Lunedì 26 ottobre 2015

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
26 ottobre 2015

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 26 - Edizione CA)
Il ruolo del Presidente: interventista o notaio?
SAGGIO. Marco Gervasoni racconta i differenti modi di stare al Quirinale
 
I l 31 gennaio 2015 Sergio Mattarella è stato eletto dodicesimo presidente della Repubblica. Un'elezione al quarto scrutinio, che ha evitato la magra figura del Parlamento che nel 2013 portò alla rielezione di Giorgio Napolitano. Il primo a essere eletto due volte, protagonista in occasione delle staffette Berlusconi-Monti e Letta-Renzi, oltre che punto di riferimento e di garanzia per i grandi del mondo, dalla Merkel a Obama.
Chi voglia approfondire il peso e il ruolo politico esercitato dagli inquilini del Colle dalla nascita della Repubblica ai giorni nostri, con attenzione anche alla Costituente che ne definì i compiti, deve leggere il volume di Marco Gervasoni “Le armate del presidente. La politica del Quirinale nell'Italia repubblicana” (Marsilio, pp. 180, € 19). Docente di storia contemporanea all'Università del Molise, autore di importanti studi sulla storia politica contemporanea, lo studioso vuole raccontare la prospettiva politica dei loro settennati. Perché solo con quest'ottica si comprende come non esista un solo modo di interpretare la massima carica dello Stato, in quanto ogni presidente, “notaio o interventista”, è stato influenzato dalla contingenza storica. Quello che emerge dal libro è il tentativo dei partiti di condizionarne il potere per evitare di essere limitati nella loro supremazia. Compito non facile, perché nessun Capo dello Stato si è potuto astenere dal dire la sua su questioni che l'hanno posto in contrasto con segreterie e gruppi parlamentari, in momenti di crisi come nel 1960 per Gronchi, ai tempi del centro-sinistra per Segni o nella transizione difficile del 1992 con Cossiga e Scalfaro. Troppo poco però per un ruolo che deve essere interpretato in una Repubblica parlamentare; il presidenzialismo in Italia non è ancora una prospettiva percorribile. Per ora.
Gianluca Scroccu
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Provincia di Nuoro (Pagina 21 - Edizione CA)
«Ex convento da vendere? No, un bene inalienabile»
NUORO. Il voto in Consiglio non spegne le polemiche dell'opposizione
 
Superato lo scoglio del bilancio, la navigazione dell'amministrazione comunale di Nuoro va verso il mare aperto, non senza flutti polemici. A più riprese, prima e dopo il Consiglio di sabato, le opposizioni contestano il bilancio e il piano delle alienazioni: entrambi hanno un punto forte, ovvero la vendita per 4 milioni di euro dell'ex convento delle Carmelitane, ristrutturato come futura sede universitaria.
CINQUE STELLE «Siamo esclusi dalle commissioni permanenti, in Consiglio facciamo le domande per avere i chiarimenti e non vengono date risposte pertinenti», protesta Tore Lai di 5Stelle. «Il piano delle alienazioni avrebbe richiesto una discussione nelle sedi opportune, non fosse altro per spiegare meglio la logica seguita dalla giunta Soddu. Ma questo dialogo non si è avuto. Perché, per esempio, si è scelto di mettere in vendita l'ex convento?». Lai richiama l'idea che le vendite servano in vista del pagamento dei debiti fuori bilancio, legati agli espropri.
UNITI PER NUORO «Questo bilancio si regge su fondamenta troppo fragili. Entrate improbabili e poste sovrastimate. Per esempio, la vendita dell'ex convento deve essere fatta nei prossimi due mesi e su quell'immobile, realizzato con fondi a destinazione specifica, si allunga l'ombra dell'inalienabilità», dice Pierluigi Saiu. E aggiunge: «L'ex convento è stato ristrutturato con fondi destinati all'università e in aula nessuno ha chiarito se potrà essere venduto davvero. In ogni caso i proventi di quella vendita vengono iscritti in bilancio nonostante tutte le incertezze legate alla possibilità di contare su quell'entrata». Non convincono Saiu neppure le entrate derivanti dal recupero dell'evasione su Imu e Tari. «Le poste sono sovrastimate e non verranno incassate ma servono a far quadrare sulla carta i conti».
IN MAGGIORANZA Graziano Siotto di “Atene sarda” prima di sabato pensa di trasferire nell'ex convento la polizia municipale per risparmiare 400 mila euro. Confessa la delusione, anche per il mancato accoglimento di due emendamenti al bilancio. Uno propone un intervento di 8 mila euro a sostegno dell'educazione civica nelle scuole e nelle piazze. «Nessun atto di lesa maestà o di frizioni interne alla maggioranza, ma - spiega - un modo per arginare il vandalismo e il disagio giovanile perché per affrontare il fenomeno non basta l'ordinanza del sindaco». La maggioranza - dove è assente Paolo Manca, il consigliere di maggiore esperienza - vota compatta, anche con il sì di Graziano Siotto.
Marilena Orunesu
 

LA NUOVA SARDEGNA
3 – La Nuova Sardegna
Attualità – pagina 11
Censis: salari troppo bassi. E per i figli spesi 4,8 miliardi
La pensione dei professionisti sarà un terzo del loro reddito
Giovani con il lavoro ma per le bollette ci vuole la “paghetta”
 
ROMA La chiamano la generazione Millenians perché nata a cavallo del Millennio, ma che si dovrebbe chiamare generazione Mille (euro), dalla cifra media sulla quale calibreranno gran parte della loro vita. Hanno tra i 18 e i 34 anni, vivono da soli, ma per riuscire a sbarcare il lunario, devono ricorrere a un aiuto mensile dei genitori. Secondo il Censis, nel 2014, dai conti correnti dei genitori verso quelli della generazione-Millenians «sono passati circa 4,8 miliardi di euro» di regolari pagamenti mensili. Questo il destino, per il Censis, di «948mila giovani, sui 4,4 milioni che vivono da soli». Lavorano, ma non riescono a coprire «le spese mensili con il proprio reddito». Inoltre, sono «più di 2,7 milioni i giovani fra i 18 ed i 34 anni perseguitati dall’incubo delle bollette di luce, gas telefono fisso e mobile e 623mila quelli il cui equilibrio finanziario è intaccato dalle spese condominiali». Ma se una gioventù “grama” è lo scotto che quasi tutte le generazioni hanno pagato duramente, ad allarmare è la prospettiva che attende i giovani professionisti. Per loro è infatti forte il rischio di avere una pensione molto bassa, anche con quaranta anni di lavoro. Con il sistema di calcolo contributivo - spiega Giuseppe Guttadauro nel suo libro «La pensione dei liberi professionisti. Quale futuro?» - l’aliquota tra il 10% e il 14% prevista per le casse privatizzate, darà luogo a trattamenti previdenziali di circa un terzo del reddito da lavoro. Questo, pur uscendo dall’attività, oltre l’età di vecchiaia prevista per i dipendenti: 66 anni e 3 mesi per gli uomini. Qual è il punto? Il lavoratore dipendente destina più del 40% del suo reddito all’Inps e alla Previdenza. Nessun privilegio dunque per i dipendenti, anzi il sistema contributivo prevede che a pochi contributi corrispondono pensioni basse. La situazione dovrebbe invece essere meno pesante per i giovani avvocati e i giovani veterinari, dato che per loro è in vigore ancora il privilegio del sistema del calcolo sul reddito. Più pesante la situazione di un commercialista. Con un reddito medio annuo di 40mila euro e un contributo previdenziale soggettivo del 12%, andrà in pensione a 68 anni, dopo 40 anni di lavoro e un cumulo contributivo inferiore a 200mila euro. Avranno un importo annuo di pensione inferiore a 12mila euro: meno di mille euro al mese compresa la tredicesima e un tasso di sostituzione del reddito di circa il 30%. Il calcolo è stato fatto tenendo conto che rimarrà invariato il potere d’acquisto (inflazione zero). E il dato - spiega Guttadauro - potrebbe ancora peggiorare nei prossimi anni dato che i coefficienti di trasformazione vengono aggiornati alla speranza di vita. E già l’anno prossimo è previsto un ritocco.

Questionario e social

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