Venerdì 30 gennaio 2015

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
30 gennaio 2015

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

LA NUOVA SARDEGNA
1 – La Nuova Sardegna
Prima pagina
GLI ANTICHI SEMI DI VITE SCOPERTI A CABRAS
I nuragici di tremila anni fa i primi vignaioli d’Europa
 
I protosardi più di 3mila anni fa coltivavano la vite. La scoperta arriva da un équipe dell’università di Cagliari. La scoperta è arrivata quasi per caso durante gli scavi per una strada vicino a Cabras: spunta fuori un sito nuragico e durante gli scavi i ricercatori hanno trovato oltre 15mila semi di vite conservati in fondo ad alcuni pozzi.
 
LA NUOVA SARDEGNA
2 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 11
Il vitigno più antico lo coltivarono i nuragici
Un’équipe dell’università di Cagliari ha trovato semi di vite di 3mila anni fa
Erano conservati in fondo a un protofrigorifero scavato nella roccia
di Luca Rojch
 
CABRAS Forse sorseggiavano Malvasia seduti nel recinto sacro davanti ai nuraghi. I protosardi più di 3mila anni fa coltivavano la vite. Nessun dubbio. La scoperta arriva dall’équipe archeobotanica del Centro Conservazione Biodiversità dell’università di Cagliari, guidata da Gianluigi Bacchetta. Una piccola rivoluzione che riscrive un pezzo di storia. I ricercatori hanno scoperto che i sardi avevano reso domestica la vite e avevano iniziato a coltivarla più di 3mila anni fa.
Prima dell’arrivo dei Fenici, che sbarcarono nell’isola nel 900 avanti Cristo e dei Romani. La scoperta del vitigno più antico del Mediterraneo riscrive la storia della vite e del vino. Già si sapeva che nell’isola esistevano varietà di vite autoctone millenarie. Ma fino a oggi si era convinti che fossero stati i Fenici a introdurre la coltivazione della vite nell’isola. Questa scoperta riscrive la storia e dà ai nuragici un ruolo di primo piano. Difficile pensare che i sardi sorseggiassero Malvasia all’ombra dei nuraghi, ma di sicuro coltivavano con amore i loro vitigni. La scoperta arriva quasi per caso. Negli scavi per costruire una strada vicino a Cabras spunta fuori un sito nuragico a Sa Osa. I ricercatori iniziano gli scavi e trovano oltre 15mila semi di vite conservati in fondo ad alcuni pozzi scavati in profondità nella roccia. Una sorta di frigorifero preistorico che preservava gli alimenti. Non sono solo stati ritrovati i semi di vite, ma anche noci, pinoli, carne di cervo e pesce. I semi di vite sono stati sottoposti alla prova del Carbonio 14. Il risultato è stato sorprendente. La datazione li fa risalire a un periodo tra il 1300 e il 1100 avanti Cristo. Il periodo d’oro della civiltà nuragica. I ricercatori sono rimasti sorpresi anche per lo stato di conservazione di questi semi. Quasi perfetto. In fondo ai pozzi l’assenza di ossigeno e l’alta percentuale di umidità hanno consentito di farli arrivare fino a noi quasi intatti. Questa scoperta dell’équipe dell’università di Cagliari dimostra che i nuragici coltivavano la vite. Ma altri ritrovamenti fatti nell’isola dimostrano che 2mila anni fa i sardi con molta probabilità producevano anche il vino. Una conferma che la civiltà nuragica fu una delle più raffinate e tecnologicamente avanzate del Mediterraneo.
 
LA NUOVA SARDEGNA
3 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 3
Finanziaria, si tratta su 50 milioni
È il margine di manovra per gli interventi in commissione sui capitoli di spesa
 
CAGLIARI Altro che questa o quella partita di bilancio, il collante che tiene assieme la Finanziaria più che altro sembra essere «l’impianto generale». Sì, sulla filosofia della manovra (e sulle priorità di spesa) la maggioranza di centrosinistra ha ritrovato l’accordo dopo «una lunga e fruttuosa riunione», sul resto, leggi emendamenti, c’è ancora molto da lavorare. Anche se la coalizione continua a gettare acqua sul fuoco e fa sapere, con una dichiarazione dell’assessore al Bilancio, Raffaele Paci: «Pur nel vincolo delle risorse disponibili e tendendo conto del non facile momento economico, la Giunta insieme alla maggioranza ha individuato e condiviso le priorità che vanno dall’istruzione all’università, dal lavoro alla cultura, allo spettacolo e alla cultura». A questo punto è evidente che le correzioni alla prima bozza, è quella proposta da Paci, ci saranno, ma non ancora quali saranno e quanto i partiti della maggioranza cercheranno di spostare le varie poste di bilancio. Però Paci ha detto anche: «Voglio sottolineare che la filosofia, l’impostazione della prima manovra di questa Giunta è stata ampiamente condivisa e apprezzata per la scelta della programmazione unitaria dei fondi regionali ed europei, per la decisione di ricorrere a un mutuo destinato alle infrastrutture e dunque, con questo intervento pubblico, ridare slancio all’economia e al mercato del lavoro». L’accordo sull’impianto generale, sui numeri non ancora, permetterà alla maggioranza di approvare la manovra entro febbraio, come auspicato sempre da Paci: «La Sardegna aspetta risposte e non c’è più tempo da perdere, la Finanziaria dev’essere operativa il più presto possibile». Nei prossimi giorni si sa saprà fin dove i partiti di maggioranza si spingeranno nelle correzioni e fino a quale punto l’assessore difenderà la bozza per evitare che sia stravolta. Per la coalizione e Paci il margine di manovra potrebbe essere dai trenta ai cinquanta milioni su una manovra di oltre sette miliardi. Da oggi in poi, nell’aula della commissione Bilancio del Consiglio regionale, la maggioranza comincerà a mettere mano ai singoli capitoli di spesa e bisognerà vedere se reggerà l’armistizio siglato in nome dell’impianto generale. Nel frattempo la minoranza di centrodestra non ha perso tempo e con quasi un migliaio di emendamenti vuole provare a mettere in crisi proprio l’impianto della manovra. Dopo Forza Italia, anche l’Udc, Fratelli d’Italia e Riformatori sono scesi in campo. Gianluigi Rubiu (Udc) ha detto: «Nella Finanziaria, la Giunta ha scelto di dare l’ultimo colpo a un’industria già moribonda e l’ha fatto azzerando i fondi per le imprese». Paolo Truzzu (Fdi): «Tra i tanti tagli che non capiamo, ci sono anche i tre milioni a favore delle borse di studio destinate agli studenti universitari che frequentano le scuole di specializzazione a Cagliari e a Sassari: perché?». Infine, il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni: «Dopo aver abbandonato la Vertenza Entrate, questa Giunta continua a essere succube del governo Renzi e gli effetti si vedono tutti nella Finanziaria».
 
LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Provincia di Sassari – pagina 24
Gli accademici a convegno contro l’erosione costiera
Oggi e domani il palazzo Baronale di Sorso ospiterà l’incontro sulle linee guida
Nei cassetti dell’amministrazione giace il progetto sull’installazione del Geotube
di Salvatore Santoni
 
SORSO I sindaci dei Comuni costieri del Nord Ovest si riuniscono a convegno per trovare soluzioni collettive al problema dell’erosione. Oggi e domani, presso il palazzo Baronale di Sorso, sono previsti due giorni di dibattito durante i quali verrà presentato il lavoro del team guidato da Sergio Ginesu, professore ordinario dell’università di Sassari. L’inizio dei lavori è previsto alle 9,30. Le soluzioni per gestire il fenomeno esistono, basta studiarle e applicarle. La cosa più difficile è convincere la politica a farlo. E infatti, è sufficiente sfogliare le migliaia di pagine di analisi e misurazioni per capire che il waterfront (litorale) si sgretola di giorno in giorno senza che nessuno vi ponga rimedio. In questo contesto di sostanziale noncuranza rispetto a un tema strategico per il Nord Ovest, a suonare la sveglia agli amministratori è il mondo accademico, conscio dello scenario a tinte fosche i cui rischiano di sprofondare molte località costiere. La soluzione? Investire sugli studi di possibili soluzioni. «Il litorale, da Platamona a Marritza, e l’intero ecosistema della costa rivestono per la nostra amministrazione e per la nostra popolazione un ruolo strategico. La costa costituisce l’argine di difesa dagli eventi di mareggiata e il suo stato di salute è fondamentale per la difesa di tutto il nostro territorio», spiega il sindaco di Sorso, Giuseppe Morghen. Uno studio di fattibilità per l’impiego di una barriera soffolta giace nei cassetti del Comune di Sorso dal luglio 2011, commissionato dalla prima giunta del sindaco Giuseppe Morghen e costato circa 8mila euro. Si tratta del cosiddetto “Geotube”, cioè un salsicciotto di polipropilene “caricato” con sabbia autoctona e posizionato sott’acqua a una certa distanza dalla linea di riva. Lo studio non si è mai tradotto in progetto preliminare per scelta dell’amministrazione e anche a causa della contrarietà Conservatoria delle coste che, bocciando l’idea dei geotubi agevolò - senza saperlo - l’abbandono totale del progetto. In ogni caso, i Comuni di Stintino, Alghero, Porto Torres, Sassari, Castelsardo, Valledoria e Posada sono oggi chiamati a discutere una soluzione corale al problema. Al vicepresidente del Consiglio regionale, Antonello Peru, è affidato il coordinamento di una tavola rotonda alla quale siederà anche l’assessore regionale all’Ambiente, Donatella Spano. In quella sede verrà illustrata la bozza del “Documento di Sorso: linee guida sul sistema di gestione della fascia costiera”. La parte scientifica dell’evento è affidata a Sergio Ginesu, ordinario dell’università di Sassari, che discuterà di “Gestione integrata della fascia costiera” con i colleghi delle università di Ferrara, di Genova e del Sannio. Sabato 31, amministratori e specialisti si sposteranno sui luoghi del dissesto: Marritza e Platamona al mattino; Stintino, Capocaccia e litorale di Maria Pia al pomeriggio.
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Cultura – pagina 36
Ecco il censimento dei soldati sardi caduti nel conflitto
I nomi saranno raccolti in un’unica pubblicazione
Il calendario delle iniziative in tutta la regione
di Sabrina Zedda
 
CAGLIARI Una guerra combattuta prima di tutto per fare pulizia in un mondo corrotto e ormai privo di valori. Con quest’animo, nel 1915, centinaia di migliaia di giovani italiani decisero di imbracciare le armi per combattere al fronte. Ancora non sapevano che quel conflitto i loro sogni e i loro ideali li avrebbe spazzati via e cancellati, in molti casi per sempre. Eppure quello fu uno dei momenti di più intensa coesione nazionale. E’ da qui che prende le mosse la mole di attività che il Comitato sardo per il centenario della Grande guerra ha in programma non solo per il 2015, ma anche per i prossimi anni. Promosso dalla Fondazione di ricerca Giuseppe Siotto di Cagliari e Alghero, e dalla Fondazione Memoriale Giuseppe Garibaldi di La Maddalena- Caprera, con l’adesione della Fasi, dell’Associazione degli istituti italiani di cultura, delle due università di Cagliari e Sassari, delle prefetture sarde, passando per la Direzione scolastica regionale e le associazioni culturali Lao Silesu di Iglesias e Casa Rosa di Uta, il programma (ancora provvisorio) delle celebrazioni proporrà dibattiti, convegni, incontri nelle scuole, concerti. Il tutto per ripercorrere gli anni della Grande guerra, a cento anni di distanza, in un’ottica di svecchiamento. Il punto di partenza è la ristampa anastatica del volume XIX, dedicato alla Sardegna, dell’ “Albo d’oro dei militari caduti nella Guerra nazionale 1915-1918”. Si tratta di un librone in cui, tra il 1924 e il 1964, il ministero della Guerra prima, quello della Difesa poi, annotarono, per ogni regione italiana, nome e cognome, data di nascita, provenienza, professione e altro sui militari morti o dispersi al fronte. Un lavoro enorme che il comitato porterà avanti in collaborazione con l’Anci Sardegna, l’associazione che raggruppa i comuni dell’isola con cui, proprio pochi giorni fa, è stato siglato un protocollo d’intesa. L’idea, spiega Aldo Accardo, direttore scientifico e organizzativo del Comitato (il garante delle iniziative è Ettore Angioni, procuratore generale uscente della Sardegna), è quella di consegnare a ognuno dei 377 comuni isolani un cofanetto con l’albo integrato e corretto (furono 13.602 i sardi caduti in guerra, la maggior parte aveva tra i 18 e i 25 anni). Completano l’iniziativa due ulteriori volumi: un atlante dei luoghi in cui, in Italia, si combatterono le principali battaglie e una raccolta di saggi in cui affermati storici sardi, ma anche giovani ricercatori e altri studiosi, ripercorreranno quei fatti in modo da fornire una bussola per capire meglio. In questo modo non solo chi vorrà saperne di più di un proprio avo partito in guerra potrà comporre il puzzle ma, dal punto di vista dei valori, «sarà possibile costruire una comunità di generazioni», con i giovani che potranno, ad esempio, ritrovare il proprio trisnonno. Tra le altre iniziative in programma c’è anche un convegno (a novembre a Sassari) dedicato alla Sardegna e alla prima guerra mondiale, con la partecipazione di studiosi nazionali e internazionali. Ancora: nell’ambito di una collaborazione tra la Sardegna e il Friuli Venezia Giulia, a maggio Sa die de sa Sardinga sarà celebrata anche a Trieste, mentre vicino a Venezia è previsto un convegno su Emilio Lussu e su Silvio Trentin. In collaborazione con il Conservatorio di Sassari, il Teatro Lirico di Cagliari e la Fondazione de Carolis sarà proposto un percorso su “Arte, avanguardia e guerra”, attraverso concerti, mostre e conferenze. Nei luoghi simbolo (come Armungia, paese di Lussu, o Villacidro, in ricordo di Giuseppe Dessì, autore de “Il disertore” e “La trincea”) saranno organizzati incontri e cerimonie. Uno occhio di riguardo sarà riservato alle scuole, con percorsi didattici per gli studenti e formativi per i docenti. Attività pensate «per capire – fa notare Accardo – che la storia significa non solo che il mondo è stato diverso, ma che può essere diverso». In questo senso le attività pensate per il centenario guarderanno alla Grande guerra con uno sguardo che contiene alcuni elementi di novità. «Il primo è che è l’Europa a chiedere si sviluppare discussioni sul conflitto – spiega Aldo Accardo – mentre in passato le celebrazioni erano cariche di enfasi e retorica patriottica». Il secondo è l’elemento storiografico: guardare al Primo conflitto mondiale anche dal punto di vista degli eventi bellici.
 

 
L’UNIONE SARDA
6 – L’Unione Sarda
Commenti (Pagina 43 - Edizione CA)
Primati della Sardegna
Se la terra non ci sopporta
Giuseppe Marci *
 
Vanta primati significativi, la Sardegna. Alcuni positivi, altri meno. Studi recenti dimostrano che 3000 anni fa qui si coltivava la vite: prima che in ogni altro luogo del Mediterraneo. Mica una cosa da poco, coltivare: in un luogo ventoso e di scarsa piovosità. Lo sapeva bene il saggio Qohélet che nel III secolo a. C. disse: «Chi bada al vento, non semina, e chi sta a guardare le nuvole, non miete».
Ci vuole una grande forza interiore per fare il contadino; e molto di più per fare il vignaiuolo che anche deve conoscere «vaghezza e proporzione», come nel Settecento prescriveva Andrea Manca Dell'Arca, agricoltore sardo e trattatista capace di vedere l'intima ragione delle cose: la bellezza e l'armonia della vigna, caratteristiche spirituali che si riflettono nella materialità del lavoro, facilitando la coltivazione e la vendemmia. Passati altri due secoli, Leonardo Sciascia, scrittore siciliano di acuta visione, aggiunge un nuovo elemento: «Una campagna ben coltivata è immagine della ragione: presuppone in colui che la lavora l'effettiva partecipazione alla ragione universale, al diritto...».
Insomma, quegli antichi che mille anni prima di Cristo iniziarono a coltivare la vite in Sardegna avevano il coraggio di sfidare il clima. Avevano saldezza morale, dunque; e poi il senso dell'estetica e dell'armonia, doti razionali, capacità di mettersi in sintonia con la ragione universale. In un certo senso affermavano il valore dell'umanità e il diritto di ritrarre soddisfazione dalla fatica del lavoro.
Trascorsi tre millenni, la Sardegna vanta altri primati. I test Invalsi hanno assegnato ai nostri studenti l'ultimo posto in Italia per quanto riguarda le prove scritte di italiano e di matematica: niente razionalità e armonia, pare. Ma, contemporaneamente, la bomba al sindaco di Bultei ricorda che l'Isola è ai vertici italiani per quanto riguarda gli attentati agli amministratori pubblici: niente ragione universale e percezione del diritto, quindi. Con in più un elemento che non va dimenticato: per sfidare le avversità del suolo e del clima ci vuole molto coraggio, come spiegava Qohélet; per mettere nascostamente una bomba è sufficiente essere vili.
Non voglio concludere dicendo che in Sardegna ci sono stati un singolare rovesciamento, un regresso, una perdita di valori: perché quella di 3000 anni fa e l'odierna sono realtà incomparabili. Certo, però, una riflessione la dovremmo fare: passavamo leggieri su una terra che ora sembra non farcela più a sopportare il nostro peso.
* Docente all'Università di Cagliari
 
L’UNIONE SARDA
7 – L’Unione Sarda
Commenti (Pagina 43 - Edizione CA)
Il cervello umano
e le tante informazioni
 
Ho letto con interesse la nota del professor Paolo Pani sui “rischi di troppa informazione”. L'autore prendeva in considerazione l'eccesso di informazione, postulando come «il sistema ricettivo dell'uomo è in grande difficoltà» di fronte alla velocità ed alla quantità «esorbitante» della massa d'informazioni. Conclude Pani che l'informazione, a questo punto, diventa rumore. Vorrei partire da qui. In realtà, il nostro cervello ha lavorato sempre con “eccessi” d'informazione che sono anzi indispensabili per una rimappatura della realtà ed una sua rappresentazione interna. Il nostro cervello, come quello di tutti i mammiferi, utilizza kantianamente griglie spaziali e temporali innate dentro le quali categorizza l'afflusso dei dati. La produzione esterna di questi dati, per quanto possa essere elevata, si struttura su realtà interiori ricettive che lavorano in modo monotematico. La cosa potrebbe sorprendere perché oggi è invalsa l'idea del cervello “multitasking” (cioè che farebbe un sacco di cose insieme). In realtà il nostro cervello funziona col metodo del “rubamazzo”: il vincitore prende tutto! Ossia: l'idea dominante ci prende e ci condiziona, le altre avanzano da lontano ma, come l'onda che si deve infrangere per prima e le altre seguono, si procede col principio di una alla volta. La grande abbondanza di informazione va a cadere dentro una soggettività unica, quella di ciascun individuo che mai e poi mai avrà la stessa conformazione di rete neurale, quindi mai lo stesso cervello, manco se fosse gemello monovulare. Il filtro delle informazioni avviene a questo livello; tenendo fermo che, per quanto il mio cervello possa essere “conformista”, la stratificazione esperienziale porta il marchio della soggettività e procederà alla estrazione del “suo” set di dati d'interesse («data mining», nel gergo computerese). Quindi bisogna salutare il gran numero di informazioni come, facendo il verso a quel campione della soggettività che è Kierkegard, un'apertura senza filtri del “possibile” che avanza e che ci offre una vasta scelta categoriale. Semmai il problema comincia qui, ma maneggiare le categorie delle possibilità portate da miriadi di dati è la quintessenza del tormento e l'estasi dell'essere umani.
Francesco Marrosu
Professore di Neurologia
 
L’UNIONE SARDA
8 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 10 - Edizione CA)
Manovra, taglio agli emendamenti
FINANZIARIA. Accordo in Commissione per evitare il terzo mese di esercizio provvisorio
 
Per evitare il terzo mese di esercizio provvisorio, alla fine la maggioranza ha fatto sintesi, almeno sugli emendamenti alla manovra 2015. L'assessore alla Programmazione, Raffaele Paci, tira un sospiro di sollievo al termine della seduta della terza Commissione che ha approvato il primo articolo della legge finanziaria per il 2015. «Abbiamo condiviso l'impostazione generale e individuato le priorità su cui puntare per introdurre alcuni miglioramenti durante l'esame in commissione. È stata fatta una sintesi sui vari emendamenti, tenendo conto anche delle richieste emerse dai dibattiti e dalle audizioni in commissione Bilancio e dai contributi delle altre commissioni». E ora si può pensare al traguardo che Paci spera di tagliare entro febbraio, senza dover ricorrere al terzo mese di esercizio provvisorio.
Sono stati presentati 800 emendamenti: 200 arrivano dalle forze politiche che sostengono la Giunta, 600 dal centrodestra. «Sono state individuate priorità che vanno dall'Istruzione all'Università, dal Lavoro fino alla Cultura e allo Spettacolo e al Sociale», ha spiegato il vicepresidente della Regione. «L'impostazione della prima manovra di questa Giunta è stata ampiamente condivisa, apprezzata per la scelta della programmazione unitaria dei fondi regionali ed europei, per la decisione di ricorrere a un mutuo non per pagare debiti ma per fare investimenti e dunque creare le condizioni per nuovi posti di lavoro e dare uno slancio all'economia».
Uno slancio che, ha rilevato il capogruppo dell'Udc, Gianluigi Rubiu, non riguarderà di certo l'industria. «Proprio così», ha scritto in una nota «tra le pagine del bilancio è scomparso il capitolo dedicato all'industria. Un segnale negativo per tutti i lavoratori che pensavano che il settore potesse avere una ripresa. Ho segnalato il deficit anche all'assessore alla Programmazione e bilancio per comprendere le future strategie dell'esecutivo per la rinascita della Sardegna».
Roberto Murgia
 
L’UNIONE SARDA
9 – L’Unione Sarda
Provincia Sulcis (Pagina 31 - Edizione CA)
Minerario di Iglesias,
scuola di livello
 
Il Minerario di Iglesias è la scuola migliore del territorio e i ragazzi che lo hanno frequentato all'Università vanno a gonfie vele. A dirlo è la Fondazione Agnelli, istituto di ricerca piemontese fra le massime autorità nel campo delle scienze sociali. L'ente, dedicato al fondatore della Fiat, ha elaborato l'“Eduscopio”: «È un sistema - spiega Paolo Lamieri, preside dell'Asproni - nato per orientare le famiglie alla scelta della scuola superiore e lo fa analizzando i risultati che gli studenti ottengono dopo il diploma, una volta arrivati all'Università».
Il bagaglio di conoscenze che i ragazzi apprendono nella scuola nata per la formazione dei capi minatori è valido ancora un secolo e mezzo dopo la sua creazione. Si rivela un metodo che si portano dietro nel resto della vita: i loro risultati nelle varie facoltà degli atenei superano anche a quelli dei colleghi cagliaritani. La media dei voti per gli ex liceali di Scienze applicate è 28,42 trentesimi, mentre per la categoria Istituti tecnici è di 26,66 trentesimi.
La statistica della fondazione Agnelli è confermata anche l'Università di Cagliari: Samuele Virdis, perito informatico della diplomato nel 2013, recentemente è stato premiato come migliore studente del primo anno nel Corso di Laurea in Informatica.
Altri ex alunni una volta dopo la laurea esportano le loro conoscenze all'estero: alcuni sono impegnati a dirigere in miniere in America latina o lavorano come ricercatori per le industrie del settore all'avanguardia in Europa.
Miriam Cappa
 
L’UNIONE SARDA
10 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
«L'ex Marino è da salvare»
I pareri: è opera di un grande architetto, Ubaldo Badas
POETTO. Giudizi concordi sulla sorte del vecchio ospedale diventato un rudere
 
Da trentatré anni - tanti ne sono trascorsi dal trasferimento dei reparti - c'è un fantasma che si aggira tra i ruderi del vecchio ospedale Marino. È lo spettro della burocrazia. Che mica svolazza da solo. Ad accompagnarlo sono tanti altri spiritelli dispettosi che strizzano l'occhio alla politica. Quella più inconcludente che sta mettendo la firma su ritardi e indecisioni.
Su quella vergogna , oggi la città si interroga. Spazzar via l'antico caseggiato disegnato dall'architetto razionalista Ubaldo Badas nel 1937, pensato come colonia per i figli dei lavoratori ma che mai colonia divenne realmente per via della guerra? Sia mai. Sul vecchio edificio curvilineo che sembra abbracciare la spiaggia, vige il vincolo del ministero ai Beni culturali. Modificarlo? Possibile. Ma sempre col benestare della Soprintendenza. L'ex ospedale Marino resta uno scheletro poggiato sul Poetto che sarà la spiaggia dell'Expo 2015.
IL FAI L'archeologa e presidente regionale del Fondo ambiente Italia, Maria Antonietta Mongiu, di ruspe in viaggio verso il Marino non vuol proprio sentir parlare. «È una delle opere architettoniche più importanti del 900, il suo ideatore, Ubaldo Badas merita rispetto. Come Fai, intendiamo promuovere un'iniziativa incentrata sul Novecento in Sardegna e sul ruolo dell'architettura». Un giudizio in linea col pensiero del direttore del dipartimento di Architettura, Antonello Sanna: «Capisco che quella del Marino sia una vicenda che induce tanti a dire: “peggio di così?”. Per mia formazione e convinzione non direi mai che l'ex ospedale del Poetto va buttato giù. Può piacere o non piacere ma è un edificio importante dietro cui c'è un grande architetto contemporaneo. Ecco, il solo fatto che a disegnarlo sia stato Badas mi induce a dire: salviamolo. Utilizzare al meglio il nostro patrimonio è un obbligo culturale».
GLI ECOLOGISTI La provocazione porta la firma dell'ambientalista Stefano Deliperi. «Se si continua così non ci sarà neppure più bisogno di pensarci. Crollerà da solo. Non siamo stati sufficientemente bravi e intelligenti a tutelare quest'opera pregevole. E allora dico: se siamo incapaci, per non dire di peggio, se non siamo neppure in grado di fare un bando in grazia di Dio, che vogliamo tentare di salvare? Non voglio credere che nel bando della Regione non fosse stata inserita la clausola di tutela».
CERTEZZE L'idea che l'ex Marino possa essere abbattuto infastidisce l'ingegnere-architetto Enrico Corti. Secca, la risposta: «Non lo butterei giù». Poi l'analisi. «Il manufatto ha una storia recente molto travagliata, l'impossibilità di non trovare una destinazione, un ruolo all'interno del paesaggio-Poetto genera scetticismo. Ma non ci si può arrendere all'incapacità di generare progetti funzionali credibili.
IL CONTESTO Credo che il tentativo di cercare funzioni specifiche che lo isolino dal suo contesto è destinato a fallire. Si è discusso molto e progettato per i nuovi baretti. L'ex ospedale deve diventare una struttura aperta, bisognerà liberare molto spazio, la nostra situazione climatica lo consente». Giudizi che sulla rete spesso non vengono condivisi. Su Facebook non sono pochi a chiedere ruspe ed esplosivo per liberare il Poetto.
Intanto il deputato dei Riformatori, Pierpaolo Vargiu si è rivolto al ministro Dario Franceschini. «Il vincolo del 2007 rischia di creare una situazione di paralisi», dice Vargiu. «Da una parte, l'ex Marino non può essere demolito perché tutelato, dall'altra non può essere restaurato in quanto il vincolo rischia di essere così rigoroso da impedire un'attività redditizia. Soprintendenza e ministero facciano in fretta».
Andrea Piras

Questionario e social

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