Sabato 23 maggio 2015

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
23 maggio 2015
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA di sabato 23 maggio 2015 / Cronaca di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
Il Centro unico di trapianti di midollo osseo ottiene l’accreditamento internazionale
BINAGHI-MICROCITEMICO AL TOP
Più speranze per i pazienti colpiti dai tumori del sangue
Quando cinque anni fa hanno unito le loro forze, Binaghi e Microcitemico, creando il Centro unico di trapianti di midollo osseo, sapevano che insieme i risultati sarebbero stati più che brillanti. Ma ora che è arrivato l’accreditamento internazionale Jacie, la massima attestazione al mondo, la struttura diretta da Giorgio la Nasa (40 trapianti all’anno, ben 750 dall’87 a oggi fra entrambi i centri) può vantarsi di un prestigioso riconoscimento che in Italia hanno solo altre quattro strutture (Roma, Pisa, Firenze, Torino). Rispondendo a rigorosi standard, parametri e visite ispettive, la “Rete trapiantologica metropolitana” di Cagliari (di cui fa parte anche il centro trasfusionale del Brotzu), nata dalla sinergia tra Università e Asl, è oggi in grado di garantire cure di eccellenza nella lotta ai tumori del sangue e alla talassemia, e in futuro anche per le malattie di importazione (anemia falciforme).
IL RISULTATO Le due équipe, universitaria e ospedaliera, lavorano in simbiosi dal 2010, da quando cioè i due centri, quello del Binaghi (pioniere dei trapianti di midollo in Sardegna, il primo nel 1987 sotto la regia del professor Licinio Contu) e quello dell’ospedale Microcitemico, si sono fusi: due punti di eccellenza, uno specializzato nei trapianti di midollo su adulti, l’altro sui bambini, che ora osservano le stesse procedure e gli standard di qualità riconosciuti a livello internazionale. Risultato raggiunto costituendo un unico laboratorio di crioconservazione al Binaghi, rimodulando le camere sterili del Microcitemico e utilizzando una banca dati del sangue comune (quella del Brotzu). «L’accreditamento è una condicio sine qua non per poter operare nel campo internazionale anche ai fini della ricerca di donatori all’estero - spiega il direttore del Cut La Nasa - le due équipe, medica e infermieristica, hanno condiviso da subito il progetto volto a ottenere la certificazione, coinvolgendo anche studenti e specializzandi. Unendo gli sforzi Università-ospedali si è potuto raggiungere questo risultato molto importante dal punto di vista operativo».
SCENARI PIÙ AMPI I primi a testare il risultato saranno i pazienti che, grazie all’accreditamento, avranno accesso alle migliori cure in campo internazionale. Un passo avanti indispensabile di fronte all’aumento tra i sardi dei tumori del sangue, come i linfomi. Ed è naturale che il rettore medico e ricercatore, Maria Del Zompo, esprima la sua «grande soddisfazione: perché questo non è un riconoscimento al merito ma a quello che facciamo e a come lo facciamo, e la qualità della ricerca fa la differenza in questi casi. E le ricadute si avranno sulla stessa formazione degli studenti di Medicina e delle Professioni sanitarie». Il commissario straordinario dell’Aou, Giorgio Sorrentino, si augura di portare anche questa eccellenza nel presidio di Monserrato. «È qui il futuro della sanità della Sardegna. Il prossimo anno costruiremo altri quattro blocchi per completare il rientro a casa di tutte le strutture universitaria».
Carla Raggio
 
  
 
2 - L’UNIONE SARDA di sabato 23 maggio 2015 / Primo Piano (Pagina 6 - Edizione CA)
Ne parlano Manconi e Gessa
CANAPA LEGALE?
Il senatore del Pd Luigi Manconi, il farmacologo Gian Luigi Gessa e il sostituto procuratore della Corte d’appello Sergio De Nicola si confronteranno oggi a Cagliari sul tema della legalizzazione della canapa, nella conferenza “Piantiamola con il proibizionismo”, organizzata dall’associazione universitaria La locomotiva. Appuntamento alle 15.30 nell’aula magna del liceo Siotto Pintor in viale Trento.
 
 
 
3 - L’UNIONE SARDA di sabato 23 maggio 2015 / Speciale (Pagina 57 - Edizione CA)
EDITORIA
La Cuec si rilancia con Novamedia Sardegna

Novamedia rilancia il marchio Cuec Editrice con un ricco programma di pubblicazioni per il 2015-16. La diffusione della notizia del fallimento della vecchia e storica cooperativa Cuec, fondata negli anni settanta da studenti e docenti dell’ateneo cittadino, ha fatto nascere qualche dubbio sul futuro dell’omonima e prestigiosa casa editrice. La Cooperativa Sardegna Novamedia, che da alcuni anni (dal 2010) ha acquisito la proprietà del marchio Cuec Editrice, conferma invece che l’attività continuerà con rinnovato impegno.
Reduce dal successo riportato al recente Salone del libro di Torino la casa editrice Cuec Editrice by Sardegna Novamedia ha pubblicato diversi volumi nel corso dell’anno, puntando come sua tradizione sul meglio della saggistica e della ricerca prodotta nell’Isola. Di recente ha pubblicato un prodotto multimediale dedicato all’opera omnia di Emilio Lussu. È in corso di stampa l’attesissimo libro di Walter Piludu, “Il cugino comunista. Viaggio al termine della vita”.
 
 
 
4 - L’UNIONE SARDA di sabato 23 maggio 2015 / Salute (Pagina 49 - Edizione CA)
SANITÀ Sistema in crisi in un paese di vecchi
Prevenzione per garantire ancora cure
Il Servizio sanitario nazionale è paragonabile a una nave che si sta dirigendo verso la “tempesta perfetta”. Gli elementi per prevedere lo scenario imminente sono chiari: più malattie croniche (ipertensione, diabete, malattie cardiovascolari e tumori), tagli alla spesa sanitaria, scarsi investimenti, blocco del turn over. E già la metà circa degli anziani è in difficoltà ad avere le cure di cui avrebbe bisogno con picchi che raggiungono il 70 per cento al Sud. Bastano alcuni numeri per comprendere la portata del possibile “naufragio”: negli ultimi 60 anni in Italia il numero di cittadini di età pari o superiore ai 65 anni è aumentato di oltre 30 volte. Nel 2015 sono previsti oltre 13 milioni di over 65 e, in base ai dati Istat, nel 2030 saranno più di 16 milioni.
Nell’ultimo ventennio il numero degli italiani con una malattia cronica è aumentata dal 35,1 al 37,9% (pari a 2,7 milioni di cittadini), mentre la percentuale di persone colpite da almeno due di queste malattie è passata dal 17,7 al 20% (2 milioni).
I multicronici saranno quasi 13 milioni nel 2024 e oltre 14 milioni nel 2034, pari rispettivamente al 20,2% e 22,6% della popolazione (nel 2013 si attesta al 14,4%). E il sistema rischia di non riuscire a reggere le crescenti richieste di salute. Ma la nave si può salvare e la ricetta, che prevede anche una nuova educazione del cittadino a usare le prevenzione per «non affogare» nella tempesta futura è contenuta nel volume «La tempesta perfetta», edita da Vita e Pensiero, presentato ieri al Ministero della Salute con gli autori, Walter Ricciardi, Claudio Cricelli, Vincenzo Atella e Federico Serra. «Innanzitutto - spiega Ricciardi, Ordinario di Igiene presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e Commissario dell’Istituto Superiore di Sanità - è necessario evitare che il Sistema Sanitario Nazionale sia l’espressione, a volte schizofrenica, delle volontà di 21 Regioni e Province Autonome. Questo non significa voler tornare indietro al dirigismo centralista precedente agli anni 2000». E intanto l’Italia, in merito ai corretti stili di vita, si attesta fra le peggiori realtà europee. Il nostro Paese è, infatti, terzo, dietro a Grecia e Stati Uniti, presentando il 30,9% di bambine tra i 5 ed i 17 anni di età in condizione di sovrappeso o obesità, nonostante un patrimonio di tradizioni e cultura legato ai benefici della dieta mediterranea.
«La nuova rotta - Claudio Cricelli, presidente della Simg (società italiana - dovrà spostare risorse economiche e umane dalla cura delle malattie alla prevenzione».
Un altro aspetto centrale riguarda gli investimenti. «Ma non sono solo le mura degli ospedali ad invecchiare - sottolinea il Vincenzo Atella, Direttore del Ceis Tor Vergata (Center for Economic and International Studies). Il blocco del turnover pone il problema di un personale sanitario sempre più anziano e insufficiente per soddisfare le necessità dei pazienti». «Negli ultimi 13 anni - continua Federico Serra, Vice Presidente Public Affairs Association - vi è stata una totale assenza di visione strategica e di governance nel settore della programmazione delle risorse umane in Sanità, che ha visto arrivare l’intero sistema sull’orlo della non sostenibilità, a causa della perdita di equilibrio tra accesso alla formazione pre-laurea, alla formazione post-laurea (Scuole di Specializzazione e formazione specifica di Medicina Generale) e al mondo del lavoro. Si potrebbe dire che le modalità di contenimento della spesa adottate finora hanno preferito il razionamento alla razionalizzazione».
  
 
5 - L’UNIONE SARDA di sabato 23 maggio 2015 / Speciale (Pagina 54 - Edizione CA)
Per Mondadori il raffinato studio della ricercatrice sarda Valeria Deplano
Quando l’Africa diventò la nostra terra di conquista

La storia culturale esprime una nuova metodologia di approccio e di comprensione delle relazioni che un popolo ha con il proprio passato. Si tratta di un campo di studi che mira ad abbracciare un campo più ampio della storiografia; esso non si limita ad analizzare la letteratura accademica, ma, ampliando lo spettro d’analisi, presta attenzione ai mezzi mediante i quali si è diffusa, ne analizza le sue rappresentazioni e la sua ricezione da parte dei cittadini. È sulla base di queste nuove linee di ricerca e di interpretazione storiografica della cultural history che prende le mosse lo studio della ricercatrice cagliaritana Valeria Deplano, “L’Africa in casa. Propaganda e cultura coloniale nell’Italia fascista”.
Il volume presenta una ricerca innovativa sul concetto di italianità, condotta su un rigoroso spoglio documentale delle fonti archivistiche e a stampa, e fornisce un quadro esaustivo di una tematica, gli studi coloniali, che vive una nuova stagione interpretativa. Dalla costruzione del consenso fascista alla conclusione dell’esperienza coloniale, lo studio affronta in maniera puntuale un tema oramai parte integrante del dibattito storiografico. Inserito a pieno titolo nella storia d’Italia, il colonialismo ha recuperato l’attenzione grazie a una nuova declinazione che lo ha reso elemento chiave per comprendere il processo di costruzione dell’identità nazionale. Letta nel quadro della storia culturale, l’esperienza coloniale diventa momento di passaggio di fondamentale importanza per comprendere le dinamiche del consenso al regime. Sebbene il tema dell’espansione coloniale in Libia e nel Corno d’Africa sia stato già ampiamente dibattuto - il progetto di Mussolini si inseriva nel più vasto contesto politico-diplomatico europeo dei primi decenni del Novecento - il lavoro di Valeria Deplano esprime la sua originalità rintracciando e mettendo insieme i tasselli di un mosaico composito, quello dell’esperienza coloniale italiana, che, posti insieme, delineano letture e realtà spesso inedite. Emblematiche in tal senso sono le vicende dell’Istituto Coloniale Italiano: fondato nei primi del ’900 per volontà di un gruppo di politici, esploratori e intellettuali, per «illuminare il paese intorno all’azione coloniale, intesa a sviluppare la vita economica e a dirigere opportunamente la nostra emigrazione», e per «promuovere e incoraggiare la diffusione della cultura coloniale», l’isituto subirà un radicale rinnovamento. Rinominato Istituto Coloniale Fascista nel 1928, gli venne affidata «una precisa missione politica e culturale: quella di creare una coscienza coloniale tra gli italiani». Attenzione, sostegno e spazio alle iniziative promosse furono gli strumenti coi quali il regime fascista si assicurò la riappropriazione e la centralità del tema nel dibattito pubblico della nazione. Affermatasi grazie alle molteplici attività promosse dagli istituti geografici e coloniali la coscienza coloniale svolse una precisa funzione nella fabbrica del consenso dell’imperialismo di regime. Suddiviso in quattro capitoli e condensato in circa duecento pagine, il volume si apre con una data simbolo, il 1926, quando a pochi giorni dal fallito attentato di Zamboni, Benito Mussolini si reca in Libia, primo viaggio di un presidente del Consiglio italiano in Africa. È questo un evento importante che getterà le basi per l’avvio della propaganda e dell’educazione coloniale, che in pochi anni entrerà a pieno titolo nell’immaginario pubblico e privato degli italiani. Una questione complessa, quella dei possedimenti coloniali, che non terminerà con la fine della guerra, ma che avrà pesanti ripercussioni anche nel dibattito politico dell’età repubblicana.
Luca Lecis



LA NUOVA SARDEGNA 
 
6 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 23 maggio 2015 / Sardegna - Pagina 4
di Stefano Ambu
Riconoscimento internazionale al Binaghi e Microcitemico di Cagliari
Trapianti di midollo, l’isola al top
CAGLIARI Talassemia, patologie oncoematologiche. E le nuove malattie emergenti, di importazione, come l’anemia falciforme. In Sardegna c’è un centro unico di trapianti di midollo osseo di caratura internazionale: strutture operative da anni che ora, insieme, hanno ricevuto il patentino della Jacie, un accreditamento a livello mondiale. Sì, perché il centro unico di trapianti di midollo osseo Binaghi-Microcitemico risponde a tutti quei requisiti e parametri previsti dalla comunità scientifica che certificano la validità di tutte le attività, dalla cura alla formazione dei professionisti che daranno continuità alla battaglia. Un riconoscimento che proietta i due ospedali uniti nella top 5 nazionale insieme alle altre quattro strutture accreditate come rete trapiantologica metropolitana. Due storie, quelle dei due nosocomi, che si intrecciano e si rafforzano. Portano in dote circa settecento trapianti di midollo osseo eseguiti. Per quanto riguarda il Binaghi i numeri, dal 1987, parlano di 446 interventi. Per il Microcitemico, ma qui si parte dal 1993, i trapianti eseguiti sono stati 249. Per quanto riguarda il Centro unico per il momento si va avanti con una quarantina di interventi all’anno. Ma le potenzialità della struttura – ha assicurato Il direttore Giorgio La Nasa – garantiscono che si possa arrivare tranquillamente a quota cinquanta. «Non è un riconoscimento al merito – ha detto il rettore dell’Università di Cagliari Maria Del Zompo – ma a quello che facciamo: riguarda quali e quanti risultati otteniamo». Il Binaghi è specializzato nei trapianti di midollo su adulti, il Microcitemico è specializzato nella cura con le stesse metodiche sui bambini. Con punti di contatto importantissimi e funzionali al risultato finale. Ad esempio un unico laboratorio di crioconservazione e una banca dati comune. Strutture fondamentali per evitare il rischio di costosi doppioni. Della rete fa parte anche il Centro trasfusionale dell’ospedale Brotzu. Ora l’accreditamento internazionale- per il quale si è lavorato con la realizzazione delle camere sterili e del nuovo laboratorio- prevede la valutazione ispettiva congiunta del Centro nazionale sangue e del Centro nazionale trapianti dell’Istituto superiore di Sanità. La procedura di accreditamento è stata avviata nel 2010. Importante anche la ricaduta sulla formazione degli studenti del Corso di Laurea di medicina e di chirurgia e dei medici specializzandi in ematologia. E anche sui pazienti: il percorso diagnostico è ora sostenuto da una certificazione di qualità internazionalmente riconosciuta.
 
 
 
7 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 23 maggio 2015 / Lettere e commenti - Pagina 17
L’OPINIONE
Ciò che è veramente importante è la capacità di un individuo di apprendere, elaborare e poi fare “tabula rasa” delle sue convinzioni rimettendole in gioco
CERVELLI IN FUGA, NON È VERO CHE SONO I MIGLIORI AD ANDARSENE
di Alberto Mariani
Da bambino ero affascinato dagli scienziati e, forse ancora di più, dalla loro vita, così fantastica e misteriosa, così lontana dalla mia... Poi, diventato scienziato io stesso, tutto si è capovolto e ciò che allora mi appariva esotico adesso è divenuto quotidiano. La verità è che ho capito che non c’è poi così tanta differenza tra i due mondi. Tuttavia, nell’immaginario collettivo la gente continua a pensare agli scienziati come ad essere speciali. La realtà è diversa, ed è molto più banale: essere uno scienziato è una cosa, essere brillanti un’altra, essere geniali un’altra ancora. Per fare lo scienziato, cioè per occuparsi di ricerca scientifica, ci si laurea e si intraprende una carriera in ambito pubblico o privato passando attraversi concorsi, selezioni o semplici colloqui. Non esistono situazioni o sentimenti assolutamente prevalenti: alcuni neolaureati aspirano all’industria, altri all’accademia, alcuni vogliono restare in città, altri sono disposti ad andarsene, altri lo desiderano. Alcuni privilegiano l’Italia, altri l’estero. Sono proprio come tutti gli altri, tanto che alcuni motivano la loro decisione sulla base dei desideri di carriera, altri sulla base della vita privata, altri lasciano che sia il caso a decidere. Alcuni provano una strada e hanno successo, altri non ci riescono e sono costretti a cambiarla. È in questo arcobaleno di situazioni che nasce il "cervello in fuga". Per definizione, si tratta di un genio, spesso incompreso in patria, spesso oggetto di ingiustizie, che - se solo tornasse - metterebbe tutti in riga sul piano intellettuale e morale. Però, se solo torniamo qualche riga indietro, e riconsideriamo il fatto che il mondo degli scienziati è variegato tanto quanto gli altri, ci accorgiamo che un cervello in fuga non ha maggiori probabilità di un "cervello stanziale" di essere anche brillante o, addirittura, di essere geniale. Molto più semplicemente, a volte il cervello in fuga è semplicemente peggio di chi lo ha sopravanzato in Italia. Partendo da questa banale presa d’atto, mi chiedo per quale motivo si guardi sempre a chi ha lasciato il nostro Paese come se fosse dotato di qualità superiori, e per quale motivo si debbano costruire percorsi privilegiati, fatti di concorsi riservati (o addirittura prescindendo da qualunque valutazione comparativa) per incentivarne il rientro. A mio modo di vedere, dopo avere investito soldi pubblici per formare nuovi scienziati, le risorse successive dovrebbero essere impiegate per favorire l’assunzione in Italia di quelli di loro che sono veramente meritevoli, disincentivando così l’eventuale loro fuga all’estero, piuttosto che usarle per favorire il rientro di chi all’estero è già e che, rispetto a chi è restato qui, può vantare solo questo come titolo preferenziale. Andare all’estero è importante per la formazione e per la crescita dell’individuo ma, mediamente, non lo è più di quanto lo sia andare in un’altra città o, magari, semplicemente quanto cambiare gruppo di ricerca. Ciò che è veramente importante è la capacità di un individuo di apprendere, elaborare e poi fare tabula rasa delle sue convinzioni, di rimetterle in gioco selezionandole in continuazione. E questo può avvenire in qualunque parte del mondo.
* Professore associato
dipartimento di Chimica e Farmacia
Università di Sassari
 
 
 
8 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 23 maggio 2015 / Oristano - Pagina 19
CONSORZIO UNO
Meetjob, l’Università incontra il lavoro
ORISTANO Anche quest’anno il Consorzio Uno, in collaborazione con le associazioni studentesche e i Corsi di Laurea, organizza il MeetJob, l’evento formativo finalizzato alla diffusione della conoscenza sulle professionalità operanti nei settori di interesse dei corsi di laurea attivi presso la sede universitaria di Oristano. Dopo la manifestazione dedicata al corso di laurea in Economia e Gestione dei Servizi Turistici tenutasi nei giorni scorsi, il 27 maggio sarà la volta del corso in Biotecnologie Industriali, con una serie di testimonianze sui diversi sbocchi professionali per i laureati del corso. In programma al mattino, a partire dalle 9.30, dopo i saluti dei rappresentanti delle istituzioni che concorrono alla realizzazione della manifestazione, la conferenza “Le professioni del Biotecnologo”, con gli interventi di Paolo Mossone, direttore della Fondazione Imc - Centro Marino Internazionale di Oristano, Riccardo Motterle, direttore Sviluppo Biotecnologie della Fabbrica italiana sintetici di Vicenza, e di Angelo Ruiu, Direttore del Dipartimento di Oristano dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna. Al termine la testimonianza di Carlotta Atzeni, laureata in Biotecnologie Industriali qui a Oristano e oggi impiegata presso la cooperativa Latte Arborea. Nel pomeriggio, alle 15, ancora Motterle, Fabbrica Italiana Sintetici, terrà un seminario dal titolo “Biocatalisi industriale: dal laboratorio all’impianto” mentre alle 17 gli studenti saranno i protagonisti dei colloqui con le aziende e delle selezioni per l’assegnazione di un tirocinio con borsa. Le diverse attività in programma si svolgeranno presso il Chiostro del Carmine.



 

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