UniCa UniCa News Rassegna stampa Domenica 11 settembre 2016

Domenica 11 settembre 2016

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
11 settembre 2016
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RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA

 
1 - L’UNIONE SARDA di domenica 11 settembre 2016 / Cronaca Regionale (Pagina 5 - Edizione CA)
L'ex assessora alla Sanità: cittadini sconcertati, ora serve uno scatto di responsabilità
«Asl unica? Lacrime e sangue»
Nerina Dirindin (Pd) boccia il progetto della Giunta Pigliaru
«Più volte ho sostenuto che non esistono casi a favore di accorpamenti di aziende sanitarie così spinti e complicati come quelli decisi nella Regione Sardegna». Sono le parole della senatrice del Pd e componente della commissione Igiene e sanità, Nerina Dirindin, contenute in un lungo intervento sul Sole 24 ore.
Un epitaffio che da solo basterebbe per far venire qualche dubbio o confermarlo a chi già lo ha sollevato sulla neonata Ats, cioè la Asl unica. Ma la senatrice del Pd conosce bene la macchina sanitaria sarda perché per cinque anni, dal 2004 al 2009, l'ha governata da assessore.
LACRIME E SANGUE Che l'Ats fosse un progetto ambizioso e temerario è un parere diffuso. Lo ha sempre ribadito anche il presidente della Regione, Francesco Pigliaru.
E proprio per questo motivo che la senatrice sottolinea che «sottovalutarne le difficoltà tecniche e politiche è un errore grave, soprattutto quando lo fanno le istituzioni come una Giunta e un Consiglio regionale». Su queste due istituzioni si concentra Dirindin, perché «dovrebbero essere in grado di valutare la fattibilità di un progetto e di guidarne la realizzazione nell'esclusivo interesse dei cittadini». In questo periodo la maggioranza è impegnata in un passaggio difficile, che ha fatto registrare anche battute d'arresto rischiose per la tenuta della coalizione. Da un lato c'è tutto l'iter di accorpamento delle sette vecchie Asl all'interno di quella sassarese, scelta come sede della futura Ats. Dall'altra la nomina del direttore generale, scelta sulla quale il centrosinistra si è diviso arrivando a uno stop improvviso. Per l'ex assessore Dirindin «chi ha fortemente voluto la modifica dell'assetto istituzionale del servizio sanitario della Sardegna, ha ora il dovere di trovare il modo per far partire rapidamente un processo che richiederà lacrime e sangue».
L'ALTERNATIVA L'azienda sanitaria unica è nata soprattutto per cercare di gestire meglio il buco di un settore che vale mezzo bilancio regionale. L'idea della Giunta è che attraverso una sola cabina di regia, in grado di controllare acquisti, appalti e spese, si possa imboccare una strada virtuosa di taglio dei costi. Non a caso, l'assessore regionale alla Sanità, Luigi Arru, parlando della situazione delle Asl, le ha definite «undici repubbliche indipendenti». Ma dopo aver sottolineato che non esistono evidenze a favore dell'accorpamento, Nerina Dirindin avanza una proposta: «Le economie e le uniformità perseguibili attraverso una sola azienda potrebbero essere realizzate molto più semplicemente». Il riferimento normativo è una legge regionale, la 10 del 2006 che, attraverso l'attuazione dell'articolo 16, comma tre, prevede «l'individuazione di aziende capofila a cui assegnare funzioni sovra-aziendali». Una soluzione forse meno traumatica e che sembra somigliare a quelle che alcuni partiti (Centro democratico e Partito dei sardi) avevano promosso durante la discussione. Uno schema su tre macro aree (nord, centro e sud) piuttosto che una sola azienda a gestire tutta la sanità in Sardegna.
LE RESPONSABILITÀ Ma con una legge approvata dalla massima assemblea regionale non è possibile tornare indietro. Dunque, il futuro significa cercare di chiudere il cerchio nella maniera più indolore ed efficace. Per questo l'ex esponente della Giunta Soru, sottolinea che «per il bene della Sardegna, spero tuttavia di essere smentita, di dover chiedere scusa a chi, a suo tempo, ha ascoltato con pazienza le mie perplessità». Per tutti coloro che hanno funzioni decisionali la senatrice democratica chiede uno «scatto di responsabilità che si deve ai molti cittadini sconcertati per il caos in cui rischia di precipitare la sanità regionale».
Un appello preciso va al presidente Pigliaru, in questo periodo pressato dalla sua stessa maggioranza dopo la nomina saltata di Francesco Zavattaro. «Mi permetto di chiedere al presidente di procedere con fermezza individuando la migliore delle strategie possibili, rispettando la delicatezza del settore e rifuggendo da schemi teorici tanto affascinanti quanto impossibili». Stessa cosa per i rappresentanti della politica locale per evitare «comportamenti da piccoli boss desiderosi di accrescere ed esibire il proprio angusto potere».
Matteo Sau
 
 

2 - L’UNIONE SARDA di domenica 11 settembre 2016 / Cronaca Italiana (Pagina 10 - Edizione CA)
PAROLA DI DONNA. Call center e schiavitù: dalla Sardegna all'Albania
Sembra lavoro ma è soltanto alienazione
Continua senza sosta l'attività frenetica dei call center in tutta Italia e soprattutto in tutta la Sardegna e quindi continua ad agire indisturbata una politica sciagurata che invece di sostenere attività imprenditoriali legate alla formazione e all'apprendimento di un mestiere, di un'attività produttiva che rispetti i lavoratori determinando anche percorsi di crescita e di ipotesi di sviluppo e futuro, investe sulla schiavizzazione di esseri umani, con attività che sono al limite della legalità, rispondendo politicamente alla disperazione con lo sfruttamento. È del 2014 il famoso bando, della Regione Sardegna “Incentivi per la formazione e le assunzioni nel settore dei call center” con cui si erogavano duemila euro per ogni assunzione. (Il primo di una lunga serie di misure di questo tipo.) Abbastanza per reclutare una popolazione di disperati, impiegarli in un contratto a progetto pari a tre mesi, per poi riciclarla con una nuova ondata di disperazione, nuovi contributi, nuove assunzioni, nuovi fine progetto.
Su quante siano le imprese che si occupano di teleselling e i numeri relativi agli impiegati e ai fatturati vige la più totale disinformazione: come se un velo di omertà coprisse un discorso che non solo comprende la totale assenza delle istituzioni, vedi gli ispettorati del lavoro e delle Asl, ma pure la dislocazione del lavoro all'estero, nello specifico in Albania, tanto cara agli imprenditori italiani.
Gli albanesi si accontentano di molto meno dei 5 euro lordi l'ora che piglia un italiano, per fissare un monitor per ore ed essere costretto a piazzare contratti ormai al limite del ridicolo, per compagnie telefoniche che si fanno una guerra senza esclusione di colpi sulle spalle di clienti e operatori di call center. È un ambiente professionale alieno quello delle cuffiette in testa e dei computer che mostrano in continuazione numeri telefonici di chiamate che partono in automatico e a cui rispondono clienti sempre più stizziti. Perché l'operatore deve vendere il prodotto, se non vende il prodotto non può eliminare quel contatto dall'anagrafica, pena la perdita definitiva del contatto che deve essere sempre rimesso in circolo.
Un contatto perso, significa per l'operatore subire mobbing, minacce di licenziamento, la non retribuzione delle ore svolte. Gli operatori, spesso scelti dai paesi limitrofi, calano in una sorta di capsula invisibile dove è difficile socializzare e quindi creare alleanze o stimolare confronti. La legge di questa metodologia è spietata: e spietate sono le conseguenze, sia sul piano fisico (emicranie e vertigini dovute all'uso intensivo dei videoterminali e alla mancanza di isolamento acustico) che su quello psicologico: attacchi di panico, ansia, stress, inefficacia auto percepita, frustrazione, depressione. Non è quindi un lavoro, né una professione. È qualcosa di simile ad un parcheggio, che finge di essere regolato e invece serve soltanto ad imprenditori legittimati a guadagnare sulle spalle di studenti, laureati, madri e padri di famiglia, uomini e donne disperati. Serve anche ad una politica meschina che millanta posti di lavoro, sfruttando la barbarie della schiavitù, invece che nobilitare il proprio territorio e i propri talenti con scelte completamente diverse di sviluppo e autonomia. Come potrebbe ad esempio fare una città come Oristano, magnificando il proprio golfo e investendo sulla propria vocazione storica, paesaggistica, turistica, invece di ridursi a confermare il suo stato di città dei call center e del degrado civico, politico e strutturale.
Patrizia Cadau
 
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LA NUOVA SARDEGNA

3 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 11 settembre 2016 / Pagina 25 - Ediz. nazionale
Gli studenti a lezione di chimica verde
PORTO TORRES Fabbriche aperte alle visite, incontri divulgativi, attività di sensibilizzazione ambientale, esercitazioni e laboratori sulla cosmesi all’Asinara. Tutte proposte che fanno parte del progetto educativo con le scuole sulla chimica verde e che sono inserite nel protocollo d’intesa firmato martedì da dodici tra enti pubblici, privati e istituti scolastici. Tutto il mondo che ruota attorno ai processi produttivi con materia prima rinnovabile, e ai processi biologici che utilizzano e gestiscono residui vegetali, sarà dunque esplorato dagli studenti delle scuole cittadine grazie al progetto “I luoghi della chimica verde”. Al progetto educativo, oltre all’amministrazione comunale, parteciperanno Matrìca, Novamont, Verde Vita, Sostanze naturali di Sardegna, Coldiretti, Cnr, dipartimento di Chimica e Farmacia e dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari, gli istituti comprensivi numero 1 e 2 e l’istituto d’istruzione superiore “Mario Paglietti”. Matrìca, col supporto di Novamont e Versalis, offrirà esperti per incontri divulgativi nelle scuole o nello stabilimento, comprese visite a impianti produttivi, centro ricerche e nei campi sperimentali di cardo. Verde Vita svolgerà invece attività informative sulla raccolta differenziata dei rifiuti umidi e ligno-cellulosici e sulle azioni di recupero, trasformazione e riciclo messe in atto nell’impianto di compostaggio. Sostanze naturali di Sardegna realizzerà percorsi formativi con esercitazioni pratiche da svolgersi nel laboratorio di FarmAsinara–Officine cosmetiche dell’Asinara a Cala Reale: dalla pianta si imparerà ad arrivare all’estratto vegetale per l’impiego in fitocosmesi e l’attività didattica si estenderà alla preparazione di saponi artigianali con l’uso di oli essenziali da piante dell’areale sardo. (g.m.)


 

4 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 11 settembre 2016 / Pagina 25 - Ediz. nazionale
Premi Ussi a Bosa, tra gli ospiti Ventura e Ranieri
BOSA Se tutti gli ospiti annunciati dovessero essere confermati, per un giorno Bosa diventerà una sorta di capitale dello sport nazionale. L’occasione sarà quella della consegna dei Premi Ussi, i premi assegnati dall’Unione stampa sportiva. La cerimonia di consegna dei premi si terrà martedì 27 settembre alle 17 nell’ex convento dei cappuccini, in via Logudoro 2. «L’evento - spiega in una nota Mario Frongia, presidente regionale dell’Ussi - realizzato grazie alla fattiva collaborazione della municipalità locale, prevede riconoscimenti per atleti e club isolani che si sono messi in evidenza nel corso dell'ultimo anno». Tra i premiati della manifestazione, a cui hanno aderito le massime cariche politiche e istituzionali locali e nazionali, gli atleti sardi che hanno partecipato alle recenti Olimpiadi di Rio de Janeiro: Fabio Aru, Manuel Cappai, Francesca Deidda, Luigi Lodde, Stefano Oppo, Alessia Orro. Annunciata anche la presidenza di Giovanni Malagò e Roberto Fabbricini, presidente e segretario generale del Coni. Ma il piatto forte della serata dovrebbe essere la presenza del commissario tecnico della nazionale italiana di calcio, Giampiero Ventura. Dovrebbe esserci anche Claudio Ranieri, tecnico del Leicester vincitore della Premier League. E poi Tommaso Giulini, Massimo Rastelli e Marco Sau, presidente, allenatore e attaccante del Cagliari, Riva, Tomasini, Poli, Brugnera, Greatti e Reginato, ex rossoblù dello scudetto 1969-70, i giornalisti Davide Bucco, Gianluca Di Marzio, Diletta Leotta (Sky tv), Alessandro Dedoni, presidente Amsicora campione d'Italia hockey su prato, Andrea Monti e Alessandro Vocalelli, direttori di Gazzetta dello Sport e Corriere dello Sport, Gianni Mura, inviato speciale di Repubblica, Andrea Lecca, maestro e pluricampione sardo di tennis, Claudia Cabula, bronzo ai mondiali di canottaggio junior, la società Bosa Calcio, vincitrice Coppa Italia Promozione, Sara Spano, quattro ori ai mondiali di atletica leggera per affetti da Sindrome di Down. «I Premi Ussi - continua il presidente Frongia - su “Sport e territorio”, oltre a riconoscere gli exploit sportivi ed etici in ambito regionale, sono un’occasione per riflettere e ampliare il confronto. Con forti riverberi mediatici locali e nazionali. I Premi hanno, tra gli altri, il patrocinio di presidenza della Giunta regionale, assessorato regionale Sport e pubblica istruzione, Coni, Ussi nazionale, Università di Cagliari, corsi di laurea in Scienze della comunicazione e Scienze motorie e sportive. La manifestazione è supportata da Banco di Sardegna, Coni Sardegna, Fondazione Banco di Sardegna e Ordine dei giornalisti Sardegna».
 
 
 

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