Sabato 12 luglio 2014

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
12 luglio 2014

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 20 - Edizione CA)
Mont’e Prama
«Esauriti i fondi per gli scavi
Cittadini, salvate i Giganti»
Un appello del geofisico Gaetano Ranieri ai cabraresi (e non solo)
 
Otto giorni per salvare Mont’e Prama. Proprio ora che la terra del Sinis inizia a restituire nuovi reperti antichi, il cantiere di scavo potrebbe chiudere i battenti. I duecentomila euro finanziati dalla Regione per il progetto denominato “Archeologia Mont’e Prama” sono finiti.
Tra circa una settimana dunque, tutti a casa: gli archeologi delle Università di Sassari e Cagliari, gli studiosi impegnati nel progetto e i quattro detenuti della casa circondariale di Massama che scavano senza sosta ormai da due mesi.
Un allarme che fa paura a tutti, soprattutto a chi, con i propri occhi, ha visto e analizzato le 56 mila “anomalie” nascoste nel sottosuolo del Sinis e intercettate grazie a ben 25 passaggi del geo radar. Quelle anomalie che possono essere un tesoro nascosto.
Lo sa bene il geofisico dell’Università di Cagliari Gaetano Ranieri, supervisore della campagna di scavo assieme all’archeologo oristanese Momo Zucca: «Inutile fare tanti giri di parole: tra circa una settimana questo prezioso pezzo di terra - dove da mesi trascorriamo le nostre giornate e che nasconde ancora tantissimi tesori - potrebbe essere dimenticato un’altra volta. Le risorse per noi sono finite e il cantiere rischia di essere abbandonato e diventare così meta dei tombaroli, visto che non c’è nemmeno una recinzione per proteggere il sito. Insomma, per noi che facciamo questo lavoro, una tragedia. Questa è la parola giusta».
Ma non solo. Gaetano Ranieri ricorda che ad oggi si è fatto veramente poco: «Su 4 mila metri quadri ancora da analizzare ne sono stati scavati appena 50. Praticamente niente, anche se, come tutti ormai sanno, abbiamo già nelle nostre mani un busto di una statua, due betili di due metri e venti ciascuno e diversi frammenti ancora da analizzare».
E tutto il resto? «No non può rimanere qui, c’è il rischio che, con la risonanza data allo scavo, qualcuno ne approfitti».
Una corsa contro il tempo. Ma il fermo indesiderato e i rischi conseguenti, forse, ancora si possono evitare. Perché chi in quegli scavi mette fatica, conoscenza, professionalità e cuore, sta cercando in tutti i modi di trovare una soluzione per non interrompere il lavoro degli archeologi.
«Innanzitutto proverò a portare qui a Mont’e Prama, quanto prima possibile, il presidente della Regione Francesco Pigliaru e anche l’assessore regionale alla Cultura Claudia Firino», continua Ranieri. «Ma credo vivamente che il lavoro più importante debba essere fatto dagli abitanti di Cabras, i veri padroni di tutto questo. È da loro che deve partire la volontà di proteggere la storia di questo territorio». Conti alla mano, servirebbero immediatamente almeno altri duecento mila euro. Ecco perché lo studioso accarezza l’idea di un’associazione pro Mont’e Prama: «L’unione fa la forza e se tutti gli abitanti dessero anche un piccolo contributo, il lavoro sarebbe salvo». Insomma, una sorta di autofinanziamento popolare. Non è una novità. Ai tempi di Internet, lo chiamano crowdfunding. È servito a finanziare il Festival Marina Cafè Noir di Cagliari. Anche il gruppo teatrale Lucido Sottile ha fatto appello al pubblico per coprire le spese di una prestigiosa trasferta a Madrid, prevista per la settimana prossima. A Cabras, e non solo, si potrebbero raccogliere i fondi per proseguire gli scavi a Mont’e Prama.
In queste ore si ipotizza anche la possibilità di far cassa vendendo ad un prezzo simbolico la terra di scavo accumulata nella collina di Mont’e Prama dopo il ritrovamento dei reperti. Anche se la legge purtroppo prevede che sia trasportata direttamente in discarica. «Mi sto impegnando io stesso per farla analizzare e capire se possa essere riutilizzata», conclude Gaetano Ranieri. «Se così fosse, spero che il Comune di Cabras, il sindaco e tutti gli assessori si facciano promotori di questa importante e ultima possibilità». Sarebbe veramente una bella storia da raccontare: i Giganti di Mont’e Prama salvati dai cabraresi.
Sara Pinna
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 21 - Edizione CA)
Lazzaretto Asinara, la tragedia riscoperta 
Foto inedite dei prigionieri austriaci del 1915-16
 
Il panorama è idilliaco: basse costruzioni con il tetto a due falde, immerse nella macchia mediterranea, affacciate su uno specchio di mare lucente. Qua e là, file ordinate di uomini in divisa, in posa per un fotografo di cui si è perso il nome. Difficile credere, nello scorrere queste foto vecchie di un secolo, ingentilite dalla pittura ad acquarello, che tra quei cespugli di lentischio si sia consumata una tragedia. Eppure quelle immagini sono state scattate all’Asinara, fra il dicembre 1915 e il luglio 1916, quando l’isola ospitò decine di migliaia di militari austroungarici. Prigionieri della Prima Guerra Mondiale. Malati di colera, dermotifo, vittime della malaria. Ma anche della disorganizzazione, della mancanza di alloggi, di acqua, di medicine, di cibo. Molti di loro (insieme a profughi serbi e di altre etnie) riposano ancora nella terra che sarebbe dovuta essere un rifugio temporaneo. E che presto diventò un inferno. “Piccola isola, Grande Storia” è il titolo di una cartella (pubblicata da Edes Editrice) che raccoglie foto, mappe, disegni tecnici e un breve saggio storico di Assunta Trova e Giuseppe Zichi su un dramma poco noto.
«Quelle immagini, inedite, mi sono state segnalate in maniera quasi casuale all’Archivio di Stato, dove facevo una ricerca», spiega Assunta Trova, docente di Storia contemporanea nel Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Sassari. Ieri era a Stintino per presentare, in un convegno organizzato dal Comune, l’anticipazione di un lavoro più ampio sulla Grande Guerra.
Il Parco che stenta a decollare racconta ancora oggi l’alternarsi di mano pesante e disinteresse dello Stato verso questo brandello di territorio nazionale. Nel 1885, spiega la docente, il governo decide di impiantarvi una colonia penale agricola e una stazione sanitaria. I residenti vengono forzati a trasferirsi e gli indennizzi promessi non arriveranno mai. Le strutture sanitarie si rivelano subito inadeguate. Ma la situazione precipita nel dicembre 1915. «L’esercito serbo si ritira verso sud portandosi dietro circa trentamila prigionieri di guerra austro-ungarici», spiega la professoressa. Questa folla di soldati si concentra nella zona di Valona, controllata dagli italiani, che devono organizzarne l’evacuazione. L’idea è che i serbi proseguano per la Francia, i prigionieri di guerra vengano ripartiti fra Lipari, l’Asinara e altre destinazioni. In realtà finiranno quasi tutti nell’isola sarda, alleati serbi e prigionieri austriaci insieme. Accomunati dal dermotifo (causato dai pidocchi) e dal colera. E dal rischio che il contagio si sparga in Italia.
Non è chiaro in quanti siano arrivati all’Asinara. «I numeri vanno verificati, le ricerche sono ancora in corso». Dei trentamila che partono, molti muoiono in viaggio. Altri nei battelli davanti a Cala Reale, dove le autorità sanitarie li trattengono nella vana speranza di organizzare meglio l’accoglienza. I cadaveri vengono gettati in mare. Inevitabile interdire la pesca. Scontata la rabbia della popolazione sarda. Gli alloggi non bastano. Sorgono le tendopoli. Non basta l’acqua, non bastano i medicinali. I prigionieri muoiono come mosche. «Non credo che ci fosse una politica di maltrattamenti preordinati», spiega Assunta Trova. «Più semplicemente, l’organizzazione e le strutture non erano adeguate».
Difficile dedurre questa tragedia dalle immagini, conservate dall’Istututo superiore di Sanità. Il fotografo Giosuè Ligios in un breve saggio (“Immagini di una tragedia”) si domanda che libertà avesse il fotografo. Era un civile o un soldato? Che fine hanno fatto gli scatti esclusi dalla selezione? Curiosità per una nuova ricerca.
Daniela Pinna
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 6 - Edizione CA)
Sardegna vera contro il bando delle mense
 
In un interrogazione i quattro consiglieri regionali del gruppo Sardegna vera, Efisio Arbau, Michele Azara, Gaetano Ledda e Raimondo Perra, chiedono al presidente Pigliaru e all’assessore all’Istruzione Firino di verificare la conformità del bando dell’Ersu per le mense universitarie alla normativa vigente.
Il bando, infatti, pubblicato il 23 giugno scorso (scade il 30 luglio) «basandosi unicamente sul prezzo più basso - spiega Efisio Arbau - non è conforme alla legge».
Nell’interrogazione si evidenzia che ormai «nella maggioranza delle regioni, nei bandi per le mense scolastiche, si è affermato l’utilizzo di prodotti alimentari a km zero, al fine di garantire il massimo apporto dei valori nutrizionali nei cibi somministrati ai giovani utenti».
«Abbiamo diversi esempi virtuosi - precisa ancora Arbau -. A Roma fra i criteri di valutazione dell’offerta, oltre a quello economico, si è previsto l’utilizzo di prodotti provenienti da un territorio compreso nell’arco di 150 km, per favorire i prodotti locali e ridurre l’impatto ambientale del trasporto; la Regione Toscana nel luglio 2012 ha siglato un protocollo d’intesa con produttori e cooperative locali per garantire che nelle mense pubbliche regionali, dalle scuole agli ospedali, arrivi il cibo toscano, i prodotti agroalimentari a km zero, coltivati all’interno del proprio territorio».
Buoni esempi ne abbiamo anche in Sardegna - si legge nell’interrogazione -, dove, soprattutto nell’ultimo decennio, sono stati avviati importanti progetti sulle mense scolastiche.
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 36 - Edizione CA)
Da lunedì i nuovi ambulatori
 
pediatrici Proseguono le operazioni di trasferimento della prima clinica pediatrica cittadina. Da lunedì, al sesto piano dell’ospedale Microcitemico, saranno operativi gli ambulatori di Endocrinologia pediatrica e dell’adolescenza, di Dietologia pediatrica e di Diabetologia pediatrica. Gli ambulatori di Allergologia e Pneumologia pediatrica, di Neurologia pediatrica, Gastroenterologia pediatrica e il centro per l’Aids pediatrico proseguono la loro attività nella vecchia sede di via Porcell.
Intanto cresce la polemica sulla terapia chelante importantissima per la talassemia che ha allungato la vita a migliaia di persone. «Bisogna fare, però, la massima attenzione agli usi impropri, pericolosissimi per la salute»: è l’allarme lanciato dagli specialisti dell’ateneo di Cagliari. Guido Crisponi, titolare della cattedra di Chimica, e il suo staff hanno firmato una denuncia su una delle rivistw internazionali più autorevoli, Coordination chemistry rewiew.
La ricerca degli specialisti punta a scardinare abusi e strumentalizzazioni di una terapia che in Sardegna è nota per il successo nel trattamento della beta-talassemia. Impiegata nell’ospedale Microcitemico per ripulire il sangue dei pazienti dall’eccesso di ferro accumulato durante le periodiche trasfusioni, viene proposta su internet come soluzione di tutti i mali: dalle patologie cardiovascolari ad autismo e malattie degenerative. Ma anche come trattamento antiaging, antiossidanti e antiradicali liberi. «I rischi - spiega Crisponi - sono gravissimi. Sull’autismo sfruttano il dolore dei genitori dei bambini».
 

LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Economia – pagina 17
L’industria sarda dentro un tunnel
Svanite 11mila buste paga in cinque anni, per ripartire occorre puntare sui progetti ecosostenibili
 
Alla Syndial di Assemini, gruppo Eni, il sindacato ha un peso ancora importante. Per l’elezione della Rappresentanza unitaria, ha votato il 94 per cento dei lavoratori tra cui numerosi quadri della direzione aziendale. Ha vinto la Filctem-Cgil con il 67,2 per cento dei voti e l’elezione di quattro delegati su sei. Al secondo posto la Femca-Cisl col 18,8 per cento e un delegato. Al terzo la Uiltec, col 14 per cento e un delegato. L’obiettivo della nuova Rsu sarà quello di puntare con molta attenzione alla parziale riconversione della Syndial e sfruttare al massimo le possibilità offerte dalla chimica verde. «Sono queste le strategie – è scritto in un comunicato – per favorire lo sviluppo e far crescere l’occupazione».CAGLIARI L’industria continua a scivolare: è finita dentro un tunnel da cui non riesce più a uscire. Sono ben 11mila le buste paga svanite in cinque anni, dal 2007 al 2012, e sono addirittura tre i punti cancellati dalla conta del Prodotto interno lordo, dal 13 al 10,5 per cento. Ma dell’industria la Sardegna non può fare a meno e per evitare il tracollo, deve aggrapparsi ai Fondi europei: da lì bisogna ripartire con progetti ecosostenibili. A metà fra il censimento, la denuncia e i buoni propositi, è tutto scritto nell’ultimo dossier del Consiglio dell’economia e del lavoro. Dopo un’indagine capillare in mezzo al disastro, dopo aver scoperto che alcune eccellenze sono capaci di clamorosi exploit, dopo aver detto che il «buco nelle infrastrutture e nei trasporti è reale ma spesso anche un alibi per piangersi ancora addosso», il Crel ha una sola idea per evitare che l’industria affondi del tutto. «Dobbiamo sfruttare al meglio i due miliardi che l’Europa metterà a disposizione della Sardegna fino al 2020 e con quelli aggredire le criticità», è il messaggio. Antonio Piludu, presidente del Crel, l’ha detto in apertura della presentazione del dossier: «Sappiamo bene quello che non va. Ora dobbiamo decidere se raccogliere o no la nuova sfida e puntare subito su un’industria moderna, non più solo quella delle ciminiere, e ancorata con forza all’ambiente, all’innovazione, alla ricerca. Solo così questo settore può ritornare a essere competitivo e a produrre occupazione». Il relatore Gino Mereu è stato ancora più chiaro: «Bisogna lasciarci alle spalle i troppi errori commessi anche di recente e confessare, una volta per tutte, che non è solo colpa della crisi internazionale se manca il lavoro». Ecco allora quello che non andrà più fatto: l’inadeguatezza della pubblica amministrazione, l’invadenza della politica, la pesantezza della burocrazia, l’esagerata polverizzazione delle imprese, il mancato coordinamento fra le risorse disponibili. «Sono stati questi – ha proseguito Mereu – i fattori di ritardo e oggi la Regione ha il dovere di aggredirli per dare una scossa all’economia». Può sorprendere che il Crel crede ancora nell’industria come fattore trainante, ma una spiegazione c’è: «L’eventuale sua scomparsa – è scritto nel dossier – provocherebbe, oltre che l’ennesima disoccupazione e il crollo dei redditi, anche un drastico calo della produttività che non potrà essere compensata dalla media e piccola impresa oggi ancora troppo debole». In estrema sintesi: «È indispensabile avviare finalmente un nuovo sistema di sviluppo – ha detto Piludu – in netta discontinuità con un passato caratterizzato da modelli ormai vecchi». Allora bisogna puntare su obiettivi precisi: quali? Ancora dalla relazione del Crel: «La Regione deve mettere l’industria nelle condizioni di essere all’altezza della concorrenza nei mercati». Nessuna pretesa dall’industria? Sì, una, secondo il Crel. «Proporre progetti di qualità e di largo respiro». Altrimenti calerà il sipario. (ua)
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Alghero – pagina 28
Idee degli studenti per migliorare la città
I 137 allievi hanno rivisitato luoghi degradati, spazi pubblici dimenticati e hanno ridato nuova vita a queste aree
di Gianni Olandi
 
ALGHERO “Progettarla per viverla meglio: 44 progetti per la città”. I 137 studenti della facoltà di Architettura che hanno partecipato al concorso di idee allestito dal dipartimento diretto da Bibo Cecchini ci hanno dato dentro, producendo elaborati che hanno interessato le aree e gli spazi pubblici più degradati della città, dando così stimolo a chi governa la città. I ragazzi del corso di Urbanistica hanno sottoposto al giudizio di una commissione (formata da Marino Folin, Tiziana Costa, Alfredo Cucurutu, Gabriella Esposito, Maria Mininni e Paola Pittaluga) i loro lavori il cui premio finale era quello di buoni libro autofinanziati dagli stessi docenti. Le direttrici del concorso erano tre: degrado opere pubbliche, disagio sociale e rarefazione culturale. Per la prima gli studenti Davide Casu, Enrico C. Dazzi, Giada Minutolo, Andrea Obino e Davide Perrotta hanno individuato il porto, dedicandosi a una rivisitazione complessiva, dalla viabilità, parcheggi, rimessaggio, ma dedicandosi in particolare a due aspetti di particolare pregio: una terrazza sulla struttura del mercato del primo pescato e un belvedere intorno al vecchio fanale del sottoflutto. Un progetto quest’ultimo che prevede la realizzazione di una terrazza intorno al fanale, circolare, con una leggera recinzione, coloratissima, capace di cancellare l’attuale aspetto di massi grigi, anonimi, confusi. Un intervento capace di dare a chi entra ed esce dal porto un saluto fresco, vivace, perfino allegro. Quello di una città accogliente e ricca di fantasia. La seconda categoria del concorso di idee riguardava il degrado sociale sulla quale si sono cimentati gli studenti Valentina Licheri e Claudio Serra. La scelta è caduta sulla via Don Minzoni. L’arteria che collega il quartiere delle Pietraia con il resto della città. Un’area sottoposta a pressione dal traffico e dall’inquinamento dove convivono case popolari, verso l’interno, e interventi della speculazione verso il mare. Gli studenti hanno messo mano ai parcheggi, alleggerito la circolazione verso viale Europa, recuperato spazi pubblici abbellendoli, sistemato la piazza del mercato, alleggerendo i pesanti condizionamenti del traffico, riducendo così l’inquinamento dell’aria. Il terzo dei progetti vincitori, realizzato da Haolin Xie, Antonella Melone, Marta Morittu ed Enrica Nonnis, interviene nella rarefazione culturale e disegna in buona parte della città tante “stazioni “di recupero della vivibilità. Una sorta di nastro culturale che dedica attenzione al verde, recupero delle aree in abbandono, ipotizza un parco urbano attrezzato e guarda per fini pubblici a un vasto spazio inutilizzato tra la via Lido e viale Europa.
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Alghero – pagina 28
opere mai realizzate
La progettualità dei ragazzi
troppo spesso mal ricambiata
 
ALGHERO Le progettualità prodotte dagli studenti della facoltà di architettura dell’Università di Sassari sono sempre state, tutte, benevolmente accolte in ambito locale, a cominciare dalle amministrazioni alla guida della città nel corso degli oltre due lustri di presenza dell’ateneo sulla Riviera del Corallo. I lavori degli studenti sono stati elogiati, ne è stata evidenziata l’attualità delle produzioni e la sensibilità dei giovani nell’introdurre nelle proprie opere anche aspetti di natura sociale. Ebbene a fronte di tanti commenti positivi, di complimenti pubblici riportati dai media, dei momenti di enfasi per la presenza in città di questo patrimonio culturale quale è la facoltà, nessun progetto degli studenti di architettura è stato mai realizzato, mai fatto proprio dal Comune e inserito tra le opere da portare a compimento. Un amore per la città, quello dei ragazzi e dei docenti manifestato attraverso le progettualità, mal ricambiato o, forse, guardato con superficialità in quanto non rispondente alle vecchie logiche della spartizione degli incarichi, tanto care sulle sponde catalane d’Italia. (g.o.)
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Alghero – pagina 28
Puc, la facoltà collaborerà con il sindaco
I futuri urbanisti potranno dare utili consigli nella discussione sullo strumento di programmazione
 
ALGHERO Saranno i ragazzi a illustrare al consiglio comunale i loro progetti e ad esprimere le loro emozioni nel “ridisegno” di alcune aree della città che potrebbero essere valorizzate e che oggi sono invece lasciate nel cassetto delle cose dimenticate. È stato lo stesso sindaco Mario Bruno, in occasione della premiazione degli studenti, a manifestare questa intenzione di apertura di dialogo tra la città e la facoltà. E in diversi altri momenti, inoltre, il sindaco ha detto della volontà di trovare nella facoltà di Architettura un riferimento certo e costante anche per quanto riguarda l’elaborazione del piano urbanistico comunale. Un orientamento che fonda in modo particolare sui livelli di eccellenza raggiunti dalla facoltà in ambito nazionale che sono valsi importanti riconoscimenti di valenza accademica. L’istituzione è infatti considerata tra quelle che in Italia hanno prodotto alta qualità nella preparazione e risultati eccellenti sul piano didattico. Tra l’altro poter disporre in ambito locale di consulenza e supporto tecnico professionale di così rilevante spessore rappresenta per l’amministrazione comunale una straordinaria opportunità di conoscenza e sapere da non trascurare. Esiste poi tra Comune e facoltà un rapporto di collaborazione che sembra consolidarsi giorno dopo giorno anche grazie a un nuovo feeling tra le due istituzioni pubbliche. Altro aspetto non secondario quello rappresentato dall’imponente raccolta di dati, rilevazioni, attività di ricerca e studio che la facoltà ha prodotto nel corso degli anni e che rappresentano un vero e proprio patrimonio di conoscenza del quale la stesura di uno strumento urbanistico così importante come il Puc, si parla della programmazione dello sviluppo della città per i prossimi 25 anni, non può evidentemente fare a meno. L’orientamento del sindaco Bruno nell’individuare un riferimento nella facoltà di architettura per una collaborazione attiva troverebbe una condivisione politica vasta anche oltre i confini della sua stessa maggioranza. (g.o.)

Questionario e social

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