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Martedì 17 febbraio 2015

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
17 febbraio 2015
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA di martedì 17 febbraio 2015 / Cronaca Regionale (Pagina 7 - Edizione CA)
La polemica dopo i sospetti di inefficienza: di routine gli interventi all'aorta
I medici sassaresi: «Da noi strutture di livello»
SASSARI Le accuse mosse dal direttore del 118 di Palermo che ha preferito tornarsene in Sicilia per farsi operare per il disseccamento dell'aorta sono sembrate eccessive e ingiuste. «Per fortuna gli è andata bene ma è stato quasi un miracolo. Attendere tante ore prima di entrare in sala operatoria nelle sue condizioni poteva essergli fatale» è il parere di alcuni primari che parlano solo se gli viene assicurato l'anonimato.
C'è amarezza e disagio di fronte a questa vicenda finita sul giornale: «Sia chiaro, ciascuno affida la propria vita alle strutture e alle persone di cui si fida. Ma non può permettersi di affermare che in Sardegna non vi sia una struttura in grado di intervenire su un'aorta disseccata».
A Sassari sono presenti la Cardiochirurgia della Asl. n.1 e la Chirurgia vascolare dell'Aou. Il primo reparto diretto da Mario Portoghese è una delle eccellenze della sanità sassarese. Lo certificano i dati dell'Agenzia nazionale dei servizi sanitari secondo cui il reparto è risultato lo scorso anno quello con performance superiori rispetto a tutti i centri di eccellenza della Penisola: «Interventi sull'aorta come quello di cui si parla in questa vicenda – precisa Portoghese – ne facciamo almeno dieci-quindici l'anno».
Marchese poteva essere operato anche nel reparto Istituto di chirurgia vascolare dell'Università che è anche Centro di riferimento della specialità per il Nord Sardegna.
Lo dirige da tre anni Renzo Boato, chirurgo di grande esperienza cresciuto al fianco di Paolo Bacciu prima e di Mario Trignano oggi. Esegue, fra gli altri, interventi sull'aorta in endoscopia vascolare, cioè attraverso le arterie. Un intervento non troppo invasivo e ormai molto diffuso in moltissime strutture sanitarie. Altrettanto si fa a Cagliari che ha strutture di ottimo livello al Brotzu e al Policlinico universitario di Monserrato.
Eccessivi i timori di Marchese? Lui difende la sua scelta: «Nessun abuso è stato compiuto e tutto si è svolto nel rispetto delle regole. Ho solo, da medico, tutelato la mia salute come quella dei tanti pazienti trasportati e salvati dal 118». Insomma, come non sempre la giustizia è uguale per tutti, anche la sanità ha le sue eccezioni.
Gibi Puggioni
 
 
 
2 - L’UNIONE SARDA di martedì 17 febbraio 2015 / Cronaca Regionale (Pagina 8 - Edizione CA)
L'APPELLO. Proposta di Monserrato in vista del trasferimento del Pronto soccorso del Civile
«Subito una strada verso la Cittadella per l'emergenza»
L'inizio dei lavori è ancora lontano e c'è chi guarda soprattutto al presente. Sui collegamenti per la Cittadella universitaria il sindaco di Monserrato Gianni Argiolas lancia un appello a Regione e Anas: secondo lui l'unico accesso esistente al polo scientifico e sanitario non basta, soprattutto per le emergenze.
«Considerato che presto anche il Pronto soccorso del Civile dovrebbe essere spostato a Monserrato, nell'attesa dei lavori, deve essere resa percorribile per le emergenze la strada che, da dietro il distributore, arriva all'ospedale», dice Argiolas. «Non oso immaginare infatti che cosa sarà l'unica strada di collegamento quando aprirà il pronto soccorso». Fin qui l'appello di Monserrato. C'è poi un caso, a Quartucciu, dove sembra che la decisione di realizzare una strada di collegamento tra la lottizzazione “I Giardini” e la 554 abbia fatto agitare non poco. Nei mappali risulta attraversare delle zone di proprietà delle coop che hanno realizzato le case e qualche residente ha pensato di perdere, se non la villetta, almeno il giardino. Sono intervenute anche le associazioni dei consumatori e il sindaco, Lalla Pulga, ha preso atto che quella strada non piace: «Vorrà dire che non si farà, anche perché non era tra le priorità. «Ma lì non erano e non sono previsti espropri».
Lo stesso concetto viene ripetuto dal sindaco di Selargius: tre distributori di benzina ma - garantisce Gian Franco Cappai - «nessuna attività sarà penalizzata anzi, con gli interventi previsti si potrà rendere più accessibile la Statale per le attività produttive». A Quartu sarà espropriata una fascia di circa 8 metri su ambo i lati (di più in corrispondenza delle rotatorie) equivalente alla fascia di rispetto già esistente, che quindi viene utilizzata per consentire l'allargamento della sede stradale stessa. Sono previste due corsie per senso di marcia, due marciapiedi di 6 metri di larghezza che accoglieranno sia piste ciclabili che verde e altre due corsie laterali (una per ogni senso di marcia) che permetteranno l'accesso diretto all'abitato. Il sindaco Mauro Contini: «Riceveremo circa 20 milioni», spiega. «La strada non sarà più una barriera vincolante per il territorio, ma anzi svolgerà una funzione di raccordo tra la Quartu urbana e la Quartu che si proietta verso le zone collinari. Questo consentirà slancio e impulso alle attività che si affacciano sulla nuova strada».
Lo. Pi.
 
 
 
3 - L’UNIONE SARDA di martedì 17 febbraio 2015 / Cronaca Regionale (Pagina 9 - Edizione CA)
COM'È OGGI. Tra sfregi urbanistici ed eccellenze architettoniche come il ponte sospeso
In coda ogni giorno trentamila veicoli dall'hinterland
Chi non la conosce rabbrividisce al primo sguardo, i pendolari che la percorrono ogni giorno invece non ci fanno più caso. L'attuale tracciato della strada statale 554 è un alternarsi di sfregi urbanistici ed eccellenze architettoniche, di attività artigianali (a volte non più produttive) e di incroci a raso sempre pericolosi nonostante gli interventi di messa in sicurezza. Costruita nei primi anni Sessanta con l'intento di raccordare Cagliari e il suo hinterland alla grande viabilità per la 130 Iglesiente, per la 195 Sulcitana, per la 125 Orientale Sarda e, soprattutto per la Carlo Felice, non riesce più a sopportare un traffico cresciuto con le comunità attorno al capoluogo. Recenti studi stimano in 30 mila i veicoli che percorrono ogni giorno la strada, con picchi di 2.500-4 mila veicoli nelle ore di punta. Sono una settantina le attività produttive disseminate lungo i 14 chilometri dell'arteria e sono rappresentate quasi tutte le categorie merceologiche: dai supermarket ai mobilifici, dalle rivendite di legnami alle officine, ai ristoranti e ai distributori di benzina. Negli anni la strada è stata parzialmente ammodernata: gli svincoli sono stati ridotti fino agli attuali sei. Nel 2009 è stato risolto il nodo dei collegamenti tra Monserrato, Sestu e il Policlinico universitario con la realizzazione di un ponte “strallato”, cioè sospeso, costato nove milioni e intitolato a Emanuela Loi. Ma è la punta di un iceberg che nobilita un tracciato che, forse per la vicinanza dell'ospedale, si è arricchito anche di alberghi e residence ma non certo per attirare i turisti. Legnaie, piazzali per la rivendita di automobili, depositi di materiali edili sono una lunga striscia disordinata e monotematica dalla curva della Motorizzazione fino al Margine Rosso. Tra l'altro, non sono stati risolti i nodi dell'attraversamento tra Selargius e Settimo, da via Roma (cimitero) e viceversa: inutile dire che con le fasi semaforiche attuali si riesce a stento a sopportare i volumi di traffico in quel tratto di strada. A Selargius è stato bloccato il pericoloso svincolo per Is Corrias da un lato e su Pezzu Mannu dall'altro e la decisione ha favorito una migliore scorrevolezza del traffico sia in direzione Cagliari che verso l'hinterland. Mai risolti - e con i lavori di ammodernamento accadrà di sicuro - le questioni dell'attraversamento, a Quartu, negli incroci di via Marconi (cimitero) e Pitz'e Serra. Ora sembra essere la volta buona per un restyling complessivo: non solo viario, ma anche estetico.
Lo. Pi.
 
 
 
4 - L’UNIONE SARDA di martedì 17 febbraio 2015 / Cultura (Pagina 40 - Edizione CA)
AGENDA. Nati per leggere e gli incontri di Itamicontas
Guido Melis all'Università: fare lo Stato per fare gli italiani

UNIVERSITÀ Oggi, alle 16, aula di Economia Paolo Baffi, viale fra Ignazio 78, a Cagliari presentazione del libro di Guido Melis “Fare lo Stato per fare gli italiani”, edizioni Il Mulino. Con l'autore Paola Piras, Giulio Napolitano e Giacomo Mameli.
 
 
 
5 - L’UNIONE SARDA di martedì 17 febbraio 2015 / Cultura (Pagina 40 - Edizione CA)
CONVEGNO. Domani sera al Ghetto
Cagliari nel '900 e la sua archeologia

I l centro culturale del Ghetto di via Santa Croce ospiterà domani alle 16 il terzo appuntamento del ciclo di incontri dedicati all'identità locale di Cagliari nel Novecento. Rassegna realizzata dal comitato Monumenti aperti con il patrocinio del comune di Cagliari.
L'argomento del convegno tenuto da Fabio Pinna, ricercatore dell'Università di Cagliari, sarà l'archeologia industriale e la storia dei cicli produttivi ospitati dal tessuto urbano. Saranno analizzati spazi ed edifici che oggi hanno mutato destinazione e che attendono una piena valorizzazione e un pieno riconoscimento da parte della comunità. Cagliari ha vissuto tutte le fasi della storia industriale del Secolo breve, dalle prime catene di montaggio alle infrastrutture nate per sostenere gli scambi commerciali del porto. La seconda parte del convegno, in cui sarà relatrice Laura Zanini, sarà incentrata sugli spazi pubblici e i luoghi dell'incontro nella Cagliari del ventesimo secolo. (mat.ma.)
 
 
 
6 - L’UNIONE SARDA di martedì 17 febbraio 2015 / Provincia Ogliastra (Pagina 25 - Edizione OR)
LOTZORAI
L'avventura nella tv romena di un giovane laureato

Giovane laureato in missione romena. Dopo la laurea col massimo dei voti è volato in Romania per uno stage in una emittente televisiva. Filippo Melis, 27 anni di Lotzorai, sta svolgendo un corso di specializzazione nel canale web tv della Confindustria romena. Il neolaureato cura il notiziario Mondo Impresa, in onda ogni venerdì su confindustriaromaniatv.ro. Il suo volto è apparso in tv già in un paio di occasioni durante le edizioni del notiziario in lingua italiana. Dieci minuti di diretta: Melis ha letto le notizie delle principali testate nazionali ed estere legate al panorama industriale romeno: «Mettiamo le informazioni a disposizione degli imprenditori che vorrebbero investire qui. È un paese in forte crescita».
Filippo Melis lo scorso mese di dicembre si è laureato in Scienze politiche dell'ateneo Alfieri di Firenze discutendo la tesi su un'analisi storico-politica delle servitù militari in Sardegna, ricostruendo la storia dall'origine agli ultimi avvenimenti del 2014.
Giovanna Falchetto
 
 


LA NUOVA SARDEGNA
 
7 – LA NUOVA SARDEGNA di martedì 17 febbraio 2015 / Cultura e spettacoli - Pagina 34
OGGI A CAGLIARI
Amministrazione, un libro di Guido Melis
Sabino Cassese - sul “Corriere della Sera” e su “Il Sole 24 Ore” di pochi giorni fa - ha definito Guido Melis “il maggior storico italiano della pubblica amministrazione”. Per averne ulteriore conferma basterebbe leggere l'ultimo libro di Melis, “Fare lo Stato per fare gli italiani” (edizioni Il Mulino, pagine 304, euro 24) e rendersi conto di come -proprio scavando negli archivi, facendo “ricerche di storia delle istituzioni dell'Italia unita” - sia mal messa la nostra pubblica amministrazione. Che non si avvale né delle grandi Ecoles francesi, né di quelle del modello inglese Oxbridge ma vive in un pressapochismo politico-burocratico che è una delle principali cause dello stallo complessivo del sistema-Italia.
Molto ben fatti sono i ritratti di alcuni dirigenti di alto rango dell'amministrazione ministeriale . Il libro (già presentato a Bologna e Sassari, nei prossimi giorni all'università di Torino) verrà illustrato questo pomeriggio, a partire dalle ore 16, nell'aula “Paolo Baffi” dell'università di Cagliari, al numero civico 78 di viale Fra Ignazio (facoltà del polo giuridico-sociale-economico). Con l'autore, docente di Storia della pubblica amministrazione alla Sapienza di Roma, interverranno due professori ordinari di Diritto amministrativo dell'università di Cagliari (Paola Piras) e della Unitre di Roma (Giulio Napolitano). Con il Corso di laurea in amministrazione e organizzazione organizza la rivista Sardinews ( mentre il direttore, Giacomo Mameli, modera il dibattito).
 
 
9 – LA NUOVA SARDEGNA di martedì 17 febbraio 2015 / Fatto del giorno - Pagina 4
L’ex rettore ha lavorato a lungo nel paese africano: «Puntare sulla diplomazia»
MASTINO: «AZIONE ARMATA? È FOLLIA»
di Pier Giorgio Pinna
SASSARI «Parlare d'intervento armato italiano in Libia è pura follia». Da un ministero degli Esteri come Gentiloni e da un premier come Renzi l'ex rettore dell'università di Sassari si sarebbe atteso soluzioni del tutto diverse. «Quantomeno – spiega Attilio Mastino – un discorso finemente diplomatico. Di naturale articolata. Corrispondente alla realtà complessa di quel Paese. Ma vedo l’esatto contrario. Il governo non consulta il parlamento. Anzi, in doppia violazione della Costituzione, che all’articolo 11 rammenta come l’Italia ripudi “la guerra come strumento d'offesa alla libertà degli altri popoli", mette in pre-allerta i nostri soldati, Brigata Sassari compresa». «Ma sanno almeno a che cosa fanno riferimento quando affrontano i temi di una regione tanto vasta come la Libia, dove gli italiani negli ultimi decenni sono sempre stati visti come persone aperte, speciali, amici disponibili a un dialogo senza parzialità?», si domanda il docente. Il quale, invece, conosce molto bene quel contesto internazionale: sull'altra sponda del Mediterraneo è stato decine di volte, e a lungo, per i suoi studi storici e archeologici sull'Africa Romana. Perché parla addirittura di pazzia, professor Mastino? «Intanto per questioni geopolitiche. La cultura islamica è contraria alla guerra. I libici sono gente pacifica, ospitale: come noi. Poi c'è un problema di tipo economico, che in tutta evidenza il governo finge d’ignorare in queste ore. Chi pagherà le spese di una missione che si sa quando inizia ma non quando finirà? Si taglia su tutto, ma a quanto pare costi del genere possono non venire valutati e soppesati con cura». Per quale motivo, secondo lei, il governo ha assunto questa posizione? «Sembra che l’esecutivo nazionale si periti d'intervenire in Africa quando vengono toccate le nostre tradizionali fonti energetiche e gli interessi delle nostre società. Non si comprende che toccare la Libia significa innescare una reazione a catena in tutto il mondo arabo». E la minaccia del terrorismo? «Ma per carità... chi si è preoccupato in questi anni a Roma del vero disagio e dei drammi della popolazione libica? Sono riusciti a invitare nella capitale Gheddafi con ogni onore, e con tutte le sue amazzoni, mentre qualcuno nell'ateneo di Sassari voleva persino dargli una laurea honoris causa. Poi, nel 2011, ci si è allineati alla Francia. La scelta? Bombardare il Paese. Per mesi. E oggi vediamo appunto i risultati di una politica affidata alle armi». Ma adesso viene rilanciato il pericolo del Califfato, con l'Isis a due ore dalle nostre frontiere. «Perché prima dov'erano i terroristi islamici, che adesso sembrano scatenati e che le posizioni come quelle di Gentiloni alimentano? Di sicuro sono lì da tempo. Però adesso gli integralismi rischiano di venire rafforzati proprio da dichiarazioni del tutto in contrasto con la strategia di equilibrio-equidistanza praticata a suo tempo, sin dall'epoca di Moro e Andreotti». Eppure i nostri connazionali sono stati rimpatriati e l'ambasciata chiusa. «Domando: è successo perché ci sono state intimidazioni oppure, come io credo, perché i primi discorsi di Gentiloni e Renzi hanno provocato un clima di ostilità?». Ne è sicuro? «Lo sono tanto che mi chiedo ancora: come fa il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, a sostenere che basterebbe schierare cinquemila uomini per risolvere tutto? Forse non si rende ben conto che la Libia è grande 1 milione e 750mila km quadrati e ha 6 milioni di abitanti. Non ricorda nemmeno che laggiù è stato ucciso un ambasciatore americano: fatto che non mi pare accaduto di frequente, soprattutto se si considerano la potenza bellica degli Usa e la nostra». Quindi che cosa potrebbe fare Roma in Libia? «Riallacciare i nodi della diplomazia, contribuire a rafforzare i poteri centrali dello Stato. Non si può liquidare con le armi il patrimonio di rapporti costruito in tanti anni. Inoltre dobbiamo chiederci: contro chi facciamo intervenire i nostri soldati in un Paese dilaniato dalla guerra civile? La Libia riunificata dal fascismo è ancora oggi suddivisa in tre regioni storiche come Cirenaica d'impronta greca, Tripolitania cartaginese-latina e area berbera. Insomma, un quadro complicato... Ma basterebbe, proprio perciò, un'azione diplomatica? «In discussione non è certo la professionalità dei soldati italiani, a partire da quelli della "Sassari", la cui ottima preparazione ho visto di persona in Afghanistan. Il nodo di fondo è che, nelle prospettive concrete, esiste una sola soluzione». Quale, in definitiva? «Una nostra azione pacifica congiunta con Tunisia, Algeria, Egitto. Se al contrario proseguissimo la strada di un'avventura neocolonialista, ci metteremmo contro gli estremisti arabi di tutto il mondo. E allora sì che in Italia, così come nelle nostre ambasciate di quei Paesi, i pericoli ci sarebbero davvero».


QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa MIUR

 

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