Sabato 26 marzo 2016

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
26 marzo 2016
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RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA
 
1 - L’UNIONE SARDA di sabato 26 marzo 2016 / Cronaca Regionale (Pagina 10 - Edizione CA)
Il Crenos ha analizzato l'impatto economico di Sant'Efisio, Sartiglia e Cavalcata Sarda
AL TURISTA PIACE IL “GRANDE EVENTO”

I dati rivelano il forte appeal delle manifestazioni identitarie I grandi eventi sono un po' come l'estate: in Sardegna portano turisti e fanno girare l'economia. Lo dice una ricerca scientifica del Crenos, che, sulla base dell'assunto che «i consumatori non comprano più beni ma esperienze», ha analizzato Sant'Efisio, la Sartiglia e la Cavalcata Sarda e dimostrato che l'impatto è molto buono, in termini di presenze, di spesa, di grado di soddisfazione, di performance delle imprese. Inoltre - sottolinea Giuseppe Melis, professore di marketing turistico tra i curatori del monitoraggio - «chi partecipa a queste manifestazioni racconta di una serie di emozioni positive e riconosce il richiamo alla nostra identità che, di conseguenza, deve essere considerato un punto di forza».
Gli appuntamenti - a Cagliari il primo maggio, a Oristano nei giorni di Carnevale, a Sassari la penultima domenica di maggio - hanno insomma un forte appeal e aiutano la destagionalizzazione. Ma, poiché in un certo senso si promuovono da soli, bisognerebbe lavorarci su, potenziare la comunicazione, dilatare il periodo di attrazione per i visitatori, utilizzarli come “modello”.
Lo studio è cominciato nel 2013 (finanziato dalla legge regionale 7/2007) ha coinvolto 22 ricercatori delle università di Cagliari e di Sassari sotto il cappello del Crenos (Centro ricerche economiche nord sud) e una prima sintesi è stata presentata nei giorni scorsi. Emerge che la spesa media giornaliera per cibo e bevande, souvenir, guide, musei e trasporti è di 55,5 euro per Sant'Efisio, 61,4 per la Sartiglia, 41,4 per la Cavalcata. Quella per il pernottamento è rispettivamente di 38,3, 42,5 e 14,3. Nel complesso, il grado di soddisfazione è elevato, la maggior parte degli intervistati dichiara di «essere molto contento», che «l'evento rappresenta pienamente la cultura e l'identità della Sardegna ed è unico nel suo genere», che consiglierà «a parenti e amici di partecipare alla prossima edizione dell'evento» e anche «di visitare il luogo a prescindere dall'evento».
Spiega Stefano Usai, professore di Economia applicata: «Questi eventi hanno un effetto importante anche per le imprese: gli alberghi registrano un picco di presenze, anche con tariffe da alta stagione». Aggiunge Patrizia Modica, professoressa associata di Economia aziendale: «Il valore medio di occupazione delle strutture a Cagliari per Sant'Efisio è del 75,8%, altissimo, se pensiamo che la città ha un turismo prevalentemente business. Non solo: è dimostrato che le persone si distribuiscono in un raggio di molti chilometri rispetto al luogo centrale. Crediamo che gli imprenditori e le istituzioni debbano avere maggiore consapevolezza del valore strategico degli eventi, e collaborare per ampliarlo».
Cristina Cossu
 
 
2 - L’UNIONE SARDA di sabato 26 marzo 2016 / Cronaca di Cagliari (Pagina 22 - Edizione CA)
Valentina Simeone, 21 anni, ha studiato all'università di Teheran: «Paese di contraddizioni»
«PER SEI MESI SONO STATA IRANIANA»
Donne costrette a portare il velo, ma fanno valere i propri diritti
Prima ha frequentato un corso di lingua persiana, poi ha infilato la Bibbia nella valigia - in buona compagnia degli abiti occidentali - e a settembre dell'anno scorso è salita a bordo di un aereo. La destinazione era Teheran, con il biglietto di andata e anche quello di ritorno, previsto dopo sei mesi. «Messe da parte le difficoltà iniziali è stata una bellissima esperienza. L'Iran è un paese bellissimo e pieno di contraddizioni», spiega Valentina Simeone, ventun anni, iscritta al terzo anno di Lingue e prima studentessa italiana a sedersi tra i banchi dell'università di Teheran (dopo aver vinto una borsa di studio Erasmus). A pochi giorni dal rientro a Cagliari, racconta il “suo” Iran.
Com'è stato l'impatto?
«Complicato, sia perché in Iran l'inglese lo parlano in pochi, sia perché mi sono ritrovata in un mondo completamente diverso dal nostro».
Com'era?
«Sono partita con abiti occidentali: jeans e una giacca a mezza gamba, ma comunque troppo corta per le regole del posto. Prima di scendere dall'aereo il personale di volo ha invitato tutte le donne a coprirsi i capelli. Ho utilizzato una sciarpa, ma i miei sono molto lunghi, per metà restavano fuori».
Reazioni?
«Alcuni mi hanno guardato con severità, qualcuno mi ha direttamente sgridata, ma l'atteggiamento nei confronti delle donne è diverso a seconda che si tratti di una turista o di un iraniana».
Diverso come?
«Nei confronti della straniere c'è molta più tolleranza, ma per me era diverso: mi scambiavano per una del posto».
È difficile essere un'occidentale in Medio Oriente?
«Non si può generalizzare. Forse in tanti immaginano l'Iran come l'Arabia Saudita, ma non sono affatto la stessa cosa. In Iran le donne non solo hanno i diritti, ma li fanno anche rispettare. Credo che ci siano tanti pregiudizi infondati. Poi, certo, colpiscono le mille contraddizioni di Teheran».
Quali sono?
«È una città modernissima, eppure uomini e donne sugli autobus sono separati, così come nelle scuole. Solo all'Università le classi diventano miste, anche se dipende dai corsi: alle lezioni di Corano, da un lato c'erano i banchi destinati ai i ragazzi e dall'altro quelli delle donne».
Lo stereotipo della donna musulmana sottomessa, regge?
«In Iran non saprei: la mia sensazione è che le donne facciano ciò che vogliono, assumendosene poi le conseguenze. Di sicuro in aula c'è molto più rigore che per strada».
Non è esattamente libertà.
«Concordo, ma ripeto: l'Iran è il paese delle contraddizioni».
Cos'altro colpisce?
«Vedere nei bazar scarpe con tacchi altissimi e capi talmente appariscenti che, probabilmente, non si trovano neanche da noi. Davanti alle vetrine c'erano sempre tante donne con il chador ».
Oltre questo?
«Sono convinta che l'Iran abbia una percentuale altissima di donne col naso rifatto. Passeggiando per strada se ne incontrano tante ancora con i cerotti. Per non parlare del trucco pesante, dello smalto e dei rossetti messi ben oltre il contorno delle labbra, per farle sembrare più carnose».
È strano.
«Molto strano, un controsenso rispetto al rigore nel nascondere i capelli per non attrarre gli uomini».
La sua giornata tipo, a parte lo studio?
«Non ci sono discoteche, in Iran la sera si frequentano i coffe shop: sono locali dove uomini e donne condividono lo stesso spazio, ma non sono somministrati alcolici di alcun tipo».
Episodi spiacevoli?
«Mi hanno rubato il portafogli, ma fortunatamente hanno fatto riavere i miei documenti all'ambasciata. E in taxi sono certa di aver pagato una corsa almeno dieci volte il dovuto».
Tutto nella “norma”.
«A parte un giorno in cui, uscendo dalla stazione, una signora mi voleva portare nel furgone della Polizia morale, sempre per la questione dei capelli. Per strada s'incontrano donne in borghese che in realtà sono agenti di polizia, intervengono anche quando il velo è messo male».
Sara Marci
 
 
3 - L’UNIONE SARDA di sabato 26 marzo 2016 / Cronaca di Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
Il funerale del quindicenne morto all'ospedale San Giovanni di Dio
IL TRISTE ADDIO AD ALI
Le abluzioni, il rito e la tomba nell'area riservata
Aveva quindici anni, un'età nella quale si dovrebbe pensare solo alle interrogazioni del giorno dopo, alla partita di calcetto, ai primi innamoramenti. Ma Abshir Ali Nur, il giovanissimo somalo morto subito dopo il suo arrivo a Cagliari, non si era mai potuto concedere il lusso di essere un bambino: la galera nel suo paese, le torture degli schiavisti in Libia, la ferocia delle milizie dell'Isis al momento dell'imbarco, la traversata del Mediterraneo a bordo di un barcone riempito all'inverosimile. E quella broncopolmonite che ha stroncato troppo presto la sua vita.
IL FUNERALE Una storia che non poteva lasciare insensibili: in tanti si sono mobilitati per rendere umano almeno l'ultimo saluto. Il Comune si è accollato le spese per il funerale mentre l'Azienda ospedaliera universitaria ha organizzato la cerimonia. Alle 9, gli imam sono entrati al San Giovanni di Dio, l'ospedale dove il ragazzo è morto, e hanno provveduto alla rituali abluzioni: secondo la religione islamica, i defunti devono presentarsi al cospetto di Allah puliti. E devono indossare solo un panno bianco per simboleggiare il fatto che, davanti alla morte, sono tutti uguali, a prescindere dal censo.
LA CERIMONIA Un rito che si è protratto più del previsto. Ad attendere la salma al cimitero di San Michele c'erano il commissario dell'Azienda sanitaria Giorgio Sorrentino e l'assessore alle Politiche sociale Luigi Minerba in rappresentanza del Comune. Con loro, anche la comunità somala residente in città, convocata dall'associazione Corno d'Africa. La bara è stata portata nella sala destinata ai riti non cattolici dove gli imam hanno guidato la brevissima preghiera. “Allahu Akbar” hanno ripetuto più volte con un tono lontano anni luce dalle urla dei fanatici che usano la religione per giustificare i loro crimini. Una cerimonia semplice: la salma è stata poi portata nell'area destinata ai defunti non cristiani ed è stata seppellita vicina ai musulmani morti in città.
IL RAGAZZO È stata l'occasione per dare l'ultimo saluto a una persona tanto sfortunata. Un ragazzino arrivato a Cagliari con un versamento pleurico che ha fatto collassare un polmone e ha provocato uno spostamento delle ossa. Un ragazzo partito da solo che ancora non è stato identificato. Le foto del giovane sono state fatte circolare tra gli altri 700 migranti, con l'obiettivo di identificarlo con certezza per poter poi avvertire la famiglia. Perché ai migranti i cellulari non servono certo per giocare ma per comunicare alle proprie famiglie a casa di essere vivi.
Marcello Cocco
 
 
4 - L’UNIONE SARDA di sabato 26 marzo 2016 / Agenda Cagliari (Pagina 29 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. Lacaton e Vassal
Due architetti di successo al seminario
I famosi architetti Anne Lacaton e Jean-Philippe Vassal saranno i protagonisti del seminario in programma il
primo aprile, alle 17.30, nell'Aula magna dell'Università in via Corte d'Appello. L'appuntamento aperto a tutti è intitolato “Re-invent”. Al centro della discussione sarà il racconto del lavoro dello studio Lacaton&Vassal, i cui più recenti lavori saranno presentati nella mostra internazionale allestita nelle sale del centro d'arte e cultura “Il Ghetto”, in via Santa Croce, che resterà aperta dal 1° al 17 aprile. Lo studio dei due architetti è aperto dal 1989, la loro attività si svolge in Francia e in altri paesi. Hanno ricevuto diversi premi internazionali. I lavori dello studio sono stati nominati più volte per il Mies Van der Rohe Award, premio europeo per l'architettura contemporanea.
 
 
5 - L’UNIONE SARDA di sabato 26 marzo 2016 / Esteri (Pagina 16 - Edizione CA)
IL CAIRO. La nuova versione egiziana non convince
REGENI, FALSE VERITÀ «Rapina finita male, colpevoli uccisi» 

IL CAIRO Una rapina finita male. Una tesi che sembra fare a pugni con le lunghe sevizie inflitte per giorni a Giulio Regeni - il ventottenne ricercatore friulano ucciso lo scorso gennaio in Egitto - e che infatti in Italia è accolta con estremo scetticismo.
Dal Cairo due giorni fa si era parlato di una banda di sequestratori che avrebbe prelevato Regeni tentando poi di derubarlo. In seguito alla reazione decisa del giovane, i malviventi lo avrebbero ucciso. Poi la banda sarebbe stata sgominata: i suoi componenti, cinque, sarebbero stati uccisi nella capitale egiziana. Per accreditare questa versione, il ministero dell'Interno del Cairo ha affermato che il portafoglio di Regeni, contenente i suoi documenti, è stato trovato in una sacca di pelle rossa all'interno di un appartamento ricollegabile alle persone uccise.
Ma questa ricostruzione non sembra far breccia tra le autorità italiane. Né tantomeno convince la famiglia dello studente ucciso, che attacca duramente il governo del Cairo: «Siamo feriti e amareggiati dall'ennesimo tentativo di depistaggio da parte delle autorità egiziane», hanno dichiarato i genitori di Regeni, definendo la teoria della rapina «un'oltraggiosa messa in scena».
È lapidario e perentorio il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che lancia su twitter l'hashtag “#Regeni Italia insiste: vogliamo la verità”.
Corale - e trasversale - la perplessità del mondo della politica. Lara Comi, di Forza Italia, sentenzia che «la versione della banda di sequestratori non regge». L'ex premier Enrico Letta affida a Twitter il suo scetticismo rispetto alla tesi egiziana. Giacomo Stucchi, presidente del Copasir, critica aspramente «la nuova “verità” confezionata dall'Egitto, che offende ulteriormente la memoria di Regeni».
Matteo Bordiga


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LA NUOVA SARDEGNA
 
 

6 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 26 marzo 2016 / Sassari - Pagina 35
A GIULIO ROSATI IL TITOLO DI PROFESSORE EMERITO
SASSARI Grande e graditissimo riconoscimento per il neurologo Giulio Rosati che è stato nominato, con decreto del ministero, professore emerito. La decisione del ministro dell’Istruzione Stefania Giannini arriva a coronamento di una lunga carriera nel campo medico che ha visto Giulio Rosati impegnato per tantissimi anni nell’insegnamento nella facoltà di Medicina di cui è stato preside. Nato a Parma Rosati è arrivato a Sassari nel 1969 per il primo incarico da assistente, poi la carriera accademica che lo ha portato a importanti risultati nel campo della ricerca. Si è occupato prevalentemente di sclerosi multipla e infatti è proprio l’associazione Sclerosi multipla a complimentarsi con lui per questo riconoscimento: «Fu lui - si legge in una nota- nel lontano 1982 ad evidenziare che la Sardegna era un’area ad alto rischio presentando, a livello mondiale, la percentuale maggiore di malati di sclerosi». Rosati è stato direttore regionale del Centro sclerosi multipla e membro dell’American Neurological Association. A Giulio Rosati sono arrivate le felicitazioni del rettore Massimo Carpinelli.
 
 
7 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 26 marzo 2016 / Sassari - Pagina 35
ACCORDO SASSARI-TUNISI PER LE FACOLTÀ DI VETERINARIA
SASSARI Nuovo accordo di collaborazione tra l’Università di Sassari e gli atenei tunisini. Nei giorni scorsi il Dipartimento di Medicina veterinaria dell’ateneo cittadino ha firmato una importante intesa con la facoltà di Medicina Veterinaria di Tunisi. Si tratta, annuncia l’Università con una nota di un patto «per la formazione universitaria pre e post laurea e per lo sviluppo di piani di ricerca di comune interesse». «L’intesa – spiega l’ufficio comunicazione dell’ateneo – è stata raggiunta a Tunisi, durante un incontro al quale hanno partecipato una delegazione del Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’ateneo di Sassari, i colleghi della facoltà di Medicina Veterinaria di Tunisi, l’Unione Generale dei Medici Veterinari della Tunisia, il Governatore per l’Agricoltura della regione di Kairouan». «Un altro importante risultato è stato registrato proprio a Kairouan, nel nord est della Tunisia – conclude la nota dell’Università –, dove è stato sancito un accordo di cooperazione per lo sviluppo dell’allevamento degli animali di interesse zootecnico con il governatore per l’Agricoltura della Regione e le diverse associazioni di allevatori della Tunisia».
 

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