Domenica 6 marzo 2016

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
06 marzo 2016
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA di domenica 6 marzo 2016 / Cronaca di Cagliari - Pagina 18
L’intervista. Direttrice di oculistica, ha sempre detto no alle raccomandazioni
LA MEDICINA COME PASSIONE
Antonina Serra e la battaglia (vinta) dentro l’università

Maria Francesca Chiappe
(testo non disponibile in formato elettronico)

L’UNIONE SARDA di domenica 6 marzo 2016 / Cronaca di Cagliari - Pagina 18
 
 
 
2 - L’UNIONE SARDA di domenica 6 marzo 2016 / Cronaca di Cagliari - Pagina 21
UNIVERSITÀ- Doppia conferenza sulla ricerca e la gestione del corallo e dell’aragosta
Il 14 e 15 marzo, nel Dipartimento di scienze della vita e dell’ambiente dell’Università di Cagliari, in via Tommaso Fiorelli, si terrà un workshop sui temi: misure gestionali per il ripopolamento degli stock di corallo rosso in Sardegna e il programma di ripopolamento attivo dell’aragosta rossa. Nell’occasione saranno presentati i risultati scientifici e le indicazioni sulla gestione frutto di una ricerca pluriennale realizzata dal Dipartimento e finanziata dalla Regione.
 
 

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LA NUOVA SARDEGNA

 
3 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 6 marzo 2016 / Ediz. Nazionale - Pagina 31
Fondazione universitaria azzerata dalla Regione
di Pier Luigi Piredda
NUORO La Fondazione universitaria è stata azzerata dalla Regione. Una bomba che esplode in un momento in cui è in corso un animato dibattito sul futuro del polo culturale nuorese e che provocherà ripercussioni politiche di difficile valutazione, ma sicuramente destinate a far crescere il livello della tensione tra vecchi e nuovi amministratori comunali. Il fuoco che covava sotto le ceneri è ora pronto a divampare e bruciare tutto quel che è stato fatto finora. Molto poco, a dire la verità, visto che la Fondazione per la promozione degli studi universitari e della ricerca scientifica nella Sardegna centrale finora è stata soltanto al centro di roventi polemiche e di concreto c’era stata soltanto la richiesta di riconoscimento del soggetto giuridico da parte della Regione con i nomi del presidente e dei componenti del direttivo. La Fondazione era stata costituita con atto notarile il 31 marzo 2015, ma la richiesta di riconoscimento era stata inoltrata alla Regione soltanto il 17 giugno, proprio all’indomani del risultato del ballottaggio in Comune. Tanto che per l’appena eletto sindaco, a sorpresa, Andrea Soddu, era stato il primo documento ufficiale della Regione che si era ritrovato sulla scrivania subito dopo il suo insediamento. Il primo cittadino era inizialmente rimasto stupito, ma quando aveva controllato con attenzione le date aveva maturato la convinzione di essere vittima di una scorrettezza istituzionale compiuta dai suoi predecessori e aveva immediatamente risposto alla Regione chiedendo l’annullamento della richiesta di riconoscimento. Nominando contemporaneamente un nuovo commissario alla guida del Consorzio universitario, che invece sarebbe dovuto essere cancellato se fosse stata riconosciuta la Fondazione. La Fondazione universitaria era stata costituita su iniziativa dell’allora sindaco Sandro Bianchi e dell’allora presidente della Provincia, Costantino Tidu, che avevano nominato presidente l’ex sindaco di Nuoro Mario Zidda e inserito nel Comitato direttivo i consiglieri Silvana Capelli, Francesco Pira, Diego Bagiella, Salvatore Buttu, Priamo Siotto, Marco Sedda, Tatiana Isoni e Severino Casula. É passato quasi un anno e la Regione ha sciolto le riserve con un provvedimento presidenziale notificato nei giorni scorsi al sindaco, all’attuale amministratore straordinario della Provincia, Sabina Bullitta, e al rappresentante legale della Fondazione. «...non sussistono le condizioni per procedere all’iscrizione nel Registro regionale delle persone giuridiche in quanto la Fondazione non ha presentato gli elementi integrativi richiesti. L’iscrizione deve quindi intendersi negata per decorrenza dei termini. L’istanza di iscrizione nel Registro regionale potrà essere ripresentata». Quindi, è tutto da rifare. Ma bisogna fare molto in fretta, anche perché l’articolo relativo al riconoscimento e ai finanziamenti per il Polo culturale nuorese, compresa l’Università, contenuta nella nuova legge di riordino degli enti locali, parla esplicitamente di Fondazione. E specifica anche che sono stati cancellati tutti i consorzi, compreso quello universitario. La decisione della Regione è stata accolta con malcelata soddisfazione in Comune, visto che la Fondazione era stato il primo terreno di scontro tra vecchi e nuovi amministratori e la polemica era stata rinfocolata con la legge di riordino degli enti locali che metteva spalle al muro la giunta Soddu. Ma la Regione ha accolto le perplessità sollevate dai nuovi amministratori, che comunque potranno utilizzare l’impianto costitutivo per ripresentare la richiesta di riconoscimento.
 
 
 
4 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 6 marzo 2016 / Oristano - Pagina 21
Tra i libri di storia e le onde del Pacifico
di Enrico Carta
ORISTANO Il bivio, per qualcuno, è arrivato da tempo. E di fronte alle due strade, già altri hanno scelto quella che porta lontano. Certe volte, quella strada arriva addirittura dall’altra parte del mondo, intendendo per l’altra parte del mondo non il classico modo di dire, ma la città di Auckland dove si è insediata una piccola comunità di oristanesi integrata in una realtà agli antipodi in tutti i sensi. Tra di loro, il più conosciuto per via della professione che svolge, è lo “studente phd” Alberto Cauli. A 33 anni ha compiuto il giro del mondo, fermando prima la sua marcia in Canada per poi prendere dimora in Nuova Zelanda, di fronte alle onde dell’oceano Pacifico che gli fanno sentir meno la mancanza del suo mare. In valigia ha portato la laurea in Storia, quella che «in Sardegna mi aveva consentito di fare l’impiegato, mestiere che non si concilia assolutamente con il mio desiderio di fare ricerca. Così, dopo esser passato per il Canada nel tentativo di capire come sfruttare i suoi studi, è decollato verso Auckland dove ha trovato un approdo assai confortevole al dipartimento di Italiano, dove lavora un altro oristanese. Sono i casi della vita, ma l’incontro con il professore universitario Franco Manai può aver segnato una svolta. Qualche suggerimento e poi via in fila per conquistare il posto da dottorando di ricerca all’università. Conquistare è la parola giusta, perché in Nuova Zelanda il merito conta davvero e la trafila che si segue è diversa da quella italiana. «Si presenta un progetto – spiega Alberto Cauli –, questo viene valutato dall’ateneo che poi, se lo ritiene valido, dà il via libera. Io mi occupo delle Esplorazioni geografiche nell’ambito del colonialismo italiano». Non esattamente una passeggiata. Un po’ come la vita lontano da casa, dove le barriere di protezione vengono meno. «Ti misuri per davvero con te stesso – racconta Alberto Cauli – e non importa che mestiere vada a svolgere. Ci sono i problemi col visto e i permessi di lavoro e nel mio caso ho dovuto migliorare l’inglese e imparare a utilizzare quello che normalmente viene usato nelle ricerche scientifiche. Ti reinventi, investi su te stesso e cresci, perché se vuoi conoscere il mondo non puoi stare in Sardegna perché il mondo non passa in Sardegna e nemmeno in Italia». Certo, Auckland non è esattamente dietro l’angolo, ma il mare aiuta e fa anche riflettere sul perché, forse, in Sardegna le cose non vanno e tanti giovani scelgono strade che portano lontano dalla loro isola. «Viviamo di troppi comitati del no – spiega Alberto Cauli –. La tutela ambientale si può avere ugualmente senza penalizzare la ricerca. Quel che più risalta quando esamini la situazione sarda o italiana da lontano è che non esiste l’etica del “chi sbaglia paga” che invece conta molto in paesi come la Nuova Zelanda. E poi a volte siamo presuntuosi perché pensiamo di avere sempre il meglio davanti a noi».
 
 
 
5 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 6 marzo 2016 / Ediz. Nazionale - Pagina 8
Comuni Blue zone, nasce un marchio doc
di Paolo Merlini
INVIATO A SEULO Debutta Sardinia Blue Zone, osservatorio della longevità in Sardegna, e arriva il riconoscimento dello status di paesi dalla lunga vita per cinque comuni dell’Ogliastra (Arzana, Baunei, Talana, Urzulei e Villagrande) e per il capoluogo della Barbagia di Seulo. Da ieri, i sei comuni possono fregiarsi della denominazione Blue Zone, un marchio spendibile non solo sul piano scientifico e ambientale, ma anche dal punto di vista turistico. L’interesse internazionale per le aree Blue Zone, appena quattro nel mondo, è in forte crescita, tale da far diventare questi luoghi meta non più solo di scienziati affascinati dal mistero della longevità, ma anche da tanti viaggiatori che vogliono saggiare sul campo lo stile di vita di questi luoghi, a cominciare dall’alimentazione per arrivare sino all’attività sportiva. Tapis roulant naturale. Che poi, in Ogliastra almeno, nei secoli è stato fare di necessità virtù: dal capraro che va su e giù tra i rocciai per condurre il suo gregge («molto meglio del tapis roulant», dice il ricercatore di scienze biometriche dell’università di Sassari Gianni Pes, presidente di Sardinia Blue Zone) all’alimentazione basata su pistoccu, possibilmente a base di lievito madre, latte e formaggio di capra. Ma ogni paese ha la sua ricetta: a Okinawa, in Giappone, al primo posto nella classifica della longevità, si consumano soprattutto frutta e verdure. Il risultato, tra gli altri, è che i problemi cardiaci e i tumori alla prostata sono ridotti al minimo. Dati incrociati. L’osservatorio della longevità in Sardegna nasce principalmente dallo sforzo di due ricercatori. Oltre a Pes, che oltre vent’anni fa ha cominciato a studiare e raccogliere dati sull’eccezionale longevità dell’Ogliastra, il belga Michel Poulain, docente universitario di demografia, che ha per così dire intrecciato la sua ricerca con quella del collega sardo, garantendo nel tempo verità scientifica a risultati che agli esperti oltre Tirreno, vent’anni fa, apparivano letteralmente incredibili. Appunto la concentrazione di un così alto numero di centenari in un determinato territorio, cioè i paesi montani della Sardegna orientale. Con loro, nell’avventura di Sardinia Blue Zone, associazione diretta da Claudia Porcu, ora c’è anche un comitato scientifico multidisciplinare: l’antropologo greco Pierre Guy Stephanopulos, lo psichiatra Francesco Tuligi, la neurologa Maria Rita Piras, il sociologo Vincenzo Piras e il genealogista Pino Ledda. Il ruolo dell’Unesco. Ma quali saranno gli scopi dell’osservatorio sardo sulle Blue Zone? Sicuramente continuare a indagare sui motivi, molti dei quali già individuati, che hanno portato sotto i riflettori internazionali questa parte dell’isola, a cominciare dai servizi dedicati all’Ogliastra da riviste prestigiose come National Geographic. Ancora, rafforzare le banche dati sulla popolazione di questi paesi, e spostare l’attenzione su altri comuni ad alto tasso di ultranovantenni e centenari nella stessa Ogliastra (Perdasdefogu, per esempio). E lavorare con l’Unesco per il riconoscimento di patrimonio immateriale dell’umanità di questa particolarità tutta sarda. La Regione crede talmente nel progetto Blue Zone da averne fatto il proprio biglietto da visita per l’Expo 2015, e la presenza fuori programma dell’assessore alla Sanità Luigi Arru all’incontro di Seulo è una testimonianza dell’interesse da parte della giunta Pigliaru. Un aiuto alla ricerca. Ma lo studio dei favolosi anziani dell’Ogliastra, molti dei quali sono arrivati alla soglia dei cent’anni in perfetta salute, potrebbe essere utile anche ai coetanei di aree statisticamente meno fortunate. Come rivela la neurologa Maria Rita Piras, esperta nel trattamento dell’Alzheimer: «Ho compiuto diversi test sui centenari di Villagrande, e mi ha colpito la loro integrità cognitiva, a fronte della media nazionale che vede il 50% per cento degli ottantenni alle prese con gravi problemi in questo senso, se non proprio di demenza senile; che invece non ho riscontrato nei centenari di Villagrande, i quali conservano ricchezza e chiarezza di linguaggio, insieme con una perfetta memoria personale e collettiva. Studiare il loro stile di vita può aiutare a migliorare il futuro di tutti noi».
 


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