RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
1 - L’UNIONE SARDA di domenica 28 febbraio 2016 / Economia (Pagina 14 - Edizione CA)
Dopo aver vinto 15mila euro Yenetics sarà finanziata con altri 350mila
A CACCIA DI MALATTIE RARE
Il test genetico messo a punto da una startup sarda
Quindicimila euro per premiare l’idea, 350mila per finanziare il progetto. La rivoluzione della medicina personalizzata, che si avvale soprattutto delle nuove frontiere della bio ingegneria medica, parte dalla Sardegna e permetterà alle future mamme di conoscere, attraverso un test prenatale non invasivo, un semplice prelievo di sangue, l’eventuale presenza delle prime cento malattie genetiche più diffuse.
CLAB CAGLIARI A mettere a punto il test è stato il team di ricercatori uscito vincitore dall’ultima edizione del Contamination Lab dell’Università di Cagliari, il percorso di “contaminazione” che favorisce la nascita di start up innovative e le accompagna nei primi passi. La start up si chiama Yenetics, il logo è una spirale di Dna stilizzata e la mission è tutt’altro che banale: individuare soluzioni efficaci per chi è affetto da malattie rare e genetiche utilizzando le tecnologie più avanzate.
MALATTIE RARE L’idea nasce da due ricercatori poco più che trentenni: Chiara Saba, nata in Sardegna, laureata in finanza alla Bocconi di Milano, con alle spalle esperienze professionali in Inghilterra e Cina, e Amit Kumar, ricercatore indiano del CRS4 di Pula, laureato in Scienze Fisiche, un master in Fisica e un dottorato in Biofisica. Tra gli advisors scientifici della start up ci sono il genetista Riccardo Berutti dell’Insitute of Human Genetics di Monaco e Roberto Cusano, biotecnologo del Crs4. L’innovazione e la portata del test messo a punto da Yenetics stanno nelle parole di Chiara Saba: «Sfidiamo il concetto di malattia rara, che è tale non solo statisticamente ma anche e soprattutto perché spesso purtroppo mancano genetisti competenti e strumenti diagnostici che consentano di individuarla».
LA DIAGNOSI Oggi per individuare l’eventuale presenza di malattie genetiche e rare prima della nascita si ricorre all’amniocentesi, «un esame invasivo e rischioso per il feto», obbligatorio per le donne oltre i 35 anni di età. «Quella che si fa normalmente, in convenzione con il Sistema sanitario nazionale, testa solamente le anomalie cromosomiche, quelle più “macroscopiche”, come la sindrome di Down», spiega Saba, Ceo della start up, «per individuare le anomalie genomiche è necessario un esame più specifico e costoso».
IL DNA Per ovviare all’amniocentesi, in fase di ricerca di eventuali patologie genetiche, il team di Yenetics si è affidato a una tecnologia scoperta negli anni Novanta e l’ha implementata. Il meccanismo è semplice. «Durante una gravidanza nel sangue delle donne scorrono parti di Dna fetale, perché la placenta funziona come una sorta di colino del the, e alcune cellule filtrate dalla placenta entrano in circolo nel sangue della madre», spiega Chiara Saba. Si tratta di piccoli “pezzi” di Dna del feto, abbastanza per poter essere analizzati e per poter ricostruire il Dna del nascituro.
LA NOVITÀ Yenetics non è la prima a utilizzare questa tecnica, ma i competitor presenti sul mercato si fermano alla ricerca di quindici malattie. «Noi, utilizzando una tecnologia che non viene utilizzata negli ospedali ma nei centri di ricerca, ne testiamo cento, non ci accontentiamo di andare a cercare le anomalie cromosomiche ma cerchiamo quelle genetiche: i geni sono i mattoncini che compongono i cromosomi».
LE ANALISI Sarà più facile individuare una serie di malattie come la sindrome dell’X fragile, tra le cause più frequenti di ritardo mentale ereditario, seconda solo a quella di Down, o la sindrome di Williams (ritardo nello sviluppo e disfunzioni cardiache) o la distrofia muscolare. «Esistono in tutto tra le 7 e le 8mila malattie genetiche conosciute, ma sono le prime 350 a colpire l’80% dei malati rari: noi siamo riusciti a indagarne cento».
LA ROADMAP E mentre gli investitori cominciano ad arrivare - serve racimolare circa 350mila euro - attratti dalle tecniche innovative del test di Yenetics, la roadmap è già definita: sarà costituita la società, poi comincia il percorso di autorizzazioni per arrivare alla prototipo del test e la sua certificazione e, «presumibilmente già a novembre», il test sarà pronto per essere utilizzato. «Le strutture mediche acquisteranno il nostro kit per il test prenatale e ci invieranno i campioni biologici da analizzare», spiega Chiara Saba, «intendiamo continuare a utilizzare le strutture e i laboratori del Parco scientifico e tecnologico di Pula, dotato della prima piattaforma in Italia dedicata alla genotipizzazione e al sequenziamento del Dna».
Marzia Piga
EQUITÀ DI GENERE. A Sa Duchessa
Il master di I livello in “Gender equality - strategie per l’equità di genere” del dipartimento di Pedagogia, Psicologia e Filosofia organizza giovedì 3 marzo la conferenza “Linguaggio di genere e amministrativo: la rappresentazione di donne e uomini nella lingua italiana di oggi” con la partecipazione di Cecilia Robustelli, professoressa associata di Linguistica italiana all’Università di Modena e Reggio Emilia e componente del gruppo di esperti sul linguaggio di genere presso il dipartimento per le Pari opportunità.
La promessa al sindaco Zedda Regalo per Cagliari:
«Il carcere di Buoncammino verrà restituito alla città». La promessa è pesante, arriva direttamente dal Guardasigilli Orlando, dal ministero proprietario dell’ex struttura penitenziaria cagliaritana. «Non ha nessun senso per noi mantenere edifici che non utilizziamo più. Sono solo un costo, per cui, a parte alcuni adempimenti di carattere tecnico, non c’è alcuna ragione che ci porti a non restituirli alla collettività», spiega.
Nuoro Tasse universitarie,
Domani alle 9.30 il movimento 5 Stelle sarà davanti alla sede del consorzio universitario nuorese in via Salaris 18 e alle 15 di fronte al dipartimento di agraria a Sa Terra Mala per raccogliere le firme degli studenti. M5S ha presentato in Parlamento una proposta di legge per bloccare l’aumento della tassazione universitaria. «Con la nostra proposta - spiega Tore Lai - vogliamo introdurre meccanismi, anche sanzionatori, per le università che chiedono più tasse rispetto a quanto consentito dalla legge e a realizzare, per la prima volta in Italia, una no tax area di esenzione totale dal pagamento delle tasse per i redditi più bassi. Con la petizione vogliamo esercitare pressione sul Governo».
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6 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 28 febbraio 2016 / Nuoro - Pagina 24
7 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 28 febbraio 2016 / Olbia - Pagina 21
Il ventilato taglio dei fondi destinato alle università decentrate di Olbia, Oristano e Nuoro, per recuperare qualche spicciolo per quella di architettura di Alghero, colpisce profondamente. I sindaci dei tre comuni interessati hanno sottoscritto una lettera alla Regione per sottolineare che la decisione «non è concepibile perché in questa maniera si andrebbe a compromettere, esponendola ad alto rischio, l’esistenza dei tre poli decentrati e l’offerta formativa e di ricerca che si è andata sviluppando negli anni nei nostri territori». La verità è che l’eventuale taglio, sarebbe l’ennesimo attentato contro i centri minori che, in una situazione di generale depressione economica, combattono a denti stretti per poter sopravvivere. Parliamo di cifre, intanto. Olbia già soffre rispetto agli altri due poli perché, su un totale di 5 milioni e 640 mila euro stanziati per quest’anno dalla Regione, al polo di formazione che ha sede attualmente all’aeroporto Costa Smeralda, e che è dedicato a creare manager del turismo, ha avuto attraverso l’università di Sassari di cui è una gemmazione, 640mila euro. Pochi spiccioi, forse, ma che servono per tenere in piedi questa formidabile opportunità per i giovani sardi, in un territorio a forte vocazione turistica. L’assessore al turismo Morandi, che è stato preside della facoltà a Olbia, recentemente ha commentato il fatto che i fondi fossero comunque limitati dicendo che «pochi o molti, i fondi servono comunque. E’ importante che ci sia una programmazione che possa dare degli indicatori certi per stabilire le necessità del polo universitario». Sì, perché ora i soldi arrivano a fine attività, a copiare dei costi. Ma l’annunciato taglio sembra poter essere una specie di bomba a orologeria che possa far saltare il banco. Farebbe veramente rabbia. Ancor di più se si pensa che il comune di Olbia in questi anni si è impegnata per trovare una nuova sede all’università, per toglierla dall’eremo dell’aeroporto e portarla in centro. La sede ora è stata trovata: l’ex palazzo della finanza e che formerebbe un compendio con l’edificio dell’Expo. Studenti universitari in centro? Una boccata d’ossigeno per Olbia. Un motivo in più per far riflettere la Regione: non tagliate quei fondi.
8 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 28 febbraio 2016 / Olbia - Pagina 8
SORPRESA SIAMO ULTIMI
Sta’ a vedere che hanno ragione i gufi, come amabilmente li chiama Matteo Renzi. Cioè quelli che non si accontentano della fotografia del Paese scattata dal premier. Gufi dai quali, però, non bisognerebbe poi trarre rassegnazione e impotenza, piuttosto conoscenza della realtà - quella vera, non quella della facile propaganda - e sprone a cambiare le cose. Come peraltro si riesce a fare in poche isole felici. Gli occhiali per vedere la verità sono i numeri, basta avere la pazienza di metterli insieme e la capacità di leggerli. Per scoprire che nelle classifiche internazionali, ahimé, siamo ultimi. E “Ultimi” si intitola il libro illuminante di Antonio Galdo - Einaudi, pagg. 110, euro 16, da oggi in libreria - che con cifre, racconti e testimonianze svela come il Paese sia regredito anche lì dove brillava. Abbiamo perso terreno negli asili, nella scuola, nell’università; le imprese sono sempre meno competitive, spesso inchiodate da una burocrazia inefficiente; l’evasione e la pressione fiscale sono alle stelle; nonostante il jobs act, utile a stabilizzare molti lavoratori precari, non si riesce ad arginare la disoccupazione giovanile. Secondo studi e rapporti, l’Italia è il Paese più corrotto dell’Eurozona e del G7, peggio piazzato di Ruanda o Georgia, e questo non solo umilia i principi dell’etica pubblica, ma comporta anche un danno economico, che la Corte dei conti ha misurato in 60 miliardi, più o meno quattro punti di Pil, e di reputazione, che la Confindustria stima in 16 miliardi di minori investimenti di imprese straniere non disposte a pagare tangenti. Il Sud, da cui potrebbe venire una spinta alla crescita, è abbandonato a se stesso e in quindici anni (fonte Svimez) è cresciuto metà della Grecia allargando il divario con il Nord: lì 31.124 euro di reddito medio pro capite, qui 18mila. Non c’è da meravigliarsi se cala anche la fiducia degli italiani per il futuro. In tre capitoli - scuola, lavoro e previdenza; impresa e ricerca; giustizia e corruzione - Galdo fotografa un’Italia dalle potenzialità enormi, ma legata al terreno come Gulliver. Davvero difficile scegliere tra episodi, storie e cifre del libro. Si ricorda, per esempio, che in quarant’anni gli ultrasettantenni sono più che raddoppiati arrivando a 9 milioni, mentre i novantenni sono passati da 86mila a 450mila. Gli over 65, che nei prossimi vent’anni passeranno dal 20 al 33 per cento della popolazione, hanno visto la loro ricchezza familiare raddoppiarsi mentre quella dei capifamiglia sotto i 34 anni si è ridotta del 25,8 %. «A figli e nipoti non resterà che aspettare l’eredità e la pensione di reversibilità», scrive Galdo. E ancora. L’Italia è la maglia nera in un’Europa che già investe in ricerca e sviluppo la metà degli Usa. Le imprese tedesche vi destinano tutti i contributi che ricevono dallo Stato, l’Italia zero. In compenso finanziamo la ricerca altrui visto che in sette anni non siamo riusciti a spendere 2 miliardi di euro di fondi europei, finiti a Francia, Germania e Inghilterra più rapidi ed efficienti. Eppure tutti gli esperti sottolineano il rapporto strettissimo tra ricerca e crescita economica. Non basta? Secondo la Banca mondiale, per risolvere una lite commerciale occorrono in Italia 1.185 giorni, tre volte la media europea; per una procedura fallimentare, sette anni; in cinque anni la Corte dei conti ha inflitto condanne per 5 miliardi di euro, ne sono stati restituiti solo 68 milioni. Giustizia a rovescio.Eppure in Italia ci sono anche ottime scuole e università, specie al Nord; tribunali che funzionano come orologi di precisione abbattendo tempi e sprechi (Torino), ospedali che brillano per efficienza e costi. Possiamo rallegrarcene, ma anche constatare, come fa Galdo, l’esistenza di un sistema di fatto classista in cui una minoranza può accedere al meglio del Paese, e una maggioranza è costretta a subìre inefficienze, burocrazie, malfunzionamenti. Così, con l’amaro in bocca, resta anche la domanda delle domande: perché anno dopo anno l’Italia si adegua non alle sue eccellenze, che ci sono, ma si adagia sul peggio del peggio? Trovare la risposta sarebbe il modo migliore per far ripartire davvero il Paese. E zittire per sempre i gufi.
9 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 28 febbraio 2016 / Ediz. naz.le - Pagina 23
La Fidapa racconta i saperi e i sapori della green economy
RASSEGNA QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa MIUR