Martedì 22 marzo 2016

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
22 marzo 2016
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA


1 - L’UNIONE SARDA di martedì 22 marzo 2016 / Cronaca di Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
Circa quattromila persone alla “passeggiata” per il diritto all’alta formazione
IN CORTEO PER L’UNIVERSITÀ
Del Zompo: «La battaglia per la nostra sopravvivenza»
«C’è tutta l’Università», sospira uno studente mentre il serpentone umano scende in via Santa Margherita. Sembra un’esagerazione, non lo è: sono almeno quattromila le persone che partecipano alla “Passeggiata per una nuova primavera dell’Università”. Quattromila persone, esattamente il numero di iscritti all’ateneo cagliaritano.
 IL CORTEO La voglia di protestare è tanta. Al punto che non viene neanche rispettato il classico “quarto d’ora accademico”: l’appuntamento è davanti alla sede del rettorato alle 10.30. Dieci minuti più tardi il corteo è già in movimento: a guidarlo la rettrice Maria Del Zompo che tiene con il sindaco Massimo Zedda il vessillo dell’Università (tra i politici, assenti i rappresentanti della Giunta regionale, ci sono il consigliere regionale Francesco Agus e la presidente della commissione comunale Cultura Francesca Ghirra). «Non abbiamo i fischietti», dice. E invita i partecipanti al corteo: «Urlate i vostri slogan, cantate».
 LE RAGIONI Lei, il massimo rappresentante dell’ateneo, utilizza un microfono collegato a una cassa mobile per spiegare il perché della “passeggiata”. «Gli studenti sardi», afferma, «sono penalizzati da criteri che li considerano numeri non persone». E, giusto per dimostrare che le sue non solo parole, aggiunge: «Solo il sette per cento degli studenti in Italia riceve una borsa di studio: a Cagliari, nell’ultimo anno, 450 ragazzi hanno dovuto abbandonare perché non avevano una borsa».
 LA CITTÀ Il corteo, partito da via Università, scende in via Cammino Nuovo. Del Zompo, donna di “lotta e di governo”, lancia i suoi strali. «Se tra noi c’è qualcuno che ha votato la “riforma Gelmini”, se ne può anche andare». Il serpentone si ingrossa: quando arriva in via Santa Margherita il traffico si blocca. Ma non si sentono i clacson che, in queste occasioni, fanno da colonna sonora: gli automobilisti ricevono i volantini li leggono. E sembrano condividere la protesta. Nessuna lamentela neanche quando il corteo, superata piazza Yenne, “ruba” la corsia in discesa del largo Carlo Felice.
 L’ARRIVO Che la manifestazione sia andata oltre le previsioni lo si capisce all’arrivo in Municipio, punto d’arrivo del corteo. Erano stati sistemati due tavolini da dove gli oratori avrebbero dovuto parlare. Ma non c’è spazio. Così il microfono viene sistemato nella prima rampa della scalinata. «È la battaglia per la nostra sopravvivenza», dice Del Zompo. «Ma non è», le fa eco Zedda, «la battaglia dell’ateneo: è la battaglia della città e della regione». E Patrizia Mureddu, decana del Senato accademico, chiede più attenzione per gli studenti che arrivano da famiglie non benestanti». Dopo l’intervento del presidente del Consiglio comunale Ninni Depau, chiude Roberto Vacca, rappresentante degli studenti: «È incredibile che la Regione non trovi sette milioni per le borse di studio, una cifra che rappresenta lo 0,1 per cento della Finanziaria».
 Marcello Cocco
 
 
 
2 - L’UNIONE SARDA di martedì 22 marzo 2016 / Cronaca di Oristano (Pagina 32 - Edizione CA)
ORISTANO. Centinaia di studenti in piazza contro i tagli
PROTESTA PER DIFENDERE L’UNIVERSITÀ
Con striscioni e cartelli sono scesi in piazza per difendere «l’università pubblica». Ieri mattina centinaia di studenti del Consorzio Uno hanno aderito alla manifestazione che contemporaneamente si è svolta in tante altre città italiane per protestare contro i tagli del governo.
«Stiamo manifestando contro le scelte dello Stato che ha deciso di ridurre le risorse per gli atenei - spiega Laura Tiana, studentessa del corso di Biotecnologie industriali - sono previsti tagli per le borse di studio, quindi chi non avrà la possibilità economica non potrà più frequentare l’università». Gli studenti ricordano inoltre le riduzioni di fondi per i dottorati di ricerca, le specializzazioni e il progetto Erasmus. «Ci tolgono la possibilità di approfondire le nostre conoscenze» va avanti. I ragazzi mentre in corteo hanno sfilato dal chiostro del Carmine, sede dell’università oristanese, fino a piazza Roma. Hanno urlato a gran voce vari slogan «si allo studio, no ai tagli». Accanto a loro anche numerosi docenti, il coordinatore del corso di Biotecnologie industriali Enrico Sanjust oltre agli assessori comunali e ad alcuni consiglieri che non hanno voluto far mancare il proprio sostegno all’università.
I tagli rischiano di penalizzare soprattutto gli atenei del sud, e quelli periferici come il Consorzio Uno rischiano di scomparire per via di parametri che non tengono conto della specificità del territorio. ( v. p. )
 
 
 
3 - L’UNIONE SARDA di martedì 22 marzo 2016 / Provincia di Sassari (Pagina 39 - Edizione CA)
Sassari
TUTTI I DISAGI DELL’ATENEO
Anche l’Ateneo di Sassari ha indetto la sua "Primavera dell’Università", per riportare il valore dell’istruzione e dell’alta formazione al centro dell’agenda politica. Ieri è stata una giornata intensa per gli studenti e i docenti riuniti nell’aula Magna per un dibattito aperto dal rettore Massimo Carpinelli con un minuto di silenzio in onore degli Erasmus vittime dell’incidente stradale avvenuto a Freginals, in Spagna. Le istituzioni hanno dimostrato vicinanza nei confronti dell’Università: tra gli altri ha partecipato il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau, che ha garantito l’impegno della Regione per il diritto allo studio. «Oggi vogliamo dare un segnale forte delle condizioni di estremo disagio in cui versa l’Università - ha detto il rettore- e vogliamo che questa giornata serva da fermo richiamo agli organi di Governo». ( c. fi. )
 
 
 
4 - L’UNIONE SARDA di martedì 22 marzo 2016 / Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
DRAMMA ERASMUS. Confermate le sette vittime italiane. Renzi in Catalogna
LA STRAGE DELLE STUDENTESSE
Indagato l’autista del bus: «Mi sono addormentato»
Il governo catalano ha confermato il bollettino diffuso domenica dalla Farnesina: fra le tredici studentesse Erasmus vittime dell’incidente avvenuto l’altro ieri in Catalogna, sette sono italiane. Tre toscane, una genovese, una friulana, una romana, una di Torino. In un altro bus, c’erano due ragazzi cagliaritani. «Mi sono addormentato», ha ammesso l’autista indagato per omicidio colposo plurimo. Renzi è volato in Catalogna. «Un lutto per tutti gli italiani». A PAGINA 8

Cronaca Italiana (Pagina 8 - Edizione CA)
La Farnesina diffonde i nomi delle sette vittime italiane. Il difficile riconoscimento dei corpi
STRAGE DELLE STUDENTESSE ERASMUS
L’autista: «Mi sono addormentato»
BARCELLONA Sono arrivati tutti all’obitorio di Tortosa, venti chilometri dal luogo della tragedia, i genitori e i familiari delle sette studentesse italiane. Tutti lì, con i parenti delle sei ragazze che come le nostre connazionali erano arrivate lo scorso gennaio per uno stage a Barcellona e adesso - dopo l’incidente del bus che le riportava in città all’indomani di una gita a Valencia per assistere alla Notte dei Fuochi della Fiesta de Las Fallas - torneranno a casa ciascuna dentro una bara.
Il portavoce del governo catalano ha confermato il bollettino diffuso domenica sera dalla Farnesina: sette fra le vittime sono ragazze italiane. Si tratta di Francesca Bonello, Elisa Valent, Valentina Gallo, Elena Maestrini, Lucrezia Borghi, Serena Saracino e Elisa Scarascia Mugnozza. Le altre sono due studentesse tedesche, un’austriaca, una francese, una romena e una uzbeca. Erano tutte in Spagna con Erasmus, il programma che dà modo agli studenti delle università europee di seguire i corsi in altri Paesi.
Nell’obitorio di Tortosa, dove i corpi sono stati composti per il riconoscimento, una distesa di fiori. È stato difficile identificare le vittime poiché molte non avevano documenti e per via delle condizioni di alcuni corpi (necessario l’intervento di una squadra di medici forensi) dopo il terribile schianto. Anche per questo i nomi sono stati diffusi soltanto ieri mattina. La prima vittima italiana identificata è Valentina Gallo, fiorentina, 22 anni, iscritta alla facoltà di Economia. Poi la morte di altre due giovani toscane, spirate in ospedale per le ferite gravissime: Elena Maestrini, 21 anni, di Gavorrano (provincia di Grosseto), pure lei studentessa di Economia; e Lucrezia Borghi, di Greve in Chianti. Le tre ragazze, amiche, avevano chiesto il prolungamento di un mese, fino a tutto luglio, del programma Erasmus.
Non ce l’hanno fatta Francesca Bonello, 24 anni, genovese, che frequentava Medicina; Elisa Valent, 25 anni, friulana di Gemona; Elisa Scarascia Mugnozza, romana, anche lei studentessa di Medicina. In ospedale è morta anche Serena Saracino, 23 anni, torinese iscritta a Farmacia. I suoi genitori, sentita alla televisione la notizia dell’incidente, sono partiti domenica pomeriggio in auto dopo che avevano tentato inutilmente di mettersi in contatto con la figlia. «L’ho mandata in Spagna tranquillo e ora è morta - ha detto Alessandro Saracino, il padre di Serena -. Non è possibile che i ragazzi arrivati in questo Paese per goderne e studiare, facciano una fine così assurda».
Anche 34 feriti nel bilancio della tragedia. Gli italiani sono sei, due subito dimessi, altri due ricoverati in gravi condizioni in ospedale. Una studentessa piemontese, Annalisa Riba, 22 anni, della provincia di Cuneo, studentessa di Farmacia, è fuori pericolo. Come Laura Ferrari, 23 anni, modenese iscritta a Giurisprudenza: dopo un’operazione chirurgica è in coma farmacologico, ma non in pericolo di vita.
Erano 56 in tutto, e di quattordici nazionalità diverse, gli studenti che viaggiavano sull’autobus sbandato, l’ultimo di un convoglio di cinque mezzi che sabato aveva accompagnato 300 ragazzi a Valencia. La maggior parte dei passeggeri dormiva quando, domenica all’alba, sull’autostrada Ap7 l’autista ha perso il controllo del mezzo a causa di un colpo di sonno. L’uomo, 63 anni, indagato per omicidio colposo plurimo, negativo ai test su tasso alcolemico e droga, ha ammesso: «Mi dispiace, mi sono addormentato».
 
 
 
5 - L’UNIONE SARDA di martedì 22 marzo 2016 / Cronaca Italiana (Pagina 8 - Edizione CA)
Francesca Balconi a Barcellona con altri quattro sardi
«Papà, stai tranquillo: non ero su quel pullman»
Quando ha visto la scena della tragedia non ha pensato che fosse coinvolto un pullman di ragazze che rientravano dalla stessa festa di Valencia. Francesca Balconi è una studentessa 25enne di Cagliari che sta studiando Medicina grazie all’Erasmus in una clinica di Barcellona. Con altri quattro ragazzi fa parte di un gruppo di sardi che da mesi studiano in Spagna: Carlo Alfano, di Cagliari; Giovanni Congiu, di Tortolì (che su Facebook racconta di non essere salito su quel bus); Claudia Fanari, di Narbolia e Michela Didu, di Arbus.
Raggiungere al telefono Francesca Balconi è impossibile: le linee Whatsapp sono sovraccariche. Per lei parla il padre Carlo. «Mia figlia faceva parte di uno dei tre gruppi che sono andati a Valencia per assistere alla festa in onore di San Giuseppe. Una celebrazione simile a Sant’Efisio, ma con aspetti religiosi meno marcati. Tanto che le maschere belle e sofisticate stile Salvador Dalì alla fine della processione vengono bruciate. Francesca era partita da Plaza de España sabato mattina alle 8. Arrivata a Valencia aveva girato per la città e assistito ai riti. Il rientro domenica mattina alle 5,30». Mezz’ora dopo il pullman della morte. «Solo una volta rientrata a casa ha collegato il rallentamento in autostrada con la morte delle studentesse Erasmus», aggiunge il padre Carlo. «Durante il viaggio ha dormito». Gli autisti erano alterati? «No, per lo meno il suo. Nessun bagordo, ha trascorso la notte in albergo».
Con lei anche Carlo Fanari, studente di medicina 24enne, compagno di corso di Claudia Fanari, a Barcellona con Erasmus da settembre dell’anno scorso. «Rientrerò a Cagliari a giugno». Cosa è successo sul pullman della morte? «Il mio gruppo ha partecipato ai festeggiamenti di Valencia poi siamo rientrati a Barcellona». Quando avete saputo della tragedia? «Sul pullman ho dormito e avevo il telefono spento. Solo stamattina (ieri per chi legge) ho fatto la triste scoperta». Poi il lutto. «Tutte le attività universitarie sono bloccate. C’è solo spazio per la preghiera e il ricordo di chi non c’è più».
Andrea Artizzu
 
 
 
6 - L’UNIONE SARDA di martedì 22 marzo 2016 / Cronaca di Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
Università
La pubblicità nell’era web: convegno
“Pubblicità, nuove competenze, forma e innovazione per una professione che cambia pelle” è il tema dell’intervento specialistico e multidisciplinare programmato per oggi, alle 16, nell’aula 6 della facoltà di Studi umanistici a Sa Duchessa. Lo organizza il corso di laurea in Scienze della comunicazione.
Sono previsti gli interventi di Giovanni Ragone, Giuseppe Melis, Enrico Cicalò e Simone Sangiorgi.
L’iniziativa prende spunto dalla recente pubblicazione del volume “Analogie 3 - Il medium pubblicità”, curato da Giovanni Ragone dell’Università La Sapienza di Roma. La pubblicazione analizza come, in una società delle reti matura, il medium pubblicità si sta riconfigurando e rinnovando soprattutto nelle forme e nelle professioni.
La diffusione dei media digitali ha obbligato i vecchi media di massa (cinema, televisione, radio) a un doloroso ripensamento dei linguaggi e dei contenuti. La moderna pubblicità entra in una crisi radicale proprio negli anni Novanta, in concomitanza con l’introduzione delle nuove forme di comunicazione digitale.
Durante l’intervento specialistico in programma oggi a Sa Duchessa, i relatori tenteranno di dare una risposta a un quesito: quali competenze, abilità e nozioni devono possedere le persone che puntano a lavorare nel settore della pubblicità?


 
 
7 - L’UNIONE SARDA di martedì 22 marzo 2016 / Agenda Cagliari (Pagina 22 - Edizione CA)
RICERCA CRENOS. Benefici economici
Quanto vale Sant’Efisio in Sardegna
Il Crenos, con gli Atenei di Cagliari e Sassari, organizza un convegno di chiusura del progetto di ricerca “Monitoraggio e valutazione dell’impatto economico degli eventi culturali e sportivi sull’economia regionale”. L’appuntamento è per domani, dalle 10 alle 13, al Centro comunale d’arte e cultura “Il Ghetto”, in via Santa Croce 18. Il progetto, finanziato dalla Regione, risponde alla specifica richiesta di viale Trento di progettare un modello utile alla valutazione dell’impatto sul territorio degli eventi culturali e sportivi con valenza turistica. In particolare saranno illustrati i risultati relativi ai tre casi di studio selezionati: la Festa di Sant’Efisio, Sa Sartiglia e la Cavalcata Sarda. Per l’occasione verrà inoltre condotto un approfondimento specifico sulla Festa di Sant’Efisio. Coordina i lavori del convegno Stefano Usai, referente scientifico del progetto.

 
 
 
8 - L’UNIONE SARDA di martedì 22 marzo 2016 / Salute (Pagina 13 - Edizione CA)
Un macchinario usato a Trieste e a Cagliari
Nuova tecnica per i tumori del cavo orale
Tecniche diagnostiche innovative per individuare e sconfiggere i tumori invisibili del cavo orale. Sono quelle portate avanti con successo dall’equipe guidata del professore Giancarlo Tirelli, Direttore della Clinica di Otorinolaringoiatria dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Trieste, tra i pochi chirurghi in Italia a combinare una sofisticata macchina endoscopica, capace di rilevare tessuti tumorali anche non visibili a occhio nudo, e una tecnica chirurgica mini-invasiva che riesce a risparmiare dal bisturi ampie porzioni di tessuto sano in passato sacrificabili. Un protocollo portato avanti in Italia in pochissimi centri, tra cui anche quello della clinica di Otorinolaringoiatria del Policlinico di Monserrato diretta dal professor Roberto Puxeddu.
«Ormai siamo in grado di effettuare in tempo reale diagnosi approfondite come mai in passato - dice Tirelli - in sala operatoria utilizziamo un macchinario con tecnologia NBI, un sistema endoscopico che tarato su un particolare spettro visivo riesce a individuare alterazioni della mucosa, non visibili con i metodi alternativi, e la presenza di nuovi capillari tipici di un tessuto precanceroso. Si riesce così a riconoscere il tumore in uno stato precoce e più facilmente curabile».
Un dispositivo simile è adottato da anni nella struttura monserratina guidata da Puxeddu. «In alternativa al NBI si può utilizzare un endoscopio con tecnologia SPIES, dotato di uno spettro di colori più ampio e in grado quindi di distinguere maggiori particolari del tessuto in esame».
Ma i vantaggi regalati da queste nuove tecniche diagnostiche vanno oltre. I sistemi ottici più sensibili sono anche capaci di analizzare meglio tessuti tumorali in fase avanzata.
«Con l’uso dell’NBI - conferma Tirelli - il chirurgo riesce a distinguere con certezza i tessuti sani da quelli malati, tracciando senza indecisioni i confini del tumore. Un aiuto non da poco nel momento in cui si dovrà procedere con l’asportazione di tutta la massa neoplastica».
Il punto debole della chirurgia del passato era infatti la percentuale di recrudescenza dei carcinomi trattati. «Nel 50% dei casi trattati chirurgicamente - continua il medico triestino - il paziente presenta una ricomparsa del tumore, una percentuale inaccettabile al giorno d’oggi. Segno che il bisturi non è riuscito ad asportare tutto il tessuto malato perché non visibile agli occhi dello specialista». Eppure i protocolli chirurgici tradizionali impongono l’asportazione di un lembo di sicurezza di circa 3 centimetri oltre il confine visibile del tumore. Accorgimento che a conti fatti non è sufficiente a evitarne una ricomparsa. «Con i nuovi sistemi invece si può tagliare nel punto giusto, limitando inoltre al minimo la perdita di tessuto sano grazie alle tecnologie chirurgiche mini-invasive».
Il protocollo clinico avviato da un anno nel centro friulano dovrà attenderne altri quattro perché possa essere ufficialmente omologato. «Ma sui dodici casi fino a ora seguiti, in nessuno è stato registrata una recidiva».
Numeri positivi anche per gli 80 casi seguiti da tre anni in Sardegna dal professor Puxeddu, con cui non a caso Tirelli ha avviato una stretta collaborazione. «I viaggi della speranza sono una pagina del passato - assicura il chirurgo dell’azienda ospedaliera cagliaritana - nell’Isola abbiamo competenze e apparecchiature all’avanguardia con le quali riusciamo a diagnosticare e curare anche i tumori più precoci, contribuendo a risparmiare tempo, denaro e migliorare la qualità di vita dei pazienti».
 Luca Mascia
 
Salute (Pagina 13 - Edizione CA)
Ma è fondamentale la tempestività della diagnosi
In Sardegna è alta la percentuale dei casi risolti positivamente
Sottovalutato e confuso spesso con patologie meno gravi, il tumore al cavo orale è diventato per questo motivo uno dei nemici più temibili della nostra salute. Un paziente poco attento e informato può infatti confonderlo facilmente con sintomi più comuni: gola arrossata, lesioni non guarite, ulcere e ascessi. In realtà, il carcinoma ai tessuti che vanno dalle labbra fino alle tonsille, nell’Isola è più frequente di quanto si possa immaginare. «L’incidenza in Sardegna è di sette casi su centomila - conferma il professor Roberto Puxeddu, Direttore della Struttura Complessa di Otorinolaringoiatria del Policlinico di Monserrato - e la percentuale di casi risolti positivamente, come in ogni terapia anti tumorale rispecchia la tempestività della diagnosi».
I dati sulle terapie dimostrano che un tumore del cavo orale identificato nelle prime fasi di sviluppo ha circa l’80% di probabilità di essere debellato. «Possibilità che scendono al 50% se la diagnosi arriva quando sono comparse le prime metastasi al collo, e precipitano al 20% se quest’ultime vengono rilevate in punti ancora più lontani dal tumore d’origine».
In Italia le statistiche oscillano da un minimo di 4 a un massimo di 12 casi ogni centomila abitanti in relazione ai fattori di rischio prevalenti nelle varie aree geografiche. È certo tuttavia che l’incidenza negli uomini sia circa tripla rispetto alle donne, mentre anagraficamente colpisce soprattutto pazienti ultraquarantenni (il 95% dei casi) con una media di 65 anni e un picco di 70.
«Tra i fattori di rischio più frequenti registriamo il fumo, l’alcol, l’abrasione delle mucose da protesi dentarie mal posizionate, ma anche alcune infezioni - spiega Puxeddu - come quella del Papilloma Virus, solitamente abbinato alla comparsa di tumori femminili al collo dell’utero e oggi sempre più indicato come causa frequente di neoplasie al cavo orale».
I ricercatori hanno appunto individuato tra i comportamenti a rischio anche il sesso orale non protetto, tramite il quale il Papilloma virus si trasmetterebbe, sia tra pazienti etero che omosessuali.
In assenza di sintomi specifici le visite laringoiatriche periodiche rimangono la strategia terapeutica più efficace. A questo si può abbinare una vita sana senza tabacco, una dieta povera di alcolici, di cibi eccessivamente piccanti, salati o bollenti e ricca al contempo di frutta e verdure. Senza predisposizioni genetiche particolari un’attenta igiene orale e rapporti sessuali protetti completano il quadro di una prevenzione ottimale.
 L.M.
 
 
 
9 - L’UNIONE SARDA di martedì 22 marzo 2016 / Agenda Cagliari (Pagina 22 - Edizione CA)
CORSO DI TEATRO
Dal 2 aprile gli studenti dell’Università, regolarmente iscritti, potranno partecipare al corso di teatro gratuito, realizzato con i contributi Ersu e organizzato da UniCa Lgbt. Il laboratorio si svolgerà ogni sabato dalle 15 alle 18, alla Mem in via Mameli.
 
 
 
10 - L’UNIONE SARDA di martedì 22 marzo 2016 / Cultura (Pagina 41 - Edizione CA)
AGENDA. Ad Alghero l’antropologa Martina Giufrè
La lezione di Donatella Nuzzo
Zanarini: scienza e fantascienza
CITTADELLA DEI MUSEI “I vescovi e l’organizzazione delle chiese da Damaso a Gregorio Magno” è il titolo della lezione che domani alle 15 a Cagliari Donatella Nuzzo (docente di Archeologia e Storia dell’Arte tardoantica dell’Università di Bari) terrà nell’Aula rossa della Cittadella dei Musei nell’ambito della cattedra di Archeologia Cristiana e Medievale).
 CYRANO Domani alle 19 l’antropologa Martina Giufrè sarà ospite della libreria Cyrano di Alghero (via Vittorio Emanuele, 11) per presentare, insieme a Marinela Costantin e Fiore Manzo, il libro “Uguali, diversi, normali. Stereotipi, rappresentazioni e contro narrative del mondo rom in Italia, Spagna e Romania”. Introdurrà l’incontro il giornalista Costantino Cossu. Durante la serata verrà dedicato un momento alla raccolta di Poesie “Pezzi di cielo congiunto” di Manzo Fiore con letture di Anna Borghi.
 MONTE CLARO Ritorna giovedì l’appuntamento con “Scienza e fantascienza tra conoscenza, inquietudine e meraviglia”, la rassegna promossa dalla Biblioteca provinciale di Cagliari, che si terrà alle 18 nella sala conferenze situata all’interno del parco di Monte Claro. A intervenire sul tema “La guerra dei mondi: scienza e senso comune, quando il virtuale diventa la realtà più reale” sarà il fisico informatico Pietro Zanarini prendendo spunto dal libro “Il ponte” di Iain Banks. L’incontro sarà coordinato da Roberto Paracchini mentre le letture di brani del libro saranno affidate a Rossella Briganti. (gr.pi.)
 
 
 
11 - L’UNIONE SARDA di martedì 22 marzo 2016 / Provincia di Sassari (Pagina 39 - Edizione CA)
SASSARI. Studio e impresa
Con la Start Cup parte la corsa di idee e talenti
Favorire la creazione di impresa e mettere in luce i talenti e le idee innovative mettendosi alla prova in un ambiente protetto: è questa l’idea che l’Università di Sassari, attraverso la competizione Start Cup, porta avanti da anni. Un’iniziativa di successo che nelle edizioni precedenti ha raccolto complessivamente 247 idee di business, presentato 62 business plan (9 nel 2015) ed erogato premi per 102.000 euro, coinvolgendo più di 750 aspiranti imprenditori; erogando oltre centoventi ore di formazione alla cultura di impresa ed al trasferimento tecnologico; contribuendo alla costituzione di 18 nuove imprese. La competizione prevede una sfida locale, che si svolgerà parallelamente nelle due sedi di Cagliari e Sassari tra marzo e giugno, una sfida regionale tra i migliori business plan presentati nei due Atenei, che si concluderà in ottobre, la finale nazionale, nella quale si sfideranno i finalisti delle Start Cup regionali.
Nella fase locale gestita dall’Università di Sassari si prevedono attività gratuite di formazione e di accompagnamento alla redazione del Business Plan e la possibilità di confrontarsi con un business game.
Ogni tappa della competizione si concluderà con l’assegnazione di premi in denaro e in servizi. La sfida regionale proclamerà i tre vincitori di Start Cup Sardegna 2016, cui spetteranno premi da 8000, 4000 e 2000 euro e la possibilità di partecipare (ma solo per i gruppi collegati al mondo della ricerca pubblica) alla fase nazionale del 14° Premio Nazionale per l’Innovazione (PNI) che si terrà a Modena il prossimo mese di dicembre.
 
 
 
12 - L’UNIONE SARDA di martedì 22 marzo 2016 / Provincia di Oristano (Pagina 34 - Edizione CA)
Santu Lussurgiu
Il film su Sa Chida santa all’Università di Sassari
Stasera all’Università di Sassari verrà proiettato il film sulla suggestiva settimana santa di Santu Lussurgiu, realizzato da Renato Morelli nel 1988. Il documentario racconta Sa Chida Santa attraverso la lente etnografica del regista trentino che per l’occasione si avvalse della consulenza musicologica di Pietro Sassu. Uno dei primi documentari girati in Sardegna sui riti e processioni pasquali, che ha ottenuto riconoscimenti a livello internazionale. La proiezione è organizzata dal laboratorio di Antropologia visuale Fiorenzo Serra e dalla società umanitaria-Cineteca Sarda di Cagliari. ( j. p. )
 
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LA NUOVA SARDEGNA
 
  
13 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 22 marzo 2016 / Cagliari 24 ore – Pagina 10
LA PROTESTA
L’università contro i tagli:
il rettore sfila con gli studenti
CAGLIARI Un’invasione di professori e studenti universitari per dire no ai tagli del governo agli atenei e chiedere rispetto per il diritto allo studio: in 4mila sono partiti dal Rettorato di Cagliari e sono arrivati fino al municipio. Una protesta pacifica «per una nuova primavera dell’Università». In testa il rettore Maria Del Zompo e il sindaco Massimo Zedda, la cui presenza è stata criticata dagli esponenti del centrodestra. «Siamo quelli che hanno pagato di più – ha detto la Del Zompo – e nessuno mi può smentire. Vogliamo giustizia per le borse di studio, vogliamo giustizia sui finanziamenti che garantiscono il futuro dell’ateneo». In testa i docenti, in mezzo al corteo gli studenti: «Giù le mani dell’Università», hanno scandito più volte durante la marcia. Il corteo ha terminato la sua marcia nell’ingresso del Palazzo civico in via Roma. Ribaditi nei volantini distribuiti durante la passeggiata le motivazioni della protesta. Con numeri pesanti: la riduzione nazionale delle borse di studio fa sì che in Italia solo il 7 per cento riceva una borsa: a Cagliari nel 2015 ben 450 studenti hanno rinunciato agli studi. L’Università di Cagliari quest’anno ha fatto il pieno di immatricolazioni, raggiungendo quota 3.973 iscritti. L’ateneo del capoluogo incrementa i propri studenti del primo anno rispetto allo scorso anno con un più 8,6 per cento e supera del 2,6 le immatricolazioni del 2011-2012. Sassari, invece, perde studenti: quest’anno gli iscritti sono 1.732, meno 4,1 per cento rispetto al 2014-2015 e meno 10,3 rispetto al 2011-2012.
 
 
 
14 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 22 marzo 2016 / Fatto del giorno - Pagina 2
LA TRAGEDIA IN SPAGNA
L’uomo indagato per omicidio plurimo “per imprudenza”: 13 le vittime
L’Italia in lutto per le sette studentesse morte: «Erano le persone migliori»
Sei i feriti italiani Di questi, quattro sono ancora ricoverati, ma non in pericolo di vita
La stampa: chi indossava la cintura si è salvato, polemiche sulla sicurezza delle gite low cost
di Maria Rosa Tomasello
ROMA Adesso che le sette vittime hanno volti e storie, lo strazio è ancora più grande. L’Italia piange le studentesse morte nello spaventoso incidente avvenuto in Catalogna, che ora sorridono solo dai loro profili Facebook, belle e piene di attese, piange le loro vite spezzate in un’alba di morte. Senza ragione, se non le parole smozzicate dell’autista, indagato per omicidio plurimo “per imprudenza” per l’incidente che ha fatto 13 morti e 34 feriti: «Lo siento, me he dormido». «Mi dispiace, mi sono addormentato». Francesca Bonello, 24 anni, di Genova, Elisa Valent, 25 anni, di Venzone, Udine, Valentina Gallo, 22 anni, di Firenze, Elena Maestrini, 21 anni, di Bagno di Gavorrano, Grosseto, Lucrezia Borghi, 21 anni, di Greve in Chienti, Firenze, Serena Saracino, 23 anni, di Torino, ed Elisa Scarascia Mugnozza, 26 anni a maggio, di Roma, sono rimaste uccise con altre sei studentesse che partecipavano al programma Erasmus in Spagna: due ragazze tedesche, una francese, una romena, un’austriaca e una uzbeca. Tredici giovani donne, tredici storie interrotte dentro il pullman ribaltato sulla strada che porta da Valencia a Barcellona. Erano, dice Gaetano Manfredi, presidente della Conferenza dei rettori, «le persone migliori che abbiamo» perché «la comunità degli studenti Erasmus è un patrimonio di tutto il Paese e di tutta l’Europa». È una tragedia che lacera il cuore, davanti alle parole disperate dei genitori, come quelle di Alessandro Saracino, medico di Settimo Torinese, padre di Serena: «Era un angelo dai capelli lunghi. Con lei siamo morti anche noi. Chiedo che queste cose non accadano mai più: gli spostamenti dei giovani, che sono la speranza, il nostro futuro, devono avvenire in sicurezza, con mezzi in buone condizioni e non alle 4 del mattino con autisti forse stanchi». Il presidente Sergio Mattarella parla di «un giorno molto triste per l’Italia e per tutta l’Europa». Per papa Francesco, che si dice «fortemente addolorato», è «una perdita irreparabile». Le tredici salme sono composte all’obitorio di Tortosa, una cittadina a circa 20 chilometri dal luogo della tragedia. È qui che avviene il rito del riconoscimento dei corpi straziati dallo schianto, la fine di ogni speranza. È pomeriggio avanzato quando Matteo Renzi, accompagnato dal presidente catalano Carles Puigdemont, arriva per abbracciare le famiglie, assistite dalla Farnesina e dell’ambasciata italiana. Porta loro «la commozione di tutti, nessuno escluso»: «Oggi è il giorno più difficile da mandare giù - dice - Questa vicenda ci colpisce in modo profondo perché sono sette ragazze così sorridenti e piene di vita che ti sembra impossibile pensarle in un obitorio. Forse perché l’Erasmus ha toccato praticamente ogni famiglia italiana». Per alleviare il peso della tragedia, Renzi chiede alle autorità «di restituire i corpi ai familiari prima possibile». I tempi del rimpatrio tuttavia potrebbero essere allungati dai tempi dell’inchiesta aperta dalla magistratura catalana. Durante la visita, il premier incontra anche i genitori degli studenti italiani feriti: sei, quattro dei quali ancora ricoverati. Uno di questi, spiega l’ambasciatore Stefano Sannino, è «in condizioni più complesse», ma «nessuno è in stato critico». È fuori pericolo, ma sedata, Annalisa Riba, originaria di Dronero, Cuneo: ha ferite al viso e una vertebra cervicale gravemente lesionata, e dovrà quindi essere operata. «Mia figlia non sa delle sue amiche, e non le diremo niente fino a dopo l’intervento. Erano tutte amiche sue, non ce n’è più una» dice la mamma, Consolata Bianco. Tra gli altri, in prognosi riservata, c’è Laura Ferrari, studentessa 23enne di Giurisprudenza all’università di Modena e Reggio Emilia, originaria di Correggio. Raggiunta dai familiari, è stata sottoposta all’ospedale di Barcellona, a un delicato intervento. Dormivano tutti, o quasi al momento dello schianto. Secondo il quotidiano La Vanguardia, le vittime erano sedute nella parte sinistra del pullman, vicino ai finestrini, e sono rimaste schiacciate nell’impatto contro l’asfalto quando il mezzo si è rovesciato, finendo nella carreggiata opposta. Molti passeggeri che indossavano la cintura si sono salvati. Ma la sicurezza del viaggio low cost - 20 euro per andata e ritorno Barcellona-Valencia in 24 ore - alimenta ora le polemiche. L’autista, un uomo di 63 anni rimesso in libertà dopo essere stato interrogato a lungo, è stato ricoverato ieri mattina in terapia intensiva per una contusione polmonare e non ha potuto presentarsi come previsto davanti al giudice. Il mondo dell’università, dal ministero agli atenei, le città d’origine delle vittime, da Firenze a Torino, sono in lutto. Il direttore dell’Agenzia nazionale Erasmus Indire parla di «una tragica fatalità che non deve fermare il grande sogno dell’Erasmus». Ma il rettore dell’università di Genova, Paolo Comanducci, che ribadisce la «grande opportunità» rappresentata dal programma, non riesce a trattenere la commozione: «Li abbiamo mandati là perché avessero una opportunità di vita. Che tornino così è una cosa tremenda».

IL COMMENTO
QUEI RAGAZZI ANDATI VIA SOGNANDO
di GIORGIO BOATTI
La morte probabilmente ha colto nel sonno le 13 ragazze dell’ultimo dei cinque pullman, affollati di studenti Erasmus di ogni Paese d’Europa, che stavano facendo ritorno a Barcellona dalla “Fiesta de las Fallas” di Valencia. Sull’autostrada era sorta da poco l’alba e un sole mediterraneo pareva dire addio all’inverno, salutare l’arrivo della primavera. Le famiglie e gli amici delle vittime di una casualità che, per ora, non ha scontate spiegazioni, possono nel loro dolore, essere certi di una cosa: che le ragazze che hanno amato se ne sono andate avendo tesaurizzato, nelle loro ultime ore, una sintesi di tutta la gioia, autentica e vitale, che la Spagna, e le sue feste tradizionali, sanno ancora regalare. I loro occhi, intanto che il bus macinava la strada del ritorno, forse si sono chiusi ricordando il ritmo delle musiche popolari appena sentite, portando con sè le coloratissime immagini delle centinaia di “fallas”, le gigantesche figure, ispirate alla cronaca, alla politica, al costume, che sfilano per la via di Valencia in occasione della festa di San Giuseppe. A vent’anni ci si sente invincibili e magnifici come non capiterà mai più nel corso della vita. Ci si sente, anzi si è, inquieti e potenti, curiosi di tutto e mai sazi di niente. Si è affamati di luoghi, di incontri, di musiche e colori, di pensieri nuovi e di orizzonti in continuo cambiamento.
GENERAZIONE ERASMUS
In questo modo centinaia di migliaia di giovani si sono misurati con una lingua diversa da quella natale
A vent’anni si scopre che il mondo è immenso e va esplorato a larghi passi, interrogandolo non solo con le domande suggerite dai libri e dagli adulti ma andando di persona a conoscerlo. Il progetto Erasmus, voluto dall’Unione Europea a partire dal 1987, è stata una delle realizzazioni più felici e importanti che il vecchio Continente abbia varato per andare incontro alle giovani generazioni. Ha infatti consentito a più di tre milioni di studenti europei - che prima hanno usufruito di Erasmus, poi, dal 2005, del progetto Erasmus/Socrates - di trascorrere sei mesi, o più, di studio e di soggiorno presso atenei di un altro Paese dell’Unione. In questo modo anche centinaia di migliaia di giovani italiani si sono misurati con una lingua diversa da quella natale, con altre culture ma, soprattutto, vivendo esperienze fondamentali per la propria maturazione esistenziale.
UN TEST DIFFICILE
I rischi sono ovunque e possono capitare in ogni momento. Non c’è rifugio che possa proteggerci
Più che in altri Paesi europei Erasmus è stato inizialmente, per le famiglie italiane, un test difficile: permaneva, nel rapporto con i figli, quel legame, ansioso e possessivo, che li preferiva comunque vicini, radicati nei pressi di casa, nel timore che la loro lontananza diventasse distanza e li esponesse a quei rischi e a quelle incognite che, ora forse lo si è capito, nel mondo globale non si fermano certo alle frontiere. I rischi sono ovunque e possono capitare in ogni momento. Non c’è rifugio timoroso né stanzialità abbarbicata alla soglia di casa che possa proteggerci, padri o figli, vecchi o giovani, turisti per caso o studenti Erasmus, lavoratori in trasferta in Libia o ricercatori come Giulio Regeni in Egitto. La generazione Erasmus questo lo ha capito per prima e senza aver dovuto leggere quella poesia di Khalil Gibran - «voi siete l’arco/ dal quale come frecce vive/ i vostri figli sono lanciati in avanti...” - che noi genitori silenziosamente rammentiamo ogni volta che li accompagnano all’aeroporto. Quando loro, sicuri e fiduciosi, partono alla scoperta del mondo. E rispondono, con un sorriso, a quella stretta dolorosa che sentiamo nel cuore.
 
 
15 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 22 marzo 2016 / Fatto del giorno - Pagina 3
In 450 solo a Barcellona. Nel biennio 2014-15 in 31mila all’estero
ERASMUS IBERICO PER 9MILA ITALIANI
ROMA Piace molto la Spagna agli studenti italiani. In circa 9.000 nel 2014-2015 l’hanno scelta come meta per il loro soggiorno Erasmus, il programma che dal suo esordio, nel 1987, ha coinvolto circa 350.000 studenti del Belpaese (il 10% del totale europeo): 7.587 giovani hanno varcato i confini per motivi di studio. 1.396 per fare tirocinio in qualche impresa. Nella top ten delle destinazioni preferite, al primo posto si piazza l’università di Granada che ha attirato 457 studenti italiani. Seguono gli atenei di Siviglia (432 italiani), Madrid (391), Valencia (391), Politecnico di Valencia (259), Barcellona (231), Cordova (228), Salamanca (228), autonoma di Barcellona (213), Saragozza (209). Il maggior numero di universitari che ha varcato i confini del penisola iberica si è mosso dall’ateneo romano La Sapienza (502 gli studenti in partenza dalle facoltà di piazzale Aldo Moro). Tanti anche i ragazzi partiti da Milano - 505 tra Statale e Politecnico - dall’Alma Mater di Bologna (484), dalla Federico II di Napoli (416), ma anche da Padova (324), Sassari (310), Torino (287), Firenze (285) e Palermo (275). L’Italia - secondo i dati dell’Indire, l’agenzia italiana del programma Erasmus - è al quarto posto in Europa (dopo Spagna, Germania e Francia) per numero di studenti in partenza. Nel 2014-15 sono stati 30.875 i ragazzi italiani che hanno fatto le valigie per frequentare in atenei di altri Paesi una parte del proprio percorso universitario. Le prime cinque università italiane per studenti «in uscita» sono l’Università di Bologna, Alma Mater Studiorum, l’Università degli studi di Padova, la «Sapienza» di Roma, l’università degli studi di Torino e la Statale di Milano. Le mete più gettonate dagli studenti italiani sono, oltre alla Spagna, la Francia, la Germania, il Regno Unito e infine il Portogallo. Sul fronte dell’accoglienza l’Italia si posiziona, invece, al quinto posto, dopo Spagna, Germania, Francia e Regno Unito, con circa 20.000 studenti europei ospitati. Gli atenei italiani che accolgono più studenti dall’estero sono l’Alma Mater di Bologna, la «Sapienza» di Roma, l’Università degli studi di Firenze, il Politecnico di Milano e l’Università degli studi di Padova. Gli universitari arrivano soprattutto dalla Spagna e dalla Francia seguite da Germania, Turchia e Polonia.
 
A Tortosa il dolore e la rabbia dei familiari assistiti da un’équipe di psicologi
Il padre di una vittima: «Ora io e mia moglie andiamo a casa e ci ammazziamo»
IN OBITORIO GENITORI SOTTO CHOC
«Nostra figlia era bellissima e noi vivevamo solo per lei»
Mai più di 9 ore di seguito alla guida e almeno 11 ore di riposo consecutive nell’arco di 24 ore, nessuna possibilità per le imprese di prevedere premi o aumenti di stipendio in base alle distanze percorse dai conducenti, responsabilità degli autisti estesa alle imprese in caso di incidenti o violazioni alle norme. È il regolamento europeo 561/2006 a dettare le regole del trasporto su strada nell’Unione europea. Un regolamento - entrato in vigore in Italia ad aprile del 2007 - che si poneva tre obiettivi: armonizzare le condizioni di concorrenza, migliorare la sicurezza stradale e le condizioni di lavoro degli operatori del settore. Solo in Italia, secondo Anav, ci sono 3.690 imprese e 27.036 autobus, di cui 3.692 scuolabus. Il fatturato annuo del settore è di 2 miliardi, 316 dei quali (15,8%) prodotti dal trasporto turistico di studenti, vale a dire gite scolastiche e viaggi di istruzione.TORTOSA «Ho mandato mia figlia tranquillo a studiare in un paese amico, e me la riporto a casa morta». Ha commosso la Spagna l’accorato sfogo del papà di Serena, la 22enne studentessa di farmacia Erasmus a Barcellona, morta con altre 12 ragazze l’altro ieri nel disastro del bus di Freginals. Il volto provato dall’angoscia di Alessandro Saracino, medico di famiglia a Settimo Torinese, e la sua voce pacata ma rotta dal dolore hanno fatto il giro delle televisioni spagnole, innescando reazioni di solidarietà, ma anche interrogativi sul “perché” di un dramma assurdo. «Amava molto Barcellona, che però le è costata la vita, e ha ucciso anche il suo papà e la sua mamma. Un paese così bello doveva trasportare quei ragazzi in tutta sicurezza», si sfoga il papà di Serena. L’autista, 63 anni, mai un incidente prima, è indagato per omicidio colposo. Ieri ha avuto un collasso, è stato ricoverato. Si sarebbe addormentato al volante, dopo una notte forse senza sufficiente riposo alla Fiesta de Las Fallas di Valencia. «Lo siento, me he dormido» (Mi spiace, mi sono addormentato) avrebbe detto ai servizi di emergenza arrivati subito dopo l’incidente, scrive La Razon. Un dubbio, un interrogativo, che ieri era scolpito con il dolore nei volti dei familiari delle ragazze morte nel bus, 7 italiane, sei di altri paesi, arrivati a Tortosa per riconoscere i corpi senza vita delle loro figlie. Le ragazze morte erano tutte dalla parte sinistra del bus. Dormivano al momento dello schianto. Molte non avevano le cinture di sicurezza. Le 13 salme sono state depositate nel piccolo obitorio della cittadina catalana, la più vicina al luogo dell’incidente. Le autorità catalane hanno trasformato il Parador del Castello di Tortosa in Centro di accoglienza per le famiglie. Psicologi e infermieri della Croce Rossa hanno accolto i familiari, indifferenti al quadro suggestivo di questo castello del X secolo agganciato in cima ad una rocca nel cuore della città. Volti tirati, rigati dalle lacrime, chiusi nella loro angoscia privata. Molti escono sulla terrazza del castello per prendere una boccata d’aria, un raggio di sole. Tutti sono aggrappati al telefonino: parlano delle loro ragazze a familiari e amici che chiamano senza sosta dall’Italia. «Era bellissima», dice di Serena papà Saracino, «era la nostra unica figlia, vivevamo per lei. Io e mia moglie andiamo a casa e ci ammazziamo». Per accogliere le famiglie distrutte dal dolore e portare loro la solidarietà di tutto un paese nel castello è arrivato il nuovo ambasciatore a Madrid, Stefano Sannino: «Sono provati - spiega - c’è sempre un immenso dolore nella perdita di un figlio, ancor di più in una maniera così drammatica». Poche parole di cordoglio e affetto. Nulla può alleviare il dolore di un padre e di una madre. «Fino a 24-48 ore fa parlavano al telefono con la loro figlia, che ora non c’è più», dice il capo della Croce Rossa di Tarragona, Jordi Sorinac: «Ci vogliono anni per elaborare il lutto...».
 
 
16 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 22 marzo 2016 / Fatto del giorno - Pagina 4
I progetti spezzati di sette laureande
LA TRAGEDIA IN SPAGNA
ROMA Sette ragazze tra i 22 e i 25 anni, quella fascia d’età in cui i sogni iniziano a realizzarsi. Quel momento della vita che gli adolescenti agognano e gli adulti rimpiangono. Valentina, Elena, Lucrezia, Serena, Elisa, Francesca ed Elisa: ogni nome evoca un mondo, fatto di passioni, aspirazioni, progetti. Voglia di studiare, di conoscere, di allargare gli orizzonti, non solo e non tanto del lavoro, ma soprattutto della mente. La loro voglia di vivere trabocca dagli sguardi catturati in quelle foto spensierate, che fanno tenerezza e rabbia allo stesso tempo. Le sette studentesse italiane domenica hanno perso la vita nel terribile incidente tra Valencia e Barcellona, in cui il bus su cui viaggiavano s’è ribaltato: 13 in tutto i morti. Un colpo di sonno avrebbe colpito l’autista, mentre il gruppo tornava da un festival, a base di musica e fuochi d’artificio. Un’esplosione di vitalità, a cui le studentesse non potevano mancare, nell’ottica di calarsi nella cultura del Paese, la Spagna, che ospitava il loro periodo di Erasmus. Eppure quella gita s’è trasformata in una folle strage. Impossibile immaginare il dolore delle famiglie, che con entusiasmo e qualche preoccupazione avevano incoraggiato le ragazze a vivere un’esperienza all’estero, considerata tra le più belle della vita. La maggior parte delle vittime era arrivata a Barcellona a gennaio e ci sarebbe rimasta fino a luglio. Era così per le tre toscane Valentina Gallo, Elena Maestrini e Lucrezia Borghi, tutte studentesse di economia. Elisa Valent, friulana, sarebbe tornata in Italia a settembre: era in Spagna da soli 15 giorni. Per la genovese Francesca Bonello viaggiare era routine: dinamica, come la sua città, pronta a rimboccarsi le maniche per aiutare il prossimo, come aveva fatto in una recente missione in Ciad. Serena Saracino invece si preparava a festeggiare il suo 23esimo compleanno. E che dire di Elisa Scarascia Mugnozza, figlia e nipote di accademici: sognava una carriera da dottoressa. Tra i perché senza risposta, il grido di famiglie e opinione pubblica è unanime: la sicurezza di chi viaggia deve essere garantita con controlli scrupolosi, soprattutto quando si tratta di tutelare giovani vite. (l.l.)
 
Volontaria in Africa per i poveri
Il sorriso di Francesca Bonello rimarrà per sempre nei cuori di chi ha incrociato nella vita. Un sorriso contagioso, solare, che ti entra dentro e non ti lascia più. Le parole si fanno strada a fatica tra il dolore e la rabbia di chi conosceva la studentessa di medicina di Genova, morta a soli 24 anni. Gli amici la descrivono curiosa, intelligente, impegnata e soprattutto altruista. La fede e la medicina erano le sue passioni. Studiava per mettersi al servizio degli altri, dei più deboli e più poveri. «L’estate scorsa - dice padre Francesco, presidente della Comunità cristiana di cui Francesca faceva parte - era andata in Ciad col fidanzato Federico, medico, per mettere in pratica quello che stava imparando all’università».
 
I libri, l’oratorio e i centri estivi
Greve in Chianti è un paese piegato dal dolore. La notizia della morte di Lucrezia Borghi è arrivata nella notte alla famiglia. Anche per lei si è sperato fino all’ultimo, cioè fino al riconoscimento della salma fatto in Spagna dai genitori, Fabrizio, il padre, un dipendente della società ambientale Quadrifoglio, e Cecilia, la madre, che fino a poco tempo fa gestiva uno dei negozi storici della cittadina. In Spagna ci è andato anche il fidanzato, Filippo. Dopo il liceo Lucrezia - che avrebbe compiuto 22 anni a ottobre - aveva scelto di proseguire con la facoltà di Economia. Poi si è aperta la strada dell’Erasmus. Lucrezia contribuiva alle attività dell’oratorio e dei centri estivi. Questa sera ci sarà una veglia di preghiera.

 
L’economista sempre gentile
Alla facoltà di Economia aziendale del polo di Novoli studiava Valentina Gallo. A Firenze era nata 22 anni fa e qui è cresciuta anche se la famiglia è di origini campane: i genitori sono di Vallate (Av), insegnanti di lingue in due scuole superiori a Firenze. Caschetto nero, era «gentile, sorridente e sempre educata», dice Estella, la titolare del bar sotto la sua casa in via dello Statuto. «Son sempre i migliori ad andarsene... voglio ricordarti così, con quel sorriso che faceva invidia al mondo intero!», scrive un amico su Fb. Valentina era in Spagna da gennaio e sabato con le amiche Elena e Lucrezia, anche loro decedute, aveva chiesto di prolungare Erasmus fino a luglio: nei prossimi giorni aspettava la madre a Barcellona.

 
Attesa in Maremma per Pasqua
Una ragazza solare, amata, orgogliosa dei suoi studi a Firenze e poi del programma Erasmus evidenziato pure tra i suoi “mi piace” di Facebook. Elena Maestrini, 21 anni, «lascia un enorme vuoto in tutti noi», scrive il Comune di Gavorrano, a nome di tutta la piccola comunità del paese maremmano. A casa l’aspettavano per Pasqua: sarebbe dovuta ripartire dalla Spagna proprio ieri. Il padre Gabriele è un tecnico del settore dell’edilizia, la madre Roberta una casalinga, impegnata nel volontariato. Era la loro unica figlia. Aveva fatto il liceo scientifico a Follonica, poi la facoltà di Economia a Firenze. Con le compagne di corso aveva chiesto un prolungamento del programma Erasmus per agganciare un appello di esami a luglio.

 
La futura farmacista con 22 primavere
Una farfalla che, leggera, sta per posarsi su un papavero. C’è tutta la spensieratezza dei suoi 23 anni non ancora compiuti nella foto sulla pagina Facebook della torinese Serena Saracino. La giovane, al quarto anno di Farmacia, l’ha postata giovedì scorso, poche ore prima di partire per Valencia, la sua ultima gita. Avrebbe festeggiato il compleanno tra una settimana esatta ed era partita per l’Erasmus lo scorso febbraio. Un’esperienza desiderata a lungo, per lei che aveva la passione per gli studi. Serena è stata ricordata ieri con un minuto di silenzio da tutta l’università e dal Consiglio comunale di Torino, città che per il giorno dei funerali - non ancora fissati - ha proclamato il lutto cittadino. Era «un angelo dai capelli lunghi, molto studiosa e ubbidente come oggi è difficile trovare - ricorda il padre Alessandro. «Me l’hanno schiacciata, vedesse com’è stata ridotta...» aggiunge l’uomo tra le lacrime.

Tra pochi mesi sarebbe diventata chirurgo
Mancavano pochi mesi e avrebbe coronato il suo sogno, quello di diventare chirurgo. E invece le speranze di Elisa Scarascia Mugnozza, che avrebbe compiuto 26 anni a maggio, si sono infrante all’alba di domenica scorsa. Elisa era nata a Roma, dove faceva il tirocinio al Sant’Andrea, aveva una sorella e un fratello più piccoli, e si era trasferita a Barcellona con Erasmus. Proveniva da una famiglia di accademici. Il padre è Giuseppe, docente di Ecologia forestale all’Università degli Studi della Tuscia mentre il nonno, Gian Tommaso, è stato il fondatore e primo rettore dello stesso ateneo. Elisa è anche nipote di Gabriele Scarascia Mugnozza, direttore del Dipartimento di Geologia e prorettore della Sapienza di Roma. «Era una ragazza piena di vita, entusiasmo, era stupenda, solare - racconta la sorella Costanza tra le lacrime - era sempre allegra, ironica». Amava la vita, i viaggi, la pittura, aveva molti amici e aveva girato tutto il mondo.

La friulana appassionata di filologia
Dolore e sgomento attanagliano a Venzone, in provincia di Udine, paese d’origine di Elisa Valent, 25 anni, studentessa di Filologia Moderna all’Ateneo di Padova, una delle vittime italiane dell’incidente del pullman. Un dramma di cui si è fatto portavoce Fabio Di Bernardo, sindaco del Comune di 2.200 abitanti non lontano da Gemona del Friuli, la cittadina pedemontana dove Elisa era nata e aveva studiato al Liceo Scientifico “Luigi Magrini” prima di iscriversi all’Università di Udine, sede nella quale aveva conseguito la laurea triennale nel marzo del 2014. Il primo cittadino ha annunciato che non appena avrà ottenuto dai genitori di Elisa la conferma dell’ufficialità del decesso, dichiarerà il lutto cittadino. Iscritta al secondo anno del corso di laurea magistrale in Filologia moderna all’Università di Padova, Elisa si trovava a Barcellona con il programma “Erasmus” da febbraio e sarebbe rimasta per un periodo di circa sei mesi, fino a settembre.

 
 
 
17 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 22 marzo 2016 / Fatto del giorno - Pagina 5
I ragazzi studiano Medicina: viaggiavano subito dietro il mezzo uscito di strada
Nell’altro bus sei studenti sardi
di Alessandra Sallemi
CAGLIARI La domenica mattina di Anna Aloi è stata un incubo. Responsabile dell’ufficio Erasmus per l’università di Cagliari è rimasta ammutolita davanti alla notizia della tragedia di Fregrinals di rientro da Valencia ed è andata di corsa in ufficio per cercare contatti con Barcellona e sapere qualcosa di più. Veterana dell’ufficio che manda mille studenti l’anno nelle università di tutto il mondo, Anna Aloi sa perfettamente che la festa di Las Fallas di Valencia è un evento cui nessuno studente si sottrae perché è una festa straordinaria assolutamente da non perdere. Las Fallas. Carri allegorici, personaggi di grandi dimensioni e poi tanti fuochi d’artificio richiamano migliaia di persone. La festa dura diversi giorni e ha il suo clou il 19 marzo, giorno di San Giuseppe patrono dei falegnami. Anna Aloi sapeva benissimo che l’attivissimo Esn, il network degli studenti Erasmus, aveva organizzato carovane di pullman per consentire a tutti i ragazzi che lo desideravano di partecipare alla festa, con andata e ritorno in giornata. Ecco perciò che Anna Aloi domenica mattina ha cominciato a mandare mail a tutti i ragazzi dei quali aveva i contatti e poi ai giovani del network, che funziona in tutte le università del mondo unite dal progetto internazionale Erasmus. Il network. «Anche in Sardegna Esn organizza tante belle gite - dice la dirigente - i ragazzi stranieri vanno al carnevale di Mamoiada, ad assistere ai fuochi di Sant’Antonio in diverse località dell’interno. Il network è fatto da studenti universitari che organizzano l’accoglienza dei loro coetanei. Organizzano molte feste, ma anche escursioni naturalistiche e poi gite in occasioni di sagre caratteristiche. Un modo molto apprezzato dai ragazzi di tutto il mondo per conoscere la Sardegna. E lo stesso, naturalmente, succede nelle altre università. Ho letto che le ragazze italiane morte nel pullman erano arrivate da un mese a Barcellona e Las Fallas è una delle feste che nessuno vuole perdere». Domenica Anna Aloi ha dovuto attendere qualche ora per ricevere mail che rassicurassero l’università intera sul fatto che nessuno studente di Cagliari fosse coinvolto. La telefonata. Di una studentessa ha rintracciato il numero di casa e ha telefonato ai genitori: una chiamata che l’ha finalmente rassicurata, sei studenti di Medicina di Cagliari erano sul pullman che seguiva di poco il bus della tragedia. La famiglia era all’oscuro dell’incidente, lo ha saputo dalla figlia che ha telefonato presto proprio per rassicurare la famiglia. «È stato un colpo, per me e per tutti - dice Anna Aloi - sono una dipendente dell’università ma sono soprattutto una mamma, è un dolore incredibile, Erasmus è la vita, è un sogno, gli studenti lo fanno per progettare la loro vita, è un’esperienza che si fa insieme a tanti coetanei ed è uno dei punti forti del programma. Ho letto che il conducente ha avuto un colpo di sonno: possibile che non se ne sia reso conto e non abbia accostato il pullman per riposarsi? So che il viaggio era cominciato la mattina di sabato da Barcellona e che poi sono ripartiti a notte fonda da Valencia e che i ragazzi si sono addormentati. Mi sono chiesta perché il conducente non si sia organizzato per riposare, lo sapeva che avrebbe dovuto guidare a lungo». La mail. Domenica non hanno risposto tutti e sei i giovani di Cagliari che avevano fatto l’escursione Barcellona-Valencia e ritorno. Finalmente ieri mattina alle 8 è arrivata la mail di altri due degli studenti. Sembra che nessuno conoscesse personalmente le studentesse di Medicina perite nell’incidente: «Sono tantissimi gli studenti Erasmus – spiega Anna Aloi - anche se non nella stessa facoltà non sempre si arriva a conoscersi tutti e poi, da quello che ho saputo, le studentesse di quel pullman erano arrivate da poco». All’università ieri c’era molto turbamento per l’incidente in Catalogna, il rettore Maria Del Zompo aveva pensato anche di rinviare la manifestazione organizzata contro i tagli agli atenei in attesa di altre notizie, poi la manifestazione si è tenuta ma per un minuto tutti si sono fermati in raccoglimento col pensiero alle giovani vittime.
 
LA TESTIMONIANZA
«Mia figlia ha visto lo schianto mentre tornava a Barcellona»
CAGLIARI L’avvocato Carlo Balconi non ringrazierà mai abbastanza sua figlia per la telefonata di domenica quando dalla sua viva voce ha saputo del terribile incidente avvenuto tra Valencia e Barcellona nel quale erano morte tra gli altri sette ragazze italiane e studentesse di Medicina come lei. Francesca Balconi ha chiamato i suoi genitori proprio perché non voleva che si preoccupassero per lei. Sicura che avrebbero saputo, ha voluto arrivare prima della spaventosa notizia. «Dopo che ho parlato con mia figlia - spiega l’avvocato Balconi - ho avvisato subito le persone che certamente si sarebbero preoccupate moltissimo se avessero saputo di questo terribile incidente. Mi pare di aver capito da mia figlia che nessuno della sua comitiva conosceva le ragazze coinvolte nell’incidente. Mia figlia mi ha chiamato subito, appena arrivata a Barcellona, quando ha saputo per intero ciò che era capitato. Lei ha viaggiato con un altro gruppo, credo che fossero cinque, sei pullman». Tra Valencia e Barcellona ci sono 350 chilometri, il viaggio di ritorno è cominciato alle 5.30, Francesca e certo molti compagni di viaggio si sono addormentati. «Mia figlia stava domendo, si è accorta che il pullman ha rallentato, ha aperto gli occhi e ha visto che sull’altra carreggiata c’era un pullman rovesciato su un fianco. Era buio, non lo ha riconosciuto, mi ha detto anzi che pensava fosse un mezzo coinvolto in un incidente avvenuto nell’altra carreggiata. Più tardi ha capito che quando è passata lei l’incidente era successo da poco perché mia figlia ricorda che quel mezzo era partito mezz’ora prima di loro. Ma proprio non immaginava che fosse quello, lo ha scoperto a Barcellona». Ed è a quel punto che ha chiamato i genitori. La famiglia sapeva che la ragazza doveva andare alla festa di Las Fallas, sapeva che sarebbe andata in pullman e che la gita sarebbe durata un giorno soltanto. A Barcellona Francesca e i suoi coetanei partiti da Cagliari stanno facendo una bella esperienza: «Barcellona per la medicina offre molto», commenta l’avvocato. Il numero di telefono di Francesca suona a vuoto e poi scatta la segreteria: «Ho mandato a mia figlia un messaggio su whatsapp per dirle che vorreste parlare con lei – conclude il professionista – ma è possibile che sia in biblioteca e so che non c’è campo». (a.s.)
 
Un giovane di Sassari è scampato alla strage
SASSARI Aveva viaggiato da Barcellona a Valencia sullo stesso pullman che all’alba di domenica si è schiantato sulla via del ritorno, all’altezza di Tarragona. Ma dopo aver partecipato alla «Cremà de las fallas de Valencia», uno studente sassarese di Economia, 26 anni, aveva deciso di trattenersi nella città in festa, ospite di alcuni amici. Una scelta casuale, grazie alla quale lo studente non si trovava a bordo di quel mezzo al momento del drammatico incidente in cui hanno perso la vita 13 studentesse, sette delle quali italiane. Il giovane è uno dei 15 studenti dell’università di Sassari che si trova a Barcellona per il programma Erasmus. Complessivamente, gli allievi dell’ateneo sassarese che si trovano attualmente in Spagna grazie allo scambio inter-universitario sono 130. Un esercito scampato per miracolo alla tragedia di ieri mattina. «Quando abbiamo saputo dell’incidente – spiega il prorettore delegato all’Erasmus Luciano Gutierrez – ci siamo spaventati tantissimo. E ci siamo immediatamente mobilitati per rintracciare i nostri studenti che in questo periodo stanno svolgendo la formazione internazionale a Barcellona. Abbiamo i numeri telefonici di tutti quindi ci siamo messi al lavoro e quasi tutti ci hanno risposto già ieri sera tranquillizzandoci». Al lavoro di ricerca dei ragazzi sassaresi ha partecipato anche l’associazione Erasmus student network che si occupa anche qui in città di organizzare le partenze e i soggiorni degli universitari locali all’estero. La presidente Esn dell’università di Sassari, Alessandra Sechi, ha espresso all’agenzia Ansa parole di grande vicinanza per la comunità studentesca internazionale, per le vittime dell’incidente e per le loro famiglie. «La notizia ci ha scosso profondamente, quell’incidente ha trasformato in una tragedia un momento di svago e socializzazione, come quelli che organizziamo anche qui in Sardegna - spiega la studentessa - è profondamente ingiusto morire nell’anno più bello della propria vita». Riflessione simile quella di Luciano Gutierrez: «Siamo addolorati per la sorte di tutti quei ragazzi che stavano trascorrendo il periodo che viene definito dagli studenti universitari il più bello di tutta la loro formazione. Sono esperienze che rimangono nei ricordi come momenti di forte crescita personale e fa davvero male pensare che non torneranno più a casa». L’ufficio internazionale dell’università peraltro è sempre in contatto con gli studenti che si trovano all’estero. «Soprattutto - continua Gutierrez - con quelli che hanno scelto di formarsi in Paesi a rischio. Ad esempio chiediamo quasi quotidianamente notizie ai nostri studenti che stanno facendo Erasmus in Turchia. Chiediamo loro se va tutto bene e siamo pronti a farli rientrare immediatamente nel caso si trovassero a disagio o avessero qualunque timore». Erasmus, fra l’altro, è un fiore all’occhiello per l’università di Sassari. Nelle classifiche nazionali infatti l’ateneo turritano risulta essere ai primi posti riguardo alla mobilità internazionale dei propri studenti. E proprio con la Spagna l’università di Sassari ha un rapporto privilegiato: dagli esordi del progetto infatti sono stati tantissimi i ragazzi che hanno scelto la Sardegna per vivere la loro esperienza lontano da casa. In tanti trovano interessante visitare la Sardegna di cui avevano sentito solo parlare e si trovano bene a Sassari, una città che per le sue dimensioni si rivela essere accogliente per gli studenti. Per i ragazzi sassaresi poi andare a trascorrere un periodo di studio in Spagna è fra le prime scelte e quindi lo scambio è stato sempre proficuo. All’università sono convinti che questo tragico episodio non fermerà la voglia dei giovani di andare a scoprire il mondo in un Paese straniero
 


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