Lunedì 30 marzo 2015

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
30 marzo 2015

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 26 - Edizione CA)
Università di Cagliari
Juhani Pallasmaa:
l'architettura è forma d'arte per occhio,  mano, testa e cuore
 
Interno aula di Architettura, Palazzo Cugia, Cagliari, venerdì sera: tutti concentrati su una lectio magistralis trasversale, piena di aria e luce. E di concetti alati. Concetti come «voci del silenzio», «spazio della tranquillità», «mano che pensa» pervadono sensibilità, dipanati, con calmo incedere in inglese, da Juhani Pallasmaa, architetto finlandese, classe 1936, amico della nostra gloria nazionale Renzo Piano e, come questi, nella giuria che assegna il Pritzker Prize, il più autorevole premio di architettura. L'occasione era il ciclo di conferenze, fra le università di Roma, Milano e Cagliari, sull'architettura del Nord.
Antonello Sanna, direttore del Dicaar, ha invitato questo diversamente architetto, introdotto da Paola Mura e Antonello Alici, la cui filosofia è racchiusa nel bel libro “La mano che pensa”, edito da Safarà, con traduzione di Matteo Zambelli, e ora reperibile nelle librerie indipendenti della città. Un testo che è limitativo definire di architettura, perché, così come la lectio tenuta, apre finestre di comprensione e spazi d'immaginazione come solo i grandi pensatori sanno fare. Il tema è la mano, ma anche tutti i nostri cinque sensi, tutti pensanti, nella misura in cui è attraverso essi che siamo collegati al mondo. Sostiene Pallasmaa, che ha fatto anche il contadino, che «l'architettura è una forma d'arte per l'occhio, la mano, la testa e il cuore». Sì, anche il cuore: «L'architetto deve avere cuore per immaginare situazioni di vita reale e provare compassione per il destino dell'uomo». In tempi di egocentrismo e false sicurezze personali, «il dono del cuore è di gran lunga il più sottostimato prerequisito dell'architettura». Pallasmaa, interprete di un ideale di umanesimo contemporaneo, ridefinisce la vocazione dell'architettura: «La difesa dell'autenticità della vita e dell'esperienza».
«Gli architetti devono attribuirsi compiti che nessun altro è in grado di immaginarsi». «Un'ora religiosa», è stato il commento di Sanna alla lectio, arricchita con immagini di natura, arte, case, stagioni, oggetti. Per far udire le voci del silenzio.
Raffaella Venturi
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Provincia Ogliastra (Pagina 23 - Edizione CA)
I nonnini conquistano l'America
VILLAGRANDE. Il documentario della Nbc sulla longevità
 
Angelo Murinu, pastore di Villagrande, ha 81 anni, ma ne dimostra 60. Si sveglia tutti i giorni alle 5 del mattino e si reca nel suo ovile vicino al nuraghe Marruscu. Qui munge le pecore, fa il formaggio e la ricotta aiutato da figlio e nipote.
La giornata tipo del pastore ogliastrino non è sfuggita all'occhio delle telecamere della televisione americana Nbc, arrivata nei giorni scorsi con l'esploratore e giornalista di National Geographic Dan Buettner, alla scoperta dello stile di vita degli arzilli vecchietti che campano a lungo e sono sani come pesci. Facile trovarli a Villagrande, il paese che detiene il record mondiale della longevità maschile.
Sotto i riflettori anche don Giovanni Moro, classe 1922, che ieri, con il parroco don Michele Serrau, ha concelebrato la messa della domenica delle palme nella parrocchia di San Gabriele Arcangelo. Non solo. L'anziano parroco dalla memoria di ferro, dispensa le confessioni e concelebra le messe e i funerali. La troupe americana (accompagnata da un team di esperti dell'Università di Sassari come il medico nutrizionista Gianni Pes e il docente di scienze merceologiche Alessio Tola e il ricercatore Gavino Balata) prima di fare tappa a Villagrande è stata a Perdasdefogu per incontrare la famiglia Melis, la più longeva del mondo entrata nel Guinness dei primati.
Rosangela Erittu
 

LA NUOVA SARDEGNA
3 – La Nuova Sardegna
Prima pagina
Droghe da sballo, boom nell’isola
In rapidissima crescita in Sardegna il consumo dei nuovi stupefacenti sintetici nella fascia 14-18 anni
Pseudolegali e acquistati via internet: «Effetti devastanti». Micidiali i mix con alcol e farmaci
PAGG. 2 E 3
 
LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Fatto del giorno – pagina 2
Lo sballo
Boom delle nuove droghe
di Pier Giorgio Pinna
 
SASSARI La paura ha un nuovo nome: smart drugs. E l’allarme non basta. In Sardegna è boom: sballo senza freni, conseguenze devastanti. C’è già stato il record nazionale di consumi per la marijuana: tra gli adolescenti ne fa uso uno su quattro. Ora l’isola si candida ad altri primati negativi. Questi stupefacenti furbi, nel senso che sempre più spesso arrivano attraverso strade legali, stanno invadendo i mercati di tutta la regione. Emergenze. Pronto soccorso, medici di famiglia, centri antidroga devono affrontare situazioni estreme. Dai decessi per overdose a nuovi Sos altrettanto pericolosi. «Perché i danni alla salute che provocano le droghe sintetiche sono pericolosi come la coca e l’eroina», dicono tutti i sanitari. Nell’isola i loro nuovi pazienti hanno spesso 14-8 anni. In qualche caso meno: sono poco più che bambini. Tecniche. Sì, perché le smart drugs si presentano come innocui ma in realtà provocano effetti disastrosi. Non ci sono stime aggiornatissime su base territoriale. Eppure, tutti gli operatori, non solo investigatori e medici, segnalano picchi evidenti. E in crescita. Soprattutto nelle aree urbane di Sassari, Cagliari, Quartu, Olbia e Alghero. Criteri e modalità. In genere le nuove droghe sono di origine vegetale. Si comprano a prezzi contenuti in negozi specializzati. Persino in qualche erboristeria. Ma anche nell’isola vengono perlopiù acquistate via internet: «Per un fine settimana da volpi», non si stancano di ripetere nel loro slang tanti consumatori. Adolescenti che eludono ogni sorveglianza di polizia. Non il conto amarissimo che queste sostanze provocano. Un conto così pesante che può portare alla morte. Casi al di fuori dalle classificazioni che danno a carabinieri e agenti le armi per intervenire. Ma che restano dentro gli oscuri tunnel dei gravissimi danni alla salute. Il trend. «Visti i precedenti sardi da guinness poco invidiabili, le nuovissime droghe pseudolegali più diffuse a livello regionale sono quelle che imitano gli effetti della cannabis», sottolineano diversi specialisti. Sul piano generale il loro numero si è fatto impressionante. In pochi anni sono passate da a 110 a 220. E tra poco triplicheranno. Consumi di massa. Non più contenute in un ambito di nicchia, sono oggi tanto diffuse da suscitare il terrore dei genitori. Una volta, c’erano solo le “tradizionali” anfetamine, ecstasy e metanfetamine. Ora la massiccia produzione su scala europea e mondiale ha esteso l’offerta a dismisura. Affiancando in breve tempo i cocktail di farmaci. E facendo presto dimenticare altri stupefacenti che in discoteca, nelle riunioni tra amici o nei ritrovi privati hanno tenuto banco per anni. Gli allucinogeni. «Discorso a parte, in un processo che nell’isola sembra inarrestabile, riguarda il traffico illegale di medicinali che inducono nell’organismo fenomeni dissociativi», avvertono gli esperti. In passato si parlava esclusivamente di mescalina e peyote, sulla scia dei sardi che avevano fatto viaggi in Messico e nel Sudamerica. Adesso nell’isola sbarcano ogni settimana altre sostanze, definite dagli specialisti “loro cugine”. Come la ketamina e altri prodotti ancora. «Tutti in grado d’indurre – viene spiegato – esperienze di dissociazione dal proprio corpo e dall’ambiente circostante». «Molti giovanissimi diventati nostri pazienti ci descrivono queste sensazioni dicendo che a loro sembra di essere angeli in grado di volare al di sopra di tutto», racconta un farmacologo. E se alcuni di questi composti sono impiegati dai veterinari come anestetici generali, chi tra i tossici del Duemila ne abusa preferisce assumerli per via orale, fumarli o iniettarseli in vena. “Ricreative”. Tra le ultime frontiere dello sballo del venerdì e del sabato, c’è poi la piperazina. È formata da cristalli dal sapore di sale. Può causare preoccupanti disturbi intestinali, orticarie, effetti neurotossici. «Ma restano diffusi anche derivati come il mefedrone e l’Mpdv, dalle conseguenze simili alle anfetamine», informano ancora gli specialisti. In gergo: sali da bagno. Tutti altamente nocivi. Tanto da causare danni irreversibili al sistema nervoso, psicosi, convulsioni. E, più spesso di quanto s’immagini, la morte.
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Fatto del giorno – pagina 2
“Io e la tossicodipendenza”
Tante risposte in un libro-inchiesta appena pubblicato da Editoriale Documenta
 
SASSARI Tutto in 160 pagine. Tante risposta su droghe nuove e vecchie in un saggio appena pubblicato da Cargeghe Editoriale Documenta. S’intitola “Io e la tossicodipendenza”. Fa parte della collana “Dottore amico” curata dalle biologhe Donatella Bacciu e Franca Campesi, che dopo prestigiose esperienze all’estero adesso svolgono la loro attività nel nord-ovest dell’isola, tra Sassari e Alghero. Per la stessa collana sono già usciti altri testi dedicati a malattie come il diabete e la sclerosi multipla, diffusissime nell’isola, e dipendenze come l’alcolismo. In quest’ultimo caso l’autrice è Liana Fattore (vedere intervista in alto a destra, ndr). Primo ricercatore all’istituto di neuroscienze del Cnr, opera nella sezione di farmacologia clinica del dipartimento di scienze biomediche dell’università di Cagliari. Dove in prevalenza conduce indagini mirate sullo studio dei meccanismi cerebrali derivanti da gratificazioni e dipendenze.Laureata in Scienze biologiche nel 1994 e in Scienze naturali nel 1997, ha lavorato all’università di Cambridge. Attualmente è coordinatrice per la Sardegna delle Olimpiadi delle neuroscienze, oltre che componente del direttivo della Mediterranean Society of Neuroscience dal 1012 e di quella italiana dall’anno successivo. Da anni collabora con le scuole sarde per spiegare agli studenti gli effetti delle droghe sull’organismo umano, i danni al cervello e tutte le loro conseguenze sul comportamento e sulle attività intraprese nella vita di tutti i giorni.
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Fatto del giorno – pagina 3
L’intervista. La ricercatrice Liana Fattore
Allarme dal Cnr per i micidiali mix con alcol e farmaci
Ecco come alzare la guardia sui pericoli più diffusi nell’isola
«Attenti alle polverine inodori e insapori sciolte nell’acqua»
 
SASSARI «In tutta l’isola girano miscugli pericolosi: c’è sempre di più la tendenza a fare mix di alcol, ansiolitici e droghe». Liana Fattore, primo ricercatore del Cnr a Cagliari, è preoccupata e non lo nasconde. Dai suoi studi – nei giorni scorsi in parte sintetizzati nel libro divulgativo intitolato “Io e la tossicodipendenza” – emerge un panorama drammatico, angosciante. Si va dalle nuove sostanze stupefacenti sintetiche a queste miscele esplosive per la salute, magari nate dalla falsa speranza di chi pensa di autopraticarsi così un’improbabile medicazione. Insomma: una prospettiva dove il quadro sardo di riferimento per la diffusione di questi fenomeni assume contorni inquietanti. Come si fa a capire, di fronte a situazioni in larga misura sommerse, che in Sardegna girano tante droghe di ultima generazione? «Per il mio lavoro, oltre che con le forze di polizia, sono spesso in contatto con ragazzi e studenti. Vado nelle scuole per parlare con loro e per metterli in guardia dai pericoli. E tante volte, spesso in assenza dei professori e dei familiari, parecchi si confidano e mi raccontano i loro disagi». L’uso delle smart drugs è davvero tanto diffuso? E come mai non ci sono ostacoli efficaci contro lo spaccio? «Intanto va chiarito che per alcune sostanze dagli effetti devastanti il commercio è legale: sia in certi negozi delle nostre città sia attraverso la vendita sul web». Come mai? «Le principali sostanze stupefacenti sono considerate illecite sulla base del loro inserimento in specifiche tabelle. Ma basta cambiare una molecola, anche leggermente, ed ecco che un prodotto allucinogeno, o che dà altri effetti devastanti, diventa perfettamente legale. Così può essere messo in commercio senza il timore che nessuno sia perseguito». A che cosa fa riferimento con esattezza? «Penso, per esempio, a certe smart drugs che scatenano psicosi o deliri. A volte si vendono, pure via web, come fossero semplici miscugli di erbe. Invece sono prodotti sintetici spesso a base di cannabis. E, sempre, come la marijuana che circola oggi, con un principio attivo 10 volte superiore a quella in uso 40 anni fa». Oppure? «Ci sono sostanze appartenenti a una famiglia del tutto diversa che possono portare a morte immediata. Come quelli spacciati per sali da bagno o deodoranti per ambiente. I primi, in particolare, causano depressione respiratoria e inducono tachicardia. Fumati o iniettati in vena, scatenano reazioni simili a quelle provate dagli schizofrenici. E si possono rivelare fatali perché in grado di causare un’intossicazione massiccia ». C’è un utilizzo di medicinali come le benzodiazepine al di fuori dei circuiti sanitari autorizzati? «Sicuramente. Anche in Sardegna. Quando ci sono persone che abusano di eccitanti come l’ecstasy o la cocaina e l’iniziale euforia svanisce, subentrano ansia, agitazione fisica, angosce. E allora, a livello familiare oppure comprandoli sotto banco, si ricorre ad ansiliolitici come il Valium, il Tavor e alle stesse benzodiazepine per ottenere un effetto tranquillante». E la droga dello stupro o Ghb fa ancora paura? «Certo. Perché questa polverina indolore e insapore, facile da somministrare sciolta in acqua, gira parecchio nei locali frequentati dai più giovani». Che cosa provoca? «Nessun sintomo evidente. Ma causa condiscendenza assoluta e perdita della memoria. Ecco perché sicuramente preoccupa nell’isola la frequenza con la quale tante ragazze ne restano vittime». (pgp)
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 5
Ad aprile riprendono gli scavi nella collina dei Giganti
Il finanziamento Arcus darà la possibilità alla soprintendenza di riavviare il cantiere a Cabras
Tutta l’area sarà recintata per garantire la sicurezza, ma diventerà off limits per i turisti
di Enrico Carta  
 
CABRAS Altre meraviglie si nascondono nel sottosuolo del Sinis. Ma presto, quella terra che per millenni le ha coperte, verrà smossa per regalare a tutta la Sardegna altri tesori del passato glorioso che l’isola conobbe nell’antichità. Nel giro di poche settimane dovrebbero infatti riprendere gli scavi nelle collinette di Mont’e Prama, dove altri giganti e altri reperti archeologici, attendono di rivedere la luce del sole per poi essere affidati a chi dovrà occuparsi del restauro. L’attenzione sui Giganti di Mont ’e Prama è stata riaccesa non solo a livello ragionale dall’inaugurazione della nuova ala del museo Marongiu di Cabras dove sono state esposte alcune delle statue di pietra recentemente ritrovate assieme ad altri favolosi reperti vecchi di tre millenni, ma che il tempo non ha cancellato. La visita della presidente della Camera, Laura Boldrini, e il taglio del nastro della nuova ala del museo sono però solo il preludio a quel che tutti attendono, ovvero il riavvio della campagna di scavo interrotta con l’arrivo dell’inverno. A Mont ’e Prama, probabilmente già da metà aprile, saranno impegnati diversi archeologi all’opera grazie al finanziamento Arcus con il quale la Soprintendenza ai Beni archeologici potrà riprendere il lavoro interrotto. Sono i soldi che erano stati assegnati alla cooperativa di Reggio Emilia, fatto che aveva suscitato molte polemiche perché in tanti, in Sardegna, avrebbero voluto che a occuparsi degli scavi fossero gli archeologi isolani. In effetti, ferma restando la guida della Soprintendenza, a Mont ’e Prama sarà un’équipe sarda a procedere con il delicato lavoro di riportare alla luce i reperti che stanno riscrivendo la storia antica dell’intero Mediterraneo. La cooperativa emiliana pescherà proprio tra archeologi locali, mentre l’area degli scavi sarà recintata. Finalmente, penserà qualcuno, ma questo impedirà anche il continuo flusso di persone e turisti che durante la precedente campagna di scavo avevano potuto ammirare gli archeologi direttamente sul campo. Potrebbe essere un’importante occasione economica e di marketing persa. D’altro canto sarà garantita una maggiore protezione alla zona archeologica. Intanto, a proposito di reperti, sono stati esposti con orgoglio anche i piedi di guerriero con sandali che, proprio per la presenza delle calzature, sono quasi un unicum. Sono quelli che gli studiosi hanno immediatamente collegato al bronzetto ritrovato nella necropoli di Cavalupo in Toscana.
 

Questionario e social

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