Giovedì 22 gennaio 2015

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
22 gennaio 2015
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA di giovedì 22 gennaio 2015 / Cultura (Pagina 40 - Edizione CA)
INCONTRI. Domani alla Facoltà di Giurisprudenza
Gianni Vattimo a Cagliari: Israele e questione palestinese
Sulla scia di una forte recente polemica arriva domani alle 17,30 a Cagliari, nella Facoltà di Giurisprudenza, Gianni Vattimo. «Contro quelli che bombardano ospedali, cliniche private e bambini sparerei, certo, ma purtroppo non sono capace non avendo fatto il servizio militare. Ma imparerei volentieri per combattere contro i bastardi israeliani sionisti che non hanno niente a che fare con gli ebrei. È il momento di fare le Brigate Internazionali, come in Spagna: anche in Israele c’è un regime fascista che sta distruggendo un popolo, c’è un genocidio in atto». Hanno spaccato l’opinione pubblica le dichiarazioni di Gianni Vattimo sull’ultima guerra di Gaza, rilasciate ai microfoni della trasmissione radiofonica “La Zanzara” durante i combattimenti del luglio scorso. Il padre del “pensiero debole”, uno fra i massimi filosofi italiani e internazionali, sarà domani a Cagliari per un incontro dedicato all’eterno conflitto israelo-palestinese. La conferenza, organizzata dall’insegnamento di storia e istituzioni dell’Africa mediterranea e del Vicino oriente, in collaborazione con l’associazione Amicizia Sardegna Palestina, si terrà nell’aula anfiteatro della Facoltà di Scienze Economiche, Giuridiche e Politiche.
Pochi giorni dopo la bufera mediatica Vattimo, fino alla primavera 2014 parlamentare europeo nel gruppo socialista, scriveva che «si potrebbe discutere più seriamente, se la sinistra italiana non si limitasse a reagire alla voce della fogna che ho dovuto attraversare perché qualcuno mi sentisse». (l.f.)
 
 
 
 
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2 - L’UNIONE SARDA di giovedì 22 gennaio 2015 / Cultura (Pagina 40 - Edizione CA)
ARCHEOBOTANICA Hanno tremila anni e sono i più antichi del Mediterraneo occidentale
I semi della vernaccia nei pozzi nuragici di Sa Osa
Il popolo dei nuraghi coltivava la vite da vino più di mille anni avanti Cristo. Vitigni molto simili a quelli che oggi chiamiamo malvasia e vernaccia. Nei pozzi incrostati di limo secolare a Sa Osa (Cabras) il tempo ha custodito i semi della vitis vinifera , che la datazione al Carbonio 14 fa risalire a circa tremila anni fa. «I più antichi mai ritrovati nel Mediterraneo occidentale», dice Gianluigi Bacchetta, direttore del Centro di Conservazione della Biodiversità dell’Università di Cagliari. Una scoperta destinata a cambiare la storia dell’archeobotanica e quella della civiltà in Sardegna.
«Sino a oggi, i dati attribuivano ai Fenici e ai Romani il merito di aver introdotto la coltivazione della vite nel Mediterraneo occidentale», spiega lo studioso. Il botanico cagliaritano firma (insieme a Mariano Ucchesu, Martino Orrù, Oscar Grillo, Gianfranco Venora, Alessandro Usai e Pietro Francesco Serreli) un articolo sulla prestigiosa rivista specialistica “Vegetation History and Archaeobotany”, che consacra dieci anni «di lungo e faticoso lavoro di squadra».
EMOZIONI Il linguaggio asettico della rivista scientifica non può comunicare il batticuore innescato da una catena di sorprese. Sono i primi anni del (nostro) Terzo millennio quando la Provincia di Oristano progetta una strada che passa per Sa Osa, vicino a Cabras. Gli scavi rivelano un insediamento nuragico. Probabilmente una gigantesca onda d’acqua (forse un’esondazione del Tirso) ha spazzato un villaggio, coprendolo d’un sudario di fango. Interviene d’urgenza la squadra coordinata dall’archeologo Alessandro Usai. Che individua, fra l’altro, una serie di profondi pozzi scavati nel calcare. Con delicatezza, gli archeologi intaccano la melma disseccata, vanno in profondità. Trovano pigne, castagne, noci, granaglie, pesce. Come proto-frigoriferi multistrato, i pozzi restituiscono gli alimenti conservati dal popolo dei nuraghi. Compresi 15 mila vinaccioli. Gli archeologi consegnano il materiale ai paleobotanici del Centro di Conservazione della Biodiversità. Nel cuore dell’Orto botanico di Cagliari c’è la Banca del Germoplasma, dove si studiano, e poi si custodiscono in una cassaforte frigorifera, i semi di tutte le specie autoctone della Sardegna.
 MICROSCOPI E COMPUTER «Il fatto che si fossero conservati nell’acqua e non fossero carbonizzati, come in altri casi - spiega Bacchetta - ci ha consentito di analizzare anche il colore dei vinaccioli». Una innovativa tecnica di analisi d’immagine computerizzata, messa a punto in collaborazione con i colleghi siciliani della Stazione Consorziale sperimentale di granicoltura, procura nuove emozioni. Molti degli archeo semi appartengono a specie selvatiche, parenti strette della vite spontanea che ancora popola le campagne sarde. Ma la rivelazione più stupefacente è che altri appartengono a specie domesticate. «In particolare mostrano relazioni con le varietà di vernacce e malvasia coltivate proprio nelle aree della Sardegna centro-occidentale». Che potrebbe essere stata luogo di domesticazione secondaria della vite.
 FANTASTORIA E FANTASCIENZA Avvertimento ai patiti di fantastoria: il ritrovamento di semi di vitis vinaria apre suggestive ipotesi di ricerca, ma non dice se siano stati i sardi a scoprire come coltivarla, o se abbiano appreso la tecnica nei commerci frequenti con Creta e Cipro. Men che meno se sapessero vinificare. «Negli anni Settanta, Giovanni Ugas ha trovato a Monastir quello che sembra un torchio da vino. Gli archeologi stanno esplorando questo aspetto». Gli appassionati di fantascienza, invece, possono sognare. Gli archeobotanici sperano di «estrarre il Dna per stabilire la coerenza genetica dei vinaccioli d’età nuragica con le cultivar attuali». Impresa difficile: «I semi sono perfetti esternamente, ma l’embrione dentro non c’è più». Il Dna si è degradato. Bacchetta spera nel progresso della tecnica e «nella collaborazione interdisciplinare con i chimici e altri colleghi dell’università di Cagliari». Il massimo sarebbe piantare un seme e vedere crescere la vite. Chissà che sapore avrebbe, l’uva nuragica.
Daniela Pinna
 
 
 
 
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3 - L’UNIONE SARDA di giovedì 22 gennaio 2015 / Cronaca di Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ
I progetti di ricercatori cagliaritani a Bruxelles
L’Università di Cagliari in prima linea nell’innovazione tecnologica. Due progetti sono stati inseriti nell’ambito di Horizon 2020, il Programma quadro europeo per la ricerca e l’innovazione. Oggi a Bruxelles si terrà il meeting di avvio del progetto di ricerca europeo Consens (Integrated control and sensing for sustainable operation of flexible intensified processes), inserito nella sezione Spire. La creazione di sensori di nuova generazione, finalizzati a monitorare, controllare e ottimizzare i processi produttivi delle case farmaceutiche, riducendo i costi dei medicinali, vede coinvolto il team guidato da Massimiliano Grosso, ricercatore del Dipartimento di ingegneria meccanica, chimica e dei materiali. Arriva invece dal dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica il progetto QoE-Net, lo studio e la sperimentazione di metodologie innovative per la gestione della qualità dell’esperienza (QoE) percepita dall’utente finale in servizi multimediali come social web Tv, servizi web. (cl. m.)
 
 
 
 
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4 - L’UNIONE SARDA di giovedì 22 gennaio 2015 / Cronaca Regionale (Pagina 5 - Edizione CA)
Secondo “Tuttoscuola” 6.486 studenti si sono iscritti ma non hanno completato le superiori
FUGA DALLE CLASSI, DATI DA INCUBO
L’Isola ha il record italiano: lascia gli studi il 36,5% dei ragazzi
Dispersi, invisibili. È come se un paese di 6.486 abitanti fosse scomparso in cinque anni. E invece sono gli studenti delle scuole sarde, spariti dalla popolazione scolastica tra l’anno 2010/11 e 2014/15, perché non hanno terminato il corso di studi. Si sono iscritti in 18.600 al primo anno e hanno conseguito il diploma in 12.144. Il resto ha fatto marcia indietro.
Nell’isola i numeri sono da record. La Sardegna è la prima regione d’Italia con il tasso più alto di abbandoni: 36,5 per cento. Seguita dalla Sicilia con il 35,2 e la Campania con il 31,6. La media nazionale della dispersione è del 27,9. La nostra regione è quasi nove punti sopra.

I dati sono della rivista nazionale specializzata Tuttoscuola che ha elaborato per il ministero della Pubblica istruzione una relazione dettagliata con tabelle e percentuali. Allarmanti i numeri cagliaritani: 36,6 per cento, seguito da Nuoro con il 35, Oristano 33 e Sassari con 32,7. Dalla fitta relazione emerge che le scuole con minori abbandoni sono i Licei classici, registrano un abbandono del 23,5 nell’ultimo quinquennio. Gli istituti invece che hanno le emorragie maggiori sono le scuole professionali con il 49,3, numeri regionali che superano la media nazionale del 34,8. Seguono poi i Tecnici con una dispersione del 33,7 contro quella nazionale del 29,2. I Licei scientifici hanno numeri più contenuti sulla dispersione. Nuoro, tra le quattro province, ha il tasso più alto con un 29,8 per cento. Gli ex-Istituti Magistrali, sempre a Nuoro, contano l’abbandono maggiore con il 50,3.
Anche nei Licei artistici è sempre Nuoro ad aggiudicarsi il posto più altro del podio: 50,6 per cento. E i dirigenti scolastici che lavorano ogni giorno nella scuola a contatto con i docenti e alunni cercano di capire il problema. Dice Roberto Pianta, preside dal 2009 dell’Istituto professionale Sandro Pertini di Cagliari: «La questione è molto complessa. Non è un caso che nelle scuole professionali ci sia la maggiore dispersione. Qui vengono indirizzati tutti gli studenti che all’esame di licenza media prendono un voto sufficiente o più che sufficiente. Dunque molti con difficoltà. Già al biennio avviene la selezione naturale, chi non ha gli strumenti lascia il corso di studi e non lo termina, anche se la scuola cerca di sopperire con una didattica laboratoriale e con grande impegno». Il nodo della dispersione è a monte, nelle scuole professionali si iscrivono le frange più deboli della popolazione scolastica ecco perché poi si registra la maggiore dispersione: «Nonostante questi dati, oggi le iscrizioni negli istituti professionali sono cresciute, perché i corsi preparano per il mondo del lavoro. Noi abbiamo per esempio l’indirizzo socio-sanitario che conta il maggior numero di iscritti, segue quello tessile-sartoriale e poi commerciale».
I tecnici seguono per numero di abbandoni. Spiega Gian Pietro Demurtas, dirigente dell’Istituto Tecnico Mattei di Decimomannu: «C’è un’alta dispersione nei Tecnici. Questo in generale è legato alla tipologia della popolazione scolastica. I ragazzi sono più problematici e meno motivati, hanno meno competenze in ingresso. Le emorragie maggiori si registrano al biennio, dove si incontrano le prime difficoltà e allora si decide di lasciare la scuola».
Nei Licei classici la situazione è diversa. «Non si può parlare di dispersione nel nostro ordine di scuola, ma di cambio di indirizzo o di tipologia di scuola. Da noi i ragazzi sono molto motivati e seguiti regolarmente dalle famiglie. Chi va via dalla nostra scuola ne sceglie un’altra, ma non abbandona gli studi», commenta Marcello Garbati, dirigente del Classico Dettori di Cagliari. Il ministero della Pubblica istruzione ha finanziato 15 milioni di euro contro la dispersione scolastica nazionale con il decreto legge 104/2013. All’Isola è stata assegnata la cifra totale di 492.820, divisa tra il 2013 con 111.277 mila euro, e nel 2014 374.543 mila euro.
Maura Pibiri
 
 
 
 
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5 - L’UNIONE SARDA di giovedì 22 gennaio 2015 / Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
Anti-corruzione, negli uffici pubblici mancano i meccanismi di controllo
Trasparenza all’anno zero, le amministrazioni fuorilegge
In Sardegna la lotta alla corruzione, dentro molti enti pubblici, non si combatte nemmeno sulla carta. La trasparenza è a zero, o quasi, le scadenze per la pubblicazione degli atti non vengono rispettate. All’esterno ci sono le varie magistrature, certo. Ma sono previsti anche meccanismi interni di controllo che non vengono applicati. Eppure è la legge che li impone. Ogni pubblica amministrazione è obbligata a nominare un responsabile per la prevenzione della corruzione che, entro il 31 dicembre del 2014, avrebbe dovuto stilare un rapporto sulle iniziative avviate per arginare e monitorare gli eventuali illeciti commessi negli uffici. «Avrebbe dovuto»: tanti se ne sono infischiati e qualcuno, pare, non ha avuto tempo.
ENTI REGIONALI «Abbiamo molti dipendenti e la mole di dati è enorme. I documenti saranno sul sito istituzionale tra oggi e domani», assicura l’avvocato Paolo Loddo, responsabile dell’anti-corruzione all’Ente foreste. È l’Anac (Agenzia nazionale anti-corruzione), presieduta dall’ex pm Raffaele Cantone, a imporre dei termini. E gli uffici dei forestali sono in buona compagnia se si parla di mancati adempimenti. Nessun rapporto sull’online delle Asl di Lanusei e di Oristano, niente nemmeno per le aziende miste di Cagliari e Sassari. Il vuoto anche per il più grande ospedale dell’Isola, il Brotzu. L’opacità in tema di anticorruzione è caratteristica anche in altri enti regionali. L’Arpas (agenzia regionale protezione dell’ambiente) comunica solo che «la sezione è in fase di aggiornamento». La protezione civile non ha nemmeno il link «amministrazione trasparente», mentre per Area (Agenzia regionale edilizia abitativa) c’è, ma è povero di contenuti. Sardegna Ricerche, alla voce “corruzione”, spiega che «il contenuto di questa pagina è in corso di acquisizione presso gli uffici titolari di dati o di documenti».
L’Isre (Istituto etnografico) ha il rapporto, pubblicato nei tempi: un’eccezione. Ma «difficoltà organizzative generali» hanno impedito di effettuare molti controlli previsti.
COMUNI Tutti i più popolosi Comuni hanno inviato i documenti a Cantone. Da Quartu, dove risultano in attesa di giudizio penale tre dipendenti, dicono che la mancanza di fondi non ha permesso la formazione del personale sul tema della corruzione. Il controllo di compatibilità sugli incarichi esterni dei dirigenti, poi, pare molto difficile: «In assenza di specifiche segnalazioni», si legge, «si ritiene che la verifica delle veridicità sia impossibile». Quindi ci si affida alla correttezza di ciascuno. Come succede a Cagliari, dove vengono riportate le medesime parole. Nel capoluogo non emergono procedimenti penali o disciplinari aperti. A Sassari invece i controlli li fanno, anche durante lo svolgimento degli incarichi esterni. Nel capo di sopra è stato attivato anche un sistema di segnalazione anonima degli illeciti, riservato ai dipendenti. Il dossier è dettagliato.
PROVINCE La soppressione degli enti intermedi, anche se ancora da definire, ha pesato anche sulla prevenzione della corruzione: il commissariamento del 2013, scrive il responsabile della Provincia del Medio Campidano, «non permette né una programmazione triennale né una a brevissimo termine. Diversi interventi non si sono potuti attivare». Il collega nuorese invece, anche se lavora in un ente vivo, non ha pubblicato alcun dossier. Alla Provincia di Oristano hanno lavorato sui documenti: compilazione scarna, pochi dati e un commento sulla segnalazione anonima dei reati: «Probabilmente la scarsa conoscenza della modalità non ha consentito l’avvio di segnalazioni».
ALTRI ENTI Le schede dell’Anac sono state compilate in maniera dettagliata dalle Università di Cagliari e Sassari. Nell’ateneo del capoluogo risultano «tre segnalazioni che prefigurano responsabilità disciplinari o penali legate ad eventi corruttivi» e gli atti sono stati trasmessi alla Procura. Quattro sono invece «i procedimenti disciplinari sospesi in attesa di giudizio» penale. Il numero di enti sottoposti agli obblighi di trasparenza è altissimo e comprende anche le camere di commercio. Tutte, tranne quella di Cagliari, hanno rispettato le scadenze: nel Largo Carlo Felice il segretario generale Luca Camurri, responsabile del procedimento, non ha messo online i documenti da pubblicare entro il 31 dicembre.
LE SANZIONI La trasparenza nelle pubbliche amministrazioni non è un optional. La mancata pubblicazione del rapporto anticorruzione, spiega l’Anac in una nota, non comporta sanzioni. E forse questo il motivo reale che ha spinto qualcuno a prendere la cosa sottogamba. Oltre, ovvio, all’esiguità dei personale dedicato al settore. Ma dall’Autorità aggiungono: «Sono previste sanzioni da un minimo di 1000 euro a un massimo di 10.000 per la mancata adozione dei piani triennali di prevenzione della corruzione e per la trasparenza o dei codici di comportamento».
Enrico Fresu
 
 
 
 
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6 - L’UNIONE SARDA di giovedì 22 gennaio 2015 / Cronaca Regionale (Pagina 7 - Edizione CA)
ROMA. Gli studiosi sardi presentano all’Accademia il fenomeno Mont’e Prama
I LINCEI ONORANO I GIGANTI
La Barracciu: «Sono un simbolo più dei Quattro mori»
INVIATO Roberto Cossu 
ROMA. Nella loro marcia trionfale i Giganti travolgono anche il governo. O almeno Francesca Barracciu. E nella mischia rischiano di ruzzolare persino i gloriosi e già contusi Quattro mori. A Roma, in un luogo d’eccellenza della cultura nazionale, l’Accademia dei Lincei, dove tutto è maestoso e ovattato, il sottosegretario alla Cultura lancia un petardo: «Le statue di Mont’e Prama sono ormai il nostro simbolo, più ancora dei Quattro mori». E allora - questo il senso - perché non fare la sostituzione pure nella bandiera? Via quelli, che sono un po’ stanchi, dentro gli altri, che fanno anche botteghino ai musei. Sul momento sembra una cosa così, tanto per spiegare l’eccezionalità del fenomeno. Ma poi il viceministro insiste cocciutamente: «Lo so, lo so», quante «me ne diranno, e spero che non ci siano giornalisti sardi in sala, altrimenti domani...». Il popolo potrebbe divorarla. I giornalisti ci sono, e c’è anche il sospetto che la Barracciu lo sappia. Tant’è che poi davanti alle telecamere concede di mostrare un “disegno” sullo smartphone: la faccia del Gigante moltiplicata per quattro al posto dei tizi bendati. Neanche male, forse una birichinata, ma cosa dirà la Storia?
Agli esperti, ai docenti, agli studenti che affollano la sala del palazzo Corsini probabilmente la questione collaterale interessa poco. Magari ascoltano con più attenzione l’idea ripescata (eh sì, la Barracciu oggi è vulcanica) di trasferire una statua al Quirinale. Un po’ di mormorio, non sarà una sorta di parodia nel mezzo della già arruffata corsa al Colle? No. «Si può organizzare un’ospitalità temporanea, aiuterebbe a valorizzare il ritrovamento dei nostri amati Giganti». Che «sono rimasti per troppo tempo nell’ombra». Anche «la classe politica deve espiare la colpa di averli trascurati». E l’Accademia dei Lincei «ci può sostenere».
 RICORDO DI LILLIU Per ora l’Accademia cerca di capire sul piano scientifico. Collegandosi idealmente a un suo membro, Giovanni Lilliu, e ascoltando con attenzione le novità sugli scavi. La meraviglia per le notizie e le immagini che scorrono sullo schermo si incrociano con le perplessità sul gioco delle interpretazioni storiche, tra le pareti ricamate, gli ampi tendaggi, le decorazioni barocche del soffitto, il legno scricchiolante del pavimento, le sedie scure e severe. A lato del tavolo dove Michel Gras dirige l’incontro, passa in una sola giornata l’intero team dell’operazione Mont’e Prama. E poiché il momento è solenne, un ulteriore riconoscimento alle intelligenze e agli sforzi di casa nostra, anche l’emozione è palpabile. Del resto, e lo ripetono tutti, «si parla della Sardegna, ma anche del Mediterraneo, del mondo». Con un’antica cronaca che può essere riscritta.
L’APPELLO DI TORELLI Forse il vero padrone di casa è Mario Torelli, altro membro dell’Accademia, che ha insegnato per sette anni nell’Isola e ha voluto l’incontro al quale altre voci avrebbero voluto partecipare. Proteste su Facebook (forse «la prima volta» che il social viene nominato in questo luogo), ma «qui si vuole fare il punto della campagna di scavi organizzata dall’ateneo di Sassari» e nient’altro. Insomma, no alle polemiche di bottega. E anche Torelli lancia un appello: «Per favore, non separate queste statue. Appena prima di andare via dalla Sardegna ho visto le prime distese dei frammenti. Vorrei rivedere quelle sculture tutte insieme, non separate. E nel loro ambiente». È «una raccomandazione» accorata a tutti e a Francesca Barracciu. Sembra che si viaggi in direzione opposta, ma non è certo un’opinione trascurabile.
 LE SCOPERTE Poi si compone un affascinante mosaico: Raimondo Zucca spiega la strategia dello scavo, Pier Giorgio Spanu ridisegna i remoti paesaggi attorno a Mont’e Prama, Gaetano Ranieri fa vedere il sottosuolo dell’area e dà una notizia: nelle ultime settimane, con le tecnologie più sofisticate, si sono intraviste le ombre di quelle che potrebbero essere tre capanne nuragiche. Alessandro Usai ed Emina Usai entrano nel “titolo” della giornata, “I riti della morte e del culto”. Salvatore Rubino indaga col pennello della microbiologia e Paolo Bernardini e ancora Zucca raccontano l’ipotesi di Heroon: Mont’e Prama luogo di culto degli eroi. Lo “statuto eroico”, per dirla con lo stesso Torelli.
LA CRONOLOGIA L’Accademia e gli studiosi - c’è anche Alessandro Bedini, che avviò le ricerche nel 1975 - chiedono e precisano. Non fanno sconti. Sulla cronologia, innanzitutto. I frammenti sono dell’Età del ferro, ma gli scheletri sono sicuramente più antichi: come si spiega? Qual è il nesso fra le tombe e le statue, posto che nulla conferma (neppure un’impronta) che i Giganti siano stati poggiati sulle lastre? Perché sono stati trovati solo scheletri di maschi, con un’unica eccezione? E cosa ci dirà l’analisi delle ceramiche? Un dibattito già aperto, più dubbi che certezze. Resta una suggestione di Alessandro Usai: «Fragilità, instabilità, dinamismo, competenze, capacità di adattamento e reazione, creatività. Queste le condizioni in cui maturò il fenomeno Mont’e Prama». Un grande passato per i futuri (e ora pericolanti) Quattro mori.
 
 
 
 
 
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7 - L’UNIONE SARDA di giovedì 22 gennaio 2015 / Spettacoli e Società (Pagina 42 - Edizione CA)
 Il progetto Da Montecitorio alle Università, la battaglia contro le culture mafiose
«IL SILENZIO NON È D’ORO» Ligabue jr: «Noi, ragazzi contro la corruzione»
Un giovane giornalista, un concerto e la mafia. È nato grazie a queste tre ingredienti “Il silenzio è dolo”, il nuovo brano del cantautore Marco Ligabue che ha coinvolto anche Lello Analfino dei Tinturia e il rapper palermitano Othelloman.
Ma il fautore di questo progetto è il ventunenne palermitano Ismaele La Vardera, presidente dell’associazione nazionale “Verità scomode” che grazie a una inchiesta ripresa anche da “Le Iene” sulle selezioni truccate degli scrutinatori per le europee nel suo paese, Villabate, ha portato alle dimissioni del sindaco e degli assessori. Poi, l’incontro con Marco Ligabue ad un concerto e la proposta di scrivere un brano sul tema della mafia.
«Tre settimane dopo gli ho mandato la canzone sul cellullare dando così inizio a un qualcosa di importante», ha raccontato ieri il cantante che, partito dalla “Alghero”, ha scelto Roma, e Montecitorio, per presentare il progetto, in un’aula quanto mai gremita.
«Una forma artistica di denuncia contro tutte le mafie, una forma di riscatto per milioni di giovani che provano ad alzare la testa contro chi ha voluto farci credere che il silenzio è d’oro». Racconta: «Sullo sfondo, una terra che soffre più di tutte dell’equazione Sicilia uguale mafia a causa di quelle poche migliaia di persone macchiate da una cultura mafiosa che da generazioni va avanti. Una mafia che però non risparmia nemmeno altre regioni del sud, penso a Puglia, Calabria e Sardegna, sotto altre forme di criminalità che trasformano l’equazione precedente, in Italia uguale corruzione».
Spiega Ligabue: «Se c’è una cosa che non concepisco è il sogno negato a un ragazzo, o a una ragazza, di vent’anni. Per questo, una volta ascoltata la storia di Ismaele, è nata questa canzone. Che magari non cambierà il mondo, ma potrà essere parte di “quelle piccole cose che fanno la differenza”. Come una miccia che accende un fuoco, che alla fine divampa».
Un’idea che ha riscosso l’appoggio della Nazionale Cantanti, della testimone di giustizia Valeria Grasso che ha denunciato i propri estorsori, e dal presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Nino Di Matteo. Il progetto verrà presentato anche nelle università di tutta Italia per affrontare con gli studenti quelle verità scomode di cui non si vuole parlare e che attanagliano il nostro Paese. Perché il silenzio non è d’oro. È dolo.
Carlotta Dessì
 
 
 
 
 
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8 - L’UNIONE SARDA di giovedì 22 gennaio 2015 / Marghine Planargia (Pagina 23 - Edizione OR)
NUORO, MASTER PER SVILUPPO
All’università di Nuoro al via il master di secondo livello in Politiche per lo sviluppo locale rivolto a laureati, triennale e vecchio ordinamento. È possibile iscriversi ancora in questi giorni. Il corso prevede un numero massimo di 25 partecipanti. Per informazioni www.uninuoro.it, segreteriadidattica@uninuoro.it oppure telefono 0784/244737. (fr. gu.)
 
 
 
 
 
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9 - L’UNIONE SARDA di giovedì 22 gennaio 2015 / Provincia di Sassari (Pagina 26 - Edizione OR)
SASSARI. Tasse e sforbiciate
REGIONE MATRIGNA Atto d’accusa degli universitari
Per gli studenti universitari il nemico è la Regione non l’Università. Lo ha detto con forza Riccardo Zanza, presidente del Consiglio degli studenti durante l’inaugurazione dell’anno accademico, lo ha ribadito ulteriormente, affinchè non ci fossero equivoci, in un documento il Forum studentesco che martedì ha manifestato davanti all’Ateneo. Un impietoso elenco di decisioni assunte dalla Regione e «contrarie a ogni sano principio di tutela dei diritti degli studenti». Fra le note più dolorose l’aumento della tassa per il diritto allo studio, portata da 62 euro a 140, più del 120 per cento. Nella finanziaria regionale del 2015 non è previsto un solo euro di contributi ai due atenei per il finanziamento dei programmi di mobilità studentesca internazionale che nel 2014 erano stati 3 milioni e 200 mila euro. Una decisione che il Forum ha giudicato ingiustamente punitiva: «Nel 2013-2014 oltre 690 studenti hanno utilizzato la mobilità internazionale: 356 per studio, 266 per tirocinio in Europa con l’Erasmus, 50 per mobilità extraeuropee con il programma Ulisse. Zero finanziamenti nonostante la nostra Università si sia classificata al 69° posto fra le 3 mila università europee che aderiscono all’Erasmus e al 15° posto tra le oltre 90 università italiane impegnate negli stessi programmi di mobilità». Indispensabile a questo punto l’apertura di un confronto tra i rappresentanti degli studenti e la giunta regionale.
G.B.P.
 
 
 
 
 
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10 - L’UNIONE SARDA di giovedì 22 gennaio 2015 / Provincia di Sassari (Pagina 26 - Edizione OR)
SASSARI. Le lezioni per 860 alunni ricominciano in quattro plessi
Liceo chiuso dopo il crollo Studenti sparsi per la città
Ha vinto la sua battaglia più grande e, a quattro giorni dal crollo di una parte del controsoffitto nello scientifico Marconi, potrà festeggiare il rientro a scuola, anche se in sedi diverse, di tutti i suoi alunni. Angela Fadda, dirigente del liceo danneggiato dalla pioggia venerdì scorso, ha ottenuto ieri l’agibilità del piano terra dell’edificio, l’utilizzo dei laboratori e della palestra, la sicurezza di un impianto elettrico funzionante. Sette quinte hanno ripreso le lezioni ieri mattina mentre oggi, gli 860 studenti, torneranno sui banchi. Molte classi nell’istituto Commerciale di via De Carolis, altre nella succursale del Tecnico agrario, tre classi saranno invece ospiti dell’Università di Sassari.
 RICOMINCIARE In via Solari si lavora a tutte le ore per riportare la situazione alla normalità. Ancora qualche secchio, stracci, materiale per le pulizie sono il ricordo di quanto accaduto venerdì notte, per fortuna quando la scuola era deserta. «Non ci arrendiamo - ha commentato la dirigente - ma guardiamo avanti e puntiamo a rifarci il look in vista delle pre-iscrizioni per il prossimo anno scolastico. Sabato 24 e 31 gennaio ospiteremo gli open day per far conoscere la nostra scuola e dire a tutti che siamo organizzati». Dopo la tempesta, è tempo di rialzare la testa e rimboccarsi le maniche. La struttura portante non è in pericolo. Sul tetto sono rimasti però quei seicento buchi praticati durante i lavori, necessari per poter realizzare la nuova copertura. Un tetto colabrodo che non ha retto il peso dell’acqua: «Sabato arriveranno i materiali - ha spiegato Angela Fadda - e lunedì riprenderanno i lavori. L’impresa ha già installato dei teloni per contenere l’acqua piovana e farà vigilanza giorno e notte».
NUOVA SISTEMAZIONE Nessuno dunque, ha voglia di arrendersi e c’è anche chi farà di necessità virtù: «Le tre classi ospitate all’Università (quarte F, C, H) - ha raccontato la dirigente - approfitteranno dell’occasione per fare lezione di orientamento sulle scelte da affrontare dopo la maturità». Nel frattempo, fino a quando non verranno effettuati i lavori, a tutti i docenti si chiedono tripli salti mortali: c’è chi dovrà attraversare la città per essere in classe da un’ora all’altra. Per adesso è la sola possibilità, fanno sapere dal liceo.
Antonio Brundu
 
 


LA NUOVA SARDEGNA 
 
11 – LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 22 gennaio 2015 / Fatto del giorno - Pagina 2
Gaetano Ranieri racconta come è nato lo strumento che ha moltiplicato le scoperte
IL GEOFISICO CHE SCOPRE LE STATUE COL RADAR
ROMA La vista umana non penetra la terra: ecco il dramma secolare degli studi archeologici più accurati. Troppo spesso l’immaginazione visionaria - celebre è il caso di Schliemann a Troia - ha guidato gli scavi. Ma Gaetano Ranieri, professore ordinario di Geofisica applicata dell’università di Cagliari, oggi riesce a vedere nel sottosuolo di Monte Prama. Con la sua equipe di ricercatori - «Tutti precari», sottolinea nella presentazione all’Accademia dei Lincei - ha scandagliato il sito con le lenti della tecnologia. Ed è stato un suo collaboratore - neanche a dirlo, precario - a trovare due grandi anomalie al georadar: i giganti tornati al mondo a fine settembre. Che emozione ha avuto quando ha visto per la prima volta l’anomalia dei giganti? «Ma non sono io che l’ho trovata, è stato un mio collaboratore a segnalarla. Io ho solo intuito, ho detto: “Dovete cercare qui”, dove c’erano le pietre accumulate. Quando ha fatto il rilievo abbiamo capito subito, discutendo con il professor Zucca, che si trattava di qualcosa di particolare: non poteva essere un betilo, ma la forma rotonda che emergeva non lo faceva sembrare neanche un gigante. Pensavamo di aver trovato un’animale mitologico, forse l’immagine di un dio. Io ho scommesso con Zucca e gli ho detto: secondo me è un gigante pugile» Da quanto tempo è possibile vedere nel sottosuolo? «Diciamo che da una decina di anni, più o meno, la crescita esponenziale degli strumenti ha consentito di avere una visione sotterranea più accurata. Se prima avevamo la cataratta oggi l’abbiamo rimossa, ma siamo ancora troppo vecchi per vedere chiaramente. Attenzione a non celebrare lo strumento, però, perché c’è sempre l’uomo dietro». Qual è la storia del suo georadar? «Non è mio, non l’ho inventato io. Io ho solo "istigato" a realizzarlo. Nel 1990 ho comprato un vecchio georadar americano che registrava su carta sensibile, poi un altro svedese. A un certo punto mi sono chiesto: “Perché dobbiamo dare i soldi agli americani e agli svedesi e non possiamo farcelo noi?” Così ho lanciato la sfida ad alcuni radaristi della marina militare di Livorno, che hanno vinto un progetto europeo e hanno iniziato a sviluppare prototipi con l’Ids di Pisa. Quando li ho incontrati di nuovo gli ho detto: “Ma perché allora non fare un sistema olografico che restituisca immagini tridimensionali?”». E allora non ve lo siete lasciato sfuggire… «Lo abbiamo comprato vergine, senza software, e lo abbiamo riadattato ai nostri scopi. È costato 100mila euro nella versione base, poi con alcuni accessori siamo arrivati quasi a 200mila. Possediamo un modello a 16 canali: sono come tante antenne, una trasmette e quindici ricevono. L’operazione si ripete ogni nano secondo. Così riusciamo a vedere in maniera tridimensionale e in tempo reale. Ci sono anche altri strumenti come l’Arp (Apparent resistivity prospecting) che è un apparecchio collegato a un quod che permette di scandagliare aree più ampie. Il futuro, però, è la percezione del calore: ci permetterebbe di vedere le tombe». Veniamo alla nota dolente: i ricercatori precari. «È una cosa triste, spero che possano ritrovare un giusto riconoscimento anche altrove. Uno è stato contattato dalla Nasa ma vorrebbe restare qui. Anche un altro, forse, avrà una possibilità. Chi non troverà qualcosa, però, finirà con il cambiare mestiere: ed è un peccato, si perdono conoscenze». (a.s)

 
 
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12 – LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 22 gennaio 2015 / Fatto del giorno - Pagina 2
GLI SCAVI A CABRAS Mont’e Prama tesoro inesauribile
Area di 5 ettari con altri Giganti
di Simonetta Selloni
CABRAS E così i kolossòi di Mont’e Prama, i Giganti di Cabras attorno ai quali il mondo archeologico rivolge le sue attenzioni, hanno catturato l’interesse del più alto consesso culturale italiano, e tra i più importanti al mondo, certamente il più antico: l’Accademia dei Lincei. Ieri, nella giornata di studio su “I riti della morte e del culto del culto di Mont’e Prama-Cabras”, il gotha dell’archeologia italiana si è riunito a Palazzo Corsini, a Roma, sede dell’Accademia fondata nel 1605, attorno agli studiosi che hanno portato alla luce un giacimento di testimonianze destinato a riscrivere la storia della statuaria isolana; un giacimento emerso a partire dalle campagne degli anni Settanta per arrivare alle più recenti scoperte frutto della ripresa degli scavi da parte di Università di Sassari e Cagliari, della Soprintendenza archeologica della Sardegna accanto ai quali si pone il ministero dei Beni e delle attività culturali. Giornata di altissimo respiro culturale, dunque, ispirata dal professor Mario Torelli, Accademico dei Lincei – così come lo era il professor Giovanni Lilliu –, nell’ambito della convenzione tra l’Accademia e la Fondazione Balzan, che proprio lo scorso anno ha insignito del premio per gli studi archeologici il professor Torelli; l’ambito migliore per svelare le ultime scoperte attorno a una miniera, di cui i ritrovamenti fin qui acquisiti – 5000 frammenti recuperati, 28 statue antropomorfe, 26 modelli di nuraghe, cinquanta tombe, datazione tra il IX e l’VIII secolo avanti Cristo –, altro non sono, per dirla con il professor Raimondo Zucca dell’Università di Sassari, Alessandro e Emina Usai della Soprintendenza archeologica, che «la punta dell’iceberg». Un heròon a Mont’e Prama. «Riteniamo che Mont’e Prama possa essere un heròon, un luogo di sepoltura di un eroe. Non una necropoli nel senso tradizionale del termine, ma un luogo cultuale. Ne sono testimonianza l’accesso al sepolcro individuale, regolato dalla rigida selezione del sesso (uomini, con una sola eccezione), dell’età (giovani adulti)». Così la relazione del professor Zucca e del suo collega Paolo Bernardini, che hanno introdotto la correlazione del mito di Iolao e dei Tespiadi con il sito di Mont’e Prama. Mito cui ha fatto riferimento il professor Michel Gras, coordinatore del dibattito, archeologo e anch’egli studioso di Mont’e Prama, e lo stesso professor Torelli. Il mito di Iolao. La tesi proposta non punta a incardinare il mito di Iolao e i Tespiadi nell’isola, per quanto il professor Fausto Zevi, archeologo e Accademico, ieri stessa abbia concordato con l’ipotesi che i Greci abbiano conosciuto la sfilata di statue di Mont’e Prama; ma è un dato di fatto che dagli ultimi rilievi emergono due fatti assolutamente nuovi, rispetto alla lettura del sito, connessi a quel mito. I calzari e il gymnasion. Pugilatori, arcieri, guerrieri: a questa iconografia, si aggiungono ora cinque statue di kolossòi con i calzari. Due sculture già ritrovate, i piedi calzati da sandali, ricordano il bronzetto della tomba di Cavalupo di Vulci (IX sec. a. C). «I sacerdoti-militari di Mont’e Prama e di Vulci alludono verosimilmente a un aspetto dell’apparato cerimoniale del culto svolto nell’heroon, forse in connessione con l’avvio dei giochi, prove di aristeia, o, per usare un termine più prossimo alla cultura sarda, di balentìa», hanno detto Zucca e Bernardini. In sintesi: i ritrovamenti sono compatibili con un’area, individuata, a struttura semicircolare di circa 35 metri di diametro, dove è verosimile pensare potessero svolgersi attività ludiche, propiziatorie, rituali. C’è una mitologia sarda, ha sottolineato il professor Torelli, e le attività ad essa connessa sono assimilabili al gymnasion greco: luogo di esercizio del corpo e della mente. La capanna e il tempio. Una settimana fa il georadar ha evidenziato una capanna a struttura pluricellulare, composta da tre ambienti circolari e con all’interno una corte aperta. E un altro spazio, 14x26 metri, richiama fortemente il tempio di cui, già nel 1977 parlava il professor Lilliu. Per la prima volta, uno scavo archeologico sardo entra all’alta corte dei Lincei. Per continuare a indagarlo, «appare fondamentale l’acquisizione pubblica di altri cinque ettari circostanti l’area ristretta in cui si sono sviluppate le ricerche», è l’appello degli archeologi. «Abbiamo imparato moltissimo, oggi», ha detto il professor Torelli. La centenaria storia degli Accademici, con l’umiltà propria dei grandi, in rispettoso ascolto delle voci dei kolossòi del passato.
 
 
 
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13 – LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 22 gennaio 2015 / Fatto del giorno - Pagina 3
Pace tra la Soprintendenza e le due università della Sardegna
IL CONVEGNO A ROMA: l’attività archeologica non si fermerà
di Andrea Scutellà
ROMA La giornata di studio all’Accademia dei Lincei celebra la pace tra la Soprintendenza ai beni archeologici e le Università di Sassari e Cagliari. «Diciamo che la presenza dell’onorevole Barracciu ha risolto gli aspetti problematici, visto che ha garantito la collaborazione tra istituzioni», ha commentato con un sorriso l’ex Magnifico Rettore dell’ateneo turritano Attilio Mastino. Il sottosegretario ai Beni culturali ha persino rilanciato l’idea di organizzare un’esposizione «temporanea di una di queste sculture presso il Quirinale per promuoverne il più possibile la divulgazione», ma è difficile pensare a un trasporto dei giganti. L’ipotesi più accreditata è quella dell’esposizione di una copia, come nel caso del Marco Aurelio ai Musei Capitolini. Il 31 marzo il progetto che ha portato al successo degli scavi del 2014 terminerà. «La Regione sarda – fa sapere il professor Raimondo Zucca dell’Università di Sassari – assicurerà risorse sufficienti per il prosieguo degli scavi: si parla di 3 milioni in 3 anni. Ovviamente Monte Prama è al primo posto». C’è poi il finanziamento di 700mila euro del progetto Arcus del ministero dei Beni culturali, per cui, spiega ancora Mastino «l’area dovrebbe essere recintata già nei prossimi giorni». Quel 31 marzo – la fatidica data di fine dei lavori – non dovrebbe comportare shock o cambi repentini. Anzi, il professor Zucca annuncia una novità: «Ci stiamo impegnando per portare a termine con l’editore Carocci una pubblicazione sul volume degli scavi. Tutti insieme: la Soprintendenza e le Università. Vogliamo pubblicare subito i risultati e le prime conclusioni a cui siamo giunti con la nostra ricerca». Un obiettivo reso possibile anche dalla giornata organizzata da Mario Torelli, premio Balzan 2014 per l’archeologia classica e decano della disciplina, che i presenti riconoscono, più volte, come il loro maestro: ebbe infatti allievi come Zucca e Bernardini all’Università di Cagliari. «Ho voluto che ci fosse questa giornata – ha detto l’archeologo – perché l’Accademia dei Lincei aveva un compito che ha lasciato progressivamente andare: quello di trasmettere trasmettere annualmente al ministero i risultati degli scavi più importanti. Ed è una missione che passa per le difficoltà di fare comunicazione scientifica». Nel prosieguo del discorso, poi, ha lanciato un appello: «Per favore, non separate quelle statue! Non mettiamole un pezzo di qua, un pezzo di là, come è stato fatto con gli altri giganti. Vederli tutti insieme, come succedeva a Li Punti, era proprio quello che faceva più impressione». «Io ho un sogno – ha continua il decano degli archeologi – rivedere tutte quelle sculture insieme nel loro ambiente, non separate. La vecchia idea borghese del museo d’altronde è finita, è morta». E, in conclusione, ha lanciato l’appello alla naturale unione dei saperi tra Università e Soprintendenza: «La nuova direzione generale dovrà essere assolutamente paritaria. Non ci può essere l’egemonia sul sapere». In questo caso, il sapere ha persino varcato i propri confini, «la ricerca archeologica si è rivestita dell’impagabile valore aggiunto dell’impegno sociale e rieducativo», ha dichiarato ancora Zucca, ricordando quei «quattro detenuti della casa circondariale di Oristano che hanno lavorato infaticabilmente da mattina a sera», grazie a un progetto sviluppato all’interno delle carceri. Ed è bene ricordare anche il citato «entusiasmo» dei giovani ricercatori precari. Senza di loro gli scavi non sarebbero stati possibili, ma il futuro è sempre legato al filo rosso dei progetti.

 
 
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14 – LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 22 gennaio 2015 / Fatto del giorno - Pagina 3
Il professor Rubino e le scoperte della bioarcheologia: «Studiamo il passato con tecniche da Ris»
Forti e giovani: gli uomini di 3mila anni fa
di Pasquale Porcu
SASSARI Nello scavo archeologico si muovono come i Ris nella scena di un delitto: ogni traccia organica è preziosa. Ogni indizio deve essere preservato facendo attenzione, soprattutto, a non "inquinare" la scena. Intanto indossando indumenti sterili per prelevare campioni che non devono, contaminarsi in nessun modo, con materiale genetico o organico, estranei a quel contesto e soprattutto a quel periodo storico. Pioniere di questa nuova metodologia bioarcheologica che ha illustrato ieri all’Accademia dei Lincei, è il professor Salvatore Rubino del Dipartimento di Scienze biomediche. dell’università di Sassari. A lui e alla sua équipe sono state affidate le indagine sui ritrovamenti di interesse genetico dell’area di Mont’e Prama. Su quale tipo di materiale sta lavorando l’équipe di Rubino? «Stiamo lavorando sul Dna della ossa degli scheletri ritrovati nelle sepolture_ dice lo scienziato_ E non si tratta di una operazione semplice dal momento che stiamo parlando di esseri che sono vissuti tra gli otto e i dieci secoli avanti Cristo. Si tratta in tutto di 18 scheletri provenienti da due tipologie differenti di tombe. Abbiamo di fronte, dunque, un lavoro immenso. Ma i primi dati ottenuti ci consentono di lavorare intorno ad alcune ipotesi che dobbiamo poi verificare insieme agli altri specialisti impegnati negli scavi. Intanto crediamo di affermare che quegli scheletri, con buona probabilità, appartengono a giovani di sesso maschile abituati a svolgere intensi lavori fisici. Si tratta di schiavi o giovani morti in seguito a un sacrificio umano? Questo, meglio di noi, potranno dirlo gli archeologi». «Una cosa che ci ha stupito_ prosegue Rubino_ è la posizione in cui abbiamo trovato gli scheletri: non erano supini ma rannicchiati in pozzetti posti sotto le statue dei giganti. Suppongo che se quei corpi fossero di personalità importanti avrebbero meritato una sepoltura adeguata al loro stato sociale. Ma, ripeto, il mio è solo un interrogativo al quale altri dovranno dare una risposta. Quel che posso dire uno degli ultimi scheletri ritrovati (lo ha notato Vittorio Mazzarello, paleontologo del nostro gruppo di ricerca) aveva un ispessimento del cranio. Quale patologia lo ha provocato? Lo scopriremo presto. Ma scopriremo anche il grado di parentela esistente o meno tra le persone dei quali abbiamo trovato gli scheletri. E poi l’alimentazione, la statura etc.». Il gruppo di Rubino ha raccolto una gran quantità di materiale che sta già esaminando: intanto il terreno che circonda le tombe che presenta molto Dna di origine bovina, di cereali, di piante e micobatteri. Altro ritrovamento interessante è quello di parassiti del genere schistosoma (già trovati nelle tombe egizie). E quello di zanzare anofele che potrebbe autorizzare l’ipotesi che a quelle popolazioni non fosse sconosciuta la malaria. Un reperto al quale viene associata una grande importanza è un vasetto il cui interno è stato ripulito con una sorta di “spugnetta”, un filtro molecolare già usato nelle indagini della Polizia scientifica. «Quella spugnetta è in grado di trattenere ogni molecola di quel contenuto– dice lo scienziato sassarese– Vasetti come quello trovato a Mont’e Prama li abbiamo già visti tra i reperti scoperti nel nuraghe di Palmavera e ci hanno dato preziosissime informazioni sulla vita di quei nuragici. Con le nuove e raffinatissime metodologie della bioarcheologia contiamo di avere la chiave giusta per penetrare nei segreti del la vita dei Giganti».
 
 
 
 
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15 – LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 22 gennaio 2015 / Sardegna - Pagina 4
Confronto serrato con i rappresentanti degli universitari
DIRITTO ALLO STUDIO, PRESTO RIFORMA
CAGLIARI La Regione rilancia il tema del diritto allo studio. E lo fa con il lavoro in commissione in cui si prepara una revisione organica della legge. La conferma arriva dal presidente Gavino Manca (Pd) al termine delle audizioni dei rappresentanti degli studenti universitari sulla manovra finanziaria 2015. Nel confronto sono emersi i pesanti effetti dei minori fondi a disposizione. «A Cagliari il 50% degli studenti in possesso dei requisiti fissati dalla legge resterà fuori da ogni intervento di sostegno – dice Francesco Pittirra, rappresentante degli studenti nel consiglio di amministrazione dell’Ersu di Cagliari –. Si è concentrato il taglio di risorse di Governo e Regione. E nello stesso tempo c’è stato un aumento del 120 per cento della tassa regionale. Il 48% degli universitari non riceverà il contributo per l’affitto di un appartamento. 450 matricole, in due anni, non hanno rinnovato l’iscrizione e numerosi sono stati gli abbandoni, spesso per motivi economici». Alla Seconda commissione il rappresentante dell’Unione studenti Sardegna, Giacomo Cossu, ha consegnato un dettagliato documento di proposta sul diritto allo studio. Quanto alla finanziaria, in particolare, Cossu ha rilevato che «manca uno stanziamento della Regione per sostenere il comodato d’uso dei libri di testo: sarebbe un modo per dare senso alla lotta alla dispersione scolastica che pure rientra fra gli obiettivi strategici del governo regionale». Il rappresentante dell’Unione degli studenti ha anche sollecitato un «piano-borse di studio, sia per venire incontro alle famiglie, sia per fornire agli studenti una serie di servizi per migliorare l’offerta formativa delle università». «La scarsità delle risorse della finanziaria – dice Bruno Concas, esponente del Consiglio nazionale dei presidenti di consulta – mette in luce la mancanza di un welfare universitario che ponga al centro alcune questioni di fondo: lotta al caro-libri, edilizia, allargamento dell’offerta formativa».
 
 
 
 
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16 – LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 22 gennaio 2015 / Cultura e spettacoli - Pagina 35
Da oggi ad Ales gli incontri del “Premio Gramsci” nel ricordo di Sergio Atzeni
Monica Demuru interpreta Bellas Mariposas, domani reading con Alberto Masala
 
«BUON COMPLEANNO ANTONIO» Due giorni dedicati a Gramsci
ALES “Buon compleanno Antonio” è il titolo della due giorni che l’Associazione casanatale Antonio Gramsci dedica al pensatore sardo. L’iniziativa farà da corollario alla premiazione della quattordicesima edizione del Premio letterario “Antonio Gramsci”. Una premiazione nel nome di Sergio Atzeni nel ventennale della morte. Nei due giorni infatti verranno proposti il reading “Bellas Mariposas”, dal celebre racconto dello scrittore, e alcuni suoi articoli su Gramsci contenuti all’interno del numero speciale del periodico “Il cagliaritano” intitolato “Un caffè con contorno di jazz. Speciale tutto Gramsci”. Si inizierà oggi alle 17,30 nella sala conferenze del comune con Monica Demuru, attrice sarda che vanta importanti lavori e collaborazioni a livello nazionale e internazionali con artisti come Stefano Bollani Enrico Rava, Peppe Servillo e Avion Travel, Tetes de Bois, David Riondino, Marco Parente, Afterhours, Chico Buarque De Hollanda. La Demuru presenterà “B e l l a s m a r i p o s a s da Sergio Atzeni” ovvero “Musica di parole per amore e per rabbia”, testo e regia Annalisa Bianco. A seguire alle ore 18,30 la premiazione vincitori quattordicesima edizione del Premio “Gramsci”. Partecipano Salvatore Zucca, Giulio Angioni, Gavino Angius, Maria Paola Masala, Lilli Pruna, Alberto Coni, Rossana Meloni, coordina Giorgio Serra. Alla fine dei lavori Alessandra Marche e Patrizia Manduchi presenteranno le attività del Gramsci Lab in collaborazione con l’Università di Cagliari. Domani, sempre nella sala conferenze del Comune, si incomincerà alle 17,30 con Pinuccio Sciola e Walter Porcedda che presentano il numero monografico del “Cagliaritano” curato da Claudia Zucca che ha anche un cd allegato intitolato “Gramsci in concert”. Seguirà la proiezione del filmato del concerto che si tenne al festival jazz “Ai confini tra Sardegna e Jazz” a Sant’anna Arresi nell’agosto del 2008, con le voci di Giorgio Baratta e di Clara Murtas, con Giancarlo Schiaffini al trombone e Adriano Orrù al contrabasso. Concluderà la serata il reading di poesia “Taliban” di Alberto Masala. Lo stesso Masala sarà la voce recitante, con Marco Colonna alle ance e Marco Atzei alle percussioni. “Taliban” nasce nel 2001 dal come reazione di rivolta civile ai divieti che i Talebani avevano imposto alle donne afghane, viene subito tradotto in America da Jack Hirschman e da Raffaella Marzano e pubblicato dalla prestigiosa casa editrice City Lights, vende parecchie copie e i soldi vengono mandati alle donne afghane del Rawa che, per ringraziare il poeta, l’otto marzo del 2008 leggono i testi in pubblico nel campo profughi di Quetta, in Pakistan.




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17 - SARDEGNA OGGI / giovedì 22 gennaio 2015 / http://www.sardegnaoggi.it/Cronaca/2015-01-22/27713/Universita_corsa_al_dopo-Melis_In_Ingegneria_non_ce_accordo_tre_in_lizza.html 
 
UNIVERSITÀ, CORSA AL DOPO-MELIS.
IN INGEGNERIA NON C’È ACCORDO: TRE IN LIZZA

Ultimo aggiornamento: 22-01-2015 16:10

Dal polo di piazza d’Armi già arrivate tre candidature, una sola da Medicina. Se i tre docenti di Ingegneria non stringono un accordo, il rischio è di ‘dividere’ i voti del Dipartimento. Uno scambio di email riaccende i fari sulle strategie nelle votazioni per il rettore. Gli ultimi rumors.
 
CAGLIARI – Proclami, consigli, scambi di pareri e suggerimenti di strategie: non tutte azioni pubbliche, ovviamente. La corsa alla poltrona principale di palazzo Belgrano è già entrata nel vivo, e sono numerosi i movimenti tra i corridoi delle Facoltà. Il rettore Giovanni Melis ha già le valigie in mano, per candidarsi alla ‘successione’ del Magnifico c’è tempo fino al prossimo 27 febbraio e i nomi certi sono già quattro. Maria Del Zompo (classe 1951, insegna Farmacologia, già candidata alle votazioni del 2009) e poi un trio di ingegneri: Giorgio Massacci (60 anni, ex preside del dipartimento di piazza D’Armi, professore ordinario di Sicurezza del lavoro e Difesa ambientale), Giacomo Cao (54 anni, ordinario di Princìpi di ingegneria chimica e ricercatore del Crs4) e Luigi Raffo (professore ordinario di Ingegneria e delegato per i progetti europei). Da qui all’ultimo giorno utile per candidarsi la lista è destinata ad allungarsi: intanto, le tre candidature di Ingegneria portano a uno scambio di email tra due docenti universitari freschi di pensione. Un cortese ’scambio di vedute’, alla fine della giostra: tuttavia, i punti toccati sono utili per comprendere le logiche delle elezioni del rettore del passato e, forse, anche quella del prossimo 9 marzo.
TRA ‘VECCHIE’ E ‘NUOVE’ LOGICHE - Un ex docente ordinario di Biologia sperimentale, attualmente in pensione, è “personalmente interessato” all’elezione del prossimo rettore. Due giorni fa invia una email alla mailing list di tutti i professori dell’Ateneo. E snocciola un ragionamento interessante: “Noto con stupore che al momento ci sono tre candidati provenienti da Ingegneria. Non capisco bene perché non si sono messi d’accordo prima per presentare una sola candidatura”, scrive “non vedo come possano sperare di vincere. Qualcuno, forse meno ingenuo di me, può spiegarmelo?”. L’analisi appare chiara: i voti del polo di Ingegneria vanno a frammentarsi su tre nomi, così diventa impossibile arrivare primi. La risposta arriva, sempre via email e nel giro di poche ore, da un altro ex professore ordinario di Ricerche economiche e sociali in Scienze politiche. Per quest’ultimo, la triade di nomi provenienti da Ingegneria è legata al fatto che “i colleghi hanno una visione differenziata dell’Università italiana e, in particolare, di quella cagliaritana. É superato, o in via di superamento, il tempo in cui erano le Facoltà che esprimevano il rettore. Appartiene sempre più al passato la concezione, direi corporativa, secondo cui è la Facoltà che, con i suoi membri, elegge il rettore”, così il docente, che nei fatti offre una visione differente dello stato delle cose. E che scrive, in senso generale, uno di quei retroscena che tutti sanno ma che, a microfoni accesi, nessuno dice. In passato, “espresso un candidato, tutti lavoravano per lui che prometteva vantaggi soprattutto alla propria organizzazione. Se ne avvantaggiavano le grandi Facoltà. Non voglio dire che non ci siano molte frange che ragionano ancora in questo modo, ma sono sempre in diminuzione”, analizza l’ex ordinario di Scienze politiche. Che, nelle righe successive, pone anche l’accento sulle “visioni dell’Università non necessariamente coincidenti”, che porterebbero un docente candidato a “farsi interprete di interessi diversi da quelli di un altro. Peraltro, questo può prendere voti presso una struttura diversa dalla propria. Ritengo che questo sia un comportamento non corporativo, apprezzabile, che rappresenta un passo avanti della scienza e della democrazia”.
VERSO IL NUOVO RETTORE, TUTTI I RUMORS – Cao, Massacci e Raffo da Ingegneria, quindi, e Maria Del Zompo da Medicina. Ma c’è chi starebbe concludendo le ultime ‘verifiche numeriche’, in altre parole capire se si possiedono i voti sufficienti per tentare la scalata a palazzo Belgrano. Nei prossimi giorni è attesa l’entrata in scena di Biagio Saitta (classe 1953, cattedra di Fisica generale, dal 2007 dirige la sezione cagliaritana dell’Istituto nazionale di Fisica nucleare). Un’altra donna, molto vicina all’attuale rettore, è l’altro nome che circola con insistenza: si tratta di Paola Piras (60 anni, docente ordinario di Diritto amministrativo e attuale Prorettore per la didattica, numero uno di Scienze politiche dal 2008 al 2012, da luglio 2011 a dicembre 2013 è la vice sindaco nella Giunta di Massimo Zedda).
Paolo Sebastian Rapeanu




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18 - SARDEGNA OGGI / giovedì 22 gennaio 2015 / http://www.sardegnaoggi.it/Economia_e_Lavoro/2015-01-22/27712/Azienda_ospedaliera_universitaria_a_Cagliari_ecco_chi_la_governera.html  

AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA A CAGLIARI,
ECCO CHI LA GOVERNERÀ

Ultimo aggiornamento: 22-01-2015 12:40
 
Azienda mista, Sorrentino completa la squadra dell'Aou di Cagliari: Oliviero Rinaldi direttore sanitario, Vincenzo Serra direttore amministrativo. "Siamo pronti alla grande sfida che ci attende".
 
CAGLIARI - Giorgio Sorrentino, commissario straordinario dell'Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, sceglie Oliviero Rinaldi come direttore sanitario e Vincenzo Serra come direttore amministrativo.
Oliviero Rinaldi, 46 anni, è stato sino a pochi giorni fa direttore sanitario dello Ieo di Milano, l'Istituto europeo di oncologia fondato da Umberto Veronesi. Sempre allo Ieo Rinaldi è stato vice direttore sanitario e ancora prima responsabile del Clinical Risk Management. Per la Regione Lombardia ha partecipato al progetto di accreditamento all'eccellenza dei dipartimenti di prevenzione ed è stato anche vice direttore di distretto sanitario per la Asl 5 del Friuli Venezia Giulia. Il nuovo direttore sanitario ha un master di secondo livello in Statistica per il Controllo di Qualità dell'Accreditamento all'Università Bicocca di Milano. Si è formato alla scuola di Direzione in Sanità Eupolis Lombardia (Istituto superiore per la ricerca, la statistica e la formazione di Regione Lombardia) con un corso di formazione manageriale per direttore di azienda sanitaria. Nel suo curriculum anche una specializzazione nel corso di perfezionamento in Igiene, Architettura e impiantistica sanitaria all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.
Vincenzo Serra, 48 anni, attualmente è responsabile della Programmazione e Controllo di gestione della Asl di Cagliari. È stato direttore amministrativo della Asl di Cagliari e precedentemente ha ricoperto lo stesso incarico alla Asl di Sanluri. Nel 2008 è stato nominato dalla Regione Sardegna direttore dei lavori per l'area amministrazione e controllo nell'ambito del progetto Sistema sanitario integrato. Ha superato il Corso di formazione manageriale per l' alta dirigenza del Sistema Sanitario della Regione Sardegna e quello sugli Indicatori di Budget per il Territorio e per l'Ospedale della Bocconi di Milano.
"La squadra dell'azienda mista ­ – dice il commissario dell'Aou di Cagliari, Giorgio Sorrentino - è completa ed è pronta alla grande sfida che ci attende. Una squadra che è formata non solo dai direttori ma da tutto il personale dell'Aou di Cagliari: ciascun dipendente è e sarà protagonista di questa grande avventura. Il nostro principale obiettivo è di mettere al centro di tutta la nostra attività il cittadino, offrendo servizi all'avanguardia".



QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa MIUR

 

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