Martedì 20 ottobre 2015

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
20 ottobre 2015
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI


 
L’UNIONE SARDA


1 - L’UNIONE SARDA di martedì 20 ottobre 2015 / Cronaca di Cagliari (Pagina 16 - Edizione CA)
Dopo il blitz all’Università
MINACCE AL PROF La Cisl: nuovo piano sicurezza

Un nuovo piano sicurezza per l’Università di Cagliari: lo chiedono Salvatore Noli (segretario generale Cisl Università) e Ignazio Ganga (segretario regionale Cisl). «Il blitz antimilitarista dei giorni scorsi contro il professor Giacomo Cao sicuramente ha ottenuto due risultati», scrivono in un documento i due sindacalisti: «Ha mobilitato i cittadini in una gara di solidarietà, che anche la Cisl sarda esprime nei confronti del docente pesantemente minacciato per la sua attività di studioso di ingegneria chimica e di presidente del Distretto aerospaziale sardo, e ha fatto scoprire ai lavoratori e agli studenti che l’Università di Cagliari non è una cittadella sicura». È necessario, per Noli e Ganga, «che il rettore Maria Del Zompo convochi al più presto una conferenza di servizio, con tutte le rappresentanze universitarie, per concordare un nuovo piano di sicurezza. La facilità con cui persone estranee alla popolazione universitaria hanno potuto tappezzare aule e corridoi di volantini e manifesti è il segno preoccupante delle falle presenti nel sistema di sicurezza universitario cagliaritano. Personale amministrativo, tecnico, docenti e studenti non sono più tranquilli».
Se fino a oggi, viene osservato, la prevenzione è stata «preferibilmente mirata a impedire furti e sottrazione di materiale», adesso la popolazione universitaria «chiede maggiori controlli a tutela della propria incolumità personale. La nuova sicurezza non sarà un’operazione facile. Bisognerà stabilire molti filtri e controlli, in certi poli didattici gli accessi dall’esterno dovranno essere ripensati e rafforzati».



2 - L’UNIONE SARDA di martedì 20 ottobre 2015 / Cultura (Pagina 37 - Edizione CA)
Scienza Nichi D’Amico, docente dell’Università di Cagliari, presidente nazionale Inaf
Batte in Sardegna il cuore dell’astrofisica italiana
Il colmo per un astrofisico? Non riuscire a ricevere chiamate sul cellulare. Già, perché oggi gli strumenti di questo mestiere sono i radiotelescopi, che scandagliano il cielo esplorando la banda radio, come gigantesche antenne per “telefonate” extraterrestri. E se le telefonate sono quelle del ministro della Ricerca Stefania Giannini, che chiama per annunciare la nomina a presidente dell’Istituto nazionale di astrofisica, beh, allora è proprio il colmo dei colmi.
È successo davvero, tre sere fa, a Nichi D’Amico, 62 anni, professore ordinario di astrofisica all’Università di Cagliari, già alla guida della sezione di Cagliari dell’Inaf. Dopo alcune ore il ministro è riuscito a recapitare il lieto annuncio e oggi Nichi D’Amico ci racconta significato e responsabilità di questa prestigiosa nomina.
Professore, cosa prova un astrofisico a guidare tutti gli astrofisici italiani?
«Emozione, determinazione, grande riconoscenza per la fiducia che mi è stata accordata e per le manifestazioni di apprezzamento per la nomina, da parte di tutta la comunità».
Quali sono le sfide che l’Inaf dovrà affrontare nei prossimi quattro anni?
«Innanzitutto il Sardinia radio telescope: c’è una grande aspettativa nella comunità scientifica internazionale per uno strumento che si configura come uno dei più avanzati del mondo, e che abbiamo il privilegio di ospitare in Sardegna. Il grande radiotelescopio sardo è predisposto anche per applicazioni diverse da quelle tradizionali, come il monitoraggio dei detriti spaziali e degli asteroidi in potenziale rotta di collisione con il nostro pianeta, problematica dalla quale dipende la possibilità di sopravvivenza del genere umano. Questa è un’attività di forte interesse per l’Agenzia spaziale italiana, che ha investito ingenti risorse nello strumento. È un’attività che rientra a pieno titolo nei piani di sviluppo del Distretto aero spaziale della Sardegna, oggetto di forte attenzione da parte del governo regionale e del governo italiano. Ma ci sono altre grandi sfide in vista: l’Italia è uno dei principali partner di un progetto internazionale, denominato Ska (Square Kilometer Array) costituito da migliaia di radio telescopi da localizzare in Sud Africa e in Australia, per la cui realizzazione l’industria italiana possiede significative competenze.»
Che ricordi ha dell’esperienza sarda, sia come direttore dell’Osservatorio astronomico di Cagliari che di “padre” del Sardinia radio telescope?
«Il mio lavoro in Sardegna è stato esaltante. Per una serie di circostanze concomitanti, tra le quali l’attenzione del governo regionale e dell’Università di Cagliari che hanno consentito all’Osservatorio astronomico di Cagliari una crescita incredibile negli ultimi dieci anni. Oggi rappresenta una moderna e vibrante struttura di ricerca di respiro internazionale».
Come presidente dell’Inaf cosa si sente di proporre al governo, in tema di ricerca scientifica?
«Finanziamenti per lo sviluppo industriale di importanti imprese come Ska. Ma non dimentichiamo il ruolo trainante della scienza di base nei processi di sviluppo industriale. È un fatto dal quale non si può prescindere, perché è uno degli ingredienti primari dello sviluppo. Lo hanno capito i Paesi industrializzati più avanti del nostro, lo hanno capito i Paesi emergenti, con i quali presto dovremo fare i conti. Tutto questo non è stato ancora capito in Italia. Non riduciamo gli enti di ricerca a meri istituti “cassieri”: in questo modo i finanziamenti per lo sviluppo industriale diventano forme di assistenzialismo per sistemare qualche “problemino” nel presente, ma non nel futuro».
E in Sardegna?
«Incolleremo il radio telescopio sardo e l’Osservatorio astronomico di Cagliari al territorio: ne faremo un’infrastruttura internazionale, con una forte valenza di centro culturale e di sviluppo locale, aperto alle scolaresche, agli studenti, alle piccole e medie imprese, alla gente».
Andrea Mameli
 


3 - L’UNIONE SARDA di martedì 20 ottobre 2015 / Cronaca di Cagliari (Pagina 14 - Edizione CA)
La festa degli universitari ha trasformato viale Sant’Ignazio in una discarica
RIVOLTA CONTRO IL BOTELLÓN
«I giovani devono divertirsi ma il prezzo è troppo alto»
È diventato tanto importante da essersi guadagnato la citazione su Wikipedia: il botellón cagliaritano è uno tra i più famosi in Italia. Difficile, invece, stabilire se sia anche il più sporco. Certo è il fatto che, nella notte tra sabato e domenica, viale Sant’Ignazio sia stata trasformata in una discarica a cielo aperto. Gli operatori comunali sono stati costretti a lavorare sin dall’alba per riportare un po’ di decoro in una strada che, per la presenza dell’Anfiteatro, viene percorsa anche da molti turisti.
IL BOTELLÓN “Colpa” di un imprecisato numero di ragazzi, quasi tutti studenti universitari, che hanno dato vita a una festa che, nata in Spagna, si è sparsa rapidamente per tutta l’Europa grazie alla circolazione degli studenti con i progetti di scambio. La logica del botellón è semplice: dal momento che, spesso, gli studenti universitari non hanno grosse quantità di denaro si riuniscono all’aperto, portandosi dietro bevande alcoliche di ogni genere. Certo, l’obiettivo è l’aggregazione. Ma anche lo “sballo alcolico”: le centinaia di bottiglie abbandonate nella strada rappresentano una chiara testimonianza.
LE PROTESTE Ma non solo quelle. Emanuele Frongia, coordinatore provinciale pubblici esercizi Fiepet, la federazione dei pubblici esercizi di Confesercenti, è stato testimone diretto del “post botellón”. «Finito di lavorare», racconta, «ho trovato una ragazza svenuta davanti a casa: è stata rianimata dai medici di un’ambulanza». Frongia ha anche fotografato la situazione di viale Sant’Ignazio. «Ma, sia chiaro», puntualizza, «né io né la nostra federazione è contraria al fatto che i giovani si aggreghino. Tra l’altro, in una città che ha il clima di Cagliari, è normale che ci si incontri nei luoghi aperti. Solo la devastazione lasciata dal botellón non può essere il sacrificio che si deve pagare perché i giovani si divertano». Non l’unica protesta: nel giro di poche ore, ci sono state le reazioni di alcuni politici (Salvatore Sasso Deidda di FdI, Fabrizio Marcello del Pd, tra gli altri) e del consigliere dell’Ersu Gianluigi Piras.
LA PROPOSTA Ma c’è spazio anche per la ricerca di una soluzione. «Se questo è il modo in cui i giovani vogliono divertirsi», riprende Frongia, «allora si è superato il limite dell’accettabilità. Anche se, sia chiaro, non credo che questi ragazzi abbiano deciso scientemente di fare uno sfregio alla città». Come intervenire? «Non certo nascondendo la polvere sotto il tappeto. Forse è il caso di trovare una sede, controllabile, per questi raduni. Un luogo dove ci sia un’ambulanza, i bagni chimici e la possibilità di conferire i rifiuti».
Marcello Cocco
 


4 - L’UNIONE SARDA di martedì 20 ottobre 2015 / Agenda Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
INCONTRO CON IL CRS4
Domani alle 15.30, nell’aula magna della facoltà di Ingegneria, si terrà il quindicesimo incontro con i ricercatori del CRS4, rivolto al grande pubblico, agli studenti e alle imprese, dal titolo “GIS partecipativo: esempi di applicazione”. Saranno introdotti i sistemi informativi geografici (GIS - Geographic Information Systems), sistemi progettati per ricevere immagazzinare, elaborare, analizzare, gestire e rappresentare dati di tipo geografico, e alcuni esempi di applicazione del GIS partecipativo.
 
 

5 - L’UNIONE SARDA di martedì 20 ottobre 2015 / Economia (Pagina 11 - Edizione CA)
Un concorso per gli studenti sardi, in palio 50mila euro
LA TIRRENIA CAMBIA LOGO
La Tirrenia decide di rifarsi il look. Si affiderà a un concorso destinato agli studenti sardi iscritti all’ultimo anno degli istituti superiori. I maturandi saranno chiamati a ridisegnare il logo che sarà riprodotto sulle navi e sul materiale della compagnia di navigazione. Il vincitore porterà a casa un ricco premio: il vettore mette in palio 50.000 euro per finanziare gli studi universitari. Il concorso, patrocinato dal ministero dell’Istruzione, si propone di selezionare un giovane talento tra coloro che si confronteranno sullo sviluppo di soluzioni grafiche e comunicative. I partecipanti dovranno elaborare proposte che saranno sottoposte alla valutazione di una giuria. Per avanzare le proprie idee è sufficiente essere iscritti a un istituto isolano e aver compiuto 16 anni. Per inviare il proprio progetto c’è tempo sino al 19 novembre. Francesco Feliziani, direttore dell’Ufficio scolastico regionale, ricorda che è ormai consolidata la collaborazione tra Tirrenia e scuole sarde. Pietro Manunta, presidente del vettore, spiega «che Tirrenia vuole promuovere la propria immagine rispetto al passato e vuole farlo insieme ai sardi, con un rinnovato rapporto che dovrà basarsi su elementi oggettivi di servizio alla clientela, qualità e opportunità per il territorio». (ma. mas.)
 


6 - L’UNIONE SARDA di martedì 20 ottobre 2015 / Agenda Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
SALUTE IN HORIZON 2020
Oggi, nel polo Mario Aresu (via San Giorgio 12), dalle 9 alle 13.30, si terrà la giornata informativa regionale “Salute in Horizon 2020”. Obiettivo della giornata è illustrare i principali contenuti dei bandi sul tema Salute previsti per gli anni 2016 e 2017 nell’ambito di Orizzonte 2020, il programma-quadro europeo per la ricerca e l’innovazione.

 
 

7 - L’UNIONE SARDA di martedì 20 ottobre 2015 / Cultura (Pagina 37 - Edizione CA)
Agenda
LA GALLURA MEDIEVALE
Aperitivo culturale giovedì dalle 19 a Cagliari da Itzokor, in via Lamarmora 123. “Luogosanto medievale. Archeologia e comunità: percorsi di ricerca e valorizzazione dagli scavi del Palazzo di Baldu” è il tema dell’incontro durante il quale si parlerà dell’ultima campagna di scavo archeologico a Luogosanto del villaggio di Santo Stefano protetto dall’imponente struttura del Palazzo di Baldu. Interverranno Fabio Pinna, docente di Archeologia Medievale all’Università di Cagliari e direttore dello scavo e i suoi collaboratori Maily Serra e Daniele Corda. (gr.pi.)
 
 

8 - L’UNIONE SARDA di martedì 20 ottobre 2015 / Spettacoli e Società (Pagina 38 - Edizione CA)
IL LIDO. Domani sera a Cagliari
CON STORYTELLING LE STORIE DI MINIERA

Terzo appuntamento con Storytelling, la rassegna teatrale nata dalla collaborazione tra la compagnia Figli d’Arte Medas e il corso di laurea in Scienze della comunicazione dell’Università di Cagliari con l’obiettivo di raccontare alcuni fatti di cronaca della recente storia nazionale e regionale.
Domani, alle 21, discoteca Il Lido, lungomare Poetto 41 a Cagliari, andrà scena “Meglio sottoterra che in un’Italia di m…”, spettacolo di narrazione incentrato sull’occupazione di una miniera nel Sulcis nei primi anni Novanta da parte di un gruppo di minatori per protestare contro l’annunciata chiusura di tutte le miniere metallifere. La performance di Gianluca Medas e Mattia Murgia, con i brani dal vivo di Joe Perrino (nella foto) , sarà accompagnata dalle testimonianze video (curate da Fabio Costantino Macis) dei protagonisti della vicenda, per ricostruire quello che è considerato uno degli ultimi grandi scioperi dei minatori. Il costo del biglietto è 10 euro.
 
 

9 - L’UNIONE SARDA di martedì 20 ottobre 2015 / Cronaca di Cagliari (Pagina 16 - Edizione CA)
Aveva lo studio nel palazzo Belvedere ma viveva da tempo a Milano
Morto Luciano Deplano, il decano gli ingegneri

In punta di piedi, sarebbe voluto uscire di scena così. E lo ha fatto, Luciano Deplano, ingegnere di 89 anni che ha scritto pagine e pagine della storia architettonica della città. È scomparso ieri sera, a Milano. «Era silenzioso, molto silenzioso», il figlio Francesco dosa le parole, come avrebbe fatto il padre. «Una delle sue ultime richieste è stata questa: vi prego, non voglio un grande funerale». E la sua volontà sarà rispettata. Di grande ha lasciato progetti, edifici, idee che hanno anticipato i tempi e proiettato la Sardegna nel futuro: il suo ricordo è tangibile nei palazzi e in mille scorci della città, ma non solo. Perché la sua visione non “Cagliari-centrica” lo ha condotto in tutto il mondo. Era ancora attivo, lavorava anche all’estero, dove ha progettato alberghi, centri benessere. Ha lasciato la sua firma nel palazzo congressi della Fiera, suo è lo studio per il recupero del compendio di Monteponi a Iglesias, così come il progetto del Flamingo di Santa Margherita di Pula.
IL RICORDO «Ha avuto il merito di anticipare l’architettura moderna degli Stati Uniti quando, qui a Cagliari negli anni ’60, ancora non avevamo idea di quale sarebbe stato lo sviluppo di questa architettura». Lo ricorda così l’ingegnere Pasquale Mistretta, rettore dell’Università di Cagliari dal 1991 al 2009. «Ho preparato la mia tesi di laurea insieme a lui. I suoi progetti sono stati tantissimi, dagli edifici di viale Marconi a quelli di via Caboni, ha collaborato con i colossi del turismo». Spiccava per la sua grande qualità architettonica, ricorda Mistretta, e per i livelli altissimi raggiunti nel campo «dell’immagine e della grafica».
UN PRECURSORE Uno dei ricordi più nitidi di Maria Sias, presidente dell’associazione culturale “X-Ics” dell’Ordine degli ingegneri di Cagliari, è legato agli anni Settanta. «Era il relatore della mia tesi. Un uomo molto schivo, moderno, all’avanguardia e anticonformista. Era anche uno sportivo. In città ha progettato edifici pubblici e privati e i più grossi complessi alberghieri del Sud Sardegna». La sua discrezione è il tratto del carattere che tutti ricordano: «È sempre stato riservato e per certi aspetti, oltre che controcorrente, anche al di fuori delle retoriche delle scuole di architettura, era defilato», riprende Mistretta.
TALENTO RICONOSCIUTO Gianni Campus, urbanista, lo conosceva bene, «pur appartenendo a generazioni differenti. Ha dato molto alla città di Cagliari, era dotato di un talento naturale, questo è stato percepito e compreso da tutti. Ma lui era in grado di esprimersi anche fuori». Per Campus e molti altri era qualcosa di più: un amico.
Mariangela Lampis
 
 

10 - L’UNIONE SARDA di martedì 20 ottobre 2015 / Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
L’assessore Arru: d’accordo con il ministro sulle nomine, ma noi restiamo autonomi
«Primari e direttori sanitari, no alla scelta politica»
«Per San Gavino e Sassari i soldi ci sono, sono le risorse di un Accordo di programma quadro, per gli altri dobbiamo recuperarle, per Alghero, per Cagliari e anche per l’ospedale unico di Carbonia-Iglesias. Ma li troveremo, sono abbastanza ottimista, ci sono i fondi Ue». Così l’assessore alla Sanità, Luigi Arru, che avverte: «Vorrei puntualizzare che la Riforma della Rete ospedaliera, una volta approvata qui, dovrà passare al vaglio del ministero».
Ieri, il ministro Beatrice Lorenzin, intervistata su Radio 24, ha detto: «Per me la Sanità delegata alle Regioni è stata un errore fatale, perché alla fine il risultato lo vediamo. Ma non ci si può rassegnare, una parte è stata cambiata dalla Costituzione nella riforma che è passata l’altro giorno, è ripassato un concetto di riaccentramento dei sistemi di controllo. Ci deve essere una maggiore consapevolezza da parte di tutti, dare degli obiettivi chiari, misurabili e trasparenti, e chi sgarra paga». Non solo. «I medici devono essere principi per quanto riguarda le scelte sanitarie e tecnico-scientifiche e non è sempre così», ha aggiunto il ministro. «La scelta dei primari e dei direttori sanitari non deve essere una scelta affidata alla politica, motivo per il quale fortunatamente è passata la mia norma, anche per i direttori generali, in un pezzo della legge Madia. E invece per le direzioni generali delle Asl ci vogliono super manager che rispondano a degli obiettivi e, qualora non li raggiungano, decadono».
E l’Isola? «Bé, sul fatto dell’accentramento noi abbiamo lo Statuto speciale, che ci “protegge”», sostiene Arru, «poi è ovvio che se ci sono sprechi bisogna eliminarli. Ma resta sempre il fatto che il nostro fondo è insufficiente e i farmaci innovativi costano troppo». Per quanto riguarda primari e direttori sanitari «sono assolutamente d’accordo con il ministro, devono essere sganciati dalla politica», prosegue l’assessore. «Poi, i super manager alle direzioni generali vanno bene, purché siano manager del settore sanitario. E ci devono essere criteri oggettivi di valutazione». (cr. co.)
Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
I primi annunci nel 2006, il progetto di riorganizzazione due anni dopo. Poi solo rinvii
OSPEDALI, RIVOLUZIONE MAI FATTA
La Giunta vuole riavviare il piano: nuovo presidio a Cagliari

Quattro ospedali nuovi di zecca - a Cagliari, Sassari, Alghero e San Gavino - più il completamento di strutture «strategiche» e interventi vari. Il grande piano straordinario sulla Sanità in Sardegna, quasi otto anni fa (Giunta Soru), contava su 855 milioni di euro (sulla carta) per moltissimi cantieri in ogni parte dell’Isola. Cosa è stato realizzato? Di certo non i quattro nuovi ospedali, che oggi tornano in ballo nella Riforma della rete ospedaliera proposta dalla Giunta Pigliaru. «Saranno costruiti», annuncia l’assessore Luigi Arru, così come allora annunciava l’assessore Nerina Dirindin. Nel frattempo (prima e in mezzo ai due governi di centrosinistra) molti soldi sono stati spesi per tappare buchi, aggiustare pezzi, sorreggere muri, e il risultato non è mai cambiato se adesso, mentre si devono tagliare posti letto e riempire di più quelli esistenti, sembra indispensabile tirare su i “vecchi” ospedali nuovi. La risorse sono poche, ma soprattutto ballerine. Compaiono e spariscono nel tempo, come un gioco di magia.
Ad agosto 2014, per dire, una delibera approva «interventi di rilevanza strategica regionale nel settore sanità per un ammontare complessivo di 287 milioni di euro (del Fondo di sviluppo e coesione)», a novembre - in una conferenza stampa - i fondi Cipe per la Sanità sono diventati 152 milioni e tra questi ci sono 68 milioni per il nuovo ospedale di San Gavino, «tassello essenziale nel disegno della nuova rete ospedaliera regionale».
Era settembre 2008 quando Renato Soru, proprio a San Gavino, parlò di «posa della prima pietra», e di «primo progetto». Costo, allora, 95 milioni di euro: 70 milioni di opere civili, di realizzazione, e 20 milioni di tecnologie e arredi. Ancora: «Un progetto analogo lo stiamo realizzando per Alghero. Il progetto di un nuovo ospedale si sta avviando per Cagliari ed è in aggiudicazione il progetto di totale ricostruzione dell’ospedale di Sassari».
A ottobre di quello stesso anno, ecco il Piano straordinario completo, dovuto al fatto che «il patrimonio strutturale del Servizio sanitario regionale è inadeguato sotto il profilo della sicurezza e della messa a norma, obsoleto, e richiede continui e costosi interventi di ristrutturazione e manutenzione». Di più: «Nel corso del decennio antecedente (dal 1998, ndr.) la Sardegna ha avviato una serie di investimenti in edilizia sanitaria finanziati con un ammontare di risorse relativamente consistente, ma con risultati alquanto insoddisfacenti».
E adesso? «Gli ospedali che abbiamo sono quasi tutti brutti, vecchi e obsoleti», dice Franco Meloni, hospital manager ed ex consigliere regionale dei Riformatori, «quel grande Piano non era altro che uno spot elettorale, il 70% di quella delibera non è stato realizzato, quegli 800 e passa milioni erano soldi su cui si poteva al massimo sperare. Così come i 250 milioni di euro che tutti gli assessori - anche quelli del centrodestra - spiegano di poter recuperare da Roma in seguito al via libera del riordino della Rete ospedaliera. E chi li ha mai visti?».
Qualche settimana fa, Arru, durante un incontro con i sindaci del Nord Sardegna, ha spiegato che «a Sassari il nuovo ospedale si farà, sono pronto ad andare con il presidente Pigliaru dal ministro Delrio a chiedere soldi. Stesso discorso per Alghero, dove si potrà lavorare al nuovo ospedale recuperando 250 milioni, fermi a Roma per la mancata approvazione della riorganizzazione della rete ospedaliera». Dice di essere soddisfatto Mario Bruno, sindaco della città catalana: «Finalmente si farà il nostro ospedale, ne abbiamo molto bisogno, quello attuale, datato 1965, è in condizioni indecenti». Il primo cittadino, al tempo consigliere regionale del Pd, aveva gioito anche dieci anni fa. «Se questa volta ci credo? Mah, io sono costretto a crederci. Lo so che i 250 milioni sono sempre gli stessi».
Ignazio Ganga, segretario regionale della Cisl, sbotta: «Quei 250 milioni sono come le vacche di Fanfani, ricordo perfettamente che anche la De Francisci, assessore nella Giunta Cappellacci, disse la stessa cosa. E se anche dovessero miracolosamente arrivare, sarebbero ben pochi. Bisognerebbe quantificare le reali esigenze, ipotizzare un vero piano sull’edilizia sanitaria e spiegare a quali fonti finanziarie certe si può ricorrere».
Infine, il capoluogo. Uno dei punti del Piano della Giunta Pigliaru propone «la definizione della sede nell’area urbana di Cagliari idonea allo sviluppo della progettazione di un nuovo corpo ospedaliero». Era il 2006, Soru avviò lo studio di fattibilità per il nuovo ospedale, fu anche individuato il luogo (vicino al Policlinico di Monserrato) e si decise la conseguente dismissione del Santissima Trinità e del Marino, «con gravi elementi di criticità». Siamo ancora fermi lì.
Cristina Cossu

 



LA NUOVA SARDEGNA 
 
 
11 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 20 ottobre 2015 / Sardegna - Pagina 4
Performance basse per Agenzia della Sanità e Thatmorning dove votano i pazienti
LA PAGELLA DEGLI OSPEDALI: BOCCIATI
CAGLIARI Qual è la pagella degli ospedali sardi? Non è per nulla buona, secondo due indagini. Nella prima dell’Agenzia nazionale per la sanità, la Sardegna è agli ultimi posti della classifica su efficienza, qualità e sicurezza nei ricoveri e negli interventi. Solo il 15 per cento degli ospedali – scrive l’Agenas – rispetta i parametri minimi previsti dal ministero. Il distacco è netto dalle regioni più virtuose (al primo posto la Toscana, subito dopo Emilia Romagna e Lombardia) e invece molto vicino alle maglie nere nazionali: Campania, Puglia, Molise e Umbria. La seconda indagine è fimata dalla Thatmorning, sito che ricorda quanto fa Tripadvisor per hotel ristorantil. Dunque, è un voto più social che oggettivo ma il risultato negativo non cambia. Questa volta a votare sono i pazienti, che devono valutare tra l’altro la qualità del ricovero, e le cui risposte sono poi incrociate con il dossier dell’Agenas. Per Thatmorning la valutazione della Sardegna è di 3,4 punti, con una posizione in classifica generale abbastanza bassa se messa a confronto con il 4,3 nazionale, dato di per sè già spaventosamente in rosso rispetto agli standard europei. Sono due indagini significative e se vogliamo indipendenti, ma che comunque vanno prese con le molle. Perché spesso non è facile confrontare gli ospedali grandi con quelli piccoli, oppure mettere allo specchio la casistica molto più alta delle strutture metropolitane con le perfomance delle sale operatorie decentrate. Sta di fatto che, secondo gli autori, sono «rapporti attendibili». Agenas. Il dossier dell’Agenzia, alla quarta edizione, mette a confronto i risultati ottenuti in base a 47 indicatori comuni a tutti gli ospedali e che vanno dalla mortalità a 30 giorni per ictus a quella in caso d’infarto, dalla proporzione dei parti con taglio cesareo alle complicanze in caso di tumore al colon. Ecco alcuni esempi della pagella. Per quanto riguarda ostetricia, gli ospedali Segni di Ozieri e Merlo di La Maddalena sono sotto la media nazionale nelle complicazioni dopo un parto naturale. Il doppio nel primo caso, con lo 0,87 per cento contro lo 0,7, nel resto d’Italia, e del triplo a La Maddalena, con l’1,03. La mortalità negli interventi in caso di tumori al colon in Italia è del 4,37 per cento, ma al Brotzu è del 4,87, al San Francesco di Nuoro dell’8,95 e al Santa Barbara d’Iglesias del 15,71. Le branche della chirurgia degli ospedali sardi sono sempre in fondo e alla voce «frattura del femore operata entro 2 giorni» l’ospedale Civile di Sassari e il Marino di Cagliari hanno fra le percentuali più basse. Nel dossier dell’Agenas ci sono anche molti altri dati e va detto che in alcuni casi, soprattutto sul versante cardiologico, alla Sardegna sono riconosciute diverse eccellenze. Ma la media complessiva è tutt’altro che buona tanto che l’isola ha questa valutazione finale: «Moderata efficienza, bassa casistica in termini di complessità degli interventi, a causa di un ricorso inappropriato all’ospedale con cure che potrebbe essere erogate invece a livello territoriale o ambulatoriale». È vero: ogni anno in Sardegna i ricoveri non dovuti sono quasi 15mila ed è anche per questo – secondo l’assessorato alla Sanità – che è indispensabile riorganizzare i posti letto per acuti con 244 unità in meno. Thatmorning. Solo 4 ospedali sardi su 27 superano la sufficienza secondo i voti dei pazienti. È così anche dopo l’incrocio con i dati pubblicati dal ministero della Salute e la contabilità (che si sa essere in rosso) delle diverse aziende sanitarie. A essere promossi o quasi sono in tre a Cagliari, Policlinico universitario, Brotzu e Marino, e appena uno a Sassari, il Santissima Annunziata. Sotto la soglia, sono tutti gli altri. In’ordine decrescente: Giovanni Paolo di Olbia, San Giuseppe Isili, Mastino Bosa, Delogu Ghilarza, Merlo La Maddalena, San Marcellino Muravera e ultimo il San Camillo di Sorgono, con appena lo 0,8. Risultato finale: la Sardegna non gode di buona salute e anche i pazienti sono in allarme. (ua)
 
 
 
12 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 20 ottobre 2015 / Economia Sardegna - Pagina 15
ASTROFISICA
D’Amico eletto alla guida dell’Inaf
Nicolò D’Amico, 62 anni, professore ordinario di astrofisica all’Università di Cagliari è stato nominato alla guida dell’Inaf. Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, ha firmato venerdì scorso il decreto di nomina per il nuovo presidente dell’Ente vigilato dal Miur. È l’assessore della Programmazione e Bilancio Raffaele Paci a sottolineare la bontà della scelta: «È una nomina importante che certifica l’alto livello delle competenze che ci sono nel settore dell’Astrofisica in Sardegna e il ruolo strategico finora svolto dall’Osservatorio Astronomico nella nostra regione» dice l’assessore Paci.
 
 
 
13 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 20 ottobre 2015 / Cultura e spettacoli - Pagina 34
È stato presentato ad Armungia il progetto curato da Gabiella Da Re
RINASCONO GLI ANTICHI SAPERI
VARCO APERTO VERSO IL FUTURO
Cultura e ambiente: una Sardegna da valorizzare non in modo mitico, ma con il recupero della creatività locale. Secondo gli studiosi l’offerta culturale, con rarissime eccezioni, è sempre meno adeguata alla domanda. Bisogna innovare
di Giacomo Mameli
È uno dei più piccoli paesi sardi a ospitare studiosi italiani che discutono dei temi a loro più congeniali, “Memorie, saperi, musei”. Qui è tornato uno dei padri contemporanei dell’antropologia italiana, Pietro Clemente, che dopo averlo fatto nel Flumendosa ha bagnato i panni tra Tevere e Arno. E capite perché il villaggio di Emilio Lussu sia oggi diventato il luogo d’elezione della “Scuola di Armungia”, che fra le colline e le forre del Gerrei trova una nicchia autonoma per quegli studi tutti speciali definiti «demoetnoantropologici». Non da oggi. Perché le ricerche sul campo – fra Murdèga e Cilixiucci – durano da decenni, con ricercatori che hanno indagato e indagano ancora sugli usi e costumi di chi è rimasto a vivere fra i nuraghi di ieri e le odierne pale eoliche 2.0. Con un occhio attento alla cronaca, anzi a cronache sopite o mai conosciute. Come quelle della strage di 43 minatori in Maremma, nel 1954. Nella galleria di Ribolla, frazione di Roccastrada, restarono uccisi da un’esplosione di grisù anche cinque sardi – partiti da Jerzu, Ozieri, San Vito, Armungia e Terralba. Non se ne sapeva nulla o quasi. Altri erano stati sepolti vivi in una galleria toscana di carbone nel 1917. Minatori ignoti, uccisi sul lavoro, tra i figli di 47 nuclei familiari che – durante gli anni del fascismo – avevano lasciato l’isola per la Toscana ma senza costituire alcun club o nostalgico circolo quattromori. «Erano orgogliosi dell’identità sarda ma la esprimevano felici con la parlata toscana, avevano rotto ogni rapporto con la loro lingua madre», ha detto Antonio Fanelli (Università di Firenze). Francesco Bachis (Università di Cagliari) ha ricucito misteri e storie minerarie con la sua relazione «Memoria della crisi, crisi della memoria». Perché – dopo l’analisi di Paola Atzeni – ha ripercorso le vicende e le tragedie della avventura-sventura mineraria del Sulcis Iglesiente e della miniera di San Giovanni chiusa dopo i 33 giorni di sciopero del 1992 ricordando la profezia di un professore di Lettere riciclatosi a minatore, Manlio Massole (l’autore del bellissimo libro «Stefanino nacque ricco». All’uscita dalla galleria, dopo la protesta, Massole aveva detto: «Adesso chiudono le miniere, è il primo colpo di un disegno per smantellare dalla Sardegna tutte le attività industriali». Non soltanto miniere. Il progetto-Armungia (responsabile scientifico Gabriella Da Re) può essere considerato un progetto-leader, valido per ogni paese sardo dove ci siano buone volontà. Perché ( «in questi luoghi ricchi di pensieri e di storie») si nota anche l’emergere di «nuove personalità». «Una Sardegna – ha detto Da Re – da valorizzare non in modo mitico ma con l’esaltazione della creatività locale». Che c’è villaggio per villaggio, ma va aggiornata, rifinita, proiettata verso il mercato. Perché anche col saper fare manuale i villaggi sardi potranno aver vita. Ed ecco, ad Armungia, la nascita di un laboratorio di tinture (ne ha parlato Felice Tiragallo) o le nuove vocazioni artigiane con i «paradigmi alternativi e visioni del mondo» descritti da Claudia Sias o il «pastoralismo estetico» tracciato da Sergio Contu attento alle «pratiche di consumo nella sartoria maschile in Sardegna». Barbara Cardia e Tommaso Lussu – anime di questo risveglio – hanno indagato un altro aspetto: «La tessitura a mano ad Armungia. Tradizione e innovazione a casa Lussu», proprio dove osava il Cavaliere dei Rossomori con sua moglie Joyce. Nuovi saperi, insomma, per immaginare – lo ha detto il sindaco Antonio Quartu – una «visione futura» non solo per Armungia ma per tutti quei paesi sardi votati all’estinzione o quasi nella più assoluta delle indifferenze della classe dirigente. Ci si è domandati, fra altri spunti di riflessione, se siamo in grado di dar valore al bisso in quella miniera non sfruttata di pluriculture come l’isola di Sant’Antioco. Il no è a tutto tondo. Ecco perché occorre insomma servirsi della tradizione per dare un orizzonte che sia in grado – con una più accurata qualità dell’accoglienza e della permanenza – di valorizzare le eccellenze ambientali, culturali, artistiche e per quelli che Giulio Angioni ha chiamato «patrimoni e beni comuni». Naturalmente – nelle sale del Museo dove trovate vita e opere di Emilio Lussu, di sua moglie Joyce e una bella mostra sulla Brigata Sassari a cura di Alberto Cabboi – prima delle conclusioni di Filippo Zerilli sono riecheggiati i nomi sacri di Ernesto De Martino e di Alberto Mario Cirese. Con Pietro Clemente che ha visto «un proletariato sui generis nei minatori e un proletariato di fabbrica negli operai di Macchiareddu e Ottana». Ma soprattutto ha individuato nel saper fare locale «gli oggetti ambasciatori» della Sardegna. Sono ambasciatori i complessi minerari diventati archeologia industriale, lo sono i nuraghi e le chiese romaniche, i maestri coltellinai, ma allo stesso modo i produttori moderni di formaggi, vini, olii. Questi hanno saputo innovare e conquistare i mercati possibili. Ha innovato chi gestisce i musei, i nuraghi, le tombe dipinte? L’offerta culturale – con rarissime eccezioni – è sempre meno adeguata alla domanda. Occorre innovare. Lo chiedono gli antropologi. Hanno radici nel passato ma vedono lontano.



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