Venerdì 7 agosto 2015

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
07 agosto 2015

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
ATENEO. Giovane ingegnere
Sicurezza, tesi premiata dai Servizi
 
Con la tesi “Attacchi avanzati su piattaforma Android: studio, sviluppo e implementazione di software deliberatamente vulnerabile” il laureato della Facoltà di Ingegneria Simone Moro (30 anni, di Nuoro) è tra i vincitori del premio “Una tesi per la sicurezza nazionale”, assegnato dal Dipartimento delle informazioni per la sicurezza della presidenza del Consiglio dei ministri. Si tratta di un risultato importante per la Facoltà guidata da Alessandra Carucci ma anche per l'intero Ateneo, considerati il delicato settore del quale si occupa la tesi e il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza.
La tesi - elaborata al Dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica dell'Università di Cagliari, sotto la supervisione di Giorgio Giacinto e di Igino Corona - mostra come, attraverso la progettazione e l'introduzione di apposite vulnerabilità nelle applicazioni Android, si possano aggirare i sistemi di sicurezza del play store di Google. «In questo modo», sottolinea una notra dell'Ateneo, «è possibile pubblicare applicazioni apparentemente innocue, ma che di fatto permettono a chiunque di carpire dati personali come immagini, numeri di telefono e messaggi dal cellulare della vittima».
Simone Moro dopo la laurea ha iniziato a lavorare come ingegnere dei sistemi per l'azienda cagliaritana Nurjana Technologies, società che fa parte del Distretto Aerospaziale della Sardegna. Attualmente si occupa della progettazione di sistemi software complessi che vengono utilizzati principalmente in contesti mission-critical, come nelle applicazioni dedicate all'aerospazio e alla difesa.
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 37 - Edizione CA)
Personaggi
Giancarlo Secci, i sogni ricominciano a sessant'anni
Incontro col poeta-narratore sardo, che ama la lirica greca e giapponese
 
Solone non aveva torto nella risposta a Mimnermo sulle varie età della vita. Il poeta e legislatore ateniese ottantenne replicava all'elegiaco di Colofone - aspirante morituro a sessant'anni per dribblare l'odiosa vecchiaia - in breve: invecchio imparando sempre molte cose. Proprio a sessant'anni Giancarlo Secci di Nurri ha iniziato la sua seconda vita, quella dei sogni dell'adolescenza abbandonati per superficialità. Oggi Giancarlo è un poeta-narratore riconosciuto. «Avevo iniziato ventenne con racconti in italiano», rievoca. «Qualcuno era uscito in terza pagina su L'Unione, grazie a Gianni Filippini, primi anni Sessanta. Ma dopo la maturità ho trovato un lavoro sicuro. Mio padre era contrario, voleva che mi laureassi». Quarant'anni gli sono fuggiti via, con la nebbia di un senso di colpa nei confronti del padre per la disubbidienza.
Poi cos'è successo?
«Mi sono iscritto all'università nel 2004, a 60 anni suonati, la senectus temuta da Mimnermo. Facoltà di Lettere, indirizzo lingua e cultura sarda. Giulio Angioni mi diceva: Ma chi te lo fa fare? Replicavo: Ne riparleremo quando lei andrà in pensione. Poi siamo diventati amici».
Studente assiduo o no?
«Frequentavo tutte le lezioni ma avevo una grande paura degli esami. Temevo anche di sentirmi dire da qualche professore: Ma tui e ita bolis, poita non ti ndi andas? »
Risultati?
«Raramente prendevo meno di 30. Ho passato anni bellissimi. Ma il mio sforzo era doppio rispetto a un giovane. Intanto più di uno continuava a non condividere la mia scelta».
Sarebbe?
«Una volta il professore di geografia mi disse: Voglio vedere quanto dura, gente come lei ne incontro tutti i giorni, benint una borta e non torrant prus ».
Tempi di percorrenza?
«Regolari. Mi sono laureato nel 2009. Prima la laurea triennale, con tesi su Diego Rivera, il famoso muralista messicano, relatore il compianto Roberto Coroneo. Poi la laurea magistrale, tesi sui premi di poesia in sardo, relatori Duilio Caocci e Maurizio Virdis».
Chissà suo padre, se fosse stato vivo...
«Il giorno dopo la laurea sono andato a trovarlo in cimitero. Ero molto emozionato. Gli ho detto: babbo, sono qui, adesso sarai contento».
Dopo di che ha ricominciato a scrivere poesie e racconti.
«Nelle poesie cerco l'essenzialità, al massimo possibile. Non mi piace il superfluo».
Cosa vuol dire, di preciso?
«Iniziare con quindici-venti versi e salvarne cinque. Spesso mi dispiace eliminare un verso, ma tendo sempre alla sintesi».
Una via di Damasco?
«Non sono stato folgorato dal Signore come San Paolo. La mia è una tendenza antica, giovanile. Una malattia cronica».
Ossia?
«I lirici greci».
Tutti?
«Due in particolare: Saffo e Alceo».
Ma è anche un seguace dei giapponesi, dicono. O no?
«Come no? Mi affascinano il tanka e l'haiku. Il tanka si compone con 5 versi per 31 sillabe, le sillabe vanno in quest'ordine: 5-7-5-7-7. L'haiku vive con tre versi per 17 sillabe, il suo ordine sillabico è 5-7-5».
Sembra un gioco aritmetico.
«Forse, ma non lo è. Il tanka nasce nel quinto secolo dopo Cristo. Significa poesia breve. Dodici secoli più tardi, il tanka si è spezzato e con i primi tre versi è nato l'haiku».
Ma per lei la poesia giapponese cosa rappresenta: un giardino chiuso o aperto?
«Apertissimo. Una poesia normale potrebbe ridursi ad haiku, ma è possibile anche il contrario».
Ha già scritto “Femus cincu fradis”, florilegio di poesie e racconti. Un successo, senza tanka né haiku. Ora che cosa si propone?
«Vorrei fare una raccolta con un centinaio di haiku e una trentina di poesie essenziali, sì, ma libere da vincoli numerici».
Un poeta di oggi e i drammi della sua terra. Quale rapporto?
«Non solo della sua ma anche delle altre terre dimenticate, le terre sorelle. In questo siamo colpevoli, finora abbiamo fatto poco».
Ha scritto Secci nell'incipit di una poesia al padre: In s'oru de su mundu/ apu inténdiu/ pràngiri un'arrolli./ Sa folla 'e su srementu/ tessiat su soli ( Ai bordi del mondo/ ho sentito/ piangere una roverella./Le foglie della vite/ tessevano il sole ).
Paolo Pillonca
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 37 - Edizione CA)
Architettura
 
Un museo itinerante da allestire, smantellare e riassemblare altrove. È l'idea nata dalla collaborazione di trentaquattro giovani, tra architetti, artisti e studenti, tutti partecipanti al workshop di architettura e arte “Costruzioni per paesaggi culturali in rete”, organizzato dal progetto Casa Falconieri (Serdiana art project 7) in collaborazione con l'Università di Cagliari e la Facoltà di Architettura.
Il modulo architettonico, concepito al termine del laboratorio didattico iniziato il 29 luglio, è stato realizzato interamente con materiali poveri e sarà presentato in anteprima stasera alle 20 in occasione della rassegna “Calici di Stelle” a Serdiana. Lo spazio innovativo votato all'arte sarà ospitato per l'occasione all'interno del giardino della dimora storica nota come castello Carcassona­Roberti di Serdiana, proprietà della famiglia Angius, risalente alla metà del '700 e riaperta ai visitatori dopo decenni di attesa.
Un connubio ideale per riallacciare il filo che unisce, arte, territorio e memoria storica del paese. Saranno poi le opere tridimensionali dell'artista Gabriella Locci a esordire all'interno della galleria itinerante, il cui percorso proseguirà nelle prossime settimane a Cagliari durante le Giornate della Cultura organizzate dal Ministero dei Beni Culturali e in occasione di altri momenti dedicati a esposizioni minime o incontri tematici che avranno luogo nel chiostro della Facoltà di Architettura in via Corte D'Appello.
Luca Mascia
 

LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Cagliari – Sardegna24Ore – pagina 9
Sicurezza nazionale, è sardo l’ingegnere che protegge Google
Premiato a Roma Simone Moro, nuorese laureato a Cagliari
Ha scoperto come impedire gli attacchi ai software
 
CAGLIARI «Avevamo scoperto che nella sicurezza di Google c’era la possibilità di inserirsi, una vulnerabilità che permetteva di aggirare tutti i sistemi di sicurezza. Una sorta di passaggio che permetteva l’accesso alla piattaforma e proprio attraverso questa vulnerabilità siamo riusciti a trovare la soluzione».
Simone Moro, 30 anni, nuorese di nascita, diploma al Liceo scientifico “Fermi” di Nuoro e laurea in ingegneria elettronica all’Università di Cagliari è uno dei vincitori del prestigioso premio: «Una tesi per la sicurezza nazionale», assegnato dal Dipartimento delle informazioni per la sicurezza della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
La sua tesi, dal titolo: «Attacchi avanzati su piattaforma Android: studio, sviluppo e implementazione di software deliberatamente vulnerabile», che risale a due anni fa, era stata elaborata nel Dipartimento di ingegneria elettrica ed elettronica dell'Università di Cagliari con la supervisione dei professori Giorgio Giacinto e Igino Corona ed è stata pubblicata per conto dell’ateneo cagliaritano.
«La tesi era il risultato di un lavoro importante – ha spiegato Simone Moro, che ora vive e lavora a Cagliari –. Ha cominciato a girare e quando ci siamo resi che stava riscuotendo consensi abbiano deciso con i professori di presentarla alla giuria del premio visto che rispondeva alla perfezione agli stringenti e rigidissimi requisiti stabiliti per l’accesso alla finale. La notizia che la mia tesi è tra quelle vincitrici – ha continuato il giovane ingegnere che mantiene ancora saldi rapporti con la sua città di nascita – mi ha riempito d’orgoglio. Professionalmente è un risultato importantissimo, mentre a livello personale sto provando una gioia incredibile».
Simone Moro subito dopo la laurea ha cominciato a lavorare come ingegnere di sistemi nell'azienda cagliaritana “Nurjana Technologies”, una società che fa parte del Distretto aerospaziale della Sardegna. «La mia vita certamente non cambierà – ha concluso l’ingegnere –. Sono molto felice del lavoro nella mia azienda, che mi ha permesso di crescere in questi anni. Il premio è una bella soddisfazione per tutti». Attualmente Simone Moro si occupa della progettazione di sistemi software complessi per l’industria aerospaziale. (plp)
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Cagliari – Sardegna24Ore – pagina 9
Cagliari
“Poetto App” per scoprire la spiaggia dei centomila
 
CAGLIARI Per la gioia dei turisti appassionati del mare e per gli amanti della bellissima spiaggia cagliaritana del Poetto arriva l'app "Poetto App" per smartphone Android scaricabile gratuitamente dal Play Store. L'app è pensata per colmare una mancanza nell'offerta delle app turistiche per la città di Cagliari.All'utente che utilizza l'app è data la possibilità di visualizzare tutti i punti di interesse presenti nell'area della spiaggia tra cui i chioschi bar, aree gioco, stabilimenti balneari, aree animali, discoteche, rivendite biglietti e fermate bus del servizio pubblico e tante altre attività.
L'app punta anche al social e integra, per i punti di interesse, la gallery Instagram che mostra le foto condivise dagli utenti tramite l'hashtag associato. Non mancano le funzionalità navigatore per raggiungere i luoghi preferiti dall'utente e la lista dei numeri di emergenza. L'idea nasce da due informatici di 28 anni, Roberto Pisu e Michael Siddi, entrambi laureati in Informatica all'Università di Cagliari.
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Cagliari – Sardegna24Ore – pagina 9
astronomia
Osservatorio accorpato, interrogazioni al ministro
 
CAGLIARI È rivolta contro la decisione di accorpare l’Osservatorio astronomico di Cagliari con l’istituto di radioastronomia di Bologna. La scelta è contenuta nel decreto firmato il 28 luglio scorso all’Istituto nazionale di astrofisica, la decisione riguarda la struttura del Sardinia Radio Telescope di San Basilio inagurata due anni fa e costata decine di milioni di euro. Così Francesco Agus, consigliere regionale di Sel: “Questa decisione trasforma in maniera surrettizia il centro d’eccellenza del nostro territorio in un semplice avamposto osservativo, a San Basilio e a Selargius resteranno occhi e orecchi mentre i cervelli saranno sempre più concentrati nelle sedi della Penisola”. Roberto Capelli, deputato del Centro democratico: “È una scelta cervellotica che butta a mare soldi e competenze”. Luciano Uras,senatore di Sel firmatario di una interrogazione al ministro dell’Istruzione: “È una decisione unilaterale su una materia che coinvolge in pieno gli interessi strategici della Regione Sardegna, servono iniziative per superare la questione”.
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 6
Il racconto dell’avvistamento a nord della Costa Smeralda
«Quella balena bianca ci ha fatto venire un tuffo al cuore»
Ricercatori entusiasti «Così Moby Dick ha voluto salutarci»
di Enrico Gaviano
 
BAJA SARDINIA Quelli dell'Orso diving starebbero benissimo in un libro d'avventura. Uomini che, partendo dal porticciolo di Poltu Quatu, fra Baja Sardinia e la Costa Smeralda, finiscono in mezzo a storie straordinariamente affascinanti. Whale watching o ricerca di relitti perduti in fondo al mare, non fa differenza. L'ultima avventura è quella dell'avvistamento del capodoglio bianco, un paio di giorni fa, lungo il Canyon di Caprera, una striscia di mare che si allunga davanti alla Costa Smeralda sino all'arcipelago maddalenino e che, erroneamente, qualcuno pensa sia nell'isola cara a Garibaldi. Un avvistamento che sembra tratto dal Moby Dick di Melville. Emozioni batticuore per l'equipaggio dell'imbarcazione che l'altra mattina stava solcando il mare per una delle solita collaudatissime escursioni che l'Orso diving propone ai clienti in quello che viene definitio il paradiso dei cetacei. È lo stesso Corrado Azzali, titolare del diving a raccontare l'incontro con la balena bianca. «Con il mio equipaggio formato dal grande avvistatore di balene e pilota Checco Boi e l'espertissimo marinaio avvistatore Gianluca Battaglia, e un gruppo di turisti tedeschi - dice Azzali che era al comando dell'imbarcazione – stavamo rientrando verso la base di Poltu Quatu percorrendo il Canyon di Caprera a ritroso. Stavo in torretta e arrivati a 17 miglia dalla costa su una battimetrica di soli 650 metri ho visto uno sbuffo traversale tipico del capodoglio». «Ho subito urlato nella radio a Checco, che stava al timone, di dirigersi verso la balena – racconta ancora – E, una volta raggiunta, ci siamo resi conto che era albina o forse bianca! Abbiamo provato un tuffo al cuore, per noi appassionati, come me e Checco, è stato un momento indimenticabile». E la balena? Quasi fosse la reincarnazione della più famosa descritta in letteratura ha regalato movimenti incredibili. «Un animale stupendo e di grande carattere – dice ancora Azzali –, un vero "Moby Dick". Appena si è accorto della nostra presenza, infatti, ha cominciato a fare evoluzioni intimidatorie per spaventarci e farci allontanare creando un fenomenale ribollio di acqua, mai riscontrato con nessun altro capodoglio. Sicuramente materia di studio di rilievo per i biologi marini». E infatti Azzali, che nonostante l'emozione, è riuscito a fare diverse foto del capodoglio, documentando l'avvistamento, si è messo in contatto immediatamente con l'università di Sassari, raccontando l'esperienza e trasmettendo un po' di materiale. Per l'ateneo sassarese è stata una rivelazione altrettanto importante, visto che era da nove anni che un esemplare del genere non veniva visto nelle nostre acque. E, come rilevato da Luca Bittau, che è a capo insieme a Renata Manconi del gruppo di ricercatori del Dipnet (Dipartimento di Scienze della Natura e del Territorio) «le immagini verranno confrontate con quelle fatte nel 2006 per capire se si tratta dello stesso esemplare o se è un altro Moby Dick». L'Orso diving collabora e supporta gli studiosi dal 2010, fa il monitoraggio dei cetacei per un progetto che conta come partner anche il Comune di Arzachena.

Questionario e social

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