Sabato 21 maggio 2016

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
21 maggio 2016

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 9 - Edizione CA)
I tempi duri dei giovani sardi: due su tre vivono coi genitori
Non lavorano e studiano poco. Dati allarmanti sopra la media nazionale
 
La crisi del lavoro si abbatte sulle nuove generazioni. In tutta Italia e ancora di più in Sardegna, dove un giovane su tre non studia, non ha un posto e non si forma, e due su tre vivono in casa dei genitori, rifugio sicuro in un mondo fatto di precarietà e pochi soldi. Suona l'allarme anche per le famiglie, aumentano quelle senza redditi da lavoro, con punte preoccupanti nel Mezzogiorno. A fare i conti di un Paese che pur con qualche segnale incoraggiante fatica a rimettersi in marcia, è il tradizionale rapporto annuale dell'Istat, con una fotografia dettagliata e ricca di cifre.
IL RAPPORTO Cominciamo dalle buone notizie. Nel 2015 il Pil italiano fa segnare un +0,8% con un aumento di quasi un punto percentuale della spesa delle famiglie che non è servito però a rilanciare l'inflazione. Sul fronte del lavoro, rispetto al 2014 si registra una timida crescita dell'occupazione e un calo del tasso di disoccupazione, dal 12,7 all'11,9%. Insomma, dopo tre anni di recessione tornano crescita e investimenti. Ma restano gli effetti della crisi, con il triplo di famiglie povere nel Sud rispetto al Nord Italia.
IL PAESE INVECCHIA Offre spunti interessanti anche il corposo capitolo sulle variazioni demografiche e sociali. In Italia la popolazione diminuisce e invecchia: ci sono 60,7 milioni di residenti (-139 mila in un anno) mentre gli “over 64” sono 161,1 ogni 100 giovani con meno di 15 anni. Un Paese tra i piu invecchiati al mondo, con Giappone (dove l'indice di vecchiaia è di 204,9) e Germania (159,9). Anno nero per le nascite (488mila, -15mila rispetto al 2014), nuovo minimo storico dai tempi dell'Unità d'Italia. Preoccupa anche l'aumento consistente di morti (+9,1%). Cala leggermente la vita media - anche se gli italiani restano tra i più longevi del pianeta - stimata in 80,1 anni per gli uomini e 84,7 per le donne. La conseguenza è ovvia: il peso delle nuove generazioni è tra i più bassi d'Europa, con meno del 25% della popolazione di età compresa tra 0 e 24 anni.
I “NEET” SARDI Il rapporto Istat è anche un racconto - ha spiegato il presidente Giorgio Alleva nel corso della presentazione a Montecitorio - di come è cambiato il Paese dal 1926 al 2016 seguendo il percorso delle diverse generazioni. Con un occhio di riguardo per quelle nuove: i millennial (nati dagli anni Ottanta fino alla metà dei Novanta) e la “generazione delle reti”, i nati dal 1996 in poi, iperconnessi e altamente tecnologici. Ecco quindi i giovani, tra presente e futuro. Il presente è ancora una caccia al lavoro problematica. L'occupazione sale sì, ma soprattutto nella classe di età 50-64 anni, frutto dell'innalzamento dell'età pensionabile. Insomma, non sono i giovani a trainare il segno più. Tanto che nel 2015 sono più di 2,3 milioni i ragazzi di 15-29 anni non occupati e non in formazione: tre su quattro però vorrebbero lavorare. Si chiamano “neet”, dal 2008 a oggi sono aumentati di mezzo milione di unità e se in tutta Italia sono il 25,7% dei coetanei, nell'Isola la quota cresce. Nel dossier non si trovano dati disaggregati per regioni, ma nell'immensa mole di numeri elaborati dall'istituto di statistica si può trovare anche più di una traccia sulla Sardegna. Sempre nella classe 15-29 anni i neet qui sono poco meno di 70mila, cioè il 31,8% - oltre sei punti percentuali in più della media nazionale - che comunque rappresentano un'inversione di tendenza (un anno fa era il 34,2%). La classe di età 15-34 anni conta invece nell'Isola quasi 116mila unità, ben lontane dal minimo storico in tempi recenti, del 2007, quando erano poco sotto i 100mila.
I LAUREATI Lavoro ce n'è poco ma con una laurea - banale dirlo - va un po' meglio. L'istruzione - dice l'Istat - è un paracadute in tempi di crisi. In Italia il calo del tasso di occupazione, negli anni è stato meno sensibile per i dottori (da 78,5% del 2008 a 76,3% del 2015) e più netto per chi ha al massimo la licenzia media (da 46 a 42,4%) o un diploma (da 67,9 a 62,9%). Aumenta però la percentuale di “sovraistruiti”, cioè chi trova un posto per cui è richiesto un titolo di studio inferiore, dal 18,9 si è passati al 23,5%.
I BAMBOCCIONI Cosa succede quindi se non si lavora, non si studia e non ci si butta nella formazione? Semplice, non si lascia la famiglia. Nel 2015 vivono ancora con i genitori il 70,1% dei ragazzi di 25-29 anni e il 54,7% delle coetanee (vent'anni fa erano il 62,8% e 39,8%). Se si guarda poi l'intera classe di età 18-34 anni (dati del 2014), in Italia si tocca il 62,5%, con minima in Valle d'Aosta (46,6%) e massima in Puglia (70,8%). La Sardegna arriva al 67,7%, c'è un abisso con la media Ue, il 48,1%. L'Europa è ancora lontana.
Alessandro Ledda
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Libri (Pagina 51 - Edizione CA)
Saggistica
Archeologia cristiana, in due preziosi volumi
gli esperti di tutt'Italia si mettono a confronto
 
Gli atti dei convegni di studio arrivano normalmente quando la memoria delle relazioni, dei confronti e dei dibattiti si è annebbiata e le notizie oggetto degli approfondimenti sono spesso superate da nuove interpretazioni e scoperte. Ecco perché la pubblicazione degli interventi scientifici che si sono susseguiti nel corso dell'XI congresso nazionale di Archeologia cristiana, tenutosi a Cagliari dal 22 al 27 settembre del 2014, deve essere salutata come evento straordinario. Sono due i volumi che, stampati dalla Pfts University Press e intitolati “Isole e terraferma nel primo Cristianesimo. Identità locale ed interscambi culturali, religiosi e produttivi”, presentano al pubblico ottantadue relazioni. In 979 pagine sono contenuti gli interventi degli studiosi più illustri di Archeologia cristiana e, nell'ottica dell'interdisciplinarietà premiata dal Congresso, il contributo di esperti che, da altre prospettive, studiano l'età tardoantica.
Gli atti comprendono anche «i preziosi e approfonditi lavori di ricerca di giovani studiosi». Lo ha sottolineata Rossana Martorelli, presidentessa della Facoltà di studi umanistici di Cagliari e curatrice dei volumi insieme con Antonio Piras e Pier Giorgio Spanu, nel corso della presentazione dei volumi che si è tenuta nell'aula magna della Pontificia facoltà teologica della Sardegna, partner della pubblicazione insieme alle Università di Cagliari e Sassari.
Tanti gli argomenti che vengono affrontati nella corposa opera: origine ed evoluzione del Cristianesimo, organizzazione dei cimiteri, dei santuari martiriali e diffusione del culto dei Santi, edifici di culto cristiani, architettura e scultura, circolazione e scambi commerciali, epigrafia cristiana, correnti monastiche e notizie di nuovi scavi.
La Sardegna appare al centro della trattazione. Mai concepita come realtà geografica autonoma e avulsa dai contesti contemporanei, ma posta al centro di intense relazioni con le altre isole del Mediterraneo e la terraferma.
Manuela Arca
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Speciale (Pagina 10 - Edizione CA)
Teheran e l'eco
della rivoluzione 
Luca Foschi
 
TEHERAN Se non fosse per gli alti scheletri di cemento e le gru sullo sfondo, il “Museo della Santa Difesa” coinciderebbe con la visione ultraterrena dei suoi architetti. Nel vasto giardino la canicola batte feroce sui missili e le margherite, spreme brevi ombre dalle carcasse dei jet, dai cannoni e dai tulipani. È venerdì di preghiera e poche anime emergono dall'imponente struttura che contiene i cimeli della resistenza trascesa in metafisica. Fu l'attacco di Saddam, nel 1980, a unificare nel sacrificio il giovane esperimento politico khomeinista. Otto anni e centinaia di migliaia di morti come un'unzione sulla solitudine rivoluzionaria dell'Islam sciita. Nel silenzio meridiano quattro automobili incenerite riposano dentro le teche di vetro, avvolte nel sudario bianco. Sono, una roboante didascalia spiega, i “martiri nucleari”, gli scienziati uccisi dall'arroganza globale degli Stati Uniti e dalle operazioni del Mossad israeliano: scorra il sangue affinché il verbo si faccia storia e la storia dia accesso al paradiso fiorito.
Le falde dei monti Elburz toccano la periferia nord di Teheran, e le cime dove si assottigliano gli ultimi capillari di neve regalano ai verdi quartieri borghesi il privilegio di un'afa temperata. I vagoni della metropolitana cominciano a riempirsi nella stazione di Shahi Hemmet, mentre a Taleghani la massa premuta contro le portine ha già assunto l'isterica noncuranza di tutte le grandi capitali d'occidente. In superficie, dell'ambasciata americana rimangono solo le torrette arrugginite e i celebri murales dove la statua della libertà è trasfigurata in teschio ghignante e sul campidoglio svetta la bandiera israeliana.
«La vita qui non è male, ma si raggiungono in fretta i limiti», dice Mehdi, 25 anni e un accento yankee che spera di utilizzare presto oltreoceano, insieme alla laurea in ingegneria. «Non penso che le cose cambieranno. In ogni caso non ho tempo da dedicare alla politica, anche se si potesse esercitare liberamente». Ci immergiamo ancora nel flusso metropolitano, verso sud, e il convoglio attraversa lo snodo di Imam Khomeini, la grande piazza celebrativa che tutti ancora chiamano Sepah, come ai tempi dello Shah Reza Phalavi.
A Panzdah-e-Khordad i larghi marciapiedi circondano la sterminata città coperta del Bazar.
Nella piazza che si apre sull'entrata principale un nugolo di uomini, cellulare e taccuino alla mano, berciano, riflettono o appuntano orchestrati da tre broker nella compravendita dei dollari. Accanto una tenda protegge le prosternazioni della preghiera pomeridiana. “Apparenza”, mostra trionfante su google translator Wahed, 28 anni, incorniciato in un cubicolo dove trionfa caleidoscopica una teoria d'abbigliamento intimo femminile, sfornato in Cina. È la parola che risponde alla domanda sull'ortodossia dei costumi: «Sesso, droga, alcool, in questa città si può fare tutto, naturalmente con discrezione», declama il giovane marito, confermando la tesi con un video che sul cellulare mostra la festa della notte precedente. In quel che sembra un appartamento privato, musica, cocktail e chiome femminili fluttuano nella febbre della penombra stroboscopica. Negli ultimi due anni diversi report hanno raccontato l'opulenza fuori legge delle classi più abbienti, le Porsche, i botulini e la corruzione.
Per strada, invece, con l'aumento delle temperature, il governo ha dispiegato i 7000 agenti dedicati alla polizia religiosa, incaricata di sorvegliare sui brani di carne femminile, il volume della musica, i piercing e le capigliature maschili esposti alla sensibilità pubblica. La società ha reagito con un'applicazione che sul telefono indica gli avvistamenti dei guardiani della morale. La pratica «offende la dignità dei cittadini», ha affermato il primo ministro Rouhani, che ha promesso di «spedire la polizia religiosa dentro le caserme».
È stata una delle prime dichiarazioni pubbliche in fatto di libertà individuali, tema accantonato dopo le promesse elettorali per blandire i partiti conservatori gravitanti intorno alla guida suprema Khamenei, e permettere il lento percorso diplomatico che ha portato all'accordo sul nucleare. Nella strategia di Rouhani, educato in Gran Bretagna ma visceralmente legato all'establishment religioso, il miglioramento della condizione economica concederà nella seconda parte del mandato lo spazio per smussare gli eccessi creati dal populismo reazionario del suo predecessore Ahmadinejad.
Mentre il parziale reinserimento nella comunità internazionale garantisce i primi benefici, dalla vendita del petrolio ai piani d'investimenti esteri attratti da un mercato di quasi 80 milioni di persone, pesa ancora la recessione indotta dallo stritolamento delle sanzioni, che avevano invece favorito i capitali legati al blocco dei partiti intransigenti.
La disoccupazione giovanile è al 26%. Recuperare le moltitudini della nuova generazione significa allontanare lo spettro di una primavera iraniana, la nemesi della rivoluzione Khomeinista.
Poco più a sud la metropolitana approda a Shoosh, suburra centrale dove ogni segno della modernità filtrante fra le faglie del democratico regime iraniano è svanito. A pochi passi il quartiere di Dervazegh Ghar, dove i profughi afghani malati di HIV si accartocciano nell'ombra, le prostitute trottano all'imbrunire fra le piccole case bigie e file di uomini e donne divorati dall'eroina consumano acculati sul marciapiede la dose giornaliera di metadone.
Nella battaglia identitaria il blocco storico del potere religioso ha subito reagito a con l'ormai annuale competizione delle vignette anti-israeliane, e condannando la visita di Akbar Hashemi Rafsanjani, figlia dello storico leader progressista e mentore di Rouhani, ad alcuni rappresentanti della minoranza religiosa Bahà'i. «Come giovane donna Bahà'i sono tre volte penalizzata», spiega Atta, 24 anni, in un piccolo caffè della stazione Khazanè. «Ho studiato contabilità ma da due anni sono disoccupata. Ho preso la laurea nell'università online Bahà'i, l'unica concessa dal governo. I nostri uomini possono morire nell'esercito, tuttavia. Non voglio partire, l'Iran è il mio paese, esisteva ben prima che arrivasse l'Islam, ben prima della rivoluzione».
Se all'entrata nel paese la polizia di frontiera chiede con divertita disinvoltura allo straniero quale sia il suo drink preferito, assaporandone l'imbarazzo, in uscita è attenta al passaggio dei curdi, una minoranza etnica di sei milioni di uomini da sempre ridotta al silenzio. «Io sono comunista. Conosci Antonio Gramsci?», chiederà molti chilometri oltre la frontiera Shalaw, ancora in un bisbiglio.
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 27 - Edizione CA)
Via Sant'Ignazio
Dibattito sull'integrazione
con una delegazione rom
 
Lunedì, 23 maggio, alle 16, nell'aula anfiteatro giurisprudenza polo giuridico - economico dell'università, in via Sant'Ignazio, è in programma un incontro su “Prove di cooperazione fra Rom e Gagé - l'esperienza di Baks”. L'iniziativa è promossa dall'Asce (Associazione sarda contro l'emarginazione), sul tema della “questione Rom”. Al dibattito parteciperà una delegazione rom e non (gagé) proveniente dall'Ungheria.
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Cronaca di Nuoro (Pagina 45 - Edizione CA)
Nuoro
All'Exmè conferenza
sulle dipendenze da alcol,
droga, fumo, gioco d'azzardo
 
Martedì, alle 19, all'Exme di Nuoro, il progetto regionale sulle dipendenze da alcol, droga, fumo, gioco d'azzardo e internet, arrivato alla quarta edizione e realizzato grazie alla Fondazione di Sardegna e a sponsor privati. Interverranno Giovanni Biggio, dell'università di Cagliari, Massimo Diana, del Serd di Cagliari, Rosalba Cicalò, direttore del Serd di Nuoro, e Roberto Betocchi, coordinatore del progetto. Mercoledì torneo di basket al Coni di Nuoro con i ragazzi delle Medie.
 

LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Economia – pagina 15
finanziamenti
La Regione punta sulla ricerca
1,4 milioni ai due atenei isolani
 
SASSARI È destinato a finanziare premialità per i progetti europei e alla Biblioteca scientifica regionale il milione e 400mila euro destinato dalla giunta Pigliaru alle università di Sassari e Cagliari nell'ambito della legge 7 per la promozione della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica in Sardegna. In particolare, 500mila euro sono destinati alle università e agli enti di ricerca pubblici per finanziare, nell'ambito del programma Horizon 2020, quei progetti che pur avendo ottenuto un ottimo punteggio a livello europeo non sono riusciti ad agganciare il finanziamento. La Giunta, finanziando i progetti risultati migliori con l'approvazione della delibera presentata dall'assessore Raffaele Paci, intende incoraggiare e valorizzare in Sardegna l'attività di ricerca, favorirne l'internazionalizzazione e sostenere l'elaborazione di programmi in sede europea. Gli altri 900mila euro per la Biblioteca scientifica regionale saranno gestiti dalle due università insieme a Sardegna Ricerche. In totale, la delibera approvata stanzia 5 milioni e 200mila euro: nel contesto socioeconomico sardo, sottolinea Paci, l’innovazione costituisce uno dei pochi elementi che possono consentire l’innesco di dinamiche di sviluppo avanzato, capace di creare crescita e produttività nel sistema delle imprese e nelle istituzioni.
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 22
Riforma sanitaria, la voce dei pediatri
Chiedono di poter intervenire per migliorare il progetto
Obiettivi comuni per gli specialisti a congresso ad Alghero
 
SASSARI «I pediatri hanno il diritto e il dovere di partecipare al progetto per migliorare l’assistenza pediatrica nella nostra regione, facendo sentire la loro voce in un momento delicato di ottimizzazione delle risorse». Così Giuseppe Mangatia, presidente regionale e componente del direttivo nazionale della Società italiana di pediatria al congresso regionale in corso di svolgimento in questi giorni ad Alghero.
Un congresso al quale hanno preso parte quindici società scientifiche e associazioni pediatriche, un evento che non si è mai verificato in precedenza e che ha visto la presenza di oltre 200 pediatri provenienti da tutta l’isola che - tra l’altro - hanno preso parte a sette corsi precongressuali, dalle procedure per l’assistenza al bambino “critico”, all’alimentazione, dalle malattie rare alla chirurgia neonatale e pediatrica. «I pediatri devono potersi confrontare in un ambiente dove tutti si sentano protagonisti e, se serve, essere disposti ad accettare i sacrifici – ha aggiunto Giuseppe Masnata – In una società civile investimento e impegno nella cultura e nell’organizzazione della sanità devono essere incrementati e non tagliati nei momenti di crisi. Specie nelle attenzioni e nelle energie spese per le categorie più deboli».
Concetti che sono stati condivisi non solo dagli specialisti per libera scelta, ma anche dai pediatri ospedalieri, universitari, di famiglia, dei consultori, dai neonatologi e dai chirurghi pediatri. Numerosi i temi affrontati, quali l’ecografia clinica in neonatologia, chirurgia, genetica medica, malattie rare, cardiologia, una combinazione interdisciplinare che associa problematiche di vecchia e nuova data. «Abbiamo una responsabilità personale e sociale – è stata la conclusione del presidente Masnata – per il benessere dei bambini».

Questionario e social

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