Venerdì 20 giugno 2014

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
20 giugno 2014

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 9 - Edizione CA)
Che tesoro, i semi antichi
«Devono produrre ricchezza»
BIODIVERSITÀ. I ricercatori Leoni e D'Hallewin: patrimonio da mettere a frutto
 
Sono d'oro, gli antichi semi sardi. Quelli che i ricercatori olandesi della Rijk Zwaan vorrebbero raccogliere a fine luglio per creare in laboratorio nuove qualità di ravanelli e lattughe, resistenti alle malattie e alla siccità. Da brevettare e vendere a caro prezzo. «Da anni, razziatori di germoplasma battono le nostre campagne. È tempo di fermarli. Per proteggere ciò che è nostro. E farlo fruttare dal punto di vista economico. La ricerca genetica e la produzione degli ibridi vanno fatte in Sardegna». Salvino Leoni, 71 anni, da due ha lasciato la cattedra al Dipartimento di Agronomia e genetica vegetale agraria dell'Università di Sassari. Ma non il sogno che la Sardegna dia una svolta alla propria economia grazie alla frutta e alla verdura ancestrali.
A PESO D'ORO Leoni racconta di un progetto per creare nuovi ibridi di pomodoro dalle varietà tradizionali dell'isola. Committente, il Consorzio per il pomodorino di Sardegna. Finanziamenti regionali. Partner di ricerca, sul campo e in laboratorio, il Dipartimento di Scienze botaniche dell'Università di Cagliari, il Cosmese e l'Unità di ricerca per l'orticoltura di Monsapolo del Tronto, che aveva ereditato dal Cnr il germoplasma di 45 varietà di pomodoro sardo. Altre 42 sono state riscoperte con capillari lavoro ispezioni dei campi coltivati. «Abbiamo poi mappato il Dna delle varietà più importanti sotto il profilo dell'utilizzo». Nelle serre della Cooperativa Santa Margherita è nato un certo numero di ibridi. L'obiettivo era un pomodoro di qualità, che fosse ben riconoscibile sui banconi. Ma i soldi sono finiti, la stabilizzazione e la produzione a regime degli ibridi non sono partite. La ricerca non ha prodotto reddito. E intanto i coltivatori sardi comprano i semi dalle multinazionali. A quotazioni da capogiro. «Alcuni ibridi valgono 15/20 centesimi a seme. In un grammo ci sono 250 semi. Fate i conti».
Salvino Leoni ha scritto una lunga email all'assessora regionale all'Agricoltura Elisabetta Falchi.
VUOTO LEGISLATIVO Complimentandosi con lei perché ha annunciato, su L'Unione dell'8 giugno, che revocherà agli olandesi l'autorizzazione al prelievo rilasciata da Agris, intanto che il Consiglio regionale esamina la legge di tutela dell'agrobiodiversità, attesa dal 2005. «Un vuoto legislativo - tuona Leoni - che spiega, se ce ne fosse bisogno, la potenza delle lobby sementiere».
BIO E SOLIDALI Parole non diverse da quelle dei Comitati per l'agrobiodiversità, che per primi hanno lanciato l'allarme. Teresa Piras del Centro di sperimentazione autosviluppo, crede che dagli agrumi, dai fagioli, dai cereali antichi «passi la transizione, lenta e capillare, verso una nuova economia, sostenibile e solidale». Utopia? Forse. Ma fondata su duro lavoro e ricerca. Questa settimana sono in Sardegna gli esperti della Rete dei semi rurali. Seguono l'andamento dei cereali antichi seminati nell'azienda biodinamica “Su Treulu Biu” e in quella della Cooperativa Agrifoglio di San Giovanni Suergiu. «E anche una miscela di cereali ideata dal genetista Salvatore Ceccarelli: non siamo contro il nuovo», spiega Teresa Piras. Che insieme ai compagni di solchi è stata ricevuta dalla Commissione Agricoltura del Consiglio. Speravano in una sorta di decreto legge che bloccasse la raccolta della Rijk Zwaan. Tecnicamente non si può fare, spiega il presidente Luigi Lotto: la legge andrà avanti e i semi sono protetti dall'altolà dell'assessore. La Rijk Zwaan, adesso, potrebbe cooperare, o dare battaglia legale.
PERCHÉ NO? Ma c'è un'altra possibilità: la collaborazione con il nemico . Che forse non è tale. «Per la prima volta una sementiera chiede un permesso ufficiale per la raccolta», osserva Guy D'Hallewin, 56 anni, ricercatore del Cnr di Sassari. Originario del Congo Belga, sardo di adozione. Un campione dell'agrobiodiversità che si cura di condividere con la popolazione i risultati del suo lavoro. «La biodiversità vegetale, la cultura e la tradizione ad essa legate sono patrimonio della popolazione che la ha preservate», premette. «Ma insieme alla sovranità viene la responsabilità di conservare e utilizzare le risorse nell'interesse comune». D'Hallewin propone un accordo con il colosso olandese, una delle prime cinque sementiere del mondo. «Creiamo uno spinoff con Cnr e università». Una società pubblico-privata dove ognuno metta le sue conoscenze e competenze: «Potremmo esigere che ricerca genetica e coltivazioni si facciano in Sardegna, portando lavoro per agricoltori e tecnici». La proposta suscita perplessità. Sarebbe respinta come tradimento, se non fosse che D'Hallewin è conosciuto come paladino della biodiversità. Concorda, ma con cautela, Gianluigi Bacchetta, direttore scientifico del Centro per la conservazione della biodiversità dell'Università di Cagliari. «L'integralismo non serve. È giusto utilizzare in maniera sapiente un patrimonio che può dare un notevole ritorno economico». Però il rischio è che nel vuoto legislativo prevalga lo sfruttamento. «Prima la legge, poi gli accordi». La parola al Consiglio.
Daniela Pinna
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 16 - Edizione CA)
Da Leopardi a Bersani
quando la metafora è un'arte
Convegno Si apre oggi a Cagliari la quattro giorni internazionale sulla figura retorica
 
Il poeta Giacomo Leopardi nel suo celeberrimo ultimo verso de “L'infinito”«...e il naufragar mi è dolce in questo mare» ha riassunto, con una metafora, la filosofia di un'esistenza. L'ex segretario del Pd, Pierluigi Bersani, profeta del sermo humilis , attingendo invece al mondo operoso delle botteghe, «facciam l'amalgama», o delle osterie, «siamo rimasti con il due in mano», fino all'immaginifico «smacchiamo il giaguaro», l'ha utilizzata per avvicinare il linguaggio politico a quello della gente comune. Oriana Fallaci, giornalista e scrittrice, conosceva bene i meccanismi per catturare la curiosità di un lettore o di un interlocutore: «Risponderò in stile minigonna, cioè in modo abbastanza lungo da coprire l'argomento, e abbastanza breve da renderlo interessante».
Non utilizzare la regina delle figure retoriche sembra impossibile. E proprio nei giorni scorsi il poeta e filosofo Guido Ceronetti se ne lamentava, sostenendo che l'uso eccessivo di “rimboccarsi le maniche” (per esempio) altro non è che il frutto di una lingua sempre più povera.
È così? Lo sapremo presto. Cagliari sarà da oggi e fino a martedì, capitale mondiale della metafora. La facoltà di Studi Umanistici ospita la decima conferenza internazionale dell'Association for Researching and Applying Metaphor (RaAM), alla quale prendono parte centinaia di esperti ricercatori e linguisti e le voci più autorevoli in tema di Linguaggio, Comunicazione, Scienza e Formazione in arrivo da 36 paesi. La RaAM accoglie scienziati di diversi approcci teorici che studiano la metafora e la metonimia (altra figura retorica) in diverse forme di espressione e nei diversi ambiti di impiego nella società (educativo, politico, commerciale, artistico).
Dopo New York, Copenhagen, Tilburg (Olanda), Manouba (Tunisia), Parigi, Leeds (UK), Càceres (Spagna), Amsterdam, Lancaster (UK), per il 2014 è la volta di Cagliari, candidata a essere capitale della cultura europea per il 2019. Il convegno, patrocinato dal Comune, è promosso in collaborazione con “Linguisticamente” e col dipartimento di Pedagogia, filosofia e psicologia e lo staff del corso di laurea in Scienze della Comunicazione: Elisabetta Gola, docente di Teoria dei Linguaggi e direttore del master dei prodotti e servizi per la comunicazione; Francesca Ervas, docente di Pragmatica cognitiva; Maria Grazia Rossi, dottore di ricerca in Scienze cognitive, tutor e ricercatrice; Valentina Favrin, dottore di ricerca in Storia, filosofia e didattica delle scienze e manager didattico.
Cinque le sessioni parallele nelle aule di via Trentino: ogni giornata si aprirà con una sessione plenaria sui tre temi principali della conferenza: “Metafora e comunicazione”; “Metafora e scienza”; “Metafora e formazione”. Tra i relatori Gerard Steen (Università di Amsterdam, Olanda), uno dei linguisti che hanno scritto alcuni tra i più importanti lavori sulla metafora; Silvano Tagliagambe, filosofo, esperto di linguaggio (Università di Pavia); Luca Guzzardi per metafora e scienza (Università degli Studi di Pavia); Graham Low, una delle voci più autorevoli in tema di linguaggio nel settore education (University of York, United Kingdom).
Nell'aula Specchi verrà allestita l'esibizione dei posters che verranno discussi domenica dalle 11 alle 13. Martedì un post-workshop sul tema “Dalla cognizione incarnata al discorso” cui parteciperanno tra gli altri Janett Littlemore (University of Birmingham, UK), Gerard Steen e Ray Gibbs (University of California, Santa Cruz), uno dei pionieri degli studi sulla metafora in ambito psicologico.
La metafora, dal greco metaphorá (trasferimento), altro non è che un sovvertimento di significato, rispetto al significato proprio, di due parole o di segmenti. Il primo a identificarla e a definirla è stato Aristotele. Quel detto la “vecchiaia è il tramonto della vita” è suo.
Caterina Pinna
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 35 - Edizione CA)
Lo stress degli esami? È utile
Ieri seconda prova scritta: Luciano, integrali ed esproprio
SCUOLA. L'ex rettore Mistretta, l'insegnante Prost e il docente-scrittore Marroccu
 
Luciano al Classico, integrali allo Scientifico. Seconda prova scritta, ieri, per i poco meno di seimila studenti della vecchia provincia di Cagliari che affrontano l'esame di maturità. Per gli aspiranti geometri una traccia di estimo sulla costruzione di una scuola dell'infanzia, mentre al Tecnico commerciale lo scritto di economia riguardava registrazioni contabili e di gestione, nota integrativa e situazione finanziaria. Al Linguistico sono stati assegnati un brano di Ralph Ellison tratto da Invisible man , un testo di attualità tratto da “El Pais” di un anno fa e, per Francese, un articolo de “Le Monde”. Ora, superata la temuta seconda prova, quella basata sulle materie che caratterizzano gli specifici corsi di studi, i maturandi avranno un weekend di riposo prima di affrontare, lunedì, la terza e ultima prova scritta. Dopo di che, resterà solo l'ultimo scoglio: il colloquio.
MISTRETTA Per i ragazzi, tanta ansia. Ne vale la pena? Sì, secondo l'ex rettore Pasquale Mistretta: «Non seleziona i ragazzi per l'università ma li stimola, li mette di fronte a una prova di stress che servirà, in futuro. Li spinge a darsi da fare, a dimostrare di sapersi assumere delle responsabilità anziché scaricarle sui genitori. È un incontro come se ne fanno pochi nella vita, e non si dimentica».
PROST Andrea Prost, insegnante di Storia dell'arte al liceo artistico Foiso Fois, è d'accordo: «Intanto, rispetto al vecchio esame dei decenni passati, questa formula offre più garanzie di trasparenza. Già la logica con cui si forma il voto (un credito formativo maturato negli ultimi tre anni di scuola fino a 25 punti, massimo 15 punti per ciascuna delle tre prove scritte, 30 punti per il colloquio), unita all'uso delle griglie di valutazione, è un gran passo in avanti. Sono contrario a ogni ipotesi di abolizione. Stiamo allevando una generazione di bambini iperprotetti: l'impatto con un'esperienza adrenalica ma responsabilizzante è necessario e positivo».
MARRUCCU Sulla stessa linea il docente di Storia moderna e scrittore Luciano Marruccu: «Una grande istituzione italiana, segna la conclusione di un ciclo di studi. Se la valutazione finale fosse standardizzata, potrebbe servire a determinare la prosecuzione degli studi: come in Gran Bretagna, dove senza il massimo dei voti non puoi andare al King's College. Va bene anche la mistica che l'accompagna: la notte prima degli esami. Eliminerei, però, l'articolo di giornale dalla prova d'italiano: il saggio breve permette di articolare meglio conoscenze e pensieri».
Marco Noce
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari (Pagina 53 - Edizione CA)
Università
Rettore: ballottaggio
 
Nemmeno la seconda votazione ha dato un nome al successore di Attilio Mastino, rettore dell'Università di Sassari. Massimo Carpinelli, fisico nucleare, si è fermato a 345 voti, contro i 414 previsti dal quorum che lo avrebbe incoronato Magnifico rettore. Nel secondo gradino del podio il direttore dell'ospedale veterinario, Eraldo Sanna Passino, con 263 preferenze. Tra i due sarà ballottaggio, il 25 giugno. Fermo invece a 122 voti il terzo candidato, Marco Vannini. Dalla corsa, dopo il primo turno, si sono invece ritirati Andrea Montella e Giuseppe Pulina. Carpinelli era stato la vera sorpresa della prima tornata elettorale dei giorni scorsi. (a. br.)
 

LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Commenti – pagina 15
unione europea
Troppe attese sul semestre di presidenza italiana
L'esistenza di un clima favorevole alle riforme non deve indurre a concludere che quelle delineate dal nostro programma ci siano “dovute”
di Paolo Fois
 
È da circa due anni che a noi italiani il semestre di presidenza dell'Unione europea viene presentato come portatore di una nuova fase del nostro rapporto con l'Europa, fase finalmente ricca di effetti benefici. Con l'approssimarsi della data del primo luglio, quando l'Italia succederà in questa funzione alla Grecia, i riferimenti al ruolo della nostra presidenza si fanno ogni giorno più insistenti, mentre il programma per il semestre (un documento di oltre cinquanta pagine) assume contorni sempre meglio definiti. Il buon livello di questo documento non deve tuttavia farci dimenticare che lo stesso conserva pur sempre la sua natura di programma: da evitare sono quindi quei toni trionfalistici suscettibili di generare nei cittadini facili entusiasmi, ma, al tempo stesso, cocenti delusioni. Occorre invece dar prova di equilibrio e di realismo, virtù che per la verità non sembra ispirino quegli esponenti del governo che, prima delle elezioni del 25 maggio, si sono spinti ad affermare che la presidenza italiana avrebbe “segnato il percorso” dell'intera legislatura europea, dal 2014 al 2019. Indipendentemente dai risultati che potranno essere conseguiti, non convince in ogni caso il rapporto che con insistenza si cerca di stabilire fra le riforme in Italia (realizzate o annunciate) e quelle che l'Europa sarebbe ora chiamata ad attuare. Che fra i cittadini e i dirigenti dell'intera Unione si colga oggi una diffusa volontà di cambiamento è sotto gli occhi di tutti: persino il governo tedesco si mostra oggi disponibile ad accettare ritocchi alla linea precedentemente seguita, tutta incentrata su austerità e rigore. Tuttavia, l'esistenza di un clima genericamente favorevole alle riforme non dovrebbe indurre a concludere, un po’ affrettatamente, che le riforme europee delineate in occasione del semestre ci sarebbero, per così dire, “dovute”, per avere l'Italia provveduto a mettere i conti in ordine. A questo riguardo, converrà tener presente che le riforme in Italia sono state – con ragione – giustificate dalla classe politica invocando la necessità di assicurare il rispetto degli impegni assunti con l'Unione. Non si vede, allora, perché l'uscita dalla scomoda situazione di “sorvegliato speciale” dovrebbe consentirci di ottenere, dall'Europa, riforme che non siano pienamente condivise, quanto meno dai paesi che maggiormente contano. Valutando, sulla base di queste realistiche considerazioni, il coefficiente di realizzabilità del programma del governo italiano, i punti che incontreranno le maggiori difficoltà sono proprio quelli che stanno particolarmente a cuore all'Italia, ma rispetto ai quali gli interessi dei paesi europei sono lungi dal risultare convergenti. È questo soprattutto il caso delle politiche dell'Unione in materia di immigrazione e, più in generale, sulle relazioni nell'area del Mediterraneo, nei confronti delle quali l'Italia invoca da tempo un radicale cambio di indirizzo, senza peraltro ottenere, tanto in seno al Consiglio europeo quanto da parte della Commissione, le reazioni auspicate. Se, nell'assumere la Presidenza pro-tempore dell'Unione, il nostro paese si trova indubbiamente in una situazione più vantaggiosa per la funzione di coordinamento che gli viene assegnata, non si può d'altra parte dimenticare che il prossimo semestre, con i paesi membri e le istituzioni europee privi di una visione unitaria sul futuro dell'Europa, non si annuncia certo particolarmente ricco sul piano delle decisioni concrete. Circa la possibilità che la nostra presidenza possa realmente “segnare il percorso” per i prossimi cinque anni, è quindi legittimo nutrire un certo (euro)scetticismo.
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 17
In campo due soli sfidanti: Carpinelli e Sanna Passino
Rispettivamente 345 e 263 voti mentre esce di scena Marco Vannini. Il 25 giugno alle urne per il ballottaggio
 
SASSARI Massimo Carpinelli ed Eraldo Sanna Passino al ballottaggio per l’elezione del nuovo rettore dell’ateneo turritano. In vantaggio il docente di Fisica del Dipartimento di Chimica e Farmacia con 345 voti sul collega direttore dell’ospedale veterinario che ha ottenuto 263 preferenze. Il terzo candidato, l’economista e docente nel Dipartimento di Economia Marco Vannini ha riportato 122 voti mentre sono state contate 8 schede bianche e 9 nulle. L’affluenza alle urne è stata di un soffio superiore alla prima votazione con 85,5 per cento su 85 per cento. Un risultato, quello di ieri, solo parzialmente prevedibile nei numeri anche se il raggiungimento della maggioranza assoluta da parte di uno dei candidati (414 i voti necessari), e quindi l’elezione del rettore, era considerata praticamente impossibile. Si conferma dunque la tendenza manifestata dagli elettori già nella votazione di martedì scorso quando Carpinelli aveva superato abbondantemente gli avversari ottenendo 229 voti. Avversari che mercoledì sera, in seguito a frenetiche trattative che si sono svolte all’interno dei vari Dipartimenti cittadini, da quattro sono diventati due. Si erano ritirati dal campo Andrea Montella, direttore del Dipartimento di Scienze mediche e Giuseppe Pulina, direttore del Dipartimento di Agraria. Il primo per confluire nella candidatura di Sanna Passino con il suo pacchetto di voti nel tentativo di creare una forte alleanza che potesse polverizzare la sorprendente ascesa del fisico nucleare, il secondo per fare un passo indietro senza che dal suo Dipartimento emergesse alcuna indicazione di voto. Oggi le preferenze si sono redistribuite regalando a Carpinelli un distacco ancora più marcato, quegli 82 voti (nella precedente giornata elettorale lo scarto con Sanna Passino era stato di 79 preferenze) che potrebbero consentire allo scienziato cinquantenne di Benevento di indossare il mantello di ermellino e dirigere l’università di Sassari per i prossimi sei anni. Ma ovviamente nessuna previsione è possibile. Il programma di Sanna Passino si basa sul rinnovo della didattica e sulla valorizzazione del carattere “generalista” dell’ateneo cioè di tutte le discipline, sia scientifiche che umanistiche. Quello di Carpinelli punta al lancio dell’università verso orizzonti internazionali basato sul rinnovo e su grandi progetti di ricerca. Ora non resta che attendere il 25 giugno quando gli elettori torneranno alle urne. (g.g.)

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