UniCa UniCa News Rassegna stampa Venerdì 21 novembre 2014

Venerdì 21 novembre 2014

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
21 novembre 2014

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Provincia Sulcis (Pagina 35 - Edizione CA)
Ponte tra il Sulcis e la Cina Energia pulita: l'alta tecnologia sarda vola in Oriente 
CARBONIA. Ieri visita alla Sotacarbo, il 15 dicembre appuntamento a Pechino
 
Dieci giorni fa l'accordo con Barak Obama: la Cina farà fronte comune con gli Stati Uniti per abbattere le emissioni di co2. Questa storica intesa ha lambito ieri (e ci sono i presupposti perché continui così) la Sardegna. Più precisamente, Carbonia.
L'INCONTRO Nel dettaglio, la Grande miniera di Serbariu, dove Yu Zhufeng, vicedirettrice di Shen Hua, colosso industriale cinese (di proprietà statale) nel settore dell'energia e dell'estrazione del carbone, lo ha detto chiaro e tondo: «Dopo la stipula con gli Usa, abbiamo grande interesse per l'energia pulita e per le società impegnate in questo campo e con studi avanzati». Ovvero: la Sotacarbo. Insomma, è diventato operativo l'accordo di due settimane fa fra la Cina (il consorzio Cers, l'ente cinese per la ricerca energetica) e il centro ricerche regionale preposto allo sviluppo delle tecnologie per l'uso pulito del carbone col sistema Ccs: cattura e stoccaggio dell'anidride carbonica nel sottosuolo. Il contatto diretto fra Shen Hua e Sotacarbo è il primo risultato tangibile.
LA VISITA La delegazione orientale, composta da quattro manager del gruppo industriale e tre rappresentanti del Governo, ha poi visitato i laboratori e i due impianti pilota. Giorni fa, analogo tour li ha condotti in Inghilterra, dove sono parimenti impegnati in studi simili sulle basse emissioni di co2. «Siamo in Europa - ha ribadito il manager Zhufeng richiamando l'intesa con gli Usa - per studiare la vostra tecnologia e per attuare questa nuova politica». E la Sotacarbo, i suoi ingegneri, i suoi tecnici, i suoi analisti, sono parte di questa sfida. In attesa di vedere nero su bianco i dettagli dell'operazione (il 15 dicembre viaggio dei manager locali a Pechino da cui emergerà anche un quadro economico), c'è l'accordo già sottoscritto con le ipotesi di cofinanziamento. Somme? Forse non meno di una ventina di milioni di euro. La ricerca qui si basa su idee e progetti ma ha bisogno di denari; la Cina invece ha i soldi e carbone in quantità smisurate. «Per il polo tecnologico per l'energia pulita del Sulcis - conferma il presidente Sotacarbo Mario Porcu - l'incontro con Shen Hua è il primo atto concreto dell'accordo col Cers, operiamo affinché l'attenzione nei nostri confronti si traduca ora in progetti operativi». Shen Hua potrebbe avere un ruolo di primo piano nel mercato europeo, «prendendo parte alle fasi esecutive e commerciali di tecnologie dal potenziale economico immenso». E a confermare la sicurezza del confinamento della co2 nel sottosuolo (varie aree del Sulcis sono preposte), hanno confortato gli interventi di Salvatore Lombardi, direttore del dipartimento Scienze della Terra dell'Università Sapienza di Roma, e il direttore del Dipartimento di Meccanica e chimica Giorgio Cao. «Questi sono eventi - ha sintetizzato il sindaco Giuseppe Casti - che ci aiutano a dare un'importanza mondiale al nostro ex compendio minerario».
Andrea Scano
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Economia (Pagina 44 - Edizione CA)
Sassari
Intesa: «Puntare sui prodotti di qualità»
 
Nuovo sviluppo con le produzioni agricole di qualità, le energie rinnovabili e l'internazionalizzazione. Il messaggio è stato lanciato ieri durante l'incontro promosso da Intesa Sanpaolo nell'aula magna del dipartimento di Agraria dell'Università di Sassari. Un confronto a tutto campo con esperti e rappresentanti delle imprese per fare il punto sulla situazione economica del Sassarese, la seconda zona più produttiva dell'Isola, dopo Cagliari, con un valore aggiunto pro-capite che si attesta su 17.800 euro, mentre il reddito per abitante (il più elevato della Sardegna) è pari a 15.139 euro. I principali fattori di competitività, ha spiegato Massimo Deandreis, direttore generale del centro studi Srm, sono le produzioni di qualità, «ma è necessario tradurle in strategie precise, favorendo i processi di internazionalizzazione», oltre che puntando sul turismo e sulle energie rinnovabili (l'1,2% dell'energia a livello nazionale arriva proprio dal Sassarese).
L'incontro, inoltre, è servito per fare il punto sulle iniziative legate all'Expo 2015. «Un'occasione imperdibile», ha spiegato Pierluigi Monceri, direttore designato di Intesa Sanpaolo per l'area Sardegna, Toscana, Umbria e Lazio, «per le imprese sarde e per i nostri clienti, visto che Intesa ha messo a disposizione, a livello nazionale, un plafond di 15 miliardi di euro per lo sviluppo del made in Italy e un nuovo portale per l'e-commerce, “Created in Italia”, per facilitare l'accesso delle imprese nei nuovi mercati digitali».
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Agenda Cagliari (Pagina 25 - Edizione CA)
UNIVERSITA'
 
Domani alle 9.30, nella sede di Confindustria in viale Colombo 2 si terrà una conferenza sulla gestione del personale, organizzata dall'Università.
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Marghine Planargia (Pagina 28 - Edizione OR)
NUORO, CORSI PER MEDIATORI
 
L'Ailun (associazione per l'istituzione della Libera Università Nuorese) terrà un corso di alta formazione per avvocati mediatori, in collaborazione con la scuola superiore Sant'Anna di Pisa. Sono aperte le iscrizioni. Le lezioni si terranno martedì 9 dicembre e giovedì 11 dalle 15 alle 20, mercoledì 10 dalle 9 alle 14.
 

 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Fatto del giorno – pagina 3
andrea cossu, docente dell’università di sassari
L’ecologo marino: «Inquinamento? Catastrofe per i pesci e le alghe»
di Pier Giorgio Pinna
 
PORTO TORRES Da disastroso a catastrofico. Per l'inquinamento delle Bocche di Bonifacio non ci sono valutazioni diverse né possibilità di attenuazioni dei danni: una collisione tra petroliere o la perdita di greggio da navi cisterna si tradurrebbe comunque in un'apocalisse. A dirlo non sono soltanto esperti e specialisti. La pensano allo stesso modo tantissimi abitanti che vivono sui centri della costa, da Stintino a Palau: in passato hanno vissuto con apprensione vicende simili, fin dall'affondamento dell'incrociatore Trieste, nel lontano 1943. Giudizi diffusi. Ma l’opinione è condivisa da pescatori, turisti, proprietari di case e villette lungo il litorale. Preoccupati i marittimi imbarcati sui traghetti che fanno la spola con la Corsica, gli amanti dei parchi dell'Asinara e della Maddalena, i promotori del santuario dei cetacei. Insomma: tutti gli ambientalisti che non cessano di rilanciare l'allarme anno dopo anno. Analisi e conseguenze. «La prima a venire colpita in gravissimi scenari di questo genere sarebbe la flora che vive nelle acque del golfo», spiega Andrea Cossu, ecologo marino dell'ateneo di Sassari, che in tutto il litorale nord dell'isola ha operato a lungo e sa bene su quali delicati sistemi si fonda l'equilibrio naturale delle Bocche. «Sarebbero esposti a conseguenze allarmanti – prosegue – innanzitutto le alghe incrostanti che vivono da almeno 4mila anni nei tratti d'ambiente granitico soggetti alle escursioni delle maree: sono molto sensibili, inevitabilmente verrebbero soffocate dal film di greggio che si depositerebbe sopra di loro. E sarebbe come abbattere per sempre alberi secolari». «Nell'ordine – incalza il professore – verrebbe poi compromessa la posidonia oceanica nella fase durante la quale il petrolio, dalla posizione in superficie, precipita gradatamente sui fondali. Gli idrocarburi andrebbero a ledere con effetti devastanti un'ampia zona di nursery per questa specie, con distruzioni dell'habitat comprensibili». Valutazioni da esperto. Più in generale Andrea Cossu conosce bene il problema per essersi occupato di queste ipotesi catastrofiche nel 2011, al momento dell'avvio del parco nazionale della Maddalena, e più tardi, nel 2010, quando vennero sottoscritti fra Italia e Francia gli accordi per il parco internazionale delle Bocche. Oltre che per aver studiato e svolto ricerche in tutto il tratto di mare che va dall'Asinara sino alle isole corse e sarde dell'arcipelago nord orientale. Danni e stime. «Il pericolo maggiore è costituito dal fatto che nello stretto continuano a passare carrette del mare con a bordo carichi pericolosi ed equipaggi raccogliticci provenienti da Paesi poveri», aggiunge lo specialista. Per chiarire subito dopo che «i contraccolpi, in caso d'incidente, sarebbero estremamente preoccupanti anche per la fauna». I pericoli. «La fuoriuscita di greggio colpirebbe il primo anello della catena alimentare sottomarina come le uova e i piccoli crostacei nei 400-500 metri dalla riva – chiosa il docente – Per superare uno scempio del genere dovrebbero passare decenni. Anche perché all'inquinamento sarebbero esposte molte altre specie animali. Per esempio, uccelli come i gabbiani e i cormorani». Oltre che pesci che sono soliti nuotare a pelo d'acqua come i muggini oppure nutrirsi di erbe e vegetali, come le salpe. Balene e delfini. Se si pensa che parte dello Stretto è destinato a santuario dei cetacei e che da quelle parti vivono esemplari rari della biodiversità, si capisce ancora di più come il disastro derivante da cause di questo tipo rischierebbe di rivelarsi davvero spaventoso. I litorali. «Ci sarebbero gravi effetti collaterali su tutti i tratti di costa compresi tra l'area occidentale del Golfo dell'Asinara e le Bocche di Bonifacio - conclude il docente dell'università di Sassari - L'intero habitat costiero potrebbe venire compromesso: come del resto è già successo a causa d’inquinamenti del passato. Uno sversamento di 30-40mila tonnellate di greggio non potrebbe che rivelarsi apocalittico per l'ambiente naturale così come per l'industria delle vacanze».
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Lettere e commenti – pagina 21
violenza a roma e milano
Deriva delle periferie urbane e responsabilità della politica
Negli ultimi anni è stato abbandonato lo strumento della pianificazione che significa visione del futuro e regole condivise
di Antonietta Mazzette
 
La violenza che si sta diffondendo nelle periferie urbane, a partire da Milano e Roma, ha cause e protagonisti sociali diversi, ma è l'esito sia di una disattenzione della politica italiana degli ultimi quarant'anni verso le condizioni di vita dei cittadini, sia di scelte orientate verso strategie di marketing volte a rendere le città competitive in termini di attrazione e di consumo. Strategie che hanno riguardato le parti delle città più appetibili sul mercato, a partire da quelle pregiate sotto il profilo storico-architettonico. Le politiche di marketing per loro natura sono indifferenti alle condizioni di vita delle persone (e perciò al loro disagio). In quest'ottica le periferie, soprattutto quelle per così dire di nuova generazione, hanno subito i cambiamenti delle funzioni produttive urbane, ma senza godere dei benefici derivanti dalle politiche di rigenerazione. E se le aree attraenti dal punto di vista economico sono entrate in un processo di riconversione perché oggetto di interesse pubblico e privato, quelle che non avevano le qualità urbanistiche, spesso sorte illegalmente, sono diventate sempre più terra di nessuno. O meglio, sono diventate luoghi conflittuali dove è inevitabile, in assenza di governo, che prevalga la logica del più forte nell'esercizio del controllo del territorio. La violenza connessa alle condizioni sociali difficili, immediatamente richiama il problema della sicurezza urbana e riconduce alla Tolleranza Zero dell'allora sindaco Giuliani, applicata pedissequamente anche nelle nostre città. Ma se in America del Nord ha portato come conseguenza, non tanto quella di intervenire sulle cause della violenza e del degrado, quanto alla diffusione di esplicite forme di privatizzazione, per cui i residenti proprietari della loro abitazione pagano le tasse ai privati in cambio di pulizia, allontanamento delle persone sgradevoli, controllo e sicurezza. In Italia siamo ben lontani da questi fenomeni di privatizzazione, sia come cultura che come pratica politica, ciò non toglie però che l'aver ignorato le condizioni materiali dei cittadini abbia portato un numero crescente di persone ad essere più esposte al degrado e alla violenza, oltre che al controllo del territorio da parte della criminalità organizzata. In altre parole, il non aver governato i processi di espansione e di inurbamento di nuove popolazioni, ha portato ad accentuare quei fenomeni di città duale, così come sono stati descritti da Manuel Castells, e che più recentemente ha portato Bernardo Sechi nei suoi ultimi sforzi intellettuali a dedicare attenzione alla città dei ricchi e a quella dei poveri. Uno degli effetti di questa assenza di governo, o se si vuole, di cattiva politica, è stato che gli interessi comuni che costituivano la base del legame sociale di una comunità urbana sono stati smantellati, in campo è rimasta in forma esasperata la necessità di difendere gli interessi individuali: l'esasperazione è tanto più grande quanto più si è fragili e marginali. Tutto ciò è accaduto anche perché si è abbandonato lo strumento della pianificazione (che significa visione del futuro e regole condivise), mentre sono state adottate pratiche politiche suscettibili di modifiche a seconda degli interessi particolari in campo. È questo il disastro urbano che abbiamo oggi di fronte, e i segni di violenza - sia che si tratti di occupazione abusiva e di espulsione violenta degli abitanti regolari dalle case ALER di Milano, sia che si tratti di assalto al centro di accoglienza di Tor Sapienza a Roma - sono i manifesti avvisi di un degrado umano e sociale diffuso, grazie per l'appunto a decenni di cattiva politica e di sguardi rivolti altrove. Che fare? Certamente bisogna riportare alla legalità le parti della città coinvolte nei fatti di violenza, ma ciò non può avvenire senza interventi pubblici volti a risanare le periferie, partendo dai bisogni primari delle persone (casa, lavoro e istruzione) e interloquendo con loro.

Questionario e social

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