Giovedì 7 gennaio 2016

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
07 gennaio 2016
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L’UNIONE SARDA
 
1 – L’UNIONE SARDA di giovedì 7 gennaio 2016 / Economia (Pagina 9 - Edizione CA)
In Italia solo il 52,9% di chi ha conseguito il titolo è riuscito a trovare un’occupazione
LA LAUREA NON BASTA: PIÙ DI TRE ANNI PER AVERE UN LAVORO
Figlio mio, laureati e vedrai che riuscirai a trovare un lavoro. Ma, raccomandazioni dei genitori a parte, evidentemente il pezzo di carta non basta più. Almeno in Italia dove solo poco più di metà di chi ha conseguito una laurea (52,9%) risulta aver trovato un’occupazione entro tre anni dal conseguimento del titolo di studio. Tra tutti i Paesi dell’Unione europea solo la Grecia riesce a far peggio dell’Italia, mentre secondo le statistiche Eurostat la media dell’Ue28 nel 2014 è dell’80,5%. Per i diplomati la situazione è peggiore con solo il 30,5% che risulta occupato a tre anni dal conseguimento del titolo (40,2% nei diplomi professionali).
Nel complesso le persone tra i 20 e i 34 anni uscite dal percorso formativo e che risultano occupate in Italia nel 2014 erano appena il 45% contro il 76% medio nel resto dell’Europa, indietro quindi di oltre trenta punti rispetto l’Ue28. In particolare il dato complessivo è lontano da quello tedesco (90%) e britannico (83,2%) ma anche da quello francese (75,2%). Insomma, il distacco non è certo di poco conto.
L’Italia è in ritardo sia sull’occupazione dei diplomati (per i diplomi non professionali si registra appena il 30,5% di occupati a tre anni dal titolo contro il 59,8% medio nell’Unione Europea e il 67% della Germania) che su quella dei laureati. Per l’educazione terziaria (che va dalla laurea breve al dottorato) l’Italia è sempre al penultimo posto dopo la Grecia con il 52,9% e ben staccata dal 93,1% della Germania.
Per l’Italia si è registrato un crollo per la percentuali di occupazione dopo il titolo con la crisi economica e la stretta sull’accesso alla pensione che ha tenuto al lavoro la fascia di età più anziana. In particolare tra il 2008 e il 2014 la media di giovani occupati a tre anni dal titolo nell’Unione europea è scesa di otto punti, dall’82% al 76% mentre in Italia è crollata di oltre venti punti dal 65,2% al 45%. Nello stesso periodo in Germania la percentuale è cresciuta dall’86,5% al 90% mentre in Francia è passata dall’83,1% al 75,2%. Nel Regno Unito la percentuale è rimasta stabile passando dall’83,6% all’83,2%.
In genere i tassi di occupazione dei laureati sono superiori a quelli dei diplomati (questi ultimi risentono del tipo di diploma e trova occupazione più facilmente chi ha conseguito titoli professionali) ma l’Italia è all’ultimo posto in graduatoria nella percentuale di giovani laureati. Secondo le statistiche Eurostat riferite al 2014 sui giovani nella fascia tra i 30 e i 34 anni gli italiani hanno la maglia nera per l’educazione terziaria con appena il 23,9% di laureati a fronte del 37,9% della media Ue. Il dato è migliorato rispetto al 19,2% del 2008 ma meno di quanto abbiano fatto in media gli altri paesi Ue (la percentuale era al 31,2% nel 2008 ed è quindi cresciuta di oltre sei punti).

 


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LA NUOVA SARDEGNA
 
2 – LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 7 gennaio 2016 / Economia Sardegna - Pagina 12
La Sardegna arranca ma fa meglio delle altre regioni del Sud. MOLTI I GIOVANI CHE NON STUDIANO NÉ LAVORANO
Cala il Pil e crolla l’export nell’isola
di Salvatore Santoni
SASSARI Scende il Pil, crolla l’export, aumenta la disoccupazione, crescono i giovani tra i 15 e i 29 anni che né studiano né lavorano. Il ritratto della Sardegna – secondo gli ultimi dati raccolti ed elaborati da Svimez, Istat e Banca d’Italia - è in chiaroscuro e racconta di un’isola che sprofonda con il resto del Sud nelle parti basse della classifica nazionale, ma che spesso precede le altre regioni del Mezzogiorno. Macrodati. Sono due i primi macrodati – entrambi al di sotto della media nazionale - da prendere in considerazione per capire a fondo la situazione socio-economica dell’Isola. Innazitutto il Pil per abitante, che con 19.800 euro segna il sedicesimo posto (il sesto peggiore a livello nazionale) rispetto alle altre regioni italiane. L’altro indicatore di cui tenere conto è la spesa per i consumi delle famiglie. In questo caso la Sardegna si posiziona al quindicesimo posto con 13.900 euro per abitante, precedendo tutte le altre regioni del Sud. Altri due indicatori critici, il tasso di disoccupazione e la percentuale di giovani cosiddetti Neet, sono invece oltre la media nazionale (e non è un segno positivo). Disoccupazione. Il primo, la disoccupazione, nel 2014 si è attestata al 18% (quinti peggior dato nazionale): in crescita rispetto ai dati riferiti al 2013. I Neet. E poi ci sono i freddi numeri di chi ha perso il treno dell’istruzione, che scivola ai margini del mercato occupazionale, che rischia di non contribuire mai al sistema previdenziale, che si arrende. Si stima che in Italia siano oltre due milioni, in Sardegna sono il 34,2% dei giovani di età compresa tra i 15 e 29 anni. In inglese vengono chiamati Neet, acronimo di “Not in education, employment or training”, cioè giovani che non sono iscritti a scuola né all’università, che non lavorano e che nemmeno seguono corsi di formazione o aggiornamento professionale. Le percentuali riferite al 2013, già di per sé drammatiche, hanno continuato a crescere anche nel 2014. Crolla l’export. Confrontando le tabelle di dati – predisposte dall’istituto Svimez - emerge anche un calo dell’export tra il 2013 e il 2014 non indifferente. Si tratta di circa 750 milioni di euro (-13,6%). Inoltre, diminuisce anche la quota percentuale di esportazioni verso la Ue a 28 paesi.

 

 


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