UniCa UniCa News Rassegna stampa Martedì 8 settembre 2015

Martedì 8 settembre 2015

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
08 settembre 2015

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 16 - Edizione CA)
Medicina, oggi i test
con 1602 candidati
 
Al via il test per l'accesso ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia e in Odontoiatria: oggi alle 11 nei locali della Cittadella universitaria di Monserrato, in contemporanea con tutta Italia. I candidati che hanno compilato la domanda online a Cagliari sono 1602, e si contenderanno i 195 posti disponibili nel corso di laurea in Medicina e Chirurgia e 13 in Odontoiatria, sulla base dei numeri assegnati dalla programmazione nazionale. La prova durerà 100 minuti.
La facoltà di Medicina e Chirurgia invita i candidati a presentarsi muniti di un documento valido con almeno due ore di anticipo per le operazioni di identificazione e per prendere visione della distribuzione nelle varie aule, peraltro già disponibile sul sito dell'Ateneo (webstudenti.unica.it/). I risultati del test si conosceranno intorno al 22-23 settembre, dopo la correzione dei compiti a Bologna, contemporaneamente all'esito delle prove in Professioni sanitarie, sostenute venerdì scorso.
Intanto sono stati riaperti i termini per l'iscrizione alla prova di valutazione per l'ammissione ai corsi di laurea magistrale in Ingegneria (facoltà di ingegneria e architettura). Le domande di iscrizione dovranno essere compilate online sul portale dell'Ateneo https://unica.esse3.cineca.it/ entro il 13 settembre. Già svolti i test d'ingresso in Farmacia, Ctf e Tossicologia. Per Farmacia si sono presentati in 237 (a fronte di 282 domande, disponibili 100 posti), per Chimica e Tecnologie farmaceutiche in 243 (le domande erano 275 per 100 posti), mentre per i 75 posti del corso in Tossicologia hanno partecipato in 127 (a fronte di 163 domande).
 

LA NUOVA SARDEGNA
2 – La Nuova Sardegna
Cagliari – Pagina 11
Università, questa mattina alla cittadella di Monserrato la prova
Test di medicina al via
in 1602 per soli 195 posti
Gli studenti avranno cento minuti per rispondere a sessanta domande
 
CAGLIARI Si fa oggi e l’atteso test per entrare nella facoltà di Medicina di Cagliari, è in contemporanea con tutte le altre università italiane. I candidati che hanno compilato la domanda on line a Cagliari sono 1602, e si contenderanno i 195 posti disponibili nel corso di laurea in Medicina e Chirurgia e 13 in Odontoiatria, sulla base dei numeri assegnati dalla programmazione nazionale.
È possibile che stamani a Monserrato si presenti un numero leggermente inferiore: è fisiologico infatti che rispetto al numero degli iscritti on line poi a fare materialmente il test nei arrivi un dieci per cento in meno. Una nota pratica: la facoltà di Medicina e Chirurgia invita i candidati a presentarsi muniti di un documento valido con almeno due ore di anticipo per le operazioni di identificazione e per prendere visione della distribuzione nelle varie aule, peraltro già disponibile sul sito dell’Ateneo (https://webstudenti.unica.it/). La prova dura cento minuti, le domande sono sessanta. I candidati sono leggermente diminuiti rispetto agli anni scorsi, ma questo non ha alleggerito l’organizzazione della mattinata.
La maggior parte delle aule della cittadella universitaria di Monserrato, che non ha soltanto l’insegnamento di Medicina, sono state allestite per i candidati. I numeri, comunque, sono inferiori a quelli delle professioni sanitarie: per questa prova a Monserrato sono arrivati 1.900 aspiranti, peraltro 300 in meno di quelli che risultavano iscritti nella segreteria on line.
Sui numeri degli studenti candidati per entrare a Medicina si sta regolando l’organizzazione dei corsi della facoltà di Biologia, cui in buona parte si iscrivono i giovani che non riescono a superare il test. In qualche modo Biologia diventa il serbatoio per i candidati degli anni successivi. I ragazzi si iscrivono a Biologia e così aspettano la nuova occasione per superare il test.
Questa prassi, pur comprensibile, ha creato un nuovo problema: il ministero dell’università registra come “abbandoni” il numero degli studenti che lasciano Biologia dopo il primo anno, anche se lo fanno per entrare in Medicina nella stessa università, e questo diventa un elemento di valutazione negativa per l’ateneo, gli abbandoni, infatti sono uno dei numeri che vengono tenuti in considerazione dal ministero per soppesare la qualità erogata dalle università.
La persistenza delle richieste di accedere comunque alla facoltà di Medicina per l’ateneo è motivo per proporre un ripensamento del numero chiuso che viene assegnato a ciascuna università. La Sardegna, anche per espressa segnalazione dell’assessorato regionale alla Sanità, ha bisogno di medici e l’impossibilità di calibrare il numero degli accessi sull’effettivo fabbisogno, abbinato alla richiesta che sale dagli studenti (e alla ripercussione negativa che tutto questo ha su altri corsi universitari) dimostra come sarebbe necessaria una diversa valutazione da parte del ministero del “caso Sardegna”. Infine: è in aumento anche il numero dei genitori che accompagnano i figli al test e trascorrono i cento minuti della prova sulle panchine della cittadella, in evidente stato di ansia.
 
LA NUOVA SARDEGNA
3 – La Nuova Sardegna
Commenti e lettere – pagina 17
il dramma profughi
Fermare la guerra in Siria,
l’Occidente non si tiri indietro
È l’unico modo per trovare un rimedio almeno parziale alla fuga da quel Paese
Le forze disponibili alla trattativa aprano un tavolo di discussione
di Luciano Marrocu
 
Secondo lo scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun, è Bashar al Assad il vero responsabile della tragedia del piccolo siriano trovato morto sulla spiaggia turca, per il semplice fatto che è lo stesso Bashar il responsabile della guerra civile che spinge milioni di siriani a cercare rifugio fuori dal loro paese e a errare per il mondo. Sono chiare le responsabilità di Bashar Al Assad a proposito dell'inizio della guerra civile, non è chiaro invece, ancora oggi, perché la guerra civile sia poi continuata e anzi incrudelita e perché i tentativi di farla cessare attraverso una mediazione tra le parti, che pure ci sono stati, siano regolarmente falliti. Punto di partenza, per cercare di capire cosa sta avvenendo oggi in Siria, non può che essere la brutale repressione che, nel 2011, il regime di Assad oppose alle manifestazioni a Deraa, che trasformò un attivismo non violento in una insurrezione armata. Nel giugno del 2012, a guerra civile in corso, le prime trattative per cercare di arrivare alla pace vennero ostacolate anche da Hillary Clinton, allora segretario di Stato americano, per la quale in nessun caso una soluzione di compromesso poteva prevedere che Assad rimanesse al potere. Ci furono poi altri tentativi, tutti mandati a monte dalle intransigenze di una parte e dall'altra, ma sopratutto dal fatto che la completa liquidazione politica di Assad veniva posta come condizione irrinunciabile dalle potenze occidentali, sostenute in questo da Arabia Saudita, Qatar, Kuwait, Emirati Arabi così come dalla Turchia: tutti paesi -va detto- le cui credenziali democratiche sono più che dubbie. A dare un nuovo volto alla guerra civile siriana, l'emergere dell'ISI (Islamic State in Iraq), poi Isis (Islamic State in Irak and Syria) e la sua occupazione, armi alla mano, di una parte consistente del territorio siriano, scegliendo come capitale, Raqqa, una grande città sull'Eufrate, nel cuore della Siria settentrionale. Non mancano teorie iper complottistiche che vedono Assad favorire sotterraneamente la nascita dell'Isis, con l'idea di potersi presentare al mondo come unica alternativa alla barbarie fondamentalista. Più probabile invece, e almeno in parte provato, che settori dei servizi segreti americani e occidentali abbiano giocato col fuoco pensando, almeno inizialmente, che una forza jihadista potesse essere utile in funzione anti-Assad. Non si tratta, comunque, di attribuire maligne intenzioni ai servizi segreti occidentali, quando basta il noto principio per cui non è necessario attribuire a malafede quel che si può ragionevolmente spiegare con stupidità e incompetenza. Qualunque siano state le sue motivazioni, la politica occidentale in Siria -così come quella in Iraq e in Libia- si è dimostrata un autentico disastro a cui è ora difficile porre rimedio. Eppure è solo là, in Siria, che si può trovare un rimedio almeno parziale alla fuga dei siriani dal loro paese. Abdhullah Kurdi, il padre del piccolo Aylan, è tornato a Kobane da dove era partito, per seppellirvi i suoi due figli e la moglie. Ha detto di voler rimanere a vivere a Kobane, aggiungendo di aspettarsi che chi può faccia finire la guerra nel suo paese. Si riferiva, evidentemente, alle potenze occidentali. Fin troppo facile constatare come non ci siano vie d'uscita immediate e tanto meno semplici. Un punto appare chiaro, però: che tutte le forze disponibili alla trattativa, siano espressione del regime come dell'opposizione al regime, aprano un tavolo di discussione, isolando l'Isis, che discussione e trattativa sono parole che neppure conosce. Ciò comporta che l'Occidente svolga un ruolo più attivo, il che può avvenire solo abbandonando la pregiudiziale anti Assad. Questo, nell'immediato. Quanto alle prospettive future, una pace durevole è legata al fatto che siano direttamente i siriani a scegliere il loro governo.

Questionario e social

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