UniCa UniCa News Rassegna stampa Giovedì 11 febbraio 2016

Giovedì 11 febbraio 2016

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
11 febbraio 2016

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
Chi parte non torna: «Prospettive nulle»
L'80 per cento degli emigrati sceglie di non rientrare
 
«Il lavoro l'avrei, sono in aspettativa all'università, potrei tornare ma le condizioni attuali non lasciano sperare per il meglio, il rischio di perder tutto quello che ho fatto finora, in tanti anni di ricerca fuori, è elevato». Andrea Falqui, 46 anni, cagliaritano, fisico, si occupa di microscopia elettronica avanzata di nanomateriali e materiali biologici ed è professore associato alla King Abdullah University of Science and Technology in Arabia Saudita. «Sono entrato all'università di Cagliari come ricercatore nel 2002, quattro anni dopo ho capito che non sarei riuscito ad andare avanti se non accettando logiche e metodi che non condividevo, sono andato in Francia e, dal 2008 sono stato fondatore e direttore del laboratorio di microscopia elettronica dell'Istituto italiano di tecnologia di Genova. A Cagliari riuscivo solo a insegnare. Così nel 2013, ho fatto una “intervista” con questo ateneo saudita e mi hanno proposto di diventare professore associato, dopo una selezione molto severa». Il fattore economico conta, ma «stipendio a parte - la differenza tra me e il corrispondente italiano è alta - qui mi danno come fondo base 465mila dollari l'anno, altri 235mila dollari per i primi tre anni e un forfait iniziale per l'acquisto degli strumenti di 750mila dollari», prosegue Falqui. «In Italia ci sono alcune università, prevalentemente al nord, che non mettono a disposizione queste cifre ma cercano comunque di favorire il rientro delle persone produttive. Cagliari per anni non ha seguito questa logica, le promozioni sono state prevalentemente interne, e i fondi per fare ricerca degna di questo nome non ci sono».
Di storie così è pieno il mondo. Professori, ingegneri, medici, esperti di finanza, imprenditori con idee geniali, artisti. Lasciano l'Isola, poi non trovano le condizioni per tornare indietro. Soltanto in un anno, hanno calcolato le Acli, se ne sono andati in 7200, l'85% laureati e diplomati.
Il Cedise (Centro europeo diffusione informazione Sardegna estero) ha un osservatorio sulla mobilità dei sardi e sulle nuove generazioni espatriate e ha registrato - grazie alle ricercatrici Silvia Aru e Francesca Mazzuzi - che tra i “cervelli in fuga” «solo il 20% pensa di tornare in Sardegna, oltre il 40% intende trattenersi dove si è trasferito e il rimanente 40% ha intenzione di recarsi ancora in un altro paese». Spiegano: «Le ragioni di queste scelte stanno, oltre che nella scarsità delle opportunità lavorative e nella stagnazione economica, soprattutto in un tessuto sociale restìo all'innovazione e legato a prassi dure a morire non certo favorevoli per le nuove generazioni».
Marcello Fois, scrittore nuorese residente a Bologna, emigrato tanti anni fa «per studiare», racconta ad esempio di Gigliola Sulis, «capo del Dipartimento di italianistica all'Università di Leeds, a Cagliari “bocciata” e superata da altri, nel Regno Unito valorizzata per la sua enorme competenza. O ancora, penso a Flavio Manzoni, nuorese alla guida dell'ufficio progetti Ferrari. Ne conosco a decine di persone così, il numero è pazzesco. La vedo grigia», prosegue Fois, «non mi pare che in Sardegna si stia facendo niente in tema di politiche di rientro. I più bravi se ne vanno? Bene, c'è spazio per amici e parenti. Nei nostri politici non vedo nemmeno un'ombra di rammarico per questo fenomeno sconvolgente».
Cristina Cossu
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
L'emorragia di giovani
Ci sta sfuggendo il futuro
Nereide Rudas
 
Spopolamento, emigrazione, crisi; dall'osservazione di questi fenomeni emerge una prima grande anomalia: la Sardegna, per la sua posizione geopolitica, per le sue potenzialità, la sua grande bellezza, il clima ideale, dovrebbe attrarre persone, invece succede il contrario, perde popolazione. È una domanda che dobbiamo subito porci: perché accade?
Partiamo dal passato, per analizzare meglio il presente e provare a cercare soluzioni. Il fenomeno non è nuovo, la Sardegna ha già conosciuto diversi flussi migratori. C'è stata una prima ondata, antica, soprattutto nell'ambito del Mediterraneo, mentre partecipò solo marginalmente alla grande migrazione verso le Americhe, quella dei cosiddetti “passaporti rossi”, i documenti di espatrio rilasciati agli emigranti nel primo Dopoguerra. Invece, la Sardegna ebbe una migrazione importante a partire dal 1952, anzi, un vero e proprio esodo: calcolammo che in quel periodo se ne andò circa un quarto della popolazione dell'Isola. Che, comunque, poi rientrò in quantità. Sessant'anni fa ci furono tre “correnti”: la prima operaia, dei minatori, con gli uomini che andarono nei bacini carboniferi di Germania e Belgio. La seconda contadina, e si desertificarono le zone rurali interne; la terza pastorale, con la gente che si inserì nel centro Italia, nei vuoti lasciati dalla crisi della mezzadria in Toscana e negli Appennini.
Oggi siamo alla terza, che si differenzia dalle precedenti sotto il profilo quantitativo e qualitativo. Questa si suddivide in due gruppi: da un lato giovani donne e giovani uomini altamente scolarizzati, laureati, con master, dall'altro, operai ultraspecializzati che vanno a lavorare nelle grandi imprese dei Paesi in via di sviluppo.
Questa terza emigrazione è particolarmente dannosa per la Sardegna, perché colpisce il nostro futuro nella sua parte più preziosa. Noi abbiamo sostenuto la loro formazione e poi perdiamo questa forza lavoro qualificata, che va a dare la sua opera altrove. Inoltre, è molto dannosa anche perché incide sullo spopolamento: la Sardegna ha una distribuzione demografica molto particolare, che risente dell'isolamento, dovuto non soltanto al mare, ma anche alle zone interne, una costante della realtà sarda che dovrebbe essere arginata, mentre con la perdita qualitativa della popolazione va incontro a un'ulteriore esacerbazione.
Noi dobbiamo prima di tutto mettere al centro dell'attenzione politica, culturale e civile il problema della formazione, perché dalle crisi si esce attraverso la cultura. Dobbiamo fare uno sforzo collettivo per accrescere il nostro livello di istruzione e creare le condizioni per evitare che questi giovani coronino le loro legittime aspettative altrove.
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 9 - Edizione CA)
Il bilinguismo? Fa bene al cervello
Non è vero che parlare in sardo rende meno bravi a scuola
Lo dice uno studio dell'Università di Edimburgo, ma la Regione non rinnova il contratto
 
No, parlare il sardo a casa non ostacola gli scolari. Non li rende più fragili dei loro compagni che conoscono solo l'italiano. Anzi, con il passare del tempo, i bambini sardofoni sono avvantaggiati rispetto ai coetanei: sono più capaci di mantenere l'attenzione focalizzata e più facilmente passano da un compito all'altro.
Sono i risultati di una ricerca pilota condotta nel 2013 a Nuoro e provincia dalla professoressa Antonella Sorace. Docente di Linguistica acquisizionale all'Università di Edimburgo, fondatrice e presidente di “Bilingualism Matters”, centro di studi multidisciplinari sul bilinguismo: ne fanno parte linguisti, psicologi, psichiatri, specialisti delle neuroscienze. Producono ricerca di alto livello (l'Università di Edimburgo è un'eccellenza mondiale) ma forniscono anche consulenza a insegnanti, famiglie, imprese. Hanno tredici filiali in Europa e due negli Usa. Ne avevano una anche in Sardegna. Si chiamava “Bilinguismu Creschet”. Ora non c'è più, a parte una pagina Facebook che rimanda a un link da funerale: «This domain has expired» . L'aveva promossa l'Ufìtziu Limba Sarda della Regione, diretto da Giuseppe Corongiu. Una spesa minima (3 mila euro) per finanziare conferenze, lezioni frontali e formazione di insegnanti e operatori degli sportelli linguistici. In collaborazione con una delle prime università del mondo. «Ha funzionato molto bene - afferma la professoressa Sorace - ci ha consentito di fare informazione e questo studio preliminare sui bambini sardofoni nel nuorese». Lavoro pubblicato, in dicembre, nella rivista specializzata internazionale “Frontiers in Psychology”.
«Il primo risultato rilevante è che nella maggioranza dei casi non c'è differenza nei risultati fra bambini mono e bilingui. Il che è già rassicurante: troppi temono che il sardo danneggi l'italiano. C'è persino chi sostiene che non si possa avere più di una lingua madre. Ma la ricerca internazionale dimostra il contrario».
Antonella Sorace parla via Skype dal suo studio all'Università di Edimburgo. Sullo sfondo, una grande carta della Sardegna. Nuoro, Fonni, Orgosolo, Mamoiada, Desulo, Tonara, Bitti, Lula e Orune sono le sedi della sperimentazione. Ottantacinque scolaretti di prima e seconda elementare sono stati sottoposti a test cognitivi non verbali e a prove di comprensione dell'italiano. «Le poche differenze sono tutte a favore dei bambini bilingui», specialmente di quelli più grandi. Parole di miele per il variegato partito del bilinguismo ufficiale. Ma Sorace invita a non rincorrere facili slogan. «Molti studi condotti altrove hanno dato risultati analoghi. Ma non tutti». È necessario allargare le indagini, capire perché si verifichi il vantaggio, e in quali contesti. Per esempio, conta il fatto che la lingua ufficiale e quella minoritaria siano simili? O che il bambino possa usarle entrambe liberamente in ogni contesto? Quanto pesano i segnali di disvalore degli adulti? Domande che stimolano ulteriori studi. Ma la Regione («dopo un primo contatto positivo con il presidente Pigliaru e l'assessore Firino») si è volatilizzata. «La mia università vorrebbe sapere che succede. Se non c'è risposta, cercheremo altri interlocutori».
Le male lingue dicono che “Bilinguismu creschet” sia vittima della guerra tra fautori e nemici della Limba sarda comuna: lo standard di scrittura imposto da Renato Soru, confermato da Ugo Cappellacci e impersonato dall'ex direttore de S'Ufìtziu, Giuseppe Corongiu. In Regione, oggi, prevalgono coloro che vorrebbero coltivare almeno due ortografie ufficiali: logudorese e campidanese. Sorace si tiene lontana dalla querelle. «La nostra ricerca riguarda i bambini in età pre scolare, non si pone il problema della lingua scritta». Se il sardo fosse introdotto a scuola, e se gli alunni dovessero apprendere standard diversi, obiettivi e metodi dei ricercatori potrebbero essere rimodulati. «In Norvegia esiste uno standard maggioritario, ufficiale. E poi c'è una regione di minoranza dove lo standard locale si affianca al primo, senza soppiantarlo». “Bilingualism Matters” è anche in Norvegia. «I nostri colleghi studiano i risultati dell'esposizione a due standard scritti». Perché l'obiettivo è conoscere, capire.
Daniela Pinna
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 49 - Edizione CA)
Società scientifica
Scuola archeologica italiana di Cartagine: un asse culturale tra Sardegna e Tunisia
 
La Tunisia, per via di un passato comune che ha Cartagine come luogo simbolo, è da tempo sede di scambi e collaborazioni culturali con la Sardegna. L'attentato al Museo del Bardo non ha scoraggiato i rapporti, ma li ha ulteriormente rinsaldati. Atto fondamentale in un percorso comune di ricerca è la prossima costituzione a Sassari della società scientifica che, superando i confini regionali, sarà battezzata “Scuola archeologica italiana di Cartagine”. La firma dell'atto è prevista alle 17 di lunedì 22 febbraio nell'ufficio del notaio Faedda.
La proposta d'istituzione della Saic nasce da un accordo tra molti ricercatori di università italiane e dell'Istituto di studi sul Mediterraneo antico del Cnr e ancora con l'Institut National du Patrimoine di Tunisi e l'Istituto italiano di cultura in Tunisia.
La finalità è quella di riunire sotto un'unica insegna le iniziative italiane che s'inseriscono nell'ambito delle Scienze storiche, archeologiche e dell'antichità e della Storia dell'arte e che hanno come obiettivo comune conservazione, valorizzazione e restauro dei beni culturali.
La costituzione della Società sarà fondamentale per favorire opportunità di ricerca e formazione, contribuire al dialogo tra culture e quindi incentivare politiche di sviluppo. Non sarà solo la Tunisia a beneficiarne. Le attività potranno interessare tutti i paesi del Maghreb, quindi anche Algeria, Libia e Marocco. Nei programmi del Siac la realizzazione di corsi e master a livello universitario e post-universitario, l'organizzazione di giornate di studio, convegni, conferenze e mostre, il coordinamento di diverse missioni e la possibilità di offrire opportunità di formazione a giovani italiani e tunisini. Tante le iniziative che favoriranno il miglioramento della logistica. Sul territorio potranno essere trasferite tecnologie da impiegare per restauro e tutela del patrimonio culturale. Tra i progetti anche la creazione di una biblioteca specializzata in Archeologia, Scienze dell'antichità e Tecnologie applicate ai beni culturali.
Manuela Arca
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari (Pagina 45 - Edizione CA)
Nuovo allarme: Architettura rischia la scomparsa
ALGHERO. La preoccupazione dell'ex direttore del dipartimento e della politica
 
«Ho ragione di ritenere che ci sia un rischio concreto di una prossima scomparsa di Architettura o di un'imminente riduzione consistente della presenza dell'Università di Sassari ad Alghero; non sarebbe male che a questo rischio si pensasse prima che sia troppo tardi». A lanciare l'allarme è l'ex direttore del dipartimento Arnaldo Cecchini, dalle pagine del suo blog dedicato, spesso e volentieri, alla sorte della comunità didattica più apprezzata e, al tempo stesso, trascurata dell'Isola.
La facoltà, infatti, nonostante le promesse, non è ancora stata inserita nel fondo dell'Università decentrata, con la possibilità di accedere dunque a finanziamenti certi, anche se, su questo aspetto, continuano ad arrivare le rassicurazioni della politica. Ma c'è di più. «I 300mila euro dell'anno scorso - svela l'ex preside - di fatto non sono arrivati se non in minima parte». Alla preoccupazione di studenti e docenti si unisce anche quella del gruppo politico Patto Civico, capeggiata dall'ex sindaco Stefano Lubrano. «Architettura ha dimostrato di essere il primo dipartimento a livello nazionale per la qualità dei propri insegnanti, dei propri corsi di studio - si legge in una nota - e per la capacità di attrarre studenti e docenti da altre regioni italiane e dall'estero. Dovremmo pensare che Alghero, risultata più volte prima a livello nazionale, per meritare i fondi per il proprio funzionamento ed averli con certezza continuativa, oltre che vincere lo Scudetto debba vincere anche la Champions delle Università?». Difficile comprendere, secondo Patto Civico, le ragioni per le quali in questi due anni non ci sia stato alcun riconoscimento per la facoltà di Architettura. «Ma quando il presidente della Regione dice "l'Italia non va da nessuna parte senza il Sud" - conclude Lubrano - pensava forse al Sud della Sardegna?». ( c. fi. )
 
L’UNIONE SARDA
6 – L’Unione Sarda
Provincia Sulcis (Pagina 36 - Edizione CA)
Narcao
Contributi per chi studia lontano dall'Isola
 
Contributi per il fitto casa per gli studenti di Narcao che frequentano le Facoltà universitarie fuori dai confini regionali. Il Comune di Narcao ha diramato un avviso con cui rende noto che è possibile presentare richiesta per accedere ai contributi per l'abbattimento dei costi relativi al canone di locazione per l'anno accademico in corso. Le domande per poter partecipare dovranno essere inoltrate entro il 29 febbraio all'Assessorato regionale alla Pubblica istruzione. Il servizio Informagiovani del Comune sarà a disposizione lunedì, mercoledì e giovedì, (11-13), per ogni ulteriore informazione. (m. lo.)
 

LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Attualità – pagina 10
Milleproroghe, ecco tutte le modifiche
Voto di fiducia: integrazione salariale ai contratti di solidarietà, assunzioni e bilanci dei partiti
 
ROMA Il governo incassa la fiducia con 362 voti a favore, 187 contrari e un astenuto sul decreto legge Milleproroghe, che dopo essere stato approvato dalla Camera passa all’esame del Senato. Ecco le misure principali.Partiti e bilanci. Scatta una multa da 200mila euro per i partiti che non presentano il bilancio. La modifica, introdotta in commissione, ha fatto infuriare il M5S. Prorogata al 15 giugno la presentazione dei rendiconti 2013 e 2014. Contratti solidarietà. Prorogata per quest’anno l’integrazione salariale del 10%, che torna così al 70%. Stop balzello licenziamenti. I datori di lavoro non dovranno più pagare il contributo dovuto in caso di licenziamenti per cambi di appalto, ai quali siano succedute assunzioni presso altri datori di lavoro in attuazione di clausole sociali. Incroci giornali-web ma non per giornali web. Nuovo stop per un anno per gli incroci proprietari. Chi esercita attività televisiva a livello nazionale e le imprese Tlc non può acquisire partecipazioni in imprese editrici di quotidiani o partecipare alla costituzione di nuove imprese editrici di quotidiani, esclusi i quotidiani diffusi unicamente via web. Assunzioni Pa. Ok alla proroga per le assunzioni a tempo indeterminato in alcune amministrazioni, dai vigili del fuoco alla polizia e alla scuola e all’università. Resta anche in vigore il tetto stabilito negli scorsi anni per le consulenze e gli affitti. Proroga part-time. Il part-time per gli over63 varrà anche per i dipendenti delle Poste e delle Fs. Fondo pensioni Pa. Le risorse destinate al finanziamento dei fondi gestori di previdenza complementare dei dipendenti pubblici, nel 2016, possono essere usate per un importo massimo di 214mila euro anche per le spese di avvio dei Fondi. Scuola. Entro fine 2016 deve avvenire l’adeguamento delle strutture alle norme anti-incendio. Proroga al 2018/19 della validità delle graduatorie ad esaurimento per i docenti. Comuni. Ancora un anno di tempo ai piccoli Comuni prima di essere obbligati alla gestione in forma associata delle funzioni fondamentali. I Comuni che si fondono sono esonerati dall’obbligo degli obiettivi di finanza pubblica. Province. Province e città metropolitane potranno prorogare i contratti a tempo determinato e le co.co.co, anche se non hanno rispettato il patto di stabilità interno. Pompei. Aumentano a 500mila euro l’anno, fino al 2019, le risorse relative alla struttura che lavora al progetto Pompei. Taxi e ncc abusivi. Rinvio a fine anno del termine per il decreto ministeriale per impedire taxi e servizio di noleggio con conducente abusivi. Stampa quotidiana e periodica - Rinviata a fine 2016 l’obbligo di tracciare le vendite e le rese attraverso l’uso di strumenti informatici e telematici.

Questionario e social

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