Giovedì 23 giugno 2016

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
23 giugno 2016
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RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA


1 - L’UNIONE SARDA di giovedì 23 giugno 2016 / Agenda Cagliari (Pagina 16 - Edizione CA)
MEDICINA ED ETICA
“Il disagio e la cura tra medicina, etica e politica”, è il tema del convegno che il dipartimento di Pedagogia, Psicologia e Filosofia organizza per domani alle 9.30. Nella sala Settecentesca della Biblioteca universitaria, in via Università 32, parleranno il cardiologo Alfredo Zuppiroli e la docente Rita Fadda. Si prosegue nel pomeriggio dalle 16.
 
 
 
 
 

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LA NUOVA SARDEGNA
 
 

2 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 23 giugno 2016 / Prima pagina
IMMATRICOLAZIONI
Crisi Università
I rettori: il trend ora è positivo
Se il calo c’è stato, riguarda il passato. Perché il trend ora è positivo. I rettori delle Università di Sassari e Cagliari contestano i dati del report Bankitalia sul numero delle immatricolazioni. S. SANNA PAG. 5

Pagina - 5 Sardegna
IL RAPPORTO BANKITALIA >> LE REAZIONI
Massimo Carpinelli, Sassari, e Maria Del Zompo, Cagliari, contestano i dati
«Il calo delle iscrizioni riguarda il passato, ora nei numeri c’è il segno più»
UNIVERSITÀ ISOLANE IN CRISI?
I RETTORI: IL TREND È CAMBIATO
di Silvia Sanna
SASSARI Se il calo c’è stato, riguarda il passato. Perché il trend ora è positivo. I dati del report Bankitalia sul numero delle immatricolazioni nelle due università isolane hanno fatto fare un balzo sulla sedia ai due rettori Maria Del Zompo (Cagliari) e Massimo Carpinelli (Sassari). Che evidenziano il grande sforzo fatto per mandare in archivio il segno meno: la missione è stata compiuta in entrambi gli atenei che nell’anno accademico 2015-16 lhanno scorso hanno invertito la rotta: +9% di iscrizioni a Cagliari, +3,6 a Sassari. I dati Bankitalia. Sono riferiti al periodo 2007-2014. Quello più significativo riguarda la diminuzione complessiva delle immatricolazioni di giovani di età compresa tra i 18 e i 20 anni: -21,2%, dice il report. Che sottolinea il divario tra il dato sardo e la media nazionale (-8%) e del Mezzogiorno (-16,2%). Non solo. Bankitalia evidenzia anche che nello stesso periodo un numero sempre maggiore di studenti sardi ha deciso di emigrare verso atenei della Penisola, con una crescita del 17%. Il quadro che viene fuori mettendo insieme le varie tessere del report Bankitalia è quello di un’offerta formativa insufficiente e non in grado di soddisfare la richiesta degli studenti. Ma, secondo i rettori delle due università, si tratta di una immagine fuorviante che non corrisponde alla realtà e non evidenzia gli sforzi compiuti nell’ultimo periodo a Cagliari e a Sassari. Cagliari cresce. Parte dal +9% di iscrizioni nel 2015 per dire che, rispetto alla fotografia di Bankitalia, molte cose sono cambiate. Il rettore dell’ateneo cagliaritano Maria Del Zompo conferma che il calo, nel periodo 2007-2014, c’è stato e ha colpito «tutto il sistema universitario nazionale. A partire dall’anno scorso, però, c’è stata una inversione di tendenza. Merito soprattutto di un nuovo atteggiamento rispetto al passato: l’università cura con maggiore attenzione la comunicazione, illustra didattica e ricerca, spiega che nel nostro ateneo è possibile avere un’ottima formazione. Anche in questo caso, i primi risultati sono arrivati». Il rettore Del Zompo si riferisce alla percentuale di studenti sardi che si immatricolano in Sardegna: «La percentuale corrisponde all’85,83% del totale, è molto alta e appena inferiore a quella di altre regioni come l’Emilia Romagna (86,88%) ma superiore a quella del Piemonte (85,83%) o del Friuli Venezia Giulia (79,43%). Dunque non corrisponde al vero che i ragazzi sardi scappano sulla Penisola». E poi, aggiunge il rettore, sulla mobilità universitaria vanno fatti dei distinguo. «Ha senso parlare di un problema se le iscrizioni in atenei distanti sono obbligate a causa dell’assenza di una adeguata offerta formativa nella propria regione o se i ragazzi non hanno la possibilità di ottenere un alloggio o una borsa di studio. Molto diverso il caso di chi decide di fare una esperienza di studio e di vita lontano da casa: la mobilità, per il sistema universitario italiano, rappresenta un valore aggiunto». Sassari c’è. Anche il rettore Massimo Carpinelli sottolinea che il rapporto Bankitalia «che riporta effettivamente una situazione drammatica che ha colpito l’intero Paese per diversi anni, offre un quadro che fotografa il passato e non tiene conto dei grandi passi avanti compiuti nel presente». Il rettore dell’Università di Sassari si sofferma sul notevole balzo in avanti sul numero delle immatricolazioni compiuto nell’ultimo triennio e in particolare nell’ultimo anno: «Gli immatricolati puri – all’esordio nel mondo universitario – sono passati da -12,4% a +3,6% tra il 2013-2014 e il 2014-2015. E quest’anno – continua Carpinelli – il nostro ateneo è terzo nella classifica Censis/Repubblica delle università medie, al primo posto nella graduatoria tra gli atenei del Sud». Il rettore sottolinea l’impegno per sviluppare un’offerta formativa unica in Italia «potenziando un’apertura internazionale che registra da 9 anni consecutivi un costante aumento di finanziamenti europei, legati all’Erasmus e ai progetti sull’innovazione». Tutto questo, ribadisce il rettore Carpinelli, nel rapporto Bankitalia non c’è. La speranza è che sia contenuto nella relazione del prossimo anno.


3 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 23 giugno 2016 / Pagina - 5 Sardegna
I criteri del ministero contestati dagli atenei: «È necessario considerare il gap dell’insularità»
Con meno studenti anche i fondi si riducono
SASSARI Al numero delle iscrizioni è legato a doppio filo anche un altro aspetto, quello dell’assegnazione dei fondi da parte del ministero. La percentuale si aggira intorno al 20 per cento: significa che circa un quinto delle assegnazioni annuali attinte dal fondo ordinario dipende dal numero di immatricolati, sulla base del raffronto con l’anno precedente. È evidente che un calo di iscrizioni si traduce in una riduzione del finanziamento e di conseguenza nei tagli dell’offerta formativa. Ecco perché i rettori delle due università isolane sono impegnati nel cercare di attirare nei rispettivi atenei un numero sempre più alto di studenti, sia sardi sia provenienti da altre realtà. Lo fanno attraverso campagne di comunicazioni capillari e martellanti, cercando di portare l’università anche nei piccoli centri più distanti dal capoluogo. E, insieme, introducendo nell’offerta formativa corsi di laurea specialistici e originali che possano attirare studenti anche da località molto lontane. E che siano disposti, per frequentare il corso di studi prescelto, anche a trasferirsi su un’isola. «Quello dell’insularità è un gap non riconosciuto – dice il rettore di Cagliari Maria del Zompo –, i criteri fissati dal ministero per l’assegnazione dei fondi sono iniqui per la Sardegna, isola e caratterizzata da una bassa densità abitativa. È evidente che nel nostro caso come per l’ateneo di Sassari dovrebbero essere stabiliti parametri diversi. E su questo aspetto ci stiamo battendo da tempo per ottenere giustizia». E c’è un ulteriore aspetto sul quale si sofferma il rettore di Sassari Massimo Carpinelli facendo riferimento al report Bankitalia: «È necessario riflettere su ciò che Bankitalia definisce "qualità dell'offerta formativa". Per misurare la disponibilità di corsi di laurea, per ogni comune sono stati indicati tutti i corsi di laurea triennale o a ciclo unico che hanno sede in comuni raggiungibili in non più di 60 minuti tramite la rete stradale. I tempi di percorrenza vengono da fonte Istat, e per la Sicilia e la Sardegna, le matrici includono esclusivamente le distanze tra i comuni della regione. Chiaramente, se il criterio è questo, la situazione sarda non può essere paragonata a quella di regioni non insulari e a grande densità abitativa come Lombardia, Lazio e così via». (si. sa.)
 




 
LA NUOVA SARDEGNA

4 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 23 giugno 2016 / Prima pagina
SERVIREBBERO ANCORA I MAESTRI DI STRADA
di GIACOMO MAMELI
Quando la Sardegna era più povera di oggi, un insegnante di Jerzu inforcava la moto Guzzi e andava nei cussogghj a far lezione. CONTINUA A PAGINA 5

 
 
Pagina - 5 Sardegna
RIDATECI I MAESTRI DI STRADA
segue dalla prima pagina
LA CRISI DELLO STUDIO
I giovani non sono più attratti dalla laurea e la dispersione scolastica è la più alta in Italia
di GIACOMO MAMELI
Quando la Sardegna era molto più povera di oggi, un insegnante di Jerzu e diventato maestro negli stazzi fra Baronia e Gallura ogni mattina inforcava la moto Guzzi e - con libri e quaderni in una bisaccia - andava nei cussogghj di Tanaunella, Malamurì e Birgalavò a far lezione a chi non poteva frequentare la scuola nei paesi. Agli scolari dava sussidiario, penna calamaio e matita. Era lo Stato che andava a bocca d'ovile per garantire quel diritto chiamato "pubblica istruzione". Qualche altro Maestro, in Barbagia e Mandrolisai, si trasformava in insegnante transumante in bicicletta (rileggiamo "Storie di gente comune" di Tonino Mameli da Aritzo e di Albino Bernardini di Siniscola e Pietralata). Succedeva lo stesso anche nei furriadroxius del Sulcis. Molti di quei "maestri di strada" erano diventati un mito, stavano a pranzo anche nella pinnetta pur di insegnare a leggere, scrivere e vivere a chi - diversamente - sarebbe rimasto "senza scuola". Maestri eroici. E una Repubblica che, anziché tagliare, investiva in conoscenza. Quegli "alunni di campagna" avevano imparato ad amare la scuola. Qualcuno era arrivato alla laurea. Le cose, in uno Stato diventato più ricco e tecnologico con Twitter e Facebook, sono cambiate. Ci sono stati anni di dissipazione, di spese folli in una formazione professionale che nulla formava, di presidenti di Regione che dicevano in tivù: "che cosa ce ne facciamo di tanti laureati se devono fare i camerieri?". A ognuno il suo, allora. Ma c'è da riflettere. I dati che la Banca d'Italia ha reso noti martedì nel salone dei Partecipanti nel Largo Felice a Cagliari sono devastanti. I peggiori degli ultimi dieci anni. La Sardegna mai era stata così mal messa. I giovani non sono più attratti dalla calamita laurea. E neanche dal diploma. Lasciano i banchi prima di conseguire un qualunque titolo. La dispersione scolastica è la più alta in Italia. Tra il 2007 e il 2014 (tra viale Trento e Villa Devoto si sono alternate sinistra e destra) i giovani fra i 18 e i 20 anni immatricolati all'università sono diminuiti del 21.2 per cento (contro il meno 8 della media nazionale e il meno 16.2 del Mezzogiorno). Sardegna in zona Cesarini. Nel frattempo salgono (+ 17 per cento) le iscrizioni Oltretirreno con scelta scientifica degli atenei giudicati migliori. E - giusto per vedere un semaforo verde - si impongono all'estero molti giovani diventati dottori fra Cagliari e Sassari. Il calo delle immatricolazioni (a Cagliari c'è stato quest'anno un modesto aumento) non è stato affrontato, come sarebbe stato necessario, dalla politica di casa nostra. Dopo i Maestri in moto Guzzi o in bici, c'era stato un amministratore, Paolo Dettori, a inventarsi una legge chiamata diritto allo studio. La prima in Italia. Fra mille difficoltà, furono radicalmente abbattuti i tassi di analfabetismo. C'era voglia di avere il figlio dottore. Oggi - slogan anglofoni o sardofoni a parte - i giovani tendono a snobbare lauree e diplomi. Eppure la Sardegna è governata da un presidente professore ordinario e da altri sei assessori, pure loro docenti ordinari negli atenei dell'isola. È stato messo il diritto allo studio al vertice delle azioni di governo? Bankitalia dice no. L’assessore - col consenso della giunta - ha coniato il devastante binomio di "dimensionamento scolastico" nella regione che più di altre aveva invece bisogno di potenziamento scolastico. Un taglio qui e un altro là, col messaggio-harakiri di "dimensionare le scuole". Non era meglio dimensionare qualche ente inutile? Gli assessori potrebbero rileggere Paolo Dettori, Tonino Mameli e Albino Bernardini. Potrebbero attualizzare la didattica dei Maestri di strada. Semmai andando dai ragazzi che fuggono dalla scuola. Anche negli ovili e negli stazzi. Ci sono ancora. E sono collegati a Internet.
 
 

 


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