UniCa UniCa News Rassegna stampa Mercoledì 17 febbraio 2016

Mercoledì 17 febbraio 2016

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
17 febbraio 2016

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
Dipartimento di Fisica
I segreti del Cern svelati agli studenti delle superiori
 
Sono più di cento, quest'anno, gli studenti delle scuole superiori che da domani, nel Dipartimento di Fisica, cittadella universitaria di Monserrato, potranno conoscere dal vivo come funzionano le ricerche dei fisici del Cern.
Grazie all'iniziativa Masterclass, coordinata dall'Istituto nazionale di Fisica nucleare e, a livello locale, dal docente Biagio Saitta, i ragazzi verranno accompagnati dai ricercatori in un viaggio nelle proprietà delle particelle ed esploreranno i segreti di Lhc (Large hadron collider), dove sei anni fa è stato scoperto il bosone di Higgs.
La giornata si suddivide in lezioni e seminari sugli argomenti fondamentali della fisica delle particelle, al mattino, seguite nel pomeriggio da esercitazioni al computer su uno degli esperimenti dell'acceleratore di particelle: un tunnel di 27 chilometri a cento metri nel sottosuolo di Ginevra, dove le particelle si scontrano quasi alla velocità della luce.
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 6 - Edizione CA)
Le reazioni
Alleati tiepidi: «Scelta giusta ma non basta, resta la crisi»
 
«Bene sospendere l'aumento delle tasse, ma non basta. La Finanziaria è da correggere». Non rimbomba lo scroscio di applausi nelle stanze di Sel, Rossomori, Psi e Upc, tiepidi sull'impostazione della manovra di bilancio del 2016.
I nove consiglieri regionali, espressione di questi partiti, firmano un comunicato in cui parlano di «nodi ancora aperti e non ineludibili». Le audizioni in commissione Bilancio hanno fatto emergere «un'Isola molto lontana dal superamento della crisi economica e sociale». Insomma, a questa parte della maggioranza non piace l'idea che la discussione sul bilancio, ingessato a causa della spesa sanitaria, si riduca a un «mero adempimento burocratico».
Ci sono alcune questioni chiave sulle quali si dovrà intervenire: in primo luogo la spesa per le politiche sociali che ha avuto un taglio di circa 30 milioni di euro. Altro tema scottante è l'Università sarda, «penalizzata da politiche nazionali» e per cui occorrono «risposte immediate, come necessarie sono le risorse per mantenere in tutto il territorio musei, biblioteche e scuole». Insomma, l'anticamera del dibattito sulla Finanziaria non sembra essere addobbata di coccarde e fiori, anche sulla base della «vertenza entrate che ci appare tutt'altro che risolta. Senza la possibilità di utilizzare senza limiti le riserve erariali e senza un'azione forte sugli accantonamenti la riforma rischia di rimanere monca e priva di effetti sull'economia sarda». Argomenti di cui si parlerà oggi alle 15.30 durante un incontro della maggioranza sulla Finanziaria. (m. s.)
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 41 - Edizione CA)
Se gli studenti fanno paura
Egitto, l'alleanza con gli operai viene repressa 
Il saggio. Il caso Regeni e l'indagine della studiosa del mondo arabo Patrizia Manduchi
 
«Quando è emerso che Giulio Regeni si stava interessando molto da vicino ai sindacati operai, mi è tornata alla mente una pagina del mio lavoro sulla storia dell'università e dei movimenti studenteschi in Egitto: finché gli studenti hanno protestato autonomamente, la repressione governativa è stata piuttosto blanda. Ma, sin dall'inizio della loro lunga e poco conosciuta storia di dissenso e mobilitazione, nel momento in cui essi sono scesi in piazza insieme agli operai, sono stati repressi e massacrati senza pietà».
Nel racconto di Patrizia Manduchi, docente di Mondo arabo contemporaneo all'Università di Cagliari, la rabbia e la tragedia del caso Regeni vengono restituite alla lunga e immutata risacca della storia, ripercorsa recentemente dalla studiosa nel volume “Università e movimenti studenteschi nell'Egitto contemporaneo. 1908-1981” (Carocci, 2015).
Nel labirinto di specchi delle indagini e dei grandi equilibri internazionali questa è una delle poche certezze: Regeni era diventato parte di un corpo collettivo, dell'unica massa capace di minacciare il potere, quella che unisce giovani e diseredati. Un “intellettuale organico”, secondo le idee del suo pensatore più caro, Antonio Gramsci.
«In Egitto, ma anche in tanti altri contesti autoritari del Medio Oriente, la classe operaia da un lato e l'opposizione di matrice religiosa dall'altro sono i due bersagli privilegiati della repressione governativa. È proprio nello scenario di terrore e miseria che attecchisce il discorso religioso, populista per natura e talvolta violento. I Fratelli Musulmani sono stati le vittime più numerose della censura e della repressione negli ultimi decenni, a cominciare dalla parabola umana del martire Sayyid Qutb», spiega Manduchi. «Mi trovavo al Cairo, giovane studentessa, quando nell'ottobre 1981 il Fratello musulmano Khalid Islambuli uccise Sadat. Il faraone è morto , si disse. Poco è cambiato nel 2013 con l'arresto di Morsi, membro della Fratellanza e primo presidente civile eletto con suffragio libero, cui è seguito il colpo di Stato di al-Sisi».
Il distacco della narrazione storica, la sua ciclicità, non soffoca l'orrore effimero di diplomazie e giornali. Lo moltiplica nell'antica battaglia del nuovo che non può sbocciare, schiacciato dai satrapi nazionali e dai loro mecenati, spesso occidentali e democratici. Uno scontro edipico, e di classe, cui la docente cagliaritana ha dedicato gli ultimi anni di ricerca, declinata negli studi “Voci del dissenso. Movimenti studenteschi, opposizione politica e processi di democratizzazione in Asia e in Africa” e “I movimenti giovanili nel mondo arabo mediterraneo”, volume che traccia una panoramica storica delle proteste dei giovani in Egitto, Tunisia, Marocco, Giordania, Libia, Algeria, Libano e Israele. Periferie e università come una corolla attorno a quel Mare Nostrum che l'Europa ha interpretato come schermo oltre il quale, per decenni, le moltitudini hanno fermentato in silenzio, si sono organizzate per poi esplodere in rivolta. Un sogno tumultuoso stroncato nelle celle buie di una prigione, disinnescato nella propaganda che rovescia la libertà in pericolo, la democrazia in dittatura:
«La verità che Giulio Regeni andava ricercando con onestà intellettuale e competenza scientifica, ma anche con l'entusiasmo dei suoi ventotto anni, deve essere così spaventosamente vergognosa che, mentre i contatti commerciali e politici fra Italia ed Egitto proseguiranno senza troppi scossoni», afferma la studiosa «rimarrà ancora a lungo sepolta sullo squallido ciglio di strada dove il suo corpo è stato ritrovato».
Luca Foschi
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Economia (Pagina 12 - Edizione CA)
Alghero
«La città del futuro»:
architetti a convegno
 
Sarà inaugurato domani, alle 18 nella Biblioteca del Mediterraneo, lo «Urban Thinkers Campus-The city we need: Open for art», in programma fino a sabato nel complesso di Santa Chiara ad Alghero, su iniziativa del Dipartimento di Architettura, dell'Università di Sassari.
Ma è prevista un'anteprima con due incontri con gli autori nell'ambito della scuola di Dottorato in Architettura e ambiente: Darko Radovic, direttore dell'International Keio Institute for Architecture and Urbanism (IKI) a Tokyo (oggi alle 15.30, asilo Sella), e Mike Lydon, inventore del "Tactical Urbanism" (domani alle 15.30, asilo Sella).
«The city we need-Open for art» è un'iniziativa della World Urban Campaign promossa da UN-Habitat (agenzia delle Nazioni unite per gli insediamenti urbani) ed è organizzata dal Dipartimento di Architettura, Design e Urbanistica dell'Università di Sassari in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria e Architettura di Cagliari, la Facoltà di Architettura di Belgrado, che ospita il programma "Public art in public space", e il Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del territorio dell'Università e del Politecnico Torino.
Quella di Alghero sarà l'ultima delle 28 conferenze preparatorie che culmineranno con la Conferenza di Quito "Habitat III", in Ecuador, dal 17 al 20 ottobre. Qui sarà scritta la Nuova Agenda Urbana.
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 15 - Edizione CA)
No agli interventi extra
Rimpallo di responsabilità fra azienda e Regione 
BROTZU. Urologia, nella lista d'attesa restano 270 pazienti oncologici
 
Vietato ricorrere alle prestazioni aggiuntive, formula nata per consentire ai reparti con molte richieste di smaltire le liste d'attesa: i primari che ne avevano necessità facevano domanda, l'azienda (sanitaria o ospedaliera) inoltrava, la Regione dava il via libera. Questo in passato. Nell'anno del Signore 2016, però, i conti della sanità sarda sono così in rosso che il ricorso all'utilizzo di quei fondi è diventato assai più complicato.
ROBOT La parola d'ordine è: risparmio. Anche davanti ai 270 pazienti oncologici, in lotta con tumori al rene, alla vescica o alla prostata, inseriti nella lista d'attesa del reparto di Urologia del Brotzu. Ne ha parlato qualche giorno fa, su queste pagine, Giorgio Pisano. Il primario di quel reparto, Mauro Frongia, ha chiesto di poter operare al di fuori dell'orario di lavoro: 30 o 40 interventi alla settimana, da attuare in tre sessioni pomeridiane di cui una con l'ausilio di un robot acquistato sei anni fa per 3,6 milioni di euro e in grado di ingrandire sino a 10-15 volte la zona su cui si opera.
VIAGGI DELLA SPERANZA I 30-40 interventi in più alla settimana permetterebbero di limare quelle liste ed evitare che molti debbano affrontare i vecchi, maledetti viaggi della speranza, peraltro costosi per le stesse casse regionali: il paziente oncologico che non può ottenere entro 30-40 giorni dalle strutture sanitarie della propria zona le prestazioni di cui necessita, ha il diritto di farsi curare altrove (per esempio a Milano, dove le sale operatorie, sul modello statunitense, non rimangono mai inattive, nemmeno nei fine settimana) in strutture che poi manderanno il conto al sistema sanitario regionale. E a quel punto, per ogni intervento effettuato altrove, si spenderà ben di più di quanto si sarebbe speso autorizzando qui gli interventi fuori orario.
LE VERSIONI La richiesta di Frongia, una decina di giorni fa, ha ricevuto risposta negativa. Da parte di chi? Della Regione, spiegano dall'azienda ospedaliera Brotzu. «A noi non è arrivata nessuna richiesta ufficiale», negano però dall'assessorato regionale alla Sanità: «A decidere, in questi casi, è la direzione generale». Che da oltre un anno è guidata da una commissaria straordinaria, Graziella Pintus, la cui libertà di manovra è, per forza di cose, meno ampia di quella di un direttore generale. Nomina che un mese fa l'assessore alla Sanità Luigi Arru aveva promesso sarebbe arrivata presto «a tutti i commissari straordinari» a capo delle aziende sanitarie sarde: ancora, però, non è successo niente.
LA SPINTA Frongia è uno che, professionalmente, ha girato il mondo e, pur avendo la possibilità di lavorare in centri ben più prestigiosi, ha deciso di rimanere qua, dove ha “firmato” circa 600 dei 1.000 trapianti di rene finora effettuati a Cagliari. Per medici come lui (e al Brotzu, ospedale d'eccellenza, ce ne sono diversi) non è facile rassegnarsi a lavorare con il freno a mano tirato. Più che economica (un medico, per le prestazioni aggiuntive, prende fra i 30 e i 40 euro l'ora) la spinta è deontologica: soddisfare la richiesta di cure che arriva dai pazienti, soprattutto quelli che, avendo ricevuto una diagnosi tumorale, pretendono giustamente di poter essere curati in tempi ragionevoli.
La soluzione delle prestazioni aggiuntive sembrava sensata, in via Peretti: meno costosa degli straordinari (dai quali si differenzia perché le prestazioni aggiuntive si fanno su base volontaristica), avrebbe permesso di documentare puntualmente gli interventi effettuati oltre gli orari di lavoro, giustificando un'eventuale deroga alla necessità di risparmiare.
Marco Noce
 
L’UNIONE SARDA
6 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 16 - Edizione CA)
«Il Lirico rischiava di sparire»
Abuso d'ufficio, Zedda si difende: c'era un buco di 25 milioni
TRIBUNALE. Il sindaco a processo spiega ai giudici il perché di Crivellenti sovrintendente
 
Nel 2012 il Teatro lirico era pieno «di debiti», i conti «erano fuori controllo», gli stipendi «non venivano pagati» e «le spese» per gli eventi «erano folli». Tra le Fondazioni, quella di Cagliari «era l'unica a essere nata nel Novecento» e sarebbe stata la prima a «essere cancellata» nel riordino del governo Monti. Il primo obiettivo era «contenere i costi» e la più adatta era stata individuata in Marcella Crivellenti: «Veniva dal mondo dei teatri privati» e aveva dimostrato di «essere capace. Riscontravo nei documenti ciò che diceva sui problemi economici» del teatro e «mi stupì positivamente rispetto a chi si proponeva: suggerì il nome non dell'amico o degli amici degli amici ma di Carlo Fontana, il sovrintendente per antonomasia». Che rifiutò. Così alla fine proprio lei ricoprì l'incarico. «Era onesta e competente, e il bilancio si chiuse in pareggio».
Per due ore e mezza il sindaco Massimo Zedda ha spiegato ai giudici della prima sezione penale come e a chi aveva deciso di affidare il ruolo di guida del Lirico, allora oberato da un buco di «25 milioni di euro». Lo ha fatto nel processo nato proprio in seguito a quella decisione, assunta nel 2012 e ritenuta illegittima dal pubblico ministero Giangiacomo Pilia: abuso d'ufficio il reato contestato al primo cittadino, che sarebbe colpevole di aver proceduto alla nomina in spregio alla precedente manifestazione di interesse da lui stesso bandita (erano arrivati 44 profili di altrettante persone interessate al posto) e anche di aver estromesso dal cda dell'ente uno dei consiglieri (Giorgio Baggiani, nominato a ridosso delle elezioni comunali del 2011 dall'allora sindaco Emilio Floris).
Presentatagli dal deputato Claudio Fava «nella campagna elettorale delle regionali nel 2009», ha detto il sindaco davanti agli avvocati difensori Giuseppe Macciotta e Fabio Pili, inizialmente (4 anni fa) Crivellenti aveva respinto la richiesta di fare la sovrintendente. «Sosteneva fosse inopportuno e che la pulizia del bilancio mi avrebbe sollevato una guerra contro». Per indicare il nome arrivarono «pressioni, sensibilizzazioni, suggerimenti, appelli sulla stampa. Anche su Mauro Meli». Arrivate le candidature «lasciai 10 giorni ai consiglieri per farsi un'idea». Alla seduta successiva «chiesi se ci fosse qualcuno da proporre. Nel caso, avremmo potuto votarlo». Invece «non c'era accordo», i componenti (Felicetto Contu, Oscar Serci, Gualtiero Cualbu e Maurizio Porcelli) «tentavano di rinviare la decisione per trovare una maggioranza. Se avessi voluto forzare, avrei potuto nominare il componente mancante del Comune e procedere. Non lo feci». Poiché nessuno aveva dato indicazioni, «tutti» nel cda «davano per scontato» che la manifestazione «fosse implicitamente superata». Nella lista inoltre «non trovai nomi che corrispondessero alla mia idea di teatro, ed esclusi chi tentava di raggiungermi attraverso altri o fosse diretta emanazione di partiti e sindacati». Così «suggerii Crivellenti», votata «all'unanimità» dal cda «la cui successiva richiesta di revoca della delibera del voto, che si sosteneva non essersi tenuto, era pretestuosa».
Zedda ha negato la tesi del pm secondo cui Paola Piras, vicesindaca e docente di diritto amministrativo, lo avesse informato di essere vincolato alla manifestazione, poi ha sottolineato davanti ai legali di parte civile Rosalia Bizzarro e Andrea Pubusa: «Il Teatro risultava avere un credito col Municipio di 1,2 milioni di euro che non figurava documentalmente». Si cominciò a mettere mano al bilancio, ed emersero crediti milionari ritenuti insigibili. Che però erano stati inseriti nei vari bilanci, compreso quello «della gestione Crivellenti», ha contestato il pm (sottinteso: senza, non sarebbe arrivato il pareggio). Zedda ha replicato spiegando di aver «fatto pulizia per superare il commissariamento, un lavoro di anni: non ci siamo accorti subito che le cose stavano così. Erano stati anche iscritti crediti sulla base della sola dichiarazione sui giornali del presidente della Provincia Graziano Milia. Disse che avrebbe partecipato alla stagione e qualcuno previde l'arrivo di 900 mila euro. Abbiamo cancellato 1,5 milioni di biglietti omaggio all'anno e l'abitudine di assegnare premi di produzione senza valutazione. Quando qualcuno fa qualcosa che non si può e rimane nel teatro, è il primo che cancella le tracce».
Sulla conferma di Baggiani «avevo forti dubbi», viste le sue vicissitudini «giudiziarie» legate alla Scuola civica di musica (era vice direttore e la Procura contestava incarichi affidati in violazione di legge e contratti stipulati senza seguire le norme). Quindi «per opportunità rinviai la nomina, temevo imbarazzi successivi». Poi sono arrivati il processo penale e «la condanna» in Corte dei conti. «Non mando a gestire 21 milioni chi non sa utilizzare 700 mila euro. Non gli metto le mani nella marmellata più grande». Sentiti come ultimi testimoni il docente di diritto del lavoro Enrico Mastinu e il pm contabile Mauro Murtas (il quale disse a Zedda che la mancata firma sul contratto di Meli quale sovrintendente e direttore artistico dopo l'ok del cda avrebbe avuto «risvolti penali ed erariali»), l'udienza è stata rinviata al 23 marzo per la discussione.
Andrea Manunza
 
L’UNIONE SARDA
7 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 8 - Edizione CA)
Mare conteso, l'ira dei pescatori
Ma dietro i nuovi confini si celerebbero accordi su altre materie
Marinerie sarde danneggiate dall'intesa che regola eventuali ritrovamenti di petrolio o gas
 
Le rassicurazioni del ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, non sono sufficienti. I pescatori sardi hanno ragione a denunciare quanto sia pericoloso il cambio dei confini marittimi tra Francia e Italia. L'accordo italofrancese firmato a Caen nel marzo dello scorso anno rischia di danneggiare il comparto della pesca: tutelato solo in minima parte dalla liberalizzazione dell'attività che scatterà nel 2022. Ma le novità potrebbero riguardare anche l'industria estrattiva.
RETROSCENA Un memorandum che ha preceduto l'accordo vero e proprio - secondo quanto denunciato dal deputato Mauro Pili - firmato dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi e dal presidente della Repubblica francese, François Hollande, svela l'esistenza di altri interessi. Il nuovo documento normerà l'eventuale scoperta di risorse minerarie nel tratto di mare compreso tra Sardegna e Corsica. Se si dovesse accertare la presenza di petrolio o metano, Parigi e Roma hanno stabilito che si dovrà fare riferimento alla piattaforma continentale di appartenenza. Non faranno fede le miglia marine dalla costa, ma la reale posizione dei minerali rispetto alla terraferma.
Il confronto tra Italia e Francia aveva il compito di definire, una volta per tutte, la questione dei confini marittimi. In secoli di storia non ci aveva pensato nessuno. Mancava l'ufficialità rispetto a consuetudini passate indenni a dichiarazioni di guerra o convenzioni sulle Bocche di Bonifacio.
Il nuovo accordo potrebbe non risolvere definitivamente la situazione, anche a causa delle forti polemiche. Il Parlamento italiano non lo ha ancora ratificato né il governo ha presentato il relativo disegno di legge. Il ministero degli Esteri, fornendo la risposta a un'interpellanza parlamentare, ha addirittura spiegato che potrebbe rendersi necessaria un'integrazione.
La ratifica potrebbe avere poi profili di incostituzionalità. Rossomori e Sel, con un'interpellanza in Consiglio regionale, hanno evidenziato come il governo avesse l'onere di informare la Giunta sarda in forza del dettato dello Statuto speciale.
ATTI UFFICIALI Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Esteri, ha ribadito quanto fosse urgente arrivare alla firma dell'accordo: «Per decenni, gli unici atti che hanno regolato i rapporti di vicinato marittimo fra noi e i francesi sono stati il progetto di convenzione sulla pesca nella baia di Mentone. Una convenzione del 1892, mai firmata ma la cui linea di divisione della baia è diventata l'unico riferimento cartografico rispettato fino ad oggi da Francia e Italia, e l'Accordo sulle Bocche di Bonifacio del 1986».
Della Vedova ha fatto riferimento anche ai confini: «Il tracciato di delimitazione delle acque territoriali e delle restanti zone marittime riflette i criteri stabiliti dalla Convenzione dell'Onu sul diritto del mare. Nel corso dei negoziati, abbiamo deciso di mantenere immutata la definizione di linea retta di base per l'arcipelago toscano, adottata per la delimitazione del mare territoriale nel 1977».
I PESCATORI Ragionamento che non è valso per la Sardegna. Le marinerie sarde sono quindi le più danneggiate. Nonostante la convenzione faccia riferimento alla tutela di “zone tradizionalmente utilizzate” dai pescatori e la normativa vigente preveda la caduta dei vincoli dal 2022. Renato Murgia, direttore dell'Associazione armatori motopescherecci sardi, fa il punto: «L'unica zona fatta salva dall'accordo è un quadrilatero di mare a ovest delle Bocche di Bonifacio: un'area poco pescosa che non interessa a nessuno. Stanno mettendo in ginocchio la pesca dei gamberi e del pesce spada. Ci sono trecento posti di lavoro a rischio. Non possiamo più lavorare. Questo accordo deve essere stracciato».
I pescatori sardi e le compagnie hanno dalla loro il diritto internazionale. Giacomo Biagioni, che insegna quella materia all'Università di Cagliari, fotografa la situazione: «I confini oggi in vigore sono quelli del 1892. Gli accordi internazionali entrano in vigore solo dopo la ratifica. L'Italia deve agire sul piano politico per chiedere una revisione, anche se l'atteggiamento dei francesi mi sembra poco dialogante». Il bollettino meteo non promette nulla di buono.
Matteo Mascia
 

LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Cultura – pagina 34
Come ridisegnare il futuro delle città
 “The city we need - Open for art” da oggi alla facoltà di Architettura di Alghero
 
ALGHERO Città, sviluppo e arte. Sono le tre parole d’ordine di “The city we need – Open for art”, il nuovo Urban thinker campus promosso dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, che Alghero ospiterà da oggi al 20 febbraio. Grazie al dipartimento di Architettura dell’Università di Sassari, Alghero sarà la tappa conclusiva del percorso preparatorio ad “Habitat III”, la conferenza di Quito, in Ecuador, che dal 17 al 20 ottobre riscriverà l’ “Agenda urbana” a vent’anni dall’ultima riscrittura, risalente al meeting di Istanbul del 1996 e a quaranta dalla prima stesura, redatta a Vancouver nel 1976. L’Urban thinker campus avrà base a Santa Chiara, sede di Architettura, e animerà tutta la città di Alghero attraverso incontri, dibattiti, gruppi di studio, focus, proposte per la “Nuova agenda urbana”, mostre, concerti e altri eventi destinati a coinvolgere la comunità locale e quella scientifica, chiamata a confrontarsi sulle esigenze delle città del futuro. “The city we need – Open for art” inaugura oggi alle 18 nella biblioteca del Mediterraneo. Ci saranno il sindaco di Alghero, Mario Bruno, il direttore di Architettura, Nicola Sechi, Roberta Porcu e Pietro Garau dell’Istituto nazionale di urbanistica, la responsabile scientifica di “Open for Art”, Silvia Serreli, Antonello Sanna del Dipartimento di Architettura dell’Università di Cagliari, e Zoran Djukanovic dell’Università di Belgrado. Saranno ospiti d’eccezione, tra gli altri, Darko Radovic della Keio University di Tokyo, Mike Lydon, urban planner statunitense, e Christine Auclair, project leader della World Urban Campaign. “The city we need” è promossa da UN-Habitat ed è organizzata dal dipartimento di Architettura dell’Università di Sassari col dipartimento di Ingegneria e Architettura di Cagliari.

Questionario e social

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