Domenica 10 gennaio 2016

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
10 gennaio 2016

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 13 - Edizione CA)
L'Università vuole il Binaghi
Proposta di accorpamento per l'ospedale di Monte Urpinu
SANITÀ. Ambulatori al San Giovanni di Dio, spazio per Oculistica e Riabilitazione
 
L'Università vuole accorpare il Binaghi al San Giovanni di Dio e al Policlinico di Monserrato. «Una proposta avanzata d'intesa con il commissario straordinario dell'Azienda ospedaliero-universitaria, Giorgio Sorrentino, a ancora tutta da discutere», mette le mani avanti il rettore Maria del Zompo, che ne ha parlato per la prima volta due mesi fa, all'incontro sul riordino della rete ospedaliera promosso alla Fiera dall'assessorato regionale alla Sanità.
INTERLOCUTORI Il problema, ora, è: con chi discuterne? Con la Regione, cui è in capo la gigantesca riforma in corso, avviata con gli accorpamenti di Brotzu, Oncologico e Microcitemico a Cagliari e di Asl 1 e Azienda mista a Sassari. E, in teoria, con la Asl 8, della quale il Binaghi, al momento fa parte: solo che la Asl 8 è destinata a fondersi nella Asl unica regionale, e la proposta dell'università e dell'Azienda mista cagliaritane avrebbe proprio l'effetto di togliere l'ospedale di Monte Urpinu dal calderone dell'Asl unica.
Il Binaghi è uno dei due ospedali, a Cagliari, per i quali la Regione non ha ancora deciso un futuro: l'altro è il San Giovanni di Dio. Ma se per quest'ultimo il confronto tra Azienda mista, Regione e Comune è già avviato verso una prospettiva di trasformazione in ospedale diurno (senza ricoveri), sul Binaghi tutto tace. «Siamo in attesa che si chiariscano gli assetti futuri», spiega il rettore.
REPARTI Innanzitutto va detto che Università e Azienda mista, in via Is Guadazzonis, ci sono già: sono strutture universitarie il Centro trapianti di midollo osseo guidato da Giorgio La Nasa (e recentemente beneficiato da un riconoscimento internazionale), il centro per la Sclerosi multipla di Marisa Marrosu e la Genetica medica di Ugo Carcassi. Il piano, che ha carattere provvisorio in attesa del completamento del Policlinico, prevede di trasferire al Binaghi, dal San Giovanni di Dio, l'Oculistica, per accorparla all'attuale Unità operativa di oftalmologia, che si occupa del trattamento chirurgico delle patologie dell'occhio. In quest'ultimo troverebbero invece posto il Day surgery, una Riabilitazione, l'Anestesia, la Radiologia e, ma per queste due le slide proiettate due mesi fa alla Fiera mostravano un punto di domanda, Dermatologia e Farmacologia. Dal Binaghi, invece, sarebbero trasferite al San Giovanni di Dio le attività ambulatoriali del Centro donna e della Pneumologia e, inoltre, la Diabetologia.
ACCREDITAMENTO Dietro la proposta, sottolinea Del Zompo, ci sono esigenze ben precise di accreditamento ministeriale, esigenze di didattica, di ricerca e di assistenza: esigenze che si traducono nel rispetto di una serie di parametri, fra cui quello dei posti letto. Ed è su questa voce che inciderà l'abolizione dei ricoveri al San Giovanni di Dio.
Marco Noce
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Nuoro (Pagina 38 - Edizione CA)
«No a campus e nuovo museo»
Palazzetto dello sport? Meglio sistemare gli impianti attuali
NUORO. Il sindaco Andrea Soddu parla degli interventi strategici a sei mesi dall'elezione
 
Sindaco Andrea Soddu, la Regione stanzia 5,8 milioni di euro per realizzare il museo dell'Identità nell'ex mulino Gallisai dove voi vorreste il campus universitario. Chi farà un passo indietro?
«Un nuovo museo è assurdo, l'altro giorno ne abbiamo inaugurato uno, il più importante forse del Mediterraneo, quello dell'Isre dove la metà degli spazi è inutilizzata. Il museo dell'Identità risponde a un concetto sbagliato».
Cioè?
«L'identità è un concetto dinamico, Nuoro vuole assumere il ruolo di guida delle zone interne: si proietta all'esterno partendo dalle radici ma riempiendo la città di giovani che puntino su cultura e sapere».
La Regione, che ha la proprietà dell'immobile, ha però già fatto la gara d'appalto.
«La politica ha la capacità di adeguare le scelte amministrative al momento che si vive. Il presidente Pigliaru mi ha detto che se la città ha scelto il nostro programma di governo quello va portato avanti. Lo ha colpito il progetto di favorire la costituzione di una comunità di studenti che ora manca. È stato calcolato che l'allocazione di 400 studenti nel centro storico di Alghero crea un indotto di oltre 4 milioni di euro. Qui abbiamo un migliaio di studenti».
C'è chi sostiene che i progetti si possano cambiare ma con un passaggio in consiglio comunale.
«Ho avuto un mandato elettorale e lo devo rispettare, nel programma è scritto ciò che sto facendo. Tutto ciò che dovrà essere deciso dal Consiglio, secondo il programma, lo sarà».
Alla vigilia di Natale avete adottato una delibera che ripristina il campus nell'ex Artiglieria, idea delle precedenti amministrazioni.
«C'era un finanziamento di 3 milioni 700 mila euro per il recupero dell'area e la realizzazione del campus universitario. A inizio dicembre la Regione ci scrive: chiede una progettazione preliminare per consentire alla Giunta di impegnare le somme. Non c'è scadenza. Prima di Natale gli uffici regionali comunicano che il Comune avrebbe dovuto mandare entro il 23 dicembre la progettazione preliminare, altrimenti si sarebbe perso il finanziamento. A quel punto sono andato a Cagliari, ho avuto chiarimenti e ci è stato suggerito al solo scopo di non perdere i fondi di inviare una relazione di progettazione preliminare rinviando a un momento successivo i ragionamenti sulla effettiva destinazione dell'area che nei nostri programmi viene vista come parco aperto a tutti».
Dunque niente campus?
«Il campus è un'idea superata, quello che conta è costituire una comunità di studenti che si integri con la città. Bisogna investire in servizi e residenze universitarie».
Dove, nell'ex mulino?
«Alcuni amici del Pd mi suggeriscono che l'idea del mulino come sede dell'università è strategica ed eccellente e le residenze potrebbero essere le case del centro storico. Se rivive il centro rivive tutta la città, il centro storico diventerebbe il campus e il vero museo vivente dell'identità».
Sul palazzetto dello sport a Sa Tanca 'e Sena qual è la decisione?
«Non c'è una decisione irreversibile, è in atto un ragionamento. Noi tendenzialmente non faremo il palazzetto a Sa Tanca 'e Sena, molto distante dalla città. Oggi a Nuoro serve un palazzetto o servirebbe di più avere risorse per sistemare tutte le strutture sportive al centro della città e fare nuovi impianti per discipline che non ne hanno?».
Il Comune non è riuscito a vendere entro il 31 dicembre scorso l'ex convento delle Carmelitane per 4 milioni. Il bilancio è compromesso?
«No. L'immobile è in vendita, ma se non fosse venduto saremmo in grado di mantenere in equilibrio i conti del Comune. In questi 6 mesi abbiamo prestato molta attenzione all'ordine finanziario e contabile e trovato il favore della Regione che ci ha trasferito le risorse. Al nostro insediamento il Comune era sotto di 10 milioni di euro nel conto corrente, nei giorni scorsi avevamo 13 milioni e abbiamo pagato molti debiti ai fornitori: Nuoro Ambiente, Progetto Uomo e l'impresa Pellegrini che ora potrà riprendere i lavori della caserma a Pratosardo».
Marilena Orunesu
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Spettacoli e Società (Pagina 47 - Edizione CA)
Lirico
«Sognare, ma con i piedi per terra» 
Claudio Orazi presenta la nuova stagione
 
Cita Svoboda, per ricordare che il teatro è un'arte collettiva; si appella a Beethoven, nume di questa sua prima stagione sinfonica cagliaritana: modello di equilibrio, di misura e di suono; affronta con serena pacatezza le domande che gli vengono rivolte alla prima uscita pubblica da sovrintendente del Lirico. Claudio Orazi non ha paura del confronto, e neppure della iella, se è vero che indossa una cravatta viola. Ma è la tonalità pallida di quel viola a suggerire che le sue sfide sono sempre dettate dalla moderatezza. «Sognare con i piedi per terra» è il suo imperativo categorico. Pensare in grande, un passo alla volta. Scegliere il meglio, senza prendere decisioni superiori alle proprie debolezze.
Maceratese, 56 anni, tre figli, Orazi non si tira indietro di fronte alle domande più insidiose dei giornalisti, ma rilancia con la sua parola d'ordine: ridare fiducia al pubblico e riportare il Lirico ai primi posti tra le fondazioni liriche italiane. E se si riparte con una penalizzazione di 118 punti (tanti gliene sono stati sottratti dal Fus in base ai risultati della precedente gestione), «oggi il nostro punto di forza è lo straordinario amore che città e regione hanno dimostrato per il loro teatro». Ecco dunque l'impegno di recuperare la disaffezione degli spettatori, giocare al rilancio con una serie di iniziative che coinvolgano le scuole, creare un rapporto di collaborazione con Provveditorato agli studi e Università, rinsaldare il legame con il Conservatorio.
Per attuare questo programma, spiega il sovrintendente, è fondamentale un forte radicamento nel territorio, ma anche un'apertura verso l'esterno, la collaborazione stretta con le altre fondazioni, il recupero di un ruolo internazionale dove il Lirico possa rappresentare una sorta di cerniera tra Nord Europa e Mediterraneo. Infine, una seria azione di marketing, una promozione che porti il Lirico a essere di nuovo un punto forte di riferimento. Ma su tutto, imprescindibile, è la valorizzazione delle risorse del teatro: i lavoratori, con i quali Orazi avrà un incontro sabato prossimo. A questo proposito, ieri, ha annunciato la nomina del nuovo direttore amministrativo, Paolo Maggio.
Far tornare il Lirico ai primi posti è anche l'obiettivo primario di Mauro Meli, rientrato da direttore artistico su proposta di Orazi. («Siamo amici e colleghi da moltissimi anni», ha detto il primo. «Ho accolto senza tentennamenti la sua proposta, è il collega che ammiro di più tra quelli in attività, ha aggiunto il secondo»).
Al musicista cagliaritano, che fu sovrintendente per nove anni, dal 1996 al 2003, sovrintendente e direttore artistico nel 2014, il compito di presentare la stagione sinfonica (peraltro formulata ufficialmente il 21 dicembre) in attesa di quella lirica, che prenderà il via in primavera e conterà su sei opere e un balletto.
«Ripartiamo dai grandi classici, e chi più classico di Beethoven? Lui risistema tutti». Riecco allora l'integrale di Beethoven, tutte le nove sinfonie, (come già nel 1997). L'orchestra e il coro del teatro (maestro del coro è Gaetano Mastroiaco) saranno affidati a direttori di grande livello, da Gérard Korsten, che il 29 dirigerà la Nona, e tornerà a Cagliari dove ha trascorso un lungo periodo come direttore musicale, a Giampaolo Bisanti, Hansjörg Albrecht, Michelangelo Mazza, Donato Renzetti, Grzegorz Nowak.
«Faremo di Beethoven una lettura moderna, filologica, frutto di anni di studi e di ricerche. Porterà a un ridimensionamento di orchestra e coro. È la maniera giusta di eseguirlo e anche noi ci adegueremo ai grandi, su tutti Claudio Abbado e i Berliner».
Ai dieci concerti sinfonici, che saranno proposti in due serate, si aggiungeranno cinque concerti sinfonico-corali, sempre in due serate, e sei concerti da camera, per un totale di trentadue appuntamenti. Tra i protagonisti della stagione (che costerà 370 mila euro) «tre voci portentose»: Eva Mei e Markus Werba, amati dal pubblico cagliaritano, e il giovanissimo Luca Pisaroni, bass bariton di grande successo; le violiniste Viktoria Mullova, Kioko Takezawa e Anna Tifu («la più brava violinista italiana»), i pianisti Krystian Zimerman, Edoardo Maria Strabbioli, Michail Lifits, Olli Mustonen, E ancora i direttori Apesh Chauan, Robert Thuony, Alessandro D'Agostini e Speranza Scapucci, finalmente una donna.
L'appuntamento più originale, lunedì 8 febbraio, con il violinista Aleksey Jgudesman e il pianista Hyung-ki Joo, che proporranno per la prima volta in Sardegna “A Little Nightmare Music”. Un piccolo incubo, o solo una magnifica ossessione, per due funamboli eccezionali che passeranno col loro folle rigore da Janis Joplin a Brahms, dalle musiche di 007 a Mozart.
Preludio divertente, e stimolante, diretto al pubblico del futuro è “Piacere, Beethoven”: si comincia il 15 gennaio alle 10.30 con i bambini dai tre ai sei anni, si prosegue dal 16 al 23, alle 11 del mattino, con primarie, medie e superiori. Sul podio Korsten, a proporre brani scelti dalle nove sinfonie. Dirige il coro Mastroiaco. Cura l'iniziativa, come sempre, Eugenio Milia. Narratore (ancora una volta) Massimiliano Medda nei panni del Nostro. Un surreale, calcolato azzardo che non potrà non piacere ai più giovani. E non dispiacerà allo stesso Ludwig Van.
Maria Paola Masala
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
Eureka, studenti a congresso
L'incontro oggi alle 9,30 a Scienze politiche
 
Si terrà oggi il primo congresso di Eureka, rete degli studenti medi Cagliari. La giornata inizierà alle 9.30 nell'Aula teatro della facoltà scienze economiche, in via Nicolodi 102. «Il congresso rappresenta un'importante occasione di confronto con le associazioni, con il sindacato, con le istituzioni», dichiara Carlo Sanna, coordinatore Eureka, «allo stesso tempo è un fondamentale momento di dibattito e riflessione interna, ed essendo il primo congresso, ripercorreremo la storia della nostra Organizzazione territoriale, tracceremo le linee guida che la accompagneranno per il futuro, rinnoveremo le cariche esecutive che avranno il compito di interpretare le nuove sfide sulla base delle linee politiche delle quali l'organizzazione tutta vorrà dotarsi».
All'incontro degli studenti medi parteciperanno il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, i rappresentanti sindacali della Camera del Lavoro metropolitana della Cgil e Luca Santus, coordinatore di Unica 2.0.
Questa di stamani sarà un'occasione importante per la Rete degli studenti medi che affronteranno anche gli effetti che la norma voluta dal governo Renzi, la cosiddetta legge sulla “Buona scuola” sta avendo sul mondo scolastico cagliaritano e sardo in generale.
 

LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 18
Una città in cerca d’autore tra vecchi, single e laureati
Numeri contrastanti nell’introduzione del Dup 2016-2018 elaborato dal Comune
Tanti gli indicatori negativi ma la qualità della vita rimane comunque alta
di Giovanni Bua
 
SASSARI Sempre di meno, sempre più vecchi, sempre più poveri e soli. Ha un’aria davvero impietosa la fotografia scattata dal Documento unico di programmazione triennale in via di approvazione da parte del Comune di Sassari. Lo studio. Un lavoro introdotto da un dettagliato studio demografico economico sociale della popolazione. Che registra tutta una serie di criticità, in parte note in parte figlie di una crisi ormai infinita. E quindi saldo demografico negativo, invecchiamento della popolazione, alta disoccupazione, bassa produzione e crisi settoriale. Insieme alle sempre più marcate differenze di reddito (il 20 per cento dei redditi più alti valgono il 50 per cento del reddito complessivo) e a sempre più marcati tagli delle risorse pubbliche. Tinte fosche. Numeri preoccupanti ma prospettive all’orizzonte. A ben guardare i dati infatti sono almeno altrettanti gli indicatori positivi: il saldo migratorio col segno +, che tiene la popolazione sostanzialmente stabile. Un buon grado di istruzione media e una buona tenuta di ciò che è sopravvissuto del tessuto imprenditoriale. Un disagio abitativo basso, e in ulteriore calo. Buona mobilità, buon livello tecnologico, ottimi indici di attrattività turistica e una generale buona qualità della vita. Sliding doors. Uno scenario complesso, e di numerose possibili letture. Da cui appare evidente una cosa: molto del futuro del Sassarese dipenderà da come si imboccheranno alcune vicine e importanti “sliding doors”, sia di ordine politico generale (dalla riforma degli enti locali, al piano di rinascita industriale, passando per i rapporto con l’Europa e il Governo centrale, ma anche con quello regionale), sia di ordine sociale e culturale (un tema su tutti: l’integrazione). Una scommessa tutta da giocare, e che Sassari non si può permettere di perdere. Ma vediamo i numeri. I residenti. I residenti nel comune di Sassari al 31 dicembre 2014 sono 128.170. Meno 336 unità rispetto al 2013 (-0.3 per cento). Come sempre di più le donne: 66.693 a fronte di 61.477 maschi. Stranieri. Per fortuna a contenere il calo della popolazione arriva il saldo migratorio positivo: +544 unità. Con i cittadini stranieri residenti nel 2014 che sono pari a 3.992, contro i 2.574 del 2010, con un incremento del +55 per cento in 5 anni e un’incidenza del 3,1 per cento della popolazione. La comunità più rappresentata è quella dei senegalesi (23,2 per cento), seguita da quella dei romeni (18,2). Capelli bianchi. Prosegue il tendenziale invecchiamento della popolazione. Rispetto a dieci anni fa è netto il calo dei residenti con meno di 40 anni. Aumenta il peso percentuale della popolazione dai 60 anni in su, mentre è in calo la popolazione nell'area di cura dell'infanzia e dell'adolescenza. A Sassari si invecchia comunque bene: sono oltre mille gli ultranovantenni (754 donne e 282 uomini) Single. In calo i nuclei familiari: 57.495, 304 in meno rispetto al 2013. È in diminuzione tendenziale il numero medio dei componenti per nucleo, che si assesta poco sopra il 2.2 per famiglia (era 2,5 dieci anni prima). La maggior parte dei nuclei familiari è costituito da nuclei con un solo componente (37,9%), in aumento. Laureati. Rispetto al 2001, è significativamente migliorata l'istruzione dei sassaresi. Nel 2011 oltre il 16% della popolazione dai 15 anni in su risulta in possesso di laurea, contro l'11,3% di dieci anni prima. D'altra parte, cala da 25,3% a 19,5% la percentuale di coloro che sono in possesso al massimo della licenza elementare. Ottimo l'indice di possesso del titolo di studio di 2° grado (47,6%) per il totale della popolazione maggiorenne, soprattutto se confrontato col resto della regione. Per quanto riguarda la fascia più giovane (19–34 anni) il dato è in linea con la media nazionale. Il grado d'istruzione misurato dalla percentuale della popolazione in possesso di titolo di laurea o post-laurea è significativamente superiore alla media nazionale. Disoccupati. Sono oltre 56 mila i componenti della forza lavoro, ma il 17,7% di questi è in cerca di occupazione. È stabile, rispetto a dieci anni prima, la percentuale di maschi dai 15 in su che risulta occupato (49,4%), mentre è in significativo aumento la percentuale delle donne (da 30,5% nel 2001 a 36,9% nel 2011). È, tuttavia, ancora molto ampia la differenza fra uomini e donne. Più poveri. Il reddito medio dichiarato a Sassari è pari, nel 2013, a 20.478 euro, inferiore sia al dato medio della Sardegna (21.390 euro) sia, è in modo più netto, al dato medio nazionale (24.030 euro). A partire dal 2008, è diminuito sensibilmente il numero di redditi di ammontare compreso fra i 10mila e i 26mila euro, mentre è aumentato il numero di redditi di ammontare compreso fra i 26mila e i 75mila euro. La fascia più alta di reddito, quella di ammontare superiore a 120mila euro, ha raggiunto il numero più alto di dichiarazioni nel 2010 (500 redditi), per calare bruscamente fino al numero di dichiarazioni pari a 444 nell'anno 2013. Diseguaglianze in aumento. Un dato molto eloquente: ordinando le dichiarazioni per reddito dichiarato, il 50% dei redditi ammontano a poco più del 20% del reddito complessivo di Sassari. Allo stesso modo, circa l'80% dei redditi dichiarati a Sassari ammonta in totale alla metà del reddito complessivo. Vale a dire, di converso, che il 20% dei redditi (più alti), ammonta a metà del reddito complessivo dichiarato a Sassari.

Questionario e social

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