Martedì 30 giugno 2015

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
30 giugno 2015

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
 1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 15 - Edizione CA)
A mezzanotte si cambia
Oncologico e Microcitemico dall'Asl 8 al Brotzu 
SANITÀ. Le rassicurazioni: «Per pazienti e utenti non cambierà nulla»
 
Il conto alla rovescia è finito: stanotte si cambia. Da mezzanotte e un secondo, gli ospedali Microcitemico e Businco non faranno più capo alla Asl 8 ma all'azienda ospedaliera Brotzu. Pazienti e utenti, stando ai piani, non dovrebbero accorgersi di nulla. «Chi è ricoverato - spiega Nazareno Pacifico, direttore sanitario dell'azienda Brotzu - sarà dimesso a mezzanotte dall'Asl e ricoverato da noi immediatamente dopo».
PRENOTAZIONI Per prenotare visite specialistiche ed esami si potrà continuare a fare riferimento al sistema telefonico Cup regionale (070/474747 o 1533), o in alternativa prenotando le prestazioni on line tramite il Cup Web o agli sportelli dell'ufficio ticket del Businco. L'unico inconveniente annunciato è che almeno inizialmente i Punti Gialli, ossia i terminali per il pagamento del ticket con cassa automatica, non potranno essere usati per le prestazioni effettuate nella nuova azienda.
TICKET «Per evitare qualunque disagio all'utenza - annunciano dall'Area comunicazione dell'Asl 8 - verrà potenziata l'attività dell'ufficio Ticket del Businco che resterà operativo per il pagamento dei ticket delle prestazioni effettuate nei due presidi di via Jenner». Non solo: al Businco resta «operativo anche lo sportello per la presentazione delle richieste di esenzione dal pagamento del ticket per patologie oncologiche».
CONTRATTI Non che la transizione sia un bicchiere d'acqua fresca, ma - ricorda Pacifico - «c'è già un'esperienza: la costituzione dell'Azienda mista quando prese in carico il San Giovanni di Dio. O, tornando indietro di alcuni anni, il passaggio dalle Usl 20 e 21 al nuovo assetto». Il lavoro, tra via Piero della Francesca e via Peretti, non è mancato. In questi giorni le strutture amministrative stanno completando lo “slaccio” dei contratti di 978 fra medici, biologi, farmacisti, chimici, fisici, amministrativi, personale del comparto tecnico e sanitario che lavorano nei due ospedali; dipendenti Asl fino a mezzanotte, un secondo dopo saranno dipendenti del Brotzu. «Nello specifico - fa sapere la Asl - sono 264 le unità appartenenti al profilo dirigenziale e 714 ai vari profili del comparto; di queste, 712 afferiscono attualmente al Businco e 266 al Microcitemico». Nei mesi prossimi, gli uffici della Asl forniranno supporto a quelli del Brotzu per gli aspetti contabili e amministrativi
AZIENDA MISTA Tutto rinviato a ottobre, invece, per gli 85 dipendenti delle due strutture operative al Microcitemico che ancora dipendono, amministrativamente, dall'Azienda ospedaliero-universitaria: si tratta della Clinica pediatrica (dove prestano servizio 56 persone tra medici e infermieri) e della Neuropsichiatria infantile (29), entrambe trasferite l'anno scorso dalla vecchia sede nella clinica Macciotta. Per chiudere questo capitolo dell'accorpamento sarà necessario un tavolo a tre fra Regione, Azienda Brotzu e Università (da quest'ultima dipendono molti dei medici coinvolti) per mettere a punto un piano.
APPALTI Il passaggio amministrativo non riguarda solo i dipendenti e le loro buste paga: «Si stanno definendo tutti gli aspetti amministrativi per il trasferimento o l'utilizzo dei contratti di fornitura in essere (circa 700), degli appalti, dei beni immobili e di quelli mobili», spiega ancora la Asl 8. Il lavoro è complesso: molti degli appalti riguardano tutta la Asl, e si tratta di individuare e scorporare le parti che riguardano specificatamente i due ospedali. «Un'opera che sarà in progress per i prossimi sei mesi», preventiva Pacifico: «Quest'estate molti di noi non faranno vacanza».
Marco Noce
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 15 - Edizione CA)
L'assessore
«Nessun reparto chiuderà»
 
L'accorpamento di Businco e Microcitemico con il Brotzu, assicura l'assessore alla Sanità Luigi Arru, non comporta la chiusura di alcun reparto nei due ospedali di via Jenner. Un allarme in tal senso era stato lanciato nei giorni scorsi dal consigliere regionale Ignazio Locci (Forza Italia). «L'incorporazione - fa sapere l'assessore - avverrà tal quale, è solo il passaggio da un ramo d'azienda all'altro, una cosa più amministrativa che altro». Circostanza confermata anche dal direttore sanitario del Brotzu, Nazareno Pacifico.
Il riordino dei reparti, con la possibile soppressione di reparti-doppione, è però una prospettiva. Entro il mese di luglio dovrà approdare in Giunta regionale il piano di riordino della rete ospedaliera. Dall'assessorato fanno sapere che in quella sede «alcuni servizi ora in capo agli ospedali ma in realtà di natura territoriale saranno scorporati e diventeranno territoriali»: come esempi, sono stati citati la psicoterapia o la pet therapy. Mentre Pacifico annuncia che si lavorerà alla razionalizzazione della rete dei laboratori d'analisi: «A Modena - spiega - un solo laboratorio serve nove ospedali per un bacino d'utenza di un milione e 200 mila persone. In nessuna regione ci si può più permettere di avere 25 laboratori, è normale che si vada verso una razionalizzazione: per tenere in piedi dei doppioni non si possono sprecare risorse che possono invece essere destinate all'attivazione di servizi che mancano». (m. n.)
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 15 - Edizione CA)
La nuova azienda
Nascita di un gigante da tremila dipendenti
 
La nuova azienda che scaturirà dall'accorpamento sarà un gigante da tremila dipendenti. Negli auspici della Regione, dovrebbe costituire «un polo di riferimento regionale di elevata specializzazione»: ai Dipartimenti già esistenti al Brotzu, si aggiungeranno quelli del Businco (Chirurgia Oncologica, Oncologia Medica e Radio Oncologia) e del (Dipartimento pediatrico e malattie rare), «con i rispettivi Servizi». All'interno del nuovo sistema, è previsto che il Businco continui «a rappresentare un punto della rete per l'esecuzione degli esami inseriti nei programmi di screening oncologici per gli abitanti della provincia di Cagliari» e che il Microcitemico conservi «la sua vocazione di ospedale pediatrico e di riferimento regionale per lo studio e la cura delle patologie correlate alla talassemia e alle malattie rare».
E a proposito di talassemici, il direttore sanitario del Brotzu, Nazareno Pacifico, vuole tranquillizzare i manifestanti che, alcuni giorni fa, si sono accampati davanti al Microcitemico: «Ero presente alla riunione che hanno avuto con l'assessore alla Sanità e ho partecipato alla lunghissima discussione. È stato riconosciuto il valore di una storia. Capisco le loro paure, sono assolutamente comprensibili. Chiedono certezze, chiedono di non essere dispersi in un ospedale pediatrico: del resto non sono più bambini, sono potuti diventare adulti grazie ai progressi della ricerca. Gli stessi medici che li curavano non sono più pediatri ma talassemologi, e sono invecchiati con loro. Da parte nostra c'è l'impegno a garantire loro la continuità dei trattamenti». (m. n.)
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Agenda Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
In Breve
LAVORO, PROGRAMMI COMUNITARI
 
Oggi, alle 16,30, nella sede amministrativa dell'Ersu si terrà un incontro pubblico di informazione sulle opportunità di mobilità per giovani offerte dai principali programmi comunitari.
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
Italia, pochi effetti
Incognita speculazioni 
Gli esperti: «Nessuna conseguenza per i risparmi sardi»
 
I correntisti sardi e l'economia reale della Sardegna non rischiano di subire conseguenze dirette e immediate dalla crisi del debito greco. Il normale conto corrente è al riparo dalle turbolenze finanziarie. Ad essere protagonista nelle prossime ore sarà però la speculazione. Chi ha deciso di investire nel mercato azionario dovrà decidere se vendere durante la seduta di oggi o accollarsi la perdita di valore maturata nelle scorse ore sperando in tempi migliori. In Borsa quella di ieri è stata una giornata da bollino nero, una delle peggiori degli ultimi anni. Tutto secondo le previsioni della vigilia: chi ha potuto si è liberato dei titoli sotto tiro pochi minuti dopo l'avvio delle contrattazioni. Tra i titoli sospesi per eccesso di ribasso a metà mattinata c'era anche quello della Banca popolare dell'Emilia-Romagna, socio di maggioranza del Banco di Sardegna. La Bper ha chiuso le contrattazioni facendo segnare un calo del 6,5%. Una performance che, tutto sommato, non sfigura di fronte ai rendimenti delle altre banche. Primeggia in negativo Mps con una perdita del 10,24%, l'istituto senese è seguito da Ubi Banca -7,95%, Bpm -7,91%, Mediolanum -7,26%, Unicredit -7,12%, Banco Popolare -6,73% e Mediobanca -6,56%. Considerato lo scenario si è difeso molto bene il Banco di Sardegna, le sue azioni hanno infatti fatto segnare una perdita del 2,43%.
Aldo Pavan, presidente della Banca di Cagliari ed ex preside della facoltà di Economia nell'ateneo del capoluogo, invita a non drammatizzare: «I risparmi dei sardi depositati in banca non corrono pericoli. L'euro è una moneta forte e la crisi di Atene avrà degli effetti del tutto marginali: l'Italia e la Sardegna possono stare tranquille. Dobbiamo avere fiducia nelle contromisure adottate dalla Banca centrale europea e nel potere di vigilanza della Banca d'Italia». Il numero uno del consiglio di amministrazione dell'istituto cagliaritano non nasconde però gli altri pericoli del momento: «La volatilità dei listini azionari rappresenta sicuramente un fattore in grado di preoccupare. I piccoli investitori e le persone poco esperte devono quindi stare alla larga dalle azioni. La speculazione agirà incontrastata fino al referendum di domenica. Nonostante questo voglio essere molto chiaro: nell'immediato non ci dobbiamo preoccupare di nulla. Qualunque sia la scelta che vorrà adottare il governo greco».
Anche per Gianfranco Sabattini, professore di politica economica dell'Università di Cagliari e saggista, non c'è nessun motivo per cadere vittime di isterie e angosce. Il docente spiega che sono solo i creditori di Atene a dover essere molto preoccupati. I sardi e le imprese possono dormire sereni: «Le banche e gli attori della grande finanza stanno facendo pressione sull'opinione pubblica europea per garantirsi la restituzione di quanto prestato nel corso di questi anni ad Atene. Per nostra fortuna l'Italia non è esposta nei suoi confronti e non mi risulta ci siano operatori sardi che abbiano fatto investimenti importanti in Grecia». Sabattini spiega però che il cerino potrebbe rimanere nelle mani di qualcuno: «I sardi possessori di titoli del debito pubblico greco potrebbero salutare capitale e interessi».
Matteo Mascia
 

LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 2
Ketty Corona, addio all’Agenzia nel 2016
La Regione presenta Sinnova, il salone dell’innovazione, e a sorpresa ricompare la presidente al centro di un caso
 
CAGLIARI Il terzo salone dell’innovazione – «Sinnova» dal 2 al 3 luglio al terminal crociere di Cagliari - sarà anche l’ultimo organizzato dal vecchio Consorzio Sardegna ricerche. Se prima dell’estate i consiglieri regionali daranno il via libera al disegno di legge della Giunta, la società consortile, nata dalle ceneri del glorioso Crs4 del premio Nobel Carlo Rubbia, diventerà un’Agenzia della Regione. A quel punto non sarà più autonoma nei bilanci e finirà sotto il controllo dell’assessorato alla Programmazione, come tra l’altro sollecitato più volte dalla Corte dei conti. Il che vuol dire: sta per finire anche la lunga stagione della presidente di Sardegna ricerche: Maria Paola Ketty Corona. Ha il contratto in scadenza, l’anno prossimo, e le era stato rinnovato dal centrodestra poco prima delle elezioni perse nel febbraio del 2014. Ma soprattutto continua a essere al centro di una vicenda giudiziaria personale: il fallimento delle società di famiglia. Vicenda che mesi fa aveva messo in imbarazzo la Giunta di centrosinistra, dopo la pubblicazione su La Nuova della notizia sull’irreperibilità della presidente, inseguita dalle istanze dei dipendenti-creditori dell’ex Gruppo Corona. Imbarazzo poi chiuso all’indomani di un carteggio fra l’Ufficio legale della Regione e la presidente del Consorzio. Con Maria Paola Corona decisa nel sostenere, carte alle mano, di non essere stata cancellata dalle liste dell’Anagrafe e quindi rintracciabile da chi l’avesse voluto. La Regione non ha insistito sul caso e il perché è presto scritto: la nuova Agenzia non prevede un presidente, ma solo un direttore generale ancora da nominare. Ecco perché, ieri mattina, Maria Paola Corona ha presentato la terza edizione di «Sinnova» e l’ha fatto subito dopo l’assessore alla Programmazione, Raffaele Paci, nel ruolo del padrone di casa.
Sinnova. Le nuove tecnologie applicate all’economia reale (agricoltura, agroindustria, turismo, beni culturali, energia e distretto aerospaziale ed energia) saranno come sempre l’intreccio di fili che terrà assieme le 130 imprese, grandi e piccole, iscritte alla terza edizione. L’anno scorso «Sinnova» era stata un successo: non solo salone dell’innovazione, con rapporti d’affari continui fra le aziende, ma una popolare fiera dell’innovazione. Settore in cui la Sardegna continua ad avere più di un’eccellenza, anche se i finanziamenti per la ricerca sono ancora molto al di sotto dell’uno per cento del bilancio della Regione. L’assessore Paci ha detto però che «è questa la nuova frontiera in cui investiremo buona parte dei fondi europei a disposizione e la sosterremo con strumenti finanziari. L’innovazione deve e dovrà essere una scommessa vincente». Come sempre «Sinnova» sarà il punto d’incontro e confronto fra i tre protagonisti della tecnologia: le strutture di ricerca, il settore pubblico e le imprese. A cominciare dalle star-up, 26 presenti al salone, frutto di quel laboratorio delle idee che aspetta solo di essere sostenuto. Vuole uscire dal limbo e diventare quell’impresa che produce fatturato e posti di lavoro. «Il futuro della Sardegna – ha detto Maria Paola Corona – deve passare attraverso lo sviluppo di un’economia intelligente, sostenibile e solidale. Abbiamo le potenzialità per essere riconosciuti come l’isola della conoscenza».
Le due giornate. Giovedì 2 e venerdì 3 luglio saranno scanditi dalla presentazione delle aziende, dai laboratori e dagli workshop, in cui spiccheranno la fabbricazione digitale, l’internet delle cose, il marketing dentro la Rete fino al mondo dei social network, cioè tutte le novità in cui la Sardegna vuole essere protagonista. Nell’area Fablab, il futuro prenderà forma anche con le stampanti in 3D, che potranno essere utilizzate da tutti, bambini compresi, per realizzare oggetti in plastica, in ceramica e persino prototipi di prdotti alimentari. L’interazione fra imprese e visitatori sarà continua, con alle spalle una buona e coinvolgente base ludica. Perché se la tecnologia vuol fare davvero far crescere economia e benessere dev’ essere di tutti e per tutti.
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Oristano – pagina 30
Una vigna con vista
su Mont‘e Prama
«Nessuna anomalia»
di Simonetta Selloni
 
CABRAS Gli archeologi e gli specialisti che con gli occhi del georadar scrutano il sottosuolo lo avevano detto con chiarezza: attorno a Mont‘e Prama, per una superficie estesa almeno sette ettari, c’è una vera e propria miniera, un tesoro inestimabile di reperti di importanza pari a quella dei Giganti. Ma i terreni attorno a Mont‘e Prama, di proprietà dei privati, non sono sottoposti ad alcun vincolo, né paesaggistico né archeologico. Almeno finora. E dunque non dovrebbe destare alcuna sorpresa se, a cento metri in linea d’aria dallo scavo, qualcuno stia facendo quello che a sempre fatto, Giganti o non Giganti: vale a dire arare, dissodare, piantare. E anche impiantare una vigna. Non è cambiato nulla, dunque, se non il fatto che ieri il Corpo Forestale abbia compiuto un ulteriore controllo – dei tanti che esegue, visto che ha l’onere della vigilanza sul sito –, e abbia ritenuto opportuno verificare cosa si stia facendo attorno a Mont‘e Prama. «Allo stato attuale, non c’è niente che non sia a norma», sottolinea Maria Piera Giannasi, comandante provinciale del Corpo Forestale. «Il nostro compito ci impone di guardare dentro il sito ma anche attorno. È un’area molto sensibile, stando agli archeologi. Ma, al momento, davvero non emerge nulla di illecito». Rincara la dose il comandante regionale, Gavino Diana. «Se si esaminano i rilievi aerei della zona, si vede che tutta quella parte del Sinis è intensamente coltivata. Gli scavi occupano solo una piccola parte. Le segnalazioni sul vigneto? Analoghe a quelle che facciamo in continuazione». Il problema sembra di altra natura. Questa zona, al di fuori dello scavo, è di un interesse archeologico indubitabile. Per dirla con il professor Gaetano Ranieri, ordinario di Geofisica all’università di Cagliari e deus ex machina del georadar, «Abbiamo riscontrato più di 5mila anomalie, alcune delle quali riconoscibili già dai rilievi, strutture complesse di 14 metri per 26 che potrebbero essere strade, dato che sarebbero lastricate, e che sono state rilevate in tre casi. Poi, tombe di due metri di altezza e costruzioni che sembrano edifici dotati di scale, diversi fossati, dentro e fuori dall'area di scavo, che custodirebbero frammenti di statue ». Ma quei terreni sono ancora assolutamente liberi, e nella disponibilità dei proprietari. La questione del vigneto sarebbe stata segnalata anche alla Regione. «Come tante altre. Se c’è da estendere un vincolo, lo faccia chi deve», sottolinea Diana. Per ora, i proprietari non commettono alcuna irregolarità. Quanto al titolare del terreno in cui viene impiantato il vigneto, potrà fregiarsi di trarne un grande vino. Vino da Giganti. Almeno fino a quando non ci sarà un vincolo concreto e formale sull’area.
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Cultura – pagina 31
Nel seminario di Oristano la più antica “Carta de Logu”
Della preziosa cinquecentina esistono solo altre due copie a Roma e a Torino
Conservata per secoli dagli Scolopi è oggi nella biblioteca arcivescovile
di Enrico Carta
 
ORISTANO Quando i catalano aragonesi ebbero modo di conoscerla nei dettagli, non fecero altro che prendere ispiurazione per far nascere un codice legislativo davvero al passo coi tempi. Ma la Carta de Logu, ovvero il codice di leggi scritto dai regnanti d’Arborea per garantire equità all’interno dei loro domini e successivamente esteso al resto dell’isola, maturò ben prima che Filippo II re di Spagna e la sua corte ne venissero a conoscenza attraverso il documento più antico oggi conservato in appena tre biblioteche di tutto il mondo. Nell’anno del Signore 1567, quando Filippo II aveva ricevuto, da poco più di un decennio, dalle mani di suo padre Carlo V che abdicò nel 1555 una parte notevole di quello che era stato il più grande impero che il mondo conoscesse, i giuristi catalano aragonesi entrarono in possesso del più antico documento oggi esistente che riguardi la Carta de Logu. Nella biblioteca del seminario arcivescovile di Oristano, già ricco di pezzi unici come incunaboli e cinquecentine, c’è quello che può essere considerato come il documento simbolo dell’identità e dell’unità sarda. È il commentario del giurista sardo – che gli spagnoli avessero lasciato fare questo lavoro a un sardo è una particolarità non da poco, quasi un riconoscere l’allora superiorità isolana nel campo del diritto – Geronimo Olives, che si fregiava del titolo di “avvocato fiscale” ovvero di giurista della corte del re. Il documento, conservato in copia originale contiene il testo del codice dei giudici di Arborea e di seguito le glosse, con le quali si commentavano passo dopo passo gli articoli della legislazione promulgata prima da Mariano IV e Ugone III, nella prima metà del 1300, e poi migliorata da Eleonora sul finire dello stesso secolo – secondo gli studiosi il grande lavoro sulla Carta de Logu fu effettuato tra il 1389 e il 1392 –. Appena tre decenni più tardi, la Carta divenne legge in tutta la Sardegna, dopo che nel 1421 nel parlamento di Cagliari, Alfonso re d’Aragona detto Il Magnanimo ne estese la giurisdizione alle altre zone dell’isola. Dell’antichissimo documento del Seminario, capostipite di tutti quelli sulla Carta de Logu, esistono solamente altre due copie che sono oggi custodite alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma e alla Biblioteca Reale di Torino, città da cui arrivò il re Carlo Felice che nel 1827, oltre 400 anni più tardi, sostituì con il codice che portava il suo nome la legislazione di Eleonora e dei giudici di Arborea. Il libro si è conservato grazie alla custodia che per secoli ne fecero i padri Scolopi che la acquistarono, come recita l’intestazione contenuta nel libro, da un non meglio precisato Collegio di Isili. Quando nell’800 furono soppressi gli ordini religiosi, questa edizione a stampa, una delle primissime in Sardegna visto che Gutenberg la inventò attorno alla metà del 1400, passò alla municipalità oristanese che però forse non ne entrò mai in possesso, perché dal canonico Aurelio Puddu morto nel 1968 passò direttamente alla biblioteca del Seminario arcivescovile. È qui che, seppur con fondi ridotti che arrivano dalla Cei, dalla Fondazione Banco di Sardegna, dalla Regione e dalla buona volontà dei rettori del Seminario che si sono avvicendati in questi anni, don Giuseppe Sanna e don Michele Sau, Antonella Casula, coordinatrice delle attività della biblioteca, e Adele Virdis che si occupa invece della catalogazione del fondo della biblioteca, proseguono l’opera di ricostruzione di un patrimonio inestimabile che nasconde altri tesori. A catturare l’attenzione sfogliando le pagine della più antica Carta de Logu conosciuta, tra le altre cose, ce n’è una alquanto significativa: in un’epoca in cui il sardo veniva soppiantato dal catalano in tutta la documentazione ufficiale, oltre al testo in lingua originale ovvero la parlata del Campidano di Oristano ai tempi degli Arborea, è a sua volta in sardo anche il commento del giurista Geronimo Olives. Altro segnale che quel testo, che ispirò i legislatori aragonesi, aveva un valore che generava il rispetto che gli diede chi estendeva i suoi sconfinati domini su mezza Europa e su quasi tutta l’America del sud.
 

Questionario e social

Condividi su:
Impostazioni cookie