UniCa UniCa News Rassegna stampa Martedì 9 settembre 2014

Martedì 9 settembre 2014

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
09 settembre 2014
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

 
L’UNIONE SARDA

1 – L’Unione Sarda di martedì 9 settembre 2014 / Estate (Pagina 4 - Edizione IN)
LIBRO DI CAPRA E LUISI
Stasera a Cagliari (ore 18, Biblioteca MeM, in via Mameli) sarà presentato il libro “Vita e natura, una visione sistemica” di Fritjof Capra e Pier Luigi Luisi. Ne parlano Barbara Argiolas, assessore al Turismo del Comune di Cagliari e Paola Piras, Pro Rettore dell'Università di Cagliari. Presente uno degli autori, Pier Luigi Luisi (nella foto). Ai partecipanti sarà dato in omaggio il libro “Il farmaco nel periodo autarchico”, Aboca Edizioni.


 

2 – L’Unione Sarda di martedì 9 settembre 2014 / Provincia di Cagliari (Pagina 27 - Edizione CA)
DOLIANOVA
Servizi scolastici per gli alunni di primarie e secondarie

Patto tra amministrazione comunale e famiglie per venire incontro alle esigenze dei ragazzi che frequentano le scuole di Dolianova. Nell'ufficio informazioni del Comune sono in distribuzione i moduli per accedere al servizio scuolabus rivolto agli studenti che frequentano la scuola primaria e secondaria di primo grado negli istituti scolastici di Dolianova.
Si tratta di un servizio irrinunciabile per i numerosi studenti che vivono nelle nuove aree di espansione della cittadina e che quindi non possono raggiungere a piedi gli edifici scolastici. Le tariffe sono molto vantaggiose soprattutto per le famiglie a basso reddito: 6 euro al mese per le fasce Isee fino a 4 mila e 648 euro. Sono aperte le iscrizioni anche per il servizio di preaccoglienza rivolto ai bambini delle scuole primarie.
Non mancano gli aiuti per gli universitari e in particolare per i neo dottori. L'amministrazione ha istituito il premio di laurea "Città di Dolianova" da assegnare ai laureati che hanno concluso il proprio percorso di studi con il massimo dei voti. (sev. sir.)


 

3 – L’Unione Sarda di martedì 9 settembre 2014 / Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
L'INTERVISTA. Il sottosegretario Domenico Rossi: pronto a incontrare Pigliaru
«La riduzione dei poligoni? Possiamo iniziare a discutere»

«Questo Governo, dopo trent'anni, ha avviato un percorso di dialogo con la Regione. Bisogna però partire da un fatto: le forze armate italiane hanno necessità di addestrarsi. Il discorso dell'eventuale “riequilibrio” va affrontato complessivamente con lo Stato, non solo con la Difesa. Ora, poiché il ministro Pinotti mi ha dato la delega alle servitù militari, sono pronto a venire a Cagliari al più presto per incontrare il presidente Pigliaru». Il sottosegretario Domenico Rossi è un generale di lunghissimo corso che, durante una vita spesa nell'esercito, ha comandato anche Capo Teulada.
Capo Frasca: dopo il disastro di 30 ettari in fumo ci si aspettava un segnale da parte del ministro.
«Credo che il ministro abbia dato un segnale ben più importante, riuscendo dopo tanto tempo a fare una seconda Conferenza nazionale sulle servitù militari e a proporre tavoli di confronto».
Il tempo dei tavoli è superato.
«Per iniziare un percorso bisogna parlare, la conferenza è un punto di partenza. Se vogliamo dirla tutta, sia da parte della Regione sarda nei nostri confronti, che viceversa».
Si spieghi meglio.
«L'atto formale della Regione, con cui il presidente è venuto a Roma, è datato 17 giugno. Ci sono richieste precise, e da parte nostra non ci sono chiusure. Ad esempio: la sospensione delle esercitazioni dal primo giugno al 30 settembre. Ecco, questo è un punto su cui riflettere e - tenendo sempre conto che la difesa è un bene comune e che è necessario per tutti avere forze armate ben addestrate per la nostra sicurezza - in prospettiva si può cominciare da qui».
Scusi, ma questa richiesta non è di oggi, l'abbiamo sempre fatta, con altri governi e altri sottosegretari, e nessuno ci ha ascoltato.
«Io l'ho ricevuta formalmente il 17 giugno 2014, nel momento in cui esistevano già programmi per chi deve andare in Afghanistan o negli altri teatri operativi. Non è così facile da un momento all'altro cambiare. Se lei mi chiede cosa succederà l'anno prossimo, posso dire che i limiti attuali, forse, potranno essere modificati».
L'indagine conoscitiva dei parlamentari sardi fissa altri obiettivi: chiusura di Capo Frasca e di Capo Teulada e riconversione di Quirra.
«Abbiamo iniziato a fare una ricognizione di quello che abbiamo sul territorio, cosa potrebbe non servire più o essere trasformato. Le forze armate sono in riduzione, da 190 mila a 150 mila unità, stiamo sviluppando nuovi assetti tecnologici, quindi maggiore simulazione rispetto all'attuale. Insomma, in prospettiva potrebbe esserci una riduzione di aree o parti di poligoni, ma prioritariamente ci sono le esigenze delle forze armate».
Prioritariamente?
«Sì. Attualmente non ci sono alternative. Qualcuno dice: mandiamoli all'estero. Ma costerebbe troppo. Comunque distinguiamo: le servitù militari sono limitazioni imposte ad aree non appartenenti al demanio militare, i poligoni sono effettivamente demanio militare. Se parliamo di riduzioni delle servitù in Sardegna non ci sono solo i poligoni».
La Sardegna ha sempre subìto molto più delle altre regioni.
«Se lo Stato, nei confronti della regione, ha creato determinate situazioni, deve analizzare le giuste compensazioni che possono essere date, oltre all'eventuale riduzione delle servitù. Credo si potrebbe parlare di piani infrastrutturali, di accordi con l'università, di ricerca. Il riequilibrio non riguarda solo la Difesa, bisogna ampliare il discorso».
Certo, e anche rispettare gli accordi. Il Comitato misto paritetico dice “no” e si spara a prescindere.
«Il parere del Comipa non è vincolante, lo Stato, se ritiene che le esigenze siano superiori, può andare oltre. Ma perché il Comipa dice sempre no? La posizione di certe persone è la stessa da decenni».
Anche la vostra.
«Un passo avanti dobbiamo farlo tutti, se le posizioni rimangono incancrenite non arriveremo a niente. C'è bisogno di fiducia nei confronti di questo governo, che vuole dialogo e trasparenza».
A Capo Frasca nei giorni scorsi il ministero ha provato a nascondere quello che stava accadendo.
«Il ministero non ha alcuna intenzione di nascondere nulla. Si è parlato di bombe, quando lì ci sono solo inerti. Gli incendi sono stati un incidente, dovuti al maestrale o al fatto che nell'immediato non si è riusciti a spegnerli».
Al poligono non c'è sistema antincendio.
«Il sistema antincendio c'è, però quel giorno l'elicottero che sta a Decimomannu era inefficiente e l'autobotte ha avuto difficoltà a causa del terreno impervio».
Cristina Cossu
 

 



LA NUOVA SARDEGNA 
4 – La Nuova Sardegna di martedì 9 settembre 2014 / Pagina 6 - Sardegna
Il ministro conferma il vice di Tocco alla guida dell’Ufficio scolastico
SCUOLA, GIANNINI SCEGLIE FELIZIANI
CAGLIARI Francesco Feliziani è il nuovo direttore dell’Ufficio scolastico regionale. Lo ha nominato ieri il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini. Feliziani succede a Enrico Tocco, di cui è stato per anni vice e che, di fatto, aveva sostituito già negli ultimi mesi. Mesi difficili, segnati anche dalle difficoltà del post alluvione in molte zone dell’isola. Insieme al nuovo numero uno della scuola sarda, nell’ambito della riorganizzazione del ministero della Istruzione sono stati nominati i nuovi direttori generali che ieri hanno avuto il loro primo incontro con il ministro Stefania Giannini. Oggi la responsabile di viale Trastevere incontrerà anche i nuovi direttori degli uffici scolastici regionali. I nuovi direttori generali del ministero della Pubblica istruzione sono Giovanna Boda, Maria Maddalena Novelli, Carmela Palumbo, Daniele Livon, Mario Alì, Vincenzo Di Felice, Jacopo Greco, Marco Ugo Filisetti, Simona Montesarchio.

 


5 – La Nuova Sardegna di martedì 9 settembre 2014 / Pagina 17 - Lettere e commenti
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Statali: non basta una semplice riforma, serve una rivoluzione
Il proletariato degli uffici è un esercito di circa 3 milioni di persone. In proporzione alla popolazione, meno dei dipendenti pubblici di altri paesi. Circa un milione e 200 mila nello Stato, 66mila nelle Regioni, 428mila nei comuni, 676mila nella sanità. Moltissimi i precari (116mila lavoratori "socialmente utili", 11mila "temporanei", 69mila "volontari"). Una giungla di status, spesso diversi anche tra persone con mansioni analoghe. Le donne sono circa il 45%, ma molte di meno sono le dirigenti. Un dato allarmante: l'età media, è appena 48 anni (52 nei ministeri. Un personale tra i più vecchi d'Europa. Tra i dirigenti la media è di 52,4. Retribuzioni a piramide: l'alta dirigenza è la più pagata del continente, tanto da giustificare il tetto dei 250mila annui imposto da un saggio provvedimento di Renzi; la massa dei funzionari e la parte bassa della piramide oscilla su stipendi insufficienti a fronteggiare il costo della vita. Buste paga ferme da anni. Ancora ferme - dice il ministro Madia - nel 2015. Nel frattempo molte le novità. È chiara l'inadeguatezza rispetto al passo veloce imposto dalla crisi ma anche dall'innovazione tecnologica. L'amministrazione - si dice - è la palla al piede del Paese. Scandalizzano gli sprechi della "casta". Mai come oggi il prestigio dei "servitori dello Stato" era caduto così in basso. In Italia il dipendente pubblico lavora di meno del suo collega europeo; i tempi medi per l'espletamento delle pratiche, anche di quelle standard, sono prolungatissimi. L'affezione al lavoro è al livello più basso dai tempi di Monsù Travet (il mitico mezzemaniche piemontese). La dirigenza non sa dirigere. Le nuove tecnologie sono ancora arabo. Nessuno, nonostante le tante norme approvate, valuta i dipendenti, nessuno premia i migliori. La ricetta è la solita: poco lavoro per poca retribuzione. Possiamo concederci, come sistema-Paese, una burocrazia inetta e priva di missione, che stancamente produca carte e scartoffie ai ritmi della diligenza a cavalli nell'epoca dei turbo? Io penso di no. Il punto fondamentale è quello di una vasta, incisiva riforma. Che modifichi strutture, cambi metodi di lavoro e mentalità, sviluppi una moderna dirigenza negli uffici e si basi su un personale partecipe e selezionato con criteri moderni. Tutto, o quasi, da rifare: i concorsi di accesso; la formazione; l'aggiornamento; il turn over tra generazioni; l'informatizzazione; il passaggio dalla routine ad una attività su fini determinati, che concentri su di essi risorse e personale; la mobilità (una norma la consente entro 50 chilometri). Anche la dirigenza va cambiata: troppi "generali" mal distribuiti, non valutati, senza responsabilità. E poi il problema vero: una dirigenza consapevole deve essere indipendente dalla politica. Che il ministro dia le direttive, ma che i capi degli uffici le eseguano in autonomia, come avviene in altri Paesi. E basta colcorruttivo sistema dello spoilssystem. Infine la corruzione. Le classifiche mondiali ce ne assegnano il primato. Bisogna reagire: controlli ispettivi (ricostituire i corpi in grado di esercitarli), verifiche, interventi che arrivino prima di quelli della magistratura. E molta più etica pubblica. Si dirà: ma realizzando tutto avremo una burocrazia del tutto nuova. Esatto: gli stessi dipendenti, ma meglio utilizzati, razionalmente distribuiti sul territorio, preparati, con una cultura non più solo giuridica. E questa nuova burocrazia potrebbe anche rivendicare meglio i suoi diritti. Potrebbe alzare la voce, senza essere tacciata di corporativismo. E dimostrare, carte alla mano, che a prestazione efficace deve corrispondere retribuzione adeguata. So che tutto questo susciterà una obiezione: già, ma intanto ci fanno morire di fame. È vero. E la politica dovrebbe tenerne conto. Ma la via d'uscita è la riforma della macchina: è da lì che possono venire le risorse necessarie per sanare l'ingiustizia delle retribuzioni bloccate. Lì si gioca la vera partita.



6 – La Nuova Sardegna di martedì 9 settembre 2014 / Pagina 4 - Sardegna
Lo studio ha coinvolto 95 bambini delle scuole del Nuorese
Il sardo salvo grazie al bilinguismo
NUORO Il bilinguismo è essenziale per la sopravvivenza del sardo e quando i bambini lo parlano fin da piccoli beneficiano dei vantaggi che i ricercatori hanno evidenziato nei bilingui, in particolare risultati migliori a scuola, maggiore attenzione selettiva e flessibilità per adattarsi a nuovi compiti. È quanto emerso dal progetto di ricerca “Bilinguismu creschet” sul bilinguismo sardo-italiano, a cura dell’università di Edimburgo, che ha coinvolto 95 bambini di prima e seconda elementare del Nuorese e i cui risultati sono stati presentati in un incontro a Nuoro. La comunità è stata scelta per l’elevata competenza in lingua locale (76 per cento) e per la più alta percentuale di trasmissione intergenerazionale del sardo nell’isola, pari al 26. Sono state le ricercatrici dell’università scozzese Manuela Mereu e Antonella Sorace a illustrare nel dettaglio i risultati dello studio finanziato dalla Regione e coordinato dalla Provincia di Nuoro, in collaborazione con otto scuole: gli istituti comprensivi di Desulo, Fonni, Lula, Orgosolo e Tonara, la scuola elementare di Mamoiada e gli istituti nuoresi Biscollai e Montegurtei.

 


QUOTIDIANI NAZIONALI

Link: rassegna stampa MIUR

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