UniCa UniCa News Rassegna stampa Martedì 25 novembre 2014

Martedì 25 novembre 2014

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
25 novembre 2014
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’Unione Sarda di martedì 25 novembre 2014 / Speciale (Pagina 2 - Edizione IN)
Gaetano Ranieri e la sua équipe di esperti con strumenti di alta tecnologia individuano tutte le "anomalie" dell’area di scavo tracciando una precisa radiografia
Gaetano Ranieri è nato a San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli. Ingegnere, attualmente ordinario di Geofisica applicata nella Facoltà di Ingegneria dell’Università di Cagliari. Ha oltre 30 anni di esperienza in diversi atenei italiani e ha lavorato anche all’estero. È stato il primo al mondo ad applicare tecniche di tomografia sismica allo studio di beni architettonici, di metodologie geofisiche per la caratterizzazione di rifiuti urbani, per la riabilitazione di suoli desertificati, per la disinfezione elettromagnetica delle acque e per l’agricoltura di precisione.
 
Il tesoro di Mont’e Prama
LA SCIENZA AL SERVIZIO DEGLI INDIANA JONES
Durante l’ultimo esperimento col pallone aerostatico un temporale li ha colti di sorpresa: «Ci siamo ritrovati bagnati dalla testa ai piedi. E purtroppo abbiamo dovuto interrompere e rimandare gli studi», racconta Gaetano Ranieri. Sono gli imprevisti di un mestiere che in teoria dovrebbe essere tutto libri-cattedra-studenti, ma nell’ultimo anno e mezzo si è trasformato in un emozionante lavoro sul campo, alla scoperta di una Sardegna vecchia di millenni. Sessantanove anni, professore di Geofisica applicata, ha visto in anteprima i Giganti nelle "radiografie" del sottosuolo, fatte grazie a un georadar finanziato dalla Regione e adattato dai tecnici dell’Ateneo. È stato lui a dire dove scavare, con una precisione al centimetro: «Noi le chiamiamo anomalie, cioè dei possibili corpi costruiti, non naturali».
TECNOLOGIE Tutte le ultime scoperte sono arrivate grazie a quella che Ranieri definisce «un’interessante unione tra le università di Cagliari e Sassari. Parte scientifica e umanistica hanno collaborato, mettendo a punto un nuovo tipo di archeologia assolutamente innovativo. Noi sappiamo dove cercare i reperti. Non ci si arriva più per deduzione. Questo si può fare quando le due fasi, scientifica e archeologica, sono molto vicine tra loro». Insomma, gli scienziati in soccorso dei nostri Indiana Jones, alla ricerca del "tesoro" del Sinis.
L’altro pregio è legato allo scavo: «Sappiamo in anticipo cosa troveremo sotto terra. Dunque si può preparare il cantiere in maniera più accurata, si riducono i tempi e diminuisce la probabilità di far danni. Quello che è stato trovato a settembre, noi l’avevamo previsto a fine agosto. Sapevamo che i Giganti avrebbero avuto gli scudi sul petto e non in testa, ad esempio».
LA NOVITÀ Quella fatta dal team dell’università di Cagliari è «una sorta di tomografia». Con tecnologia «interamente italiana, stimolata da me. Molto innovativa, perché consente di vedere il sottosuolo con 16 occhi. Un oggetto viene visto da 16 angolazioni diverse. Vediamo tutto in tempo reale e in tre dimensioni. Noi abbiamo percorso senza saltare un centimetro 76.660 metri quadri. Con precisione di 3 centimetri per 12, fino a tre metri di profondità». Con la mongolfiera invece sono state fatte delle "tomografie termiche". Ma il diluvio ha reso inutile buona parte degli sforzi.
I SANTUARI Sotto i terreni di Mont’e Prama c’è ancora tanto. Dalle radiografie spuntano due possibili "santuari". «Costruzioni di 20 metri per 13. Poi si vedono strade, che portano lontano dalle aree studiate finora. In tutto ci sono 60-70 mila anomalie. Un giacimento. Un vero giacimento culturale, il più grande scoperto in Europa negli ultimi 50 anni. Lì sotto c’è una quantità strepitosa di strutture, non ci sono solo Giganti. Per intenderci: noi fino ad ora abbiamo scavato in 160 metri quadri. Le statue erano raccolte in appena 60. Ci sono ancora ettari da esplorare. Potrebbe essere un cantiere immenso di scavo. E non è detto che sia tutto del periodo Nuragico».
 SICUREZZA Dove sono i possibili nuovi reperti? «I punti esatti sono secretati. Anch’io non so dove sono: ho le coordinate X, un’altra persona ha le coordinate Y. Questi dati sono in una cassaforte con due chiavi. La sicurezza è d’obbligo, perché non si sa quando si scaverà». Anche la vigilanza di Mont’e Prama è diventata necessaria, strada facendo. Ed è stata pagata di tasca dai due professori universitari, Ranieri e Raimondo Zucca. Come la "pulizia" dei terreni, indispensabile per gli studi con il georadar. «Inizialmente la guardianìa non era prevista, perché noi dovevamo fare degli scavi di un metro per un metro, non pensavamo a tale ricchezza. E poi io sono un geofisico, lavoro per l’università, cosa dovrei vigilare? È un fatto amministrativo, siamo legati a regole ferree. Come potrei giustificare la spesa di fondi per la vigilanza?». Ecco perché alcune spese sono state fatte di tasca propria. «Ma il gioco vale la candela. Vi assicuro che chi si è innamorato di quel posto, e io sono tra questi, è disposto a rimetterci del suo».
STOP PER 40 ANNI Perché sono passati quarant’anni tra il primo ritrovamento e gli ultimi scavi? «Non lo so. So solo che questi scavi nascono da un’idea mia e del professor Zucca. L’impegno della Soprintendenza c’è stato: ha aperto due mostre in due musei, oppure pensiamo al recupero nel centro di Li Punti, dove sono stati ricostruiti i Giganti scegliendo tra migliaia di frammenti. Però è ovvio che non si possa continuare a questa velocità: per recuperare tutto quello che c’è lì sotto ci vorrebbero quattromila anni».
 L’EQUIPE DI SPECIALISTI Ranieri guida un team di sei persone. Antonio Trogu (geologo, esperto trattamento dei dati); Luigi Noli (tecnico, organizzatore dei rilievi); Mario Sitzia (tecnico); Sergio Calcina (geofisico specialista di georadar e tomografia sismica); Luca Piroddi (informatico addetto all’elaborazione dati termici ed elettrici); Francesco Loddo (ingegnere, si occupa di georadar e tomografie elettriche in 3D); Carlo Piga (ingegnere, si occupa di laser scanner, metodi termici e multispettral.
«Tutti hanno ruoli molto delicati. Lavorano senza guardare l’orologio, non esiste la domenica», sottolinea Ranieri. Per gli scavi sono stati aiutati da quattro detenuti, che hanno partecipato al progetto e sono diventati protagonisti degli ultimi ritrovamenti.
 
 
 
L’UNIONE SARDA 
2 - L’Unione Sarda di martedì 25 novembre 2014 / Provincia di Oristano (Pagina 14 - Edizione OR)
S. Maria Bambina
Terapie innovative
Si è parlato di riabilitazione e nuove tecniche di terapia durante il seminario che nei giorni scorsi si è svolto all’istituto Santa Maria Bambina di Donigala. Al corso di formazione, organizzato dall’Associazione italiana fisioterapisti della Sardegna, hanno partecipato circa 120 fisioterapisti provenienti da tutta la Sardegna e studenti del corso di laurea di Fisioterapia di Cagliari. Ai momenti teorici sull’idrokinesiterapia da parte delle fisioterapiste che quotidianamente applicano questi metodi, è seguita la dimostrazione pratica. «L’idrokinesiterapia è un’importanza risorsa per i fisioterapisti» ha sottolineato la presidente dell’Aifi, Patrizia Meleddu. ( v. p. )
 
 

L’UNIONE SARDA 
3 - L’Unione Sarda di martedì 25 novembre 2014 / Cronaca di Cagliari (Pagina 16 - Edizione CA)
Il dossier della Corte dei conti: decisiva l’adozione dei sistemi di tracciabilità dei medicinali
Spesa farmaceutica, i dati delle Asl: in città il conto supera i 37 milioni
Insieme, l’anno scorso, hanno fatto un conto da circa 37 milioni 110 mila euro; sono le tre aziende sanitarie di Cagliari: la 8, l’ospedaliero-universitaria e il Brotzu. La loro spesa farmaceutica, così come quelle delle altre Asl sarde, sono state per due anni sotto la lente d’ingrandimento della Sezione controllo della Corte dei conti, impegnata a monitorare una delle voci più pesanti del bilancio regionale. La Sardegna, ha ricordato di recente anche l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), è la regione italiana in cui gli ospedali spendono di più per i farmaci: 173,6 euro pro capite, contro una media nazionale di 141,2. Spronati dai giudici contabili, però, gli ospedali isolani in due anni hanno ridotto del 16,28 per cento la spesa, passando dagli 87,471 milioni di euro del 2011 ai 73,229 dell’anno scorso. Come si sono comportati quelli cagliaritani?
 NUOVI SISTEMI I dati si trovano in un corposo (oltre 200 pagine) e dettagliatissimo dossier. L’anno della svolta è stato il 2012, quando il risparmio - rispetto a un 2011 da profondo rosso - è stato più evidente. Merito dell’avvio di sistemi più razionali di gestione della consegna dei farmaci ai singoli reparti e dei resi e all’entrata in funzione degli armadietti informatizzati: decisivo, scrivono i giudici, l’impegno dell’assessorato alla Sanità che ha spinto per l’applicazione del sistema informatizzato Sisar e di Sardegna.it che ne ha gestito l’appalto. Fondamentale arrivare allo “scarico per paziente”: ovvero la possibilità di sapere esattamente a chi è stato dato un certo farmaco e in che quantità. Tuttavia, nel 2013, quando l’isola ha tagliato un altro 0,73 per cento, a Cagliari solo l’azienda mista è riuscita a realizzare ulteriori risparmi: Brotzu e Asl 8 hanno invece fatto registrare una ripresa della spesa.
 ASL 8 L’Asl 8 è di gran lunga l’azienda sanitaria sarda che spende di più in farmaci, a causa delle sue dimensioni: comprende Santissima Trinità, Businco, Binaghi, Marino, Microcitemico ma anche gli ospedali di Isili e Muravera; un gigante che serve più di mezzo milione di persone. L’azienda, segnalano i giudici contabili, aveva avviato una sperimentazione del farmaco in “dose unica” nel 2009, ma poi c’era stato uno stop. È invece partito a gennaio 2011 un «processo di riorganizzazione e informatizzazione». Ancora da attivare l’Hub unico del farmaco, «che prevede la concentrazione degli attuali magazzini in un unico sito e la gestione centralizzata e unitaria delle scorte» aziendali. La strada da fare è molta: i giudici rilevano, per esempio, che il Santissima Trinità «non è in grado di pervenire ad una ricostruzione dei flussi di reparto».
AZIENDA MISTA L’azienda ospedaliera da cui dipende il Policlinico, sede della maggior parte delle strutture cliniche della Facoltà di Medicina, ha presentato qualche settimana fa, alla presenza dei giudici contabili, il suo nuovo sistema di gestione informatica del farmaco, dalla prescrizione medica (via tablet) fino alla distribuzione in reparto con i carrelli computerizzati e i pazienti identificati da un braccialetto elettronico. La sperimentazione era partita due anni e mezzo fa e aveva riguardato due reparti, facendo registrare un risparmio di 188 mila euro sulla spesa farmaceutica: ora il sistema sarà esteso a tutte le strutture. Dalla Corte arrivano i complimenti per la gestione dei magazzini.
 BROTZU Nell’azienda che gestisce il più grande ospedale della Sardegna è appena stato firmato il contratto con la ditta che per nove anni gestirà il nuovo servizio di automazione della distribuzione dei farmaci: ci si attende un risparmio di 3 milioni 777 mila euro l’anno a fronte di un costo di 1 milione 970 mila. Qui la somministrazione in “dose unica” è una realtà da ormai 12 anni per circa 200 dei 600 ricoverati di media. Nel 2012, recependo le prescrizioni della Corte dei conti, l’azienda ha adottato una procedura «per la corretta conservazione» di farmaci e prodotti farmaceutici. Grazie alla tracciabilità dei farmaci e dei materiali di consumo con gli armadi informatizzati, tra 2011 e 2012, in Cardiochirurgia, a fronte di un aumento degli interventi (da 321 a 363), sono calate le spese: da 1,551 milioni a 1,526. Somme che comprendono valvole e bypass. Mancano però, sottolineano i giudici, le linee guida tese a monitorare i flussi di spesa. Sulla risalita dei costi nel 2013, tornati a livelli superiori a quelli del 2011, il direttore generale Antonio Garau ha una sua teoria: «Ho fatto presente alla Corte dei conti che circa 700 mila euro sono dovuti ai farmaci con cui curiamo due pazienti con malattie rare: ognuno ci costa 350 mila euro l’anno; che facciamo, smettiamo di curarli?»
Marco Noce
 
 
 
L’UNIONE SARDA 
4 - L’Unione Sarda di martedì 25 novembre 2014 / Cultura (Pagina 37 - Edizione CA)
Intellettuali sardi/3 Uno studioso da riscoprire
Nel cuore vero di Cagliari con Alziator
Non sono molti gli stimoli da pubbliche occasioni per ricordare Francesco Alziator, cagliaritano illustre, intellettuale raffinato, grande esperto di tradizioni popolari, docente universitario e scrittore di ottima mano. La Fondazione che porta il suo nome (autorevolmente presieduta da Nereide Rudas), venerdì scorso ha proposto il momento più intenso della sua meritoria attività con la consegna dei riconoscimenti del Premio letterario, a sua volta intitolato ad Alziator. Senza dubbio, un’ottima occasione. E tuttavia si ha la sensazione che i riflettori accesi per qualche giorno non illuminino abbastanza il personaggio e i suoi scritti (articoli, saggi e volumi) davvero notevoli.
La Fondazione non può essere lasciata sola, o quasi, nel suo lodevole impegno. Va sostenuta con convinzione dalle istituzioni. Per esempio, dev’essere in particolare resa possibile, addirittura stimolata, la maggiore e migliore diffusione delle tante opere che sono il prezioso lascito culturale dello scrittore. Qualche iniziativa è stata presa in passato proprio dalla Fondazione. Anche la “Biblioteca dell’identità” de “L’Unione Sarda” ha avvertito il dovere di rendere omaggio a Francesco Alziator. Ha infatti pubblicato - notevole il successo ottenuto - “La città del sole” e “I sentieri della memoria”. Il problema è però la continuità dell’attenzione e dell’interesse. Anche se importanti, le iniziative isolate non garantiscono che Francesco Alziator sia conosciuto e soprattutto letto dalla generazione più recente (e da chi, di quella vecchia, si sia - per così dire - distratto).
Quello dei libri acquistati e però trasferiti subito in qualche angolo di privati scaffali era uno dei crucci proprio di Alziator. Per esempio aveva fatto esplodere una delle sue solari risate appena appreso che qualcuno lo definiva “un picaro”. Ma subito si era rabbuiato e al cruccio aveva dato l’ennesimo sfogo: «Siamo alle solite. Deve aver sentito dire che ho dedicato un saggio a picaro e il folclore ma di certo non l’ha letto. Così, sottratto al contesto di pagine sulle tradizioni popolari, picaro è soltanto quelle indicato dai vocabolari: un popolano astuto e imbroglione che vive di furtarelli e truffe ingegnose. Non mi somiglia proprio!». C’era di peggio a rattristare Francesco Alziator: la sua “Città del sole” presentata come un dèpliant turistico, come uno dei tanti, giustamente retorici inni al sole (e al mare) di Cagliari, appunto da chi il libro non l’aveva proprio letto. Anzi, da chi non si era nemmeno preso la briga di leggere l’introduzione. La storia è significativa e va raccontata per l’ennesima volta.
“La Città del sole” è senza dubbio il titolo dell’opera di Alziator più conosciuta. E più citata, anche se spesso a sproposito. Lo scrittore, va detto, non manca certo di sottolineare anche le bellezze ambientali del capoluogo sardo, di fare riferimento all’invidiabile clima. Però le intense pagine dell’opera propongono - con una narrazione ricca e documentata - ben altro: tutta la suggestione culturale delle antiche tradizioni popolari, tutto il coinvolgente fascino di usi, modi di dire e di far festa. E ha un piccolo retroscena che riguarda il titolo. Con apprezzabile franchezza Alziator lo svela nelle primissime righe della prefazione: «Il titolo - come quello di tanti libri - è un pretesto. Un pretesto dell’autore e dell’editore per togliere all’opera quel non so che di controproducente che generano nel pubblico titoli disadorni e sinceri». Per questo, spiega poi lo scrittore, «è stata scartata l’accademica idea di intitolarla, per esempio, “Tentativo di sistemazione metodologica del folclore cagliaritano” e si è preferito il richiamo folgorante alla città nella fantastica isola di Tapobrana, con il suo tempio sacro al sole».
Da studioso consapevole dell’incidenza del clima in particolare sulla vita dei cagliaritani (e dei sardi in generale) Francesco Alziator non manca, tuttavia, di far riferimento anche al fortunato rapporto di Cagliari con il sole. Del resto, riflette, «il richiamo al sole, come realtà e come mito, bene si adatta a un libro di tradizioni popolari». E spiegava: «Fra l’altro è una delle lezioni che ho appreso all’università dal mio maestro Paolo Foschi».
Francesco Alziator, scomparso nel 1977 quando aveva sessantotto anni, ha dedicato a Cagliari - la sua città che ha tanto amato - volumi di straordinario valore scientifico e letterario. Con “La Città del sole”, anche “L’elefante sulla torre”, “Attraverso i sentieri della memoria”, “I giorni della laguna”, “Folclore sardo” e “Le tradizioni popolari in Sardegna”. E ha firmato tanti godibili articoli su riviste specializzate, periodici e quotidiani (soltanto “L’Unione Sarda” ne ha proposto oltre 160). In quasi tutti i suoi scritti ha raccontato e illustrato magistralmente l’eccezionale patrimonio sociale, storico, monumentale, artistico e ambientale di Cagliari. E non solo. Anche la Sardegna è stata studiata e scoperta sui libri e soprattutto sul campo e poi raccontata. E poiché era viaggiatore appassionato (fra l’altro, per spirito d’avventura e per risparmiare - c’era anche un po’ di Genova nel suo sangue blu - d’estate, quando poteva, si imbarcava come commissario di bordo su qualche nave mercantile dagli esotici approdi) Francesco Alziator si è dedicato pure agli usi e costumi di Paesi al suo tempo ancora poco conosciuti. Davvero un personaggio eccezionale. È certamente un delitto culturale non ricordarlo.
Gianni Filippini
 
 
 
L’UNIONE SARDA
5 - L’Unione Sarda di martedì 25 novembre 2014 / Cronaca di Cagliari (Pagina 15 - Edizione CA)
Corso Vittorio
Incontro all’Ersu per i giovani imprenditori

Un incontro pubblico sull’imprenditorialità giovanile e le opportunità offerte dai principali programmi comunitari in materia. È l’iniziativa organizzata oggi dall’Ersu e dall’Associazione Tdm 2000 e prevista alle 16 nella sala conferenze della sede dell’Ente nel Corso Vittorio Emanuele. È il primo appuntamento di un ciclo di seminari organizzati dallo “Sportello Sim” nell’ambito del servizio “Student Jobs”. Saranno presentati il Programma “Cosme” e quello Erasmus, entrambi a sostegno di giovani e futuri imprenditori.
Lo sportello Sim, nato nel febbraio 2013 grazie all’intesa tra Ersu e Associazione Tdm 2000, offre durante l’anno accademico un servizio di informazione, assistenza e illustrazione di opportunità di mobilità in ambito prevalentemente europeo. Lo sportello Student Jobs punta a fornire informazioni e servizi in materia di studio, lavoro e orientamento sulle opportunità che sia gli enti pubblici sia quelli privati offrono agli studenti.




LA NUOVA SARDEGNA 
 
6 - La Nuova Sardegna di martedì 25 novembre 2014 / Alghero – Pagina 31
Il Dipartimento di Agraria sperimenta nuovi antiparassitari. I timori per il futuro della palma nana
Punteruolo, scende in campo l’università
ALGHERO La sezione di patologia vegetale ed entomologia del Dipartimento di agraria dell’università di Sassari sceglie la Riviera del Corallo per la sperimentazione di nuovi antiparassitari contro il punteruolo rosso, l’insetto che sta devastando le palme ornamentali di mezza Sardegna. Sono ormai infatti decine di migliaia le palme portate a morte nell’intero territorio regionale ed è ormai conclamato che ci si trova di fronte ad una tale infestazione difficile da gestire con i sistemi attualmente in utilizzo. Da qui la scelta dell’università di Sassari di testare nuovi farmaci e nuove lotte biologiche su un territorio come quello di Alghero che dispone di un patrimonio palmicolo che supera gli 11 mila esemplari tra pubblici e privati. La scelta poi della Riviera del Corallo non è casuale anche da un altro punto di vista ossia la presenza di un parco regionale come quello di Porto Conte dove occorre monitorare eventuali infestazioni sulla più pregiata palma nana. Se infatti il parassita si trasferisse sulle piccole palme la perdita di biodiversità sarebbe incalcolabile. «Siamo stati contattati dal Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari e ben volentieri abbiamo dato l’assenso alla sperimentazione in una parte del nostro territorio – spiega l’assessore comunale all’ecologia Raimondo Cacciotto –. L’ateneo infatti nell’ambito delle attività previste dal tavolo tecnico fitosanitario regionale per la lotta al punteruolo rosso, è stato incaricato di svolgere sperimentazioni sull’efficacia di differenti prodotti insetticidi somministrati in endoterapia» .Intanto sul fronte dei trattamenti ordinari avviati dal servizio verde del Comune si procede con regolarità. L’obbiettivo è salvaguardare le circa duemila piante pubbliche, a cui se ne aggiungono circa novemila presenti nei vivai e nei cortili di privati cittadini. Un protocollo sperimentato che prevede l’utilizzo di prodotti endoterapici, praticando un foro nella palma e iniettando per pressione i fitofarmaci, ed esoterapici, mediante doccia della parte aerea. Trattamenti che avvengono anche e soprattutto in fase preventiva, ma nonostante gli sforzi e le risorse messe in campo e gli apprezzabili risultati dell’azione, una certa percentuale del patrimonio palmicolo andrà inesorabilmente perso. «Difficile dire oggi con precisione quante palme sono state colpite – precisa Cacciotto – perché la presenza dell’insetto si manifesta quando l’infestazione all’interno della pianta è già massiccia. Infatti i primi sintomi visibili si hanno sulle foglie centrali, più tenere e, progressivamente, con la perdita completa delle foglie più giovani, staccate dalla base, la palma è destinata a morire. Con l’avanzare delle operazioni di potatura delle palme, contestualmente alle quali si farà il trattamento esoterapico, andremo comunque a fare un censimento puntuale delle piante che palesano sintomi di attacco». Sergio Ortu



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