Mercoledì 11 marzo 2015

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11 marzo 2015
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
 

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 11 marzo 2015 / Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
RETTORATO, MASSACCI SI RITIRA
La prima “vittima” della corsa elettorale per il rettorato è Giorgio Massacci: l’ingegnere minerario si ritira e lascia in dote, agli altri quattro candidati, i 109 voti, incassati al primo turno. Come se li spartiranno lo deciderà il gioco delle alleanze che si cercherà di tessere da qui al 20 marzo. La sfida ricomincia anche per la farmacologa Maria Del Zompo che, con i suoi 542 consensi, ha sfiorato la vittoria.
C. RAGGIO A PAGINA 13
 
 

Cronaca di Cagliari (Pagina 13 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. Pausa di riflessione in vista del turno del 20 marzo e di possibili alleanze
IL RETTORATO SI FA IN QUATTRO
Si ritira Massacci, uno dei 5 candidati: pochi 109 consensi
Fuori uno. La corsa per il rettorato perde un candidato e ricomincia da quattro, tanti sono i professori (al momento) che continueranno la sfida nel secondo turno. All’indomani del risultato elettorale che ha visto trionfare al primo round la farmacologa Maria Del Zompo (542 preferenze) a tirare le conclusioni, di fronte a un esito «molto diverso» da quello atteso, è l’ingegnere minerario, Giorgio Massacci (109 voti): «Vi informo - è il suo breve messaggio agli elettori - di avere deciso di ritirarmi dalla competizione. Ringrazio tutti i partecipanti e resto in attesa che le elezioni si concludano per augurare un grande successo al nuovo rettore e alla nostra Università».
LO SCENARIO Tutto è possibile da qui al 20 marzo. Saranno altri dieci giorni di campagna elettorale intensa da parte dei quattro candidati, a partire dalla superfavorita: «Si riparte da zero - dice la Del Zompo - non ho vinto nulla per ora. È stata una bellissima sorpresa ricevere un consenso così diffuso, sapevo che avrei avuto tanti voti ma questo successo non me l’aspettavo e ora sento, oltre all’emozione, già il peso della responsabilità. Perciò continuerò a raccontare il mio programma e a interagire con gli studenti, il personale e i docenti per confermare i consensi ricevuti e trovarne degli altri. C’è da lavorare, non ho vinto nulla». In ballo, nella prossima votazione, ci sono anche i 109 voti di Massacci ora in libera uscita: posto che l’ingegnere non intende dare alcuna indicazione di voto («è una logica che rifiuto»), è chiaro che questi consensi faranno gola a qualche candidato. Guardando ai numeri, l’unico modo per poter ribaltare il verdetto dell’urna e soffiare l’ambita poltrona all’aspirante rettrice sarebbe quello di sommare i voti di tutti e quattro i candidati (543, appena uno in più della Del Zompo).
PROSSIME MOSSE Un’alleanza impensabile, al momento. D’altra parte anche chi non ha trionfato al primo turno potrebbe giocare una carta vincente: «C’è un 22 per cento che non ha votato, puntiamo a recuperarlo», fa sapere Giacomo Cao, il più votato (140 consensi) fra i tre ingegneri, già proiettato verso la sfida finale: «Il mio primo obiettivo era quello di superare la concorrenza interna - spiega Cao - il prossimo è quello di allargare i consensi e di raggiungere il ballottaggio». Giornata di silenzio per Paola Piras (seconda classificata con 186 preferenze), mentre non si sbilancia Luigi Raffo, l’altro ingegnere, ora in pausa di riflessione sui 108 voti del primo test: «È presto per pronunciarsi, voglio analizzare i numeri per capire cosa fare. C’è un dato: la professoressa Del Zompo ha preso da sola quanto i quattro candidati assieme. Dobbiamo farle i complimenti».
Carla Raggio
 
L’UNIONE SARDA di mercoledì 11 marzo 2015 - Pagina 13 
 
2 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 11 marzo 2015 / Cronaca di Cagliari (Pagina 13 - Edizione CA)
L’analisi
ECCO COME SI È VOTATO NEI 7 SEGGI
Ricostruire la geografia del voto non è semplice, dovendo tener presente sette votazioni, tante quanti i seggi. La prima curiosità che balza agli occhi è che i rappresentanti degli studenti hanno votato soltanto in due seggi: facoltà di Ingegneria e in un seggio di Medicina. Gli occhi restano puntati su questo serbatoio, anche nella speranza di riuscire a recuperare i cento studenti che non sono andati alle urne e invogliarli a votare il 20 marzo.
Analizzando il voto di lunedì è subito chiaro che Maria Del Zompo vince quasi in tutti i seggi, a volte anche in quelli degli altri candidati. Pur di fronte alla libertà degli elettori di votare in qualunque sede è facile notare la bassa affluenza nella facoltà di piazza D’Armi, che pure esprimeva ben tre candidati: qui il più votato tra i docenti è stato Massacci (49 voti), seguito da Cao (36) e Raffo a quota 13. Ma nella roccaforte dei maschietti tengono le due donne, la Del Zompo con 23 voti e la Piras con 21.
La farmacologa è votata soprattutto dai docenti e ricercatori (392 consensi) ma anche dal personale tecnico-amministrativo dal quale arrivano 76,44 voti, nonostante ben 441 siano andati a votare (effetto-ponderazione). Oltre che nell’ex Clinica Aresu, la Del Zompo trionfa anche a Sa Duchessa (senza candidati propri) e risulta in vantaggio (63 voti) anche nel polo Sant’Ignazio, teoricamente roccaforte di Paola Piras (51).
 
 
 
3 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 11 marzo 2015 / Cronaca di Cagliari (Pagina 13 - Edizione CA)
INDISCREZIONI. Tra veri e presunti, ecco chi c’è dietro ogni candidatura
IL POTERE DEGLI “SPONSOR”
Stavolta la facoltà di Medicina ha marciato compatta: Maria Del Zompo, alla fine, è la migliore sponsor di se stessa. Negli ultimi sei anni l’ex allieva di Gianluigi Gessa ha lavorato per raggiungere l’obiettivo. Tenendo a bada le varie anime dell’ala sanitaria dell’ateneo e combattendo contro l’ombra di Gavino Faa, l’avversario che nel 2009 le sbarrò la strada per Palazzo Belgrano. Sicuro è che Medicina, senza un “suo” rettore da 25 anni, stavolta non si lascerà scappare la posta in gioco.
Di Giacomo Cao dicono goda dell’appoggio di Faa, dato per sicuro prorettore vicario in caso di elezione, ma per ora l’anatomopatologo non è riuscito a garantire la dote di voti che prese sei anni fa. Di Paola Piras si è detto spesso che sia la naturale prosecuzione del rettore uscente, Giovanni Melis. Per la candidatura, ufficializzata appena un mese fa e che dunque è stata efficace (visto che occupa il secondo posto della graduatoria), è stata a lungo in ballottaggio con Biagio Saitta, presidente della facoltà di Scienze, anche lui vicino a Melis.
Di Giorgio Massacci, forte dell’appoggio della preside Alessandra Carucci, dicono sia stato la naturale risposta della facoltà di Ingegneria-Architettura alla candidatura di Cao. La sua uscita potrebbe essere la prima mossa di una convergenza sull’altra ex preside, anche se lui smentisce. Di Luigi Raffo raccontano che sia molto vicino al presidente della Regione Pigliaru, ma sicuramente ha goduto anche dell’appoggio dei docenti e dei ricercatori più giovani della facoltà.
 
 
 
4 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 11 marzo 2015 / Economia (Pagina 38 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. Dopo essere state premiate con seimila euro oggi sono diventate realtà produttive
Un’idea per il lavoro dove non c’è
Undici startup nate in Sardegna trasformate in piccole imprese
L’idea che crea il lavoro dove non c’era prima. La tecnologia applicata alle esigenze quotidiane, l’inventiva che aiuta l’agricoltura in maniera naturale. Sono undici le aziende isolane ancora in attività dopo essere salite sul podio della Start Cup Sardegna, competizione nazionale che ha debuttato nel 2008, grazie alla collaborazione fra gli uffici di Trasferimento Tecnologico delle Università di Sassari e di Cagliari.
I due atenei sardi hanno fornito un aiuto per la formazione e l’accompagnamento alla redazione del Business Plan. Il Comune di Sassari ha anche fornito seimila euro alle prime tre aziende per aiutarne l’implementazione. Le idee sono diventate micro e piccole imprese che sono uno stimolo per gli aspiranti imprenditori e un aiuto al sistema economico territoriale.
Una di queste aziende, la Bioecopest di Sassari, ha vinto anche il Premio Nazionale dell’Innovazione nel 2009. Il campo è quello degli agenti di controllo biologico (batteri, funghi, virus o protozoi) utilizzati per combattere gli agenti nocivi per le coltivazioni agricole e gli allevamenti biologici. Col vantaggio, rispetto ai prodotti chimici, di essere biodegradabili e rispettare gli equilibri dell’ecosistema.
La filosofia del naturale si applica pure alla Pha.Re.Co, che sviluppa e commercia prodotti fitoterapici a base di olio essenziale di pompia, l’agrume endemico della Sardegna diffuso a Siniscola. L’UniStrains è uno spin off dell’Università di Sassari, che utilizza le moderne tecniche biotecnologiche per la produzione di starter freschi (attivanti di fermentazione) per la produzione dei vini.
È la tecnologia applicata ai vari campi, la strada seguita da molti ricercatori e imprenditori. YouWristè stato fondato nel 2013 da un team di ingegneri laureati a Cagliari: è un braccialetto elettronico, battezzato “Wees”, in grado di leggere i movimenti delle dita e le vibrazioni al polso, rielaborandoli in segnali per comandare a distanza qualsiasi dispositivo elettronico tramite connettività Bluetooth. La Sane Biometrics di Sassari sviluppa un approccio innovativo alla biometrica multimodale, che utilizza più segnali biometrici come ad esempio impronte digitali e riconoscimento dell’iride.
L’obiettivo dell’Eios, sviluppata presso l’ateneo cagliaritano, è creare una chiave elettronica universale per effettuare l’autenticazione e l’accesso dell’utente in modo sicuro, attraverso il riconoscimento dell’impronta digitale.
Il team di Aquapower ha messo a punto un dispositivo elettromeccanico che traccia e monitora le prestazioni in piscina e le confronta con una comunità globale. La Respect srl, spin off dell’Università di Cagliari, offre prodotti e servizi nel settore della produzione, trasmissione, distribuzione e risparmio dell’energia.
Il monitoraggio, rilevamento e trasmissione dati è il settore di due aziende: la Primo Principio, insediata nell’incubatore di imprese presso il Porto Conte Ricerche di Alghero, e la Oben, che ha una flotta di aerei senza pilota dotati di sistemi elettronici per i telerilievi in agricoltura, archeologia e sicurezza.
Infine, la GreenShare di Cagliari ha sviluppato Clacsoon, app per il carpooling, che consente in tempo reale di offrire un passaggio in auto oppure chiederlo, confrontando posizione e destinazione.
Giampiero Marras
 
 
 
 
 
5 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 11 marzo 2015 / Economia (Pagina 38 - Edizione CA)
ASTRONOMIA. Contestata la fusione tra gli osservatori di Cagliari e di Bologna
GIÙ LE MANI DAL RADIOTELESCOPIO
No alla fusione con l’osservatorio di Bologna. Il Distretto aerospaziale della Sardegna trema per la decisione presa dal consiglio di amministrazione dell’Istituto nazionale di astrofisica sul via libera all’accorpamento dell’Osservatorio astronomico di Cagliari con l’Istituto di radioastronomia del capoluogo emiliano. Una unificazione che secondo gli scienziati del presidio sardo metterebbe a rischio il prestigio della struttura e potenziali posti di lavoro. «Non vogliamo che venga scippata alla Sardegna la gestione del radiotelescopio di San Basilio», protesta il presidente del distretto aerospaziale, Giacomo Cao «perché l’Isola con l’aiuto delle informazioni acquisibili e grazie alla potenza di calcolo disponibile può diventare punto di riferimento italiano ed europeo nel monitoraggio della “spazzatura spaziale” con ricadute sul piano finanziario e occupazionale».
La battaglia per l’indipendenza della struttura della Trexenta si sta combattendo anche alla Camera dei Deputati dove un’interrogazione al Ministro della Ricerca, Stefania Giannini, è stata firmata dal gruppo dei deputati del Pd eletti in Sardegna: Marco Meloni, Caterina Pes, Emanuele Cani, Romina Mura, Francesco Sanna e Gianpiero Scanu. «L’Osservatorio di Cagliari», spiegano i parlamentari «ha al suo attivo una produzione scientifica di prestigio, può vantare la presenza di riconosciute professionalità e una struttura alla quale l’Inaf ha assegnato la gestione del Sardinia Radio Telescope». Gli esponenti del Pd hanno inoltre ribadito all’esponente del Governo «l’importanza del centro astronomico sardo, anche in relazione alla capacità occupazionale, considerando i circa cinquanta lavoratori effettivi da sommare a una ventina di giovani in formazione».
Luca Mascia
 
 
 
 
6 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 11 marzo 2015 / Agenda Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
CONVEGNO SULLE RELIGIONI
Venerdì 13 marzo alle 16,30 nell’Aula Arcari (Facoltà di Giurisprudenza) convegno sul tema “Culture e religioni: scontro o incontro?”. Introdurrà i lavori Francesco Sitzia dell’Università di Cagliari. Interverrà Roberto Cipriani dell’Università di Roma Tre.

 
 
 
7 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 11 marzo 2015 / Economia (Pagina 38 - Edizione CA)
ENERGIA. Iniziativa del Coni Sardegna e dell’Università di Cagliari per abbattere i costi
Lo sport scopre le fonti rinnovabili e riduce i consumi
Anche lo sport può diventare più pulito. Ma gli scandali non c’entrano. Si tratta invece di ottimizzare i consumi energetici e ridurre i costi di gestione degli impianti sportivi della Sardegna. Le indicazioni emergono dallo studio condotto dal Coni con l’Università di Cagliari su “Linee guida per il risparmio energetico nelle strutture sportive”. È sufficiente rispettare tre semplici regole: annullare gli sprechi, utilizzare energie rinnovabili e gestire in modo più professionale gli impianti. In questo modo, «si può ottenere un risparmio dei costi sostenuti per l’energia anche del 50%», spiega Gianfranco Fara, presidente regionale del Coni. «Dopo aver monitorato gli impianti sportivi dei 377 comuni sardi, abbiamo individuato gli investimenti per ridurre gli sprechi e risparmiare sulla bolletta».
Parliamo di piscine, palazzetti dello sport, palestre, campi di gioco. Il solo riscaldamento di una piscina incide per almeno il 35% dei costi e quindi si comprende come «sia ormai necessario ripensare un nuovo modo di produrre l’energia per l’attività dei nostri impianti», aggiunge Fara. «Il risparmio energetico dipende da tre fattori», afferma Francesco Tiragallo che con Paolo Giuseppe Mura, Alberto Badas, Nicola Toreno ha curato la pubblicazione. «Cambiamento di abitudini, efficienza energetica e investimenti in fonti rinnovabili». Tre azioni che «solo se combinate possono permettere di risparmiare sensibilmente».
Nel caso della piscina, per esempio, Coni e università di Cagliari hanno effettuato una simulazione che “certifica” il risparmio fino al 50%. La maggiore quantità di energia viene utilizzata per riscaldare l’acqua della vasca e delle docce e per l’illuminazione (la spesa totale nel caso della piscina presa in esame è di 55.000 euro l’anno tra energia elettrica e gasolio): un investimento di 90.000 euro per la realizzazione di un impianto solare fotovoltaico consente un beneficio economico, in termine di risparmio e minori spese, che dopo 25 anni arriva a 270.000 euro solo per il riscaldamento dell’acqua. Per l’illuminazione, sostituendo le lampade tradizionali con quelle a led, a fronte di un investimento di 5.500 euro il risparmio annuo è di circa 900 euro. L’investimento si ammortizza in pochi anni mentre la durata dell’impianto è di 20-25 anni.
In un palazzetto dello sport da oltre 3.000 metri quadrati, la sostituzione delle lampade a led costa 19.000 euro ma consente un risparmio annuo di 1.700 euro, con un recupero dell’investimento in 12 anni a fronte di un tempo di vita dell’impianto di 20-25 anni. «In questo modo si possono ridurre i costi energetici senza intaccare la qualità del servizio», conclude Giovanni Melis, rettore dell’università di Cagliari.
M. Ma.
 
 
 
8 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 11 marzo 2015 / Commenti (Pagina 12 - Edizione CA)
Tra i sardi 377 dialetti
IL PLURALISMO LINGUISTICO
Franco Epifanio Erdas *
Durante un viaggio di ritorno da Londra, nel treno che ci portava a Parigi è capitato di conversare per tutto il tragitto con un distinto signore inglese che lavorava nella BBC su uno strano progetto di pluralismo linguistico: strano, perché non mirava alla diffusione dell’inglese, come era da attendersi, ma alla comprensione dell’inglese anche da parte di chi non lo ha studiato e non lo parla. Il principio era che è possibile una forma di pluralismo di tipo “passivo” (ma non è questo il termine che usò), in cui ogni persona può capire e farsi capire continuando a parlare la propria lingua. È un principio a cui Umberto Eco ha accennato nella conferenza di fine d’anno davanti al Presidente della Repubblica. Diceva: perché rinunciare a comunicare anche tra persone che parlano lingue diverse dalla propria, se è possibile capirsi discretamente anche così?
Il principio è questo: se non si riesce ad apprendere una lingua ad un livello accettabile (il che a scuola è del tutto improbabile), meglio sarebbe, soprattutto, quando la distanza non è troppa, e le culture non sono del tutto dissimili, continuare a parlare nella propria lingua. Come nel caso di quel medico ginevrino che di fronte al cattivo francese del paziente, lo prega con garbo di parlare nella propria lingua, l’italiano: avrebbe capito di più. E la lingua unitaria (o comune)? Tra i paesi dell’UE non c’è bisogno di inventarla, è ormai consolidato l’uso dell’inglese. E tra sardi? Nell’isola si contano circa 377 dialetti, ma ci capiamo quasi perfettamente, pur non parlando l’uno il dialetto dell’altro. Che cosa manca? Nell’immaginario di chi vuole, giustamente, che il sardo sia insegnato e studiato a scuola come disciplina a sé ed obbligatoria, la posta in gioco è alta: porre le basi per una lingua unitaria che consenta di scrivere e leggere anche in sardo. C’è da chiedersi: perché cercarla se c’è già? L’italiano non è già la nostra lingua unitaria?
Dove, forse, si è del tutto fuori strada è nel cercare nel passato, sia pure in un passato glorioso, il modello di sardo scritto, da usare, al posto dell’italiano, in tutte le strutture pubbliche, a cominciare dalla scuola. Qui occorre intendersi. Il passato può essere insegnato, studiato, parlato, ma non può essere risuscitato e rivissuto nel presente, come se non fosse mai passato. Certo, se Grazia Deledda avesse scritto i suoi romanzi in sardo, come a suo tempo fece Dante col volgare fiorentino, forse, chissà, avremmo avuto anche noi un modello di lingua unitaria diversa dall’italiano: il sardo barbaricino. Ma così non è stato.
 * Già docente universitario
 
 
 
 
 
 
LA NUOVA SARDEGNA
 
 

 

 
9 – LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 11 marzo 2015 / Alghero - Pagina 26
ALLE 18 A SANTA CHIARA
Gli studenti di Architettura si confrontano con il rettore
ALGHERO Stasera alle 18 nel complesso di Santa Chiara sui Bastioni, si terrà un incontro tra l’assemblea permanente degli studenti del Dipartimento di Architettura e il Magnifico Rettore dell’Ateneo di Sassari professor Massimo Carpinelli. Nel corso dell’incontro pubblico si cercherà di discutere e capire sulla situazione, presente e futura, del Dipartimento. La Facoltà nelle scorse settimane è al centro di una situazione decisamente particolare per quanto riguarda il supporto finanziario destinato alla attività ordinaria dell’istituzione. Situazione che ha visto gli stessi studenti raggiungere Cagliari, il Palazzo del Consiglio regionale, per esporre in maniera civile le proprie ragioni. Tra le maggiori preoccupazioni, non soltanto degli studenti ma anche dell’intera collettività algherese, le incertezze sulla continuità del supporto finanziario alla facoltà emerse dall’atteggiamento della giunta regionale del presidente Pigliaru. Da ricordare che il lungo tira e molla sull’accoglimento di un ordine del giorno unanime che la stessa politica aveva votato, hanno determinato le dimissioni irrevocabili del direttore di architettura professor Bibo Cecchini. (g.o.)
 
 
 
10 – LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 11 marzo 2015 / Lettere e commenti - Pagina 14
Si unisce la cultura della spending review e quella di un rinnovato centralismo che rendono più agevole il controllo da parte della classe politica
di Marcello Madau
Unificazione delle Soprintendenze archeologiche, eliminazione delle Direzioni regionali, istituzione dei Poli museali. Non ho visto documenti ufficiali, né ci sono state almeno parvenze di percorsi condivisi con le nostre comunità, così direttamente convolte dal cambiamento. E’ un fatto grave. Tra le ombre (molte) e alcune luci della riforma Franceschini, l’unificazione delle Soprintendenze sarde fa temere un indebolimento della tutela. Una misura analoga era stata operata nel 2007 dal ministro Rutelli. Si uniscono la cultura della Spending Review e quella di un rinnovato centralismo grazie a misure coerenti con la tendenza in atto nel paese; si leggono analogie non casuali con l’idea dell’unica Università sarda, delle Accademie di belle arti di eccellenza (e le altre a sparire, o regionalizzabili), l’idea di cancellare (o unificare) i piccoli comuni, e tanti altri processi. Una conseguenza importante, e forse un motivo non secondario, sarà il più agevole controllo del sistema da parte della classe politica. Certo, se il parametro è il numero di cittadini, e non la funzione sociale, in Sardegna siamo effettivamente pochi consumatori. Peccato che la nostra isola abbia un numero impressionante di monumenti archeologici, il più alto in Italia e forse nel mondo (oltre ventimila, nelle varie epoche e tipologie), ciò che suggerirebbe una territorializzazione degli uffici, e non una loro unificazione; un maggiore equilibrio degli stessi, e non una singola centralità, in questo caso cagliaritana. Il nostro paesaggio ha necessità specifiche, e la sua tutela merita approfondimenti, innovazioni anche in questo campo così essenziale: mi sarebbe piaciuto, ad esempio (razionalizzare per razionalizzare), vedere una possibile unificazione fra Soprintendenze archeologica e architettonica; ma apoco serve razionalizzare se non si assume personale, se si tagliano fondi, se la distanza fra gli uffici decisionali ed i luoghi diventa forte. Problema di relazioni territoriali anche nel “sistema musei”: spero che la nascita del Polo museale regionale sappia stabilire relazioni virtuose fra la rete dei musei civici, a competenze primaria regionale, connessi alle aree archeologiche, e quelli nazionali, il complessivo meccanismo di valorizzazione e promozione. Sarà un processo assai delicato, soprattutto per la possibilità di un consolidamento della nostra rete con i luoghi rispetto alle logiche dell’apparire a prescindere da essi. L’impressione che ho è che il modello nazionale della tutela, che nel secondo dopoguerra generò, dal dicembre del 1974, il Ministero dei Beni culturali e ambientali (da quello della Pubblica Istruzione), stia concludendo la sua vicenda storica. L’origine centralista della sua storia (l’articolazione territoriale in Uffici periferici era in tutta evidenza un modello che partiva dal centro, e non di autonomia territoriale)viene a razionalizzarsi, e forse accresce il suo potere, ma la tutela perde forza. D’altra parte la Regione non sembra sostenere un piano territoriale alternativo. Eppure bisogna leggere e vedere le prospettive di altre dinamiche possibili e provare a interpretarle e costruirle. L’evidenziarsi della personalità dei luoghi, la vastità di un patrimonio che non è solo “grandi scoperte” e il recente riconoscimentodei professionisti dei beni culturali indica una strada nuova che non solo può bilanciare e risarcire la crisi irreversibile di questo sistema, ma indicare - magari a fianco di leggi e uffici pubblici di qualità scientifica e rigorosa deontologia - un più avanzato realizzarsi della pianificazione territoriale. Con una rete reale di attenzione e tutela che potrebbe collegarsi e dare nuova (e più razionale) risposta alla crisi del vecchio sistema, provando a leggere il passaggio storico da bene pubblico a bene comune.


QUOTIDIANI NAZIONALI
 
Link: rassegna stampa MIUR

 

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