Sabato 13 febbraio 2016

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
13 febbraio 2016

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 27 - Edizione CA)
I COLLEGHI SARDI DI REGENI: «SI RISCHIA PER CONOSCERE»
UNIVERSITÀ. Ricercatori di Scienze politiche all'estero, ecco chi sono
 
Sono giovani, sono sardi e, per lavoro, frequentano Paesi in cui sono in corso sommovimenti storici e non sempre le manifestazioni di dissenso sono tollerate. Per ricordare Giulio Regeni, nel giorno del suo funerale, hanno scelto di raccontare, nell'aula magna della Facoltà di Scienze economiche, giuridiche e politiche, le loro vite: «Corriamo dei rischi per conoscere, per smantellare i luoghi comuni attraverso i quali leggiamo le realtà diverse dalla nostra», ha spiegato Laura Tocco, una delle dottorande in Storia, beni culturali e studi internazionali, dottorato che continua l'esperienza di quello in Storia e istituzioni dell'Asia e dell'Africa moderne e contemporanee, attivo dal 1982.
Per Laura e i suoi colleghi, Giulio era uno di loro. L'Egitto, dove è morto, è stato visitato più volte da Alessandra Marchi. L'ultima, due anni fa, con Al Sisi già al potere: «Ho trovato un clima molto deteriorato, molti dei ricercatori con cui ero in contatto sono andati via. Durante il colpo di Stato ci sono stati 1.000 morti, decine di migliaia di persone sono finite in carcere». La sensazione era che in caso di bisogno la polizia non sarebbe stata di grande aiuto: «Mi sono augurata di non averne bisogno».
Tanti, anche grazie alle borse Erasmus, lavorano o hanno lavorato in Turchia: Simona Deidda ha vissuto in una cittadina verso il confine iracheno dove l'Isis controlla alcuni edifici («Mi sono sentita tranquilla»), mentre Mariangela Piras era a Gezi Park, a Istanbul, nei giorni delle manifestazioni contro il governo Erdogan («Non mi sono nemmeno resa conto di aver respirato i gas lacrimogeni»). Gabriele Pedrini, in Siria durante la rivoluzione di cinque anni fa, giura che è più rischioso uscire in scooter a Cagliari che stare a Damasco o a Beirut, dove pure una volta, per colpa di un collega imprudente, fu interrogato in un sottoscala da miliziani di Hezbollah.
Incoscienti? No, giurano. Al limite naïf, ma «o un po' lo sei o in certe realtà non entri», sostiene Luca Foschi, firma di questo giornale e dottorando con alle spalle esperienze di ricerca in Libia, Iraq e Libano: studia Hamas, Hezbollah e Upk, e tra due settimane partirà per il Kurdistan iracheno. «Ti salvi se sai come muoverti».
Il coordinatore del dottorato è il docente Nicola Melis: «Mi tengo costantemente in contatto con i nostri ricercatori all'estero», dice. Racconta un episodio curioso: «Nel 2001, venne in Italia a studiare i movimenti di protesta un ricercatore turco che avevo conosciuto a Istanbul. Partecipò a una manifestazione, non ricordo se Genova o Napoli, e fu caricato dalla polizia: si ritrovò con tre denti rotti. Non riusciva a capacitarsi di come, uscito illeso dalle manifestazioni in Turchia, fosse stato ferito nella “pacifica” Italia».
Marco Noce
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
«Noi, costretti alla fuga»
Emigrazione, le storie dei laureati e dei professionisti
Intanto la Giunta prova a invertire la rotta: successo per il Sardinian Job Day
 
Manager e baristi, artisti e ricercatori, imprenditori e scienziati: talenti sardi volati via, con un titolo di studio o un curriculum ricco di esperienze sul campo da spendere altrove. Nell'Isola la percentuale di disoccupati qualificati sfiora il 40%. E spesso chi trova un posto si deve accontentare di stipendi bassissimi, non adeguati alle competenze acquisite. La Giunta regionale scommette su un'inversione di tendenza e punta sul turismo. La prima giornata del Sardinian Job Day ha riscosso un buon successo, tra idee, incontro tra domanda e offerta di lavoro e nuove leggi per le imprese.
ALLE PAGINE 2, 3
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
Storie di successi lontani «Per noi non c'era posto»
Impieghi rabberciati nell'Isola, la svolta soltanto dopo l'emigrazione
 
In Sardegna la percentuale di disoccupati qualificati sfiora il 40%, otto punti sopra la media nazionale. Così i talenti sardi volano via, con un titolo di studio o un curriculum ricco di esperienze sul campo da spendere altrove. Manager e baristi, artisti e ricercatori, imprenditori e scienziati. Storie di ogni genere: da Danila Colombu che a Cagliari lavorava per due lire dietro il bancone di un caffé e oggi è manager di un ristorante di Sydney, ad Alberto Cauli, ricercatore in Nuova Zelanda, contattato nei giorni scorsi dalla Regione che sta verificando quanti «aventi diritto» vogliono frequentare un corso di formazione bandito nel 2009.
Un anno dopo la fine dell'Università risulta occupato il 42,3% dei ragazzi sardi (in Italia il 56%), cinque anni dopo il tasso sale fino al 70%. Cinque anni dopo, un'enormità, con una retribuzione intorno ai 1200 euro netti al mese, una miseria. Insomma, se stai a casa, devi scendere a compromessi e svendere il futuro. Altrimenti scappi. In un anno solo, lo hanno evidenziato le Acli, se ne sono andati in 7200, età media 33, in Germania, Francia, Belgio, Irlanda, Svizzera, Argentina, Stati Uniti, Sud Africa, Messico, Emirati arabi. Per la prima volta il saldo migratorio è negativo: vanno via più persone di quante ne arrivino (o nascano qui). La Sardegna si spopola e invecchia.
Laurea in Economia col massimo dei voti a Cagliari, tesi sull'inquinamento ambientale come forma di fallimento del mercato, «mi sarebbe piaciuta la carriera accademica ma il percorso era a dir poco ad ostacoli». Così Luca Fadda ha fatto le valigie, in pochi mesi, insieme a sua moglie, ha aperto un wine-bar a New York, Vermentino e Cannonau con jazz dal vivo, e dopo il primo locale ne ha inaugurato altri due, «la città ci ha accolto a braccia aperte».
Scienze agrarie a Sassari, una passione per lo sviluppo di sistemi agricoli ecosostenibili e la selezione di nuove specie leguminose, una borsa di studio del Cnr, «ho lasciato la Sardegna perché lì non succedeva niente», racconta Angelo Loi, dal 2004 ricercatore senior della University of Western Australia, Perth, e fondatore di una società - Alosca Technologies - che ha brevettato a livello internazionale la sua invenzione per la batterizzazione di colture erbacee. «Oltre il lavoro, la motivazione più forte che mi tiene qui, è la possibilità di garantire ai miei figli un futuro migliore rispetto alla mia terra natia».
Alessandro Molon, venticinque anni fa ha avviato nell'Isola un Internet service provider, poi ha dovuto vendere l'azienda, «perché tra tasse, burocrazia e pastoie politiche vai avanti solo se sei “figlio di” o “amico di”». Tre anni fa è approdato a Londra e ha iniziato a lavorare in un'azienda innovativa che si occupa di servizi tecnici per le televisioni. «Ho cominciato dall'ultimo gradino e ora sono il numero due della compagnia».
Alberto Cauli, originario di Oristano, nei giorni scorsi ha ricevuto, in Nuova Zelanda, dove sta da tempo, una lettera dalla Regione che chiedeva di dare l'adesione o meno per la frequenza di un corso che risale a un Piano formativo del 2009. «Appena laureato, in Storia contemporanea», spiega, «feci domanda per questo corso di formazione e vinsi la selezione. Ero veramente felice e ottimista. Bé, sono passati sette anni, quel corso non è mai partito, e oggi mi chiedono ancora se voglio partecipare, sprecano pure i soldi per mandare raccomandate dall'altra parte del mondo. Io nel frattempo sono approdato alla University of Auckland, ho preso il mio Phd e sto benissimo».
Cristina Cossu
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 6 - Edizione CA)
Truzzu (FdI): mancano 3 milioni
«Zero borse di studio anche a Veterinaria»
 
Sei mesi fa la questione tenne sul piede di guerra oltre 300 aspiranti specializzandi, ora la storia rischia di ripetersi: «In Finanziaria mancano almeno 3 milioni per attivare le borse di studio per le specializzazioni in professioni sanitarie e in veterinaria», avverte Paolo Truzzu, consigliere regionale di Fratelli d'Italia e vicepresidente della commissione Bilancio.
Nel 2015 la Regione non finanziò le borse aggiuntive dedicate agli studenti sardi, lasciando ai neolaureati solo i posti finanziati dal Ministero, nonostante il Consiglio regionale avesse approvato una legge per garantire un posto i giovani medici laureati a Cagliari e Sassari. «La Giunta Pigliaru dovrebbe capire che sbagliare è grave, ma umano, mentre perseverare è diabolico, visto che sta commettendo nuovamente gli errori di valutazione già fatti nella manovra 2015, lasciando senza finanziamento il percorso formativo di tanti giovani studenti sardi», ricorda Truzzu.
Secondo il consigliere regionale dell'opposizione il rischio di mettere in difficoltà gli specializzandi è concreto: «Solo a Sassari, ad esempio, mancano quasi 2 milioni di euro per garantire le borse, secondo i documenti forniti dallo stesso rettore. Con lo scarso budget a disposizione, si rischia di non attivare o attivare solo in parte i percorsi di specializzazione, rendendo di fatto inutile un intero corso di studi, in quanto la qualifica post laurea ne è parte integrante ed essenziale». (m. r.)
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 55 - Edizione CA)
Università
Quando l'architettura si allea con l'arte
per progettare le città del nostro futuro
 
L'arte come strumento economico per avere città migliori e più vivibili. Lo hanno già dimostrato i casi del progetto “Mano” nel quartiere di Santa Teresa a Cagliari, o i murales che artisti internazionali hanno realizzato negli edifici dei quartieri periferici sassaresi. L'architettura che si allea con l'arte per progettare le città del domani. L'ambiente urbano e il suo sviluppo. Sono tanti i temi che verranno affrontati dal 17 al 20 febbraio ad Alghero nello Urban Thinker Campus “The city we need: open for art”, appuntamento a cura del Dipartimento di Architettura, Design e Urbanistica dell'Università di Sassari, in collaborazione col Dipartimento di Ingegneria e Architettura di Cagliari, la Facoltà di Architettura di Belgrado, che ospita il programma “Public art in public space”, e il Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del territorio dell'Università e del Politecnico Torino. Quello di Alghero è l'ultimo incontro in preparazione della conferenza delle Nazioni Unite “Habitat III” che si svolgerà a Quito (Ecuador) in ottobre.
L'evento è stato presentato ieri mattina all'ateneo sassarese. Luciano Gutierrez, delegato del rettore all'internalizzazione Erasmus e Mobilità studentesca, ha ricordato perché la scelta della sede catalana come unica tappa italiana non è casuale: «Da tre anni Architettura è in cima alla classifica Censis come migliore facoltà italiana». “Open for Art” sarà inaugurato mercoledì prossimo alle 18 nella biblioteca del Mediterraneo del Complesso di Santa Chiara e proseguirà secondo un fitto calendario di appuntamenti che si concluderà sabato. Gli eventi sono aperti a tutti e gratuiti. Si lavorerà per attività tematiche e gruppi di interesse. Tra i relatori illustri Darko Radovic, KEIO University Tokyo, Davisi Boontharm, Sophia University Tokyo,University of Belgrade, Mike Lydon, Urban Planner, Usa, Todd Bressi, Mural Arts Program, Philadephia, Zaida Muxi, Urban planner, Catalunya, e Christine Auclair, project leader della Worl Urban Campaign.
Giampiero Marras
 
L’UNIONE SARDA
6 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari (Pagina 51 - Edizione CA)
ALGHERO. Regione nel mirino
Uno spiraglio per Architettura: ma è polemica
 
Il presidente della Regione annuncia l'imminente inserimento di Architettura di Alghero nel fondo per l'Università decentrata ed è subito polemica per l'ennesimo impegno coniugato al tempo futuro. «L'inserimento di Alghero - ha detto il governatore Pigliaru - avverrà all'interno di un percorso da cui dovrà emergere l'apporto che le sedi delle Università decentrate offrono al sistema universitario sardo, soprattutto in termini di attrattività degli studenti». Secondo il consigliere regionale di Forza Italia, Marco Tedde, il comunicato del presidente assomiglia a «una sciarada da enigmistica evoluta», perché non spiega né i modi, né i tempi. «È evidente - prosegue Tedde - che Pigliaru si arrampica sugli specchi». Anche l'ex sindaco di Alghero, Stefano Lubrano, leader di Patto Civico, si dice stufo delle promesse. «Pensiamo che questa sia la centesima volta che sentiamo Pigliaru fare affermazioni di questo genere. A noi interessa che la Regione affermi tutto questo usando un tempo verbale al participio passato. Basta con questa presa in giro del "faremo" e "agiremo", Architettura sta morendo», incalza Lubrano ricordando che la comunità didattica di Architettura ha già attratto studenti e docenti che provengono da altre regioni e che è già stata riconosciuta più volte come miglior dipartimento in Italia, proprio per il proprio carattere innovativo. «Alghero ha consentito all'Università di Sassari di entrare a far parte della Xarxa Vives d'Universitats, l'associazione degli Atenei catalani, aprendole una enorme opportunità in termini di collegamenti internazionali». ( c. fi. )
 
L’UNIONE SARDA
7 – L’Unione Sarda
Cultura – pagina 55
Quella Cagliari quotidiana che (quasi) nessuno vede più
Da domani all'Exma la personale “Imago Kalaris, Imago Mundi” di Stefano Non
 
Se si vuol andare a vedere la mostra dedicata a Cagliari di Stefano Non, che sarà inaugurata domani all'Exma (ore 12.30), è meglio andarci tenendo a mente le parole del fotografo lombardo: «Non è un'emozione immediata che voglio offrire allo spettatore, ma un detonatore per la coscienza e l'immaginario».
Infatti, poiché fotografare è ricostruire in maniera personale ciò che si osserva, e mai riprendere la realtà quale essa è, la città di Non è assai diversa da com'è abituato a percepirla chi la abita.
Scattate con il banco ottico - l'evoluzione della prima camera oscura - le dodici fotografie in bianco e nero di “Imago Karalis Imago Mundi”, ritraggono una Cagliari inconsueta, che a tratti si confonde con le città del Nord, attraversata da una luce morbida, immersa in un'atmosfera aurorale, silenziosa. La luce delle prime ore del mattino, quando sono state scattate le fotografie.
Nelle immagini di Stefano Non (il cognome è uno pseudonimo), che nel capoluogo sardo vi è stato un anno e mezzo, c'è la città del quotidiano, anziché la città turistica. La città della Sella del Diavolo, con il cielo terso e i colori saturi, gli scorci suggestivi, e il mare.
Al contrario, in “Imago Karalis Imago Mundi”, c'è un patrimonio storico che, per lo più, i suoi abitanti ignorano, l'architettura che plasma l'ambiente, un paesaggio urbano che, dal centro alla periferia, offre narrazioni differenti della stessa città. Un'indagine dello spazio per immagini, in cui non vi sono persone, che procede dalle opere di Ubaldo Badas, tra i più apprezzati architetti sardi del Novecento, alla cartellonistica nei pressi di santa Gilla, all'ospedale Brotzu, al quartiere Cep, fino al colle di san Michele.
Si tratta di «una serialità coerente», come dice Stefano Non, diplomato in fotografia al CFP Bauer di Milano, che grazie al lavoro su Cagliari, è stato scelto per frequentare un prestigioso master di fotografia presso l'Università di Venezia. E' una fotografia sociale, secondo l'artista lombardo, perché documenta le trasformazioni dello spazio cittadino, in che maniera l'inurbamento, i movimenti demografici, l'edilizia, ridefiniscano continuamente i suoi confini e la sua identità.
L'inaugurazione della mostra, che rimarrà aperta fino al 9 marzo, sarà preceduta da un dibattito, sempre all'Exma (ore 11), in cui si cercherà di evidenziare affinità e differenze nel rapporto fra Cagliari e cinque arti: architettura, cinema, fotografia, letteratura e grafica. All'incontro, coordinato da Enrico Cicalò, oltre al fotografo, interverranno, Antioco Floris e Emiliano Ilardi, dell'Università di Cagliari, Dandy Massa, architetto e vice presidente del Consiglio Italiano Ingegneri.
Franca Rita Porcu
 

LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Economia – pagina 14
nuove frontiere
Fertilizzante dalla lana,
la tecnica sbarca nell’isola
di Salvatore Santoni
 
La tosatura delle pecore potrebbe fruttare un buon gruzzoletto agli allevatori sardi. Come? Ci pensa GreenWoolf, il lupo verde icona dell’omonimo progetto finanziato dall’Ue per la trasformazione della lana in fertilizzante bio. Non solo scarti di tosatura, il macchinario inventato dalla collaborazione tra politecnico di Torino e Cnr, liquefa anche vecchi tappeti, maglioni slabbrati, vecchie sciarpe e guanti destinati a finire irrimediabilmente nella spazzatura. Il tutto con un procedimento di idrolisi che non necessità di agenti chimici ma soltanto di acqua calda. E senza produrre un grammo di scorie. Il laboratorio mobile ieri ha fatto tappa per la prima volta nell’isola, al Comune di Padria, nel Meilogu, per mostrare il funzionamento agli allevatori. Il progetto. GreenWoolf è un progetto – cofinanziato dalla Ue attraverso i bandi Life – pensato dalla partnership tra Politecnico di Torino, Cnr, la Obem, il costruttore, e la Mateus, che punta alla commercializzazione su vasta scala. L’obiettivo è dimostrare l’efficacia di un processo verde, cioè rispettoso dell’ambiente al 100%, per convertire la lana non utilizzata in fertilizzante, e quindi evitando che gli scarti di tosatura finiscano in discarica. Il procedimento. Il sistema è semplice. C’è una sorta di grande lavatrice, con un cestello molto robusto, nel quale passano all’interno i vapori d’acqua mandati in temperatura da una caldaia a gasolio. Il processo si svolge a 175 gradi centigradi. Per vedere la lana trasformata in fanghi fertilizzanti occorre attendere circa un’ora. Sarà il grado di idrolisi a dettare il rilascio di sostanze nutritive e bio-stimolanti che comporranno il fertilizzante. In ogni caso, ne vien fuori un prodotto ad alta densità, sterilizzato e ottimo per aiutare la germinazione delle piante. I numeri. Ogni chilo di lana trattata produce dai 1,5 ai 2 chili di fertilizzante organico azotato. Il macchinario oggi è ancora un prototipo. Significa che non esistono ancora modelli commercializzabili in circolazione, ma in sostanza può essere costruito in base alle esigenze del cliente (ne esistono modelli che trattano fino a 500 chilogrammi di lana alla volta). Secondo le stime degli esperti, un piano economico che prevede una produzione annuale di 175 tonnellate e la vendita sul mercato del fertilizzante a 26 centesimi di euro potrebbe ripagare l’investimento dei macchinari in due anni. Un costo che nel caso in esame è di 75mila euro. Le reazioni. Confagricoltura, Cia, Laore, Argea, Agris, imprenditori, allevatori e rappresentanti del territorio: il lupo verde ieri ha richiamato un po' tutti a Padria, notoriamente un territorio legato a doppio filo alla produzione della lana. «Il Meilogu è un territorio con la vocazione agro pastorale – spiega il sindaco di Padria, Antonio Sale – dal punto di vista imprenditoriale è una zona molto povera, tranne il polo di Thiesi che storicamente ha sempre lavorato la lana e le pelli. Io credo che questa di oggi (ieri per chi legge, ndr) sia un'opportunità da sfruttare per rilancio del territorio». Molti allevatori della zona hanno partecipato al convegno per capire se il progetto possa dare un sostegno concreto alla loro attività. Oggi la lana sarda viene acquistata da mediatori d’oltre Tirreno che pagano tra i 60 e 70 centesimi al chilogrammo. «Una cifra che non copre neanche la metà della spese per la tosatura», spiegano gli allevatori. E spesso si vende proprio per evitare i costi dello smaltimento, essendo la lana considerata un rifiuto speciale. In ogni caso, nessuno dei piccoli allevatori è in grado di sopportare una spesa per acquistare un impianto dedicato: meglio un impianto, magari a livello regionale, sul quale far confluire tutti i materiali. Ieri a Padria c’era anche qualche imprenditore che ha fiutato l’affare. «La settimana scorsa – spiega l’imprenditore Giovanni Meazza – ero in Turchia a proporre il macchinario a un’azienda di 1800 dipendenti.Il progetto gli piace, ed è pronto a investire in Sardegna, ma ha paura di non trovare supporto degli allevatori locali». E senza materia prima, non si va da nessuna parte.
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Alghero – pagina 28
Sede decentrata,
nuove polemiche con Pigliaru
 
ALGHERO. La vigilia di “The city we need” riapre il confronto a distanza sull’inserimento di Alghero tra le sedi universitarie decentrate. Sollecitato dal consigliere regionale Marco Tedde e dal docente Arnaldo Cecchini, due giorni fa il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ha assicurato che «Architettura sarà ricompresa tra le sedi dell’Università decentrata», e ha ribadito che «riconoscendo il prestigio e il valore del Dipartimento di Alghero, la Regione intende valorizzare tale esperienza». L’inserimento di Alghero avverrà entro «un percorso da cui dovrà emergere l’apporto che le sedi decentrate offrono al sistema universitario sardo, soprattutto in termini di attrattività ». Per Tedde, le parole di Pigliaru sono «una sciarada da enigmistica evoluta, difficilmente comprensibile». Pigliaru, accusa il vicecapogruppo di Forza Italia, «abbozza l'impegno di inserire il Dipartimento di Architettura nel fondo per l'università decentrata, ma quando e a quali condizioni non si sa». Al presidente replica anche l’ex sindaco Stefano Lubrano. «Basta con questa presa in giro, Alghero ha attratto studenti e docenti che provengono da tutta Europa e ha vinto il premio di miglior Dipartimento di Architettura in Italia», protesta Lubrano. «Adesso tocca al presidente Pigliaru». (g.m.s.)

Questionario e social

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