Domenica 2 novembre 2014

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
02 novembre 2014
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’Unione Sarda di domenica 2 novembre 2014 / Agenda Cagliari (Pagina 22 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. Due seminari
Eva Mameli, scienziata delle piante
“Eva Mameli Calvino, itinerario al microscopio” è il tema del convegno in programma giovedì e venerdì, a cura dell’Università e del Cid (Centro di iniziativa democratica). Giovedì alle 16 lavori nell’Aula magna del Rettorato in via Università 40, venerdì alle 9 nell’aula “Roberto Coroneo”, alla Cittadella dei Musei in piazza
Arsenale.
Sarà illustrata la figura della botanica sassarese e di altre donne scienziate negli atenei sardi a cavallo tra Ottocento e Novecento. L’obiettivo è anche sottrarre Eva Mameli dal cono d’ombra che la sovrastante figura del figlio, Italo Calvino, ha proiettato su di lei.
Inoltre, giovedì alle 20 al Centro culturale “Il Ghetto”, in via Santa Croce 18, si terrà lo spettacolo aperto al pubblico “Eva Mameli Calvino, il baule dei ricordi”, adattamento e regia di Marco Parodi, con Elena Pau.


2 - L’Unione Sarda di domenica 2 novembre 2014 / Cultura (Pagina 49 - Edizione CA)
ARTE. Cagliari: domani alla Cittadella i “Percorsi del contemporaneo”
PERCORSI

Domani, alle 9 nell’aula Coroneo dell’Università di Cagliari (Cittadella dei Musei, piazza Arsenale 1), si terrà il seminario didattico di Storia dell’arte contemporanea “Percorsi del Contemporaneo”, a cura di Mariolina Cosseddu, in collaborazione con la Cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea dell’Università degli Studi di Cagliari. L’ingresso è libero e aperto a tutti, ma i destinatari sono soprattutto gli studenti e, in particolare, gli iscritti alla Facoltà di Studi umanistici. Il seminario è inserito nel calendario di eventi collaterali del progetto di arte partecipativa e animazione culturale “Metti un Nido in Cittadella”, ideata dall’artista Wanda Nazzari, a cura del Centro culturale Man Ray. (gr.pi.)
 

 
3 - L’Unione Sarda di domenica 2 novembre 2014 / Provincia di Sassari (Pagina 46 - Edizione CA)
Sassari
Un parco Erasmus per gli studenti stranieri

Il progetto è quello di realizzare un parco dedicato ai giovani studenti Erasmus che ogni anno arrivano a Sassari per frequentare le lezioni all’Università di Sassari. Per loro verrebbero piantati degli alberi che costituirebbero appunto il Parco Erasmus. La proposta arriva dall’associazione Erasmus students network (Esn) di Sassari che ha incontrato il sindaco Nicola Sanna e l’assessore alle Politiche educative Maria Francesca Fantato a Palazzo Ducale, per chiedere la disponibilità di un’area sulla quale ospitare l’iniziativa. La realizzazione del parco consentirebbe di creare un’area simbolica nella quale gli studenti che aderiscono al progetto di studio europeo si riconoscerebbero. Una occasione per i giovani studenti-viaggiatori per "gettare le radici" in una città che, in media, li ospita dai tre mesi a un anno intero. L’idea viaggia già a livello internazionale e coinvolgerebbe anche le altre associazioni Esn italiane ed europee.


4 - L’Unione Sarda di domenica 2 novembre 2014 / Cronaca di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
LA CITTÀ NASCOSTA. Caccia ancora aperta a due casse contenenti monete e oggetti d’oro
Il giallo dei reperti scomparsi
Gennaro Pesce, dal deserto della Libia alla villa di Tigellio

Al tesoro scomparso ci ripensava spesso. Mentre affioravano i resti della villa di Tigellio e delle città di Nora e Tharros, lui ogni tanto tornava con i ricordi agli anni trascorsi in Cineraica. Catturato dai sui tanti impegni di Soprintendente alle Antichità della Sardegna (incarico ricoperto dal 6 gennaio 1949 al primo agosto 1967, quando lasciò anche l’insegnamento universitario di Storia dell’arte greco-romana per gravi motivi di salute), Gennaro Pesce alla fine della sua luminosa carriera a Cagliari lasciò al successore Ferruccio Barreca un’imponente eredità culturale e morale, ma anche un mistero rimasto irrisolto: la fine del tesoro archeologico della Libia. «Da non confondere», spiega Raffaele Pesce, figlio dell’archeologo scomparso l’8 gennaio 1984, «con il tesoro di Bengasi».
IL TESORO A rilanciare il dibattito sul tesoro scomparso - due casse di monete antiche di inestimabile valore - è stato il ritrovamento casuale da parte della studiosa romana Francesca Gandolfo (direttore archeologo del ministero per i Beni e le attività culturali) di una copia della relazione, scritta da Gennaro Pesce, che accompagnava le due cassette. Il foglio era tra i vecchi documenti riguardanti la storia del Museo coloniale di Roma, dove era custodito il tesoro. La circostanza ha poi spinto Raffaele Pesce (avvocato e magistrato onorario) a indagare sulla storia dei reperti spariti, ma anche sulla vita avventurosa del padre negli anni della guerra in Libia, prima del suo trasferimento in città, dove proseguì la sua carriera di “Indiana Jones”.
L’ispettore Gennaro Pesce, nato a Napoli il 29 luglio 1902 (si laurea a Roma nel ’27 e fino al ’29 frequenta la scuola archeologica), nel 1939 viene mandato in Libia alla Soprintendenza ai monumenti e scavi. Il soprintendente è Giacomo Caputo, ma al giovane archeologo napoletano viene assegnata autonomia e competenza su tutta la Libia orientale: dalla Cirenaica alla Marmarica fino ai confini con l’Egitto. Partecipa alla trattativa, per conto del Governo militare della Libia, per l’acquisto della cosiddetta Collezione Meliu. «Un insieme», spiega Raffaele Pesce, «di circa duemila monete d’oro e d’argento di epoca romana che faranno parte del tesoro archeologico della Libia, poi disperso, secondo mio padre in Italia, probabilmente fra il 1947 e il 1949. Questa collezione è di certa proprietà italiana». L’anno successivo (1940), Gennaro Pesce - nel frattempo impegnato in scavi condotti tra difficoltà e pericoli di ogni genere, che misero a rischio la sua incolumità e quella della moglie e dei quattro figli - viene inviato in missione a Napoli per curare l’allestimento della mostra delle Terre d’oltremare. «Accompagnerà una serie di materiali per l’esposizione tra i quali un piccolo numero di monete d’oro e d’argento facenti parte», sottolinea Raffaele Pesce, «della collezione Meliu. Questo materiale, nel 2011, verrà confuso con il tesoro di Bengasi, con il quale non ha nulla a che vedere, generando così un equivoco che si trascina tuttora».
LE CASSE Il tesoro di Bengasi fu salvato da Gennaro Pesce alla fine del 1942. Si trattava di 7 mila reperti d’oro, d’argento e avorio tra monete, gioielli e altro di raffinata fattura greco-romana-arabo-bizantina, frutto degli scavi delle varie missioni archeologiche fatte in Libia dal 1911 in poi. Il figlio Raffaele, 72 anni dopo la spedizione: «Il tesoro vero e proprio fu portato in Italia con l’ultima nave ospedale in partenza da Tripoli non come bottino di guerra ma perché si salvasse dai predatori». Le casse furono assegnate al Museo coloniale di Roma, chiuso nel 1971. Il libro di Francesca Gandolfo “Il museo coloniale di Roma” (Gangemi Editore), con contributi di Raffaele Pesce, rievoca nei dettagli l’intrigo internazionale legato alla scomparsa del tesoro di Bengasi. Mistero ancora irrisolto.
Pietro Picciau
 



QUOTIDIANI NAZIONALI
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