorgio Sorrentino alla guida di Unica. No, il curriculum di Moirano era ed è stato fino all’ultimo secondo a prova di bomba, sgarrettamenti e polemiche. Certo, c’è chi ha votato per ragion di stato, o chi ha detto sì senza alzare lo sguardo, ma Pigliaru voleva l’unanimità e l’ha avuta. Il fuoriclasse. Chi è stato nominato ventiquattr’ore fa era stata sin da luglio la prima scelta della presidenza della Regione, ma il suo datore di lavoro fino a poche ore fa, Sergio Chiamparino, governatore del Piemonte, ad agosto era stato secco nel dire: «Moirano non lascio andar via. Per noi è fondamentale». Poi Chiamparino ci ha ripensato, s’è lasciato convincere da Pigliaru e da altri notabili che l’hanno pressato, Forse il governatore piemontese mai saprà che se avesse detto sì quasi due mesi fa, in Sardegna non sarebbe scoppiato un putiferio su Zavattaro e la baraonda sul manager sardo. Non ci sarebbero stati vincitori e neanche vinti, come invece ci sono. Tipo tosto. Da Torino fanno sapere. «Moirano è uno dal carattere forte. Ascolta tutti ma poi a decidere è lui. È un mediatore, ma sta fuori dai giochi», dice chi l’ho visto strigliare da direttore generale dell’Agenzia nazionale della sanità sette regioni canaglia e poi, a Torino, mettere in pareggio o quasi i conti degli ospedali piemontesi. Ora dovrà vedersela con quelli sardi. Le altre nomine. Giorgio Sorrentino è stato confermato, con piena soddisfazione del rettore Maria Del Zompo, direttore generale dell’Azienda mista di Cagliari. Anche Graziella Pintus continuerà a restare dov’è dal 2014: al vertice del Brotzu.

Il Caso
SALTA LA NOMINA PER L’AOU DI SASSARI
Tre nomine su quattro. A saltare all’improvviso è stata quella del direttore generale dell’Azienda universitaria di Sassari. Il motivo del rinvio ad altra data dovrebbe essere questo: non ci sarebbe ancora l’intesa fra il rettore Massimo Carpinelli e la Regione. Al primo spetta di diritto indicare il nome del prescelto e lo avrebbe fatto nei tempi richiesti. Ma la designazione non avrebbe convinto l’assessorato alla Sanità. Non è dato sapere chi siano i candidati in ballo. Pare che l’Università abbia proposto un siciliano, mentre la Regione avrebbe preferito Giorgio Lenzotti, oggi all’Asl di Modena e tra i papabili nel team dell’appena nominato super manager Fulvio Moirano. Ma potrebbe essere anche il contrario, con Carpinelli deciso nel puntare su Lenzotti e la Regione sul siciliano. Sta di fatto che sull’ultimo giallo della sanità, l’ennesimo, il riserbo è assoluto e dalla Regione dicono: «Anche per l’Azienda mista di Sassari sarà una figura di prestigio». Forse martedì anche il quarto direttore generale avrà un’identità.
 
 

9 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 24 settembre 2016 / Pagina 4 - Sardegna
 Nell’aula magna dell’ateneo Massimo Carpinelli ha inaugurato il 455° anno accademico
Annunciati due nuovi corsi: «L’unica risposta a questa situazione è la revisione dell’offerta»
SASSARI, L’ALLARME DEL RETTORE: PAESE IN CRISI, I LAUREATI SCAPPANO
di Gabriella Grimaldi
SASSARI Nel suo 455° anno di vita l’università di Sassari si presenta con i conti a posto, con due nuovi corsi di laurea e con l’ambizione ad essere sempre più attrattiva per gli studenti non solo sardi. Questo in sostanza il senso del discorso che il rettore Massimo Carpinelli ha pronunciato ieri mattina in aula magna in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico, programmata quest’anno in largo anticipo rispetto al solito «per essere coerenti con l’inizio dell’attività didattica e ribadire che lo studente è al centro di tutte le nostre azioni». Una cerimonia, quella che ha visto la presenza di tutti i direttori di Dipartimento e di una nutrita rappresentanza di accademici e studenti, segnata dalla presenza di Tito Boeri, presidente dell’Inps che ha parlato di lavoro nel futuro e del ruolo strategico delle università nel riavvio dell’economia in Italia. «Oggi, ancor prima di varcare la soglia di un’aula - ha rilevato con amarezza il rettore -, un giovane è frenato dal dubbio che non ne valga la pena e che studiare si riveli una perdita di tempo, a fronte di un mercato del lavoro magro quanto incerto. E per i molti che rinunciano in partenza ce ne sono altrettanti che abbandonano. Infine, dei pochi che completano il percorso, molti, troppi, scelgono di lasciare il Paese. In altre parole: non solo produciamo pochissimi laureati rispetto agli altri Paesi avanzati (Francia e Germania hanno un tasso più che doppio di crescita di laureati, la Polonia sta per superarci) ma, di tutti i ragazzi che completano gli studi e conseguono una laurea, circa 100mila l’anno se ne vanno dall’Italia, in cerca di prospettive migliori o, semplicemente, di una qualsiasi prospettiva». Ma il rettore ha anche aggiunto che gli studi dimostrano come l’unico modello di industria ancora competitiva sul mercato globale sia quella che investe in sviluppo e ricerca. «Una risposta possibile a questa situazione noi stiamo cercando di trovarla, come ateneo, nella revisione dell’offerta formativa: che non significa appiattire la ricerca o peggio asservirla a esigenze di mercato ma ampliare gli orizzonti dei ragazzi durante e dopo gli studi». In coerenza con questo pensiero quest’anno sono stati inaugurati due nuovi corsi di laurea: Scienze psicologiche dei processi cognitivi e Sicurezza e cooperazione internazionale. Entrambi supportati da moltissime adesioni. Ancora una volta l’accento è caduto sul riequilibrio dei conti «che ha proiettato l’ateneo turritano in vetta alle classifiche delle università virtuose. Un’ulteriore carta da giocare nelle sfide future». Nel corso della mattinata sono intervenuti i rappresentanti del personale tecnico amministrativo in senato accademico e degli studenti nel consiglio di amministrazione. La prima, Liliana Manca, ha dato voce ai colleghi che svolgono la propria carriera nei vari ambiti dell’università e ha parlato di volontà di partecipare alla crescita di questa importante istituzione ma anche degli aspetti critici come il precariato che ancora angustia molti dipendenti che da anni svolgono con diligenza il loro lavoro nella speranza di essere stabilizzati. La cerimonia è proseguita con l’intervento dell’associazione goliardica turritana che ha divertito i presenti con l’allocuzione ironica nei confronti del rettore e degli accademici. Ha partecipato anche il coro polifonico turritano diretto dal maestro Laura Lambroni.


 

10 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 24 settembre 2016 / Pagina 4 – Sardegna
GLI STUDENTI
«Spesso la politica si dimentica di noi»
«Una pietra e un cuore». Su questo binomio si è basato il discorso di Michela Loi, rappresentante dei colleghi studenti nel Consiglio di amministrazione dell’università. «La pietra - ha detto durante l’inaugurazione dell’anno accademico - rappresenta le difficoltà di godere appieno del diritto allo studio, di constatare che i politici spesso e volentieri si dimenticano di essere stati studenti e se devono tagliare tagliano proprio in questo settore. Che le borse di studio non coprono tutti gli idonei e che dopo la laurea che c’è il master ma non c’è il back, che la specializzazione è sempre più una chimera». Ma Michela Loi ha parlato anche del cuore: «Quella sensazione di orgoglio nel constatare che siamo in cima alle classifiche. Mi rivolgo ai colleghi: prima di andare fuori controllate programmi e curriculm dei professori. Vedrete che forse vale la pena studiare a Sassari». (g.g.)
 
 

11 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 24 settembre 2016 / Pagina 4 – Sardegna
IL PRESIDENTE DELL’INPS OSPITE DELLA CERIMONIA
Tito Boeri sul futuro dell’Italia: «Bisogna investire sui giovani»
SASSARI Investire sul capitale umano: è questo il messaggio che l’economista e presidente dell’Inps ha voluto lanciare alla platea dell’aula magna dell’Ateneo in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico. Chi crea il lavoro? Quali competenze richiede? Dove si trova il lavoro? Meglio stare in Europa o fuori? Rispondendo a queste quattro domande cruciali, Tito Boeri ha illustrato, numeri alla mano, il declino generalizzato della manifattura, l’affermarsi di quei Paesi in cui si sviluppano servizi innovativi che non possono essere facilmente delocalizzati, mentre i settori in espansione sono farmaceutica, biotecnologie, ricerca medica, clean-tech, robotica, materiali nuovi, manifattura avanzata, digital entertainment, finanza, marketing, design. «La mobilità dei lavoratori in Europa, ora minacciata, è invece una risorsa che deve essere difesa», ha detto Boeri, che ha illustrato la proposta dell’Inps di un numero di sicurezza sociale europea, una sorta di codice fiscale internazionale, come già esiste negli Stati Uniti: un modo per coordinare le informazioni tra sistemi di protezione sociale di diversi Paesi europei a tutela dei lavoratori. Di tutto ciò a parlato Boeri, senza soffermarsi più di tanto sui pensionati: «Si dice Inps e si pensa alla pensione. Ma l’istituto si occupa molto di più dei lavoratori e degli studenti e delle loro esigenze. In Italia, a causa della crisi economica, si è creato un circolo vizioso che vede i pensionati foraggiare con i loro redditi i propri figli e nipoti. Un meccanismo sbagliato che porta a non investire sul lavoro». Il presidente dell’Inps ha anche proposto una riflessione sul fatto che nel nostro Paese i pensionati hanno un reddito che rappresenta quasi l’80 per cento del reddito dei lavoratori mentre negli altri Stati europei il rapporto non supera il 50 per cento. Una distorsione che secondo l’economista relega il lavoro in una posizione non ottimale. Ed ecco perché tanti giovani oggi sono costretti a emigrare per trovare un lavoro che spesso non è conseguente ai loro studi, un po’ la prima cosa che si trova. Però Boeri ha sottolineato che il lavoro buono raramente è quello sotto casa e che l’Europa deve essere considerata un unico grande Paese senza frontiere. «Fa male pensare che si sta considerando l’idea di innalzare muri e frontiere fra i paesi dell’Unione per respingere i profughi e gli stranieri. Questo fatto danneggia il lavoro dei giovani ed è logico che proprio loro siano contrari a ogni chiusura e che soprattutto i ragazzi britannici siano rimasti sbigottiti dalla Brexit. Uscire dall’Europa è un danno per le opportunità di lavoro, come avere paura degli immigrati porta a chiudersi ed è negativo per le occasioni di crescita lavorativa». In chiusura, un interrogativo legato all’attuale sistema pensionistico: «Come può tornare a crescere un Paese in cui si guadagna smettendo di lavorare?». (g.g.)


 

11 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 24 settembre 2016 / Pagina 5 – Sardegna
L’incremento delle tariffe degli autobus penalizza studenti e pensionati
Eliminati i carnet senza limiti di tempo e gli sconti per le fasce più deboli
BIGLIETTI DEL BUS PIÙ CARI, È RIVOLTA CONTRO LA REGIONE
di Alessandro Pirina
SASSARI Una rivoluzione che sa di beffa. L’incremento delle tariffe dei bus va a colpire le tasche di studenti e pensionati. Aumenti quasi a doppia cifra che in queste prime settimane hanno fatto scattare l’ira di chi si serve ogni giorno dei mezzi pubblici. Da quando l’Arst ha annunciato la rivoluzione di settembre unioni di studenti universitari, sindacati e movimenti politici hanno chiesto alla Regione di fare marcia indietro. Il forte rincaro delle tariffe, senza un contestuale miglioramento del servizio, doveva essere rimandato a data da destinarsi. Ma ormai era troppo tardi. La delibera della Regione aveva fissato al 1 settembre la data di inizio della rivoluzione con la rimodulazione di biglietti e tariffe che porteranno al varo del biglietto unico, valido per autobus urbani, extraurbani, treni e metropolitane di superficie. Studenti fuori sede. «È una nuova stangata», la hanno ribattezzata subito le associazioni degli studenti. I pendolari infatti sono quelli che più di tutti sono penalizzati dagli aumenti. La scomparsa dei carnet senza limiti di tempo, sostituiti da biglietti a scadenza mensile o annuale, costringerà gli studenti fuori sede a sborsare cifre molto più alte per potersi spostare dalla propria città alla sede della scuola o università. Addio ai carnet. Fino all’anno scorso, infatti, l’Arst metteva a disposizione carnet da 44 o 52 corse per gli studenti delle scuole superiori e da 52 o 104 per gli universitari. Il tutto con uno sconto del 55 per cento per chi aveva un reddito al di sotto della soglia Isee e del 42 per chi quella soglia la superava. La riforma dell’Arst ha cancellato carnet e tariffe scontate. Una doppia beffa. Perché ora gli studenti - non più distinti tra scolastici e universitari - devono sottostare a tariffe più alte e abbonamenti a termine. Tariffe più alte. Le tariffe sono tutte aumentate. Dal biglietto singolo fino all’abbonamento annuale. Muoversi in città per esempio costa 1,3 euro, dieci centesimi in più. Ma fino al 31 agosto c’era la possibilità di comprare un ticket di andata e ritorno al costo di 2 euro. Oggi non si può più fare: l’utente è costretto a scegliere tra due biglietti a 2,6 euro o a un giornaliero - che consente più corse - a 3,3 euro. Tariffe che crescono proporzionalmente alla fascia chilometrica interessata. L’incremento più alto si ha tra i 15 e i 25 chilometri, con aumenti che vanno a pesare sulle tasche degli studenti fino a 8,5 euro al mese. Abbonamenti a termine. Il tutto per la scelta di fissare una scadenza all’abbonamento. Con il carnet, infatti, lo studente - discorso che vale anche per l’over 65 - non aveva limiti di tempo e poteva fare le corse previste durante tutto l’anno. Il mensile, lo dice la parola lo stesso, lo costringe ora a usarlo nell’arco dei 30 giorni. Uno studente di Olbia o di Nuoro con il reddito sotto la soglia Isse che frequenta l’università di Sassari spendeva fino al 31 agosto 164 euro per 52 corse o 328 per 104 da spalmare nel corso dell’anno. Oggi non ha scelta e devono sborsare 186 euro per una abbonamento che vale 30 giorni. Oppure firmare un assegno da 1802 euro per quello annuale. Cifre identiche a quelle che deve sborsare chi ha compiuto 65 anni. Fasce chilometriche. Ma la rivoluzione ha toccato anche le fasce chilometriche, che prima fino ai 25 chilometri erano suddivise in tranche da 5, mentre oggi si espandono tutte su 10 chilometri. E così il tragitto da Sassari a Ozieri, 50 chilometri esatti, ha lo stesso costo di quello per Oschiri, che sfiora i 60 chilometri di distanza. Sindacati all’attacco. Contro il caro tariffe dell’Arst si è subito schierata la Filt Cgil. «Io non dico no a prescindere all’aumento del costo dei biglietti – sostiene il segretario regionale Arnaldo Boeddu –, ma è inaccettabile che a questo non segua un miglioramento dei servizi. Mi chiedo per quale motivo uno studente o un utente debba pagare molto di più quando il parco mezzi è vecchio, non funziona aria condizionata e riscaldamento. Una cosa che non ha ragione di esistere».



 

12 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 24 settembre 2016 / Pagina 39 - Sport
Giovanni Malagò ritorna sul gran rifiuto di Virginia Raggi che ha di fatto messo fine alla candidatura italiana
«NO AI GIOCHI? DISPIACE ANCHE PER L’ISOLA»
di Mario Frongia
CAGLIARI «Prima il no di Monti, ora ci ferma la decisione della Giunta romana. È improbabile che ci possa essere un'altra candidatura italiana per le Olimpiadi nei prossimi venti anni». Giovanni Malagò non cerca magie. Il presidente del Coni - che ha incontrato i giornalisti dopo la Giunta del Coni nazionale riunita nella sala "gialla" del palazzo Regio, a Cagliari per aprire il trofeo Expo Sport-Coni Kinder 2016 - è sereno. Coccola il presidente del Coni regionale, Gianfranco Fara («Abbiamo numeri molto interessanti su sport e periferie: questi quattromila under 14 e 800 dirigenti di 44 federazioni che partecipano qui a Cagliari al nostro trofeo, sono un bel successo») e abbraccia i sardi Angelo Binaghi e Gianni Agabio (presidenti nazionali di Tennis e ginnastica. «Cagliari ha battuto tutte le pretendenti con dati meteo inconfutabili: il Golfo degli Angeli negli ultimi cinquant'anni ha le medie migliori per il vento: questo è il luogo ideale per ospitare la vela olimpica» dice con un filo di amarezza. Autorità e dirigenti annuiscono. La sconfitta è cocente. In poche ore, grazie allo staff di Fara, il presidente saluta il governatore Pigliaru, l'assessore regionale al turismo Morandi, il pro rettore dell'ateneo di Cagliari, Mola. Intanto, un sondaggio diffuso dal Coni dice che il 58 per cento degli italiani avrebbe voluto le Olimpiadi, mentre il 40 è per il no. Riannodiamo il filo. Come si spiega il no della Raggi? «Il mondo dello sport prende atto che è un no politico. La Gikunta romana non vuole le Olimpiadi. E la vela a Cagliari che aveva stravinto la corsa per ospitare le gare veliche. Peccato». Presidente Malagò, c'è ancora uno spiraglio? «La candidatura è un tavolo a tre gambe con Comune, Governo e Coni. Se ne manca una si perde forza: siamo consapevoli del calo di credibilità internazionale». Qual è il rammarico principale? «Agli sportivi puoi dire tutto ma non puoi chiedergli di non gareggiare. Ci hanno fermato al trentesimo chilometro di una maratona preparata con cura: inaccettabile. Procedevamo spediti, con un'intesa globale: per la prima volta il Paese ha mostrato unità superando divisioni geografiche ed economiche. Federazioni, club, politica e associazioni hanno sposato Roma 2024». Che spiragli ci sono per un ripensamento? «Tecnicamente dobbiamo aspettare che il comune di Roma deliberi ma non c'è spazio per nessuna ipotesi. Il mondo dello sport prende atto che un no politico non vuole le Olimpiadi nella capitale. Peccato». Presidente, dov'è il peccato originale? «Il mondo dello sport vale 13 milioni di italiani, ci sembra che quella della sindaca di Roma Raggi, sia una scelta sbagliata. Seguendo l'Agenda 2020, con le regole stabilite a Buenos Aires nel 2013 dal Cio, avremmo potuto sistemare vari problemi a Roma, dalle case alla riqualificazione delle strutture. Nessuna colata di cemento: anche gli ambientalisti hanno dato l'ok al nostro progetto». Pensi ai medagliati di Rio: si regali un sorriso. «Sì, destiniamo con enorme piacere cinque milioni e quattrocentomila euro ai 69 atleti saliti sul podio. Centocinquantamila euro vanno alle medaglie d'oro, la metà agli argenti, cinquantamila ai bronzi. Siamo felici di pagare le 28 medaglie conquistate».
 
 
 

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