Sabato 9 gennaio 2016

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
09 gennaio 2016

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 10 - Edizione CA)
La casa fantasma affiora dalle acque nere del lago
Ora è visibile la villa del capo della centrale elettrica 
OMODEO. Un luogo misterioso e ricco di fascino diventato attrazione turistica
 
Le acque del lago Omodeo custodiscono insediamenti nuragici e romani, strade, ponti, foreste, resti di antiche chiese e di villaggi di fondazione medievale. Prima che venisse realizzata la diga Eleonora, inaugurata dal presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro il 23 gennaio 1997 e destinata a sommergere le straordinarie opere di ingegneria idraulica benedette dal re Vittorio Emanuele III il 28 aprile 1924, capitava che nelle estati particolarmente siccitose riaffiorassero le testimonianze delle popolazioni che dalla preistoria agli inizi del Novecento abitarono la Media valle del Tirso.
Passeggiare nel fondo del lago regalava l'emozione di calcare quelle terre che contadini e pastori, prostrati da malaria e povertà, cedettero nella speranza di prospettive di miglioramento che l'alto tasso di spopolamento con cui il territorio fa i conti (gravitano attorno al bacino idrico meno di 10mila residenti) continua a disilludere.
In nome di quel sogno, seppur con qualche resistenza, i 200 abitanti di Zuri nel 1924 lasciarono per sempre il loro paese. La chiesa romanica di San Pietro, smontata pietra per pietra, fu ricostruita più a monte in territorio di Ghilarza, comune nel quale la frazione odierna ricade. Il fascino dei luoghi abbandonati e temporaneamente restituiti dalle acque è stato riscoperto durante il periodo delle feste natalizie. Il livello dell'invaso, a causa della carenza di pioggia, si è notevolmente ridotto. Ai piedi dei piloni della vecchia diga di Santa Chiara (Ula Tirso), è completamente riemersa (tanto da essere accessibile), la villa del capocentrale, diventata meta di turismo interno.
LA CASA FANTASMA Edificata all'inizio degli anni Venti, quando il cantiere per la costruzione degli archi multipli di cui la diga si compone era in piena attività, venne abbandonata negli anni Settanta. I lavori di costruzione sono apprezzabili in un disegno con cui negli “Annali del Consiglio superiore delle acque” del 1922, Luigi Kambo, progettista della diga che era parte dell'insieme di opere ideate per primo dall'ingegner Angelo Omodeo e illustrate in una relazione del 1912, rappresentava l'esecuzione complessiva dello sbarramento.
In tanti in questi giorni hanno scelto la villa come destinazione di brevi tour alla scoperta del territorio. Le foto scattate all'interno dell'abitazione, davanti alle scalinate interne ormai crollate, oppure nel cortile che ospitava aiuole e rigogliosi alberi di palma, sono state condivise sui social network.
MIRAGGIO DI RICCHEZZA In riva al lago la casa del capocentrale non è l'unico simbolo dell'abbandono. Il villaggio operaio di Santa Chiara, spopolatosi alla fine degli anni Ottanta a seguito della chiusura della centrale Enel, «paradiso terrestre» nella memoria di chi ci ha vissuto e lavorato, è l'ulteriore negazione del «miracolo della Sardegna ricca» che Angelo Omodeo prefigurava in un'intervista pubblicata sull'Unione Sarda del 19-20 maggio 1922. A quell'obiettivo erano ispirati gli studi sulle risorse idrauliche che, ricorda Eugenia Tognotti, docente di Storia delle malattie all'Università di Sassari e autrice di numerosi studi sulle bonifiche, lo stesso ingegnere avviò nel 1908 «sulla spinta dell'interesse del capitalismo industriale settentrionale per nuovi investimenti legati allo sviluppo idro-elettrico del Sud». Incoraggiavano soprattutto «un ampio intervento bonificatore - sottolinea la studiosa - che prevedesse la sistemazione idraulica integrata alla trasformazione agraria, comprendente l'irrigazione e la disponibilità delle acque come forze motrici, nonché di rimboschimenti e rassodamenti montani». Fondamentale anche la definitiva eradicazione della malaria. Solo Arborea e la sua piana hanno visto realizzare le prospettive a cui i progetti miravano.
IL CANTIERE I lavori iniziarono nel 1917 quando l'Italia subiva la disastrosa disfatta di Caporetto. Data la scarsità di manodopera locale, «essendo forse la Sardegna quella tra le regioni d'Italia che ha dato la percentuale massima di soldati» - ricorda Luigi Kambo nel testo già citato - furono impiegati «circa 400 prigionieri austriaci». Il cantiere, di cui era responsabile l'ingegner Felice Costamagna, riprese con vigore dopo la fine della Grande guerra, diretto da Giulio Dolcetta. Il 10 giugno 1923 vi fece visita anche Mussolini.
La lapide posta all'ingresso della diga per commemorare la visita inaugurale da parte del Re, documenta la partecipazione ai lavori di 16mila lavoratori e ricorda i caduti durante l'esecuzione del progetto. Nell'elenco anche Emma Gramsci. Impiegata nella società che realizzava la diga, morì nel 1920 per la malaria diffusa tra le maestranze.
TOUR EIFFEL SARDA Guardando dal basso verso l'alto le volte a sostegno della strada che, prima della chiusura del vecchio impianto metteva in collegamento la sponda sinistra con quella destra, ci si interroga su come sia possibile che un capolavoro dell'ingegneria idraulica del Novecento, concepita per contenere il lago artificiale più grande d'Europa, non sia visitabile, anche solo parzialmente o facendo ricorso a delle ricostruzioni o a un'adeguata musealizzazione delle turbine e dei vecchi macchinari.
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Libri (Pagina 45 - Edizione CA)
Analisi
L'autore
«L'oligarchia che in Europa affossa salari e consumi» 
L'ultima opera di Luciano Gallino, docente di sociologia scomparso a novembre
 
Il testamento spirituale di Luciano Gallino è stato pubblicato a ottobre scorso, appena un mese prima della scomparsa, avvenuta il 5 novembre del 2015. Il professore emerito di Sociologia dell'Università di Torino, autore di numerosi saggi sull'Italia industriale e sui rapporti perversi tra il mondo della finanza e il sempre più debole capitalismo produttivo, ha condensato nel suo ultimo libro (“Il denaro, il debito e la doppia crisi”, Einaudi, pp. 200, 18 euro) i risultati di anni e anni di studio sull'evoluzione industriale, dall'Italia del dopoguerra e della rinascita nel segno dell'industrialismo paternalistico di Olivetti, fino al dominio della finanza sull'economia produttiva.
Nel suo ultimo lavoro, il padre della sociologia industriale in Italia, particolarmente prolifico nel dare alle stampe lavori di analisi sulla condizione del nostro Paese negli anni più recenti, ha analizzato in profondità le cause della crisi economica italiana ed europea. Le sue riflessioni arrivano a contestare duramente le storture del modello capitalistico e soprattutto del neoliberalesimo , pur essendo invece più tenero con il pensiero liberista del primo dopoguerra, capace di trovare al suo interno i meccanismi di correzione degli eccessi pericolosi, come accadde dopo la crisi del 1929. Oggi come allora, fu la crisi finanziaria a innestarsi sul mercato immobiliare e a far esplodere la bolla. Con l'aggravante che adesso, l'eccessiva finanziarizzazione dell'economia ha portato a creare denaro e ricchezza dal nulla, facendo incrementare l'indebitamento, a partire da quello degli Stati sovrani (costretti a pagare, come nel caso dell'Italia, interessi sempre più alti fino a far lievitare il debito dal 60 al 120% del Pil negli anni Novanta). E soprattutto oggi si trae maggiore ricchezza dagli strumenti finanziari piuttosto che dai sistemi produttivi finalizzati a un'economia di sussistenza. Il risultato? Si chiudono le fabbriche e si gonfiano i bilanci di banche e intermediari finanziari.
Non solo. Come spiega Gallino, la Commissione europea e le istituzioni comunitarie in genere, a parte il Parlamento, l'unico eletto democraticamente ma anche quello più debole all'interno del panorama Ue, sono al servizio delle lobby finanziarie e molto meno dei cittadini. Una classe dirigente numericamente contenuta, espressione però di associazioni molto potenti come il gruppo Bilderberg (di cui fa parte anche l'ex premier Mario Monti), la Mont Pelerin Society, o ancora la Tavola rotonda degli industriali, incide sulle scelte dei nostri governi, a prescindere dagli esiti democratici del voto nei Paesi membri della Ue. Così come il peso della Germania (Stato simbolo nell'applicazione delle politiche neoliberiste, secondo Gallino, che contesta anche il salvataggio delle banche) sulle scelte dell'Europa ha fatto propendere per un progressivo indebolimento dello Stato sociale, la strenua difesa del mondo finanziario a discapito di quello produttivo, con la inesorabile pauperizzazione dei lavoratori dipendenti e di conseguenza il crollo dei consumi. Una spirale perversa che si lega anche all'eccessivo sfruttamento delle risorse terrestri.
Per trovare una via d'uscita, secondo il sociologo scomparso a novembre scorso, non c'è altra soluzione se non quella di contribuire alla formazione di nuovi movimenti politici, staccati dai partiti tradizionali ormai ostaggio delle lobby dell'oligarchia dominante, che uniscano un nuovo socialismo, o quanto meno una visione più umana e meno finanziaria dell'economia, a un rinnovato ecologismo. Altrimenti, si salvi chi può.
Giuseppe Deiana
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
Sanità
Oculisti e diabetologi
fanno gioco di squadra
sulla diagnosi di retinopatia
 
Facile da usare e preciso. Il retinografo consente una rapida diagnosi della retinopatia, una malattia dell'occhio che colpisce il 34,6 per cento dei diabetici: su un totale di oltre novantamila, i sardi con retinopatia dovrebbero dunque essere trentamila.
Il progetto per aumentare il numero delle diagnosi è di un neo laureato in Medicina, Tommaso Ercoli, che l'ha presentato al forum “Innovare per eccellere”. L'idea richiede un gioco di squadra fra oculisti e diabetologi, ed è proprio ciò che sta avvenendo nell'Azienda mista ospedaliero-universitaria. Le foto del retinografo, che non richiede dilatazione della pupilla, possono essere trasmesse ed esaminate altrove in telemedicina, per la diagnosi.
 

LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 6
PUNTI NASCITA, DEROGHE IN ARRIVO CONTRO LE CHIUSURE
A rischio nell’isola i presìdi sotto i cinquecento parti all’anno
Previste eccezioni per Alghero, Lanusei e forse La Maddalena
 
SASSARI Nulla di definitivo ma la polemica è partita. L’idea dell’ospedale lontano da casa rappresenta un incubo per la stragrande maggioranza della popolazione. Soprattutto per le donne in attesa di un figlio. L’annunciata chiusura di alcuni punti nascita, amplificata anche dai diversi episodi di cronaca delle ultime settimane, è vissuta con apprensione nei territori. La paura è di essere obbligati a macinare chilometri quando il parto è imminente, mettendo a rischio la propria salute e quella del bambino che si porta in grembo. La Regione, assessorato alla Sanità, smorza le polemiche. Nulla è stato ancora deciso perché la riforma della rete ospedaliera è in itinere. Ma c’è una certezza: i parametri non saranno applicati rigidamente ma si terrà conto delle esigenze particolari dell’isola. Soprattutto, al di là dei paletti stabiliti dal ministero alla Salute, sarà la Regione ad avere l’ultima parola sulle scelte. Il limite dei 500. È questo il numero stabilito a livello nazionale e recepito all’interno della riforma regionale: i punti nascita con meno di 500 parti all’anno sono destinati alla chiusura. Almeno in teoria. Il dato è legato a una questione di sicurezza: più è alto il numero di nascite, più quel presidio è in grado di affrontare situazioni complesse ed emergenze. Un numero inferiore non garantirebbe gli stessi livelli di sicurezza per le gestanti. I punti già chiusi. Sono quelli dell’ospedale Segni di Ozieri, il punto nascita di Ghilarza, di Bosa e di Muravera. In bilico restano quattro strutture. Si tratta dei punti nascita di Alghero, Lanusei, Tempio e La Maddalena. Ognuno con una storia particolare e caratteristiche specifiche che inducono a fare ragionamenti più approfonditi. I numeri. Non stanno dalla loro parte. Tutti i presìdi stanno sotto la soglia dei 500 parti all’anno. Alghero sfiora i 400, gli altri sono molto lontani dal tetto stabilito. Per esempio, all’ospedale PaoloDettori di Tempio nel 2015 sono nati 261 bambini: il dato è in calo del 3,8% rispetto al 2014, quando le nascite furono 271. Molto inferiore il dato dell’ospedale Paolo Merlo alla Maddalena: solo 65 i neonati nell’anno appena trascorso, -17% rispetto al 2014, quando le nascite furono 77. Le deroghe. È quasi certa per Alghero, dove è presente anche la terapia intensiva neonatale. Mantenere il presidio aperto consentirebbe anche di compensare, in provincia, la chiusura del punto nascita di Ozieri. E la deroga è nell’aria anche per Lanusei per la situazione di particolare isolamento dell’Ogliastra. Per le stesse ragioni è in corso di valutazione anche la possibilità di mantenere il presidio alla Maddalena se prima non sarà attivato il servizio di elisoccorso. In questo quadro, al momento, il punto nascita più a rischio chiusura sembra essere quello dell’ospedale di Tempio. Ma in alta Gallura la mobilitazione è già partita. (si. sa.)
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Cagliari – pagina 7
A una dottoranda di Fisica
prestigioso premio americano
 
CAGLIARI Silvia Acosta Gutiérrez, dottoranda in Fisica all'Università di Cagliari, ha vinto il premio Irc Travel Awards, bandito dalla Biophysical Society americana. Il lavoro, curato assieme al docente Matteo Ceccarelli, riguarda l’azione di un particolare campo elettrico su un gruppo di antibiotici.

Questionario e social

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