Domenica 31 maggio 2015

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
31 maggio 2015

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 68 - Edizione CA)
Scienze dell'Educazione. Progetto dell'università
Con Mauro Sarzi oggi studenti-burattinai e domani pedagogisti
 
Basta il nome, Mauro Sarzi, e immediatamente il pensiero corre ai burattini. A quegli straordinari, poetici, magici, a volte irriverenti, personaggi di pezza, e altri materiali di riciclo che si animano e sono capaci di affascinare adulti e bambini. Ci sono principi, streghe, serpenti e folletti: personaggi che vengono dal passato. Basta un po' di fantasia e creatività, e la magia del teatro dei burattini prende vita. Stavolta succede alla facoltà di Scienze dell'Educazione e della Formazione dell'università di Cagliari, dove per la prima volta in Italia viene istituito il primo corso accademico per burattinai. Burattinai speciali oggi, pedagogisti domani. «L'idea nasce dal fatto che con i burattini puoi arrivare a farti capire da tutti, soprattutto dai bambini», spiega Sarzi. «Con questo corso diamo agli studenti gli strumenti necessari per lavorare nel mondo dell'infanzia».
Grande merito di questo progetto, soprattutto culturale, è di Gian Pietro Storari, docente di Filosofia del linguaggio all'università di Cagliari. «Abbiamo iniziato quest'anno a fare questo esperimento, dal prossimo anno avremo un corso di livello avanzato. In questo modo gli studenti sono in grado di organizzare un racconto, strutturarlo, e far sì che i bambini vengano coinvolti nella comunicazione e nella relazione attraverso i burattini».
In trenta ore, gli studenti hanno creato i burattini, lavorato sulla caratterizzazione dei personaggi, sulla voce, fino ad arrivare allo spettacolo finale, “Tachellina e l'acqua magica”.
«Con i burattini si può comunicare qualsiasi cosa a qualsiasi interlocutore», dice Soraia Secci, una delle streghe. La forza dei burattini è proprio questa. «Stimolano la creatività, la curiosità, giocando tutto sull'improvvisazione», aggiunge Erika Solinas. «Ogni burattino è un pezzo a sé, per questo in ognuno c'è sempre qualcosa di nuovo e inaspettato», le fa eco Carlotta Podda. Ma c'è anche altro. «I burattini ti consentono di fare anche un lavoro personale», confessano tutti i protagonisti. «Si rimettono in gioco piccole paure, e alla fine ogni burattino ha sempre qualcosa di noi». (mau.ma.)
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Economia (Pagina 26 - Edizione CA)
Tiscali Innovazione:
oggi i premi ai campioni delle start up
 
Sharing economy, internet delle cose, promozione di prodotti Dop e Igp. Questi i temi più gettonati, nella terza edizione dello Start Up Weekend, che stasera all'Open campus di Tiscali a Sa Illetta vivrà il suo momento decisivo, con la presentazione dei progetti, di eventuali prototipi e il verdetto della giuria, che sceglierà l'idea più innovativa e di maggior potenziale per trasformarla in realtà imprenditoriale, facendone appunto una vera start up.
Dopo i pitch d'esordio e la formazione dei team di lavoro, da venerdì sera i 111 partecipanti - 16 donne - sono ininterrottamente all'opera per costruire la loro start up, seguiti in ogni fase da più coach, professionisti del settore, pronti a canalizzare idee e spunti nella catena di montaggio.
I 45 developer, i 14 designer e i 54 non tech hanno ancora poche ore, delle 54 a disposizione, per completare ogni fase del progetto. Alle 17 è prevista la consegna dei lavori. Un'ora dopo, durante l'incontro aperto al pubblico, ciascuna delle dieci squadre avrà cinque minuti a disposizione. Per illustrare nel dettaglio quanto realizzato e convincere la giuria composta dal padrone di casa, Renato Soru, da Mario Mariani (The net value), Antonio Perdichizzi (Working capital) e Sebastiano Baghino (Sardegna ricerche) che la loro applicazione, innovazione, strategia meriti più delle altre di vedere la luce e approdare sul mercato.
Clara Mulas
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’unione Sarda
Cultura (Pagina 69 - Edizione CA)
Khorakhanè, zingano, rom: più nomi, una storia sociale
Quaderni storici. Presentato a Cagliari il prestigioso quadrimestrale storiografico
 
Nel tempo di Salvini, i “Quaderni Storici” de Il Mulino, prestigioso quadrimestrale storiografico, dedicano il secondo volume del 2015 agli “Zingari: una storia sociale”. L'archivio sfida la narrativa dell'odio nell'Italia che promuove l'integrazione con le ruspe, lo sfrontato lapsus del razzismo mascherato da ordine e diritto.
Zingaro, zingano, gitano, khorakhanè, griego, rom. I nomi di una storia errante che ha conosciuto stanzialità e integrazione, anche in Sardegna. Sardo è il curatore dei Quaderni, lo studioso Massimo Aresu, che ha presentato a Cagliari il volume insieme all'ottomanista Nicola Melis. Nell'opera collettanea il saggio intitolato “Relazioni e trasformazioni di una famiglia zingano-gitana nella Sardegna spagnola- I De Olivas, Naturals sarts”.
Con pazienza certosina Aresu ha ricostruito i movimenti essenziali dei gitanos nella Sardegna spagnola fra XVI e VIII secolo. «Le compagini zingare o gitane di stanza in Sardegna nel periodo moderno», scrive Aresu, «sono state oscurate da una doppia dimenticanza, dal momento che né gli studiosi sardi né gli specialisti di settore sembrano aver dato rilevanza a una presenza che pure appare attestata nelle fonti». Il lungo oblio che ha trasformato le testimonianze di integrazione e diritti in marchio d'inappartenza volontaria.
«È incredibile che 500 anni fa gli zingari godessero di diritti che oggi sono quotidianamente messi in discussione», ha affermato Aresu durante l'incontro, tenutosi nell'aula magna della facoltà di Scienze Politiche. Artigianato, commercio di cavalli ed esercito per gli uomini, guaritrici e maghe le donne. Non è il realismo magico di Marquez in “Cent'anni di solitudine”: la storia dimostra la presenza organica gitana nel tessuto sociale del continente europeo. Nei secoli.
Le narrative xenofobe, talvolta supportate dall'intellighenzia romanì, hanno invece negli ultimi decenni raccontato gli zingari come minoranza transnazionale incapace di integrazione. Le belle immagini del film “Dimmi che destino avrò” (2014) di Peter Marcias hanno ricordato in sala le opportunità e le discriminazioni del nostro presente.
Cin-agari , genti straniere secondo la lingua romanès, o acingani se la parola venire da una lingua altra, il greco, che assimilava gli zingari alla setta anatolica degli athinganoi , eretici e artigiani di magia e divinazione. Non esistono certezze sull'origine del termine, se non una convergenza semantica dove finiscono per intrecciarsi libertà e magia, alterità e misticismo. Poi, nel 1971, il congresso mondiale dei popoli romanì a Orpington, Londra, dove si decise per l'ecumenico rom. Zingari, pertanto, conserva la sua purezza etimologica solo in ambito accademico.
Fuori la storia ha insozzato, pervertito il termine. Fino alla recente politica della ruspa nel paese della brava gente , lo stereotipo farabutto che dipinge gli italiani come delicati interpreti della febbre dominatrice: razzismo, egemonia, sfruttamento. Tutti mali presenti nel pur breve curriculum dell'Italia unitaria, dall'imperialismo ritardatario e feroce in Africa alla discriminazione dei meridionali nelle regioni del Boom economico. Pochi hanno difeso la bellezza delle minoranze, della diversità:
Qualche rom si è fermato italiano \come un rame a imbrunire su un muro\saper leggere il libro del mondo con parole cangianti e nessuna scrittura \nei sentieri costretti in un palmo di mano \i segreti che fanno paura scrisse Fabrizio De André in quel capolavoro che è “Khorakhanè”.
«Per il momento lasciateci la parola rom», ha detto durante l'incontro Vasfiye Sulemanovic Seferovic , protagonista nell'ottobre 2014 del triste episodio di razzismo avvenuto in una scuola elementare di Monserrato. Una trentina di madri avevano protestato contro l'assunzione della Seferovic come bidella dell'istituto, operazione inserita in un progetto d'integrazione dell'Ue. Perché i rom sono europei, italiani, e sardi: Finché un uomo ti incontra e non si riconosce \e ogni terra si accende e si arrende, la pace .
Luca Foschi
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Speciale (Pagina 67 - Edizione CA)
Cancro alla cistifellea, fra le cause
l'infezione batterica da salmonella
LA SCOPERTA. Nel team una ricercatrice di Iglesias
 
L 'infezione batterica da salmonella è fra le cause del cancro alla cistifellea. Ora, in paesi come l'India, dove questo tumore è la terza causa di morte, si potrà prevenire con interventi igienico-sanitari e programmi di vaccinazione. La scoperta scientifica, pubblicata dalle più importanti riviste di settore, fra cui Cell Host&Microbe, è stata fatta in Olanda dal team di ricercatori guidati da Jacques Neefjes del Netherlands Cancer Institute di Amsterdam.
All'esito della ricerca, fra le più innovative nei Paesi Bassi degli ultimi anni, ha contribuito il lavoro e la passione di una ricercatrice sarda, Tiziana Scanu, 40 anni di Iglesias, anche lei fuggita dall'Italia con una laurea da 110 in Scienze Biologiche: «La nostra ricerca, portata avanti con l'università indiana di Varanasi, dimostra come un altro batterio patogeno, la Salmonella Typhi, possa innescare un processo di trasformazione cellulare fino all'insorgenza di un tumore in soggetti che sono portatori cronici di questo batterio. Quando i portatori cronici sviluppano delle particolari mutazioni genetiche alla cistifellea, l'infezione da salmonella può contribuire al processo di carcinogenesi».
La scoperta apre le porte a una nuova coscienza scientifica: «I risultati ottenuti dimostrano che un tumore come quello alla cistifellea possa essere prevenuto eradicando l'infezione batterica da salmonella, che lo causa. Dunque è possibile che altri batteri possano contribuire all'insorgere di alcuni tumori». Fra gli esempi: «La Chlamydia trachomatis, batterio a più alta trasmissione sessuale in Europa e negli Usa che spesso rimane “nascosto” prima di essere diagnosticato. Anche in questo caso, gli studi sulla popolazione hanno riscontrato che le donne portatrici del virus del Papilloma, se sono infettate anche da questo batterio, raddoppiano il rischio di sviluppare un cancro alla cervice uterina».
Un grande passo avanti per la ricerca contro il cancro: «È importante sapere che altri batteri patogeni sono stati associati all'insorgenza di particolari tumori». I test di laboratorio sono cominciati dagli studi epidemiologici: «Sapevamo che l'infezione cronica da Salmonella Typhi era associata all'aumento di quasi dieci volte del rischio di insorgenza di questo tumore, ma nessuno aveva ancora dimostrato un diretto ruolo dello stesso batterio». Lo scetticismo degli scienziati è stato vinto dall'ostinazione di una sarda, la principale ricercatrice che ha dato alla luce questa nuova scoperta dopo sette anni di studi.
Ilenia Mura
 

LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Cagliari24Ore – pagina 9
esperti a confronto
Prevenire patologie tiroidee:
sì a sale iodato e integratori
 
CAGLIARI Uno spot ("Basta esami inutili, serve più iodio") e un decalogo per contrastare le patologie della tiroide. La Settimana e la Giornata mondiale di prevenzione ai mali tiroidei ha avuto a Cagliari il suo epicentro. Gli endocrinologi guidati da Stefano Mariotti hanno incontrato prima i cittadini al Policlinico universitario di Monserrato.
Poi, studenti, genitori e docenti dell'Istituto "Satta-Spano-De Amicis". Incontri, informazioni e visite tese a "ribadire l'importanza della corretta alimentazione per prevenire il gozzo. Gran parte della patologia nodulare tiroidea può essere prevenuta con una semplice misura di profilassi: garantire un adeguato contenuto di iodio nella dieta. L'esame ecografico della patologia nodulare porta alla diagnosi di un gran numero di patologie tiroidee minori che solo in piccola parte, se non diagnosticate, determinano conseguenze clinicamente rilevanti. La prevenzione parte da sale iodato e integratori a base di iodio. E la dieta deve prevedere alimenti a elevato contenuto di iodio: latte e latticini, uova, pane, pesce di mare. (mario frongia)
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Lettere e commenti – pagina 19
Penalizzati i giovani medici sardi
La Giunta non deve dimenticare che c’è in ballo la programmazione sanitaria e l’assetto delle strutture e degli enti del servizio sanitario
di Eugenia Tognotti
 
Di per sé il fatto che ci sia “un milione in più” per le borse di studio agli specializzandi sardi in Medicina potrebbe suonare come una buona notizia, soprattutto se non si guarda a tutti i risvolti della vicenda che, naturalmente, interessa l’intera società sarda e non solo la formazione specialistica dei giovani medici. Intanto, diciamocelo, è abbastanza curioso (e scoraggiante) leggere che, all’ultimo momento, è “stata trovata la copertura”, cosa che rimanda ad un tour de force dell’ultimo minuto per trovare canali a cui attingere per le risorse.
Quella di giungere col fiato corto per la scadenza che incombe – e con i rappresentanti degli Atenei che incalzano – non è precisamente quello che ci si aspetterebbe dalla Regione, quando si tratta di ambiti cruciali come il sistema sanitario e il diritto alla salute della comunità sarda. C’è da chiedersi, anche se non nella veste di “addetti ai lavori”, com’è - e per “distrazione” di chi - sono venuti a mancare in Finanziaria i fondi per i contratti, e proprio quest’anno, in coincidenza con l’approvazione da parte della Giunta regionale della legge che consente solo ai neolaureati sardi di usufruire delle borse messe a disposizione dalla Regione.
Una cosa è certa: quello che si profila all’orizzonte è un preoccupante vuoto in termini di numero di professionisti adeguatamente formati e in grado di rispondere nel migliore dei modi alle domande di cura, così come si evolveranno nel tempo.
Perché la novità del concorso nazionale per le scuole di specializzazione, ha prodotto questo risultato: il numero dei sardi vincitori delle borse si è drasticamente ridotto. L’anno scorso, per dire, con il concorso nazionale sono stati attribuiti all’isola 118 contratti, di cui 47 della Regione Sardegna: di queste solo 16 (vale a dire meno di un terzo) sono andate a giovani laureati locali.
È appena il caso di dire che, naturalmente, “i continentali” vincitori delle borse, chiamati a scegliere una sede, non privilegiano di certo quelle più lontane e difficili da raggiungere, e che comportano spese e difficoltà di spostamento. Cosa che ha determinato una preoccupante situazione: in alcune Scuole, come quella, importante di Cardiologia, solo uno su sei specializzandi è sardo. È facile immaginare che nel breve volgere di qualche anno, tornati nei luoghi di provenienza i vincitori continentali delle borse, la Sardegna si troverà di fronte ad una preoccupante carenza di figure professionali necessarie al sistema sanitario. Del resto basta affidarsi, per l’immediato, all’evidenza dei numeri: i posti attribuiti alla Sardegna dallo Stato per l’anno 2014/2015 sono 192, corrispondente pressappoco al 40% del fabbisogno di specialisti nell’isola, quantificato in 481 nella Conferenza Stato-Regione.
Ora, sulla base di stime, sia pure approssimative, si può calcolare che circa il 14% di contratti sarà ricoperto da giovani medici sardi: il che rimanda a un divario, che definire preoccupante è poco. Per scongiurare i vuoti del fabbisogno formativo, la Giunta dovrebbe inserire fondi adeguati nella Finanziaria e mettere in campo ben più del milione così faticosamente recuperato e dei dieci contratti che corrispondono a un decimo circa di quelli (102) richiesti tra Sassari e Cagliari. Non si tratta di questioni di poco conto.
E neppure del destino personale dei singoli, i giovani medici locali, di cui occorre incentivare il percorso di formazione, un obiettivo tanto sbandierato, quanto fin qui poco perseguito: in ballo c’è la programmazione sanitaria, il futuro assetto delle strutture e degli enti del servizio sanitario regionale e il diritto alla salute dei sardi, che non è davvero poco. Non di solo Mater Olbia…
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 22
Scorporo Asl-Aou: «Fitto mistero e senza i sindacati»
La protesta di Cisl-Fp, Uil-Fpl, Fials, Nursind e Nursing up
«I commissari straordinari non ci hanno mai convocato»
di Vannalisa Manca
 
SASSARI Qualche mese fa una stretta di mano tra i neo commissari straordinari di Aou e Asl e i sindacalisti, insieme a una manifestazione di piena apertura al dialogo, aveva ben disposto i rappresentanti dei lavoratori di fronte ai grandi cambiamenti previsti dalla riforma sanitaria. Ma quel tavolo che si pensava sarebbe stato aperto nell’immediatezza non è mai stato convocato, mentre i dirigenti della sanità sassarese lavorano al processo di incorporazione nell’azienda ospedaliero-universitaria di Sassari del presidio ospedaliero Santissima Annunziata, che fa capo all’Asl 1. Da qui il disappunto delle segreterie territoriali di Cisl-Fp, Uil-Fpl, Fials, Nursind e Nursing up, che hanno inviato un documento di protesta alla Regione e ai dirigenti della sanità del territorio, lamentando la «totale mancanza di coinvolgimento e di un reale confronto nei processi di scorporo degli ospedali dalle Asl e il conseguente trasferimento dei dipendenti nelle nuove aziende ospedaliere». Vale ricordare che i commissari straordinari devono predisporre, entro 90 giorni dal loro insediamento, un piano di riorganizzazione e riqualificazione dei servizi sanitari, redigendo uno specifico progetto di scorporo e di riconversione al fine di individuare le attività da trasferire alle strutture territoriali, ai costituendi ospedali di comunità, alle case della salute e al nuovo Areus (Azienda regionale di emergenza e urgenza della Sardegna). Il processo che riguarda Asl 1 e Aou coinvolge 1.500 lavoratori e perciò, ricordano i sindacati, non si possono «escludere dalle decisioni i dipendenti e le organizzazioni che li rappresentano». Le cinque organizzazioni sindacali si dicono convinte che «si è innanzi a un caso classico di cessione di ramo d’azienda e come tale va affrontato». Nulla trapela su come si stia lavorando ai piani di riorganizzazione, sottolineano i sindacati nella lettera inviata al presidente della giunta regionale Francesco Pigliaru, all’assessore alla Sanità Luigi Arru, al presidente del consiglio regionale Gianfranco Ganau, ai commissari straordinari di Asl e Aou, Agostino Sussarellu e Giuseppe Pintor. Ci sarebbero una serie di prescrizioni normative - che i sindacati ricordano nel dettaglio all’interno del loro documento - che la dirigenza di Asl e Aou avrebbe tralasciato di applicare. Inoltre, «a un mese dalla presunta data dello scorporo - 1 luglio 2015 - non si sa ancora quali strutture passeranno dalla Asl alla Aou e con che criterio passerà il personale, in particolare quello di supporto all’attività ospedaliera propria; a titolo esemplificativo, il personale che lavora a supporto del presidio e dipendenti che operano nei servizi amministrativi». Insomma, per i sindacati questo fitto mistero che aleggia sulla “materia” non fa ben pensare e anzi crea non poca preoccupazione tra i lavoratori che sottolineano che «errori o leggerezze nelle procedure di scorporo potrebbero determinare in futuro esuberi di personale, un domani difficilmente riassorbibili e gestibili». A fronte di queste incertezze, le segreterie territoriali chiedono l’immediata attivazione delle procedure di confronto, come previsto dalle norme, tra le organizzazioni sindacali, la dirigenza di Aou e Asl, per sottoscrivere un formale protocollo d’intesa che garantisca i lavoratori. Inoltre, chiedono la presentazione di dati e una bozza di piano di scorporo (anche questo previsto dalla legge di riforma), così da ragionare su informazioni reali e su documenti, mettendo a tacere le troppe voci di corridoio che oggi contribuiscono a disorientare personale e utenza. I segretari Monni, Cuccuru, Dettori, Pileri e Ruzzu chiedono l’effettiva decorrenza al primo gennaio 2016 del passaggio del Presidio Santissima Annunziata all’Aou. E naturalmente, risposte subito o attiveranno azioni per tutelare il personale.
 

Questionario e social

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