UniCa UniCa News Rassegna stampa Martedì 24 febbraio 2015

Martedì 24 febbraio 2015

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
24 febbraio 2015

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 14 - Edizione CA)
Aspiranti rettori, ecco il confronto
Ieri mattina il forum dei cinque candidati con i cronisti nella sede de L'Unione Sarda
I cinque candidati alla carica di rettore dell'Università di Cagliari ieri mattina hanno partecipato a un forum nella sede de L'Unione Sarda. Maria del Zompo, Paola Piras, Giacomo Cao, Luigi Raffo e Giorgio Massacci hanno risposto alle domande di Maria Francesca Chiappe, Paolo Carta e Marco Noce.
Il primo turno di elezioni è fissato per il 9 marzo, venerdì 20 il secondo, eventuale ballottaggio il 25 marzo.
 
Chiappe: Tre candidati ingegneri. C'è chi dice che sia una mossa dai fini ostruzionistici.
Raffo: Non mi risulta. Quelle messe in campo sono proposte molto diverse, visioni molto diverse fra loro.
Massacci: Queste non saranno elezioni basate su logiche corporative, all'università i voti non seguono logiche partitiche.
Cao: La volta scorsa c'erano tre candidati del polo economico-giuridico e uno è stato eletto: speriamo si ripeta il caso. Battute a parte, con la nuova configurazione statutaria le vecchie logiche si perdono.
 
Chiappe: Lei, invece, professoressa Del Zompo, ci riprova dopo la sconfitta della volta scorsa. Masochismo?
Del Zompo: No. Mi ripresento con più esperienza, in particolare con una maggiore conoscenza delle ricadute della legge 240/10 (la cosiddetta Gelmini) che ha molti aspetti lesivi dell'autonomia degli atenei, e di cosa debba cambiare nella nostra università.
 
Chiappe: Quella di Paola Piras, invece, è una candidatura maturata sottotraccia. È vero che è sponsorizzata dal rettore uscente?
Piras: No. Il rettore uscente dev'essere imparziale. L'estate scorsa, è vero, dissi che non mi sarei candidata. Poi ci sono state pressioni per una mia assunzione di responsabilità, l'area umanistica (in senso ampio) non esprimeva suoi candidati. Alla fine mi sono fatta coraggio.
 
Carta: L'esperienza delle sedi universitarie periferiche si è rivelata un flop, le succursali sono in stato comatoso. Cosa intendete fare?
Cao: Si può lavorare per rimetterle in funzione: c'è un'esigenza del territorio da soddisfare. Dobbiamo ragionarci insieme alla Regione per capire quali risorse si possano mettere in campo.
Del Zompo: Io non chiuderei nemmeno un asilo con due bambini: poi, però, incide il fattore economico. Certo, l'università può fare qualcosa per offrire nelle sedi distaccate la maggiore qualità didattica e garantire la creazione di pensiero critico: solo così si possono richiamare gli studenti.
Piras: Le sedi decentrate sono un flop perché ricalcano un modello di teaching university. Invece l'università dev'essere un luogo di scambio continuo, non con docenti che vengono e vanno. Serve una visione complessiva del territorio e più dialogo tra i due atenei, in modo da offrire qualcosa che non sia presente né a Cagliari né a Sassari: strutture, servizi, laboratori con docenti incardinati.
Massacci: La dispersione di risorse produce iniziative di basso profilo. Meglio garantire trasporti, alloggi e altri servizi agli studenti che vengono dagli altri centri, oppure considerare modalità come la teledidattica. Ciò detto, non escludo che alcune sedi possano essere esperienze positive: a Iglesias il corso di Scienza dei materiali aveva un senso perché ben collegato al territorio; è stato chiuso perché con le regole attuali mantenere sedi decentrate non è un'ipotesi realistica.
Raffo: Ho insegnato a lungo in sedi come Iglesias e Sorgono: i corsi decentrati hanno senso se si adattano bene al territorio (che so: un corso sul torrone lo farei a Tonara), se no una motivazione può essere cercata nel sociale. Ma servono regole chiare.
 
Noce: Iscrizioni in calo e dispersione: cosa intendete fare?
Del Zompo: La dispersione riguarda molti Paesi occidentali. In Sardegna abbiamo un triste primato per ragioni economiche e perché la cultura non è più percepita come un efficace ascensore sociale. È come se il mondo del lavoro non richiedesse un livello culturale. Dobbiamo garantire un'offerta formativa attrattiva, proporre una didattica interattiva di qualità: i ragazzi sono immersi in un mondo di immagini e messaggi veloci.
Piras: Teniamo anche conto degli effetti del calo demografico, che è importante soprattutto in provincia di Cagliari: calano gli iscritti ma la percentuale di studenti che passano dalle scuole superiori all'università è rimasta più o meno costante, quindi siamo ancora attrattivi. Dobbiamo puntare sull'orientamento (il collegamento scuole/università è fondamentale), spiegare che nessun mestiere può essere svolto a prescindere dalla formazione, combattere la sfiducia facendo capire che la formazione di livello universitario è un'opportunità.
Massacci: Il calo c'è, ogni anno è del 4-5 per cento: per metà è dovuto al calo demografico, per il resto alla scuola che in Sardegna ha il più alto tasso di respinti e quello più basso di passaggi all'università. Il saldo migratorio è negativo: gli studenti sardi si iscrivono fuori dall'isola e quelli che restano si sentono minacciati dai loro vent'anni. Dico anch'io che dobbiamo rafforzare il collegamento con le scuole, anche facendo formazione per gli insegnanti, e puntare su modalità di apprendimento diverse, magari “orizzontali” come gruppi di lavoro e problem solving, e sulla teledidattica che avvicina Cagliari a Carloforte e Lanusei.
Raffo: Lo scorso anno non siamo riusciti a erogare un terzo delle borse di studio: per questo 500 persone hanno rinunciato a iscriversi all'università. Dobbiamo lavorare su questo insieme alla Regione. Cagliari ha avuto 3.740 immatricolati, 1.117 ragazzi sardi si sono iscritti in università della Penisola, mentre quelli venuti qui da fuori sono 29. A questi numeri si risponde garantendo il diritto allo studio e la qualità di quello che facciamo e puntando sui collegamenti internazionali.
Cao: Bisogna fare orientamento come lo si faceva un tempo, mandando i nostri più grandi scienziati a far brillare gli occhi ai ragazzi, non l'ultimo degli assegnisti di ricerca. Potremmo anche far frequentare qualche lezione universitaria ai ragazzi degli ultimi anni delle superiori. Al senso di disperazione si reagisce puntando sull'aerospazio (c'è un milione di euro di fondi di coesione se si chiuderà l'accordo con la Regione per il distretto aerospaziale, e c'è un'azienda pronta a investirne 20 in due progetti), sulla chimica verde e su progetti concreti come quelli che (e qui vi do una notizia) potrebbero riuscire a salvare lo xilene di Sarroch e il tereftalico di Ottana.
 
Chiappe: Renzi ha detto che ci saranno università di serie A e di serie B. Cagliari in che categoria è? E la legge Gelmini non ha forse accentuato il tasso di clientelismo e familismo?
Piras: Non seguo molto Renzi sulle politiche culturali. Cagliari può ambire alla serie A se continuerà a lavorare sul percorso già intrapreso. Il sistema Gelmini ha accentuato il reclutamento locale, mentre la ricerca deve per forza passare dal contatto con altri atenei, anche con la possibilità di svolgere in questi alcuni segmenti dei percorsi formativi.
Massacci: L'apporto di docenti provenienti da altre sedi e radicati qui c'è ancora, anche se le nuove norme rendono oneroso reclutare docenti da fuori. Il vero problema è fare andare a buon fine i concorsi, vigilando affinché chi vince poi si radichi. Le università sarde possono ambire alla serie A anche se ci sono molti scomparti su cui intervenire: purtroppo ci si sta allontanando dall'obiettivo delle pari opportunità di alta formazione. Su questo dobbiamo lavorare insieme a Sassari, la Regione e l'Ersu.
Raffo: Le classifiche non mi appassionano, per sapere che la nostra università ha dei problemi basta entrare in un'aula, non c'è bisogno di Renzi. Quanto al localismo, io sono arrivato da Genova, vent'anni fa, e mi sono radicato. L'importante è mantenere una dimensione internazionale. Soltanto nell'area medica Cagliari l'anno scorso ha attivato 10 progetti europei, stringendo rapporti con 120 partner stranieri: sono contatti fondamentali non solo per la ricerca ma anche per la didattica.
Cao: Nel nostro ateneo ci sono eccellenze di livello internazionale: dobbiamo sfruttarle, usarle come traino per cercare di restare in serie A dove, lo dicono i parametri, già siamo. Siamo decimi in Italia per capacità attrattiva verso gli studenti Erasmus, per esempio. E su 187 ricercatori a tempo determinato, 17 hanno già superato l'idoneità per diventare associati. Quanto al familismo, non mi piace parlare di me stesso, per cui dico: l'importante è che siano bravi, che siano in grado di superare le prove di idoneità.
Del Zompo: Dobbiamo portare avanti il percorso che l'Ateneo ha già intrapreso: i nostri parametri di ricerca non sono né brutti né scarsi, per un'università generalista. Il problema è che il Miur ha fissato indicatori che gridano vendetta, per esempio non tengono conto della numerosità del contesto in cui un'università opera, o ti premiano se metti tasse più alte. A Cagliari, in quattro anni, tolgono il 25 per cento del fondo ordinario. Quanto allo scambio con docenti di altri atenei, il problema è che i colleghi della Penisola riescono a venire in Sardegna ma noi non riusciamo ad andare lì. Sul familismo dico che, cognome a parte, non è più pensabile mettere in cattedra docenti non bravi.
 
Carta: Come pensate di ridimensionare il peso che la massoneria ha nell'università?
Massacci: Io, questo peso, non lo conosco. So che alcuni colleghi sono affiliati perché il loro nome è apparso sui giornali. L'importante è difendere l'autonomia dell'Ateneo da logiche “altre”, non funzionali all'istituzione.
Raffo: I poteri forti si limitano facendo scelte meritocratiche, scegliendo ciò che è meglio per l'università.
Cao: Si deve stare molto attenti, per esempio, quando si prendono in considerazione gli appalti, quelli in corso e quelli futuri, andando a verificare da dove vengano le maestranze e i capicantiere.
Del Zompo: Ci sono colleghi che hanno dichiarato pubblicamente la loro appartenenza alla massoneria, tuttavia nella mia campagna elettorale non ho percepito la presenza di questa organizzazione. In un momento in cui c'è l'urgenza di portare avanti un percorso e scongiurare il rischio che la crescita dell'Ateneo venga fermata, è essenziale eleggere un collega che risponda al meglio alle esigenze dell'istituzione.
Piras: Mentirei se dicessi che non mi risulta la presenza della massoneria nell'Ateneo: tutti sappiamo che è presente in tutti i settori. Tuttavia, neanch'io ho avuto la percezione di quel peso. Bisogna limitare qualunque interferenza sull'autonomia dell'Ateneo: non solo massonica, anche partitica.
 
Noce: Qual è il primo provvedimento che firmereste da rettore?
Massacci: Farei installare porte di vetro nel mio ufficio e attiverei infrastrutture che garantiscano la trasparenza degli atti e l'accesso.
Cao: C'è la necessità di rivedere lo statuto, soprattutto nei rapporti fra Facoltà e Dipartimenti, e di soddisfare il desiderio del personale tecnico amministrativo di eleggere un suo rappresentante in consiglio d'amministrazione.
Del Zompo: Darei una spinta alla comunicazione: bisogna ridare un senso di appartenenza e di unità attorno a un obiettivo comune a docenti, studenti e personale; ritrovare la voglia di provarci, di condividere problemi e soluzioni.
Piras: Aprirei una piattaforma di democracy con due proposte di modifiche allo Statuto, una “dall'alto” e una “dal basso”, da attuare nell'arco di un mese. Da un lato occorre rafforzare l'appartenenza, dall'altro semplificare l'amministrazione.
Massacci: Il provvedimento più importante potrebbe richiedere molto tempo: un piano strategico d'ateneo che riformi l'offerta formativa con l'obiettivo di raggiungere la massima attrattività verso gli studenti. Il provvedimento più rapido, invece, visto che in rettorato le porte a vetri ci sono già, sarebbe il cambio delle serrature, in modo da poter uscire più spesso dall'ufficio e ascoltare colleghi, studenti e personale.
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Economia (Pagina 10 - Edizione CA)
Convegno
L'università come ponte
tra Europa e paesi arabi
 
Sviluppare il dialogo tra le due sponde del Mediterraneo, coinvolgendo gli studenti delle università di Cagliari e Sassari, per consentire alle eccellenze della formazione universitaria isolana di emergere e rafforzare il rapporto con le imprese e il tessuto imprenditoriale. Con questi obiettivi, la Fondazione Banco di Sardegna e l'Unimed (l'Unione delle Università del Mediterraneo) con le università di Cagliari e Sassari e quelle di Tunisi, Algeri e Muhammad V Agdal-Rabat, organizzano questa mattina (inizio alle 10,45) un convegno dal titolo “Sardegna Terra di Mezzo“, nella sede cagliaritana della Fondazione, in via San Salvatore da Horta 2.
Durante l'incontro, al quale partecipano tra gli altri il presidente della Regione Francesco Pigliaru, il presidente della Fondazione Banco di Sardegna, Antonello Cabras, il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, quello di Sassari Nicola Sanna, e i rettori delle università di Cagliari e Sassari, Giovanni Melis e Massimo Carpinelli, verrà firmato un accordo che consentirà agli studenti delle università di Algeri, Tunisi e Rabat di proseguire gli studi universitari nell'Isola.
L'accordo si ripromette, inoltre, di aumentare la presenza di studenti stranieri in Sardegna, di sviluppare relazioni internazionali, con particolare riferimento al tessuto imprenditoriale, e infine di promuovere la cultura come strumento di dialogo fra mondo europeo e mondo arabo. ( ma. mad. )
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 37 - Edizione CA)
GramsciLab
All'Università di Cagliari l'officina di studi dedicata al grande intellettuale
Il pensiero di Antonio vola nelle facoltà del mondo
 
Inghilterra, Francia, Stati Uniti, Canada, Giappone, Cina, Messico, Brasile, Argentina, India. I centri universitari dove è vivo il dibattito sul pensiero di Antonio Gramsci sono molto numerosi nel mondo. Così gli ambiti dove vengono declinate le sue categorie interpretative: relazioni internazionali, critica letteraria, teologia, subaltern studies, pedagogia. Nel discorso al Forum di San Paolo, dove si è discusso il “Socialismo del XXI secolo”, il vice presidente boliviano Linera ha citato ripetutamente Gramsci. Il suo sistema viene calato nella storia, struttura il tentativo di comprendere il flusso del reale".
A Marìlia, stato di San Paolo, Brasile, il professor Gianni Fresu, 42 anni, ha già cominciato le lezione del corso dedicato a “Fascismo e antifascismo”. Tornato nell'isola per le vacanze natalizie è stato intercettato dal gruppo del GramsciLab, il laboratorio di studi gramsciani coordinato dalla profossoressa Patrizia Manduchi dove collaborano diversi dipartimenti delle università di Cagliari e Sassari. Gramsci si studia ovunque, meno che nella sua terra natia. Nel primo ciclo (che spera di poter istituzionalizzare) il GramsciLab porterà nel capoluogo alcuni fra i più eminenti studiosi internazionali, testimoni accademici di luoghi, il mondo arabo in particolare, dove i Quaderni sono letti come mappa per ordinare un labirinto di caos e ingiustizie. Dopo Fresu, che ha parlato di “Gramsci Cittadino del mondo”, è stato il turno di Guido Liguori, presidente per l'Italia dell'International Gramsci Society, con la lectio “I Quaderni come strumento di lavoro”.
«Liguori è uno dei pochi in Italia. Da noi Gramsci viene de-ideologizzato. Gli intellettuali che sono arrivati a posizioni di prestigio grazie al partito comunista rinnegano il passato. Hanno paura della propria ombra», spiega Fresu. Il pensiero gramsciano sa ripercorrere il disperso sistema sanguigno della politica, fino al cuore pulsante della contemporaneità: «Tutte le guerre degli ultimi vent'anni sono state ispirate dall'imperialismo, impegnato nell'accaparramento delle risorse energetiche. Nel frattempo i paesi emergenti, i BRICS per esempio, stanno lentamente convergendo in un mercato che tagli fuori gli Stati Uniti, capaci di finanziare il proprio debito solo grazie all'onnipresenza del dollaro. Sarebbe la fine, forse l'innesco di un conflitto globale. L'Italia? Gramsci avrebbe molto da dire, specialmente riguardo la crisi del rapporto di rappresentanza, l'eterno riapparire del trasformismo».
Egemonia, e subalternità. Come un sasso nell'acqua, a smuovere l'immobilità indistinta in cerchi concentrici, da quelli vasti del sistema globale a quelli minimi di una regione. Con il volume “La prima bardana” (University Press) Fresu ha spiegato il banditismo sardo come risposta all'elitario processo risorgimentale, presentatosi nell'isola con il regio editto delle chiudende che abolì l'uso civico della terra aprendo una faglia attraverso cui il colonialismo piemontese, e poi romano, avrebbero insinuato la modernità capitalista. La rivoluzione passiva e conservatrice che confina le grandi masse in un angolo, impedendo un reale sviluppo democratico.
La laurea In Scienze Politiche a Cagliari, il dottorato a Urbino e il ritorno nell'isola, prima nella vecchia facoltà, poi nel Dipartimento di Studi Storici, appeso anno dopo anno agli effimeri contratti da ricercatore. La chiamata dell'Universidade Estadual Paulista per ruolo di professor convidado trova Gianni Fresu alla reception dell'ostello della gioventù di Cagliari, a fare le notti. «Nelle università nostrane si va avanti solo grazie a concorsi di cui si conosce già l'esito. Bisogna piegarsi, curare le relazioni. Il mio lavoro è stato ignorato, perfino avversato. Avevo gettato la spugna. In Brasile, invece, conoscevano e apprezzavano i miei lavori». Oggi Gianni Fresu insegna Gramsci ai giovani del Movimento Sem Terra, che da 30 anni si batte per i diritti contadini. Un intellettuale organico, di certo. Dall'altra parte del mondo.
Luca Foschi
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 37 - Edizione CA)
Agenda
Studi Umanistici: le opere di Camilleri
 
LE OPERE DI CAMILLERI “Terzo Seminario sull'opera di Andrea Camilleri, da oggi a giovedì”, nell'aula magna della Facoltà di Studi Umanistici di Cagliari (Campus Aresu, via San Giorgio 12), saranno presentati alcuni dei volumi pubblicati nel 2014: stasera alle 19 Pamela Ladogana presenterà “La creatura del desiderio” mentre “La piramide di fango” verrà introdotto domani alla stessa ora da Paolo Maninchedda. Si chiuderà giovedì alle 17 con Paola Piras e Maria Elena Ruggerini con “Donne”.
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Provincia di Oristano (Pagina 14 - Edizione OR)
Inni liturgici
Giampaolo Mele esperto per la Cei
 
L'Ufficio liturgico nazionale della Cei (Conferenza episcopale italiana) ha chiamato Giampaolo Mele come esperto di inni liturgici nell'équipe per la revisione della traduzione italiana dal latino della Liturgia delle Ore (Breviario). La prospettiva è una nuova edizione ufficiale vaticana. Lo studioso di Santu Lussurgiu, insegna all'Università di Sassari, Dipartimento di Scienze umanistiche e sociali, docente invitato della facoltà Teologica della Sardegna, direttore scientifico Istar, editorialista dell'Unione Sarda. A fine febbraio inoltre, Giampaolo Mele svolgerà un seminario scientifico internazionale a Roma sugli inni liturgici dell'Europa cristiana, trattando anche gli inni del Giudicato d'Arborea.
 
L’UNIONE SARDA
6 – L’Unione Sarda
Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
Nel 2012 un Piano mai attuato
Infrastrutture e trasporti falliti, addio rinascita
 
La Sardegna ha l'indice di dotazione ferroviaria più basso d'Italia, 17,39, la Sicilia, ad esempio, è a quota 59,26, la Calabria a oltre 107. Buona parte del Paese ha linee elettrificate e alta velocità, noi no. La Sardegna è l'unica regione a non avere un'autostrada, l'indice stradale è di 47,15 (la Puglia, per dire, è a 75,50) e sul fronte delle infrastrutture economiche totalizza un misero 51,14, solo Basilicata e Molise sono messe peggio. La Sardegna non ha il metano, e paga l'energia più di tutti. Come nell'intero Mezzogiorno - secondo Bankitalia - «tra il 2009 e il 2013, la spesa per investimenti delle Pubbliche amministrazioni si è ridotta, e sul ritardo infrastrutturale influiscono, in primo luogo, inefficienze nell'utilizzo delle risorse». Come se non bastasse, la Sardegna continua a perdere un treno dopo l'altro. Mentre in Europa si muovono i soldi per i grandi progetti, e l'Italia - come dice Renzi - «si è rimessa in moto», l'Isola resta al palo. Ci sarebbe potuta essere una grande opera, «finanziabile dalla Commissione Junker e dalla Banca europea degli investimenti», sostiene Paolo Savona, «cioè una rete ferroviaria ad alta velocità, tra Porto Torres e Villasimius, con due biforcazioni per Alghero e per Golfo Aranci».
L'idea non è nuova, fa parte di quel Piano di Rinascita messo a punto nel 2002 («mi chiamò Cossiga, me lo chiese lui, c'era Mauro Pili alla presidenza della Regione», racconta l'economista) che non si realizzò mai. Fu discusso in Consiglio e poi conservato in un cassetto. Allora gli indicatori erano un disastro, oggi sono uguali o peggiorati, tutti chiedono un intervento straordinario per la crescita e lo sviluppo, ma i finanziamenti sono lontanissimi dalla nostra portata.
Il team di studiosi che dodici anni fa provò a dare una svolta a una terra agonizzante (oltre Savona c'erano Beniamino Moro dell'Università di Cagliari, Valeriano Giorgio Balloni dell'Università di Ancona, Michele Fratiani dell'Indiana University, Dominick Salvatore della Fordham University di New York) prevedeva un investimento in dieci anni tra i 16 e i 20 miliardi di euro, per coprire il divario infrastrutturale e uscire, definitivamente, dallo stato di perenne arretratezza. Spiegava professor Savona, allora, «che il quadro di riferimento sul quale abbiamo lavorato, presenta molti aspetti negativi, riconducibili in sostanza alla mancanza di capitali, alla scarsa produttività, alla carenza di infrastrutture, almeno il 40 per cento in meno di quelle necessarie». I disoccupati erano 124 mila; il Pil era al 75% di quello medio nazionale; il reddito pro-capite inferiore del 40% a quello delle regioni centro-settentrionali.
Se si fosse seguita quella strada, nel solo settore delle infrastrutture, «calcolando che ad ogni punto di incremento del Pil corrispondono nuovi posti di lavoro, intervenendo ogni anno con una somma di circa 1,5 miliardi di euro, si sarebbe favorito l'incremento del Pil di almeno 3,6 miliardi di euro e circa 36/40 mila nuovi occupati l'anno», aggiunge Savona.
Oggi i disoccupati sono 117 mila, il calo dell'occupazione tra il 2011 e il 2013 è stato del 7,5%; il pil pro capite è poco meno di 19 mila euro (70% della media nazionale e 50% degli italiani più ricchi) il reddito annuo da lavoro dipendente è 6000 euro in meno rispetto al nord.
Cristina Cossu
 
L’UNIONE SARDA
7 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari (Pagina 26 - Edizione OR)
Architettura, l'Sos di Mario Bruno
ALGHERO. Appello per la Facoltà ai consiglieri regionali
 
Il sindaco Mario Bruno per salvare Architettura si appella ai consiglieri regionali impegnati in questi giorni nell'approvazione della Finanziaria. In una lettera il primo cittadino preme sulla necessità di sostenere gli emendamenti che riguardano il Dipartimento universitario con sede ad Alghero: «Senza un sostegno costante da parte della Regione - dice - varrebbero poco anche gli sforzi compiuti dal Comune nel mettere a disposizione di Architettura spazi prestigiosi e adeguati, come una vera e propria eccellenza sarda merita». Ma non solo. «Sarebbe necessaria una norma - continua Bruno - che garantisse la certezza dei fondi, così da evitare il ripetersi ogni anno dell'incognita sul futuro, con effetti che ridimensionerebbero la qualità formativa e le prospettive di crescita». Il sindaco, che per anni è stato consigliere regionale del Pd, conosce le dinamiche delle manovre di bilancio «e qui equilibri che si devono mantenere - sottolinea - ma il mio appello nasce da una esigenza irrinunciabile, lo sblocco delle risorse da cui dipende il futuro di Architettura». ( c. fi.)
 

LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 18
Infermieri protagonisti della riforma
Ieri l’incontro con i commissari delle due aziende organizzato dalla Cgil Fp: «Vogliamo essere coinvolti in tutti i processi»
di Gabriella Grimaldi
 
SASSARI La valorizzazione delle professioni sanitarie, il coinvolgimento della categoria nei processi della riorganizzazione degli ospedali e più in generale il futuro della sanità nel Nord Sardegna sono stati al centro dell’incontro dibattito che si è tenuto ieri sera nella Camera di Commercio. L’evento, organizzato dalla Cgil Funzione Pubblica, ha voluto chiamare a raccolta i protagonisti della vera e propria rivoluzione dettata dalla legge regionale 23 sulla riforma sanitaria: una normativa che a Sassari determinerà, nei prossimi 24 mesi, la messa a punto di un modello sanitario completamente nuovo rispetto al passato. A partire dal passaggio epocale della gestione del Santissima Annunziata dalla Asl all’Azienda ospedaliero universitaria. Si parla quindi di una nuova azienda che erogherà servizi sanitari per i pazienti acuti compresa l’emergenza urgenza (visto che il pronto soccorso si trova nell’ospedale civile) mentre la Asl 1 si occuperà della sanità nel territorio che significa ambulatori e poliambulatori in città e nei centri della provincia, prevenzione, controlli sanitari, lungodegenza e riabilitazione, convenzioni per la medicina di base e tanto altro ancora. «È chiaro che si prospetta un radicale cambiamento - hanno detto i membri della segreteria Cgil-Fp - e noi appartenenti alle professioni sanitarie vogliamo capire, il più precisamente possibile, quali saranno le ricadute in termini di salute sulla popolazione e, visto che gli aspetti sono indissolubili, capire anche verso quale modello organizzativo interno ci stiamo muovendo». I rappresentanti sindacali, a nome dei tanti colleghi che lavorano nei reparti ospedalieri ma anche nel territorio, hanno dunque fatto presente ai due commissari della Asl e dell’Aou presenti ieri all’incontro che si aspettano di essere coinvolti nel processo di cambiamento e che si faranno portatori di proposte concrete per creare un sistema di lavoro positivo, senza il quale ricadute positive per l’assistenza efficiente degli utenti non saranno prospettabili. In altre parole gli infermieri e gli operatori sanitari attivi nei vari servizi sperano che la legge 23 rappresenti un’opportunità per sciogliere anche quei nodi di sofferenza, in particolare nei reparti ospedalieri, denunciati ormai da anni. Ecco perché ieri, ancora una volta, il commissario dell’Aou Giuseppe Pintor e quello della Asl Agostino Sussarellu, hanno illustrato i punti principali della riforma e la ratio che la guida. I loro interventi sono stati preceduti da un’introduzione del presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau: «Come presupposto c’è l’eliminazione degli sprechi attraverso la razionalizzazione di alcune attività particolarmente delicate - ha detto -. Tutti gli acquisti di materiale di e presidi saranno effettuati attraverso una centrale che consentirà di abbattere i costi di una buona percentuale». Un altro punto toccato da Ganau, che il servizio l’ha diretto per anni, è stato la creazione della tanto criticata Azienda Regionale Emergenza Urgenza: «Dobbiamo garantire a tutti pari opportunità di soccorso con un sistema adeguato, basti pensare che la Sardegna non dispone di un elisoccorso proprio ma si deve appoggiare ai Vigili del Fuoco». Giuseppe Pintor ha parlato della necessità di andare avanti uniti - Asl, Aou e Università - condizione imprescindibile per realizzare un progetto così ambizioso (va detto però che ieri operatori delle cosiddette cliniche se ne son visti ben pochi): «L’area del Sassarese ha sofferto parecchio per la crisi economica generale e in più c’è stata la conclamata incapacità a decidere da parte di chi avrebbe dovuto farlo. È ora di passare all’azione in tempi brevi con la consapevolezza che potremo incidere sul cambiamento soltanto se non ci saranno lotte interne, invidie e giochi di potere». Agostino Sussarellu ha invece posto l’accento sulla continuità territoriale che, se messa in pratica come nel progetto dell’assessore regionale Luigi Arru (invitato, ieri non è potuto essere presente) porterà enormi vantaggi ai pazienti. «La rete ospedaliera prevede un numero di posti letto che non potrà superare 3,7 ogni mille abitanti. Ecco che si rende necessario incrementare la sanità nel territorio, i servizi della lungodegenza, sulla quale siamo a buon punto, e quelli della riabilitazione, sulla quale invece dobbiamo fare ancora tanta strada». All’incontro ha partecipato il responsabile nazionale delle Professioni sanitarie Cgil Gianluca Mezzadri mentre il sindaco di Sassari Nicola Sanna ha detto che, fatta salva la necessità di eliminare gli sprechi, gli enti locali sono a disposizione per contribuire a un cambio di rotta così importante.
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Alghero – pagina 29
architettura
La protesta degli studenti
stamane irrompe in Regione
 
ALGHERO Tre pullman, una carovana di auto, la solidarietà di oltre 500 firme raccolte in qualche giorno, il sostegno di una città ma soprattutto la loro incrollabile volontà di rivendicare appieno quel diritto allo studio spesso distribuito a mani piene dalla politica che poi non riesce a dargli significato concreto. In sintesi i numeri della spedizione a Cagliari degli studenti della Facoltà di architettura di Alghero dell’università di Sassari che oggi raggiungeranno la sede del consiglio regionale per esporre le loro ragioni. L'iniziativa nasce dopo che sono state disattese tutte le azioni della politica, dagli emendamenti di consiglieri regionali rigettati dalla maggioranza di centro sinistra, agli appelli inascoltati del sindaco di Alghero. Ma la politica è perfino riuscita a cancellare un ordine del giorno assunto all'unanimità che assegnava alla facoltà le risorse necessarie per affrontare sul piano finanziario l'ordinarissima amministrazione, 300 mila euro all'anno. Tante le prese di posizione di solidarietà nei confronti degli studenti. A cominciare da quella di Antonello Colledanchise, dirigente scolastico dei tre licei cittadini, il classico, lo scientifico e l'artistico, il quale esprime ai ragazzi di Architettura «la totale condivisione. Non mollate – aggiunge –, state difendendo una causa giusta, legittima, nella quale credete profondamente, che in un paese dove ci fosse maggiore attenzione verso i problemi della scuola non sarebbe dovuta neanche nascere». Solidarietà è giunta agli studenti anche dalla facoltà di Architettura di Lisbona che dal 2009 ha sottoscritto un protocollo di collaborazione con quella di Alghero, che in una nota al presidente Pigliaru auspica che attraverso il sostegno della Regione «possa proseguire e continuare a crescere l'esperienza di Architettura Alghero». Anche sul fronte locale giunge un nuovo tentativo di sensibilizzazione verso i consiglieri regionali da parte del sindaco Mario Bruno che ricorda agli ex colleghi dell'aula di via Roma a Cagliari che Alghero ha messo a disposizione dell'istituzione universitaria alcuni tra i più prestigiosi siti immobiliari a conferma del valore, del ruolo e delle ricadute economiche non secondarie che non possono andare perse. (g.o.)

Questionario e social

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