UniCa UniCa News Rassegna stampa Mercoledì 3 dicembre 2014

Mercoledì 3 dicembre 2014

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
03 dicembre 2014

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 40 - Edizione CA)
Istruzione
La rete dei Lincei
in Sardegna per dare una scossa alla vecchia scuola
 
Alla scuola italiana hanno cambiato i nomi: di chi ci lavora, dei gradi di istruzione, delle materie. Hanno introdotto i decimali per la valutazione e stabilito il numero degli alunni per istituto. «Ma la vera riforma non è stata ancora fatta: riguarda i contenuti della didattica e i metodi della formazione degli insegnanti» ha spiegato Fulvio Tessitore del Consiglio di Presidenza dell'Accademia dei Lincei. Il progetto “I Lincei per una nuova didattica nella scuola: una rete nazionale” è approdato pure in Sardegna. Dove ha trovato come alleati le Università di Cagliari e Sassari, come supporto la Regione e come sostegno economico la Fondazione del Banco di Sardegna.
Le scuole sarde hanno bisogno di una scossa. Alla incomprensione critica di un editoriale (il 70% della popolazione italiana) si aggiunge il triste primato della dispersione scolastica che tocca il 27% «e colpisce soprattutto gli studenti degli istituti professionali e tecnici» ha detto Giuseppe Fara, dell'Ufficio Scolastico Regionale. Tre le materie cardine: matematica, scienze e italiano. I docenti dei due atenei isolani, con il “rispettoso aiuto” degli esperti dei Lincei terranno, non solo a Cagliari e Sassari, alcuni corsi per gli insegnanti delle Scuole Primarie, Medie e Superiori. Nozionismo, formule e percorsi prefabbricati vengono accantonati a favore di una didattica di tipo laboratoriale «lo studente deve trovare soluzioni e percorsi, iniziare a sperimentare già alle Elementari» ha spiegato Francesco Clementi, responsabile nazionale del progetto.
Le esperienze dei vari poli verranno messi in rete per un reciproco scambio, mentre l'Accademia dei Lincei monitorerà i risultati. Il polo della nuova didattica per la Sardegna sarà coordinato da Piero Cappuccinelli e avrà come punti di riferimento Carlo Pensavalle (Sassari) e Maria Polo (Cagliari) per il programma di Matematica, Luigi Matt (SS) per l'Italiano, Maria Cristina Mereu (CA) e Mauro Solinas (SS) per il progetto Scientiam Inquirendo Discere, Marilena Formato (SS) e Micaela Morelli (CA) per le Scienze.
Giampiero Marras
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 13 - Edizione CA)
Università
Caso Zurru, si attende il “verdetto”
 
Il “caso Zurru” è al vaglio della commissione etica. I componenti dell'organismo dell'Università non hanno ancora preso una decisione sul comportamento di Marco Zurru, il docente associato di Sociologia economica salito agli onori della cronaca per il suo commento su “La figa al potere: un disastro sociale”, scritto “contro” Ladylike-Alessandra Moretti (eurodeputata del Pd), donne, bellezza e dintorni. È certo, però, che sul caso, denunciato con una lettera dallo stesso rettore Giovanni Melis, ci sarà un pronunciamento della commissione, presieduta dal professor Alessandro Maxia: decisione che sarà presa assieme agli altri due commissari, il docente Marcello Ghiani e l'ex procuratore capo Carlo Piana.
Il sociologo era stato accusato di aver scritto un «articolo sessista», «volgare, squallido e maschilista», e lo stesso Magnifico aveva espresso la sua condanna, disapprovando il testo pubblicato su Sardegna blogger, e segnalando il caso al Comitato etico dell'Università.
Nonostante le scuse, Zurru non sfuggirà alle tenaglie del codice etico: le sanzioni, previste dall'articolo 12, vanno dal richiamo scritto alla decadenza ed esclusione dagli organi accademici (o dagli organi dell'Ateneo) fino all'esclusione dall'assegnazione dei fondi di ricerca. Sanzione non di poco conto visto che seguirà il destinatario (non ancora prof ordinario) nel suo percorso universitario. (c. ra.)
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 7 - Edizione CA)
Sanità, ormai è allarme rosso
Per il settore si utilizza la metà del bilancio regionale, servono controlli e tagli rigorosi
Spese eccessive, Deriu (Pd) chiede commissione d'inchiesta
Ivan Paone
 
La spesa sanitaria in Sardegna è fuori controllo, nell'utilizzo e distribuzione dei farmaci impera lo spreco, macchinari costosi giacciono abbandonati nei magazzini delle Asl, per far funzionare una macchina arrugginita e, a voler essere buoni, male amministrata, servono quasi tre miliardi (avete letto bene) di euro all'anno, ovvero la metà del bilancio regionale. E non stiamo qui ad aprire il capitolo delle inefficienze, con le code infinite ai pronto soccorso, le attese intollerabili per una visita specialistica e altre amenità. E proprio non si capisce perché si debbano spendere altri soldi per far rivivere un ospedale inutile come quello di San Gavino a una manciata di chilometri da un centro di eccellenza come il Brotzu o il Policlinico.
Francamente troppo anche per un esponente qualificato della maggioranza come Roberto Deriu, ex presidente della Provincia di Nuoro e attuale vice capogruppo del Pd in Consiglio regionale. «Serve una commissione d'inchiesta, perché non ci possiamo accontentare della sintetica istruttoria degli uffici dell'assessorato regionale in sede di presentazione della mini riforma sanitaria».
La stessa riforma che ha istituito l'Areus, ovvero il dipartimento delle emergenze, con una motivazione che sa di sberleffo: questa nuova struttura funzionerà con meno dispendio di soldi rispetto a prima. «Ma allora», si chiede quasi sarcastico Deriu, «dove sono finiti i denari sin qui erogati per l'emergenza?». Buttati via, evidentemente, se lo stesso assessorato della Sanità adesso ammette che per far funzionare (si spera meglio) il comparto dell'emergenza si può spendere meno.
L'elenco delle storture sarebbe infinito, come quella dei duecentottanta farmacisti distrettuali (costo 120mila euro all'anno per ciascuno di essi) che dirigono non si sa bene cosa. È di poche settimane fa la notizia di macchinari e ausili ortopedici abbandonati nei cortili degli uffici della Asl 8 di Cagliari (lo ha documentato l'Unione Sarda con un reportage arricchito da un inequivocabile servizio fotografico). E la “dose unica del farmaco”, strumento importante, appena entrato in funzione in alcuni ospedali cagliaritani, per il momento sembra essere un'altra fonte di spreco piuttosto che di risparmio.
Per i farmaci siamo all'iperbole. La Sardegna è la regione italiana che, in proporzione al numero di abitanti, spende di più: 386 milioni di euro all'anno (19,3% della spesa sanitaria totale) contro un tetto che dovrebbe essere di 296 milioni. La spesa farmaceutica in Sardegna è di 173,6 euro pro capite, la media in Italia è di 141,2.
E non ci si venga a dire che ciò è determinato dall'età media molto alta della popolazione. Nelle Marche, in Valle d'Aosta e nella Provincia regionale di Trento l'età media è più alta ma le Asl spendono meno.
La verità è che il settore fa acqua da tutte le parti e i danni sono il frutto di una gestione dissennata di anni, che va ben oltre la sin qui breve esperienza di governo di Pigliaru (dieci mesi), quella quinquennale di Cappellacci e così via. Decenni di clientelismo hanno prodotto un disastro adesso difficilmente rimediabile.
«Non riesco a capire», fa finta di sorprendersi Roberto Deriu, «perché le Asl del sud dell'Isola spendano più di quelle del nord per acquistare lo stesso prodotto. Tutto questo merita una verifica con una commissione d'inchiesta».
Deriu allarga il discorso e considera l'atto ispettivo del Consiglio regionale (che perlomeno avrebbe la possibilità di dimostrare la sua utilità, vista la farraginosità di questo primo scorcio di legislatura) previsto dallo Statuto come «un accertamento del funzionamento della Regione, della capacità di esercitare l'autonomia e l'autogoverno». Insomma, «un'operazione verità», conclude con felice sintesi l'esponente del Partito democratico.
Il risparmio di un piccolo 1% nella fantasmagorica spesa sanitaria sarda permetterebbe di mettere a disposizione della nostra comunità “30milioni30” di euro. Si potrebbe anche aprire il libro dei sogni.
 

 
LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 20
Sanità, pronti alla fusione tra Asl e Aou
L’assessore Arru: «Risparmio e niente doppioni, il nuovo ospedale sarà un’ulteriore occasione per razionalizzare i servizi»
di Vincenzo Garofalo
 
SASSARI Aspettando il commissariamento della Sanità sassarese, la città, almeno a livello istituzionale, benedice la futura fusione fra Azienda ospedaliero-universitaria e l’ospedale Santissima Annunziata. L’idea piace al sindaco, Nicola Sanna, conquista il neo rettore dell’Università, Massimo Carpinelli, e mette d’accordo tutti i big del Pd sassarese, con il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, in testa. La consacrazione di quello che sarà il nuovo volto dell’assistenza sanitaria arriva dal convegno sul patto della salute e la riforma regionale della sanità sarda organizzato all’hotel Grazia Deledda di Sassari dalle segreterie provinciale e cittadina del Partito democratico.
Attore principale dell’incontro è l’assessore regionale alla Sanità, Luigi Arru, che al microfono spiega quasi con passione le linee generali della legge sulla riforma sanitaria, approvata un paio di settimane fa dal Consiglio regionale. Introdotto dai padrini di casa, Gianpiero Cordedda (segretario provinciale Pd) e Fabio Pinna (segretario cittadino del Pd), Arru elenca i punti salienti e la filosofia di quella che lui stesso non esita a definire una rivoluzione copernicana: «La legge interviene con forza per mettere ordine nella sanità sarda e garantire servizi migliori e più efficienti ai cittadini», dice l’assessore, che espone i passaggi più importanti della riforma, dal nuovo assetto dell’emergenza-urgenza, «è necessario, basti pensare che in Sardegna ci sono aree dove non arrivano nemmeno i medici di famiglia», alla creazione di una rete ospedaliera «con due hub, uno a Cagliari e l’altro a Sassari»; dal centro unico di acquisto, «produrrà un risparmio economico stimato tra il 5 e il 20 per cento della spesa attuale», alla rimodulazione del servizio veterinario, «dobbiamo potenziare la veterinaria e trasformare una piaga come la blue tongue o la peste suina in un’opportunità di sviluppo per la nostra terra».
Non può mancare un passaggio sui tagli: «Non parliamo di tagli ma di razionalizzazione delle spese e delle risorse. In tutta Italia il trend politico è la riduzione delle aziende sanitarie, e noi attueremo questo ragionando secondo quelle che sono le esigenze dei territori». E poi ecco l’argomento caldo: «Per Sassari abbiamo un’idea ben precisa. Ci sono 95 milioni di euro per un nuovo ospedale, una struttura che unirà operatori universitari e ospedalieri in una nuova dimensione sanitaria che persegue l’eliminazione dei doppioni». E proprio sull’incorporazione della Azienda mista nell’ospedale Santissima Annunziata si soffermano gli interventi degli altri oratori: «Stiamo parlando di un’operazione immane, che darà enormi vantaggi a tutti i cittadini e che potrà culminare nella realizzazione di un nuovo ospedale. Nuova struttura che potrà essere costruita grazie ai 95 milioni di euro che, con grande fatica, siamo riusciti a salvare», commenta il sindaco di Sassari, Nicola Sanna, «con quei denari potremo completare un vero e proprio quartiere ospedaliero dove già esistono le altre strutture sanitarie». La fusione sanitaria è un’idea condivisa anche da Gianfranco Ganau: «è indispensabile per razionalizzare i costi e per rafforzare il polo sassarese nel sistema regionale. Servirà naturalmente un nuovo atto aziendale che trovi un equilibrio e che faccia funzionare tutto al meglio». Anche il rettore esprime il suo favore per un passo che sarà storico: «Per noi avere un’unica azienda è una grande opportunità. Certo mettere assieme due mondi come quello universitario e quello ospedaliero non è facile, ma il problema è superabile lavorando assieme per raggiungere l’obiettivo di creare una grande struttura di ricerca. Per questo l’Università sarà al fianco del nuovo commissario».
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 21
«A me interessava solo l’idoneità»
Il figlio dell’imputato oculista Carta: avrei rifiutato quella cattedra a Sassari
 
SASSARI «A me interessava l’idoneità, per questo motivo partecipai al concorso di Sassari. Ma la presa di servizio l’avrei rifiutata». Perché gli interessi di Arturo Carta, 44 anni, erano già orientati altrove, fuori dalla Sardegna. Ieri mattina, davanti al collegio presieduto da Marina Capitta, sono stati sentiti gli ultimi testi del processo che vede imputato di tentato abuso d’ufficio Francesco Carta, docente in pensione ed ex titolare di Oculistica alla Aou, assistito dagli avvocati Paolo Spano e Giuseppe Conti. Finito a processo per una cattedra che, secondo il pm Carlo Scalas, sarebbe dovuta passare in eredità dal padre al figlio. Tanto che Scalas aveva definito il bando «ritagliato appositamente sull’esperienza professionale del figlio». I fatti risalgono al 2008 e a Francesco Carta viene contestato l’aver indicato al preside della facoltà Giulio Rosati alcuni particolari requisiti per il proprio successore, al momento di selezionare la tipologia di impegno didattico scientifico: tra le tante competenze richieste figurava anche una conoscenza sulla materia dei «Disordini ereditari nitocondriali». Arturo Carta, ricercatore che aveva già vinto un concorso a Parma, era tra i pochi in Italia ad aver studiato quella malattia degli occhi. Ma Rosati in una delle ultime udienze e l’allora rettore Alessandro Maida in quella di ieri hanno confermato che «certamente era stato Carta a indicare la tipologia di impegno didattico e scientifico ma solo perché era l’unico titolato per farlo. E quelle tematiche erano del tutto coerenti con la continuità didattica e clinica del reparto di Oculistica». Un bando ampio, quello che fu predisposto, «per nulla limitativo – ha aggiunto Carlo Sborgia, consulente della difesa, luminare in Oculistica – che includeva patologie con ramificazioni infinite». Bando, in sintesi, che prevedeva requisiti di cui sono in possesso decine di esperti in tutta Italia. Oltretutto – come ha spiegato il teste professor Scorcia, uno dei membri della commissione giudicante all’epoca – «ai fini della valutazione dell’idoneità non tenemmo conto dell’impegno didattico». Oggi Arturo Carta lavora e vive con la sua famiglia in emilia Romagna. «L’idoneità conseguita a Sassari mi è servita per diventare professore associato a Parma». (na.co.)
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Cultura – pagina 33
«Tutto funzionerà meglio» Barracciu difende la riforma
Il sottosegretario del ministero ai Beni Culturali è convinta della scelta
«Nulla sarà disperso e venerdì sarò al centro di Li Punti, un’eccellenza regionale»
di Paolo Curreli
 
Il decreto sulla riforma del Ministero dei Beni Culturali, che prevede un’unica direzione regionale a Cagliari con la scomparsa delle Soprintendenze per i beni archeologici per Sassari e Nuoro – anch’esse accorpate nel capoluogo – e il declassamento di tutta una serie di organismi, ha creato una ferma opposizione sindacale con un’assemblea nei giorni scorsi. «L’idea di separare la valorizzazione dalla conservazione è sbagliata» hanno detto i sindacati e il dibattito si è subito aperto. La direttrice del Museo Sanna di Sassari , Gabriella Gasperetti, intervenendo ieri alla presentazione del volume fotografico “La Sardegna di Thomas Ashby” ha manifestato grande preoccupazione per “rivoluzione” in atto. Il sottosegretario del Ministero Beni e Attività Culturali Francesca Barracciu è invece convinta della scelta. Onorevole Barracciu, il progetto di accorpamento risale a qualche anno fa ma ci fu un ripensamento, perché oggi viene riproposto? «Cio’ che stiamo attuando va ben oltre il mero accorpamento logistico o burocratico. Si tratta infatti di una riforma radicale e attesa del Ministero Beni e Attività Culturali pensata per rendere più efficace ed efficiente, più europea, nonchè sostenibile economicamente l'amministrazione. In ogni capoluogo di Regione viene istituito un centro di coordinamento dove soprintendenti e segretario regionale (l'ex direttore regionale) adotteranno collegialmente decisioni più rapide ed incisive». Spostare tutto a Cagliari e lasciare nel sassarese solo servizi come la guardiania dei musei, non significa disperdere un patrimonio di competenze scientifiche? «Nulla sarà disperso, tutt'altro. Innanzitutto gli uffici di Sassari non saranno affatto chiusi e il personale non sarà trasferito. Come per tutte le altre regioni, la Sardegna avrà un solo Soprintendente archeologico con sede nel capoluogo ma il presidio territoriale non subirà nessun depotenziamento e il personale di Sassari continuerà a lavorare in coordinamento con Cagliari. Viceversa, a differenza di altre regioni e a testimonianza dell'attenzione riservata a Sassari, la Sardegna manterrà due Soprintendenti per le Belle Arti e il Paesaggio, uno avrà sede a Sassari e l'altro a Cagliari. Si tratta di un importante riconoscimento per il nostro patrimonio regionale, se pensiamo che la Toscana, per esempio, ne avrà tre, mentre gran parte delle altre regioni solo uno». E' vero che in alcune Regioni il ministero non ha accorpato le soprintendenze? «No. E' falso. La riforma del' MiBACT è nazionale, serve per ottimizzare il sistema e non prevede figlie e figliastre». Che tipo di valutazione è stata applicata per attuare queste riordino? «Il riordino ci è stato innanzitutto chiesto dalla spending review imposta a tutta l'amministrazione pubblica. Abbiamo quindi colto l'occasione per immaginare una nuova gestione più efficiente e più sostenibile del patrimonio culturale statale, attenta tanto alla sua tutela quanto alla sua valorizzazione. Tutto ciò nell'ottica di farne, in abbinamento con le competenze sul turismo, finalmente un grande asset anche economico ed occupazionale per il Paese». Il territorio della Sardegna è estremamente vasto e poco popolato e nel contempo ricco dal punto di vista storico e archeologico, è davvero la migliore soluzione accentrare tutto nel capoluogo? «Come già detto la Sardegna fa eccezione con segno positivo rispetto alle altre regioni proprio perché abbiamo valutato la specificità. Di accorpato per l'archeologia c'è solo la posizione dirigenziale. Questo, ribadisco, senza portare alcun nocumento nè per Sassari dove continueranno ad operare i nostri ottimi funzionari nè per il patrimonio di riferimento. Venerdì, a proposito, sarò al centro di restauro di Li Punti, una eccellenza che ha e avrà tutta la nostra attenzione». Dai Giganti di Mont'e Prama alle proteste per la vendita della Dea Madre, sembra che da noi l'amore per il passato non abbia mai avuto una popolarità così vasta. Questo accorpamento potrebbe fermare la valorizzazione ? «Assolutamente no. Anzi, l'intenzione è invece quella di chiarire e distinguere al meglio le competenze, velocizzando le decisioni e rendendo la “linea di produzione” piu efficace ed incisiva. Chi si occupa di tutela e salvaguardia deve avere tempi e spazi per portare avanti al meglio il suo lavoro in collaborazione con chi si occuperà di valorizzazione e promozione. La grande riscoperta anche mediatica che sta vivendo il patrimonio culturale sardo testimonia la bontà dell'operato della nostra amministrazione in questi mesi di governo. Ora però ci vuole ora uno sforzo comune, di istituzioni, parti sociali e cittadini per mettere da parte sterili diatribe ideologiche e portare pienamente a sistema le nostre grandi risorse culturali e turistiche. Oltre all'amore per il proprio passato, tutti noi sardi dobbiamo dimostrare di amare anche il nostro futuro».

Questionario e social

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