Martedì 24 maggio 2016

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24 maggio 2016
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RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA
 
1 - L’UNIONE SARDA di martedì 24 maggio 2016 / Speciale (Pagina 8 - Edizione CA)
Matteo Bachetti alla ribalta per aver scoperto un corpo celeste fuori dalla nostra Galassia  
L’astrofisico di Selargius, la pulsar e il mistero di Dio

Mentre guardava verso l’Orsa Maggiore Matteo Bachetti ha visto un punto fisso segnare la rotta del tempo. Lì ha fissato i suoi occhi. Era nata una stella. Era lì da milioni di anni ma nessuno l’aveva guardata nel modo giusto. Nessuno, tranne lui, che ha visto con la grazia della sua passione.
Matteo non è il protagonista di Guerre Stellari, né un navigatore d’altri tempi. È uno scienziato che studia il ritmo dell’universo per scoprire in che modo nascono gli astri. E ha fatto una scoperta che ne segnerà il nome nel libro sacro degli scienziati: una pulsar, una stella di neutroni, luminosa quanto dieci milioni di soli. La più luminosa mai osservata.
Stiamo parlando di quello stato della materia che prima si poteva solo ipotizzare perché impossibile da riprodurre in laboratorio. È questa è una delle scoperte più affascinanti e complicate che possano capitare a un astronomo perché il loro comportamento ci consente di osservare le densità nucleari, cioè esattamente il cuore pulsante dell’universo.
Questa fantastica stella chiamata NuSTAR PSR J095551+6940.8 è stata trovata nel febbraio 2014 da questo ragazzo di Selargius che ora ha 34 anni e il cui genio era già chiaro quando studiava fisica e matematica al liceo Scientifico Pitagora. Alle feste lui preferiva l’osservazione del moto celeste e così dopo la laurea in fisica e il dottorato a Cagliari è stato condotto per meriti in giro per le università del mondo, da New York a Tolosa, per tornare poi a casa e ricoprire un posto di prestigio nell’osservatorio astronomico di Cagliari e in quello di San Basilio.
Quando Matteo Bachetti parla non si può che restare incantati dalla sua descrizione di quel sistema di luci che noi vediamo alto nel cielo. È poesia pura la sua. Quella che lo ha condotto fino ai laboratori della Nasa alla quale è legato il progetto che l’ha portato alla sua pulsar: l’osservazione del cosmo dal satellite Nustar. È considerato infatti uno degli astrofisici più bravi in assoluto nella misurazione del tempo degli astri. E grazie alla sua genialità è riuscito a trovare la pulsar più lontana. Quasi tutte le altre sono nella nostra Galassia, entro 30.000 anni luce da noi. Lei dista 12 milioni di anni luce.
Ha dovuto battezzare questa scoperta non in riferimento al suo genetliaco ma con le coordinate spaziali attraverso le quali ora NuSTAR PSR J095551+6940.8 è rintracciabile.
«Stavo osservando l’esplosione di una supernova nella Galassia Sigaro», racconta. «Quando a un certo punto ho visto che quella luce fortissima pulsava».
I suoi occhi brillano quando parla. «La pulsar fornisce un segnale periodico grazie al quale si può capire se si tratta appunto di una stella di neutroni oppure di quella materia caldissima che osserviamo cadere dentro i buchi neri. Ero fortemente emozionato. Avevo scoperto cosa fosse quella luce».
Un mese di verifiche poi l’applauso del mondo. «E un articolo nel National Geographic, la rivista preferita da mio padre e da me sin quando ero un bambino. Un’emozione indescrivibile, anche se era nella rivista online e non in quella cartacea».
Matteo Bachetti ha investito il suo tempo osservando la nascita del mondo in quel tappo di champagne che è saltato davanti al telescopio per spiegare a tutti come sia avvenuta la nascita dell’universo.
Sabato, come sempre, sarà nella parrocchia di San Salvatore a Selargius a suonare la chitarra. Cerca di avere risposte a una difficilissima domanda che da sempre attanaglia il suo cuore. «Se all’origine di ciò che nel cielo io vedo ci sia Dio o qualcos’altro? Non so. Non riesco a capire». Questa risposta Matteo l’ha cercata sin da ragazzino quando «provavo a capire il motivo per il quale in Sardegna migliaia di anni fa ignoti personaggi realizzarono gradi osservatori astronomici, collocando le pietre secondo coordinate celesti ancor oggi valide».
Ed è proprio nella bellezza del cielo sardo che lo scienziato di Selargius ha trovato la forza per studiare giorno e notte. «Ho guardato il cielo in tutto il mondo da telescopi e osservatori. Ma il più bello l’ho visto nei monti di Seui e a Lanusei nelle mie notte da boy scout. Lì ho capito che non sta né sopra né sotto. Ma che noi siamo immersi nella luce dell’universo». Quella luce dentro la quale Matteo immagina i mondi che poi vedrà. «Perché nonostante la nostra scienza, nonostante tutti i sofisticati strumenti tecnologici, i computer e software, il segreto di ogni scoperta scientifica consiste ancora nella forza dell’immaginazione. La stessa che ha consentito ai nostri antenati di cinquemila anni fa di fare un osservatorio astronomico a pochi chilometri da quello nel quale io lavoro».
Forse per osservare gli stessi identici oggetti di oggi.
Virginia Saba
 
LA VITA Dal Liceo Pitagora al progetto Nasa NuStar
Matteo Bachetti è nato il 29 novembre 1981. Dopo il diploma al Liceo Scientifico Pitagora si è laureato in Fisica all’Università di Cagliari dove ha continuato gli studi con un dottorato di ricerca. «Devo dire che qui per me stato molto importante il professore Luciano Burderi: mi ha insegnato la cosa più importante, andare a fondo, spaccare il capello in quattro», racconta Bachetti.
Il quale poi ha trascorso sei mesi nell’università Cornell, dove è entrato in contatto con un gruppo di ricercatori russi e americani che simulavano al pc fenomeni complicati di particolare interesse per l’astrofisico sardo. Ora è tornato in Sardegna e fa ricerca nei prestigiosi osservatori di Cagliari (del quale l’ex direttore è Nicolo D’Amico, attuale presidente dell’Istituto nazionale di Astrofisica) e San Basilio. Continua inoltre la collaborazione con Tolosa e fa parte del team NuStar, satellite della Nasa lanciato nel giugno 2012 e con il quale Bachetti ha fatto la scoperta. (v. s.)
 
LA CRESCITA «Devo tutto a papà Franco e alle 3 stelle di casa mia»
La figura fondamentale per la crescita di Matteo come scienziato è stato suo papà Franco. «Mi ha trasmesso la passione per le scienze, così quando ha letto che la nostra rivista preferita National Geographic parlava di me e della mia scoperta l’emozione è stata notevole». Come quella di sua madre Giusi, orgogliosa di quel figlio visto crescere lontano e ora capace di distinguersi a livello mondiale. Accanto all’astrofisico c’è sua moglie Marta Mancosu, che ha studiato e si è laureata in Fisica Biomedica.
«Io controllo le stelle, ma lei controlla tutto, semplificando al massimo la vita mia e delle mie due figlie con una capacità sorprendente. Mi sento molto fortunato». Con queste tre stelle accanto e le altre in cielo, Bachetti lavora nove ore al giorno, ma una volta tornato a casa non c’è tempo per divano e tv. Si confronta via Skype con i ricercatori sparsi nel mondo e con i team coi quali collabora. «La mia ricetta? Non ne ho. Solo amore per ciò che faccio». (v. s.)


 
 
L’UNIONE SARDA
 
2 - L’UNIONE SARDA di martedì 24 maggio 2016 / Cronaca di Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
ORDINE DEI GIORNALISTI
Domani in piazza L’Unione Sarda un seminario formativo
per gli operatori della comunicazione
Domani, dalle 14 alle 17, nella sede dell’Unione Sarda, in piazza L’Unione Sarda, è in programma un seminario formativo per giornalisti e operatori della comunicazione sul tema Saper comunicare le guerre dimenticate per non dimenticare i conflitti . L’iniziativa è promossa dalla delegazione regionale Caritas, in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti della Sardegna e con l’Ucsi Sardegna. L’incontro darà diritto a 5 crediti formativi.
Interverranno Francesco Birocchi, presidente Odg, Mario Girau, presidente Ucsi, padre Giulio Albanese, missionario e giornalista, Patrizia Manduchi, docente di Storia e istituzioni dei paesi islamici (Università di Cagliari). Coordinerà Maria Chiara Cugusi.
 
 
 
L’UNIONE SARDA
 
3 - L’UNIONE SARDA di martedì 24 maggio 2016 / Cronaca di Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
Via Doberdò
Nasce “Gramsciana”, rivista internazionale di studi
su Antonio Gramsci diretta da D’Orsi
L’Associazione culturale “Antonio Gramsci e la Biblioteca popolare l’“Albero del riccio”, in collaborazione con il GramsciLab di Cagliari e El Llibre i la Ciutat, organizza per oggi alle 18, nella sede di via Doberdò 101, la presentazione del primo numero di “Gramsciana. Rivista internazionale di studi su Antonio Gramsci” con Angelo d’Orsi (direttore e storico dell’Università di Torino), Mauro Pala (Università di Cagliari) e Alessandra Marchi (GramsciLab). Punto d’incontro, di circolazione e di discussione dei risultati delle ricerche sul pensiero e l’azione politica di Antonio Gramsci, la rivista si apre anche ai contributi che analizzano la realtà a partire dalle categorie gramsciane.
 


L’UNIONE SARDA

4 - L’UNIONE SARDA di martedì 24 maggio 2016 / Cronaca Regionale (Pagina 6 - Edizione CA)
Il censimento dei documenti della Regione è costato 1,5 milioni e in parte è on line
L’ARCHIVIO STORICO INTERROTTO
Dopo dieci anni di lavoro stop al progetto e personale a casa
Dieci anni di lavoro in depositi polverosi e dimenticati per recuperare e selezionare i documenti che hanno fatto la storia della Sardegna. E poi iniziare a metterli on line, per farli conoscere ai cittadini, agli studenti, al mondo. Dai quaderni ingialliti con il resoconto in bella scrittura delle sedute della Giunta Crespellani del 1949 agli atti sui finanziamenti ai grandi spettacoli che davano lustro all’Isola, dalla politica sui trasporti alle gare d’appalto con cui sono state costruite le opere pubbliche. Ci sono pure carte precedenti l’autonomia ereditate dagli uffici dello Stato, che raccontano di come si curavano i boschi o degli studi di entomologi di fama internazionale.
L’Archivio della Regione è un importantissimo progetto costato 1 milione e mezzo di euro di fondi Por Fesr 2007-2013, cominciato nel 2005 e portato avanti da un gruppo di professionisti esterni con una serie di contratti a termine. Oggi l’opera si è bruscamente interrotta, i soldi sono finiti, il team è stato “licenziato” e nessuno è in grado di dire quale sarà il destino di questo patrimonio.
A dicembre 2014 il portale www.sardegnaarchiviovirtuale.it (che si trova semisepolto tra i numerosi link del sito istituzionale) è stato presentato con grande enfasi. «Si inquadra all’interno di un progetto culturale finalizzato a diffondere la conoscenza della documentazione storica prodotta dall’amministrazione e a rendere fruibile on line il materiale», dicevano. «Ulteriore obiettivo è la promozione di legami e identità territoriali, favorendo la coesione della Regione con le autonomie locali e altri enti o istituzioni significativi per la storia e l’identità della Sardegna. Su queste basi si lavora per una fase successiva del progetto in cui il portale, oltre a venire implementato con nuove funzionalità e arricchito di nuovi contenuti, accoglierà le banche dati e le informazioni relative alle altre realtà archivistiche del territorio».
A ottobre 2015 lo stop. Chi l’ha creato è stato mandato a casa, nessuna notizia per il futuro, né dei posti di lavoro né del progetto Siadars (sistema informativo archivi di deposito dell’amministrazione regionale). «Abbiamo cominciato nel 2005, all’inizio eravamo in sei, alla fine quindici, tutti archivisti professionisti laureati con esperienza pluriennale nel settore, chiamati tramite procedura selettiva per titoli e colloquio dall’esterno, perché la Regione non aveva al suo interno le figure professionali adatte», raccontano. Da allora è stato un percorso a ostacoli - prima consulenti di natura intellettuale, poi Co.co.co per il Servizio trasparenza e comunicazione della direzione generale della presidenza, poi Co.co.pro a Sardegna.it, poi di nuovo Co.co.co alla Regione - «con contratti variabili, di sei mesi, un mese, dieci mesi, ma in totale dieci anni di servizio tra alti e bassi, con il superamento - per chi ha partecipato dal principio - di tre selezioni pubbliche, e mai nessun diritto riconosciuto alla stabilizzazione». Nonostante tutto questo il risultato (parziale) è immenso: 27 depositi censiti, 40 chilometri lineari di documenti registrati, tra faldoni, fascicoli, pacchi e scatole, spesso recuperati in extremis, perché conservati come capitava e sull’orlo della rovina. «Il progetto», sottolineano ancora, «ha destato l’attenzione della comunità archivistica nazionale, sia per il suo carattere pionieristico, che ha posto la Sardegna all’avanguardia in Italia, sia per l’alto valore scientifico dei risultati ottenuti». Ma ci sarebbe ancora tanto da fare - spiegano - «completare la ricognizione nei depositi non ancora visitati, aggiornare il portale con nuovi dati e nuovi percorsi tematici, recuperare i magazzini non agibili, proseguire con la schedatura delle delibere digitalizzate, recuperare e valorizzare gli archivi fotografici e del materiale filmico della Regione conservato dalla Cineteca sarda, fare il collegamento con altri archivi e sistemi archivistici del territorio».
Dalla Regione risposte vaghe, seppur con un grande elogio della professionalità del personale: «L’ultimo progetto si è concluso nello scorso mese di ottobre con la conseguente interruzione del rapporto di lavoro tra Regione e archivisti. Vincoli normativi e soprattutto mancanza di risorse finanziarie hanno impedito di portare avanti l’attività», fanno sapere dalla Direzione generale per la comunicazione.
 Cristina Cossu
 


 
L’UNIONE SARDA

5 - L’UNIONE SARDA di martedì 24 maggio 2016 / Agenda Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
IED
Oggi dalle 15 lo Ied in viale Trento 39 ospita un “Career Day” dedicato ad Accenture, azienda che opera nel settore dei servizi professionali e che di recente ha aperto in città un polo di competenze tecnologiche. Oltre 20 gli studenti dei corsi di diploma di laurea triennale Ied che potranno conoscere e farsi conoscere dalla società, alla ricerca di talenti con competenze da inserire nella propria struttura. Informazioni: 070.273505.


 
L’UNIONE SARDA
 
6 - L’UNIONE SARDA di martedì 24 maggio 2016 / Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
L’appello del sindaco di Perdasdefogu e del presidente del Parco Genos
Biobanca, provette a rischio «Si sta disperdendo un tesoro»
È successo sì, che alle volte sia dovuto intervenire pure il sindaco quando la corrente elettrica è saltata. In questi casi, che ci sia un temporale o un calo di tensione, a Perdasdefogu la premura è tenere al fresco - temperatura costante di -80° - le 500 mila provette della banca del Dna, tutti campioni di sangue dei 15 mila ogliastrini che nei primi anni Duemila parteciparono a uno screening di massa di tutte le generazioni, dai ragazzi ai centenari.
«È successo», si schermisce il primo cittadino Mariano Carta, ricordando la concitazione delle volte in cui gli operai dell’Enel non trovavano subito il guasto e, pure col rombo del gruppo elettrogeno in sottofondo, non c’era da stare tranquilli. «Questo è un patrimonio prezioso che deve ancora diventare una ricchezza per il paese e il territorio», avvisa il primo cittadino, e la sua voce rimbomba negli stanzoni desolati dei laboratori del Parco Genos, tra file di macchinari con la spina staccata e le macchie di umidità nel soffitto.
Lui, che pure non ha mai nascosto l’allergia per certa mistica folk della longevità, pensa che «bisogna dare a certi primati il giusto valore: devono cioè diventare ricchezza per il paese. Devono portare qualcosa da un punto di vista economico». E i laboratori per la ricerca genetica, in questa terra di gente inossidabile, «potrebbero essere senz’altro uno straordinario veicolo di promozione». È quel che dice pure Pier Giorgio Lorrai, medico di Urzulei e titolare di un’azienda di materiali tecnologici con sede a Tortolì, azionista di maggioranza nonché presidente di Parco Genos.
«È il nostro sogno - confida -: far ripartire la ricerca qui, in Ogliastra, riorganizzando la squadra di tecnici e biologi e riportando vita dentro questi laboratori». Dice che magari anche la Regione potrebbe fare tanto. «Pure in rete con altre Regioni - aggiunge il sindaco di Perdasdefogu -. Certo, se si resta da soli, diventa tutto più complicato. Ma è assurdo disperdere un patrimonio come questo».
Anche perché qui sono stati spesi fior di soldi pubblici. Tra la fine dei Novanta e l’inizio dei Duemila, infatti, l’amministrazione comunale investì 2 miliardi e mezzo di lire (fondi della legge 37) per acquistare tutti i macchinari ultratecnologici di laboratori e sale sterili. Si è lavorato fino al 2010, e adesso - trascorsi sei anni che qui tutte le prese sono staccate (tranne appunto quelle dei freezer) e i fantasmi aleggiano nelle stanze morte - il mobilio è diventato roba di modernariato.
Dopo il fallimento di Shardna, la società di Renato Soru nata per studiare il patrimonio genetico dei sardi e poi triturata dai guai del San Raffaele che l’aveva comprata, sono rimasti giusto il Cnr, l’Istituto nazionale ricerche (che versa una quota per le spese della struttura), e appunto il consorzio Parco Genos presieduto da Pier Giorgio Lorrai che mette insieme i comuni di Perdasdefogu e Talana (la loro è adesso, lo impone la legge, una piccolissima quota), la Clinica Tommasini di Jerzu e la Consdabi, un centro di sperimentazione genetica di Benevento.
Qui, nei cinquecento metri del sottopiano dell’Ipsia, un edificio a pochi passi dalla base dell’Aeronautica militare, l’unico suono è il ronzio dei freezer dove sono conservate le provette. E della squadra di sette dipendenti, tra tecnici e biologi che dal 2001 al 2009 fecero i prelievi di sangue in dieci paesi dell’Ogliastra, ne è rimasta solo una, Debora Parracciani, 46 anni, tecnico di laboratorio che oggi ha un contratto da segretaria part-time ed è in realtà la custode di questo posto e del tesoro che vi è nascosto. Un tesoro appeso a un filo. «Ma il rischio - avverte - è che il lavoro fatto in questi anni vada disperso».
Non si perde nulla, replica invece il professor Mario Pirastu, genetista che a suo tempo coordinò la ricerca per Shardna, per il Parco Genos e pure per il Cnr. «La ricerca non si è certo fermata - avvisa -.I dati che avevamo raccolto li stiamo ancora utilizzando per i nostri studi. Sa quante pubblicazioni abbiamo prodotto negli ultimi sei anni? Cinquanta». Un lavoro fatto dentro il Cnr, ovviamente, visto che Shardna è defunta e il Parco Genos imbalsamato. Non ci sono più i fondi, allarga le braccia il professor Pirastu con un certo fatalismo. Ma sarebbe felicissimo, caspita, se i soldi arrivassero («Magari un finanziamento internazionale») e si potesse rianimare la biobanca. «Io ho creato quella struttura, come potrei non esserne contento? Anche perché quegli studi possono andare avanti per i prossimi 30, 40 anni. C’è ancora tanto da fare».
Piera Serusi
 
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LA NUOVA SARDEGNA
 
7 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 24 maggio 2016 / Pagina 12 - Economia Sardegna
INNOVAZIONE E IMPRESE >> IL PROGETTO
Annunciato l’accordo tra l’Università di Sassari e il Cern.
Pigliaru: «Nel Patto per la Sardegna 30 milioni per la ricerca»
L’ALTA TECNOLOGIA PER IL RILANCIO DELL’ISOLA
di Gabriella Grimaldi
SASSARI Fare dell’alta tecnologia e dell’innovazione una reale prospettiva di sviluppo per l’isola. È l’obiettivo dell’accordo annunciato ieri nell’aula magna della sede centrale, tra l’università di Sassari e il Cern di Ginevra. Un accordo che consentirà a tante imprese medio-piccole del territorio, di avviare la propria attività nel campo dell’innovazione con l’appoggio del celebre laboratorio di fisica nucleare che da alcuni anni ha deciso di investire non soltanto sulla ricerca di base ma anche sul trasferimento tecnologico, cioè sulla “traduzione” delle scoperte scientifiche in oggetti e servizi da produrre a livello industriale. Ma proprio la ricerca di alto livello è la base di un accordo di questo genere ed è quindi stata accolta con entusiasmo la notizia data dal presidente della Regione Francesco Pigliaru in apertura dell’incontro: «C’è una voce specifica per la ricerca di base tra le richieste che abbiamo portato al tavolo del Governo perché sia compresa nel Patto che presto firmeremo: sono 30 milioni per il triennio che va dal 2017 al 2020». Pigliaru ha anche aggiunto che l’accordo con il Cern è un passo di grandissima importanza ma i ricercatori di Ginevra dovranno trovare un terreno adeguato nel mondo dell’istruzione che oggi come oggi vede la nostra regione in difficoltà, con tassi altissimi di dispersione scolastica e un basso numero di laureati. Elemento condiviso dal rettore Massimo Carpinelli che nell’introduzione ha posto l’accento sulla trasformazione del mercato la quale richiede un maggiore impegno ai ricercatori. «È ormai chiaro che l’università ha un ruolo importante nella nascita e nella crescita di imprese di piccole e medie dimensioni – ha detto –. Ecco perché nel 2013 abbiamo creato gli incubatori Cubact e Fablab che fanno da fucina per i progetti start-up». Adesso, dunque, c’è la prospettiva concreta che la candidatura dell’incubatore di Sassari si trasformi nell’accesso alla rete Bic (Business Incubation Center) creata dal Cern nei Paesi membri del laboratorio che ancora in Italia deve essere avviata e che sarà gestita dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, ieri presente all’incontro con la vicepresidente Speranza Falciano. «È un’occasione che non ci possiamo lasciar sfuggire – ha concluso Pigliaru – ed è per questo che bisogna investire per creare un capitale umano di persone istruite che possano rispondere ai requisiti richiesti da un’istituzione come il Cern e a un mercato basato sull’alta tecnologia». Di seguito, davanti a un pubblico di addetti ai lavori e di molti politici (il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau, il senatore Silvio Lai, il sindaco di Sassari Nicola Sanna e di Porto Torres Sean Wheeler, più diversi assessori regionali) i responsabili del Cern hanno illustrato il funzionamento del laboratorio (un consorzio di 21 Paesi) dal punto di vista della ricerca sui protoni e l’attività, inaugurata alcuni anni fa, di promozione di piccole medie aziende che possano sfruttare il marchio e le conoscenze del Cern. Giovanni Anelli, che dirige il Gruppo di Trasferimento Tecnologico, ha illustrato le opportunità di collegarsi alla rete dei Bic per poter, attraverso le università, dare corpo a progetti ad alto tasso tecnologico. Enrico Chesta ha invece parlato del settore medico, che trova applicazione nella produzione di sofisticati macchinari per la diagnosi e per la cura dei tumori e di quello aerospaziale. Dopo gli interventi di Francesco Taccetti, esperto del Cern nelle applicazioni al settore dei Beni Culturali e di Cristina Vistoli dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, sono state illustrate le aziende già nate all’interno degli incubatori dell’università di Sassari.
 

 

LA NUOVA SARDEGNA

8 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 24 maggio 2016 / Pagina 36 - Cultura e spettacoli
IL TOUR
Venerdì a Cagliari appuntamento col rock dei Marta sui Tubi
CAGLIARI Venerdì all’Ateneika di Cagliari appuntamento con i Marta sui Tubi che stanno portando in giro per l’Italia il tour di presentazione del loro sesto album di inediti "Lostileostile", uscito lo scorso mese. Il disco esce a tre anni dal precedente "Cinque, la luna e le spine" e contiene tredici canzoni eterogenee efuori dagli schemi. Un concept album con al centro il tema dell’incontro, del confronto; con l’amicizia, l’amore, la morte, gli stati d’animo, l’ignoto, il futuro, la fuga. All’interno del disco anche un’inattesa ospite, Gigliola Cinquetti, che canta insieme alla voce della band Giovanni Gulino nel brano “Spina Lenta”. Il disco è prodotto dagli stessi Marta sui Tubi e concepito a Milano, con la libertà garantita da una campagna di crowdfunding di grande successo.

 
 
LA NUOVA SARDEGNA
 
9 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 24 maggio 2016 / Pagina 18 Oristano
BREVI SALUTE
Corso di endoscopia ginecologica
Si terrà ad Oristano, venerdì 27, il terzo Corso oristanese della Società italiana di endoscopia ginecologica), organizzata anche quest’anno dal segretario regionale Antonio Campiglio, medico dell’Unità operativa di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale San Martino. Si parlerà della chirurgia laparoscopica conservativa della fertilità. L’evento richiamerà ad Oristano circa 120 specialisti da tutta la Sardegna. Saranno presenti tra i relatori anche i direttori delle Cliniche Ginecologiche delle Università di Cagliari e Sassari Gian Benedetto Melis e Salvatore Dessole, il primario dell’Unità Operativa di Ginecologia dell’ospedale microcitemico di Cagliari Giovanni Monni e quello dell’Unità Operativa di Ginecologia dell’ospedale Businco di Cagliari Antonio Macciò. Ospite d’eccezione sarà Alfredo Ercoli, professore associato dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Novara e ricercatore presso l’Università Descartes di Parigi, tra i massimi esperti di anatomia chirurgica e chirurgia laparoscopica oncologica.


 
LA NUOVA SARDEGNA
 
10 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 24 maggio 2016 / Pagina 33 - Alghero
L’APPUNTAMENTO L’associazione di acustica a convegno per tre giorni
ALGHERO L’associazione italiana di acustica (AIA), associazione scientifica senza fini di lucro fondata nel 1972 che raccoglie gli studiosi italiani del settore, organizza per la prima volta in Sardegna, ad Alghero da domani a venerdì il proprio convegno nazionale annuale, di cui si allega l’annuncio e la locandina. All’organizzazione del convegno collabora l’università di Sassari. Le giornate congressuali si svolgeranno nella sede di Alghero del Dipartimento di Architettura. Il convegno, giunto ormai alla 43ª edizione e per la prima volta in Sardegna, è la più importante manifestazione tecnico-scientifica nel campo dell’acustica in Italia, alla quale partecipano oltre 200 rappresentanti di enti di ricerca, università, agenzie per l’ambiente, enti pubblici e di aziende private. Esso costituisce, pertanto, un’occasione unica per approfondimenti, scambi di conoscenze ed informazioni, presentazione di studi e risultati. Informazioni nel sito www.acustica-aia.it.
 
 

LA NUOVA SARDEGNA

11 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 24 maggio 2016 / Pagina 3 - Fatto del giorno
LA CRISI ECONOMICA >> NORDOVEST IN PIAZZA
Sassari, giudizio severo dei segretari di Cgil, Cisl e Uil dopo l’incontro con il governatore
«Non ci sono prospettive, mancano i progetti sulla chimica, per Fiume Santo e sui trasporti»
Pigliaru non convince i sindacati. Giovedì sarà sciopero generale
di Pinuccio Saba
SASSARI «Chiariamo subito che noi siamo venuti per cortesia istituzionale ma le ragioni che ci hanno indotto a proclamare lo sciopero generale permangono tutte». Non usano mezzi termini i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil. Al termine dell’incontro con il presidente della giunta regionale Francesco Pigliaru Francesca Nurra, Gavino Carta e Giuseppe Maccioccu non bocciano completamente i risultati dell’incontro ma lamentano «la mancanza di prospettive, di un progetto per il futuro della chimica verde, di Fiume Santo, dei trasporti, dell’aeroporto di Alghero». Un giudizio definitivo che Cgil, Cisl e Uil rimandano al “dopo sciopero” di giovedì. «Abbiamo chiesto che venga attivato immediatamente un tavolo per affrontare i problemi del nord Sardegna – hanno detto al termine del vertice i tre segretari del sindacato –. Perché è necessario che le istituzioni, Regione in prima fila, si attivino per affrontare il problema principale e cioè la mancanza di lavoro. E finora di politiche per il lavoro se ne sono viste poche». Neppure i progetti per la metanizzazione dell’isola (la Regione ha individuato i siti per la realizzazione dei rigassificatori, Porto Torres e Sarroch) convincono i sindacati. «Anche perché è impensabile che Ep possa realizzare una centrale a gas, poiché il problema reale è la contrazione del mercato – sottolineano Cgil, Cisl e Uil –. Temi sui quali il presidente Pigliaru è rimasto sul vago, senza spiegarci come intenda muoversi la Regione». Però, aggiungono, non è stato un incontro “inutile” anche se assolutamente informale, servito a gettare le basi per i rapporti futuri così da evitare che per un anno intero i sindacati chiedano un incontro con il presidente della giunta regionale, senza ottenere alcuna risposta. Sciopero per dopodomani (giovedì 26) confermato, visto che - secondo le organizzazioni sindacali - non è cambiato nulla rispetto a qualche giorno fa. Un incontro al quale hanno preso parte anche le associazioni di categoria, una folta rappresentanza della giunta regionale, il presidente del consiglio regionale Gianfranco Ganau, alcuni sindaci. E al termine del vertice per così dire “economico”, il presidente Pigliaru è apparso più ottimista sul futuro del nord ovest dell’isola «a condizione che si lavori insieme, parti sociali, scuola, università e istituzioni, a partire dalla Rete metropolitana. Un’istituzione fondamentale, la Rete metropolitana, per un confronto sia con la Regione sia con il governo centrale». E sul futuro dell’isola ha snocciolato una serie di dati, risorse che a breve arriveranno, necessarie per la realizzazione o il completamento delle infrastrutture più importanti. Un discorso a parte merita invece l’aeroporto di Alghero, per il quale il problema non è di natura economica. «Occorre superare gli ostacoli di natura normativa, solo quando l’Unione europea farà chiarezza su quello che si può fare, per l’aeroporto di Alghero si aprirà una prateria di prospettive. Inevitabile una rapida privatizzazione della gestione dello scalo, ma con le risorse che metterà a disposizione anche il governo, l’aeroporto di Alghero potrà riguadagnare il terreno perduto nei confronti degli altri scali aeroportuali. Ottimista? Bisogna esserlo un pochino, soprattutto in questi casi».
- I FINANZIAMENTI
277 i milioni di euro stanziati per il polo sanitario che ruota attorno all’azienda ospedaliera universitaria
35 milioni per il completamento della metropolitana di superficie
25 milioni per lo studentato universitario
20 milioni per il completamento della Codrongianos -Sassari
125 milioni per il completamento della strada Sassari-Alghero
 


LA NUOVA SARDEGNA

12 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 24 maggio 2016 / Pagina 35 - Cultura e spettacoli
FORMAZIONE >> IL PROGETTO DECA Diritto ed economia per l’arte
DALLA CULTURA LO SVILUPPO
Giovedì a Nuoro Decalab, incubatore e laboratorio di progetti di crescita locale
Come formare le figure che si occupano del patrimonio e delle attività culturali
di Paolo Curreli
SASSARI Chi se deve occupare e come dell’azione culturale che permetta lo sviluppo nel territorio e della gestione del patrimonio? Quali sono le figure e che tipo di competenze devono avere? Come coinvolgere le comunita? Giovedì a Nuoro, alle 17 nella sede dell’università in via Salaris 17, una delle tappe del progetto Deca. Master universitario di primo livello indirizzato alla preparazione delle figure professionali che si occupano della gestione del patrimonio e delle attività culturali. Deca è un progetto ideato e curato da Domenico D’Orsogna, professore di Giurisprudenza a Sassari. Nelle parole di D’Orsogna, il progetto nasce dalla constatazione che il settore della cultura, confrontato con una spesa pubblica in costante decremento, regole obsolete, prevalenza dello status quo, forti ostacoli all’innovazione, scarsa valorizzazione della produzione culturale contemporanea, diffidenza nei confronti dei fermenti creativi, debba affrontare questi problemi mettendo in circolo competenze, creatività e risorse che, spesso già esistenti, meritano solo essere attivate in modo efficace. «L’esigenza che si rileva è quella di aprire uno scenario in grado di sviluppare attività culturali non convenzionali che producano effetti moltiplicatori su più fronti – scrive D’Orsogna–. Si rileva altresì la necessità di trasformare le amministrazioni locali in protagoniste di azioni volte a creare valore aggiunto per il sistema culturale e artistico del territorio di riferimento». Il progetto è articolato nell’Osservatorio dei fenomeni culturali – centro di ricerca in convenzione con la facoltà di Giurisprudenza di Sassari – aperto alle altre scienze sociali ed umanistiche –, e nel Decalab, incubatore di progetti di sviluppo locale attraverso l’ innovazione sociale su base culturale. Laboratorio a cura di docenti e ricercatori italiani e stranieri, che si struttura come un ciclo di conferenze e seminari che permetteranno di acquisire gli strumenti metodologici fondamentali per l’approccio giuridico ed economico al settore culturale: elementi di conoscenza di base, di gestione, tutela e valorizzazione del patrimonio, e di organizzazione e gestione di servizi, attività ed eventi culturali. L’appuntamento di giovedì a Nuoro è proprio una delle tappe del Decalab e vedrà protagonista Guido Ferilli con il tema: “Lo sviluppo economico su base culturale” e di nuovo il 9 giugno, sempre a Nuoro, con “Le industrie culturali e creative in Europa”. Guido Ferilli, svolge attività di ricerca in Italia e all’estero (Ecuador, Svezia, Giappone dove ha lavorato sull’evoluzione della produzione culturale e creativa dopo il terremoto dell’2011). Consulente per la progettazione comunitaria nel settore culturale, è una delle voci italiane più prolifiche sul tema dello sviluppo locale su base culturale, insieme a Pier Luigi Sacco. Il suo approccio è illustrato nel suo “Sviluppo locale a base culturale: Quando funziona e perché? Alla ricerca di un framework di riferimento” Un’idea di sviluppo che vede la cultura come un motore sociale creativo e propositivo. Idea lontana anche dal luogo comune della “risorsa petrolifera”, sotterranea e ferma da cui attingere. «Se si vuole dare nuovo slancio e nuova attualità a questo modello bisogna allora liberarsi di tutte le consolatorie ma totalmente fuorvianti metafore “petrolifere” che ancora affliggono il ragionamento sul potenziale di sviluppo del nostro patrimonio culturale, inducendo a pensare in modo del tutto inappropriato che la valorizzazione economica della cultura sia una scommessa sicura che richiede soltanto di sapere, appunto, estrarre con perizia una rendita bell’e pronta – scrive sempre Ferilli in “Nuove Alleanze” –. É vero esattamente il contrario: per creare sviluppo attraverso la cultura, bisogna entrare appieno in una logica di investimento, rischio, sperimentazione, sapendo che la cultura ha un senso, anche economico, soltanto quando è viva, capace di esplorare nuovi territori, indurre il cambiamento, liberare nuove energie».
 


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