Martedì 26 gennaio 2016

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
26 gennaio 2016

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
Medicina A San Francisco
un premio internazionale per l'oncologo Luca Faloppi
 
Luca Faloppi, specialista in Oncologia medica e iscritto al primo anno del corso di dottorato in Medicina molecolare e traslazionale, coordinato da Amedeo Columbano, si è aggiudicato uno dei prestigiosi premi del settore, il “Conquer cancer foundation of Asco merit awards in gastrointestinal cancers”.
Si tratta di un premio assegnato dalla American society of clinical oncology durante il “2016 Gastrointestinal cancers symposium” che si è tenuto a San Francisco. Il premio viene conferito a giovani ricercatori provenienti da tutto il mondo e Faloppi è risultato l'unico italiano selezionato tra i vincitori.
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
La pagina dei lettori – pagina 39
Risponde Massimo Crivelli
GLI STUDI UMANISTICI “SEMPRE PIU’ DISCRIMINATI”
 
Che ci sia un velo di discriminazione nei confronti di chi studia in una facoltà umanistica piuttosto che in una di area scientifica è risaputo. Essere iscritto in Medicina o in Matematica conferisce senza dubbio una maggiore considerazione da parte della società odierna rispetto a quella che può avere uno studente di lettere o di lingue. Gli studi scientifici sono ritenuti più impegnativi, riservati a coloro che hanno una mente eccellente e matematica, mentre le facoltà umanistiche sono da molti considerate quasi un ripiego per coloro che non hanno ancora trovato la propria strada o per i ragazzi che vogliono prendersi la cosiddetta laurea facile”; forse perché sembra che gli studi scientifici offrano un futuro brillante mentre gli studi letterari non garantiscono un impiego sicuro.
Può essere, ma è difficile capire davvero perché ultimamente ci sia nella società l’idea di un indirizzo di studi di classe A (quello scientifico) e uno di classe B (quello umanistico). Tuttavia, fin quando questo declassamento avviene a livello di conversazione tra studenti, amici, famiglia, conoscenti è più facile sorvolare e stringere i denti andando avanti per la propria strada e le proprie scelte. Le conseguenze si fanno sentire, invece, nel momento in cui le aree umanistiche vengono discriminate in un bando ufficiale per l’assegnazione delle borse di merito. Sono una neolaureata del CdL triennale “Lingue e Culture per la Mediazione Linguistica” e nel mese di giugno 2014 in merito al “Bando per l’attribuzione degli assegni di merito, interventi anno 2013” sono risultata idonea all’assegnazione della suddetta borsa di studio in relazione alla Categoria 1. (...) Nonostante l’alto punteggio, in base alla graduatoria definitiva pubblicata lo scorso ottobre non ho ricevuto neanche un centesimo dei soldi che mi sarebbero spettati per portare avanti i miei studi e che, tra le altre cose, sarebbero in ogni caso arrivati dopo essermi già laureata. La motivazione è che la priorità è stata data a coloro che si sono iscritti ad un corso di laurea con indirizzo scientifico e, una volta finiti i soldi, gli altri vincitori della borsa di merito sono rimasti senza aiuto economico. (...) Se davvero la Regione non ritiene doveroso incentivare e sostenere i giovani che vogliono investire il loro futuro dedicandosi a studi umanistici e li discrimina negando loro i giusti e meritati aiuti economici di cui dovrebbero godere, allora tanto vale che le facoltà “non-scientifiche” vengano chiuse!
Roberta Pisano
 
Gentile Roberta, non entro nel merito della mancata assegnazione della borsa di studio perché ovviamente non ho la possibilità di verificare i dettagli. Mi soffermo invece sulla “discriminazione” degli studi umanistici che Lei lamenta. La prima considerazione è che forse, rispetto ai tempi dei miei studi, la situazione si è ribaltata. Allora il Liceo Classico e le facoltà umanistiche godevano senz’altro di maggior prestigio rispetti agli altri corsi di studio. Tuttavia, oggi come oggi, credo che il problema sia la grande crisi che l’Università italiana sta attraversando: sempre più in basso nella graduatoria europea, scollegata dal mondo produttivo, totalmente da ripensare.
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 8 - Edizione CA)
MEGA-APPALTI PER GLI OSPEDALI, STRANEZZE E RAFFICHE DI RICORSI 
Incroci societari da San Gavino a Monserrato, in campo i colossi italiani
 
Grossi appalti, ricorsi inevitabili. Ma sul nuovo ospedale di San Gavino a volere chiarezza non sono soltanto le imprese che non hanno vinto il lavoro da decine di milioni: l'Ordine degli ingegneri di Cagliari ha studiato le carte, le perplessità potrebbero trasformarsi in contestazioni formali. Mentre le procedure per la costruzione della struttura del Medio Campidano si incrociano con quelle, contemporanee, per il nuovo Blocco R del Policlinico di Monserrato.
Società concorrenti da una parte si alleano dall'altra, nei consigli di amministrazione ricorrono gli stessi nomi. Come quello del big della finanza italiana Vito Gamberale. Gli incroci sono continui e formano una rete che collega saldamente l'Isola con Bologna e le sedi dei colossi italiani delle costruzioni.
SAN GAVINO L'aggiudicazione provvisoria risale al 22 dicembre: la commissione di gara dell'Asl di Sanluri ha assegnato progettazione esecutiva e cantiere per l'ospedale di San Gavino alla Inso Sistemi per le Infrastrutture sociali, Spa che con la Cofatech gestisce anche il contestato project financing della sanità nuorese.
L'offerta da 41 milioni di euro della Inso tre settimane prima era stata giudicata anomala dai commissari che, dopo le verifiche, l'hanno riabilitata e fatta vincere. Resta a bocca asciutta il secondo classificato, un Rti capeggiato dalla Cerutti Lorenzo Srl: «Abbiamo già chiesto l'accesso agli atti», spiegano dai piani alti della società di Borgomanero, «vogliamo studiare l'offerta della concorrente. Poi, eventualmente, agiremo». Ma alla Asl 6 non hanno bussato solo dal Piemonte.
ROTTA PER L'EMILIA A ottobre ha chiesto e ottenuto documenti anche l'Ordine degli ingegneri di Cagliari. Sotto analisi c'è un altro passaggio della procedura: la progettazione preliminare, affidata con una convenzione all'Asl di Olbia e all'Università di Bologna. Un incarico da 500 mila euro: 427 mila sono finiti in Emilia. Somme troppo ingenti per non passare da una gara pubblica, sostengono dall'Ordine. «Di certo è inopportuno il ricorso a convenzioni con le università per la progettazione», spiega il presidente Gaetano Nastasi, «ma con i nostri avvocati stiamo anche valutando profili di illegittimità». Perché se da un lato la giustizia amministrativa benedice gli accordi tra Asl, dall'altro c'è un parere Anac (Autorità anticorruzione) che stronca interventi accademici. Che nel caso di San Gavino sono continui.
Tutto inizia nel 2007. Manager a Sanluri era Savina Ortu: è lei a firmare la delibera che affida lo studio di fattibilità dell'ospedale, per 80 mila euro, all'ateneo bolognese. Nell'aprile dell'anno dopo ecco la convenzione sul preliminare contestato. Stessa città, ente diverso, per chi deve dire che quel progetto è valido: il lavoro da 25 mila euro, nel 2008, va al Policlinico universitario Sant'Orsola Malpighi di Bologna. “Soggetto diverso da chi ha redatto il preliminare”, dice la delibera. Anche se molti dei suoi reparti sono stati disegnati dai professori, come Gianni Plicchi, che hanno ideato San Gavino. Gli stessi che nel 2010 correggono il preliminare, approvato nel 2015. Sede d'eccellenza, Bologna. Tanto che la Ortu, ora commissaria all'Asl 8, si è rivolta agli stessi docenti per avere una relazione sulle criticità del project financing di Microcitemico e Businco. Prezzo: 50 mila euro.
INCROCI Qualcosa, ai commissari di Sanluri, è sfuggito: la società Nbi, negli atti di gara, risulta protagonista in due offerte: col gruppo Itinera e con la sarda Raffaello Pellegrini Srl. Se non fosse un refuso sarebbe causa di esclusione immediata.
Sempre alla Asl 6 si sono presentate in cordata tre aziende, uscite sconfitte: Grandi Lavori Fincosit, Psc e la sarda Tepor. Più fortuna per una di loro nell'appalto per il blocco R di Monserrato: il gruppo Psc - con l'Impresa Bacchi, specialista delle strade - ha vinto il bando dell'Azienda Mista con un'offerta da 27 milioni. Battendo anche gli alleati di San Gavino, Grandi Lavori e Tepor, avversari nel bando alle porte di Cagliari.
C'è chi esulta comunque, perché presidente sia di Psc che di Grandi Lavori: è Vito Gamberale, manager dell'alta finanza passato dai vertici di Autostrade e da quelli del Fondo F2i. Viaggia così in alto che forse non conosceva il contenuto delle buste, che risultavano concorrenti, tra le società che presiede.
La Sardegna è lontana. Ma è certo che Gamberale sa dov'è Cagliari: con F2i voleva comprare l'aeroporto di Elmas, ma l'operazione è naufragata per l'esiguità dell'offerta. Mentre a Milano scoppiava l'inchiesta sull'acquisto della Sea, che gestisce gli scali lombardi: Gamberale è risultato innocente. Ma quell'indagine, con i suoi ritardi, ha spaccato il palazzo di giustizia milanese.
Enrico Fresu
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 8 - Edizione CA)
Il laboratorio funziona e l'Asl 8 lo cancella
Analisi, i sindacati all'attacco: «Perché si taglia soltanto al Binaghi?»
 
Funziona, il numero di esami è in crescita costante da almeno sette anni, i locali sono stati ristrutturati nel 2000. «Ma i vertici della Asl 8 vogliono cancellare il laboratorio analisi del Binaghi». Non solo: «Il personale dovrebbe essere trasferito dove si effettuano le stesse prestazioni al Santissima Trinità, che dovrebbe diventare il punto di riferimento. Ma c'è un almeno un problema: gli spazi non sono adeguati per l'organico attuale, figuriamoci se dovesse aumentare di numero». Tanto che, denuncia il segretario provinciale del sindacato Fials, Paolo Cugliara, esiste già un appalto che prevede un intervento di ampliamento nel padiglione dell'ospedale di Is Mirrionis. «Siamo d'accordo con la necessità di tagliare le spese inutili», aggiunge il sindacalista, «ma proprio per questo non possiamo ammettere che venga eliminato un servizio efficiente, magari lasciandone in piedi altri sparsi per il territorio che non garantiscono le stesse prestazioni».
Poco meno di 650 mila esami effettuati nel 2007, che sono schizzati a quasi 900 mila nel 2014: questi i numeri che vengono sfornati sull'attività del laboratorio centrale del Binaghi. Una struttura nuova, attiva nella parte bassa del parco che circonda il complesso sanitario di via Is Guadazzonis. Che, nei progetti della Asl, potrebbe avere vita breve. L'obiettivo è la razionalizzazione delle spese: troppi laboratori sparsi per il territorio, anche molto piccoli, che spesso svolgono le stesse funzioni e garantiscono gli stessi esami. Inutili e costosi doppioni. Sul punto, tra vertici Asl, medici e sindacati, c'è convergenza: basta sprechi, è la convinzione unanime. Che in via Piero della Francesca hanno tradotto in un piano di “Razionalizzazione della rete dei laboratori”, approvato a marzo dell'anno scorso: uno studio su problemi rilevati, costi e obiettivi da raggiungere. Lo scopo finale è la realizzazione di un Hub centrale al Santissima Trinità, dove dovranno convergere funzioni sparse per il territorio.
Le divergenze nascono dalle modalità scelte. A dover sparire per primi, se si legge il documento, dovrebbero essere i laboratori di minori dimensioni “perché il troppo piccolo, non giustificato da esigenze reali, si riflette sull'organizzazione del personale”. Invece il primo a cadere potrebbe essere quello centrale del Binaghi, il secondo più grosso. «Inoltre - aggiunge Cugliara - nel progetto si identificano laboratori di riferimento regionale come quello di Tossicologia di via dei Valenzani o quello di Genetica, sempre del Binaghi. Dove sono le delibere che dovrebbe qualificarli in questa posizione privilegiata?». Ma se bisogna tagliare le spese, una volta individuate le criticità con bilanciamento in negativo tra costi e produzione, bisogna anche effettuare interventi mirati: «Invece nel documento si sottolinea, per esempio, il problema in Sclerosi multipla, ma nessun provvedimento viene adottato. Qui si taglia solo il Binaghi. Perché?».
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Economia (Pagina 11 - Edizione CA)
Internet
Sardegna in ritardo
sull'Agenda digitale
 
Siamo i primi in Italia per l'uso di internet (lo utilizziamo molto per l'e-commerce, meno per i servizi della pubblica amministrazione), ma siamo anche una regione poco connessa (tredicesimi) dove il processo di digitalizzazione è un più avanzato nelle aziende rispetto a quello delle p.a. È la fotografia della Sardegna digitale tracciata al convegno “La digitalizzazione dei processi”, organizzato a Cagliari da Confindustria. La Sardegna non brilla nell'Agenda digitale, dunque, eppure un'adeguata digitalizzazione permetterebbe ad aziende e amministrazioni pubbliche di essere più competitive.
«La digitalizzazione è un processo che trasforma il sistema economico», dice Maurizio De Pascale, presidente di Confindustria Sardegna Meridionale. «Secondo le stime dell'Ue, il raggiungimento degli obiettivi posti dall'Agenda digitale europea farebbe crescere il Pil del 5% nei prossimi 8 anni e creerebbe 4 milioni nuovi posti di lavoro». «La digitalizzazione coinvolge tutti i settori produttivi», aggiunge Alberto Scanu, presidente regionale di Confindustria. «Digitalizzazione significa crescita e sviluppo». Anche per questo, in molti guardano alla Riforma degli Enti locali. «Porterà a una nuova gestione dei servizi», afferma l'assessore regionale Cristiano Erriu, «la gran parte delle funzioni dei Comuni», acquisti, stazioni appaltanti, committenze, etc, «sarà gestita in forma associata». ( ma.mad. )
 
L’UNIONE SARDA
6 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 40 - Edizione CA)
Giornata della memoria
«Uccidere i piccoli ebrei, la vera ragione della Shoah» 
Lo storico Bruno Maida studioso dell'Olocausto dei bambini
 
«I bambini crescono e diventano schifosi ebrei», rispose un ufficiale tedesco a chi gli chiedeva con quale animo teneva prigionieri piccoli, che poi avrebbe ucciso. Naturalmente, per chi divide gli esseri umani in persone e non-persone, gli uni meritevoli di vivere gli altri di morire, c'erano altre buone ragioni. I bambini sono chiassosi, fanno domande, non badano alle regole e come dice Bruno Maida, che a “La Shoah dei bambini” ha dedicato un libro, (Einaudi), «disordinavano la volontà di sterminio ordinato che i nazisti perseguivano all'interno dei lager».
Ospite del convegno “Anna Frank. Vite spezzate nella Shoah”, oggi, dalle 15,30, nell'Aula degli Specchi del Corpo Aggiunto del Polo Umanistico (via Is Mirrionis 1), il docente di Storia contemporanea dell'Ateneo di Torino approfondirà il tema dell'infanzia e l'Olocausto, insieme allo storico Enzo Collotti e alla studiosa Donatella Picciau; all'interno di un incontro per celebrare la Giornata della Memoria, organizzato dall'Università di Cagliari, l'Istituto sardo per la storia della Resistenza e dell'Autonomia e l'Istituto tecnico “D.Scano”.
Il futuro «libero da ebrei» immaginato dai tedeschi auspicava l'annientamento dei bambini, per questo, secondo Maida, «la guerra condotta contro l'infanzia non è un sottoprodotto del conflitto o del genocidio, ma la ragione stessa della Shoah».
Quanti furono i bambini deportati nei campi di concentramento?
«È difficile dirlo. Il numero dei bambini europei deportati potrebbe essere tra i 300 e i 400 mila. In Italia furono 900 circa. Complessivamente furono uccisi dai nazisti un milione e mezzo di bambini».
Giunti nei lager qual era il loro destino?
«Per i bambini, più ancora che per gli adulti, era la morte certa. Non potevano essere impiegati come forza lavoro e non erano controllabili. Erano inutili. Tuttavia, poteva capitare che non fossero uccisi subito. E, in qualche caso, come accade ad Auschwitz, gli adulti fecero in modo di confortarli disegnando sulle pareti della loro baracca immagini di fiabe».
Come trascorrevano il loro tempo nei campi?
«Qualche volta avevano il tempo di giocare. Per i bambini, al contrario degli adulti, giocare non è un passatempo, ma un modo per comprendere la realtà. A Ravensbrück i bambini giocavano al kapò e all'internato. I loro giochi riflettono l'esperienza che stanno facendo. È un modo per darle senso».
Con quali parole e immagini i bambini hanno raccontato ciò che hanno vissuto nei lager?
«I bambini sopravvissuti sono molto pochi. La stragrande maggioranza erano ancora bambini quando rientrarono dai campi. Questi bambini hanno parlato da adulti, quindi hanno usato le parole degli adulti per raccontare la loro esperienza infantile. Andra e Tatiana Bucci, le due più piccole deportate dall'Italia -avevano 4 e 6 anni - di Auschwitz ricordano immagini: la baracca, la neve, la donna che organizzava la baracca e che raccomandava loro di non dire sì al medico che passava ogni tanto e portava via i loro coetanei».
Si può raccontare la Shoah ai più piccoli? E in che maniera?
«Secondo me non bisogna raccontare la Shoah ai bambini. Bisogna aiutarli a capire questioni come la discriminazione razziale, la separazione e l'esclusione, che li aiutano a entrare in contatto con un mondo di valori sbagliato senza spaventarli. I bambini vogliono capire il perché. E il modo migliore per spiegarglielo è non relegare la Giornata della Memoria a un solo giorno ma inserire all'interno dell'educazione alla cittadinanza la riflessione su eventi che continuano, in maniera diversa dalla Shoah, a perpetuare emarginazione e discriminazione. Nella sostanziale indifferenza degli adulti, non così diversa da quella che nel periodo della Seconda Guerra mondiale attraversò l'Europa».
Franca Rita Porcu
 
L’UNIONE SARDA
7 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 13 - Edizione CA)
BROTZU, SOS DEI PRIMARI
LETTERA AL COMMISSARIO: ASSISTENZA IMPOSSIBILE 
Documento contro il declino: c'è anche il fratello dell'assessore Arru
 
Il gigante è malato. L'ospedale Brotzu - il più grande e importante della Sardegna - fa i conti con tagli al bilancio, un organico misero in rapporto alle norme e alle necessità, manutenzioni lente e inefficienze da ultimo della classe. Questa volta la diagnosi non è dei sindacati ma dei ventinove direttori di strutture complesse che, per contratto, declinano l'assistenza medica nelle forme e nei modi propri di un reparto ospedaliero. Testuale: «Riteniamo doveroso, nei confronti dell'utenza e dei nostri collaboratori, segnalare l'impossibilità di garantire l'assistenza quotidiana». Più chiaro di così.
LA LETTERA Ventinove firme (compresa quella di Alberto Arru, responsabile del Pronto soccorso e fratello dell'assessore regionale alla Sanità, Luigi Arru), una rivolta che i diretti interessati derubricano a «proposta costruttiva». Al di là delle questioni lessicali, il documento è stato consegnato in gran segreto l'11 gennaio al commissario straordinario, Graziella Pintus. È come se i vertici della Fiat scrivessero all'amministratore Marchionne che non ci sono più le forze per assemblare le auto, con l'aggravante che qui non di parla di pistoni e pneumatici ma della salute dei cittadini. I dirigenti chiedono di essere messi in grado di fare il proprio lavoro. Nessun retropensiero politico, va da sé che uno schieramento così ampio è cementato solo dall'esasperazione.
LA PREMESSA Nel tono non c'è traccia di aggressività: «Questo ospedale da anni svolge un ruolo di Hub per diverse attività correlate in modo particolare, ma non solo, all'urgenza. Alcune, come i trapianti d'organo, vengono svolte in Sardegna pressoché esclusivamente in questo presidio. L'assenza di un'organizzazione in rete dell'assistenza ospedaliera, e di una integrazione con il territorio, comporta un gran numero di ricoveri, sia in urgenza che per trasferimento da altri ospedali, e una dimissione con appoggio presso strutture di lungodegenza spesso impossibile. Il carico di lavoro è ultimamente aumentato in quasi tutte le strutture e le tipologie di intervento appaiono sempre più complesse, in relazione allo sviluppo delle nuove tecniche cui il nostro ospedale è tradizionalmente capace di adeguarsi».
PERSONALE E PAZIENTI «I parametri di legge per la determinazione dell'organico risultano non garantiti e la recente introduzione di una rigida normativa sugli orari di lavoro e sul rispetto delle ore di riposo rende addirittura impossibile l'organizzazione dell'assistenza. Negli ultimi giorni non solo è stato necessario rinunciare all'attività di trapianto, come riportato dalla stampa nazionale, ma la carenza di operatori socio-sanitari, infermieri e medici ha spesso compromesso anche l'attività ordinaria. In questa situazione difficile continuare a garantire i requisiti fondamentali di sicurezza e igiene personale dei pazienti».
PROROGHE E FINANZIAMENTI «Da circa un anno l'azienda è commissariata rendendo impossibile una programmazione e l'attuazione di scelte strategiche fondamentali per sfruttare a pieno le opportunità del nuovo assetto aziendale». Poi la bocciatura del nuovo assetto con Oncologico e Microcitemico: «Riteniamo che al momento l'Azienda Brotzu sia stata penalizzata dal punto di vista economico e l'accorpamento dei tre ospedali non abbia comportato un adeguamento dei finanziamenti con un bilancio di previsione già in partenza fortemente in passivo».
LA SEDE Ha quarant'anni e si vede: «Ha gravi problemi correlati alla piccola e ordinaria manutenzione e attualmente non c'è un progetto più ampio su interventi indispensabili. L'imminente trasferimento di reparti attualmente dislocati presso altri ospedali (Neurochirurgia, Unità spinale, Chirurgia pediatrica e altri) necessita di finanziamenti specifici e adeguamenti dello stabile e del personale. In caso contrario la paralisi dell'ospedale sarebbe completa».
Paolo Paolini
 
L’UNIONE SARDA
8 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 13 - Edizione CA)
Il timore di far passare troppo tempo
Pigliaru incontra i medici dell'Azienda: «Prima la riforma»
 
L'incontro era fissato per mezzogiorno al Brotzu. L'assessore regionale alla Sanità Luigi Arru era atteso dai dirigenti medici dei tre ospedali (Brotzu, Oncologico e Microcitemico) che da qualche mese convivono nella stessa Azienda. È arrivato con il presidente della Regione Francesco Pigliaru. Entrambi hanno parlato lo stretto indispensabile, lasciando spazio ai medici e ai loro problemi.
Arru ha sottolineato che l'attenzione per il Brotzu è evidente, sottolineata anche dalla presenza del governatore, fatto mai avvenuto in passato.
Pigliaru ha ribadito il concetto: «La Regione è molto attenta alle vostre esigenze», ma contestualmente ha detto che c'è la necessità di rivedere e razionalizzare la rete ospedaliera. La trasformazione, secondo il governatore, deve avvenire in tempi rapidi perché solo così si potranno destinare finanziamenti più corposi all'Azienda.
Fin qui i politici. Poi hanno preso la parola i responsabili dei reparti (tra gli altri Luciana Pibiri, Efisio Defraia, Pierpaolo Carreras, Maurizio Melis, Alessandra Napoleone, Maurizio Porcu, Alessandro Zuddas, Pierpaolo Pusceddu) che hanno illustrato le tante criticità con cui convivono quotidianamente.
IL BILANCIO Alla fine dell'incontro la Regione non commenta. Informalmente alcuni medici invece tirano le somme: «Siamo pronti ad appoggiare la riforma, la sosterremo con impegno e convinzione. Ma purtroppo oggi non si è affrontato il problema dei problemi, vale a dire la gestione del quotidiano». Che, in realtà, è ciò che agita gli animi: «È come se nuotassimo controcorrente nell'indifferenza altrui. Ci sono piccole e grandi difficoltà che cerchiamo di superare col massimo impegno, ma siamo arrivati al limite». Ai primari preme soprattutto sgombrare il campo da illazioni: «La nostra paura è che crolli la credibilità costruita in decenni di lavoro impeccabile. Sarebbe un disastro. Noi vogliamo impedirlo, e per riuscirci abbiamo scritto una lettera che vuol essere un punto di partenza per risolvere le criticità».
Più o meno tutti fanno notare una differenza fondamentale tra l'Azienda Brotzu e i piccoli ospedali disseminati per la Sardegna: «Nel momento in cui uno di questi viene sfiorato da un'ipotesi di ridimensionamento, si mobilitano sindaci e cittadini del territorio, nascono comitati che protestano e fanno sentire la loro voce. Insomma, difendono ciò che giudicano un presidio intoccabile per la tutela della salute pubblica. Invece per le eccellenze cagliaritane - che evitano a tanti pazienti di volare oltre Tirreno - la città non prende una posizione netta. Ecco, temiamo che questo atteggiamento possa penalizzare i servizi che sino ad oggi siamo riusciti a garantire».
 
L’UNIONE SARDA
9 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 13 - Edizione CA)
Quel che resta di un ospedale
di Giorgio Pisano
 
Ha esordito che funzionavano solo due reparti: poi ha preso corpo e vita. Al momento del primissimo trapianto di cuore, eseguito in totale disobbedienza rispetto alle disposizioni ministeriali, la tensione cominciava al piano terra e finiva all'undicesimo. L'ospedale Brotzu, la più grande fabbrica della salute in Sardegna, è cresciuto lentamente di fronte alla perplessità degli universitari, la pausa tattica dei politici e l'aperta intolleranza della medicina mercantile (detta anche medicina privata). Ce l'ha fatta grazie a uno sforzo collettivo e col tempo ha finito addirittura per diventare un'eccellenza nazionale.
Ma tutto questo c'era una volta. Oggi mancano medici e infermieri, saltano le sedute operatorie, i trapianti sono sospesi o comunque ultra-dilatati, la qualità dell'assistenza è precipitata ai limiti dell'indecenza. Del Brotzu, che faceva titolo sui giornali, è rimasto ben poco. Quasi nulla. Perfino la porta girevole dell'ingresso ha deciso di funzionare a singhiozzo. Il manager (che è un commissario) annaspa nella scialuppa della precarietà, i primari - in coro - mugugnano. Dalla Regione li guarda quieto un cartello: torno subito.
 
L’UNIONE SARDA
10 – L’Unione Sarda
Provincia di Oristano (Pagina 31 - Edizione CA)
Santa Giusta
Riunione dell'associazione “Itinera Romanica”
 
L'associazione culturale “Itinera Romanica, amici del romanico” ha convocato l'assemblea dei soci per sabato a partire dalle 17. L'appuntamento si svolgerà al centro civico di Santa Giusta. All'ordine del giorno dell'incontro la ratifica delle modifiche statutarie dell'associazione. Alle 18 invece, la dottoressa Nicoletta Usai dell'Università di Cagliari terrà una conferenza sul tema “Le chiese bizantine della Sardegna”. Il sindaco di Santa Giusta Antonello Figus fa sapere che la conferenza sarà aperta alla partecipazione di tutti i cittadini interessati. ( s.p. )
 
L’UNIONE SARDA
11 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari (Pagina 37 - Edizione CA)
Sassari
Laureati eccellenti
 
Si chiama Ivan Raspitzu ed è un laureato dell'Università di Sassari, originario di Monti, premiato il 15 dicembre 2015 nell'aula Gruppi parlamentari della Camera dei Deputati. Ha conseguito, con la votazione di 110 e lode, la laurea magistrale in Direzione aziendale e Consulenza professionale il 30 aprile 2015, con una tesi intitolata "Le strategie di internazionalizzazione del settore enogastronomico. Il caso Eataly". Ivan Raspitzu, così come Fabiola Murru (http://www.uniss.it/uniss-comunica/unisspress/fabiola-murru-premiata-alla-camera-dei-deputati), è stato scelto tra i migliori laureati meritevoli d'Italia e premiato per la sua carriera universitaria con una borsa di studio per la frequenza gratuita del Master della Fondazione Italia-Usa in Global Marketing, Comunicazione & Made in Italy.
 

LA NUOVA SARDEGNA
12 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 4
SANITÀ, IL CONSIGLIO VUOLE DI PIÙ
La commissione: non solo il parere, ma dibattito in aula sulla mappa
 
CAGLIARI Il piano sanitario territoriale, che ridisegna la mappa dell’assistenza, potrebbe essere al centro di un nuovo screzio diplomatico fra Giunta e Consiglio regionale. Per capire meglio, sulle linee d’ indirizzo della rete – coinvolge dai medici di famiglia alle case della salute e gli ospedali di comunità – la commissione Sanità dovrebbe esprimere solo un parere preliminare obbligatorio ma non vincolante sul Piano proposto dall’assessore Luigi Arru e approvato dalla Giunta all’inizio di dicembre. Pare invece che i commissari – a cominciare dal presidente Raimondo Perra del Cps-Psi – siano intenzionati a far discutere la proposta anche dall’aula. Il motivo? È una modifica sostanziale «dell’attuale sistema e il Consiglio non può limitarsi a una parere generico, ma deve entrare nella sostanza di un cambiamento che inciderà sull’offerta sanitaria». La richiesta di approfondimento potrebbe essere letta come una pretesa dell’aula di non subire le decisioni della Giunta, ma in effetti pare che lo stesso assessore alla Sanità non sia contrario al dibattito pubblico purché i tempi siano veloci. Velocità dovuta al fatto che il piano territoriale, insieme al riordino della rete ospedaliera, è una delle tre gambe di quella riforma, la terza è il piano di rientro 2016-2018, che dovrebbe ridurre i costi del sistema sanitario regionale. La commissione che nel frattempo ha licenziato altre due delibere della Giunta, i piani di cura e gli accreditamenti delle strutture private, è chiamata ora a decidere anche sul piano territoriale. Decisione già rinviata almeno in due occasione e nonostante l’assessore sia stato convocato altrettante volte per fornire «indispensabili chiarimenti». Ma i tempi sono stretti e senza il piano territoriale la riforma sarebbe monca. È per questa urgenza che la commissione Sanità dovrebbe sciogliere il dubbio entro una settimana: solo un parere, o anche il passaggio in aula? Col rischio, in caso di dibattito, che ritornino a galla i campanilismi sempre in agguato quando c’è di mezzo la sanità. (ua)
 
LA NUOVA SARDEGNA
13 – La Nuova Sardegna
Cagliari – pagina 7
UNIVERSITÀ
Premiato un ricercatore
 
Luca Faloppi, specialista in Oncologia Medica si è aggiudicato uno dei prestigiosi 2016 Conquer Cancer Foundation of Asco Merit Awards. Premio assegnato dalla American Society of Clinical Oncology. Il premio viene dato a giovani ricercatori di tutto il mondo. Faloppi è l'unico italiano tra i vincitori.
 
LA NUOVA SARDEGNA
14 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 20
NEOLAUREATO PREMIATO ALLA CAMERA
Ivan Raspitzu, originario di Monti, ha vinto una borsa di studio
 
SASSARI I laureati nell’Università sassarese continuano a mietere successi e riconoscimenti. Ivan Raspitzu, originario di Monti, è stato premiato il 15 dicembre 2015 nell'aula Gruppi parlamentari della Camera dei Deputati. Il giovane ha conseguito, con la votazione di 110 e lode, la laurea magistrale in Direzione aziendale e Consulenza professionale il 30 aprile 2015, con una tesi intitolata “Le strategie di internazionalizzazione del settore enogastronomico. Il caso Eataly”, relatore il professor Ludovico Marinò. Ivan Raspitzu, così come Fabiola Murru, è stato scelto tra i migliori laureati meritevoli d'Italia e premiato per la sua carriera universitaria con una borsa di studio per la frequenza gratuita del Master della Fondazione Italia-Usa in Global Marketing, Comunicazione & Made in Italy.
Grande soddisfazione per il giovane Ivan che ha visto apprezzato l’impegno costante negli studi e il lavoro originale svolto con la tesi di laurea durante una cerimonia emozionante, alla presenza dei vertici della Fondazione Italia-Usa e di qualificati esponenti del mondo delle imprese e di parlamentari. Con lui era stata selezionata anche Fabiola Murru, neolaurata di Chiaramonti in Politiche pubbliche e Governance sempre con la votazione di 110 lode che aveva conseguito il titolo il 25 febbraio nell’ateneo turritano. Due successi importanti per i neodottori e per l’università.
 

Questionario e social

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