UniCa UniCa News Rassegna stampa Mercoledì 26 novembre 2014

Mercoledì 26 novembre 2014

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
26 novembre 2014
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’Unione Sarda di mercoledì 26 novembre 2014 / Cronaca di Cagliari (Pagina 15 - Edizione CA)
Università, accordo col colosso “Avanade”
È stato firmato lunedì il protocollo d'intesa tra l'Università e Avanade Italy spa, azienda nata dalla joint venture tra Microsoft e Accenture. Ora il colosso dell'informatica è dunque partner dell'Ateneo cagliaritano. L'accordo indica la necessità di fare squadra tra mondo accademico e imprese e punta alla valorizzazione delle risorse umane e all'avvicinamento del mondo accademico al mondo aziendale, attraverso l'individuazione di concrete possibilità di formazione e crescita professionale in aree ad elevata specializzazione e contenuto tecnologico. «Dall'incontro tra queste due realtà - dice il rettore, Giovanni Melis - può derivare un contributo alla situazione economica e occupazionale sarda».
Soddisfatta anche Anna Di Silverio, ad di Avanade Italy, che si è detta «particolarmente orgogliosa» della collaborazione con l'Ateneo cagliaritano. Nello specifico l'intesa prevede la realizzazione di tirocini di formazione e orientamento e attività rientranti nell'apprendistato di alta formazione.
 
 
 
 
L’UNIONE SARDA
 
2 - L’Unione Sarda di mercoledì 26 novembre 2014 / Cronaca di Cagliari (Pagina 15 - Edizione CA)
L'ex carcere tra cultura e università
La “pubblica passeggiata” di Buon Cammino da domenica sera è avvolta da ombre silenziose. In un autunno tropicale nel rondò lo sguardo anziché perdersi nella città d'acqua è fisso sul gigante di pietra per 150 anni casa di dolente coralità. Ha gareggiato con le torri medievali per dimensione, inespugnabilità, volontà di redenzione che i piemontesi vollero a surroga di torture e bagni di pena. Se le torri sono simbolo di cultura che fare della cittadella dei reclusi che oggi sono altrove?
Il luogo, margine del colle di Castello, traccia una traiettoria che pretende visione e decisioni. Ha mediato per millenni geografie e il suo destino insiste in questo senso. Compare in un disegno di Rocco Cappellino, ingegnere di Carlo V, col toponimo Sa costa. Sulla via di uscita della città romana, tra suburbio e anfiteatro. Cava illimitata specie dopo l'apocalisse di santa Igia nel 1258 che consegnò parte del colle alla città murata. Capanne e domus de janas neolitiche; sepolture puniche; latomie romane; eremi bizantini, ancora nel secondo dopoguerra abitate da disperati e prostitute. Tanta densità divenne nel 1833 “passeggiata” e più tardi nucleo delle “Carceri succursali”. L'edificio più imponente della città è accerchiato da un alto concentrato di futuro che trascorre il suo tempo migliore tra i poli giuridico-economico, umanistico-letterario, ingegneristico-architettonico, cittadella dei musei. Buon Cammino, nel nome beneaugurante, ha il dna di cittadella degli studenti. La migliore gioventù sarda non ha case dello studente e mense per universitari e ancor meno per studenti medi a cui è negato nell'isola il diritto allo studio per l'assenza di pari offerte formative specie di quelle professionalizzanti. Discutiamone. Sarebbe il racconto della redenzione di chi vi ha trascorso la vita.
Maria Antonietta Mongiu
 
 
 
 
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3 - L’Unione Sarda di mercoledì 26 novembre 2014 / Cronaca di Cagliari (Pagina 16 - Edizione CA)
IL FUTURO DI BUONCAMMINO. L'idea di Pasquale Mistretta sulla nuova destinazione
«Diamo l'edificio ai privati»
L'ex Rettore: giù il muro per aprire il carcere alla città
Ha un'idea chiara, l'ex Magnifico Rettore Pasquale Mistretta, sul futuro di Buoncammino, così come sulla destinazione degli altri monumenti dismessi in città o in procinto di esserlo. Per questo vorrebbe tenersi fuori dal coro dei tanti “liberi pensatori” che in queste ore, in queste settimane, hanno riscaldato le proprie meningi per dare un progetto al carcere che non c'è più. Da urbanista, rifiuta lo spezzettamento del pensiero. Il futuro di Cagliari - come lo intende Mistretta - non può essere visto e affrontato a compartimenti stagni, inseguendo soluzioni piccole per altrettanto piccole tessere del mosaico-città. La Casa circondariale, il Palazzo delle Scienze, la Clinica Macciotta e il San Giovanni di Dio vanno concepiti come monumenti-vissuti da restituire alla città grazie a un piano globale. Quarantotto ore dopo la serrata storica avvenuta a 159 anni dall'inaugurazione, Cagliari rinuncia al carcere e si interroga. Ha iniziato a farlo, in effetti, già da parecchi mesi.
 Professore, un sogno su Buoncammino ce l'ha?
 «Il carcere, da solo, non ha senso. Potrei dire tutto e il contrario di tutto. Un museo? Uffici? Se la città di Cagliari non fa scelte ponderate sulla dimensione metropolitana e sul ruolo che deve giocare sul territorio regionale e non solo nell'area vasta, è inutile soffermarsi sui singoli storici palazzi. Buoncammino, la clinica Macciotta, il Palazzo delle Scienze, il San Giovanni, gli edifici militari».
 Quando si candidò a sindaco di Cagliari un'idea su Buoncammino però la espresse: parlò di hotel extralusso.
 «Non lo ricordo. Non ho comunque cambiato idea sulla necessità di avere una visione globale prima di fare inutili scelte parziali. Chi dovrà decidere deve avere le idee chiare, anche sui costi per la riconversione. È un passo preliminare obbligato. Bisogna sapere se possa essere trasformato, quanti e quali vincoli esistano. L'urbanistica è anche la politica dei vincoli».
 Su Buoncammino ce ne sono parecchi. È una struttura che non sarà semplice riadattare.
 «Appunto. Pensi poi quanti soldi servirebbero. Bisogna avviare un confronto tra la pubblica amministrazione, il ministero, gli enti di tutela. Che non si parli però di tavolo tecnico, se no ne vedremo delle belle».
Pessimista?
 «Forse. Il sindaco Zedda deve immediatamente promuovere un incontro, ripeto, non un tavolo tecnico, e si valutino le proposte, quelle concrete, non le idee impossibili. A quel punto anche il carcere avrà futuro».
 Detto così sembra facile.
 «Il problema grosso di Cagliari è recuperare abitanti, residenti giovani. Questo deve fare il Comune, mettere in pratica una politica per giovani famiglie e per gli anziani costretti anni fa ad andar via. Perché non usare parte di questo grande patrimonio e pensare anche a residenze pilotate? Non dimentichiamoci che Cagliari sta diventando multietnica, forse bisognerà pensare anche a spazi per una moschea. Le altre ipotesi, a cominciare dagli uffici per la pubblica amministrazione sono fumo negli occhi».
Ma lei un sogno nascosto su Buoncammino ce l'ha o no?
 Più che un sogno una convinzione: cederlo a un privato capace e lungimirante che agisca senza i vincoli mentali della politica. Intanto si demolisca subito il muro di cinta, almeno la parte che dà sul viale, per aprire il fabbricato alla città. Se no acabat unu logu de merdonas e pretas .
 Quando pensa che potrà veder la luce il grande progetto?
«Dieci, quindici anni? Magari io non ci sarò più ma dall'aldilà potrò dire: una cosa dd'ant fatta ».
Andrea Piras
 
L'urbanista che ha guidato l'Università
Per diciotto, lunghi anni, ha guidato l'azienda Università e prima ancora, da ingegnere urbanista, ha scritto i piani regolatori di numerosi Comuni dell'Isola.
Oggi l'ottantaduenne Pasquale Mistretta, che tanti chiamano ancora “il Magnifico Rettore” in segno di rispetto e d'affetto, si gode la pensione (raggiunta nel 2009) e la lettura. Saggi, in primo luogo. Una passione che non ammette tregua. Come per la scrittura. Uomo di sinistra, socialista convinto, non ha mai abbandonato il suo ideale, dimostrando in più riprese di essere capace di ascoltare e magari votare le proposte dei suoi avversari politici.
Ha un rammarico, Mistretta: non essere riuscito a diventare un vero capo di governo. Un sindaco, insomma, il sindaco della sua città che sottolinea nella parlata cadenzata.
Sfidò Emilio Floris e perse, tradito da quella periferia urbana più vicina alla sinistra ma che in quegli anni, agli inizi del Duemila, si fece ammaliare da Berlusconi. (a. pi.)
 
 
 
 
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4 - L’Unione Sarda di mercoledì 26 novembre 2014 / Provincia Medio Camp (Pagina 26 - Edizione CA)
Sanluri, Sla
Borsa di studio
Una borsa di studio di 22 mila euro a un giovane ricercatore dell'università di Cagliari, impegnato nella studio della Sla. L'iniziativa è del Rotary club di Sanluri. «Dallo scorso anno -ricorda Felice Musa- noi rotariani ci siamo impegnati per far conoscere il progetto, coinvolgendo la gente nella vendita di ciclamini, torte, stelle di Natale, abbiamo organizzato spettacoli musicali e teatrali. Alla fine l'obiettivo è stato raggiunto». La cerimonia di consegna dell'assegno è stata l'occasione per far il punto sulla ricerca sulla malattia da parte dei professori universitari Francesco Marrosu, Giuseppe Borghero e Simone Poddighe.
 
 
 
 
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5 - L’Unione Sarda di mercoledì 26 novembre 2014 / Cronaca di Cagliari (Pagina 14 - Edizione CA)
Condizione femminile, tre Paesi a confronto
“Donne e potere nel Mediterraneo”, questo il suggestivo titolo della conferenza in programma domani presso la Mediateca Mem. L'incontro, organizzato dal Centro studi Il Mediterraneo, è inserito nelle iniziative programmate dal Comune per la settimana dedicata alle donne.
L'obiettivo generale è quello di offrire una panoramica ampia ed esaustiva inerente le questioni di genere relativamente a tre Stati che si affacciano nel bacino del Mare Nostrum: Italia, Libano e Turchia, delineando con un'analisi dettagliata la condizione femminile in questi tre paesi. I lavori inizieranno alle 9.
Ricco il parterre dei relatori: interverranno i docenti Sabrina Perra e Roberto Ibba, dell'Università di Cagliari, Emanuela Locci, del Centro studi Il Mediterraneo, e Nada Badran, professoressa universitaria libanese. Sarà presente anche Barbara Cadeddu, assessore comunale alle Pari Opportunità.
 
 
 
 
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6 - L’Unione Sarda di mercoledì 26 novembre 2014 / Agenda Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
EDITORIA. Oggi a Terramaini
L'Esercito presenta il calendario
Questa mattina alle 10,30 nell'auditorium del convitto nazionale statale “Vittorio Emanuele II” in via Pintus (località Terramaini), verrà presentato il “CalendEsercito 2015”. Il progetto editoriale, dal titolo “La Grande Guerra ... un Popolo in Armi”, ha come tema l'ingresso dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale e si pone l'obiettivo, con dodici tavole ricche di immagini e testimonianze, di raccontare il rapporto fra società ed esercito negli anni del conflitto. Il professor Aldo Accardo, docente di Storia contemporanea nella facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Cagliari, terrà una conferenza sul tema “La Grande Guerra tra Storia e Memoria”. Alla presentazione dell'opera parteciperanno le autorità politiche, civili, religiose e militari. Sono previsti due interventi della banda musicale della Brigata Sassari.
 
 
 
 
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7 - L’Unione Sarda di mercoledì 26 novembre 2014 / Cronaca Regionale (Pagina 9 - Edizione CA)
IL CASO. Mai utilizzate le immagini commissionate dalla Regione nel 2009
Le foto costate 350 mila euro nascoste da 5 anni in un pc
Abbandonate nella memoria di un computer o in un archivio, sono costate 350 mila euro e quasi nessuno le ha mai viste. E se è successo, non è stato grazie alla Regione, che le ha pagate per non usarle e nemmeno esserne proprietaria: centinaia di foto sulla Sardegna, scattate di professionisti di «chiara fama» (testuale, dai documenti) che nel 2009 avevano aderito a un bando dell'assessorato alla Cultura gestito dall'Isre (Istituto superiore regionale etnografico). Maria Antonietta Mongiu, che da assessore lanciò il progetto nel 2007, quasi ci resta male: era convinta, dopo aver passato la mano, che le immagini comparissero almeno sulla Sardegna Digital Library, scrigno virtuale della storia dell'Isola. Lì non ci sono.
I VERTICI Bruno Murgia, attuale presidente del Cda dell'istituto etnografico, scoperta la vicenda ereditata, ha deciso di imporre all'ente un cambio di passo sulla gestione dei materiali, spesso di valore. «Devono essere accessibili», dice. L'ex direttore generale dell'ente nuorese, Paolo Piquereddu, che ha maneggiato bando e opere, alza le mani e scarica la responsabilità: «Non ci hanno dato soldi per fare mostre o un catalogo: visti i risultati, un investimento forse sbagliato». Chi ci ha guadagnato sono i fotografi che hanno fatto, e bene, il loro lavoro: molti (non tutti), per contratto, possono usare in proprio quelle foto, già ben pagate dalla Regione. C'è chi ci ha composto sopra un libro, come Roberto Graffi, che aveva proposto un “corpus” sul sughero. Ed ecco un'altra beffa: «Mi hanno chiamato dall'Emilia Romagna, per un progetto destinato alle scuole sul riciclo, nel mio caso dei tappi». In Emilia, non in Sardegna.
IL PROGETTO Di foto della Sardegna antica sono pieni gli archivi. L'idea era: ritraiamola come è adesso, per il futuro. Intuizione tradotta in atti con una delibera della Giunta regionale, Soru presidente e Mongiu assessore, a ottobre del 2007, con uno stanziamento di 350 mila euro. La gestione va all'Isre, che pubblica il bando solo il 10 febbraio 2009, poco prima delle elezioni vinte da Cappellacci. L'istituto etnografico lancia la selezione «volta all'acquisizione di un corpus di immagini di elevata qualità artistica e documentaria da destinare al centro regionale del catalogo». Si voleva creare un «patrimonio documentale fotografico che testimoni paesaggi storico-archeologici, storico-architettonici, paesaggi naturali, ambienti, luoghi, feste, tradizioni e mestieri». Le proposte arrivano, alcuni fotografi spendono settimane a girare l'isola e elaborare progetti. Tra tutti, 19 vengono ammessi al finanziamento. E pagati. Le immagini? Salvate alla bell'e meglio in una cartella di un pc dell'ufficio del catalogo.
L'UNIVERSITÀ L'anno scorso la facoltà di ingegneria e architettura di Cagliari ha chiesto di poter visionare tutto il materiale. Lì sanno che esiste, sono addetti ai lavori. Gli studiosi hanno avuto accesso al computer, in assessorato alla Cultura. Funzionari disponibili, ma hanno trovato le foto custodite come quelle di un qualunque battesimo. Non c'è stato niente da fare quando hanno proposto di vedere i progetti, con i testi e la contestualizzazione, che dovrebbero essere custoditi all'Isre: solo rinvii da parte degli uffici nuoresi.
 LE REAZIONI Ora il lavoro culturale con gli enti pubblici viene pagato, se va bene, con le noccioline. Quel bando invece era gonfio di soldi: «L'obiettivo era quello di coinvolgere validi professionisti», spiega adesso la Mongiu, che aggiunge sconsolata: «È evidente che quando abbiamo deliberato in Giunta volessimo che le foto diventassero accessibili e visibili. La Sardegna Digital Library esiste per questo». Invece dall'acquisizione in poi sono cadute nell'oblio, molto costoso. A che servono delle immagini che nessuno può vedere? L'ex direttore generale Piquereddu, da poco in pensione, si lamenta della mancanza di fondi che avrebbero permesso di valorizzare delle foto. Quindi la colpa sarebbe della Regione. Bruno Murgia, a capo dell'Isre, guarda avanti: «I materiali dell'istituto devono essere a disposizione di tutti, consultabili e visibili, vale per studiosi come per qualunque utente. Questa è la mia linea, la divulgazione è fondamentale. Affronteremo il tema», aggiunge il presidente, «alla prossima riunione di comitato scientifico e consiglio di amministrazione. Vale per queste foto come per il resto».
I CONTRATTI C'è un altro nodo da sciogliere: il tipo di accordo tra fotografi e Regione. Le opere sono state ben pagate ma alcuni professionisti possono utilizzarle a loro piacimento. Anche rivenderle, rivela uno di loro. Se è così, la Regione ha speso fior di quattrini per avere materiale che non usa. E non è nemmeno suo.
Enrico Fresu
 
 
 
 
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8 - L’Unione Sarda di mercoledì 26 novembre 2014 / Economia (Pagina 38 - Edizione CA)
Ideato da Sardegna Ricerche, facilita nei rapporti con la burocrazia
COME SI VINCONO GLI APPALTI Bilancio molto positivo per lo “Sportello imprese”
L'obiettivo - aiutare le imprese sarde a partecipare e vincere appalti pubblici - in soli due anni è stato centrato in pieno: il numero delle aziende isolane che si sono aggiudicate le gare è passato dal 38,8% del biennio 2011-2012, al 44,5% del 2013. Nello stesso periodo è cresciuto anche il volume d'affari delle imprese generato dagli appalti: +15%, passando dal 21,7% al 36,3%.
Sembra un sogno nell'epoca della crisi, delle imprese costrette ad alzare bandiera bianca, tra un mercato che arranca e un fisco che pesa sempre più. Invece sono i risultati dello “Sportello appalti imprese”, il primo strumento in Italia nel suo genere, ideato e promosso da Sardegna Ricerche nel 2012. Un luogo di incontro, fisico ma anche virtuale, tra gli operatori economici dell'Isola, che sostiene le imprese nei rapporti con la burocrazia che precedono la partecipazione a un appalto e le aiuta a individuare le migliori strategie.
«Il bilancio è assolutamente positivo», afferma Maria Paola Corona, presidente dell'ente regionale nato per aiutare a cambiare marcia al sistema produttivo isolano. «Abbiamo fatto dialogare imprese private e pubbliche amministrazioni, facendo dire quali erano le difficoltà delle imprese e le necessità delle stazioni appaltanti», aggiunge. «L'idea è geniale e vincente», sottolinea Gustavo Piga, dell'Università di Roma Tor Vergata.
Tocca al presidente di Sardegna Ricerche snocciolare con orgoglio i numeri dello Sportello, capaci di radiografare il mutamento in atto e che ora registrano un'accelerazione. «Il grimaldello è stato il MePa», spiega la Corona, il mercato elettronico della pubblica amministrazione che raccoglie tutti gli appalti di servizi e forniture per importi inferiori ai 200 mila euro. «Quando abbiamo cominciato l'attività dello Sportello erano iscritte al MePa poco più di 100 aziende sarde, oggi sono 1140, circa il 900% di iscrizioni in più che equivalgono a maggiori possibilità di aggiudicarsi un appalto». Non meno significativo, inoltre, il dato della spesa da parte delle amministrazioni sarde nel MePa: a fine 2012 facevano acquisti per 10 milioni di euro, oggi sono a oltre 65 milioni. Un risultato assolutamente straordinario, soprattutto se paragonato con quello nazionale: in Sardegna la crescita è stata del 475%, contro il 276%.
Se lo Sportello non rappresenta una rivoluzione poco ci manca. «Di sicuro lo è sul piano culturale», afferma Vincenzo Francesco Perra, responsabile dello Sportello. «Le imprese sarde lo hanno capito e stanno compiendo quel salto di qualità che permette di diventare competitive nel mercato degli appalti isolano».
Mauro Madeddu
 
 
 
 
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9 - L’Unione Sarda di mercoledì 26 novembre 2014 / Provincia di Nuoro (Pagina 21 - Edizione OR)
Nuoro, convegno
Focus sull'Università
Le associazioni studentesche universitarie di Nuoro (l'Ausf e l'Adaipp) organizzano per l'11 dicembre, alle 17.30, alla biblioteca Satta, “Uninuoro… oltre le parole”, un convegno sull'università nuorese. In esame argomenti di strettissima attualità dell'ateneo barbaricino: dai numeri degli studenti ai corsi (presenti e futuri), gli accordi e le convenzioni siglate negli anni. (l. u.)
 
 
 
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10 - L’Unione Sarda di mercoledì 26 novembre 2014 / Commenti (Pagina 37 - Edizione CA)
INTERPRETARE LA CRISI
Una sanità migliore con studio e lavoro
La crisi per chi la sa interpretare è spesso una occasione ghiotta: basta sapere quali sono i bisogni che la crisi non cancella, anzi incrementa. Da più parti ci viene ripetuto che la conoscenza, la formazione sono l'arma in più per il lavoro quello che si cerca e quello che si vuole conservare. Non è certo, però, se la formazione serva a dare più opportunità, ma questo ha poca importanza. Di certo è un affare per chi la propone e la fa.
Osserviamo per esempio il nostro servizio sanitario regionale. Gli studi per conseguire la laurea in medicina, una specializzazione e la laurea infermieristica sono lunghi ed impegnativi. La formazione dura tanti anni e troppo spesso è molto teorica. D'altro canto i pochi concorsi per accedere al servizio sanitario sono poco orientati alla valutazione del merito, alle capacità di lavoro in equipe, alla attitudine ed alla passione per questa che continua ad essere una “missione”. Tutti i dipendenti del servizio sanitario, comunque, dovrebbero periodicamente essere sottoposti ad una valutazione delle loro conoscenze scientifiche, delle capacità cliniche ed a quella che si chiama clinical problem solving. Da questa valutazione complessiva derivano i percorsi di approfondimento clinico, l'uso di nuovi protocolli, il miglioramento delle performance individuali e del reparto. Un miglioramento generale della qualità dell'assistenza. Ma questa affermazione non può essere fine a se stessa. La salute, il servizio sanitario sono dei sistemi complessi che devono produrre dei risultati, di salute. Essi vanno stabiliti a priori sulla base di standard internazionali e devono garantire a ciascun cittadino le migliori cure disponibili. Ecco perché la missione del medico è al tempo speciale e complessa. Ogni anno vengono pubblicate decine di migliaia di ricerche scientifiche molte delle quali rivedono, modificano le nostre conoscenze in campi importanti della patologia umana. Ai medici viene chiesto di studiare ogni giorno, perché ogni giorno hanno un esame da sostenere di fronte al paziente: rispondere alla perfezione ai suoi bisogni di salute. Il giuramento di Ippocrate di agire sulla base di scienza e coscienza è insufficiente. Dobbiamo, pertanto, conoscere la preparazione di ciascun medico e infermiere per orientare risorse verso quelle competenze che risultano carenti, quelle conoscenze che devono essere approfondite. Investire 5 milioni di euro come ha fatto la giunta passata per acquistare un corso di formazione uguale per tutti i medici non migliorerà la qualità della nostra sanità né la preparazione dei medici.
Antonio Barracca
 
 


LA NUOVA SARDEGNA 
 
11 - La Nuova Sardegna di mercoledì 26 novembre 2014 / Sardegna - Pagina 5
24ORE IN SARDEGNA
CAGLIARI Accordo tra l’Università e Avanade, nata da Microsoft
Accordo tra Università di Cagliari e Avanade Italy spa, azienda nata dalla joint venture tra Microsoft e Accenture. Un'intesa che conferma, da parte dell'ateneo, l'importanza di rivolgere lo sguardo anche al mondo del lavoro e delle imprese. Il documento firmato dalla pro rettrice per la Didattica, Paola Piras, e dall'amministratore delegato di Avanade Italy Spa, Anna Di Silverio, punta a valorizzare le risorse umane e ad avvicinare il mondo accademico al mondo aziendale, in particolare quello legato al settore Ict. «Dall'incontro tra queste due realtà – dice il rettore Giovanni Melis– può derivare un contributo alla situazione economica e occupazionale sarda».
 


 
LA NUOVA SARDEGNA
 
12 - La Nuova Sardegna di mercoledì 26 novembre 2014 / Sardegna - Pagina 4
GIUNTA/1
Stanziati 20 milioni di fondi per lo sviluppo del territorio
CAGLIARI La Giunta continua ad accelerare la spesa dei Fondi europei, con procedure sempre più semplificate. Questa a correre saranno 20 milioni del capitolo «Sviluppo regionale», il Fesr, destinati a operare in stato avanzato di progettazione e che dovranno essere concluse entro il prossimo anno. Subito con un meccanismo a bando (chi fra gli Enti locali presenterà prima la domanda, prima accederà al finanziamento) potranno partire opere per il risparmio e l’efficienza eneregtica, azioni di prevenzione contro il dissesto idrogeologico e desertificazione del suolo, riqualificazione del patrimonio culturale, ambientale, paesaggistico e architettonico finalizzato anche a promuovere itinerari turistici a tema e ancora recupero di spazi pubblici e aree verdi. A coordinare i bandi sarà l’assessorato ai Lavori pubblici. Con un’altra delibera, la Giunta ha stanziato 5 milioni e 330mila euro per i servizi on-line e lo sportello unico per i cittadini che, nel modernizzare ben 250 procedure, garantiranno più trasparenza, rapidità e minori costi per la Regione.
Uno dei primi processi che sarà informatizzato sarà il contributo concesso agli studenti universitari fuorisede per pagare l’affitto di casa. Altri 130mila euro sono stati destinati a completare l’informatizzazione nei tribunali sardi dei processi penali e civili. Nuovo finanziamento, intorno ai 9 milioni, anche per il progetto “Ritornare a casa” a favore dei malati non autosufficienti.
Poco più di 400mila euro finanzieranno le borse di studio per le scuole di specializzazione nelle facoltà di Medicina (anche discipline nome mediche), Veterinaria e farmacia. Infine, Tiziana Ledda è stata nominata liquidatore dell’Agenzia regionale della Sanità e Michele Caria nuovo commissario dell’Igea.
 
 
 
LA NUOVA SARDEGNA
 
13 - La Nuova Sardegna di mercoledì 26 novembre 2014 / Nuoro - Pagina 21
Dina Dore, a Roma l’analisi del dna
I laboratori di Cagliari sono poco attrezzati e D’Aloja si sposta alla Cattolica
di Valeria Gianoglio
NUORO Per una strana coincidenza, di quelle che il destino ogni tanto concede, questa mattina gran parte dei protagonisti, a vario titolo, del processo per l’omicidio di Dina Dore, si ritroveranno a Roma, seppur in varie sedi e con compiti decisamente diversi. Oltre agli avvocati di Francesco Rocca, Mario Lai e Angelo Manconi, che devono esporre in Cassazione la loro richiesta di spostare il processo da Nuoro perché considerata una sede inquinata da troppe pressioni, questa mattina nella Capitale ci saranno anche il perito nominato dalla corte d’assise per il Dna, Ernesto D’Aloja, e il consulente della difesa, il genetista forense Andrea Maludrottu. Il motivo dello spostamento a Roma dei due esperti, è tanto semplice quando abbastanza sorprendente: i laboratori universitari di Cagliari non sono abbastanza attrezzati per consentire al docente e perito D’Aloja di svolgere fino in fondo uno degli incarichi che ha ricevuto dalla corte d’assise di Nuoro. Dopo aver risposto a un primo quesito, e aver così stabilito che sul nastro adesivo che aveva avvolto Dina Dore non c’era la traccia di un consanguineo in linea maschile di Antonio Lai – il papà del superteste Stefano Lai – al perito resta adesso da rispondere a un altro quesito. Deve stabilire se è vero o meno come ha accertato il consulente della difesa, che quella traccia di Dna appartiene a un consanguineo di Antonio Lai, ma in linea femminile. Ma per farlo deve estrarre il cosiddetto “Dna mitocondriale” e forse ricorrere a una procedura particolare. E per farlo, a quanto pare, servono macchinari e attrezzature che i laboratori universitari di Cagliari non posseggono: per questo il genetista è stato costretto a chiedere ospitalità alla sua università di provenienza, la Cattolica di Roma. E siamo a oggi, dunque. Oggi, mentre da tutt’altra parte la difesa di Rocca attenderà il verdetto della Cassazione, D’Aloja oltre a avviare il percorso per estrarre il Dna mitocondriale, comincerà anche la caccia a nuove possibili tracce su altre parti del nastro adesivo che aveva avvolto Dina Dore.

 
 
 
LA NUOVA SARDEGNA
 
14 - La Nuova Sardegna di mercoledì 26 novembre 2014 / Cultura e spettacoli - Pagina 28
IL RILANCIO DELL’AEROSPAZIALE I missili a Perdasdefogu
Quando per lo spazio si partiva dalla Sardegna
Nel 1956, l’Ogliastra divenne la Cape Canaveral italiana Una opportunità per la Sardegna oggi che l’Europa guarda di nuovo al cosmo
di Giacomo Mameli
Il successo del robot Philae dell'Esa (Ente spaziale europeo) – approdato con puntualità svizzera a 510 milioni di chilometri da noi nella cometa 67P Churyumov-Gerasimenko – ha fatto riparlare del ruolo dell'Europa nella ricerca scientifica. Non solo America e Russia, non solo Cina e India, ma anche il Continente di Galilei. E con la sonda europea che ha portato nello spazio la prima donna astronauta italiana, Samantha Cristoforetti, c'è da chiedersi perché la Sardegna – terra di estesi poligoni tra terra e mare – non sia stata coinvolta in questa missione che ha fatto riparlare in tutto il mondo dei “grandi traguardi dell'umanità”. Sarebbe stata una sciagura se AstroSamantha fosse volata verso le stelle decollando dalla terra dei nuraghi? L’Europa nello spazio. La prima avventura spaziale europea, scientifica, era nata in Sardegna – quando ancora non osava la Rinascita – con i lanci dei razzi Contraves e degli Hawk. Il battesimo avvenne alle 13.30 del 25 ottobre 1956 con quattro missili “a carica di combustibile ridotta”. Erano le stesse immagini che abbiamo visto in tv da Baikonur. Perdasdefogu divenne così la “Cape Canaveral italiana”. E arrivavano “spie ufficiali e non” dei governi degli States e di Mosca. Volevano capire se l'Europa poteva impensierire i colossi che sfidavano lo spazio per sbarcare sulla luna. L'avventura di Philae e della sonda madre Rosetta ha creato professionalità e posti di lavoro nei laboratori torinesi di Thales Alenia Space. A collaborare con le aziende Finmeccanica si sono distinte le università di Padova, la Parthenope di Napoli, il Politecnico di Milano, l'istituto di Astrofisica e planetologia spaziali di Roma per una scommessa durata dieci anni e vinta – dettaglio stupefacente – con appena 58 secondi di ritardo. E la Sardegna? E le università sarde? E i tanti Ipsia nati per immettere sul mercato tecnici informatici ed elettronici? Quanto lavoro qualificato si sarebbe creato nelle zone divorate dalla crisi e dallo spopolamento come quelle fra Perdasdefogu e Villaputzu se il poligono di Quirra avesse continuato nella sua mission, che era la ricerca scientifica? Giornalisti e scienziati. Il Poligono di Perdasdefogu – lo si legge in documenti ufficiali del ministero della Difesa – era sorto «per scopi scientifici» specificando che si puntava a «ricerche meteorologiche e spaziali». Fu così in principio. Si lanciavano razzi «per lo studio della ionosfera e della stratosfera». La Sardegna balzò sulle cronache mondiali. Tra i primi giornalisti di grido c'era “il re degli inviati italiani”, Egisto Corradi. Scriveva per Il Corriere della Sera, aveva combattuto la seconda guerra mondiale, era fra i componenti della Brigata Jiulia che con la Tridentina e la Cuneense faceva parte dell'Armir (corpo di spedizione italiana in Russia). Aveva dormito in una locanda, aveva goduto delle «selve petrose di Bruncu Santoru» e delle «vallate sotto l'Oceano eocenico del Planu Alussera ai piedi del trapezio Cardiga». Aveva voluto conoscere "il carrolante" che nel 1956 aveva recuperato col carro a buoi i resti di un missile esploso durante il volo. «La supertecnologia dello spazio fa ricorso a una delle prime invenzioni dell'uomo preistorico», aveva commentato. Corradi era un professionista del mito. Ripeteva che «il giornalismo si pratica con gli occhi e con la suola delle scarpe». Guardava e camminava. A Quirra aveva battuto a piedi o sulle jeep dell'Aeronautica tutte le postazioni. Aveva ammirato la “Torre Gigli”, una Eiffel foghesina interamente in ferro e così battezzata dal cognome dell'ingegnere che l'aveva progettata. Svettava nella serra di “Perda Is Furonis” da dove venivano lanciati i primi razzi. Era appena sorta la Esro (European Spatial Research Organisation) con la partecipazione di sei nazioni (con l'Italia anche Francia, Belgio, Germania, Regno Unito e Olanda). Prima della fusione con la Eldo (European Launcher Development Organisation) e la successiva creazione - 1973 - dell'attuale Esa, era stata la Esro a calamitare «in uno degli angoli più sperduti della Sardegna» il fior fiore degli astronomi e dei fisici delle maggiori università europee. Foghesu ne era la capitale virtuale. Molti i ricercatori degli atenei olandesi (da Utrecht, Rotterdam e Groningen), dal Regno Unito giungevano da Manchester e da Cambridge e da St. Andrews. Il Von Braun italiano. In Italia brillavano gli studiosi piemontesi anche perché un fisico, detto il Von Braun italiano, il professor Luigi Broglio, torinese, era stato creatore del progetto San Marco. E così un paese che fino a quegli anni aveva un solo laureato (Salvatore Spano, in Medicina a Brescia nel 1911) si ritrovò «pieno di dottori e di professori»: Erano guidati da uno scozzese simpaticissimo, Robert Pooley, direttore dei programmi scientifici che si svolgevano su colline di calcare e di silice. Pooley, rigoroso nella ricerca scientifica, quando si ritrovava nelle bettole e nelle case di Foghesu era un paesano che amava il ballo sardo, mangiava capra arrosto e beveva acquavite negli ovili. Al pastore Giovanni Corona aveva detto: «Questa grappa è buona come il nostro whisky». Fra mondo accademico e agropastorale si creò comunità. Sui grandi giornali nazionali – sul Times, su Le Figaro – si leggevano titoli sulla ricerca nello spazio ancorata in «un villaggio di pietre e capre ma – diceva Corradi – col futuro davanti a sé perché qui nascerà l'Europa che competerà con la Nasa e con le basi dell'Urss». Dalla scienza alle armi. La storia ha tradito quel verso. L'originale natura scientifica del Poligono di Quirra è andata scemando negli anni. Il ministero della Difesa, il governo nazionale nella sua interezza, alla ricerca scientifica ha privilegiato gli armamenti. La sonda Philae ad altissima tecnologia poteva essere studiata, progettata, realizzata fra i nuraghi. La Sardegna avrebbe potuto avere tutte le caratteristiche per ospitare gli esperimenti delle missioni Ulysses e Giotto che hanno precorso la Rosetta. Attorno al solo esperimento Philae hanno lavorato, per oltre dieci anni, oltre 2600 ricercatori. E la Sardegna? Zero. Eppure all'università di Cagliari si costruiscono i mattoncini per approdare su Marte. Ma nei grandi progetti scientifici – quelli che creano professionalità e buste paga – la Sardegna non ha voce. Che cos'è il Distretto Aerospaziale? La Sardegna con l'orticaria antindustriale non sa proporre. I droni? In Puglia. Nichi Vendola non protesta, anzi. Il poligono di Quirra non ha quel “futuro europeo” che sognava Egisto Corradi.



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