Lunedì 5 ottobre 2015

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
05 ottobre 2015

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

 
L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 7 - Edizione CA)
In Medicina nessun “forestiero”: tutti sardi gli ammessi al corso
Disponibili 198 posti, sono risultati idonei 199 studenti che hanno sostenuto il test
 
C'erano 198 posti disponibili, 199 studenti che hanno sostenuto il test di ammissione alla facoltà di Medicina e Odontoiatria sono risultati idonei. Per intendersi, le matricole per il prossimo anno accademico sono tutti studenti che hanno sostenuto la prova nella Cittadella universitaria di Monserrato. Non solo: pur non essendo ancora noti i nomi dei vincitori, da un primo controllo effettuato dalla segreteria dell'ateneo, tutti gli ammessi sono residenti in Sardegna. Un risultato eccezionale: per avere un metro di paragone, a Sassari, su 120 posti, circa una sessantina sono stati assegnati a studenti che hanno sostenuto la prova in altri atenei.
IL MECCANISMO Non è semplicissimo capire il modo in cui gli studenti vengono assegnati a una facoltà piuttosto che a un'altra. I test, uguali in tutta Italia, determinano una classifica. Il primo in graduatoria (per la cronaca un giovane di Torino, con 80/90, ha ottenuto il punteggio migliore) viene ammesso alla prima sede scelta. E così a scendere fino a completare il numero di posti disponibili per ogni facoltà. Questo, dunque, significa che i sardi che hanno sostenuto il test di ammissione sono anche riusciti a ottenere punteggi alti. Al punto che solo uno, pur essendo risultato idoneo, dovrà rassegnarsi a studiare in un'altra sede. Anche se, in linea di massima, il Miur, conclusi i test, tende ad ampliare il numero di posti del dieci per cento.
I NUMERI Un risultato che consente alla facoltà di Medicina cagliaritana di risalire nella classifica degli atenei italiani: guadagna 14,27 punti percentuali e sale al 15° posto nazionale. Per quanto riguarda la media dei punteggi di tutti i 53.164 candidati in Italia, Cagliari, con un 20,90, si colloca al 24° posto: la media più alta è quella di Padova, con 28,92, la più bassa quella di Catanzaro con 22,86.
IL RETTORE Un exploit che, naturalmente, fa gioire i responsabili dell'ateneo cagliaritano. «Si tratta di un ottimo risultato - afferma rettore Maria Del Zompo - che mostra come la formazione impartita dai licei sardi sia progressivamente sempre più idonea a preparare gli studenti ad affrontare i test. Questi dati, che smentiscono alcune errate convinzioni sulla preparazione dei nostri ragazzi, è certamente anche l'esito delle politiche di orientamento dell'ateneo che iniziano a dare frutti. Avere il 100% di iscritti sardi nella nostra facoltà è una bella rivincita, che dimostra che i nostri ragazzi sono preparati quanto i colleghi della penisola. Insisteremo cercando di migliorare soprattutto l'aspetto dell'allenamento specifico al meccanismo dei test».
Marcello Cocco
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Agenda Cagliari (Pagina 9 - Edizione CA)
SA DUCHESSA
ERASMUS. Alle 18 Il benvenuto
agli studenti di altri Paesi
 
Ci saranno anche il sindaco e il prefetto, oggi alle 18, nell'aula magna della Facoltà di Studi umanistici (Sa Duchessa), all'Erasmus welcome day, giornata di accoglienza per gli studenti stranieri Erasmus e internazionali in arrivo nel nostro Ateneo nel corso dell'anno accademico 2015-2016. L'iniziativa si sarebbe dovuta tenere lunedì scorso ma è stata rimandata a causa dell'allerta meteo.
Con il rettore Maria Del Zompo, saranno presenti anche il presidente dell'Ersu, Antonio Funedda, e il commissario straordinario dell'Azienda ospedaliero-universitaria, Giorgio Sorrentino. Gli studenti stranieri a Cagliari sono attualmente 258 (ma il numero è in costante aumento) e provengono da 33 Paesi europei ed extraeuropei: il più rappresentato è la Spagna con 72 giovani, seguita dal Marocco con 30.
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 6 - Edizione CA)
I musei dimenticati
Tra i preziosi gioielli di Paleontologia e Zoologia 
Quando squali e coccodrilli predavano a Is Mirrionis e Piazza D'Armi
 
Dai venti a un milione e mezzo di anni fa il Carcarocles megalodon , ovvero l'immenso pescecane lungo fino a diciotto metri, antenato dell'attuale squalo bianco, nuotava a Is Mirrionis. Ma anche in piazza d'Armi, in piazza Yenne, dove allora c'era l'acqua, il mare. È lì che predava anche il Tomistoma calaritanum, il coccodrillo. Storia naturale, suggestiva e affascinante, scritta attraverso i preziosi reperti che la città custodisce gelosamente nelle teche universitarie del dipartimento di Scienze della terra di via Trentino, nel museo di Paleontologia che divide gli spazi ristretti con le più importanti collezioni d'Europa di rocce e minerali.
I REPERTI Denti di diciotto, venti centimetri, affilati e seghettati dello squalo estinto. Il cranio fossile d'alligatore d'altri tempi che i bombardamenti della seconda guerra mondiale ferirono gravemente scaraventandolo al suolo dal suo espositore. E poi i crani della scimmia Macaca majori , risalente anche questi al Pleistocene, rinvenuti a Fluminimaggiore e Capo Figari. Sono solo alcuni dei 20 mila reperti del museo che oggi riesce a esporne soltanto quattro-cinquecento.
GLI SPAZI Un tesoro sconosciuto ai più, esposto solo in minima parte e in gran parte sacrificato nei corridoi, ancora di più nelle cassettiere, negli scantinati.
LE VICENDE La città capitale della cultura si è dimenticata di quei gioielli che uomini di scienza, in testa Domenico Lovisato o anche Leonardo de Prunner (per i minerali) e Alberto Della Marmora, avevano voluto con forza “regalare” a Cagliari, al pari delle donazioni che nei primi dell'Ottocento il vicerè della Sardegna, Carlo Felice di Savoia, fece alla Regia Università. Era il 1806. Quarantacinque anni dopo il museo di storia naturale e quello archeologico si dividono.
L'EVOLUZIONE «Nel 1948 - ricorda con vena polemica Paola Pittau, docente di Scienze chimiche e geologiche - con la finanziaria del regio decreto venne istituita la figura stabile del direttore di museo di zoologia e mineralogia, oggi questi musei vengono fondamentalmente dimenticati, affidati all'impegno volontario di docenti e tecnici».
Così i reperti restano un mistero per la maggioranza dei cagliaritani. Considerazione amara, per Pittau. «Cagliari si promuove come città della cultura e noi non siamo neppure stati coinvolti per fornire idee», taglia corto la docente che rivendica spazi adeguati e dignitosi per rocce, fossili, ossi d'animali che potrebbero contribuire a «portar via dai centri commerciali i nostri giovani e restituire dignità alle importantissime collezioni».
Sono circa tremila visitatori che ogni anno visitano il museo del Dipartimento. «Ben milletrecento solo per Monumenti aperti», racconta Laura Impagliazzo, responsabile delle visite guidate. Numeri riproposti anche a Ponte Vittorio, nel museo di zoologia del Dipartimento di Biologia animale. Collezioni rare, anche qui, e una storia vecchia di 200 anni.
LE PROPRIETÀ «I reperti più antichi facevano parte del Gabinetto di Storia naturale di Lodovico Baille», ricorda il curatore del museo, Mauro Argiolas. «Abbiamo una delle più importanti collezioni di ornitologia composta da circa 800 uccelli e tra questi la colomba migratrice di cui esistono al mondo soltanto sette reperti». Diverse generazioni di studenti di biologia e scienze naturali hanno imparato la classificazione gettando l'occhio nelle teche stracariche di volatili. Non solo. È qui che si può vedere il cranio enorme di una balenottera, il cui scheletro attende ancora di essere montato per essere esposto al fianco dell'elefante nano o dello squalo mako, lo squalo grigio, le cernie, i dentici e la foca monaca.
Oggetti ammirati dalle scolaresche che visitano l'impianto di Ponte Vittorio e restano ammutolite davanti al viso d'uomo conservato in formalina di cui la storia ha perso le tracce: un frate, un galeotto, chissà chi altro.
Andrea Piras
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 6 - Edizione CA)
Le collezioni universitarie
in un unico polo espositivo
 
Stesse conclusioni, stessa amarezza. Ma anche gli stessi desideri: poter disporre di spazi adeguati per far rinascere i musei universitari, le preziosissime collezioni dell'Ottocento donate dal vicerè di Sardegna Carlo Felice e arricchite da Alberto Della Marmora, Domenico Lovisato, Gaetano Cara. Tesori che ancora prima restano legati a nomi del calibro di Lodovico Baille e Leonardo de Prunner.
Musei magnifici e musei maltrattati. Nel senso che pochi fondi vengono destinati ogni anno per la loro cura e gestione, nessuna attenzione per la loro rinascita necessaria.
«Cinquemila euro l'anno». A tanto ammontano i fondi - lo dice la professoressa Paola Pittau - per i musei di mineralogia e paleontologia. «I musei universitari devono restare aperti, sono un patrimonio per Cagliari che allora sì può davvero fregiarsi del titolo di capitale della cultura. E devono restare in città, non certo finire, come è stato già proposto, alla cittadella di Monserrato».
Perché è nel cuore vecchio di Cagliari che i turisti e gli stessi cagliaritani devono visitarli, scoprirli. Buoncammino, clinica Macciotta, San Giovanni di Dio, Palazzo delle Scienze. Lo smantellamento è cominciato. «Perché non pensare al Palazzo delle Scienze come la casa di tutti i musei universitari?», è il messaggio di Paola Pittau a Università e sindaco. (a. pi.)
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Provincia Sulcis (Pagina 15 - Edizione CA)
S. G. SUERGIU. Gli scavi
Il grande nuraghe Candelargiu svela la sua storia
 
Un gigantesco masso squadrato (quasi due metri per lato) all'ingresso del nuraghe, le spesse mura di un altro edificio circolare davanti all'ingresso della fortezza, un deposito di ceramiche annerite alla base di una delle torri, un pozzo ancora tutto da esplorare e i resti di una capanna nuragica. Sta regalando sempre più sorprese e interrogativi il nuraghe Candelargiu e il suo villaggio di Palaingiai, nelle campagne di San Giovanni Suergiu. Conclusa ufficialmente ieri la nuova stagione di scavi, per gli archeologi del “Taller arqueologico Cerdena 2015” dell'Università di Siviglia si apre ora la fase di catalogazione del materiale e dei dati raccolti sul campo in un mese di lavoro a stretto contatto con decine di studenti stranieri e i soci della “Quadrifoglio 95”, l'associazione da anni impegnata nella scoperta del sito di San Giovanni Suergiu. L'anno scorso gli scavi avevano salutato la scoperta, all'interno della grande “capanna”, di diversi “conci a t”, ossia blocchi di pietra accuratamente lavorati che facevano pensare più ad un luogo di culto che ad un semplice ricovero. Questa volta i rinvenimenti, fatti durante la campagna denominata “Projecto Nuraghe”, regalano ancora più fascino, suggestione e soprattutto sollevano mille interrogativi su uno dei nuraghe tra i più grandi del Sulcis. Quesiti a cui gli archeologi spagnoli Araceli Rodriguez del Colegio Des Doctores di Siviglia (direttrice degli scavi) e Oliva Rodriguez Gutiérrez dell'ateneo andaluso, in collaborazione con la collega dell'Università di Cagliari, Manuela Puddu, tenteranno di dare una risposta.
Maurizio Locci
 

LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Cultura – pagina 19
I tesori nascosti dell’isola e i trafficanti di identità
Il caso emblematico dei bronzetti nuragici acquistati ad un’asta a Londra
Il patrimonio archeologico non si difende inseguendo sterili miti nazionalitari
di Marcello Madau
 
Si riaccende il clamore sulle controverse figurine in bronzo acquistate a Londra da alcuni appassionati e prima appartenenti ad un antiquario libanese. Espressi subito forti dubbi nel mio blog sull’autenticità dei bronzetti, successivamente e ben più autorevolmente avanzati dal Soprintendente, di recente da altro collega della Soprintendenza (d’altronde, poco più di quattromila euro per quattro bronzetti, se sono originali, sono decisamente un ottimo prezzo, da saldi invernali piuttosto hard; se fossero dei falsi, il prezzo - per i venditori - sarebbe decisamente buono). Non entro oltre nel merito della polemica intercorsa, se non per dire che mi appare impensabile che la garanzia di autenticità di un bene archeologico il cui commercio è vietato dalle leggi italiane si basi su quanto dichiara la stessa asta che lo ha messo in vendita. E che in ogni caso la permanenza nel nostro territorio di quegli oggetti ne rende opportuna, almeno credo, e necessaria la notifica, assieme alla relativa perizia a norma di legge. In realtà il problema dell’autenticità è fuorviante, ma utile per inquadrare il contesto: l’esistenza di un mercato privato che si costruisce attraverso la catena scavo clandestino/spedizione/arrivo ai collezionisti/ricettatori privati sino ad aste e musei “rispettabili”, con il parallelo sorgere di falsi dentro collezioni, mostre e gallerie (organico a tale mercato), la necessità di tutelare il nostro patrimonio. Ricordo le mostre del 1980 a Karlsruhe, o di Ginevra fra il 1993 e il 1994, dove fecero capolino bronzi nuragici provenienti da scavi clandestini operati nel Nuorese affiancati a straordinari falsi. Più che un problema di fantarcheosardismo (termine inadeguato e generalizzante), come dimostrano falsi etruschi, italici, romani, scozzesi etc. , a generare i falsi è piuttosto la relazione fra mercato e i nazionalismi etnocentrici, oggi rinvigorita dalla società dello spettacolo (maestra l’Italia, se pensiamo all’inesistente Alberto da Giussano lanciato da Garibaldi e Goffredo Mameli, cantato a squarciagola). Difficile rompere questo traffico così economicamente rilevante a livello globale, fermare la malattia degli scavi clandestini, gravissima per i nostri beni culturali, per la Sardegna e la sua identità. Sapendo che un reperto separato dal suo terreno, dallo strato, dall’associazione con altri materiali, è sostanzialmente muto (un falso, invece, parla troppo). La risposta al recupero del patrimonio, e alla sua valorizzazione, non può essere della stessa natura che ha prodotto il danno, privatistica, professionalmente malferma. Non sul patrimonio pubblico almeno. A partire dall’eventuale partecipazione ad aste legate alla vendita dei reperti archeologici, sistema vietato dalle nostre leggi, che dovrebbe poter venire solo attraverso un’autorità pubblica, con opportune garanzie e preventiva inchiesta professionale. Ma è soprattutto l’assetto del controllo pubblico, oggi indebolito, dei beni culturali e paesaggistici, a dover essere meglio essere “valorizzato”. Non solo al vertice, ma alla “base”, perché si tratta di “beni comuni”, espressione di comunità nei luoghi. Trovo indifferibile un nuovo modello pubblico nel quale i territori – che già intervengono per legge dello Stato con la pianificazione urbanistica sui complessi monumentali – possano operare, in sintonia con gli organi competenti sulla base di specifiche leggi. E investire in restauro, guardiania e valorizzazione, creando lavoro retribuito non sostituendo, per risparmiare, con volontariato: un patrimonio vivo, che dia lavoro e produca qualità, è il maggiore ostacolo al prelievo illegale e alla razzia. Diversamente non ci sono le forze per poter difendere un patrimonio così vasto. Resta la questione dei reperti trafugati, dei recuperi che la legge talora riesce a fare, della coscienza del problema, di un censimento delle collezioni e delle relative indagini su di esse: mi piace allora pensare ad un luogo dove si veda, discuta e si apprenda la cesura, lo strappo della memoria rubata, eppure il suo ritorno. Una sezione importante in un grande museo sardo, se non addirittura un apposito museo sardo “dell’arte rubata” che esponga i recuperi e sappia esplicitare le ragioni di tutto ciò con franchezza e trasparenza; che sia insegnamento, illustri il caso della spoliazione identitaria, i traffici, i falsi, le convergenze criminali, le coperture. Che esponga anche i “bronzetti spuri” spiegandone le ragioni.
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Cultura – pagina 20
Oggi un dibattito
«Sardegna: ma c'è solo Cagliari?»
 
«Sardegna: ma c'è solo Cagliari?»: è questo il titolo del convegno organizzato dalla Fondazione Segni, che si terrà oggi a partire dalle 17,30 a Cagliari nella sala conferenze in piazza Unione Sarda. Il convegno affronterà il difficile problema degli squilibri interni e dei pericoli dell’accentramento su Cagliari, tema sul quale è aperto da tempo un dibattito ala quale ora la Fondazione Segni si propone di portare un contributo di approfondimento. Aperto dal presidente della Fondazione, Mario Segni, il convegno si articolerà sulle relazioni di Guido Melis, di Piersandro Scano e di Pier Paolo Vargiu. Nel dibattito interverrà l’assessore regionale alle Riforme e agli Affari generali Gianmario Demuro. Chiuderà il convegno Arturo Parisi.

Questionario e social

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