Sabato 7 novembre 2015

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
07 novembre 2015

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1- L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
ATENEO A MISURA DI GENITORI
Parcheggi, flessibilità negli esami e stanza baby in ogni facoltà
 
Parcheggi riservati, priorità negli uffici, flessibilità negli orari degli esami, accesso gratuito al materiale per i corsi online, e per finire una stanza baby in ogni facoltà. Dotata di fasciatoio, poltrone e bagno privato. L'università si tinge di rosa. «Siamo solo all'inizio, vogliamo consentire alle nostre studentesse di diventare anche mamme, senza il rischio o il timore di essere costrette a interrompere gli studi», spiega il rettore Maria Del Zompo. «Il prossimo obiettivo è realizzare due baby-garden, dove gli studenti troveranno personale specializzato cui potranno affidare i loro bambini. È nostra intenzione estendere il servizio anche ai dipendenti. Servono molte risorse, ma speriamo di poter realizzare il nostro sogno entro il 2016», anticipa. «Abbiamo già individuato le aree, uno troverà spazio al Policlinico di Monserrato, l'altro a Cagliari».
Le novità procedono di pari passo con la consegna delle prime centottanta tessere baby, riservate agli studenti genitori. Le agevolazioni sono destinate sia alle mamme in stato di gravidanza che ai papà con figli sino al decimo anno di età, ovviamente iscritti nelle facoltà dell'ateneo cittadino. Come Monica Loddo, iscritta in Psicologia e madre di Eleonora, di otto mesi. «Essere genitore e studente allo stesso tempo non è semplice, questa iniziativa renderà tutto meno faticoso». Francesco Salaris, papà di Tommaso e Giacomo annuisce: «Una motivazione in più per non abbandonare gli studi».
Sara Marci
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
Tramonto della chimica verde
Cambio di rotta dell'Eni, ombre sul futuro di Porto Torres 
L'assessore Piras: «Ma resta fondamentale». Confindustria cauta: «Niente allarmi»
 
La chimica verde non è più strategica e non fa parte del nuovo piano industriale Eni. Se l'annuncio dei sindacati fosse confermato, il progetto per Porto Torres verrebbe liquidato senza molti problemi. Dopo essere stato propagandato (così come tutta la chimica verde) come la salvezza per un territorio già fortemente martoriato dai siti industriali, il progetto Matrìca rischia di lasciare sul terreno una scia di promesse e illusioni. Netta la posizione dell'assessore regionale dell'Industria, Maria Grazia Piras: «Non vediamo altra alternativa nel futuro di Porto Torres che non sia la chimica verde».
L'ABBANDONO Secondo i segretari generali del settore chimica ed energia di Cgil, Cisl e Uil, Emilio Miceli, Angelo Colombini e Paolo Pirani il futuro della chimica verde è segnato. Nonostante le rassicurazioni ottenute dall'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, il parere dei sindacati è negativo. «Con il nuovo piano di riassetto dell'Eni», scrivono in un comunicato, «si accumulano tagli nei processi di riconversione insieme a un abbandono di siti importanti come Porto Marghera, Porto Torres e Gela».
«L'UNICO FUTURO» Nonostante il dibattito scaturito attorno al progetto della chimica verde, la posizione della rappresentante della Giunta è netta. L'abbandono da parte dell'Eni «è un'ipotesi che non vogliamo prendere assolutamente in considerazione», sottolinea l'assessore Piras. «La deindustrializzazione del sito prevedeva la trasformazione in un polo di riferimento nazionale per questo settore e Porto Torres non può assolutamente rinunciare». Le parole dei sindacalisti, però, non lasciano molte speranze perché sostengono che «verranno azzerati in Italia gli investimenti previsti, mentre l'interesse dell'Eni sembra rivolto esclusivamente ai mercati internazionali».
IL PROGETTO L'assessore Piras ricorda che «la Giunta ha lavorato per accompagnare questo sviluppo, promuovendo l'utilizzo di bio materiali e incentivando, anche nel Piano di sviluppo rurale, la coltivazione del cardo», utile per il processo di trasformazione di materie prime e scarti vegetali in prodotti chimici. Se la posizione della Giunta è così ferrea su quello che viene definito l'unico futuro per Porto Torres, il rischio è che si arrivi a uno scontro con il colosso della chimica. «Nei prossimi giorni», annuncia l'assessore, «convocheremo il tavolo regionale per il protocollo. Il progetto è già in fase di attuazione, abbiamo investito tanto e non possiamo pensare a un cambio di rotta improvviso».
«NO ALLARMISMO» Per il presidente regionale di Confindustria, Alberto Scanu, non è il caso di lasciarsi andare ad allarmismi. «Naturalmente speriamo che questa ipotesi non sia confermata, perché il progetto di Porto Torres è già in fase di avvio». Se così fosse, per Scanu «è probabile che l'investimento già avviato dall'Eni rimanga in essere».
Matteo Sau
 

LA NUOVA SARDEGNA
3 – La Nuova Sardegna
Sardegna – Cagliari24Ore – pagina 8
Tessera baby
Studenti con figli,
l’Università offre nuovi servizi
 
CAGLIARI Sono 130 gli studenti genitori iscritti all’università ad aver ricevuto ieri dal rettore Maria Del Zompo le prime «tessere baby», iniziativa - prima in Italia - inaugurata per sostenere negli studi chi ha figli fino ai 10 anni.Parcheggi riservati, priorità per le pratiche in segreteria e agli esami, accesso alle «stanze rosa», speciali spazi allestiti nelle facoltà attrezzati con fasciatoi e poltrone, sono inclusi nei benefici delle speciali card. Per richiedere la tessera basta rivolgersi al Comitato Unico di garanzia: email comitatounicodigaranzia unica.it e urp unica.it, telefono 070-6552209.
 
LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Sardegna – Cagliari24Ore – pagina 8
CANCRO AL SENO: IL TEST SI FA IN SALA OPERATORIA
Una nuova metodica al Policlinico evita il secondo intervento per asportare il linfonodo sentinella
 
CAGLIARI Cancro alla mammella: si chiama Osna (One step nucleic acid amplification), ed è l'innovativo test molecolare che consente l'esame istologico del linfonodo sentinella in tempi estremamente rapidi. Si tratta di un importante passo avanti nella terapia del carcinoma della mammella, che minimizza i disagi delle pazienti: è stato compiuto al dipartimento di Scienze Chirurgiche dell’Università di Cagliari, nella sede del Policlinico Universitario “Duilio Casula” di Monserrato. Per la prima volta in Sardegna è possibile l’analisi definitiva del linfonodo sentinella in fase intra-operatoria. E' un passaggio assolutamente fondamentale: richiede una stretta collaborazione tra chirurgo senologo, medico nucleare e anatomopatologo e finora impegnava alcuni giorni per l’elaborazione dell’esito. Il nuovo trattamento è reso possibile dalla stretta collaborazione tra il reparto di Chirurgia diretto dal professor Angelo Nicolosi (che si occupa del prelievo e della preparazione del linfonodo) ed il servizio di Anatomia Patologica diretto dal professor Gavino Faa (che si occupa dell’analisi molecolare). Tutto si svolge nell'ambito del dipartimento di Scienze Chirurgiche dell’Ateneo nelle strutture della Aou. Di normala documentazione di cellule neoplastiche nel referto comporta un nuovo ricovero ed un secondo intervento chirurgico di asportazione del tessuto linfo-adiposo ascellare. Con la metodica introdotta dal dipartimento di Scienze Chirurgiche la risposta definitiva sul linfonodo sentinella viene fornita alla sala operatoria entro 40 minuti. Il chirurgo può così decidere immediatamente se procedere o meno alla linfectomia ascellare, evitando un nuovo ricovero ed un secondo intervento, nonché un ulteriore disagio alla paziente. A questo si aggiunge un notevole risparmio economico per il servizio sanitario regionale e nazionale.
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Fatto del giorno – pagina 2
Fra 50 anni sarà una terra tropicale
Gutierrez: caldo e forti piogge in aumento, bisogna adattarsi a questi fenomeni
di Alessandro Pirina
 
SASSARI La Sardegna tropicale non è più l’eccezione, ma la regola. Ondate di calore lunghe e improvvise, precipitazioni intense e concentrate sono ormai una costante del clima isolano. E le previsioni sono destinate solo a peggiorare. Tutti gli studi e le ricerche portano nella stessa direzione: nei prossimi 50 anni le temperature tenderanno a salire sempre più e agli eventi insoliti bisognerà farci l’abitudine. Una tropicalizzazione da cui bisogna correre ai ripari attraverso politiche di mitigazione del pericolo e adattamento ai cambiamenti climatici. Fenomeni insoliti. «Da decenni assistiamo a un mutamento delle condizioni climatiche – spiega Luciano Gutierrez, direttore del Nucleo di ricerca sulla desertificazione dell’università di Sassari –, ma negli ultimi tempi fenomeni come l’innalzamento delle temperature o l’aumento delle precipitazioni si verificano con molta più frequenza. Il bagno a novembre lo si è sempre fatto, ma oggi questi periodi caldi durano molto di più e creano problemi, a cui è necessario trovare una soluzione». In alcuni casi è impossibile riuscire a impedire che l’evento atmosferico arrechi danni. Gutierrez cita l’esempio dell’alluvione del 18 novembre 2013. «A Olbia caddero in poche ore 400 millimetri di pioggia. Un fenomeno difficile da arginare. Ma questo non impedisce di attuare politiche per evitare che simili eventi abbiano un impatto così negativo». Gli studi. Il Nucleo di ricerca diretto da Gutierrez è, infatti, impegnato proprio a studiare le ricetta per limitare i danni provati dai cambiamenti climatici. «Per desertificazione non si fa riferimento ai deserti, ma si intende un processo di degrado del suolo – spiega il docente universitario –. Noi lavoriamo per trovarelle soluzioni al depauperamento delle superfici attraverso politiche di mitigazione e adattamento». Politiche di mitigazione. Tra le prime c’è anche la forestazione. Un sistema che riesce a ridurre lo sfaldamento della terra dopo quelle violente precipitazioni che devastano tutto. Fenomeni che purtroppo la Sardegna incontra sempre più frequentemente. «Una politica di mitigazione è legata proprio alla forestazione. Proprio questa estate abbiamo siglato un accordo di cooperazione con il Perù per verificare questa soluzione. Il bambù, infatti, è una pianta particolare che non solo assorbe tanta anidride carbonica, ma dà anche reditto. Potrebbe essere un’ottima ricetta». Politiche di adattamento. Al clima impazzito, però, in qualche modo però occorrerà anche adattarsi. Studiare modalità per non farsi cogliere impreparati dal caldo torrido o dalle piogge violente. «C’è chi già lo sta facendo – conclude Gutierrez –. Uno dei settori più colpiti dalle ondate di calore sono gli allevamenti. Ebbene, ad Arborea in alcune stalle sono già stati piazzati impianti di refrigerazione. Perché se c’è troppo caldo le mucche producono meno latte».
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 4
Le Asl hanno le casse vuote, saranno salvate con 273 milioni
La Giunta dà il via libera a un’anticipazione per le spese correnti 2015. Serve l’ok del Consiglio
Il grande problema del disavanzo di 400 milioni. L’ipotesi: imposizione dei ticket per ripianarlo
 
CAGLIARI Le Aziende sanitarie incasseranno dalla tesoriera della Regione un’anticipazione straordinaria per far fronte alle spese correnti. Per pagare i conti di quest’anno e non finire al collasso, stanno per ricevere 273 milioni. La decisione è della Giunta con una delibera che dovrebbe essere operativa, con il trasferimento dei soldi, sin dalla prossima settimana. È anche questo un altro canale per far fronte all’emergenza che pesa da tempo sulla sanità. Ormai ha un peso specifico intorno ai 3 miliardi e 200 milioni, più altri 3-400 milioni destinati al welfare, e incide per oltre la metà sul bilancio della Regione. Dopo la riforma degli Enti locali, ancora sul tavolo della commissione Autonomia del Consiglio regionale, è questo il secondo grande problema della giunta Pigliaru. Va affrontato in fretta: il disavanzo ha superato i 400 milioni e la Sardegna prima o poi (come preteso anche dalla Finanziaria nazionale) dovrà prima o poi rientrare. Lo prevede la legge e per riuscirci potrebbe non bastare il riordino della rete ospedaliera (134 milioni di risparmio stimato) e neanche la riforma delle Asl, con la drastica riduzione proprio delle Aziende. Potrebbe servire una terapia d’urto. L’anticipo. Come capita da troppo tempo, è ancora una volta la Regione che deve correre in soccorso delle Asl ed è costretta a farlo quando i bilanci hanno superato il livello di guardia. È così anche, in questa occasione, a poco meno di due mesi dalla fine dell’anno. Le Asl hanno detto di aver le casse vuote, la liquidità scarseggia da settimane ed ecco il perché dell’anticipo. Per ora a sborsarlo sarà la tesoreria della Regione, poi spetterà all’assessore al Bilancio trovare il modo come coprirlo nella Finanziaria in corso e in quelle che verranno e comunque sulla delibera dovrà esprimersi anche il Consiglio. La difficoltà per la Giunta potrebbe essere questa: dove reperire le risorse fra le pieghe di una contabilità che deve rispondere al complicato regime del pareggio di bilancio, e cioè quanto incassi, puoi spendere, oltre non si può andare. Negli ultimi mesi, la Regione ha cominciato a trattare con il Governo per avere più libertà, ma da Roma non è arrivato ancora un sì definitivo. Il rischio. A parte la scarsa liquidità, la vera emergenza è il disavanzo. Anche se la Sardegna paga per intero il costo della sanità, in base all’accordo del 2006 con lo Stato a conclusione della prima vertenza entrate, non può sottrarsi alla legge che impone la copertura. E visto che le entrate non sembrano destinate ad aumentare, c’è la crisi e il flusso delle imposte è in discesa, la Regione sembra avere margini di manovra molto stretti. Uno è ridurre al massimo gli sprechi con una profonda ristrutturazione del sistema ed è quello che in parte la Giunta vuole provare a fare con la riorganizzazione dei posti letto negli ospedali per poi ridurre al massimo il numero delle Aziende sanitarie. Però potrebbe essere necessario anche un intervento più invasivo: l’aumento delle imposte, leggi addizionale Irpef, oppure l’imposizione dei ticket. La Sardegna è l’unica regione che non pretende la cosiddetta compartecipazione alle spese da parte dei cittadini, ma c’è il rischio che questo primato possa cadere proprio a causa del forte disavanzo. È una scelta su cui la Giunta dovrà ragionare a fondo e subito prima della Finanziaria 2016. L’opposizione. Su queste voci che si rincorrono si è scatenata l’opposizione in Consiglio regionale. I Riformatori hanno chiesto che la Giunta «si presenti in aula per chiarire qual è lo stato reale dei conti». (ua)
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 26
L’Ute ringiovanisce e diventa università per tutte le età
Il neo presidente Pazzona ha aperto l’anno accademico
Riconoscimento a Maida rimasto alla guida per 33 anni
 
Una pergamena ai soci fondatori e anziani dell’Ute. L’ha consegnata il presidente Pazzona a quanti hanno fatto il passato e il continueranno a fare il futuro dell’istituzione. A riceverla sono stati Antonello Vodret, vicepresidente emerito e componente del consiglio di amministrazione, Rosalba Pistidda, ex vicepresidente, Jana Pola, Sheilag Gracey Pappalardo, Manlio Brigaglia, Dora Mura Fiori, Flavia Arru, Mario Spaendda, Caterina Mela, Antonietta Talu, coordinatrice della biblioteca dell’Ute, Graziella Marceddu. Lì’univesità per la terza età è nata con lo scopo di sostenere gli anziani, affrancandoli dalla solitudine e coinvolgendoli in corsi di lezione e altri attività collaterali per favorirne la socializzazione. Nella sede di via Nurra e nella facoltà di Agraia in via de Nicola si svolgono i laboratori e le lezioni accademiche.SASSARI Trentacinque anni di attività ma l’Ute non invecchia. Anzi, ringiovanisce. L’altro ieri, giornata di inaugurazione del nuovo anno accademico 2015-2016, l’annuncio: l’Università per la terza età cambia nome e diventa Università per le tre età. Con soddisfazione, il neo presidente Antonello Pazzona, in un’aula magna di Agraria gremita, ha dato notizia del cambiamento in vista. «Vogliamo aprire alle fasce più giovani per coinvolgerle nelle nostre attività – ha detto il presidente e direttore del Dipartimento di Agraria –. Un’iniziativa che proponiamo sul solco di quella intrapresa con successo dall’Ute di Olbia e che ci è sembrato opportuno ripetere anche a Sassari». L’Ute (l’acronimo resta lo stesso) ha voluto ringraziare, nominandolo presidente emerito, il professor Alessandro Maida, ex rettore dell’ateneo sassarese, che per trentatrè anni ha guidato con impegno e passione l’istituzione, facendola crescere insieme con i soci fondatori e sempre garantendo un’attività di livello. E un segno di riconoscenza è andato anche ai soci fondatori e ad altri soci anziani che con il loro prezioso contributo sono stati in questi anni le “colonne” dell’Ute. Il presidente ha consegnato una pergamena e li ha ringraziati per il lavoro svolto e che continueranno a svolgere. A Maida, a simboleggiare anche il passaggio di testimone, il professor Pazzona ha consegnato una targa ricordo e un sigillo d’oro. Poi gli ha lasciato il posto al tavolo di presidenza per la prima delle lezioni del nuovo anno accademico. Lezione che aveva come tema la sanità e i suoi costi, argomento che ha suscitato la viva attenzione dell’uditorio,e che il presidente emerito ha affrontato spiegando il ruolo imprescindibile della prevenzione nella salute dei cittadini. «Valorizzandola, nell’arco di un certo periodo di tempo, la prevenzione può garantire un abbattimento dei costi senza che venga intaccata la qualità dei servizi erogati», ha detto Maida. È adesso veniamo ai numeri. È cresciuta l’Ute, tanto da raggiungere il numero di 3482 immatricolazioni e contare 258 iscritti al nuovo anno accademico – finora, perché le adesioni sono ancora aperte. E sono soprattutto le donne a frequentare le molteplici attività del ricco calendario, tra corsi, laboratori e tanto altro. Tant’è che di quei 258 iscritti, sono ben 202 contro 46 maschi. Antonello Pazzona ha anche informato delle prossime iniziative. Spicca la collaborazione che si avvierà con il carcere di Alghero, carcere modello. «I detenuti verranno stimolati nell’espressione delle proprie potenzialità artistiche e letterarie, e saranno affiancati da un tutor Ute. L’obiettivo è di raccogliere i loro elaborati in un libro. Poi – ha proseguito Pazzona – organizzeremo una giornata sull’agroalimentare con la Camera di commercio, continueremo la collaborazione con l’Ente concerti e saranno con noi anche i giocatori della Dinamo». Questo nonostante i tagli regionali ai finanziamenti. «Di cui stamo soffrendo, certo, ma noi andiamo avanti autofinanziandoci. Non vogliamo chiudere, sia ben chiaro».
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Cultura e spettacoli – pagina 28
Gramsci in carcere
La trattativa fallita
Una ricostruzione storica dei ripetuti tentativi di liberarlo
di Umberto Cocco
 
Una novità Sellerio, un libro di oltre 500 pagine, intitolato “Lo scambio. Come Gramsci non fu liberato” e scritto non da uno storico di professione, Giorgio Fabre, sta facendo di nuovo discutere sulle difficoltà, gli equivoci, le ostilità fra Antonio Gramsci e il gruppo dirigente del suo partito o almeno alcuni dei dirigenti che all'estero, costretti alla clandestinità e all'esilio, temono in diverso grado l'evoluzione del pensiero di Gramsci, l'ingombrante peso della sua libertà, originalità, in una situazione che con Stalin trionfante pare a loro che non siano consentite. Giorgio Fabre è atteso a Ghilarza oggi, per la prima delle iniziative che la redazione di SardegnaSoprattutto sta dedicando al grande intellettuale sardo, a poco più di un anno dall'ottantesimo anniversario della morte (1937), e mentre a Ghilarza e in Sardegna è aperta una discussione sulla casa Gramsci, che sta per venire finalmente riconosciuta dalla Sovrintendenza come museo sotto tutela dello Stato per iniziativa della proprietà (la Fondazione Berlinguer, erede di tutti i beni del Pci e dei Ds). Con Fabre sono annunciati nel dibattito (7 novembre, Torre Aragonese, ore 18) l'archeologa Maria Antonietta Mongiu e lo storico Gianluca Scroccu, mentre il 3 dicembre nello stesso luogo Adriano Prosperi affronta in un dibattito una delle questioni centrali nel libro di Fabre, l'idea che ha Gramsci della Chiesa cattolica, il peso della religione in Italia, un modello di egemonia culturale, e di potere reale, evidentemente interessante per lo studioso della cultura, degli intellettuali, dell'organizzazione dello stato in Italia e in Europa. “Lo scambio” è infatti la storia ricchissima di particolari inediti dei tentativi - attraverso l'intermediazione del Vaticano e dell'Unione Sovietica - di liberare Gramsci dal carcere nel quale è rinchiuso dal 1926, e di riportarlo vivo ai suoi cari o in Unione Sovietica dove sono la moglie e i figli, o a Ghilarza nell'ambiente che egli sembra ritenere più adatto alla convalescenza dopo il lungo ricovero nella clinica di Formia. Dovrebbe venire scambiato di volta in volta con sacerdoti o un vescovo detenuti in Unione Sovietica, e si mobilitano ambasciatori e nunzi apostolici, anche Eugenio Pacelli nel primo tentativo, da nunzio vaticano a Berlino. Ne è informato sicuramente Mussolini, e tra gli amici di Gramsci il solo vero grande fidatissimo amico Piero Sraffa, più dei familiari medesimi, sardi e sovietici, e le cui relazioni e la parentela con Mariano D'Amelio presidente della Cassazione spiegano anche i canali attraverso cui Antonio viene fornito dei libri dei quali alimenta la sua impressionante ricerca. Falliscono tutti, questi tentativi: perché risentono dell'evoluzione dei rapporti fra l'Italia fascista e l'Unione Sovietica, delle fasi diverse delle relazioni fra fascismo, Vaticano, Stalin, le relazioni reali e quelle che le opinioni pubbliche avrebbero immaginato dietro l'eventuale scambio, e che avevano almeno altrettanto peso nelle decisioni. Ma Gramsci crede – sino a farne “un'ossessione”, scrive Fabre – nel ruolo della Chiesa cattolica, e torna ogni volta a coltivare la speranza nelle gerarchie vaticane, ogni volta raccomandando di tenere fuori il suo partito, del quale è sì ancora “il capo”, ma che ritiene un ostacolo alla sua liberazione, dopo la famosa lettera di Grieco che gli scrive rivolgendoglisi come al leader riconosciuto mentre la linea difensiva di Gramsci in vista del processone del tribunale speciale è quella di fingere di non avere alcun ruolo nel partito che pure ha fondato a Livorno qualche anno prima. La vicenda che avrebbe potuto anche cambiare la vita di Gramsci, e chissà quanto quella dell'Italia, della nostra storia politica, comincia da alcune carte trovate da Giorgio Fabre nell'archivio Andreotti, provenienti dagli archivi dell'Unione Sovietica per concessione di Gorbacev e del Vaticano e pubblicate dall'uomo politico democristiano, ma che a vedere gli originali nascondevano cancellature, manomissioni, forse di Alessandro Natta segretario del Pci dopo Berlinguer, che neppure Paolo Spriano, storico del partito, rivelò. Così un giornalista come è Fabre – già a Rinascita, poi all'Unità, infine nelle pagine culturali di Panorama – rinverdisce una tradizione di rigore storico che fu - a proposito di Gramsci e di giornalisti - di Giuseppe Fiori, autore dell'ancora insuperata “Vita di Antonio Gramsci”, la biografia pubblicata nel 1966 e nella quale non a caso per la prima volta si racconta del tentativo coltivato dal grande sardo di ottenere la liberazione attraverso uno scambio favorito dalla Chiesa. Scriveva Adriano Prosperi su La Repubblica qualche settimana fa: «Giorgio Fabre dichiara (….) la passione che lo lega al suo tema. Il suo è un forte sentimento d’ammirazione per l’uomo Gramsci, per il modo in cui riuscì a «bucare le pareti del suo carcere» e a guardare a ciò che si faceva e si pensava nel mondo intorno allo scontro politico in atto in Europa, col risultato di dare ai suoi Quaderni quel respiro di straordinaria curiosità e libertà intellettuale che tutti conoscono». “Lo scambio” non chiude la ricerca, dice lo stesso Prosperi. Anzi, la riapre. Il professore emerito di Storia moderna presso la Scuola Normale Superiore di Pisa viene a Ghilarza il 3 dicembre appunto a sviluppare il tema, affrontando un dibattito con il filosofo Silvano Tagliagambe e con Andrea Oppo, slavista (ghilarzese), docente di Filosofia teoretica alla Facoltà teologica di Cagliari. Accade mentre sta nascendo una Fondazione casa Gramsci, c'è una nuova amministrazione comunale, e forse i cattolici non si opporrebbero più all'intitolazione di una strada a questo grande ghilarzese...
 

Questionario e social

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