Venerdì 12 giugno 2015

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
12 giugno 2015
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
 

 
 
L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA di venerdì 12 giugno 2015 / Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
MEDICINA. L’Urp smentisce la Regione, balletto di responsabilità tra assessori
Niente borse di studio per gli specializzandi sardi
Le parole dell’ufficio relazioni col pubblico smentiscono il comunicato stampa firmato dall’assessore regionale al Bilancio e dal rettore dell’università di Cagliari: «Per quest’anno non ci sono borse di studio regionali per gli specializzandi». Il pasticcio degli stanziamenti per i contratti dei giovani medici è tutt’altro che risolto: dopo la promessa di trovare una soluzione e l’annuncio di «un milione di euro in più per gli specializzandi», i neolaureati sardi rischiano di rimanere fuori dalle scuole. La notizia arriva dal call center della direzione generale della Sanità: «Posso assicurare che ho parlato con gli uffici competenti», la versione rilasciata al telefono: «Noi ci basiamo sugli atti e in questo caso non c’è nessun atto». Insomma: l’esatto contrario di quanto comunicato dalla Regione nemmeno due settimane fa. E nel frattempo salta fuori il rimpallo di competenze tra gli assessori al Bilancio e alla Sanità. Paci peraltro si chiede: «Perché i sardi non superano i concorsi nazionali?». RUFFI A PAGINA 3
 
Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
SCUOLE DI SPECIALIZZAZIONE. Assessori alla Sanità e al Bilancio, rimpallo di competenze
BORSE DI STUDIO, LA GRANDE BEFFA
Smentiti gli annunci: nessun posto riservato ai medici sardi
Basta la schiettezza di un ufficio relazioni col pubblico a stracciare un comunicato stampa firmato dall’assessore regionale al Bilancio e dal rettore dell’università di Cagliari: «Sì, ha capito bene: per quest’anno non ci sono borse di studio regionali per gli specializzandi». Il pasticcio degli stanziamenti per i contratti dei giovani medici è tutt’altro che risolto: dopo la promessa di correre ai ripari e gli annunci trionfali di «un milione di euro in più per gli specializzandi», i neolaureati sardi rischiano di rimanere fuori dalle scuole.
LA TELEFONATA E lo hanno scoperto chiamando il call center della direzione generale della Sanità: «Guardi, stanno telefonando in tanti. Io non so cosa abbiano detto o annunciato, ma le posso assicurare che ho parlato con gli uffici competenti: noi ci basiamo sugli atti e in questo caso non c’è nessun atto». Insomma: l’esatto contrario di quanto comunicato dalla Regione nemmeno due settimane fa.
IL DECRETO Per capire meglio è necessario fare un passo indietro fino al 26 maggio, quando il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini firma il decreto per le scuole di specializzazione. Nel documento non vengono citate le borse aggiuntive della Sardegna, mentre sono regolarmente previste quelle di Puglia, Veneto, Val d’Aosta e delle province autonome di Trento e Bolzano. Motivo semplice: la Regione non ha stanziato nemmeno un euro per i contratti dei primi anni, ma ha garantito una copertura solo per quelli successivi. Una dimenticanza? Nessuno lo ammette.
SARDI ESCLUSI Il rischio è semplice da capire: il concorso è su base nazionale e i medici sardi non possono competere numericamente con i colleghi del resto della Penisola. Quindi gran parte dei posti a disposizione negli ospedali sardi potrebbero essere assegnati ai giovani delle altre regioni. Ecco perché negli anni scorsi si rimediava con un centinaio di borse riservate ai sardi. Il 29 maggio la Regione dirama un comunicato: «Risolto il problema del finanziamento per le borse di studio degli specializzandi sardi in medicina». Ma la beffa è dietro l’angolo. In realtà per creare le borse aggiuntive si deve rettificare il decreto. E il ministero non lo ha ancora fatto.
RIMPALLO TRA ASSESSORI Il pasticcio è grosso e lo si capisce dal tentativo di rimpallo di competenze all’interno della Giunta regionale. «Dovete chiamare Raffaele Paci», risponde l’assessore alla Sanità Luigi Arru. «La competenza è di Arru, la posta in bilancio è sua», replica il vicepresidente e assessore alla Programmazione Paci. Chi ha sbagliato? Qualcuno si è dimenticato di inserire i soldi nella finanziaria? «I fondi sono a carico dell’assessorato al Bilancio e io non ho visto tecnicamente questo aspetto. Comunque lo Stato ha finanziato un numero superiore di borse rispetto allo scorso anno», dice Arru. I contratti previsti in Sardegna per il 2015 sono 236. L’anno scorso erano 160, ma a queste si aggiungevano 102 borse regionali riservate ai sardi. Morale: i posti ministeriali sono aumentati, ma i giovani medici dell’Isola rischiano di non toccare palla. «Sì, questo potrebbe essere un problema, che si sta cercando di risolvere», specifica ora l’assessore alla Sanità. Arru nei giorni scorsi ha scritto una lettera al ministero dell’Istruzione per correggere il bando. «L’ho mandata la settimana scorsa, ma ancora non ho ricevuto risposta».
L’INTERPELLANZA Nel frattempo della vicenda si occuperà anche il Consiglio regionale: «Non si comprendono i motivi che possano avere spinto l’assessorato regionale a non offrire questa opportunità ai medici sardi», dicono Anna Maria Busia e Roberto Desini, consiglieri del Centro Democratico che hanno presentato un’interpellanza. «Dal 2005 la Regione ha finanziato ininterrottamente borse di studio per la frequenza delle scuole di specializzazione in medicina e chirurgia, così come previsto dalle leggi nazionali e regionali». E ora? Il futuro lo dipinge la sezione provinciale di Cagliari del Sigm (segretariato italiano giovani medici): «La Regione Sardegna ha disatteso le promesse, creando un ulteriore problema occupazionale per i giovani medici sardi nel momento in cui il numero limitato di borse e il blocco del turnover sta costringendo un numero sempre maggiore di medici sardi a partire all’estero».
Michele Ruffi
 
 
L’UNIONE SARDA

 
2 - L’UNIONE SARDA di venerdì 12 giugno 2015 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
L’INTERVISTA. Il vicepresidente Raffaele Paci: quei fondi servono per le emergenze
«Perché i sardi non superano i concorsi nazionali?»
Assessore Paci, gli specializzandi sardi rischiano di rimanere senza borse di studio: di chi è la colpa?
 «È un capitolo di bilancio dell’assessorato alla Sanità».
 Allora perché il comunicato che annunciava la soluzione del problema è firmato da lei e dal rettore di Cagliari?
 «Io ho solo suggerito una soluzione contabile per affrontare la situazione».
Come mai non si è risolto nulla?
 «Io da quel giorno non me ne sono più occupato, so solo che si sono sentiti l’assessore alla Sanità e il rettore Del Zompo, hanno presenziato a un’assemblea con gli specializzandi in medicina. Il fatto che nessuno mi abbia più chiamato significa che è tutto a posto».
 Gli uffici dell’assessorato alla Sanità stanno comunicando ai neolaureati che non ci saranno borse regionali.
«Le faccio una domanda. Quante altre regioni finanziano contratti aggiuntivi? Quattro. Trentino, Friuli, Puglia, Veneto. Non è che siano tantissime».
 Certo, ma i giovani sardi rischiano di rimaner fuori.
 «Il problema è che i nostri laureati in medicina non riescono a entrare nelle graduatorie nazionali».
 Perché non sono stati stanziati i soldi per le borse?
 «La Finanziaria è stata approvata dal Consiglio regionale».
 Quindi la colpa è da dividere con tutta l’aula?
 «I soldi servono a coprire tante emergenze. Lo scrivete voi tutti i giorni sul giornale. Trenino verde, Arst. Siccome non possiamo battere moneta, le risorse sono scarse. Se si usano più fondi per qualcosa non ne rimangono per un’altra. Per gli specializzandi ci sono sei milioni di euro che copriranno le annualità precedenti. Cosa facciamo, andiamo a dire ai lavoratori della Multiss, che verranno licenziati tra qualche settimana, che metteremo più soldi per gli studenti che non riescono a entrare in graduatoria?».
M.R.
 
 

L’UNIONE SARDA

3 - L’UNIONE SARDA di venerdì 12 giugno 2015 / Commenti (Pagina 12 - Edizione CA)
GUERRA TRA MEDICI (SPORTIVI)
In riferimento all’articolo "Guerra tra medici sportivi: in appello vince Tocco", apparso l’8 giugno, vorrei fare chiarezza per ovviare a una certa leggerezza con cui non raramente vengono trattati argomenti delicati e complessi come quelli che riguardano l’Università. Qui di medico dello sport, e non sportivo!, ce n’è uno solo ed è Tocco (6 anni di corso di medicina più 4 di specializzazione contro i 3 anni di Isef più qualcos’altro della concorrente); secondo: a ben guardare non v’è chi non veda l’incommensurabile superiorità dei titoli scientifici di Tocco rispetto a quelli della concorrente, ma un organismo giudiziario ha ben ritenuto di ritardarne il riconoscimento per 2 anni; terzo: il sottoscritto, allora presidente della prima commissione di concorso, non aveva nessun titolo ad esprimere giudizi personali, né di astensione né di promozione per i candidati, in quanto la procedura concorsuale non lo prevedeva; quarto: è assolutamente tendenziosa l’osservazione scritta sull’articolo «il concorso era viziato (quello di cui ero presidente) e il Dipartimento ne aveva bandito uno nuovo», in realtà anche per questo primo ricorso al Tar della Massidda l’Università si è appellata al Consiglio di Stato e si è in attesa della sentenza. Nel frattempo io stesso avevo consigliato al Rettore di allora di procedere a ribandirlo per evitare disagi agli studenti di scienze motorie; infine, la campionessa di ginnastica artistica, che io sappia, ad oggi non è ricercatrice universitaria.
Alberto Concu
Già professore ordinario, Cagliari
 
 
L’UNIONE SARDA

4 - L’UNIONE SARDA di venerdì 12 giugno 2015 /Cronaca di Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
AEROPORTO. Nato da un giorno, il bimbo è in cura a Roma
Volo di soccorso per un neonato
Appena un giorno di vita e una patologia tanto grave da metterne in pericolo la vita: un bambino appena nato, ricoverato nel reparto di Neonatologia del Policlinico universitario di Monserrato, ha dovuto essere trasferito con urgenza all’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma la notte tra mercoledì e ieri per poter essere sottoposto a cure mediche specialistiche e sopravvivere.
La richiesta di trasporto è stata inoltrata dal presidio sanitario cittadino alla Prefettura, da dove poi è stata girata alla “Sala situazioni” dello “Stato maggiore Aeronautica” che a quel punto ha preparato il volo da Cagliari per Roma. Il neonato è stato sistemato in una speciale culla termica e, accompagnato dal padre e dallo staff medico del Policlinico, fatto salire a bordo di “Falcon 50” del 31esimo Stormo di Ciampino, mezzo utilizzato per trasporti di Stato e missioni di soccorso quali l’aiuto d’urgenza di ammalati e di traumatizzati gravi, il trasferimento di organi per trapianti e l’intervento a favore di persone in situazioni di rischio.
Il velivolo è atterrato all’aeroporto di Elmas a mezzanotte ed è ripartito poco dopo verso Roma, dove ha toccato la pista dopo circa 45 minuti. Da qui il piccolo paziente, il genitore e i camici bianchi sono stati trasportati con un’ambulanza all’ospedale romano.
 
 
L’UNIONE SARDA

5 - L’UNIONE SARDA di venerdì 12 giugno 2015 /Esteri (Pagina 11 - Edizione CA)
LONDRA. «Le donne un problema»
Commenti sessisti, lascia il premio Nobel
LONDRA Ha fatto marcia indietro, ma non abbastanza, perché in realtà ha confermato la sua visione sessista, peggiorando le cose e mettendo in serio imbarazzo gli ambienti scientifici britannici. Il premio Nobel britannico Tim Hunt, 72 anni, ha lasciato il suo incarico alla University College London (Ucl) dopo aver sollevato un polverone affermando che le donne nei laboratori costituiscono un «problema» in quanto «le difficoltà con le ragazze» spesso danneggiano la scienza. Hunt, premio Nobel per la medicina nel 2001, durante una conferenza mondiale in Corea del Sud ha sottolineato che è meglio non avere donne nei laboratori perché «ci innamoriamo di loro, si innamorano di noi e quando le criticate si mettono a piangere».
 
 
 



LA NUOVA SARDEGNA
 
6 – LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 12 giugno 2015 / Lettere e commenti - Pagina 19
Formazione dei medici e sanità penalizzata
La mancata formazione e la penalizzazione dei nuovi aspiranti medici rappresenta un grave problema per la nostra regione poiché il vuoto formativo dei professionisti sardi potrebbe ripercuotersi sulla inadeguata tutela della salute, diritto individuale e collettivo sancito dalla nostra costituzione. Sono d’accordo con la professoressa Tognotti,che rammenta alla Regione il dovere di redigere una programmazione sanitaria e definire l’assetto delle strutture sanitarie.
Francesca Cuccu, Nuoro
 
 
LA NUOVA SARDEGNA 
7 – LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 12 giugno 2015 / Lettere e commenti - Pagina 19
LA POLEMICA SULL’UNIVERSITÀ
La qualità della ricerca in Italia è tra le migliori al mondo
Un recente intervento del professor Saba sulla Nuova Sardegna dipinge l’università italiana come inadeguata, corrotta, improduttiva in termini di didattica e ricerca e quella inglese, da cui, peraltro, vanta la sua provenienza, come il modello da adottare. Questo enunciato, oltre che affetto da confirmation bias - per dirla con un termine sicuramente familiare ad un Cambridge scholar - suona anche autoreferenziale, nel senso che afferma qualcosa in riferimento a se stessi. Nel caso specifico è anche contradditorio, in quanto il professor Saba ha insegnato con continuità solo nell’università italiana e vi ha anche conseguito la laurea che gli ha consentito l’accesso a Cambridge, immagino per il PhD. Da cui: o Cambridge è un’università non troppo selettiva, se anche chi ha una formazione accademica italiana può accedervi, o l’università italiana (Sassari inclusa) è di buon livello perché dà una preparazione adeguata per Cambridge. Se dovessi far riferimento alle sole esperienze personali, propenderei per la seconda ipotesi: i nostri laureati che vanno in Inghilterra, anche a Cambridge, hanno grande successo e si trovano, spesso, avvantaggiati, rispetto ai colleghi inglesi. Purtroppo le impressioni e le esperienze individuali non sempre rispecchiano la realtà; occorrono dati oggettivi. Si può discutere su come quantificare la validità della produzione didattico-scientifica di un paese o di un singolo ricercatore/docente; però, ormai, la valutazione su basi oggettive è prassi assodata, anche se non tutte le discipline si prestano allo stesso modo. Se guardiamo all’abilitazione scientifica nazionale (ASN) per professori di prima e seconda fascia, vediamo criteri di valutazione diversi per discipline "bibliometriche" e "non bibliometriche". Nelle prime si adottano valutazioni basate su parametri numerici (le famose mediane da superare), spesso determinati da discutibili algoritmi, nelle seconde c’è più spazio per valutazioni soggettive. Anche se questa distinzione può apparire manichea, vero è che esistono saperi con approcci nomotetici e altri con approcci idiografici. I primi, fondati su ciò che Kant ha descritto come una tendenza a trovare leggi generali che spieghino fenomeni oggettivi, si basano su verifiche sperimentali. I secondi, fondati su ciò che Kant descrive come una tendenza a spiegare fenomeni e comportamenti particolari, operano sui prodotti dell’intelletto umano, focalizzano fenomeni non ripetibili, unici, spesso soggettivi e sono tipici della sfera umanistica. Una quantificazione oggettiva del merito in ambito nomotetico, per quanto approssimata, è possibile, grazie a tutto l’armamentario fatto di impact factor, Hirsch index e simili, con cui vengono valutati gli studiosi e le loro istituzioni. Su queste basi tutti i luoghi comuni sulla malauniversità sono categoricamente smentiti. L’Italia si piazza al secondo posto, insieme al Canada, per produzione scientifica rispetto alla spesa. Ciò significa che università e Cnr hanno un’efficienza molto elevata, che la preparazione dei nostri laureati che scelgono la ricerca è ottima e che il loro elevato impegno, spesso da precari, compensa la miseria dei finanziamenti governativi. Sapevamo già di fisici e fisiche che dalla (presunta) malauniversità italiana approdano ai vertici del Cern, ma è tutta la nostra scienza ad essere ben messa. Università italiana inadeguata? Può darsi, ma allora solo in ambiti disciplinari ancora influenzbili dell’eredità antiscientifica crociana. A questo proposito qualcuno si chiedeva se l’economia politica fosse nomotetica o idiografica, senza riuscire a darsi una risposta.
 
 
LA NUOVA SARDEGNA 
8 – LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 12 giugno 2015 / Sassari - Pagina 31
Al via tre giorni di convegno nazionale con 130 delegati di 49 sezioni
Gli “Erasmus” invadono la città
SASSARI Sassari sarà capitale nazionale dell’Erasmus per tre giorni di fila, dal 12 al 14 giugno, in occasione della seconda Piattaforma nazionale 2015 di Esn- Italia – Erasmus student network, l’associazione che con 466 sezioni europee lavora con gli atenei per accogliere e integrare gli studenti stranieri e per promuovere l’Erasmus e le mobilità internazionali studentesche nelle università e nelle scuole. Oltre 130 delegati in rappresentanza delle 49 sezioni italiane di Esn si troveranno a Sassari, all’hotel Grazia Deledda, assieme a numerosi ospiti internazionali, per partecipare al periodico convegno nazionale sull’Erasmus, questa volta organizzato dalla sezione di Sassari di Esn-Italia. È un impegno che l’associazione sassarese ha portato avanti con entusiasmo, in collaborazione con l’università degli studi di Sassari, l’ufficio relazioni internazionali dell’ateneo, con il patrocinio del Comune di Sassari e il sostegno di diversi sponsor. Non è un caso che Sassari sia stata scelta come sede di questo grande evento: negli anni la sezione cittadina di Esn ha dimostrato grande vivacità, al servizio di una comunità studentesca Erasmus che, nell’ateneo turritano, è in costante aumento. Quest’anno sono ben 827 gli studenti in mobilità all’estero, 382 per motivi di studio e 341 per tirocini, un risultato, soprattutto quest’ultimo, che pone l’università di Sassari ai primi posti nelle classifiche degli atenei italiani. L’anno scorso erano complessivamente 701, di cui 356 per motivi di studio e 272 per tirocini. Sono, inoltre, più di 200 gli studenti stranieri che anche quest’anno hanno scelto di spendere la loro borsa Erasmus a Sassari: oltre 50 sono arrivati con il progetto erasmus traineeship in Sardinia (erano 11 solo due anni fa). Il programma della piattaforma nazionale Erasmus prevede tre giornate intense di relazioni, seminari e discussioni plenarie in cui ci si confronterà per arricchire i progetti di portata nazionale e sviluppare le idee innovative che contraddistinguono l’Erasmus student network. All’inaugurazione della piattaforma, domani alle 15, presenzieranno Sabrina Ledda e Stefania Maiore, a capo dell’organizzazione dell’evento, il sindaco Nicola Sanna, il rettore Massimo Carpinelli e il delegato del rettore per l’Erasmus e le mobilità internazionali studentesche, Piero Sanna.
 
 
LA NUOVA SARDEGNA 
9 – LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 12 giugno 2015 / Sassari - Pagina 31
LA MISSIONE
Il rettore Carpinelli in Cina, l’università guarda a Oriente
SASSARI L’Università guarda a Oriente e trova in Cina nuove collaborazioni di elevato livello scientifico e didattico. Il rettore Massimo Carpinelli, accolto nei giorni scorsi dall’ambasciata d’italia nella repubblica popolare cinese, ha portato a casa diversi nuovi accordi di collaborazione con istituti universitari cinesi. Lo scopo della missioneera intessere nuovi rapporti, finalizzati allo scambio di docenti e studenti, alla costituzione di corsi di laurea congiunti e alla cooperazione scientifica. M assimo Carpinelli ha siglato accordi con la Beijing University of Chemical Technology (Buct), le università di Tinajin e Nankai, l’Università normale di Luoyang. L’ateneo di Sassari collaborerà anche con il Beijing Dongfanguokang, l’organizzazione governativa che si occupa della formazione dei medici cinesi nelle più prestigiose università straniere, come la Harvard Medical School e il Mayo Clinic. Il primo risultato di questa alleanza sarà l’arrivo a Sassari, a ottobre 2015, di un primo gruppo di 30 medici specializzati, che completeranno la formazione all’università turritana. Dalla Cina giungeranno anche docenti di lingua cinese, a seguito dell’accordo con Hanban-Istituto Confucio. Durante la sua missione, il rettore Massimo Carpinelli è stato insignito de titolo di Professore onorario dalla Luoyang University. La Design Week di Tianjin. La missione di Massimo Carpinelli, supportata dall’azione dell’addetto scientifico dell’Ambasciata, Plinio Innocenzi, ha avuto inizio a Tjanjin, a Sud-Est di Pechino. Il rettore ha partecipato all’apertura della "Tianjin Design Week", prestigioso evento dedicato al design. Nella fiorente città portuale ha anche avuto luogo la riunione dei soci del consorzio interuniversitario italiano per Tianjin, di cui fanno parte le Università Federico II e Orientale di Napoli. Nel corso della visita, il rettore dell’università di Sassari ha stipulato accordi con le università di Tianjin e Nankai. Coinvolti numerosi corsi di laurea dell’Università di Sassari, e in particolare quelli del Dipartimento di Architettura, Design e Urbanistica che con questi accordi rafforza la sua dimensione internazionale. Un nuovo superacceleratore. Prima di riprendere la via della Sardegna, Massimo Carpinelli ha incontrato Yfang Wang, Direttore dello IEHP- Institute of High Energy Physics of the Chinese academy of sciences. Lo Iehp, con oltre mille ricercatori, è il più grande centro di ricerca per la fisica fondamentale della Cina e si sta candidando a costruire un superacceleratore ancora più potente dell’Lhc, che ha permesso al Cern di scoprire il Bosone di Higgs.
 
 
LA NUOVA SARDEGNA 
10 – LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 12 giugno 2015 / Sardegna - Pagina 9
Cultura e spettacoli - Pagina 34
Domani il corteo, che partirà alle 17 da piazza Caduti del lavoro. E nei giorni scorsi un convegno all’Università
SASSARI IN PIAZZA CONTRO OMOFOBIA E RAZZISMO
di Massimo Dell’Utri
Omofobia: la sua definizione è breve e semplice, come un rapido sguardo a qualsiasi dizionario della lingua italiana può rivelare. Si tratta della paura suscitata dall’omosessualità, o – per essere più precisi – dalla costellazione LGBT (il noto acronimo che indica le persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender). È una paura che trova un’immediata manifestazione nel linguaggio, e molto spesso con toni ingiuriosi. Una domanda sorge perciò spontanea anche in una persona dotata del più tenue senso morale: che fare per arginare un fenomeno così sgradevole? Di questo si è parlato nei giorni scorsi in una tavola rotonda organizzata dal Mos, il movimento omosessuale sardo, moderata da Massimo Mele e ospitata nell’aula magna del Dipartimento di Scienze umanistiche e sociali. Il fenomeno dell’omofobia è stato così inquadrato grazie al contributo di studiose e studiosi di linguaggio artistico, giuridico e filosofico, di operatori e operatrici sociali, e di rappresentanti delle istituzioni, contributi da cui è emersa una pluralità di risposte alla domanda di sopra: che fare? Fenomeno vasto. Una delle prime cose da fare è senza dubbio prendere coscienza dell’entità del fenomeno dell’omofobia. Istruttiva a tal proposito l’illustrazione che due psicologi clinici e dello sviluppo dell’Università La Sapienza di Roma, Maria Rosaria Nappa e Salvatore Ioverno, hanno fatto dei risultati di un’indagine sponsorizzata dal Comune di Roma e finalizzata a comprendere il fenomeno del bullismo omofobico nelle scuole. L’indagine (dal bellissimo titolo "lecosecambiano@roma") ha evidenziato come il 47% delle studentesse e degli studenti dichiara di sentire spesso espressioni omofobiche dai compagni di scuola e il 25% di aver sentito le stesse espressioni da insegnanti. L’8% poi dichiara di aver subito bullismo omofobico almeno una volta. Ecco dunque un’utile piattaforma per rispondere alla domanda «che fare?» e per individuare azioni volte a valorizzare le differenze e a combattere la dispersione scolastica derivante dall’uso dei linguaggi omofobici. Cosa fanno i media? È opinione comune che i mezzi di comunicazione di massa, in particolare la televisione, abbiano un ruolo diseducativo. Come ha sottolineato Sonia Borsato, storica dell’arte e specialista di fotografia, la televisione trasmette una molteplicità di modelli comportamentali: ci “insegna” come dobbiamo fidanzarci, sposarci, come allevare figli e via dicendo. Ma, da attenta analista qual è, ha giustamente notato che non siamo vittime di immagini ineluttabili: dobbiamo imparare a usarle. L’aspetto legislativo in materia di linguaggi omofobici è stato affrontato da Vilia Fiorillo, che ha analizzato il ruolo del legislatore e gli ostacoli che esso incontra in gran parte delle nazioni. È almeno dal 1994, ha osservato, che l’Unione Europea emana risoluzioni anti-omofobia, ma i singoli Stati sembrano faticare a rispondere con un’adeguata legislazione in materia. Vorrei fare allora un’affermazione provocatoria: queste risoluzioni dell’Ue mostrano che il diritto a venir tutelati contro i linguaggi dell’omofobia, e dunque a vivere serenamente il proprio orientamento sessuale, è già un diritto ampiamente riconosciuto, anche se non acquisito formalmente ovunque. Se non altro è riconosciuto per pura via inferenziale a partire dai principi fissati dalle Carte che costituiscono l’ossatura del nostro vivere civile. Leggi e valori. Prendiamo ad esempio la Dichiarazione universale dei diritti umani promulgata dall’Onu nel 1948, il cui articolo 2 recita: «Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere», una formulazione echeggiata praticamente alla lettera dall’articolo 3 della nostra Costituzione o ancora dall’articolo 7 della stessa Dichiarazione dell’Onu. Tutte queste disposizioni contengono in modo “implicito” il diritto alla tutela contro i linguaggi omofobici. Perché allora permangono forti resistenze omofobiche? I motivi sono diversi, ma ne voglio indicare uno di carattere “metodologico”. Abbiamo visto all’inizio che centrale nel fenomeno dell’omofobia è la paura, un sentimento irrazionale motivato da un insieme di opinioni, valori, convinzioni, pregiudizi. Parlare al cuore. Se le cose stanno così, allora nessuna argomentazione razionale, nemmeno la più ineccepibile sotto il profilo logico, riuscirà a scalfire una posizione omofobica evidenziandone l’inconsistenza morale. Non è una schiacciante dimostrazione logico-razionale che potrà far cambiare opinione in casi del genere, ma un confronto in cui larga parte ha la persuasione nel suo aspetto più alto e nobile. Se un interlocutore omofobico comincerà a mutare posizione, lo farà soltanto se avremo l’abilità di formulare argomentazioni persuasive che mirano alla sfera emotiva, e non solo alla ragione. Ecco: se riusciremo a capire questo, il tenore del nostro dibattito politico e la qualità delle nostre leggi non ne avranno che a guadagnare.
 
 
LA NUOVA SARDEGNA 
11 – LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 12 giugno 2015 / EXPO I segreti dei centenari
Dal ministrone della famiglia Melis ai prodotti della Zona Blu di Okinawa
Oggi il primo confronto tra le delegazioni, bio-alimentare in primo piano
CIBI ELISIR DI LUNGA VITA, intesa Giappone-Sardegna
MILANO Sardegna e Giappone alleati all’Expo nella caccia agli elisir di lunga vita. Da stamane via a una prima serie d’incontri istituzionali tra le delegazioni di Roma e di Tokyo, allargate alle rappresentanze regionali del Belpaese. In una rassegna internazionale che ha come chiave strategica il tema Nutrire il pianeta - Energia per la vita diventano centrali le esperienze di parti della Barbagia-Ogliastra e dell’isola di Okinawa su alimentazione e stili esistenziali di comportamento. La Regione. «Da parte nostra c’è un interesse eccezionale – dichiara l’assessore al Turismo della giunta Pigliaru, Francesco Morandi – Approfondire tratti simili fra le Zone Blu del mondo, ossia quelle aree contrassegnate da una straordinaria presenza di centenari come quelle nipponiche e le nostre, rientra assolutamente tra i nostri programmi per il futuro. Adesso ci sono in gioco accordi commerciali e finanziari. Ma non dimentichiamo di sicuro le prospettive: una rassegna come questa ci apre grandi opportunità anche sotto il profilo delle correlazioni tra bio-alimentare e stili di vita. Non è un caso, insomma, che uno dei nostri slogan all’interno della manifestazione descriva la Sardegna come l’Isola senza fine». Relazioni già in atto. Non è la prima volta che Sardegna e Giappone si confrontano sul piano dei reciproci rapporti economici. Anzi, le relazioni da questo punto di vista sono datate. Risalgono addirittura al periodo della Sir dell’industriale petrolchimico Nino Rovelli, il Clark Gable della Brianza, a cavallo tra gli anni ’60 e ’70. Un’epoca nella quale decine di delegazioni tecniche partite da Tokyo sbarcavano ogni anno prima ad Alghero e poi a Porto Torres per uno scambio di know how e altre conoscenze tra colossi del settore. Da allora gli operatori nipponici hanno continuato a guardare con attenzione all’Isola senza fine, pronti a cogliere chance e opportunità d’investimento. Come nel settore della produzione di pneumatici e nell’acquisto di grosse partite del Tonno rosso di Carloforte. Tanto da diventare col tempo i principali acquirenti dei pescatori impegnati nelle cicliche mattanze nel mare di San Pietro. Pavillon Japan. I vertici programmati per oggi sono più di carattere politico-istituzionale che strettamente operativi sul versante commerciale. Vengono considerati insomma incontri preparatori in vista della discesa in campo degli imprenditori e dei finanzieri interessati a tessere una nuova rete incrociata di relazioni. Il Palazzo Giappone, per ammissione unanime degli osservatori uno dei migliori tra i padiglioni delle 145 Nazioni rappresentate all’Expo, ha già tutte le carte in regola per rivelare la vetrina di prodotti e segreti che possono catturare l’attenzione degli operatori. Così come quella dei genetisti, degli antropologi e degli altri studiosi impegnati nell’isola a ricercare chiavi comuni per svelare i codici che hanno garantito lunghissima vita a tanti abitanti di Okinawa e di alcuni paesi rimasti per secoli isolati nella Sardegna centro-orientale. Big della divulgazione. Tutti posti, questi, dove le troupe giornalistiche e gli staff scientifici giapponesi sono di casa da molti anni. Assieme agli staff delle università di Cagliari e Sassari. Nei giorni scorsi, a Perdasdefogu, si è spenta sulla soglia dei 108 anni Consola Melis, entrata con gli otto fratelli nel guinness dei primati per la longevità familiare. Il loro minestrone proprio di recente e è stato esaltato a New York da Dan Buetter, l’autore del best seller sulle Blue Zones: oggi, di fatto, uno degli elisir che la Regione tenta di vendere al mondo come simbolo dell’Isola senza fine.
 


QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa MIUR

 

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