Domenica 26 luglio 2015

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
26 luglio 2015
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
 

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA di domenica 26 luglio 2015 / Cronaca Regionale (Pagina 11 - Edizione CA)
Dopo la classifica del Sole24Ore
GRADUATORIA CENSIS: ATENEI SARDI IN RIALZO
Cambia la classifica e le università sarde riguadagnano posizioni. Dopo la graduatoria pubblicata dal Sole24Ore, che vedeva gli atenei sardi nelle zone più basse, arriva quella del Censis realizzata per Repubblica con “pagelle” decisamente confortanti per i due rettori, Maria Del Zompo e Massimo Carpinelli.
Secondo il rapporto Cagliari si colloca all’ottavo posto fra le grandi università e Sassari sale addirittura sul podio (terza classificata) fra quelle medie. Sassari risale posizioni grazie alla situazione in fatto di borse di studio e struttura, mentre è la sua presenza su internet a premiare Cagliari rispetto alla severa valutazione nella precedente classifica.
Pur sottolineando che «dobbiamo continuare a migliorare dal punto di vista della didattica, pur essendo in buona posizione» Maria Del Zompo incassa il miglior posizionamento della università cagliaritana e annuncia: «Puntiamo a migliorare molto l’approccio agli iscritti al primo anno, che - anche grazie ai fondi regionali ed europei - troveranno un’Università più attenta ai loro eventuali debiti formativi e pronta a fornire loro un forte sostegno culturale, dai corsi on line alle biblioteche, dalle opportunità internazionali alla crescita nella cultura di impresa. Quest’anno avremo poi l’immissione di un nutrito gruppo di giovani ricercatori, che abbasserà l’età media del corpo docente, nonostante il taglio di risorse da parte del governo».
 
 
L’UNIONE SARDA

2 - L’UNIONE SARDA di domenica 26 luglio 2015 / Agenda Cagliari (Pagina 26 - Edizione CA)
INCONTRO AL RETTORATO
A distanza di cinque anni dal primo incontro con i rappresentanti dell’Università di Cagliari, il rettore di Myiazaki (Giappone), Tatsuo Suganuma, torna domani in città (alle 16 in rettorato), accompagnato da una delegazione per rinnovare l’accordo siglato nel 2010 grazie alla collaborazione di Alessandro Riva, oggi professore emerito dell’Università di Cagliari. Oltre al professor Riva, all’incontro è previsto l’intervento di alcuni docenti e ricercatori dell’Ateneo - Biagio Saitta, Piero Addis, Alberto Angioni e Sebastiano Banni - con il rettore Maria Del Zompo e il prorettore per le Relazioni internazionali, Alessandra Carucci.
 
 
L’UNIONE SARDA

3 - L’UNIONE SARDA di domenica 26 luglio 2015 / Provincia di Oristano (Pagina 37 - Edizione CA)
Villaurbana, domande al via
PREMI AI LAUREATI

Il Comune ha indetto il bando per l’assegnazione dei premi di laurea. I giovani residenti potranno fare domanda per ottenere 700 euro, dedicato a chi ha terminato un corso di studi ordinario o specialistico e di 400 ero per chi ha terminato la Laurea triennale. Chi vuole partecipare dovrà presentare la domanda entro il 30 luglio. (g.pa.)
 
 
L’UNIONE SARDA

4 - L’UNIONE SARDA di domenica 26 luglio 2015 / Cronaca di Oristano (Pagina 36 - Edizione CA)
CABRAS. Mont’e Prama ha restituito agli archeologi la testa e vari frammenti della statua
SPUNTA IL SEDICESIMO “GIGANTE”

Potrebbe essere di un arciere o di un pugilatore. Per ora gli esperti preferiscono non pronunciarsi. L’unica certezza è che venerdì in tarda serata, dal cuore della collina di Mont’e Prama è saltata fuori un’altra testa di Gigante. La sedicesima da quando il Sinis è sotto le lente d’ingrandimento dei ricercatori: quindi dal 1975.
Si tratta del primo reperto scoperto in questa nuova campagna di scavo iniziata a giugno per conto del Ministero. Ma non è tutto. Perché oltre la testa di pietra, nei magazzini sotterranei del museo “Giovanni Marongiu” di Cabras sono arrivati anche altri frammenti nuragici. «Si tratta di pezzi di braccio, di gamba, di piedi e anche qualche modello di nuraghe, - spiega l’archeologo della Soprintendenza Alessandro Usai, supervisore del lavoro di scavo.
Ancora però tutti i pezzi devono essere assemblati. Solo dopo si potrà capire bene se fanno parte delle statue già in esposizione tra Cabras e Cagliari o magari di altre che ancora riposano sottoterra». Per la cooperativa Archeosistemi di Reggio Emilia, la ditta che ha vinto l’appalto per poter scavare nel Sinis, si tratta delle prime scoperte da quando hanno iniziato a perlustrare la zona.
La stessa area che la scorsa estate, grazie al lavoro degli archeologi dell’Università di Sassari, aveva restituito due Giganti tra cui uno con la testa ben salda sul collo.
Usai però questa volta ci va cauto: «Praticamente ormai sottoterra c’è veramente poco. Noi siamo lì per studiare il territorio». Eppure il geo radar dell’Ateneo di Cagliari aveva visto tanto altro ancora. Ma l’archeologo della Soprintendenza, ormai si sa, non ama raccontare quello che succede oltre quella recinzione sistemata attorno allo scavo. Sembra che tutto debba rimanere un segreto. Un vero peccato per un tesoro che tutto il mondo dovrebbe conoscere.
Sara Pinna
 
 
L’UNIONE SARDA

5 - L’UNIONE SARDA di domenica 26 luglio 2015 / Cronaca Regionale (Pagina 7 - Edizione CA)
CARBONIA. Il presidente della Regione: alta qualità. Il programma per la ricerca sul cancro
Argon puro dalle viscere di Seruci «Pronti a sostenere il progetto»
Dai plateau del Colorado alle viscere di Seruci per combattere il cancro e scoprire i segreti (energetici) della materia oscura del cosmo. E soprattutto, con la benedizione della Regione che, per bocca del Presidente Francesco Pigliaru, si è detta pronta a sostenere questa avventura: «Si può fare e ci si può fidare, è un lavoro di qualità enorme». Nei giorni in cui tiene banco il nuovo Pianeta scoperto dalla Nasa, non guasta un’occhiata a ciò che possono dare la Terra e soprattutto il sottosuolo di casa nostra.
IL PIANO È il programma “Aria”, presentato venerdì nella Grande miniera dai parlamentari Pd Francesco Sanna ed Emanuele Cani, progettato dall’Istituto nazionale di Fisica nucleare (Infn) nelle profondità dei pozzi carboniferi della miniera di Seruci, Gonnesa. Questa sfida scientifica di portata mondiale si propone di «scindere l’aria nei suoi componenti fondamentali - ha spiegato lo scienziato Cristian Galbiati - per ottenere argon puro, ossigeno e azoto in qualità rare, materiali pregiati per la ricerca sul cancro e della materia oscura».
IL SITO Studi compiuti nei laboratori del Gran Sasso, ma serviva un sito idoneo per la sperimentazione. Eccolo: il cuore di un Sulcis che alle miniere ha quasi detto addio, «ma è degno di credito - ha ammesso il sindaco Pietro Cocco - pensare di poter sperimentare riutilizzi non minerari in luoghi minerari».
LA PRODUZIONE Una macchina di 350 metri verrà collocata nella verticale di un pozzo di mezzo chilometro. Le prime quantità di argon arriverebbero dal Colorado. «Nel cuore di Seruci - ha anticipato il manager Carbosulcis Antonio Martini - verrebbe realizzato un impianto di distillazione criogenica che occuperebbe subito quindici nostri uomini e quattro ingegneri». Gli elementi avrebbero, dicono gli esperti, livelli radioattivi praticamente già presenti in natura», ha ribadito Nando Ferrone, dirigente dell’Istituto, rispondendo alle perplessità sollevate dal pubblico interessato anche ai costi e alle ricadute occupazionali. «Adesso il progetto ancorché serissimo è piccolo - ha voluto precisare Pigliaru - ed è inutile ora sparare numeri sui posti di lavoro, ma capiremo subito se avrà portata industriale. Le premesse ci sono».
LE CIFRE In questa competizione sono impegnati pochi laboratori in tutto il mondo. La sfida è per ora da 12,5 milioni: 7 per l’impianto, il resto per i primi 2-3 anni di esercizio sperimentale. «Avevamo immaginato - spiega Sanna - la chiusura delle miniere come un tema al massimo di archeologia industriale, oggi abbiamo davanti un’iniziativa che valorizza le competenze minerarie». E il sottosuolo del Sulcis potrebbe ospitare «un impianto di produzione di gas rari, volano per altri investimenti», ha ricordato Cani.
Andrea Scano
 
 
L’UNIONE SARDA

6 - L’UNIONE SARDA di domenica 26 luglio 2015 / Primo Piano (Pagina 5 - Edizione CA)
All’Expo la Regione punta su Dop e Igp. Gli operatori: «I costi ci penalizzano»
MANGI BENE, VIVI UN SECOLO
Ma le potenzialità dei cibi naturali sono poco sfruttate
Potenzialità, qualità ma anche tante difficoltà: la storia dei prodotti agro-alimentari sardi. Apprezzati e ammirati, quando finiscono sotto i riflettori della qualità, ma con una trafila faticosa per la loro tutela ed esportazione. A rendere ancora più prestigiosi il nome dei prodotti sardi ci sono i ricercatori che legano la qualità di questi al segreto della lunga vita dei centenari. Ci sarebbero tutti gli ingredienti per rendere il mercato isolano una delle eccellenze a livello mondiale, eppure il settore soffre per alcune criticità legate ai costi delle esportazioni e, come ha sottolineato il presidente della Coldiretti, Battista Cualbu, «alla scarsa capacità di lavorare all’interno di una filiera». A livello di promozione c’è ancora tanto da fare se, come dimostra una ricerca curata dal Crenos, il turismo eno-gastronomico rappresenta una percentuale minima del mercato isolano.
IN VETRINA I ricercatori affermano che «cereali, carciofi, olio e altri cibi Dop e Igp, prodotti in Sardegna, sono il segreto della longevità e della salubrità dei suoi abitanti». Così la Regione ha deciso di puntare su questo filone alla vetrina di Expo 2015, all’apertura del padiglione «Cibus e Italia». È sicuramente una teoria affascinante sulla quale si potrebbe costruire una campagna promozionale. È stato scelto di puntare su alcune produzioni di qualità come cereali, carciofi e olio ma non solo, è stato testato un tipo di pane che assicura un gran risparmio di insulina e glicemia.
LE DIFFICOLTÀ «I nostri operatori non possono competere nei mercati in termini quantitativi, ma attraverso le produzioni di qualità, come le nostre Dop, la cui importanza è sancita anche a livello scientifico». Le parole dell’assessore regionale dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, racchiudono la sintesi delle luci e delle ombre della valorizzazione dei prodotti agroalimentari d’eccellenza. Per Cualbu «questi eventi dimostrano le potenzialità del settore». Il problema, però, si pone all’origine della produzione della materia prima perché è in quel frangente che cominciano le difficoltà. «La prima sta nel nostro Dna», spiega Cualbu, «bisogna ragionare come filiera in modo che tutti guadagnino qualcosa. Attualmente su un euro di spesa, solo 16 centesimi vanno a chi ha prodotto la materia prima». Un’altra questione riguarda i costi dei trasporti, ma anche in questo caso il problema si risolverebbe grazie all’unione delle forze di tutti i coltivatori. «Spedire dall’altra parte del mondo un carico piccolo costa molto di più rispetto a quantità maggiori», conclude il presidente di Coldiretti.
DOP E IGP Si tratta di marchi che garantiscono l’origine e la qualità del prodotto e che lo legano a regole ferree per la sua produzione. Una tutela contro i tentativi di imitazione e contraffazione. Ultimo caso è quello di un marchio statunitense che rischierebbe di rendere generica l’indicazione geografica del Pecorino Romano. L’assessore Falchi ha sottolineato che il modo per difendersi «è legare la promozione del marchio del singolo prodotto al territorio di provenienza».
Matteo Sau
 
Primo Piano (Pagina 5 - Edizione CA)
L’importanza del formaggio
Non solo i geni: anche il pecorino ti allunga la vita
La longevità è solo genetica o anche alimentare? Per Luca Deiana, docente e ricercatore universitario di Sassari, le due cose sono strettamente collegate. Il protagonista di questo connubio è il pecorino, il formaggio che più identifica la Sardegna. Se questa teoria fosse confermata si aprirebbero scenari di grandi opportunità. «Ho studiato le schede di oltre tremila centenari sardi e quasi tutti consumano formaggio pecorino e tutti hanno i valori del colesterolo normale», racconta Luca Deiana. È questa la chiave del progetto AKeA (acronimo di a chent’annos) che studia i bacilli presenti nel formaggio. Il progetto è stato esposto anche all’Expo, incentrato proprio sul mangiare sano. Utilizzando i formaggi prodotti in caseificio e da privati sono stati portati avanti i test: «Per ora abbiamo fatto le prove in laboratorio e poi somministrato i bacilli ai topi. Abbiamo potuto verificare gli effetti positivi sugli animali ottenendo risposte positive: adesso aspettiamo che finisca l’iter del progetto per testarlo sulle persone».
Se l’esito fosse positivo sarebbe una «scoperta rivoluzionaria dal punto di vista scientifico ed economico». Infatti, renderebbe il formaggio pecorino molto appetibile anche per quei mercati che, oltre alla qualità, puntano al mangiare sano. Significherebbe aprire nuovi scenari di promozione e distribuzione. La ricerca portata avanti da Luca Deiana ha messo a confronto anche «formaggi di grande distribuzione proprio per avere un panorama più ampio». Mancano solo alcune tappe per avere la conferma. ( mat. s. )

L’UNIONE SARDA di domenica 26 luglio 2015
   
Primo Piano (Pagina 4 - Edizione CA)
ASSEMINI. L’Osservatorio, la Scuola e il costante confronto con le Blue Zone
Centro studi per la longevità, la sfida dell’Isola dei centenari
Vito FioriINVIATO
ASSEMINI A vederlo, in via Sulcis, una stradina che corre a fianco della 130, è un edificio anonimo, un parallelepipedo a tre piani come tanti ne sono stati costruiti ad Assemini. Eppure basterebbe un’insegna, una scritta a indicare quella grande straordinarietà che sta all’interno di questo palazzo grigio: qui, nella sede dell’Ifal (Istituto di formazione al lavoro), c’è l’Osservatorio internazionale della longevità, il primo centro al mondo che si occupa non solo di “schedare” i centenari sardi e chi - tanti - sta per raggiungere il traguardo del secolo di vita. Già, perché il catalogo è una cosa, anche importante, ma è come si arriva a essere una delle “figurine” di questo particolare album che più interessa chi da tempo si occupa dell’argomento.
IL CATALOGO Pensare a questo singolare Osservatorio è un po’ immaginare un’enorme parete coperta di foto, rigorosamente in bianco e nero, di vecchi con il viso scavato dal tempo. Istantanee che, di tanto in tanto, vengono staccate dal muro per essere sostituite con altre. D’altronde, nessuno vive in eterno anche se il sogno di tutti è sempre quello di dilungare quanto più è possibile il proprio percorso terreno. E il compito dell’Osservatorio - nato di recente ad Assemini grazie all’impegno del medico cagliaritano Roberto Pili - è giusto cercare di favorire l’invecchiamento attraverso comportamenti virtuosi che non richiedono neanche impegni esagerati né duri nella loro applicazione. Più che altro si tratta di una filosofia di vita. Allo scopo, l’anno scorso ha aperto i battenti la scuola di formazione per Promotori dell’invecchiamento attivo che ha visto tra i banchi medici, psicologi, infermieri e studenti dalla provenienza più variegata. A settembre saranno consegnati i primi diplomi, un vero punto di partenza per chi vuole intraprendere un’attività dai risvolti ancora da scoprire.
LE BLUE ZONE Intanto, l’Osservatorio della longevità non poteva non nascere in Sardegna. La nostra regione, Villagrande insegna, ha la percentuale più elevata di centenari rispetto alle altre quattro “Blue Zone” del pianeta individuate dai ricercatori Gianni Pes e Michel Poulain, poi sintetizzate e promosse dallo stesso Pili e dall’americano Dan Buettner - le altre sono Okinawa (Giappone), l’isola di Ikaria (Grecia), Loma Linda (California) e Nicoya (Costa Rica). Alla realizzazione del progetto si è arrivati grazie alla collaborazione tra l’Associazione Medicina sociale e la Comunità mondiale della longevità che, alle spalle, hanno decenni di esperienza negli studi e nella ricerca sul campo. Senza dimenticare il sostegno economico della Fondazione del Banco di Sardegna, fondamentale per avviare una macchina operativa già conosciuta in tutto il mondo.
INTERNAZIONALITÀ Non è per caso che negli ultimi tempi le visite in terra sarda di studiosi provenienti da Giappone, Stati Uniti e Inghilterra si sono susseguite a ritmi piuttosto frequenti. Un continuo scambio di informazioni da un capo all’altro del pianeta, necessario per capire meglio dinamiche e differenze nello stile di vita dei diversi territori. Soprattutto la quotidianità, ovvero il lavoro, l’alimentazione e il contesto ambientale. E da qui partire per comprendere come poter diventare, se non eterni, quantomeno centenari. Non trascurando, aspetto basilare, la qualità della vita che può (deve) essere migliorata continuamente. Ecco, in buona sostanza, a cosa serve l’Osservatorio.
LEGGENDARI Quando Ziu Antoni Todde, l’ultracentenario di Tiana diventato quasi una leggenda (morì a pochi giorni dal suo 113° compleanno, da uomo più anziano d’Europa), accoglieva gli ospiti e con loro beveva un bicchiere di vino - finché è rimasto lucido, raccontava che il segreto della sua longevità consisteva in lunghe passeggiate e nel cibo di cui si nutriva fin da ragazzo. Certo, non tutti fanno il pastore per mestiere e non tutti sono costretti a percorrere chilometri ogni giorno, magari inerpicandosi su impervi costoni per seguire le capre, tenendo così in allenamento l’intera massa muscolare senza dover ricorrere alla palestra o ad altri movimenti forzati.
LA MEMORIA Oppure, ricordare a memoria poesie e commedie in sardo per poi declamarle in pubblico senza alcuna difficoltà o imbarazzo come Silvia Deias, Assemini, 106 anni portati benissimo. Di esempi ce ne sono un’infinità, e servono a far capire meglio dei discorsi e delle teorie quanto gli obiettivi siano sempre più alla portata di una discreta fetta di popolazione. Tenendo conto, comunque, che il secolo di vita rappresenta un’eccezione e non la regola. Per il 25 per cento, stando agli studiosi, influisce il Dna, e questo è un aspetto risaputo. Il che significa che il lavoro va impostato sul 75 per cento. Dunque, ampi margini di miglioramento delle condizioni di vita sono possibili. Oggi ancora di più rispetto al passato.
L’AMBIENTE L’Osservatorio e la Scuola, in questo senso, hanno un ruolo determinante. Intanto perché il confronto costante tra le cinque “Blue Zone” non può che amplificare le conoscenze attraverso le verifiche sui risultati ottenuti in situazioni geografiche, climatiche e culturali diverse. E poi, anche, perché la promozione del cosiddetto “invecchiamento attivo” sta cominciando a dare i suoi frutti. E siamo solo all’inizio di un percorso con prospettive tutte da scoprire.
IL SORPASSO Non molti sanno che in Italia gli “oldest-old” (gli ultra ottantenni) stanno per superare gli under 15 (il sorpasso dovrebbe avvenire entro la metà del secolo). Non basta: già da tre anni il numero degli over 65 ha superato quello della forza lavoro (15-64). Sono gli indici dell’invecchiamento della popolazione, aspetti che incidono in maniera pesante sui costi del sistema sanitario nazionale. Per questa ragione è sempre più necessario adottare politiche mirate alla prevenzione delle patologie che, inevitabilmente, andranno a svilupparsi nei soggetti in età avanzata. E qui sta proprio il punto, meglio, l’obiettivo dell’Associazione mondiale della longevità.
IL CASO SARDEGNA Rimanendo in Sardegna, sarebbe sufficiente analizzare il Report demografico della Commissione europea per capire quali siano gli scenari. Il trend indica che nel 2060 gli over 65 rappresenteranno il 30 per cento della popolazione isolana e saranno appena il doppio di quelli ancora in età lavorativa (2 a 1 contro l’attuale 4 a 1). Ben vengano l’Osservatorio della longevità e la Scuola dei promotori dell’invecchiamento attivo, piuttosto ci sarebbe da pianificare un piano di interventi che serva ad attenuare i problemi legati all’emigrazione dei giovani e alla denatalità. La Sardegna oggi è solo una regione per vecchi, lo si è capito da un pezzo, ma non basta più.
 

 


LA NUOVA SARDEGNA
 
7 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 26 luglio 2015 / Cagliari 24 ore - Pagina 9
COLLABORAZIONE TRA ATENEI
Università, arriva il rettore di Myiazaki in Giappone
CAGLIARI A distanza di cinque anni dal primo incontro con i rappresentanti dell’Università di Cagliari, il rettore di Myiazaki (Giappone) Tatsuo Suganuma sarà in città (alle 16 in Rettorato), accompagnato da una delegazione composta dal vice rettore e direttore del Centro relazioni internazionali Toshiaki Itami, il docente della facoltà di Agricoltura Hisato Kunitake, il docente della Facoltà di Medicina Yoshiki Kuroda, il professore emerito Yoichi Minamishima ed Edward Schauerte, coordinatore del Centro di Relazioni internazionali. L’intenzione del rettore giapponese è rinnovare l’accordo siglato nel 2010 grazie alla collaborazione di Alessandro Riva, oggi professore emerito dell’Università di Cagliari.



LA NUOVA SARDEGNA
 
8 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 26 luglio 2015 / Alghero - Pagina 35
CENSIS-REPUBBLICA >> DIPARTIMENTO IN DIFFICOLTÀ
La facoltà costretta a ridurre la presenza di docenti stranieri
di Gianni Olandi
ARCHITETTURA, LA MIGLIORE IN ITALIA NON PER LA REGIONE
Una cinquantina di ricercatori e borsisti ha perso il lavoro
ALGHERO Per il terzo anno consecutivo la facoltà di Architettura dell’Università di Sassari viene classificata al primo posto dalla Grande Guida Università di Repubblica in stretta collaborazione con il Censis. L’iniziativa, giunta al quindicesimo anno di pubblicazione, costituisce un prezioso elemento che offre a studenti e famiglie uno spaccato del mondo universitario nazionale individuando eccellenze e fornendo una panoramica completa e approfondita sull’universo accademico italiano. La facoltà dell’ateneo sassarese, che ha sede ad Alghero, ha raggiunto il brillante risultato finale con il punteggio di 107 di valutazione che precede altre prestigiose istituzioni come il Politecnico di Torino (99.5) Venezia (99), Politecnico di Milano (97), Roma 3 (94) per citare le prime cinque. Altro particolare non secondario: Architettura Alghero è al primo posto in una classifica nazionale ed è l’unica per quanto riguarda il Sud d’Italia. Le valutazioni dell’indagine, che spaziano dalla didattica alla ricerca, nel caso dell’istituzione del complesso di Santa Chiara, hanno spaziato dal disegno industriale alla scienza dell’architettura, della pianificazine territoriale urbanistica, paesaggistica e ambientale fino a scienze e tecniche dell’edilizia. Un ricoscimento che indubbiamente inorgoglisce l’ateneo sassarere, la città che ospita la facoltà e anche il corpo docente e gli stessi studenti. Ma quasi a conferma il vecchio detto “nemo propheta in patria” la facoltà sul piano amministrativo vive una situazione di precarietà che non appare come il giusto riconoscimento per i brillanti risultati ottenuti come il primato in campo nazionale. Da oltre un anno le risorse finanziarie dell’istituzione si sono assottigliate soprattutto quelle riguardanti la normale attività didattica, l’ordinaria amministrazione. Nonostante pressioni giunte da tutte le parti, di tipo politico e istituzionale, a cominciare dal sindaco di Alghero Mario Bruno, alla facoltà non sono state concesse dalla Regione quelle risorse indispensabili per proseguire il proprio lavoro con i ritmi e le specificità che l’hanno collocata al primo posto in Italia. Un finanziamento di 300 mila euro all’anno che non viene garantito dalla politica regionale e che ha determinato ricadute negative per il funzionamento complessivo di architettura. A cominciare dalle dimissioni del direttore professor Bibo Cecchini. Ma non solo: una cinquantina tra ricercatori e borsisti per mancanza di risorse hanno dovuto scegliere altre strade occupazionali, le precarietà sono cresciute, si sta riducendo la stessa didattica per quanto attiene la presenza di docenti di livello internazionale. Una situazione incomprensibile ai più e in netto contrasto con quanto va sostenendo la politica a proposito delle necessità di un ritorno alla qualità e alla meritocrazia. Va ricordato infine che l’istituzione ad Alghero della Facoltà di Architettura dell’Università di Sassari, ha rappresentato per la Riviera del Corallo, oltre al prestigio e alle ricadute di ordine culturale, un rilevante evento di natura economica per la presenza di centinaia di studenti che vivono in città nella lunga stagione invernale.
 


LA NUOVA SARDEGNA
 
9 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 26 luglio 2015 / Fatto del giorno - Pagina 2
MONT’E PRAMA >> LA POLEMICA
Cabras, confermato il ritrovamento di una testa e alcuni busti di Giganti insieme con otto tombe
Il responsabile dello scavo: «Domani parleremo anche dell’attività svolta con il miniescavatore»
ECCEZIONALI LE NUOVE SCOPERTE MA SI TEMONO I DANNI DELLA RUSPA
di Claudio Zoccheddu
CABRAS C’è la sirena di un antifurto a infrangere il silenzio di Mont’e Prama. Suona senza motivi apparenti e a intervalli più o meno regolari ricorda che quel fazzoletto di terra arida è in realtà uno scrigno che custodisce un tesoro che attira la curiosità e, di conseguenza, le polemiche. Soprattutto quando tra gli attrezzi da lavoro c’è una pala meccanica. Le ricerche. Lo scavo che venerdì ha restituito la testa di un gigante ieri mattina era deserto. E chiuso. Sabato, d’altra parte, gli archeologi non lavorano e nel Sinis ritorna il silenzio ancestrale che ha cullato il sonno dei Giganti per millenni. A vigilare sui tesori, però, ci sono le telecamere dell’impianto di videosorveglianza alimentato da pannelli solari installate poco prima dell’inizio dell’ultima campagna di scavi. La tecnologia che mancava durante i lavori del 2014 – quelli a cui aveva partecipato l’università di Sassari - ha le sembianze di un grosso accumulatore che immagazzina l’energia solare e offre il fianco alla pala meccanica che ha destato tante perplessità. Un miniescavatore cingolato che ha lasciato tracce in tutta l’area, dalla zona delle nuove tombe (6 o 8, il numero è ancora incerto) a quella dove viene depositata la terra rimossa per riportare alla luce gli ultimi importanti frammenti. Porzioni di sculture tanto importanti quanto misteriosi. La pala meccanica. L’idea che una benna possa aver danneggiato i reperti è difficile da sopportare, oltre che da comprendere. Ne sa sicuramente qualcosa il responsabile dello scavo, Alessandro Usai, che ieri ha convocato un incontro con la stampa per domani alle 15 ma che non si è sbilanciato sul miniescavatore: «Avremmo annunciato i ritrovamenti all’inizio di agosto ma evidentemente siamo stati anticipati – ha detto – Dispiace perché non sono importanti solo i reperti ma tutto lo scavo». Un’attenzione che sarebbe venuta meno al momento del contatto tra la benna e la testa di un gigante: «Risponderò lunedì a tutte le domande sulla questione della pala meccanica, adesso non posso dire nulla», ha aggiunto. Gli aggiornamenti. Così le uniche informazioni certe sono quindi quelle che arrivano dallo scavo. I reperti trovati nei giorni scorsi sono una testa e alcuni busti. Dopo esser stati raccolti, sono stati spostati dal sito. Ma ciò che non è stato possibile nascondere sono le tombe. La sensazione è che i tumuli seguano la posizione di quelli rinvenuti durante lo scavo dello scorso anno: sepolture allineate come se si trattasse del viale di un cimitero. Un viale ancora da riportare alla luce per intero, dato che lo scavo (al momento) non è particolarmente esteso e la file di tombe potrebbero continuare verso la cima della collina, da una parte, e verso lo stagno di Cabras, dall’altra. Gli sviluppi. A rendere più suggestiva la visione d’insieme ci sono i frammenti ritrovati vicino alle tombe e che continuano a ritornare alla luce con continuità. Mont’e Prama assomiglia sempre di più a una necropoli monumentale sulle cui dimensioni in tanti hanno ragionato e fantasticato. Un complesso che potrebbe raccontare l’alba, o il tramonto, di tutta l’isola.


 

LA NUOVA SARDEGNA
 
10 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 26 luglio 2015 / Fatto del giorno - Pagina 2
Mario Torelli: «Ma ho più paura di procedure e scelte amministrative sbagliate»
L’ARCHEOLOGO: «BENNE? DA EVITARE»
di Pier Giorgio Pinna
SASSARI «Non va bene che scavi così importanti siano affidati a chi non ha competenze sulla civiltà nuragica di livello universitario». Il grande archeologo Mario Torelli, accademico dei Lincei, è soddisfatto delle ultime scoperte, ma non del modo col quale la campagna va avanti a Mont’e Prama. «Non capisco come sia stato possibile assegnare alle sole soprintendenze uno strapotere che ha portato all’esclusione delle università _ attacca _ Mi rendo conto che ci sono stati cambiamenti normativi. Però alcuni passaggi per me restano inspiegabili. Come mai è stata usata una ruspa che di norma non è uno strumento al quale si fa ricorso in questi casi? E perché i lavori sono stati dati a una cooperativa emiliana? Saranno pure giovani bravissimi: mi domando tuttavia che cosa sappiano della storia e dell’arte dei progenitori dei sardi». Torelli non è uno studioso qualsiasi e parla con precisa cognizione di causa anche dei Giganti. Docente all’università di Cagliari dagli anni Sessanta sino al 1974-75, nel periodo dei primi ritrovamenti a Mont’e Prama, ha ricoperto prestigiosi incarichi nel corso della lunga vita professionale in Italia e all’estero: da Roma a Tarquinia e a Paestum, da Heraclea al Colorado, alla California e al Canada. Ha ricevuto lauree honoris causa dalle università di Tübingen (in Germania) e di Jaén (Spagna). Curato l’allestimento di parecchie mostre, tra le quali Gli Etruschi a Palazzo Grassi (novembre 2000- luglio 2001) e L’Iliade al Colosseo (2006). Nel frattempo ha continuato a frequentare l’isola, dov’è tornato più volte per ragioni di lavoro. Tanto che adesso ha appena finito di promuovere, curare e far pubblicare - sempre per l’Accademia dei Lincei - un volume interamente dedicato ai Guerrieri e ai Pugilatori che il mondo sta imparando a conoscere almeno quanto i Bronzi di Riace. Oggi così il professore conserva il piglio di un ragazzo, tenace e combattivo come sempre. Soprattutto: non resta indifferente rispetto ai nuovi sviluppi legati alle eccezionali scoperte in atto nell’Oristanese e alle polemiche che ruotano attorno a Cabras. «Mi preoccupano le ruspe e i danni che possono procurare, ma ancora di più certe procedure e scelte amministrative sbagliate _ spiega il professore _ In scavi del genere, come prassi, non si fa ricorso a mezzi meccanici. Io per esempio in tutta la mia attività non me ne sono mai servito: perché in linea di principio non si adoperano. Anche se in concreto, quando si è accertato che sotto un certo numero di centimetri di terreno non esiste rischio di danneggiare il sito, si possono impiegare. Ma, lo ripeto, sono altri aspetti che temo di più». Quali, professore? «Il fatto che da una ricerca tanto importante vogliano tagliare fuori gli atenei di Cagliari e Sassari e in generale fare a meno del ruolo dell’università», risponde il docente. «In passato la soprintrendenza è stata talmente protagonista a Mont’e Prama che ci sono voluti 35 anni per unificare i risultati d’indagine sui due scavi iniziali a poche decine di metri uno dall’altro _ incalza _ Poi per troppo tempo la grandiosità dei ritrovamenti è stata dimenticata, sino a quando non è cominciato il prodigioso restauro compiuto nel Centro di Li Punti, vicino a Sassari. Così ora non comprendo né giustifico i passaggi più recenti». «Sino a qualche tempo fa l’università sarda era in grado di seguire al meglio gli scavi e garantire la partecipazione costante di un gruppo sul terreno formato da ricercatori sempre presenti – aggiunge – Oggi vedo l’attenzione, il coordinamento e il voler essere presente del soprintendente regionale Marco Minoia, eppure scorgo difficoltà nell’affrontare le questioni che si possono via via presentare». «La realtà è che, più nel complesso, la tutela del patrimonio culturale attraversa in Italia un momento drammatico: quando si pensa di portare le soprintendenze all’interno delle prefetture, una cosa demenziale che ridurrebbe a questioni di ordine pubblico l’intera salvaguardia dei beni, si comprende bene a quale punto stiamo arrivando», è la conclusione dell’accademico dei Lincei.
 
 

LA NUOVA SARDEGNA
 
11 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 26 luglio 2015 / Economia Sardegna - Pagina 17
Continuano a Milano le serate sulle eccellenze alimentari dell’isola
Nei cibi il segreto della longevità
MILANO «Il segreto della longevità dei sardi è nel loro stile di vita tradizionale, che comprende una buona e sana alimentazione basata su prodotti tipici locali». Lo svela all’Expo Gianni Pes, medico del dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell’università di Sassari e studioso delle «zone blu», le aree del piante con i più elevati indici di longevità, in cui rientra la Sardegna. «A quelli che fin qui hanno creduto sull’impatto della genetica su questo fenomeno», aggiunge a «Cibi per la salute dalla terra dei cententari» organizzato dalla Regione nel padiglione «Cibus è Italia», «la ricerca ha risposto dimostrando che il suo impatto è inferiore al 20%». «La Sardegna è al centro di studi internazionali», ricorda la ricercatrice Mariette Gerber, fra le maggiori esperte di dieta mediterranea, «perché è assodato che ha saputo preservare la tradizione alimentare, facendone un elemento di salute e benessere». Cereali, carciofi, olio e altri cibi dop e igp prodotti nell’isola sono alla base del segreto della longevità dei sui abitanti, come confermato dai ricercatori e ricordato all’Expo.
 


QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa MIUR

 

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