Giovedì 31 luglio 2014

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
31 luglio 2014
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

 
L’UNIONE SARDA

1 – L’Unione Sarda /
Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA) - Primo Piano (Pagina 11 - Edizione CA)
Il ministro Padoan nel mirino
Economia, inizia lo scaricabarile
Beniamino Moro
Che la crescita sia 0,4 o 0,8 o 1,5 per cento, ha dichiarato alle agenzie Matteo Renzi, non cambia niente dal punto di vista della vita quotidiana delle persone, aggiungendo che in ogni caso la minore crescita non è una peculiarità italiana ma europea. La dichiarazione di Renzi ha scioccato gli esperti e non ha certo tranquillizzato l’opinione pubblica sulle sue capacità di capire e controllare le dinamiche economiche in atto. La stampa ha riportato, inoltre, che per comprendere meglio la situazione economica del Paese egli vada a letto col bilancio dello Stato sul comodino, di cui studia le varie voci di spesa, convinto che la sua prossima mission , quella più difficile in assoluto, sia di far quadrare i conti del Paese, individuare il modo per allargare la platea di chi avrà gli 80 euro anche nel 2015 e trovare il modo di far crescere l’Italia.
Per risolvere il puzzle, il premier si è dotato di una nuova squadra di economisti, qualcuno, come l’ex rettore della Bocconi, Guido Tabellini, molto noto e apprezzato a livello internazionale, che lo aiuteranno a districarsi nel ginepraio delle compatibilità economiche. Evidentemente sulle analoghe capacità dell’attuale ministro del Tesoro, Piercarlo Padoan, e su quelle dell’intera struttura tecnica del ministero dell’Economia, il premier nutre qualche riserva, che un incontro col ministro non è stato sufficiente a diradare. Insomma, si stanno precostituendo le premesse per un possibile rimpallo di responsabilità sulla probabile inconcludenza che caratterizzerà la manovra “sblocca-Italia” in corso di preparazione per il prossimo autunno.
Cosa non va dell’impostazione economica del premier, almeno per ciò che s’intravede nel diluvio di dichiarazioni apparentemente ultimative, ma che ultimative non sono? Intanto occorre chiarire subito che la minore crescita è proprio una peculiarità italiana e non europea. Dai dati diffusi pochi giorni fa dal Fmi, infatti, tra i grandi Paesi europei, solo l’Italia è prevista crescere a un tasso vicino allo zero (0,3% nel 2014), mentre la Francia, pur rallentando come noi, è accreditata di un +0,7%, la Spagna di un +1,2% e la Germania di un +1,9%. L’intera area dell’euro crescerà in media di un +1,1%, mentre fuori da essa il Regno Unito sta crescendo di un sostanzioso +3,2%. Quello 0,8% in meno della media dell’Eurozona, per l’Italia, tradotto in cifre, significano 13 miliardi di prodotto in meno, proprio ciò che al governo manca per far quadrare in maniera accettabile i conti pubblici del 2014 e impostare bene quelli del 2015.
I calcoli sugli aggiustamenti da fare, che saranno inevitabili, si faranno dopo il 6 agosto, giorno in cui l’Istat diffonderà il dato sull’andamento del Pil nel secondo trimestre. Se questo, a sorpresa ma non tanto, fosse negativo come quello del primo trimestre, ci dovremmo scordare anche quel misero 0,2-0,3% di crescita che ancora ci viene accreditato.
E qui cominciano i dolori, non solo per Renzi, ma per l’intero Paese. In tal caso, infatti, il deficit, ora previsto al 2,6%, salirebbe e potrebbe oltrepassare il 3%, vincolo europeo per noi insuperabile. Per evitarlo, sarebbe necessaria almeno una manovrina di fine anno di 3-4 miliardi. E questo è il meno. Poi c’è il debito, attualmente al 134,9% del Pil. Se quest’ultimo non cresce, è ovvio che il rapporto debito/Pil è destinato ad aumentare. Ma se questo rapporto continua a crescere anche nel 2015, l’Italia entra nel mirino del fiscal compact, per cui rischia di rientrare nuovamente nella procedura d’infrazione da cui era uscita solo un anno fa. A seguire, verrebbe messo a rischio il pareggio strutturale di bilancio previsto per il 2016. Per evitarlo, è già messa nel conto una manovra per il 2015 non inferiore ai 20 miliardi.
In questa situazione di estrema incertezza, Renzi vorrebbe riconfermare il bonus di 80 euro anche per il 2015 e possibilmente estenderlo anche ad altre categorie. Del resto, ragiona, ha fruttato quella montagna di voti alle europee, quindi perché non confermarlo? La giustificazione ideologica non manca: occorre aumentare la domanda di beni di consumo, anche se l’esperienza fatta è negativa. Ma il problema è sempre lo stesso: dove prendere i soldi? Estendere il bonus vuol dire altri 12-13 miliardi da trovare dove? Le privatizzazioni sono in forte ritardo, mentre i 17 miliardi previsti per il 2015 dalla spending review di Cottarelli restano per ora solo sulla carta e, se mai venissero davvero tagliati, avrebbero un ulteriore impatto negativo sul Pil dello 0,3% (circa 5 miliardi). Non sarà che sotto Natale, per tamponare le falle, invece dell’auspicato aumento del Pil ci ritroveremo un altro ingorgo di tasse da aggiungere ai 410 adempimenti di quest’estate?
 
 
 
2 – L’Unione Sarda / Primo Piano (Pagina 9 - Edizione CA)
ISTRUZIONE. Quadro allarmante nel rapporto del ministero sull’ultimo esame di maturità
È diventata l’Isola dei bocciati
Sardegna al primo posto nella classifica nazionale col 14,7%
Più severi i professori o meno diligenti gli studenti: forse nessuna della due cose è vera in assoluto. Ma il dato reale è che nelle scuole medie superiori della Sardegna si boccia più che altrove. Nella classifica nazionale, infatti, l’Isola è al primo posto con il 14,7% dei bocciati, contro il 9,6% a livello nazionale. Le cose non vanno meglio nelle scuole medie inferiori: qui, la percentuale di bocciati è del 5,1% (3,5 in Italia) che assegna all’Isola un altro primato negativo.
Sfogliando le pagine del Rapporto del ministero dell’Istruzione relativo all’ultimo esame di maturità emerge un quadro sulla scuola sarda «allarmante», dice l’assessore regionale alla Cultura e Pubblica Istruzione, Claudia Firino. «È lo specchio della grande sofferenza in cui si trova la scuola sarda. Ecco perché», aggiunge, «sarei rimasta stupita di fronte a un dato diverso». C’è poco da rallegrarsi, allora, se la percentuale dei bocciati, dal 2013, è diminuita di oltre un punto percentuale (era del 15,8%). «Questa circostanza è conseguenza di fattori, comunque, negativi», spiega la Firino, «come la dispersione scolastica che dal 2011 continua a crescere e oggi è arrivata al 25,8%». Non è arrivato il momento per intonare il de profundis della scuola, «però, non mi nascondo, la situazione è davvero molto complicata», ammette l’assessore.
“Colpa” di una situazione economica e sociale che continua a essere complicata ma anche «di una programmazione sulla scuola che negli ultimi anni ha viaggiato senza una strada chiara e precisa», sottolinea.
Guardando nel dettaglio la fotografia scattata dal Miur, si scopre che in Sardegna il maggior numero di bocciati si registra negli istituti professionali: qui, nel 2014, non è stato promosso il 23,3% degli studenti, contro il 16% della media nazionale. Il 18,8%, invece, è stato bocciato negli istituti tecnici (il 12,3 a livello nazionale), l’8,8% nei licei (il 5,1 in Italia). «Anche questo dato coincide con la mappatura della dispersione scolastica», spiega la Firino, «il numero dei bocciati cresce nelle situazioni scolastiche più deboli».
Come intervenire, quindi? «In primo luogo ribaltando quella visione culturale che identifica gli istituti professionali come la scuola dei meno bravi. Non è così, né in Sardegna né nel resto d’Italia», spiega l’assessore. E aggiunge: «Lavoriamo su due binari: da un lato, la progettazione contro la dispersione scolastica, che passa attraverso corsi extrascolastici e coinvolgerà anche i docenti precari, dall’altro la formazione degli insegnati». L’età media dei docenti sardi è elevata. «Se questo fatto rappresenta una risorsa in termini di esperienza e professionalità, è altrettanto vero che gli insegnati hanno necessità di fare corsi di aggiornamento sulle nuove metodologie didattiche».
 Mauro Madeddu




LA NUOVA SARDEGNA
 
3 – La Nuova Sardegna / Attualità - Pagina 8 
Il governo incassa la fiducia sul decreto legge che cambierà la vita degli statali. Stretta sulle toghe
“Rivoluzione copernicana” per la P.A.
ROMA Dopo il voto di fiducia, la riforma della Pubblica Amministrazione è più vicina al traguardo. Oggi è atteso il voto finale della Camera. Poi il testo passerà al Senato, per essere convertito entro il 23 agosto. Queste le misure più importanti. Stop trattenimento in servizio. Dalla fine di ottobre nessun dipendente pubblico potrà restare a lavoro dopo avere raggiunto i requisiti pensionistici, mentre finora la carriera poteva protrarsi ancora per due anni. La regola vale anche per i magistrati. Pensionamenti d’ufficio. La Pubblica Amministrazione potrà mandare a riposto i suoi dipendenti, motivando la scelta, a 62 anni, purchè abbiano l’anzianità massima. Anzianità contributiva e non più effettiva, come stabilito fino ad esso (valgono quindi i riscatti). Si tratta di uscite anticipate di 4 anni rispetto al limite standard di 66 anni. Le soglie d’età non sono però uguali per tutti, per professori universitari e primari salgono a 68 anni, per i medici a 65. Prof incagliati da riforma Fornero. Nel decreto è stata inserita la soluzione per gli insegnati “quota 96”. Il dl dà via libera, già a partire da settembre, alle uscite prevedendo un limite di 4mila pensionamenti e un tfr rimandato alla maturazione dei requisiti secondo la Fornero. Mobilità obbligatoria. Un dipendente pubblico potrà essere trasferito da un ufficio all’altro, nel raggio di 50 chilometri, senza previe motivazioni. Ma tutto ciò non vale per i genitori con bambini sotto i 3 anni o tutelati dalla legge 104. I criteri generali per la definizione della mobilità saranno decisi, ed è una novità, insieme ai sindacati. Lo stesso vale per il demansionamento: al massimo si potrà scendere di un gradino. Stop a incarichi una volta in pensione. Le modifiche introdotte nell’iter parlamentare hanno esteso la platea anche a società ed enti a controllo pubblico. Authority. Resta in piedi l’ipotesi di accorpamento delle sedi, ma solo se non vengono rispettati i nuovi vincoli: il 70% del personale deve essere concentrato nel “quartier generale”. Poteri a Cantone. Viene allargato il campo d’azione del presidente dell’Autorità Anticorruzione. La sua vigilanza sui contratti d’appalto a rischio coinvolgerà pure le concessionarie e potrà proporre commissariamenti anche nei casi in cui il procedimento penale non sia stato ancora aperto. Aspettative magistrati. Le toghe che ricoprono incarichi in uffici di diretta collaborazione con la P.a, pure se solo di consulenza giuridica, non possono più godere dell’aspettativa, devono quindi per forza andare fuori ruolo.
 
 
 
4 – La Nuova Sardegna / Attualità - Pagina 9
Il Tirocinio formativo attivo ha preso il posto delle Ssis
Sbloccati 4mila pensionamenti, ma la fila è di 620mila
La corsa di 147mila aspiranti insegnanti alle prove per il Tfa
di Maria Chiara Furlò e Andrea Zitelli
ROMA Oggi è l’ultimo giorno per i 147mila aspiranti insegnanti alle prese con le prove preselettive per accedere al Tfa (Tirocinio formativo attivo). I posti disponibili sono 22.450, più 6.600 per gli insegnanti di sostegno. Andrà bene a un candidato su cinque. Sempre che non succeda come nel 2012, quando i vincitori furono solo 11mila su 20mila posti. Ma il traguardo non è la cattedra, ancora lontana. È degli ultimi giorni la notizia dello sblocco del pensionamento di 4mila insegnanti, ma in fila per diventarlo ce ne sono 620mila. In Italia un professore su cento ha meno di trent’anni. Gli over cinquanta invece sono più della metà. Per il Rapporto Talis 2013 dell’Ocse, l’Italia è il Paese con gli insegnanti più anziani. Tanta esperienza, ma per le nuove leve è quasi impossibile cominciare a farsela. Graduatorie, supplenze, abilitazioni, “concorsoni” e tanti anni che se ne vanno mentre si rincorre l’agognata cattedra. Il Tfa ha mandato in pensione le Ssis, le scuole di specializzazione all’insegnamento secondario. Duravano due anni e il costo era di circa 1.500 euro annuali, aprirono nel 1999-2000 e chiusero 9 anni dopo. Ora, per ottenere l’abilitazione all’insegnamento bisogna frequentare uno specifico corso universitario annuale di 1.500 ore. Appunto il Tfa, al termine del quale si svolge l’esame di abilitazione. I corsi sono a numero chiuso e con una stretta selezione: un quiz, una prova scritta e una orale. Iscriversi costa tra i 50 e i 150 euro, in base al numero di insegnamenti scelti. Poi, si paga il corso che, in media, nel 2012 costava 2.500 euro. Quello del 2014, ad esempio, in Valle d’Aosta costerà 3.500 euro. Come spiega il Miur, il reclutamento dei docenti avviene però tramite tre diversi tipi di graduatoria: ad esaurimento, di merito e d’istituto. Ogni anno in base ai posti che si rendono disponibili nelle scuole, vengono attinti dalle graduatorie ad esaurimento (50%) e da quelle di merito (50%) gli insegnanti per le “immissioni in ruolo”, ovvero con contratto a tempo indeterminato. Ma il problema principale è quello di smaltire file di centinaia di migliaia di persone in attesa. Nelle graduatorie ad esaurimento (Gae) ci sono i professori abilitati all’insegnamento. Sono destinate a esaurirsi e chiuse all’inserimento di nuovi nominativi. Anche a quelli di chi ha passato il Tfa nel 2012 e di chi passerà il prossimo. Ad oggi, però contano ancora 154.398 persone. Nelle graduatorie di merito sono iscritti gli 11.892 vincitori del concorso pubblico a cattedre del 2013, quello voluto dall’allora ministro dell’Istruzione Francesco Profumo. L’elenco sarebbe dovuto durare 2 anni, il tempo di assumere tutti i vincitori. Oggi, però ancora in 8 mila non sono riusciti a diventare professori. Le graduatorie di istituto vengono utilizzate dai presidi per assegnare le supplenze, e sono articolate in 3 fasce. Nella prima ci sono gli iscritti alle graduatorie ad esaurimento. La seconda è riservata ai docenti abilitati ma non iscritti nelle GaE (quindi anche primo ciclo Tfa e Pas). L’ultima è per chi non è abilitato, ma possiede un titolo di studio valido per insegnare. Per chi ha accumulato almeno tre anni di supplenze ma non è riuscito ad abilitarsi, i Pas (percorsi abilitanti speciali) sono una possibilità in più, che ha però contribuito ad allungare le code in graduatoria. Ma con Tfa e Pas si ottiene solo l’abilitazione all’insegnamento. Per essere assunti i canali sono due: graduatorie e concorsi. Sempre Profumo, nel 2012, aveva espresso la volontà di chiudere le prime e andare avanti solo con concorsi ogni due anni, annunciando poi il “concorsone” che si svolse nella primavera del 2013. Il programma dell’ex ministro del governo Monti sembra essere rispettato solo nella previsione della prossima prova, visto che l’attuale ministra dell’Istruzione, Stefania Giannini, ha annunciato un concorso nella tarda primavera del 2015 per 17mila docenti. Gli aspiranti insegnanti però sono molti di più. Facendo un rapido conto degli abilitati, ossia di tutti coloro che hanno maturato un diritto alla cattedra, potenzialmente potranno partecipare al prossimo concorso, sia gli 11mila “tieffini” del primo ciclo che i 66mila passati attraverso i Pas. Il ministro Giannini ha precisato che non si verificherà la stessa situazione del 2013, quando i “tieffini” del primo ciclo furono esclusi dal concorso. Questa volta quindi potranno iscriversi anche i 22.450 (insieme ai 6.600 del sostegno) del secondo ciclo Tfa. In totale, approssimativamente almeno 106.050. I posti sono 17 mila, solo il 16% riuscirà quindi a vincere il concorso: 1 su 6.
 
 
 
5 - La Nuova Sardegna / Lettere commenti - Pagina 15
LA RIFLESSIONE
Si laurea mia figlia, sulle orme dei pastori

Non ero particolarmente felice il giorno in cui in quel di San Gavino venisti alla luce, ma con il passare degli anni pur tra mille difficoltà ho imparato che nessuna più di te si stava legando in maniera indissolubile alle mie orme. Così quando a tredici anni decidesti di iscriverti al Liceo Classico di Villacidro, sgombrai i miei pensieri dai dubbi sulla buona riuscita dei tuoi studi classici. Pensavo che se la caparbietà paga alla fine saresti riuscita a portare a termine il tuo percorso di studi. Solo ora però mi rendo conto di quanto impegno e passione abbia profuso per conseguire la laurea triennale in corso. Quella bambina che volevo maschio, quella bambina torna a casa a fare il pastore. Non solo, continuerà per conseguire la Magistrale per stare sempre in mezzo ai pastori. Gavino Ledda in "Lingua di Falce" spiegò che la conoscenza dell’italiano, la lingua dei padroni permise a lui di emanciparsi e di acquisire conoscenze che altrimenti non avrebbe. Oggi la tua laurea ti permetterà di acquisire le conoscenze che colmeranno il gap che intercorre fra la mia e la tua generazione dandoti quella possibilità che a me era stata negata, il potere della sapienza accademica, il sapere della praticità sul campo con un obiettivo che non è del bene singolo ma del bene di tutta la pastorizia sarda. Il mio amico Giacomo Mameli oggi sarà contento, fiero come è dei risultati dei giovani sardi in campo universitario, conscio del fatto che la pastorizia in Sardegna ha bisogno di più conoscenze a livello locale, tanta praticità e purtroppo tanta sofferenza a causa dei debiti, delle pestilenze, delle avversità atmosferiche ma sono sicuro che un esercito di agronomi appassionati farà si che il nostro cibo sia sempre più abbondante e sano per il bene di tutti i sardi, tanti auguri a mia figlia. Come si chiama? Boh, oggi voglio dimenticare il suo nome e penso si chiami Basilia, Maria, Carmela, Maddalena, i nomi di tante donne sarde.
Fortunato Ladu
Villacidro
 
 
6 - La Nuova Sardegna / Oristano - Pagina 20
Intervento di un utente dopo la richiesta della Consulta giovanile per la rete Wi Fi
«La struttura è ben organizzata per la funzione generale per la quale è pensata»
«La biblioteca comunale offre numerosi servizi»
ORISTANO Qualche giorno fa, la Consulta giovanile è intervenuta in merito ai servizi offerti dalla Biblioteca comunale di Oristano, lamentando la mancanza della rete Wi Fi. Sulla questione però interviene un utente, con alcune importanti considerazioni. Partendo dal fatto che sull’introduzione della rete Wi Fi la direzione si sta impegnando, nonostante le difficoltà dovute soprattutto alle caratteristiche dell’edificio, l’utente sottolinea che dalle considerazioni della Consulta emerge un complessivo malinteso di fondo. E cioè che «la biblioteca sia orientata esclusivamente alle esigenze degli universitari. Quella di Oristano è una biblioteca comunale, e come tale è rivolta alla popolazione, a tutte le fasce di età, a partire dai più piccoli fino agli anziani. Non è essenzialmente una biblioteca universitaria e non può averne le specificità a livello di organizzazione e di servizi, anche se va incontro sicuramente in misura prioritaria alle esigenze degli studenti». Ricorda, l’utente, che la biblioteca del Consorzio Uno, che appartiene all’Università, «Potrebbe esser messa a disposizione esclusiva degli universitari con tempi di apertura e servizi a loro graditi». Secondo il lettore, «A me che la frequento sembra che una particolare attenzione verso le esigenze degli studenti sia giustamente usata. Oltre alla sala studio e alla ex cappella, nelle varie stanze sono stai sistemati dei salottini dove si può studiare, ripetere o conversare in tutta tranquillità. Anche se per ora non esiste la rete Wi Fi, i ragazzi possono usufruire dei computer della mediateca con l’ausilio dei quali parecchi studenti di mia conoscenza si sono brillantemente laureati». Senza dimenticare, sottolinea ancora l’utente, la competenza e la disponibilità del personale nel fornire agli studenti i testi necessari grazie anche ad un efficiente servizio di prestito interbibliotecario.
 
 
 
7 - La Nuova Sardegna / Alghero - Pagina 29
L’ex consigliere: in Regione 300mila euro dalla scorsa legislatura
Fois, date i fondi ad Architettura
ALGHERO In relazione alla cerimonia di consegna delle lauree in architettura per 160 studenti, evento svoltosi recentemente nella piazza Juharia del complesso di Santa Chiara, l’ex presidente della Commissione Bilancio nella passata legislatura, Pietrino Fois, ha diffuso una nota nella quale nella quale segnala che: «Nella scorsa finanziaria ho presentato un emendamento, approvato all’unanimità dal consiglio regionale, nel quale era prevista una dotazione di 300mila euro da assegnare direttamente alla facoltà di architettura a supporto della gestione ordinaria. Provvedimento che era stato adottato anche dietro segnalazioni che giungevano dall’ateneo sassarese e dalla facoltà di Alghero in particolare». L’ex consigliere dei Riformatori auspica quindi che «la somma impegnata venga corrisposta come previsto dal voto unanime e dall’impegno di spesa ascritto nella finanziaria attualmente in vigore». Secondo Fois la raccomandazione, indirizzata evidentemente all’esecutivo in carica, appare legittima anche perchè «spesso succede che interventi condivisi in una certa situazione politica, non lo siamo più quando cambia il quadro al governo della Regione». L’esponente dei Riformatori Sardi ricorda che quella dotazione finanziaria con attribuzione diretta alla Facoltà di architettura era determinata da una situazione di estrema difficoltà economica da parte dell’istituzione algherese anche per fare fronte alle esigenze quotidiane o a saltuarie prestazioni lavorative nella gestione ordinaria. «Situazione che sul piano finanziario mi risulta non sia cambiata». (g.o.)




QUOTIDIANI NAZIONALI

Link: rassegna stampa MIUR

 

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