Lunedì 23 novembre 2015

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
23 novembre 2015
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA di lunedì 23 novembre 2015 / Salute (Pagina 9 - Edizione CA)
Salute (Pagina 9 - Edizione CA)
IL CONVEGNO DI CAGLIARI
Quei migranti che sbarcano con gli incubi
D ei diritti negati ai disabili psicosociali si è parlato nei giorni scorsi a Cagliari, nel corso di un convegno internazionale (“Implementing WHO Quality rights project in the Mediterranean area”) organizzato dal professor Mauro Giovanni Carta, docente dell’università cittadina. È stata una preziosa occasione per fare il punto con rappresentanti dei ministeri delle Salute e Ricercatori provenienti da Libano, Albania, Austria, Canada, Francia, Italia, Svizzera, Tunisia e Stati Uniti. Col contributo dell’esponente dell’Organizzazione mondiale della Sanità Michelle Funk, che ha elaborato alcuni importanti documenti sulla pianificazione dei servizi per la salute mentale.
Oggi il problema dei diritti negati ai disabili è presente in molti paesi della riviera Mediterranea. In altri, come l’Italia (e la Sardegna) arriva anche attraverso il dramma dei migranti. «Almeno il 20 per cento di quelli che sbarcano nell’Isola - spiega Carta - presentano depressione e disturbi post traumatici da stress. È gente che soffre di allucinazioni, incubi, dopo esperienze terribili, come la traversata del deserto, aver visto un figlio annegare o essersi trovata al centro di una sparatoria. Molto peggio (disturbi nel 30-80 per cento dei casi) stanno coloro che hanno soggiornato nei lager libici, mentre si arriva al 50 per cento fra quelli che sono stati nei campi per rifugiati del Burkina Faso, Libano e Giordania. Non dimenticherò mai una donna etiope, conosciuta di recente, pluriviolentata, incinta, alla quale è stato strappato il figlio prima di essere sbattuta su un barcone». Il progetto Quality rigths si occuperà anche dei migranti.
Le prime esperienze sul campo, intanto, partono dalla Sardegna, dove sono 45 mila (il 3 per cento della popolazione) le persone che soffrono di gravi problemi psichiatrici, in particolare schizofrenia, disturbi della personalità e bipolari. Altre 150 mila (il 10 per cento) manifestano problemi transitori, come episodi di depressione e reazioni ansiose. Nell’ambito del progetto Quality rigths, gli operatori dei Servizi psichiatrici di Ogliastra e Medio Campidano hanno deciso di fare da pionieri. Valuteranno infatti a vicenda i propri presìdi, mettendone in evidenza i punti deboli e quelli forti. Sulla base dei risultati, elaboreranno un piano di miglioramento, utilizzando gli strumenti messi a disposizione dall’Organizzazione mondiale della Sanità. E, a distanza di un anno, procederanno a una seconda valutazione. ( l. s. )
 
 
2 - L’UNIONE SARDA di lunedì 23 novembre 2015 / Salute (Pagina 9 - Edizione CA)
DOPO BASAGLIA
In alcuni Paesi ci sono ancora  matti da legare
Ricordare Villa Clara a Cagliari (nella foto), Rizzeddu a Sassari, è come fare un salto nel Medioevo. Chi ha visto le celle, così simili a quelle delle peggiori galere, i letti di contenzione, uomini e donne che vagavano sommariamente vestiti con lo sguardo perso nel vuoto, non può che rabbrividire. Poi ci fu la 180, legge Basaglia, approvata tra furibonde polemiche ideologiche, che chiuse i manicomi e “liberò i matti”. L’assistenza psichiatrica, lentamente, mutò, anche per merito dei familiari dei pazienti, sui quali si riversò il peso delle riforma. Oggi l’Organizzazione mondiale della Sanità ha scelto l’Italia (e un professore dell’Università di Cagliari) per far capire a paesi del Mediterraneo, nei quali i disabili psicosociali vengono ancora legati, come ridare loro la dignità di persone. Non è il caso di eccedere in trionfalismo, ma qualcosa, in Italia, è cambiata.
(l. s.)
 
 
3 - L’UNIONE SARDA di lunedì 23 novembre 2015 / Salute (Pagina 9 - Edizione CA)
PROGETTO OMS
Un servizio dalla Sardegna
Mediterraneo senza diritti  per i disabili
S offrire di una malattia mentale significa perdere il diritto a decidere le proprie cure, avere una famiglia, una casa dignitosa, a godere del rispetto umano. In pratica, a essere trattati come Persone. Sino a non molti anni fa, succedeva in Italia, oggi è la regola fra le popolazioni di molti paesi del Mediterraneo, nei quali i malati sono soggetti a odiose discriminazioni proprio nel momento in cui avrebbero più bisogno di aiuto. Accade anche ai più deboli, i migranti in fuga da persecuzioni politiche o alla ricerca di un benessere negato in patria, che approdano nulle nostre coste con gravi problemi mentali. Oggi, per questi esponenti di un’umanità dolente, arriva un’iniziativa di speranza.
Parte infatti dalla Sardegna un progetto internazionale per il riconoscimento dei diritti umani dei disabili psicosociali. Lo ha promosso l’Oms (Organizzazione mondiale della Sanità) attraverso una convenzione con l’Università di Cagliari. A curarne la realizzazione sarà il professor Mauro Giovanni Carta, ordinario di Tecniche biomediche applicate, che insegna Valutazione della qualità delle cure e Psichiatria. «Il progetto Quality rigts - spiega Carta - mira a migliorare le condizioni di qualità e il rispetto dei diritti umani nei servizi psichiatrici dei paesi del Mediterraneo. Significa valorizzare le potenzialità di partecipazione a decidere sulle cure dei disabili psicosociali; sostenere lo sviluppo delle associazioni di utenti e familiari; ottenere una riforma di certe strutture psichiatriche orientata verso la chiusura delle stesse».
L’Italia è stata scelta dall’Oms per questo prestigioso compito proprio sulla scorta delle esperienze realizzate sul campo con la riforma Basaglia, che ha provocato l’abolizione dei manicomi e tutta una serie di iniziative per il riconoscimento dei diritti dei disabili psicosociali. Grazie anche all’impegno delle associazioni dei loro familiari. Situazione ben diversa in altri paesi della riviera mediterranea, dove i soggetti con disturbi psichiatrici, tipo demenze o autismo, vengono privati di qualsiasi diritto e spesso vivono legati, in strutture di contenzione molto più simili a campi di concentramento che a centri di cura. «Base di partenza del Quality rigts sarà la Convenzione dell’Onu sui diritti delle persone con disabilità, firmata dall’Italia e dagli altri paesi dell’Unione Europea, documento fondamentale per affrontare il problema». Per migliorare la qualità dell’assistenza, l’équipe dell’università cagliaritana ha collaborato con l’Oms nel predisporre una serie di strumenti e valutare quanto una struttura rispetta i diritti umani. «Non - si tratta di una pagella - precisa Carta - perché i gruppi incaricati delle valutazioni daranno anche indicazioni su come migliorare i servizi». Contemporaneamente, ci si preoccuperà di predisporre la formazione del personale addetto all’assistenza e dei loro familiari. «In ogni singolo paese ci saranno gruppi che promuoveranno e organizzeranno i servizi locali in un processo continuo di miglioramento».
La macchina di valutazione promossa dal Quality rigts si è già messa in moto in Sardegna, nei servizi psichiatrici del Medio Campidano e Ogliastra, quindi verrà estesa, tramite un Comitato nazionale e gruppi operativi locali, su tutto il territorio italiano e all’estero. Con Carta hanno già preso contatto i rappresentanti dei ministeri della Salute di Albania, Tunisia e Libano, mentre interesse è stato manifestato dalla Francia.
Lucio Salis
  
l'unione sarda di lunedì 23 novembre 2015 / salute (pagina 9 - edizione ca) - clicca per ingrandire
 
 
4 - L’UNIONE SARDA di lunedì 23 novembre 2015 / Cronaca di Cagliari (Pagina 10 - Edizione CA)
SANITÀ. Il Brotzu: «Avremmo speso altrettanto assumendo impiegati»
ACCORPAMENTO, I COSTI
Una convenzione per gestire mille trasferimenti
Fino al 30 giugno scorso, le mille buste paga dei dipendenti in servizio negli ospedali Microcitemico e Oncologico le preparavano gli uffici amministrativi dell’Asl 8. Dal primo luglio, dopo l’accorpamento, lo stesso; solo che ora lo fanno a pagamento. A sborsare è il Brotzu, nuovo datore di lavoro: 24 mila euro al mese per la gestione del personale e 25 mila per la formazione. In tutto, 175 mila euro circa, come denunciato nei giorni scorsi da un’interrogazione depositata in consiglio regionale dal coordinatore dei Riformatori Sardi, Michele Cossa. Frutto di una convenzione che scadrà, avvisano dai vertici dell’azienda ospedaliera di via Peretti, il 31 dicembre. Misura temporanea, dunque, per consentire di rafforzare l’ufficio personale, il cui carico di lavoro è aumentato del 50 per cento: da circa 2.000 dipendenti a oltre 3.000.
 BOTTA E RISPOSTA Il risultato? L’accorpamento, secondo Cossa ma anche secondo Gianfranco Angioni, dirigente sindacale recentemente passato dalla Cgil alla Cisl-Fp, non è stato a costo zero, contrariamente a quanto promesso dall’amministrazione regionale. Tesi respinta dai vertici aziendali: «Il costo del servizio fornito dall’Asl 8 - scrive Pier Paolo Fusciani, responsabile comunicazione dell’Azienda ospedaliera Brotzu - è l’equivalente del costo per spese di personale che l’Aob avrebbe sostenuto se i dipendenti fossero già stati trasferiti». Il ragionamento è il seguente: «Per far fronte al nuovo carico di lavoro, avremmo dovuto assumere almeno sei persone per il secondo semestre 2015». Fusciani prosegue: «L’incorporazione dei due ospedali è stato un processo complesso». Tra le due aziende «sono state stipulate diverse convenzioni tese a regolare appunto i rapporti tra le due aziende in ambiti specifici», convenzioni «adottate con atti deliberativi (quindi atti pubblici e pubblicati nelle sezioni di amministrazione trasparente)», dalla delibera 1058 del primo luglio alle 1873 e 1874 del 28 ottobre. È quest’ultima, all’articolo 3, a prevedere il pagamento di 24 mila euro al mese «pari al costo di tre collaboratori amministrativi, due assistenti amministrativi e due coadiutori amministrativi dei quali è previsto il trasferimento all’Aob».
IL SINDACATO Ragionamento che non rasserena Angioni. Il dirigente della Cisl-Fp apre, oltre a quello dei conti, altri fronti polemici, puntando il dito su altri presunti effetti negativi dell’accorpamento: dal «caos nei servizi sanitari e i laboratori analisi» al «blocco delle assunzioni», alle «gravi criticità assistenziali che stanno vivendo tutti i reparti di degenza». In conclusione, il sindacalista chiede l’immediato annullamento della convenzione e l’apertura di un confronto «con il sindacato al fine di trovare soluzioni condivise».
 SOVRACCARICO Certo, con l’accorpamento, l’ufficio personale non è stato l’unico a trovarsi sovraccarico di lavoro. Altrettanto è accaduto all’ufficio contratti: «Ci siamo trovati a doverci accollare i contratti in essere per le forniture a Oncologico e Microcitemico», racconta Fusciani. «E spesso i contratti riguardavano l’Asl 8 nel suo complesso, per cui abbiamo dovuto fare complessi calcoli di scorporo per capire quale quota attribuirci».
 FARMACI Infine, la presa in carico non ha riguardato due ospedali qualsiasi ma due presìdi specializzati, uno dei quali, in particolare, si occupa di patologie oncologiche, che richiedono farmaci particolarmente costosi. «Infatti - ammette il responsabile della comunicazione del Brotzu - registriamo un aumento della spesa farmaceutica».
Marco Noce
 
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LA NUOVA SARDEGNA

5 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 23 novembre 2015 / Ediz.ne Oristano - Pagina 11
E nella manovra fondi agli atenei
Nella legge di Stabilità che prosegue il suo percorso parlamentare sono previsti 5 milioni in più per borse di studio per studenti universitari. C’è anche l’esenzione Irpef per le borse di studio Erasmus Plus. Previsti 50 milioni per il 2016 (75 a partire dal 2017) per la chiamata diretta di 500 professori universitari (dall’estero o operanti in Italia), che si sono distinti per elevato merito scientifico, e altri fondi per l’assunzione di 1.200 ricercatori (200 agli enti di ricerca e 1.000 alle università). Per i docenti universitari, poi, sblocco degli scatti: 25 milioni per il 2016, 30 milioni dal 2017.
 
 
6 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 23 novembre 2015 / Nuoro - Pagina 15
Matematica, laboratori e tanta ricerca a Oliena da domani la Scienza in festa
OLIENA Anche a Oliena la scienza è in festa. Si aprirà ufficialmente domani, martedì 24 novembre, l’iniziativa fortemente voluta dall’amministrazione comunale del centro barbaricino, finanziata dall’assessorato alla Pubblica istruzione. La kermesse segue di qualche giorno l’analogo festival celebratosi a Cagliari nella sua ottava edizione. L’appuntamento, che si inaugurerà di qui a breve ai piedi del Corrasi, nasce dalla organizzazione del Comitato ScienzaSocietàScienza e dell’Istituto comprensivo di Oliena, guidato dalla dirigente Caterina Bacchitta. Coordinatore della kermesse è la docente Maria Becchere. «Confesso un particolare orgoglio per aver contribuito alla realizzazione di un evento di così grande valore» sottolinea il vice sindaco del paese Donatella Medde. «Un evento innovativo – aggiunge –, educativo e formativo, che rappresenta una notevole opportunità di crescita e di sviluppo culturale per gli studenti». «Considerate, dunque, la qualità e l’importanza dell’appuntamento, vorremmo – conclude Donatella Medde – che il festival diventi un appuntamento fisso, da rinnovare di anno in anno». La manifestazione, sulla quale si alzerà il sipario domani nell’auditorium della scuola media, con i saluti delle autorità, a partire dalle ore 9, proseguirà anche mercoledì, prevedendo diversi laboratori, curati dalle insegnanti delle varie scuole locali e da ospiti illustri. “Pensare in matematica”, ad esempio, è il titolo del contributo curato da Ana Maria Millàn Gasca dell’università di Roma 3, coautrice dell’omonimo libro. “Le ossa raccontano”, d’altra parte, riassume la parentesi intitolata alla antropologia scheletrica e preparata dalle docenti Rosanna Floris e Valeria Pusceddu dell’università di Cagliari. L’analisi microscopica e l’applicazione di formule geometriche, ancora, saranno protagonisti de “La crescita geometrica”, argomento quest’ultimo presentato dalle ricercatrici Rosalba Murgia (Imc Torregrande) e Maria Becchere (Crsem).


7 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 23 novembre 2015 / Ediz.ne Nazionale - Pagina 11
RICERCA, IL POLO PER IL DOPO EXPO SPACCA LA SCIENZA
Soldi alla capofila “Iit”, creatura di Tremonti
IL PROGETTO “ITALY 2040” VALE 150 MILIONI L’ANNO
Il rettore del Politecnico di Milano: se un progetto deve andare ai migliori, si deve anche sapere come questi si scelgono
di Roberta Carlini
MILANO No alla guerra delle bandierine per il dopo Expo. Ma in tutti i sensi: non pensate di venire qui a Milano, dove si produce un quarto delle pubblicazioni scientifiche italiane, a mettere le vostre bandierine. Questo ha mandato a dire il rettore della Statale di Milano al premier Renzi, abbandonando per una volta l’aplomb accademico. Non ha usato giri di parole neanche il rettore del Politecnico di Milano: se è un progetto per l’eccellenza, deve andare ai migliori, in modo trasparente. Se l’idea di installare su una parte delle aree liberate dall’Expo un polo italiano della ricerca per le tecnologie umane e alimentari ha suscitato più divisioni che entusiasmi nel mondo della scienza e dell’università, un motivo c’è. Anzi, più di uno: la scelta dell’Iit - Istituto Italiano di Tecnologia, polo della ricerca insediato nel 2003 con sede a Genova - come destinatario del progetto e dei fondi; e il contesto in cui questo avviene, di tagli a tutto il resto della ricerca pubblica. Il progetto, denominato “Human Technopole. Italy 2040” ha lo sguardo lungo sul futuro e una dote di 150 milioni all’anno per i prossimi dieci anni: tanto per fare un paragone, l’intero ammontare dei bandi di ricerca pubblici nell’ambito dell’università per l’anno prossimo avrà 91 milioni. Capofila dell’investimento sarà l’Iit, un istituto che delle ristrettezze in cui si muove la ricerca universitaria non ha mai avuto esperienza: nato nel 2003, creatura dell’allora ministro dell’Economia Tremonti (che mandò a Genova per lo scopo il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli), ha goduto da allora di un centinaio di milioni all’anno ed è arrivato ad impiegare circa 1.300 persone, tra dipendenti e dottorandi. Una situazione che ha da sempre catalizzato le critiche del mondo della ricerca, sia per il metodo (che ne è dell’indipendenza della ricerca, con un legame così stretto con l’esecutivo?) che per il merito (perché catalizzare tutte le risorse su uno solo, proclamare un vincitore senza gara?). Nonostante nessuno mettesse in dubbio le capacità del direttore scientifico al quale era stato affidato l’Iit - Roberto Cingolani - da più parti si faceva notare l’ovvio: è più facile produrre buona ricerca avendo i soldi che senza averli, anzi dovendo tagliare fondi. E di tagli il sistema pubblico della ricerca ne ha subiti tanti: solo dal 2008 al 2014, il suo budget complessivo si è ridotto di un terzo. Negli stessi anni scendeva di quasi il 10% il finanziamento dell’università. A queste critiche di contesto si sono aggiunte alcune notazioni specifiche: per esempio, il ricercatore Francesco Sylos Labini fa notare (sul sito Roars.it) che l’Iit aveva tra le sue missioni quella di calamitare i fondi dell’industria verso la ricerca, mentre lo scorso anno sono entrati dal settore privato solo 2,8 milioni, cioè appena il 3% del flusso di denaro ricevuto dal finanziamento pubblico. Acqua passata, si dirà. Adesso il governo punta sulla ricerca per il dopo Expo, e questa dovrebbe essere una buona notizia per tutti. Ma intanto va detto che per il resto della ricerca la stagione dei tagli non è finita: la legge di Stabilità taglia circa 35 milioni per l’anno prossimo a ricerca e università. E poi, vanno registrate le obiezioni dei massimi accademici dell’area milanese - che, come ha detto il rettore della Statale di Milano Gianluca Vago, da sola produce un quarto delle pubblicazioni scientifiche italiane, e un terzo dei brevetti - sulla quale arriva all’improvviso a menare le danze l’Iit. A dire il vero, sono perplessi anche a Genova, che teme che l’attuale sede dell’Iit diventi una specie di succursale, con il cervello che si sposta a Rho. Ma sarebbe sbagliato liquidare la cosa come una guerra di campanili, sia pur importanti. Lo ha spiegato bene il rettore del Politecnico di Milano Giovanni Azzone, ricordando che le università sono “universali” per definizione: ma se un progetto deve andare ai migliori, si deve anche sapere come questi si scelgono. «Per un’operazione del genere nel resto d’Europa viene aperto un bando pubblico per scegliere i migliori», ha detto Azzone. Non è stato così, l’Istituto di Genova è stato nominato “migliore” sul campo: una scelta che stride non solo con le prassi internazionali ricordate dal rettore del Politecnico, ma anche con l’ondata di procedure di valutazione che da qualche anno interessa tutto il mondo della ricerca e dell’università italiane. Tutti sotto la lente, tranne i più vicini al governo? Forse con il passare dei giorni e i vari tavoli aperti tutte le perplessità e i mugugni porteranno a modificare il progetto. O forse no, se il premier insisterà sulla scelta dell’Iit e soprattutto sul metodo (vincitori senza gara, il governo che decide tutto). Sarebbe un danno, e non solo per le università e i tanti ricercatori che si sentono esclusi, o lesi, da questa decisione. Il vero vulnus sarebbe nell’estensione della logica dell’emergenza dall’evento al post-evento: sappiamo quanti danni ha prodotto l’economia dell’emergenza su appalti e gestione della cosa pubblica, possiamo solo immaginare quanti ne produrrà se applicata al bene più prezioso che abbiamo, la conoscenza e la ricerca per migliorarla.


 

QUOTIDIANI NAZIONALI
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