Domenica 12 aprile 2015

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
12 aprile 2015
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA di domenica 12 aprile 2015 / Cronaca di Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
 
Proposta trasversale per ospedale civile ed ex cliniche universitarie «Mai più un ex Marino»
Un centro della solidarietà negli edifici dismessi 
A spargere paura è l’ex, nel senso della parola. Quando quella preposizione compare davanti a un edificio che ha perso una funzione - il caso più emblematico e l’ex, appunto, ospedale Marino -, di solito la città perde un grande luogo e guadagna un gigantesco problema. Se, poi, gli edifici inutilizzati si moltiplicano, la situazione può diventare ingestibile.
I BENI Oltre che il carcere di Buoncammino, in città sono liberi - o si stanno progressivamente liberando - edifici come l’ospedale San Giovanni di Dio, la Clinica “Aresu” (o Clinica medica, di fronte all’ospedale) e la Clinica pediatrica “Macciotta”. La maggioranza di centrosinistra, in realtà tutte le forze politiche rappresentate in Consiglio comunale tranne Forza Italia, spingono affinché quei luoghi non abbiano un destino che li porterà a essere ruderi. Alcuni, soprattutto l’ospedale frutto del genio di Gaetano Cima, sono giganteschi e di grande pregio architettonico. L’ordine del giorno trasversale, scritto dal presidente della commissione Politiche sociali (Fabrizio Rodin, del Pd), è stato firmato anche da consiglieri del centrodestra tranne appunto Fi: prevede che uno di quegli edifici, o una parte nel caso di quelli più grandi, diventi il quartier generale degli operatori delle politiche sociali: «Di tutti gli operatori», scandisce Rodin, «cioè pubblici e privati, quindi le associazioni».
LA PROPOSTA Il ragionamento è semplice: «Comune, Provincia, Asl, Ateneo, Azienda mista ospedaliero-universitaria, Diocesi, associazioni di volontariato», ha proposto Rodin e ha ratificato il Consiglio, «sono sparpagliati in tutta la città, spesso in periferia. La scelta migliore è evitare l’abbandono di un edificio pubblico concentrando lì tutto ciò riguarda le Politiche sociali, come fanno in numerosi altri Comuni, tra cui Quartu dieci anni fa: un’unica sede, vastissima. Il coordinamento e la cooperazione tra diversi soggetti sarebbe favorito, inoltre si risparmierebbero molti soldi: custode unico, linea wi-fi unica, manutenzione di un’unica sede invece che di tanti posti diversi». In particolare, Rodin pensa di compensare (in parte) l’Università cedendo i locali di viale Sant’Ignazio, considerata la fame di aule del polo giuridico dell’Ateneo.
L’ACCORPAMENTO Per quanto riguarda le politiche sociali, l’elenco delle sedi degli operatori - pubblici e privati - è lungo: quelle dei vari enti pubblici, l’ex mattatoio in via Po dove la Caritas gestisce uno spazio di circa 700 metri quadri in cui garantisce l’assistenza con i pacchi di cibo e vestiario alle famiglie indigenti della città e dell’hinterland, il Centro di solidarietà “Giovanni Paolo II” in viale Sant’Ignazio, le organizzazioni che fanno capo alla Diocesi.L’abbandono di tanti edifici pubblici, è il concetto condiviso dal Consiglio comunale con l’eccezione dei consiglieri di Forza Italia, svuota il centro cittadino ed è necessario ridare una funzione a quegli edifici enormi per rianimarlo immediatamente. La maggior parte dei consiglieri comunali, oltretutto, sottolinea che gli edifici in centro sono ottimamente collegati con i mezzi pubblici e, nel caso dell’ospedale e della Clinica Aresu, ci sono anche molti parcheggi. «Non si renderebbe dunque necessario», conclude il presidente della commissione Servizi sociali, «dotare la zona di nuove infrastrutture, considerato oltretutto che si sta realizzando il prolungamento della metropolitana di superficie fino a piazza Matteotti».
Luigi Almiento
 
 
 
L’UNIONE SARDA

2 - L’UNIONE SARDA di domenica 12 aprile 2015 / Cronaca di Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)Il sindaco Zedda «Chiederemo
finanziamenti
europei» «Tutte le proposte sono benvenute, ma dobbiamo pensare in grande: se realizzassimo il Polo della solidarietà, quasi tutti gli spazi già liberi o che si stanno liberando nel centro cittadino resterebbero inutilizzati». Il sindaco accoglie favorevolmente l’ordine del giorno del Consiglio, ma rilancia: «Bisogna pensare più in grande».
Massimo Zedda parte da una constatazione: «Occorrono decine di milioni di euro, che non abbiamo, per adattare gli edifici a nuove funzioni. È necessario un progetto complessivo e più vasto che potrebbe essere inserito nella programmazione dei fondi europei 2014-2020, mentre la ristrutturazione di un singolo edificio non sarebbe mai finanziata dall’Unione europea».
Il sindaco è inoltre convinto che, per il riutilizzo dei vari edifici pubblici che si stanno liberando, si debbano esaminare anche le proposte dei privati: «Sia negli spazi dati in concessione sia in quelli che potrebbero essere ceduti. Non si può scartare a priori, ad esempio, l’idea che si possa realizzare un albergo».
Molti degli edifici la cui funzione sarà da reinventare fanno capo, in tutto o in parte, all’Università. «Siamo rimasti fermi», spiega Zedda, «perché aspettavamo l’elezione del nuovo rettore per discutere il presente e il futuro dei fabbricati che fanno capo all’Ateneo. Ora che abbiamo un interlocutore anche lì, possiamo affrontare il discorso assieme agli altri enti pubblici proprietari degli edifici». (l. a.)
  
 
 
L’UNIONE SARDA

3 - L’UNIONE SARDA di domenica 12 aprile 2015 / Cronaca di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
Centrodestra Studentato occupato, intervento in Consiglio
L’occupazione da parte di un folto gruppo di studenti universitari della sede staccata della scuola Manno di via La Marmora - abbandonata da anni - è stata al centro di un’interrogazione al sindaco presentata dai consiglieri di centrodestra Anselmo Piras, Aurelio Lai, Giuseppe Farris, Maurizio Porcelli, Stefano Schirru e Edoardo Tocco. «Gli occupanti», hanno spiegato i consiglieri in Aula, «contestano tagli all’istruzione, la mancanza di alloggi nello studentato e di spazi universitari culturali. Rivendicazioni che potrebbero essere anche giuste, ma esulano dalle competenze dell’Amministrazione perché in carico all’Università e in parte alla Regione». Le associazioni che «occupano gli alloggi comunali sono state sfrattate e ai cittadini che occupano spazi comunali viene slacciata la luce e l’acqua». La risposta della Giunta: «Non si sa chi paghi luce e acqua. La responsabilità è del dirigente scolastico, che ha chiesto l’intervento del prefetto». L’edificio «non è a norma e ospitava un archivio».
 
 
 
L’UNIONE SARDA

4 - L’UNIONE SARDA di domenica 12 aprile 2015 / Provincia di Cagliari (Pagina 30 - Edizione CA)
MONSERRATO. Con le due ruote sino a Policlinico, museo e centro commerciale
Pista ciclabile: via ai lavori per l’anello attorno alla città
 
Un anello ciclabile attorno a Monserrato dal quale partiranno diramazioni verso diversi punti strategici. Con le due ruote sarà possibile arrivare al centro commerciale di Quartucciu, al Policlinico universitario, al museo delle Scienze, a Su Siccu e un giorno anche allo stadio Sant’Elia. Entro dicembre dovranno essere conclusi i lavori finanziati per 280 mila euro, così l’amministrazione ha dato il via alla pista in via San Gottardo. «Ci avviamo a portare a compimento un percorso iniziato nel 2012», ha detto il consigliere Mario Argiolas, impegnato in commissione a risolvere «problemi e bandi da gestire in questi anni durante i quali la pista ciclabile è stata la priorità».
LE STRADE Ci si aspettava due appalti separati, perché prima di tracciare le piste ciclabili era necessario rifare il manto stradale e soprattutto «occuparci della linea del gas. Ora faremo tutto insieme per evitare sprechi di risorse e tempo». Il prezzo da pagare per i cittadini saranno sei mesi di disagi in via San Gottardo. «Cercheremo di limitare il più possibile i problemi», ha spiegato l’assessore ai Lavori pubblici Marco Sacceddu. In questa strada la pista sarà a doppio senso di circolazione e si collegherà alle vie dell’Argine, Caracalla, Cesare Cabras (aperta anche ai bus), Riu Mortu, San Valeriano e San Gottardo. «Per chiudere l’anello Cagliari dovrà mantenere la promessa: occuparsi del tratto che da Pirri va in via Cesare Cabras», ha aggiunto Sacceddu. Poi da via San Gottardo si arriverà a via Riu Mortu, alla fine della quale si eviterà la rotonda. «Le associazioni dei ciclisti l’hanno rifiutata e l’abbiamo tolta dal percorso».
I LAVORI I lavori, che partiranno entro fine aprile, interesseranno il primo dei tre lotti. «Ovvero la grande area tangenziale», spiegano dall’Ufficio tecnico. Gli altri due riguardano l’area dell’ex aeroporto e il Policlinico universitario. Ma quanti parcheggi saranno sacrificati? «In tutto tre o quattro», rassicura Sacceddu. Tra le difficoltà incontrate, quella relativa a qualche caditoia pericolosa. «Le sistemeremo, così i ciclisti saranno al sicuro». All’ospedale si arriverà grazie a una sopraelevata. In programma anche due bike parking in via San Lorenzo e via San Gottardo, «luoghi strategici perché c’è la fermata della metropolitana e sarà così possibile muoversi con biciclette affittate». Perché Monserrato abbia sempre meno traffico, presto anche i vigili urbani potranno andare in giro con fischietto e paletta in sella alle bici elettriche.
Virginia Saba
 
 
 
L’UNIONE SARDA

5 - L’UNIONE SARDA di domenica 12 aprile 2015 / Agenda Cagliari (Pagina 26 - Edizione CA)
SEMINARIO SULLE DINAMICHE FAMILIARI martedì, alle 15, nell’aula 4b, alla Facoltà di Studi Umanistici, via Is Mirrionis 1, il professor Giovanni Salonia terrà un seminario sul tema: Dinamiche familiari e postmodernità: la prospettiva della psicoterapia della Gestalt.
 
 
 
L’UNIONE SARDA
 
6 - L’UNIONE SARDA di domenica 12 aprile 2015 / Agenda Cagliari (Pagina 26 - Edizione CA)
DIBATTITO SULLE LINGUE CLASSICHE OGGI Martedì, alle 17, nella Biblioteca universitaria, in via Università 32, è in programma la conferenza su Lingue classiche oggi. Ne parlano Giancarlo Marroccu, Patrizia Mureddu, Franca Piredda, Giovanni Runchina e Maria Grazia Vescuso. Coordina Franco Masala.
 
 
  
L’UNIONE SARDA

7 - L’UNIONE SARDA di domenica 12 aprile 2015 / Provincia Medio Camp (Pagina 34 - Edizione CA)
GUSPINI. Operai in azione prima dell’estate: il Comune comprerà i terreni
Nuovi scavi nell’area archeologica di Neapolis

Gli scavi archeologici nella città punica di Neapolis riprenderanno prima dell’estate. Interrotti nel 2007 per la presenza di pezzi di eternit in alcuni tratti interessati all’intervento, la Soprintendenza ora ha autorizzato la ripresa dei lavori dopo la bonifica di tutto il compendio archeologico. In questi ultimi otto anni però non si sono fermati gli studi sul territorio. Sotto l’egida del Dipartimento di Scienza della Terra dell’università di Cagliari, le opere prevedono una ricerca con appositi test sull’evoluzione della linea di costa del litorale davanti a Neapolis e la valutazione dei resti risalenti al periodo pisano.
Nell’estate del 2012, nel corso di un sopralluogo, erano stati rinvenuti frammenti di ceramiche ora allo studio della Soprintendenza. Neapolis vide la sua fondazione nell’ambito del grande processo di colonizzazione avviato da Cartagine negli ultimi anni del VI secolo avanti Cristo. Il porto della città costituiva un buon punto di imbarco delle risorse cerealicole del Campidano e quelle minerarie di Montevecchio. Una breve campagna di scavo fu condotta nel 1858 da Giovanni Spano, ricerche che furono riprese nel 1951 da Giovanni Lilliu e che dal 1971 sono condotte da Raimondo Zucca. Su tutta l’area c’è un vincolo assoluto, che consente modifiche solo per gli scavi archeologici autorizzati e seguiti dalla Soprintendenza.
L’amministrazione comunale, con l’intento di istituire il “Parco Archeologico Neapolis”, nel 1997 sottoscrisse con i proprietari terrieri un verbale di accordo bonario per l’acquisizione delle aree vincolate, intesa però mai perfezionata con un atto pubblico di cessione. Ora, con voto unanime, il Consiglio comunale nell’ultima seduta ha deciso di acquisire quei terreni rinunciando però al diritto di prelazione di tutta la zona non interessata agli scavi.
Gian Paolo Pusceddu
 
 
 


LA NUOVA SARDEGNA 
   
8 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 12 aprile 2015 / Sassari - Pagina 30
SANITA’ >> LA RIVOLUZIONE
Via i reparti, arriva l’intensità di cura
L’ex direttore dell’Asl Zanaroli illustra i metodi del suo ospedale a Sassuolo che potrebbero essere replicati in città
di Giovanni Bua
SASSARI Guarda all’Emilia la sanità isolana. E in particolare all’ospedale gioiello di Sassuolo, diretto dal 2011 da uno che a Sassari non è certo un volto nuovo: Bruno Zanaroli, direttore generale della Asl dal 2005 al 2007, impegnato in questi giorni in un mini tour nell’Isola voluto dall’assessore regionale Luigi Arru per illustrare il modello di cui la sua struttura è primo realizzato esempio: l’organizzazione ospedaliera per “intensità di cura”. Una vera e propria rivoluzione a cui tutti in Italia guardano con estremo interesse (e in Emilia iniziano in molti a praticare) e che ha catturato la totale attenzione del qualificato parterre che ieri mattina ha riempito l’aula magna dell’università. Tanti i professionisti del settore ma anche i politici tra cui, per citarne alcuni, il sindaco Nicola Sanna, il senatore Silvio Lai, il presidente del consiglio regionale Gianfranco Ganau, l’ex presidente del consiglio Giacomo Spissu, l’ex sindaco Nanni Campus. Padroni di casa, oltre all’assessore Arru, il commissario straordinario della Asl Agostino Sussarellu e il Commissario della Aou di Sassari Giuseppe Pintor, protagonisti del complesso progetto di fusione fra Azienda ospedaliero-universitaria e l’ospedale Santissima Annunziata, che in un futuro non troppo lontano potrebbe diventare una delle prime strutture a sperimentare, almeno in parte, il nuovo schema di organizzazione all’Emiliana. Uno schema illustrato con passione da Zanaroli: «Il progetto – ha spiegato – ha come elemento guida la centralità del paziente, attorno al quale si muoveranno i professionisti e si aggregheranno le tecnologie di cui la struttura dispone.
PAZIENTE PROTAGONISTA Attorno al malato si muoveranno i professionisti e si aggregheranno le tecnologie di cui la struttura dispone
L’ospedale per intensità di cura ha una chiara identità che si può riassumere in tre aspetti essenziali: una migliore appropriatezza degli interventi, maggiore interdisciplinarietà dell’atto medico dato che professionisti di diverse discipline lavoreranno insieme in un’unica area, aumento delle occasioni d’informazione nei confronti del paziente e dei suoi familiari grazie alla presenza di un soggetto di riferimento facilmente identificabile. Infatti il paziente, nell’ambito di una equipe predefinita, avrà un unico interlocutore medico ed un unico interlocutore infermieristico». «Per dare concreta applicazione al nuovo modello – ha continuato il direttore dell’ospedale di Sassuolo – nell’ospedale organizzato per intensità di cura sono previsti tre differenti livelli assistenziali: uno ad intensità alta che comprende le degenze intensive e sub-intensive (ad esempio rianimazione, unità di terapia intensiva cardiologica) collocato al primo piano; un secondo, ad intensità media, che comprende le degenze suddivise per aree funzionali (area medica, chirurgica, materno-infantile) e infine uno a bassa intensità, dedicato ai pazienti post-acuti. I nuovi percorsi di ricovero saranno individuati partendo dalla valutazione di due parametri principali: l’instabilità clinica della persona assistita e il livello di bisogno assistenziale del paziente». «Si tratta di un passaggio molto importante che andrà ad incidere positivamente sulla qualità della cura e sull’efficienza organizzativa – continua Zanaroli –. La parola chiave sarà l’integrazione. Certo il progetto va stato studiato, condiviso, verificato in tutti i suoi aspetti. E soprattutto serve una guida chiara, una chiara direzione. Che solo la politica può dare». Inevitabili le resistenze di un sistema che si sente sotto attacco: «Ma senza motivo – chiude Zanaroli –. Le diverse specializzazioni non scompaiono, ma seguono i bisogni assistenziali dei pazienti, soltanto il 5% dei quali necessita di un’alta intensità di cure, il 20% di cure di media intensità e il 75% di cure a bassa intensità. Razionalizzare il sistema significa concentrare più risorse mediche, infermieristiche e tecnologiche dove è maggiore il bisogno, evitando dispersioni. È a suo modo una rivoluzione, o meglio un’evoluzione. O meglio ancora un sistema di lavoro con cui tutti comunque dovremo fare i conti».
 
 
 
 
LA NUOVA SARDEGNA 
 
9 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 12 aprile 2015 / Sassari - Pagina 30
I COMMENTI
Arru: tanti i muri da abbattere
Ganau: nell’urgenza funziona
SASSARI «La sanità regionale vive un momento di grande trasformazione. I cambiamenti registrati in ambito sanitario nel corso degli ultimi anni, a livello internazionale e nazionale, hanno prodotto nuovi fabbisogni organizzativi rispetto al passato. In tale contesto, la riorganizzazione delle Aziende Sanitarie prevede di progettare le attività ospedaliere, non più per reparto o specialità, ma in base al livello di complessità clinica e assistenziale dei pazienti. Per cui non si può non guardare con interesse a una forma avanzata di organizzazione ospedaliera come quella presentata da Zanaroli». Così la nota congiunta del Commissario Straordinario della Asl Agostino Sussarellu e del Commissario della Aou di Sassari Giuseppe Pintor, che hanno assistito con grande interesse alla relazione di Zanaroli sul sistema a “intensistà di cura”, ipotizzando come questo possa essere calato nella nascente macrostruttura che arriverà dalla fusione tra Azienda ospedaliero-universitaria e l’ospedale Santissima Annunziata. Molti i temi toccati, con un filo comune a unire gli interventi, «La necessità – ha sottolineato l’assessore regionale Luigi Arru – di guardarci dentro. E di dirci la verità. È chiaro che prima di pensare a riorganizzare i nostri ospedali dobbiamo prendere atto che sono obsoleti, che vanno ristrutturati e ripensati. Ma i veri muri da abbattere sono quello dentro di noi. Il deficit che emerge più che strutturale è culturale. E noi invece, intervenendo anc he sulla formazione, abbiamo bisogno sì di manager ma soprattutto di leader. Dobbiamo fare in modo che tutti abbiano la capacità, almeno congiunturale, di guidare il gruppo. Di uscire da schemi prefissati. Di prendersi i propri spazi e le proprie responsabilità. Fatto questo un’organizzazione del lavoro più moderna e funzionale sarà facile da applicare». Organizzazione che, ha sottolineato Gianfranco Ganau: «Nelle urgenze esiste già e funziona perfettamente in tutto il mondo. Vale quindi la pena di provare a fare uno sforzo, a pensare e provare un modello nuovo, più efficiente ed efficace. Molto di quello a cui eravamo abituati comunque cambierà con l’azienda unica. É quindi il momento di rimettersi in gioco, soprattutto in una realtà come quella sassarese che sta vivendo un percorso delicato ma anche portatore di grandi novità. Nel quale regione, operatori, università, devono trovare il modo di essere tutti protagonisti».
 
 
 
 
LA NUOVA SARDEGNA 
 
10 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 12 aprile 2015 / Lettere e commenti - Pagina 14
STUDI GENETICI
Quella ricerca, per la quale è stato speso denaro pubblico, doveva diventare un fiore all’occhiello per la Sardegna. Il materiale non deve essere disperso
Vogliamo credere che siano al sicuro nel Parco Genos - a pensar male, come si dice, si fa peccato - i materiali, dati e campioni, raccolti da biologi, genetisti, informatici, tra quattordicimila ogliastrini nell’ambito dell’ambizioso progetto Shardna, la società di biotecnologie specializzata nella ricerca nel campo della genetica molecolare. E che la preziosa Banca dati sia al riparo, per dirla in altre parole, dal pericolo che vada a finire nelle avide mani di colossi farmaceutici o nelle avide fauci delle multinazionali, al di fuori di ogni controllo, tra brevetti e quant’altro. Ma di certo, mentre incombe la procedura fallimentare della società, non si può dire che siano state create le condizioni perché vengano raggiunti, naturalmente nei modi e nei tempi dettati dalle necessità della ricerca scientifica, gli obiettivi baldanzosamente annunciati al momento della nascita dell’azienda, nel 2000, grazie all’accordo fra il Consiglio Nazionale delle ricerche (Cnr) e un gruppo di investitori privati (tra cui Renato Soru), con l’apporto di un ricercatore brillante come Mario Pirastu, direttore dell’Istituto di genetica della popolazione del Cnr. L’azienda biogenetica iniziava il suo cammino con i migliori auspici, con un nome suggestivo, dal suono ancestrale, di grande potenza evocativa: SharDna, un fantasioso intreccio fra Shardana, l’antico, mitico popolo sardonuragico, e il Dna, il codice della vita. I titoli dei giornali si sbizzarrivano a chiarire l’origine del nome e ad annunciare gli ambiziosi obiettivi: utilizzare le risorse genetiche offerte da gruppi omogenei per studiare la predisposizione genetica a malattie come quelle di origine autoimmune o ancora più complesse come i tumori; senza parlare della ricerca sui fattori biologici che aiutano a mantenere l’organismo attivo contro i danni provocati dal tempo. Campo di ricerca l’Ogliastra, nella Sardegna centro-orientale, una delle aree più anticamente abitate e isolate della Sardegna, “isolati genetici” che forniscono un’ importante banche dati del genoma. Lunghissimi secoli di isolamento geografico e socio-culturale hanno infatti portato in paesi come Seui, Seulo, Ussassai, Urzulei, Talana, Triei, per non citarne che alcuni, ad un tasso di scambio matrimoniale molto basso e, quindi, ad un’alta frequenza di matrimoni endogamici o tra individui con un’alta proporzione di geni in comune. Una situazione peculiare da cui trarre preziose “informazioni”: incrociando i dati reperiti nei registri parrocchiali sugli alberi genealogici è stato possibile risalire alle aree genetiche coinvolte in diverse patologie e infine ai singoli geni. Ma la speranza che l’isolamento diventasse un punto di forza e che il progetto di ricerca genetica Shardna - in cui è stato speso denaro pubblico- diventasse un fiore all’occhiello per la Sardegna è andata delusa, mentre la poco edificante vicenda societaria sconforta e induce ad interrogarsi sulla classe dirigente sarda, non solo politica, e al silenzio della Regione che dovrebbe avere a cuore anche il destino del materiale genetico raccolto tra i cittadini. Le informazioni sulle caratteristiche genetiche degli individui sono strumenti indispensabili per i ricercatori, ma la loro regolamentazione è cruciale ed è al centro di un acceso dibattito nella comunità scientifica e in quella bioetica che si stanno interrogando sulla privacy genetica e sui diritti individuali in materia di protezione del proprio Dna. Che fine faranno informazioni genetiche tanto importanti? Che fine farà il Dna dei sardi? Abbiamo già dato. Sangue e quant’altro, verrebbe da dire. E, potenza degli anniversari, mentre si avvicina il centenario dell’entrata in guerra dell’Italia e pur in assenza di una connessione, il pensiero corre a quello versato dagli intrepidi “diavoli rossi” in quella che è stata chiamata la grande guerra. Chissà perché


QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa MIUR

 

Questionario e social

Condividi su:
Impostazioni cookie