UniCa UniCa News Rassegna stampa Martedì 11 novembre 2014

Martedì 11 novembre 2014

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
11 novembre 2014

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Agenda Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
MEDIATECA. Corso triennale
Laurea, Beni culturali e spettacolo
 
Con l'anno accademico appena iniziato, l'Università di Cagliari ha avviato un nuovo corso di laurea triennale intitolato Beni Culturali e Spettacolo. Il corso interclasse si propone di formare una figura che possegga ampie competenze nei vari settori dei beni culturali, con particolare riguardo al patrimonio archeologico, storico-artistico, archivistico-librario, cinematografico, teatrale e musicale.
L'interazione fra le diverse specializzazioni del corso, l'apertura al territorio e le collaborazioni internazionali costituiscono elementi qualificanti che il nuovo Corso di laurea vuole sviluppare con cura particolare.
In questa direzione, il corso di laurea vuole presentarsi alla città attraverso un evento interdisciplinare che si terrà domani, alle 17, alla Mediateca del Mediterraneo (via Mameli).
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 4 - Edizione CA)
Ricerca e chimica verde, le priorità del governatore
SASSARI. Ma i sindacati tuonano: «Per il Nord-Ovest è stata un'occasione perduta»
 
Chimica verde, unione tra Università, ricerca scientifica e agricoltura ma, soprattutto, inchiodare l'Eni sulle bonifiche. È la ricetta per il decollo del Nord Ovest dell'Isola, sostenuta con entusiasmo anche da Francesco Pigliaru. Ieri mattina a Sassari, nella sede del Cnr, il governatore ha incontrato i sindaci del territorio, la Provincia, l'Università, dettando i tempi della nuova industrializzazione verde. Molta delusione invece tra i sindacati, Cgil, Cisl e Uil di categoria, che hanno ritenuto la visita «un'occasione sprecata».
ENI AL TAVOLO Progetti e programmi hanno almeno una data certa: il 3 dicembre a Cagliari. «Incontreremo Eni - ha detto il governatore - chiedendo bonifiche e investimenti nel Sassarese. Dobbiamo rimettere in ordine il passato e preparare il territorio a ricevere proposte anche di altri investitori». All'incontro, sollecitato dal sindaco di Sassari Nicola Sanna, hanno partecipato anche i suoi colleghi di Alghero e Porto Torres, Mario Bruno e Beniamino Scarpa, la presidente della Provincia Alessandra Giudici, il rettore dell'Università Massimo Carpinelli e l'amministratore delegato di Matrica, Catia Bastioli. Tante le emergenze ma si è parlato solo di ricerca: «Università, Agris, Porto Conte Ricerche, Cnr - ha detto il governatore - devono fare sistema per rendere il territorio più appetibile».
SINDACATI Gli altri interlocutori sono invece molto delusi, soprattutto sull'incontro con Eni. «Troppo tardi - ha ribattuto Giovanni Tavera della Uiltec a stretto giro di posta - ma, soprattutto, Pigliaru si sarebbe dovuto concentrare di più sulla chimica verde, dando risposte certe sulla centrale a biomasse, stralciata dal protocollo e sulla costruzione di nuovi impianti». La paura è che le proposte di sviluppo verde possano finire su altre regioni: «Occasione sprecata (quella di ieri), si è parlato solo di ricerca - ha continuato Tavera - ma noi avevamo chiesto alla Regione di ripristinare anche i tavoli di agricoltura e indotto, per sviluppare progetti senza intoppi».
Antonio Brundu
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Economia (Pagina 9 - Edizione CA)
Quando i siti minerari inquinati diventano una risorsa
AMBIENTE. Un progetto di Sardegna Ricerche può diventare un'occasione di sviluppo
 
Apparentemente è un grande problema, in realtà può diventare una preziosa risorsa. In Sardegna, dove esiste la maggiore concentrazione italiana di miniere abbandonate, la bonifica dei territori può, infatti, rappresentare un'opportunità economica per le imprese specializzate nel settore.
Ci crede Sardegna Ricerche che ha organizzato a Cagliari un incontro dal titolo “Bonifiche ambientali e potenzialità delle imprese: le competenze della ricerca scientifica trasferite alle imprese per sviluppare innovazione”. Nell'Isola sono presenti 113 siti minerari dismessi (su un totale di 169) e un'enorme quantità di residui da smaltire. A livello nazionale, i siti dismessi sono più di 600 (12.000 quelli potenzialmente inquinati), mentre nel mondo i territori che hanno necessità di una bonifica rappresentano circa il 3 per mille.
Non solo. Sempre in Sardegna, secondo i dati diffusi con il Piano di bonifica dei siti inquinati redatto dalla Regione, sono attivi 2.500.000 metri cubi di discariche, che corrispondono a circa 1.800.000 metri quadrati di territorio che, per forza di cose, dovranno essere oggetto di risanamento «anche con attività di ricostruzione di suolo e di vegetazione», dicono gli esperti. Tutto questo, evidentemente, «significa che esiste un mercato potenziale per quelle imprese che eseguono le bonifiche», spiega Giovanni de Giudici, docente dell'università di Cagliari, responsabile scientifico di “Smeri”, uno dei tre progetti cluster sostenuti da Sardegna Ricerche per il trasferimento alle imprese delle tecnologie applicate alle bonifiche.
I cluster sono gruppi di piccole e medie imprese che, partendo da un obiettivo condiviso, sperimentano progetti di sviluppo e di innovazione con il sostegno di Sardegna Ricerche e il contributo di Centri di ricerca e università. «Il Sulcis rappresenta il distretto minerario più importante in Italia», aggiunge de Giudici, «per questa ragione è un laboratorio naturale che consente di testare le “tecnologie di rimedio”».
Questo significa che la situazione mineraria del Sulcis consente di mettere a punto differenti progetti da utilizzare a seconda delle condizioni dei siti. Molti terreni, quindi, possono essere bonificati e trasformati in volano economico. In che modo? «Premesso che le ricadute della nostra ricerca sono legate al risanamento di siti minerari dismessi, soprattutto nell'ottica di una loro riconversione», dice ancora de Giudici, «le tecniche di coltivazione green basate sull'utilizzo di inoculi di micorrize e batteri rappresentano una possibilità di sviluppo sostenibile per una vasta gamma di attività manifatturiere nel campo dell'agricoltura o del recupero di aree degradate».
Mauro Madeddu
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 14 - Edizione CA)
Vita da studente, 257 hanno lasciato l'Università
Con i tagli del governo agli Atenei meno posti-alloggio: i dati in un'indagine
 
Chi viaggia tutti i giorni, chi si rassegna ad affitti proibitivi, chi lascia lo studio. Quale compromesso accettino pur di laurearsi, non se la passano comunque bene, gli studenti universitari idonei non beneficiari. Quelli che, pur meritandola, non ottengono una borsa di studio.
Per loro, gli studenti dell'ateneo cagliaritano hanno attivato un apposito sportello, intervistato e raccolto dati, messi nero su bianco in un rapporto presentato sabato. Che a breve diventerà un cortometraggio di denuncia «totalmente autoprodotto», hanno puntualizzato, «abbiamo già reclutato alcuni colleghi disposti a raccontare la loro quotidianità, altri che si occuperanno della parte tecnica». Davanti all'obiettivo, l'analisi dei dati degli ultimi sei anni, contrassegnati da un segno meno generale. A cominciare dal fondo di finanziamento ordinario ministeriale, passato da 136,1 milioni di euro del 2008, a 114 nel 2014. In calo anche i corsi di studio (78, contro i 90 di sei anni fa) e il numero di iscritti: dai 35.298 nell'anno accademico 2008/2009 ai 27.500 nel 2013/2014. Di questi, 16mila sono fuori sede. «Ma i posti alloggio nelle case dello studente sono soltanto 725, quindi 230 in meno rispetto al 2008», accusano dallo sportello, «la situazione è ancor più grave, se si considera la percentuale degli idonei non beneficiari: il 53% sul totale degli iscritti, che raggiunge il 69% nel caso delle matricole». Quanti di loro siano costretti a fare i pendolari, o scelgano un soggiorno cagliaritano spesso salatissimo, è un dato ancora in fase di elaborazione. Un altro numero invece è certo. E fa male. «L'anno scorso, dopo l'uscita delle graduatorie definitive, 257 ragazzi e ragazze hanno fatto la scelta più drastica: abbandonare l'università».
Clara Mulas
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Provincia Sulcis (Pagina 28 - Edizione CA)
In arrivo tre milioni e mezzo per costruire 44 nuovi alloggi
CARBONIA. È stato definitivamente affidato l'appalto a un'associazione temporanea di imprese
 
Tre milioni e mezzo di euro si accingono a entrare nel circuito economico locale: visti i tempi, un'ottima notizia. Quello dei soldi freschi è uno degli aspetti, certo fra i più importanti ma non l'unico, relativo all'assegnazione definitiva dell'appalto per la costruzione in via Roux di quarantaquattro alloggi a canone concordato che il distretto Area ha affidato a un'associazione temporanea di imprese, composta dalla srl Alvit di Torino, la Igit di Bergamo e la Tesvam di Sassari. A ben vedere è il completamento di quel programma edile varato quasi dieci anni fa dall'allora Iacp: prevedeva fra via Roux e via Roma sessanta case, ma si era bloccato per grossi guai con le imprese d'appalto. Al punto che le maestranze locali che rischiavano di perdere il lavoro facevano la ronda all'alba in cantiere per non essere rimpiazzati da colleghi provenienti dalla Calabria e dalla Sicilia. Capitolo chiuso: una parte di quegli stessi operai locali (una decina, forse più) verrà riassunta dalle nuove ditte come da accordi fra la Cisl e Area.
Altra buona notizia è che sessanta famiglie troveranno casa (su due piani e con giardino) anche se gli affitti non saranno a canone popolare ma concordato: ovvero, non proprio bassi. Ma, tant'è, il progetto è ambizioso perché le abitazioni hanno caratteristiche tecnologiche all'avanguardia. La struttura sarà in pannelli di legno lamellare, come quelle in costruzione a Bacu Abis e a Iglesias.
Saranno inoltre utilizzati materiali con certificati con etichette ecologiche: «Alla fine della loro vita - sottolinea il direttore di Area Salvatore Multinu - questi alloggi potranno essere addirittura smantellati senza creare impatto sull'ambiente».
Altro record sarà l'integrazione delle tre principali fonti energetiche rinnovabili: geotermico, fotovoltaico e solare termico che comporteranno la riduzione dell'emissione di 6.000 chili di anidride carbonica. Altro aspetto virtuoso: la costruzione di una struttura aggiuntiva polivalente utilizzando legno sardo, secondo un progetto che vede come partner le due Università sarde e l'Ente foreste. Inizio lavori (salvo imprevisti) gennaio-febbraio 2015.
Andrea Scano
 
L’UNIONE SARDA
6 – L’Unione Sarda
Speciale (Pagina 3 - Edizione IN)
Due statue integre e una necropoli
Eccezionali reperti emergono dal nuovo scavo
 
Sull'onda dell'entusiasmo per l'eccezionalità delle scoperte e del successo mediatico che ha suscitato un grande interesse attorno alla vicenda, finalmente sono ripresi gli scavi a Mont'e Prama. Decisa la temporanea collocazione dei Giganti restaurati (per ora esposti nelle mostre di Cagliari e Cabras), sono stati trovati i finanziamenti per un nuovo cantiere, aperto nel giugno scorso. Quarant'anni dopo il primo ritrovamento sulla "collina delle palme", a quattro chilometri da Cabras. I risultati ottenuti in meno di sei mesi di duro lavoro sono stati ancora una volta eccezionali. Ecco il bilancio ad oggi, col cantiere in via di conclusione a marzo per l'esaurimento dei fondi (200 mila euro di Regione e Università), ma con incredibili prospettive per il futuro grazie all'accordo appena siglato tra Ministero e Regione per valorizzazione museale, promozione internazionale e successive ricerche (per complessivi due milioni).
IL NUOVO SCAVO Lo scavo è stato preparato da un'attenta esplorazione geofisica, svolta con speciali strumenti dal professor Gaetano Ranieri della facoltà di Ingegneria di Cagliari, nel settore meridionale del terreno, di proprietà della curia arcivescovile di Oristano. I dati più rilevanti sono stati acquisiti in due quadrati di 10 metri per 10 dislocati immediatamente a sud del sepolcreto meridionale scavato da Carlo Tronchetti nel 1979.
L'analisi geofisica di Ranieri ha mostrato, per una lunghezza di 15 metri ed una larghezza di circa tre metri, una sequenza unitaria di anomalie, corrispondenti a due gruppi tombali, contrassegnati da betili, con la discarica delle statue e dei modelli di nuraghe. Lo scavo iniziato nel quadrato meridionale il 18 giugno scorso ha subito rivelato i primi frammenti di sculture antropomorfe in calcare.Via via durante l'estate sono venuti fuori molti reperti.
I NUOVI RITROVAMENTI Il bilancio ad oggi - secondo il diario di scavo dell'archeologo Raimondo Zucca- è sorprendente. Per quanto riguarda le sculture antropomorfe sono state rinvenuti: una testa, un busto e un bacino con gli arti inferiori di pugilatori, due teste di guerriero o di arciere, un busto di arciere, un busto con i tronconi delle gambe di un guerriero, frammenti di corazze, di archi, di faretre di arcieri, basi di statue con piedi nudi e otto frammenti ed una base con piedi calzati da sandali.
I NURAGHI Dallo scavo sono emersi nuovi modelli di nuraghe: tre quadrilobati (tipo Barumini), un esemplare di grandi dimensioni a terrazzo quadrato e vari modelli monotorre a terrazzo circolare.
DUE STATUE A settembre sono venuti alla luce i due reperti più importanti: due statue quasi integre, una delle quali conserva la testa. «Queste statue presentano una iconografia innovativa per le statue di Monte Prama», spiega Raimondo Zucca: «Si tratta di una rappresentazione di un personaggio maschile. La testa, con il consueto schema degli occhi a doppio circolo, le trecce, e le orecchie a semicerchio rilevato, è dotata di un copricapo conico. Il braccio destro è piegato a 90 gradi con l'avambraccio rivestito da un manicotto e il pugno guantato sul petto, mentre il sinistro trattiene un singolare scudo arrotolato che in parte ricopre l'addome».
LA DATAZIONE Questa statua ha permesso di anticipare la datazione dei Giganti ai primi del nono secolo a. C. «L'iconografia - riprende Zucca - ripete quella del bronzetto maschile della tomba dei "bronzetti sardi" di Cavalupo (Vulci, nel Lazio) che era una sepoltura a pozzetto con un'urna che accoglieva le ceneri di una donna, supposta sarda e andata in sposa ad un "principe" villanoviano, intorno all'820 a.C.».
GLI ARCHEOLOGI SUL CAMPO Lo scavo, nell'ambito del progetto messo a punto dall'ex soprintendente di Cagliari Marco Minoja, è un esempio di attiva collaborazione tra Università, Soprintendenza e Regione. A Mont'e Prama opera una nutrita equipe diretta dagli archeologi Alessandro Usai ed Emina Usai per la Soprintendenza, dai colleghi dell'Università di Sassari Raimondo Zucca, Paolo Bernardini e Per Giorgio Spanu, e dal geofisico dell'Università di Cagliari Gaetano Ranieri. Al lavoro gli allievi della scuola di specializzazione di Oristano dell'Università di Sassari, con i quattro apprendisti archeologi delle casa circondariale di Oristano (Marco, Angelo, Peppino e Costantino), l'archeologa del comune di Cabras Silvia Zoccheddu, le archeologhe del Consorzio UNO di Oristano (Luciana Tocco e Adriana Scarpa) e dell'Ateneo sassarese Barbara Panico, Stefania Atzori, Carlo Nocco e Francesca Caputo.
C. F.
 

LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Fatto del giorno – pagina 2
Matrìca, blitz di Pigliaru: chimica verde, ci crediamo
Il governatore incontra i vertici dell’azienda e i sindaci del territorio
Ma restano a margine dell’incontro i dubbi su un progetto che rallenta
di Pinuccio Saba
 
SASSARI Regione e istituzioni locali al capezzale di Matrìca per rilanciare il progetto della chimica verde. Un progetto che sembra segnare il passo, con improvvise e mai ufficializzate modifiche al protocollo di intesa sottoscritto tre anni, con l’occupazione rimasta ben al di sotto delle previsioni, con i lavoratori dell’indotto già a casa. Un quadro desolante, che il sindaco di Sassari Nicola Sanna ha provato a ravvivare con un incontro che (non a caso) si è tenuto nella sede del Cnr di Baldinca fra il presidente della giunta regionale Francesco Pigliaru, gli assessori regionali all’Industria e all’Ambiente Maria Grazia Piras e Donatella Spano, la presidente della commissione Ambiente della camera dei deputati Giovanna Sanna, il presidente della Provincia di Sassari Alessandra Giudici, i sindaci di Alghero Mario Bruno e Porto Torres Beniamino Scarpa, i rettore dell’università di Sassari Massimo Carpinelli, il delegato del Cnr Mauro Marchetti e l’amministratore delegato di Matrìca Catia Bastioli. Al centro dell’incontro, la creazione di una cabina di regia sulla ricerca scientifica e tecnologica. Non si è invece parlato, se non di striscio di produzione e bonifiche. Tutto rinviato al 3 dicembre quando, a Cagliari, si terrà un incontro fra la regione, i sindaci di Sassari, Alghero e Porto Torres, la Provincia di Sassari e l’Eni. Con grande scorno delle organizzazioni sindacali che neppure erano stati invitati al vertice di ieri mattina. Il presidente Pigliaru ha però sottolineato la necessità di attivare i singoli tavoli con tutti gli interlocutori istituzionali, imprenditoriali e sociali. «Sono consapevole che sull’azione della giunta su Porto Torres sono concentrate le attenzioni e le aspettative di una platea molto vasta di osservatori, non solo locali e non solo interessati ai temi dell’insediamento di nuove iniziative industriali. Gli insediamenti che sono stati attivati – ha spiegato Francesco Pigliaru – sono la prima parte di una riconversione che deve essere molto più massiccia e non può riguardare solo l'area industriale. Le bonifiche sono una parte di questa riconversione e dalle bonifiche ripartiamo per parlare con Eni». Il presidente si è poi soffermato sull'importanza della ricerca e sul fatto che un contesto come quello dell'area di Porto Torres, tanto avanzato su questo fronte, sia un elemento fondamentale nella possibilità di attrarre investimenti esterni così come per portare avanti i programmi già in corso. «L’obiettivo della Regione – ha detto l’assessore dell’Industria Maria Grazia Piras – è riprendere in mano la regia della verifica di tutti gli investimenti avviati dalle aziende sul territorio. Accerteremo lo stato di avanzamento dei lavori previsti e chiederemo, in particolare all’Eni, un’accelerazione della spesa. Il 3 dicembre incontreremo i vertici dell’Eni. Oltre al tavolo principale, al quale parteciperanno anche i sindacati e le istituzioni, saranno avviate interlocuzioni parallele con Università, Cnr e aziende per consolidare i percorsi già avviati sui progetti di ricerca legati alla bio-economia». Giudizi tutto sommato positivi dai sindaci del territorio. Per Nicola Sanna è necessario avviare investimenti nelle produzioni agroindustriali per «dare vita a un sistema produttivo in grado di dare impulso all’economia dell’isola e, quindi, alle città dell'intera Area vasta che può diventare una green valley, luogo della ricerca, della sperimentazione e dell'innovazione tecnologica di prodotto e di processi produttivi a base di materie prime vegetali». Secondo Beniamino Scarpa «questo percorso è sì importante attivare filiere agricole e di trasformazione delle materie prime ma credo anche sia importante che la Regione assuma un ruolo guida delle iniziative che si sono attivate». Per Alessandra Giudici «al di là dell’importanza del polo tecnologico, non deve essere persa di vista la questione relativa alle bonifiche. Un po’ più fuori dal coro il sindaco di Alghero Mario Bruno, che ha ricordato che «c'è un protocollo d'intesa sulle bonifiche da osservare con il suo addendum per il rispetto dell'occupazione. Allora, supporto da parte degli enti locali al polo scientifico ma, soprattutto, certezze sul tema lavoro. Non ci attendiamo certamente un disimpegno ma una moltiplicazione dell'impegno che deve essere soprattutto fatto di atti concreti. Intanto la tempistica e se alcuni investimenti come la centrale energetica non si fanno più in Sardegna, riteniamo che le risorse debbano restare nell'isola e non dirottati in Sicilia».
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Lettere e commenti
Gli studenti universitari meritano un aiuto vero
Rubrica di Manlio Brigaglia
 
Quale futuro per i giovani studenti sardi fuori sede? La situazione odierna non permette a noi giovani di trovare lavoro e crescere professionalmente in Sardegna: così, come tanti altri ragazzi, mi ritrovo a studiare fuori dalla mia regione, puntando sulla qualità dell'istruzione e sul prestigio del Politecnico di Torino. Noi desideriamo sentirci un valore aggiunto e non un peso per la Sardegna, perciò non cerchiamo rimborsi spese, ma sostegni economici validi, ed è per questo che trovo scandaloso il fatto che ogni anno ci siano dei tagli ai fondi per contributi universitari che causano la riduzione dei posti in graduatoria con l'esclusione di tanti ragazzi che meritano, ma che purtroppo, affrontando un percorso universitario difficile, non riescono a essere "perfettamente" al passo con la durata minima del corso di studi. Chiedo una maggiore attenzione verso le statistiche sul superamento degli esami tra le varie facoltà in modo da poter stilare una graduatoria che tenga conto di queste problematiche e che sia più incentrata verso sostegni proporzionati. La nostra scelta comporta enormi sacrifici da parte delle famiglie. Sarebbe una grande soddisfazione ripagare tutti i loro sforzi e speriamo che, nonostante la continua perdita di fiducia verso le istituzioni, migliorando noi stessi possiamo contribuire a creare tutti insieme una Sardegna migliore. Noi ci siamo e continueremo a farci sentire.
Alfredo Piana Sassari * * *
 
Bravo. Enormi sacrifici. In questa lettera ci sono tre cose che ci toccano in modo particolare. La prima, la più ovvia (ma guai a dimenticarla), è la serie di sacrifici che le famiglie sarde fanno per mandare questi ragazzi nelle scuole migliori. La seconda è il taglio dei contributi, che forse nella spending review regionale poteva essere calibrato, forse, con maggiore attenzione a chi è più giovane (e alle famiglie che fanno più sacrifici) e deve essere più difeso e appoggiato. La terza è un elemento che giustissimamente dovrebbe essere tenuto in considerazione quando si compilano le graduatorie degli aventi diritto al contributo, perché le Università non sono tutte uguali, come non sono uguali né i professori né la difficoltà e i voti agli esami. Forse una graduatoria che, rifacendosi a una credibile classifica della "qualità" delle Facoltà italiane, tenesse conto della differenza fra le migliori e le meno "pregiate" sarebbe già una correzione razionale di qualche stortura.
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Lettere e commenti – pagina 17
il referendum in catalogna
Nell’era della globalizzazione cresce il desiderio di identità
L’ampio consenso popolare alle richieste di autodeterminazione rende difficile bollare le 4 consultazioni in Europa come antistoriche
Di Paolo Fois
 
La consultazione referendaria "informale" tenuta domenica scorsa in Catalogna costituisce l'ultimo atto dei referendum sull'autodeterminazione celebrati in Europa nel corso di questo 2014. Una stagione aperta con il voto in Crimea dell'11 marzo, cui hanno fatto seguito, come si ricorderà, quello nelle regioni orientali dell'Ucraina del 7 aprile, il referendum in Scozia del 18 settembre, ed infine la recentissima consultazione catalana. La conclusione di questo straordinario ciclo referendario suggerisce alcune riflessioni volte a fare il punto, attraverso la rilevazione delle differenze e delle affinità fra le quattro consultazioni popolari, circa le tendenze oggi affioranti in Europa sui controversi temi dell'identità, dell'autodeterminazione e dell'indipendenza. Una prima differenza va rilevata fra il voto nelle regioni orientali dell'Ucraina da un lato, e le consultazioni tenutesi in Crimea, in Scozia e in Catalogna dall'altro. Mentre nel complesso trascurabile era l'autonomia di cui disponevano le regioni ucraine, Crimea, Scozia e Catalogna godevano di particolari ed estesi regimi differenziati, soprattutto nel caso di Scozia e Catalogna. La spinta verso l'autodeterminazione era quindi da spiegare alla luce del convincimento (non da tutti, peraltro, condiviso) che soltanto con l'indipendenza i popoli scozzese e catalano avrebbe potuto decidere liberamente del loro futuro. Quanto alla popolazione della Crimea, questa voleva sì l'autodeterminazione, ma unicamente per decidere poi - come puntualmente si è verificato - l'annessione di quella repubblica alla Russia. Altro aspetto da non tracurare riguarda la diversa linea seguita dai governi centrali nei confronti delle consultazioni: soltanto nel caso della Scozia le autorità governative non si sono opposte al voto, mentre netta è risultata l'opposizione alle consultazioni in Crimea, in Ucraina, in Catalogna, ripetutamente dichiarate "illegali". Differenze si registrano anche per quel che attiene all'esito delle consultazioni popolari: in Crimea, Catalogna e nelle regioni orientali dell'Ucraina l'affluenza al voto, particolarmente alta, si è concretato in un netto successo, sotto il profilo politico, delle aspirazioni indipendentiste. Nel referendum scozzese, per contro, una partecipazione popolare altrettanto elevata ha visto il prevalere dei votanti contrari al distacco dal Regno Unito, con il 55% dei no ed il 45% dei sì. Se, alla luce di quanto ora evidenziato, tra i quattro referendum si registrano differenze anche marcate, le stesse non possono far dimenticare le affinità esistenti sul piano politico. Anche se non sempre il risultato è stato di fatto accettato (è questo il caso della Crimea), il voto popolare sembra comunque avere addirittura favorito una maggiore disponibilità dei governi all'apertura e al dialogo: le dichiarazioni del premier inglese Cameron e di Mariano Rajoy sono di tutta evidenza in questo senso. Ma, soprattutto, il susseguirsi in Europa in un così ristretto arco di tempo di una così ampia partecipazione popolare in merito alla richiesta di autodeterminazione rende oltremodo difficile bollare queste consultazioni come superate ed "antistoriche". In un mondo in cui, in nome della globalizzazione e della crisi economica, si cerca di imporre un sempre maggiore centralismo nelle forme di governo, simili rivendicazioni sono da vedere, al di là di innegabili differenze e di talune strumentalizzazioni, come espressione della ferma volontà di difendere, in nome dell'autodeterminazione, un' identità che si ritiene a torto o a ragione minacciata. I mesi che seguiranno questi referendum ci diranno fino a che punto si saprà tener conto di un'aspirazione così radicata e diffusa.
 
LA NUOVA SARDEGNA
10 – La Nuova Sardegna
Agenda – pagina 23
università
Festa di San Martino per le matricole nei giardini di Agraria
Oggi e giovedì, organizzata dall’Associazione dei futuri agronomi, brindisi di benvenuto con vino, caldarroste e una simpatica competizione ai fornelli 
 
SASSARI Sarà una bellissima festa per dare il benvenuto agli studenti che si preparano ad affrontare gli studi universitari, e per la quarta volta consecutiva lo faranno brindando con i loro colleghi più grandi. Ma sarà anche una occasione, offerta a tutti gli studenti, per dimostrare la propria bravura ai fornelli. Tutto inserito in un festoso contesto universitario. Ritorna all'Università di Sassari il tradizionale aperitivo di San Martino, organizzato per il quarto anno consecutivo dall’Associazione degli studenti di Agraria (IAAS ASA) Sassari per dare il benvenuto alle matricole all’inizio dell'anno accademico. Si comincia questa sera e si prosegue giovedì con una degustazione di vini. Molto informale e divertente la “cerimonia” di benvenuto alle matricole. Oggi a a partire dalle 20 nei giardini del Dipartimento di Agraria in via De Nicola, saranno offerte a tutti i presenti caldarroste e vino per festeggiare l'inizio dell’annata agraria. «A seguire – si legge in una nota – al piano terra del palazzo Agrobiologico, si terrà anche quest’anno una gara di cucina alla quale possono partecipare tutti gli studenti iscritti all'Università di Sassari in squadre formate da massimo tre persone». I concorrenti potranno concorrere in una o più categorie: primi, secondi, dolci. Per iscrizioni è possibile prenotarsi scrivere una mail a iaas.sassari@gmail.com «La festa di San Martino – si legge ancora nella nota – prosegue giovedì 13 novembre con il mini corso di degustazione di vini in programma alle 16.45 nell'aula Pampaloni. Saranno proposti in degustazione due vini delle “Cantine di Gallura” di Tempio Pausania». Per iscrizioni iaas.sassari@gmail.com. «L’evento, che l'anno scorso ha riscosso un grandissimo successo – concludono gli organizzatori –, è possibile grazie al contributo dell'Università di Sassari e alla collaborazione del Dipartimento di Agraria.Altre informazioni su http://iaassassaricom/2014/11/02/san-martino-2014. L’Associazione studenti di Agraria è presieduta da Federico Azuni, vicepresidente, Riccardo Serpi; segretaria, Sara Defraia; consiglieri, Giovanni Altana, Federica Aru, Eugenio Marras, Viola Farci
 
LA NUOVA SARDEGNA
11 – La Nuova Sardegna
Alghero – pagina 29
Il direttore di Architettura batte cassa alla Regione
«Per la prima vola stiamo rischiando di restare senza finanziamenti»
I 300mila euro che erano stati promessi a gennaio non sono mai arrivati
di Gianni Olandi
 
ALGHERO Bibo Cecchini, direttore del Dipartimento di Architettura, aveva altri progetti al termine del suo mandato triennale scaduto lo scorso ottobre. Intanto voleva sentirsi un uomo libero, occuparsi di questioni più generali, anche di politica «in un momento in cui continua la devastazione del nostro paese da parte di politici irresponsabili e incompetenti e in cui gli sparsi randelli della sinistra sono impotenti e gran parte degli intellettuali supini e afoni». Un bel programma e decisamente impegnativo, che dovrà rimandare. A furor di popolo, dei docenti e della comunità di architettura, è stato rieletto per altri tre anni e dovrà tornare ad affrontare le questioni “locali” , non meno impegnative del suo progetto di uomo libero. E dato che il vecchio adagio delle “nozze con i fichi secchi” appare particolarmente indicato per la facoltà di Santa Chiara, nonostante gli straordinari riconoscimenti ottenuti in campo nazionale e internazionale, Bibo Cecchini ha cominciato a occuparsi di cose decisamente più “terrene”. «Quest'anno per la prima volta da sempre – afferma – ripeto per la prima volta da sempre, rischiamo di restare senza nessun finanziamento. Con molte traversie e in forme diverse, tutti i Governi regionali hanno riconosciuto l'opportunità di destinare risorse ad Architettura e proprio quest'anno, per la prima volta, ciò non accade». Il direttore di Architettura ha quindi scritto al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ricordando che nel gennaio del 2014, con un ordine del giorno votato all'unanimità, il consiglio regionale, accolse lo stanziamento di 300 mila euro all'anno con destinazione complesso Santa Chiara. L'argent de poche, la possibilità di far fronte all'ordinaria amministrazione, alla quotidianità per fare funzionare quella macchina da guerra che tanto successo ha riscosso a livelli diversi. Ma è anche vero, la politica lo insegna, che un ordine del giorno non si nega a nessuno. «Il professor Pigliaru – dice Bibo Cecchini – è persona di grande cultura e grande sensibilità istituzionale, capisco che nella situazione difficile in cui si trova la Sardegna abbia molte questioni urgenti e non abbia ancora avuto la possibilità di esaminare il dossier che ci riguarda. Non parliamo di risorse ingenti ma per noi sono vitali e non possiamo essere considerati una partita burocratica come tante altre». C'è un velo di amarezza nelle parole del direttore di Architettura, conscio di rappresentare un’istituzione che meriterebbe maggiori attenzione, per i risultati conseguiti, per il valore che rappresenta per l'intera Sardegna. «Al professor Pigliaru ho scritto due cose chiarissime: la prima è che senza le risorse previste da quell'ordine del giorno siamo messi in ginocchio, non riusciremo a garantire la qualità della didattica e i servizi, inizieremo insomma il soffocamento di questa esperienza tanto utile e feconda. La seconda e che non ci faremo, non mi farò, soffocare in silenzio, perché non è giusto e non ci sono motivi per farlo. Con ogni messo necessario e possibile – conclude Bibo Cecchini – cercherò di ottenere quello che il buonsenso e l'interesse collettivo affermano». Il professore comincia il suo secondo mandato all'insegna del rispetto e garbo istituzionale con una richiesta di intervento al presidente Pigliaru, ma anche annunciando: «Non posso e non voglio fare l'esecutore testamentario di questa esperienza». Un messaggio che dovrebbe coinvolgere anche l'istituzione locale visto che il prestigio e le ricadute economiche, vanno a esclusivo vantaggio della città.

Questionario e social

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