Lunedì 16 giugno 2014

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
16 giugno 2014

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
La ricerca con le università sarde: si studieranno genetica e longevità
SAN RAFFAELE. Nell'ospedale anche oncologia del seno, riabilitazione e telemedicina
 
Nei laboratori del San Raffaele verrà studiato il patrimonio genetico dei sardi, lo scrigno che contiene il segreto della longevità di un popolo che farà pure pochi bambini ma campa fino a cent'anni. È giusto l'orizzonte non del tutto esplorato dell'acido desossiribonucleico degli isolani uno degli ambiti di ricerca sul quale l'ospedale di Olbia potrebbe lavorare con gli specialisti che già operano in Sardegna su questa materia, come ad esempio l'Università di Sassari.
E così, nell'indagine sulla preziosissima mappa del nostro Dna, potrebbe concentrarsi parte del fondo di sei miliardi di dollari che la Qatar Foundation - che per il San Raffaele mette sul piatto un miliardo e 200 milioni di euro - impegna ogni anno per la ricerca.
Ed è appunto sul versante degli studi di laboratorio che - dopo la firma della prima bozza d'intesa tra la Regione e la fondazione qatarina, e dopo diversi tavoli tecnici - si sta maggiormente concentrando il progetto dell'ospedale che dovrà essere un centro di eccellenza della sanità. «Ci siamo seduti a un tavolo con reciproco rispetto - spiega il presidente Francesco Pigliaru -. Rispetto ai primi progetti, la proposta di ospedale che adesso emerge ha come obiettivi quello di attrarre pazienti che arrivano da fuori e ridurre la migrazione di chi va a farsi curare nella penisola. E punta di più sulla ricerca in un'ottica di collaborazione con centri, ospedali e Università della Sardegna». Con gli studi di genetica, quelli sulle malattie neurodegenerative, sulle patologie pediatriche, e ancora oncologia del seno, medicina sportiva, riabilitazione e telemedicina. Specialità, quest'ultima, «sulla quale nella nostra isola si fa già molta ricerca».
Il San Raffaele (la cui direzione ospedaliera e scientifica è nelle mani del Bambin Gesù di Roma) sarà anche un centro d'eccellenza della Medicina sportiva. E difatti, visto che i re qatarini del petrolio sono i padroni del Paris Saint Germain e sponsorizzano il Barcellona, già li si sta vedendo Ibrahimovic, Cavani, Verratti, Sirigu, nonché Messi e Sanchez mentre si rimettono in sesto muscoli, ossa e umore sotto il cielo di Olbia.
La speranza della Regione è che i progetti di ricerca avviati dal San Raffaele assieme ai laboratori già presenti in Sardegna attirino ulteriori investimenti. «Quello sul San Raffaele - sottolinea Pigliaru - è un investimento importante, ma è anche volano di investimenti futuri perché la Qatar Foundation ha la possibilità di mobilitare capitali negli ambiti dell'innovazione tecnologica e della ricerca. Basti pensare soltanto alle relazioni consolidate con General Eletric e Siemens, per citare solo due grandissime imprese che lavorano anche nel campo dell'innovazione della strumentazione medica».
Piera Serusi
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 32 - Edizione CA)
Fermi da tre anni a Roma i 40 milioni del “Blocco R”
POLICLINICO. Ritardi sull'accordo di programma Regione-Ministero
 
Tutti ancora fermi, tutti bloccati da ben tre anni i 40 milioni di euro destinati al completamento del Policlinico universitario intitolato, l'altra mattina, al medico cagliaritano ed ex rettore, Duilio Casula. È stato proprio durante l'affollatissima cerimonia che il ritardo sulla firma dell'accordo di programma quadro è stato più volte rimarcato dagli oratori che si sono succeduti al microfono.
È stato per primo il rettore Giovanni Melis a rimarcare la necessità di un'accelerata per il completamento del progetto iniziato con il trasferimento di una parte delle cliniche dal San Giovanni di Dio e dell'intera struttura ospedaliera della clinica pediatrica Macciotta. «Trasferimenti che - ha detto - hanno comportato un salto di qualità nei servizi sanitari».
L'INTERRUZIONE Il piano di completamento si è però interrotto. Momentaneamente bloccato in attesa della definizione dell'accordo quadro tra il ministero e la Regione. «Chiediamo con forza alla Giunta regionale - ha rimarcato Melis - che si affrontino le criticità della governance dell'azienda ospedaliera universitaria e che si intensifichi con vigore manageriale il progetto di razionalizzazione organizzativo e strutturale proposto dall'Atene». Che poi significa una vera accelerazione dei trasferimenti per il completamento del Blocco R e l'apertura del Pronto soccorso. «Da tempo sono disponibili 40 milioni di euro di fondi Cipe», ha ricordato il rettore Melis. A cui vanno aggiunti altri otto, di cui due per una risonanza.
GLI ESAMI Insomma, ritardi. Ricordati anche dal direttore generale dell'azienda mista, Ennio Filigheddu. «In questi giorni - ha precisato - sono finiti i sondaggi geognostici per cui potrebbe partire il progetto del “Blocco R” se solo sapessimo esattamente cosa portare a Monserrato». Che tipo di strutture sanitarie, in ultima analisi, da sistemare all'interno del nuovo blocco in cui - così era stato annunciato nel 2013 - dovranno finire dermatologia, genetica, oculistica, ortopedia, urologia, ematologia, psichiatria, farmacologia clinica, medicina del lavoro, anatomia patologica e il centro per la sclerosi multipla. Ma anche i servizi amministrativi e direzionali oggi ancora al San Giovanni di Dio. «Oggi non ci si può permettere di tener fermi 48 milioni di euro per cui non abbiamo firmato l'accordo di programma quadro col ministero», ha detto Filigheddu, che spera di riuscire, in tempi stretti, a superare i troppi ritardi. «Ritardi che sono alla fine soltanto della politica», ha però puntualizzato. Di quella politica che probabilmente in questi anni ha messo i bastoni tra le ruote di un piano di riordino dell'ospedale universitario nel nome di quel concetto, “Tutti a casa”, inseguito tantissimi anni fa dal Duilio Casula medico e dal Casula rettore.
LA NECESSITÀ «Il grande ospedale universitario non è una necessità solo universitaria ma è una struttura indispensabile per qualificare l'intero sistema sanitario regionale che, senza l'apporto specifico della facoltà di medicina, apporto finalizzato alla formazione dei medici e dell'intero personale sanitario, rischia di perdere la linfa vitale», ha concluso il rettore Giovanni Melis.
Andrea Piras
 

LA NUOVA SARDEGNA
3 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 4
La Regione mette il turbo: subito il via al San Raffaele
Pronta la delibera che sarà consegnata oggi alla commissione del Consiglio
Potrebbe non esserci il voto dell’aula. Stasera il confronto fra l’assessore e il Pd
 
CAGLIARI Oggi è il primo lunedì della verità per l’ospedale San Raffaele. Il secondo sarà fra sette giorni, alla vigilia di quella che è la madre di tutte le scadenze: martedì 24 giugno, giorno in cui tutti, a cominciare dalla Qatar Foundation, si aspettano una risposta definitiva della Regione sul progetto. Primo lunedì. Gli appuntamenti sono due. Di prima mattina nella segreteria della commissione Salute del Consiglio regionale dovrebbe arrivare (come annunciato) il dossier sul nuovo ospedale e soprattutto la bozza della «delibera amministrativa» con cui la Giunta dichiarerà «l’inserimento del San Raffaele nella rete ospedaliera». Il parere della commissione è vincolante e potrebbe arrivare entro questa settimana, con diverse sedute urgenti convocate già da domani dal presidente Raimondo Perra (Sardegna Vera-Psi). Tra l’altro quello in commissione dovrebbe essere anche l’unico passaggio del dossier in Consiglio, mentre non è detto che ci sia quello in aula. Serve il condizionale: sulle carte del San Raffaele incombono almeno tre interrogazioni urgenti presentate dalla minoranza (Forza Italia, Riformatori e Udc) per cui il dibattito pubblico, non solo nella stanza della commissione, pare inevitabile, anche se il voto decisivo sarà quello dei commissari. La conta sarà proprio fra i quattordici commissari: il presidente Raimondo Perra, quattro del Pd (Luigi Ruggeri, Lorenzo Cozzolino, Daniela Forma e Rossella Pinna), tre di Forza Italia (Ignazio Locci, Edoardo Tocco e Alberto Randazzo), uno a testa per Sel (Luca Pizzuto), Udc (Giuseppino Pinna), Sinistra Sarda (Fabrizio Anedda), Soberania-Partito dei sardi (Augusto Cherchi), Psd’Az (Marcello Orrù) e Centro Democratico (Roberto Desini). Sulla carta il centrosinistra ha una maggioranza schiacciante, ma si sa che nella coalizione e nello stesso Pd le posizioni sul San Raffaele sono diverse e molto sfaccettate. Dunque potrebbe esserci anche qualche sorpresa all’interno del centrosinistra e, a quel punto, potrebbe diventare determinante il voto dei commissari del centrodestra, ma anche da quelle parti sono tutti favorevoli? Chissà. Sempre oggi c’è un secondo appuntamento importante. È nel pomeriggio, alle 16, nella sede del Pd a Oristano, con la convocazione della direzione regionale. A presentare il progetto sarà l’assessore alla Sanità Luigi Arru, poi ci sarà il dibattito con la partecipazione sicura di tutti i capi corrente. C’è attesa per gli interventi di Antonello Cabras, Paolo Fadda e Renato Soru: saranno loro, gli inventori del correntone, a decidere la linea del Partito democratico sul San Raffaele. Secondo lunedì. Sarà quello del 23 giugno, alla vigilia della risposta della Regione al Qatar Foundation e al Bambin Gesù di Roma sul piano industriale per il San Raffaele. Va ricordato che anche, nell’intervista di domenica a La Nuova, il governatore si è detto «molto ottimista sull’esito positivo della vicenda» fino a dichiarare che «Alla commissione e al Consiglio presenteremo la migliore proposta possibile». In quei giorni decisivi, ci sarà su Cagliari anche la pressione della Gallura, col sindaco Gianni Giovannelli, che per quel giorno ha convocato il Consiglio comunale di Olbia sotto le finestre di via Roma. La minoranza. L’ultima uscita del centrodestra è stata quella dell’eurodeputato di Forza Italia, Salvatore Cicu: «Chi ostacola il San Raffaele – scrive – incentiva l’impoverimento della Sardegna. Sono gli stessi che, senza motivo, hanno interesse a rallentare le opportunità di crescita dell’isola». Per poi concludere: «Gli investimenti della Qatar Foundation sono una grande opportunità e non possono essere sprecati sull’altare dell’ideologia». (ua)
 
LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Attualità – pagina 8
Madia: possibili 60mila assunzioni nella P.a
Il ministro difende la riforma e dice: da qui al 2018 serve l’ingresso di giovani nativi digitali
 
ROMA Dopo la bocciatura dei sindacati, sebbene formulata con toni diversi dalle varie sigle, il ministro Marianna Madia torna a difendere la sua riforma dopo averla presentata in Tv e alla platea del congresso del Pd. Lo fa con diverse interviste alla stampa in cui dopo aver riconosciuto che si tratta di una riforma «difficile in cui ogni categoria fa la sua resistenza», mette in evidenza come non ci sia «una sola norma che penalizzi i lavoratori. L'intero impianto inverte una tendenza e favorisce l'ingresso di nuove generazioni. Il nostro - avverte - è un grande progetto: nella Pubblica amministrazione servono le competenze dei nativi digitali, serve il ricambio». Alla leader della Cgil, Susanna Camusso, che aveva detto di essersi aspettata più coraggio dal governo sulla riforma della pubblica amministrazione, Madia risponde dicendo «niente polemiche, alla fine decideranno il Parlamento e i cittadini». Illustrando le novità contenute nelle misure varate venerdì dall'Esecutivo il ministro fa notare inoltre che una norma consentirà di render disponibili molti posti di lavoro negli uffici pubblici da qui al 2018. «Ora è possibile liberare 60mila posti nello Stato», dice. «Ma bisogna considerare che una parte di questi lavoratori probabilmente sceglierà autonomamente di andare in pensione. E non è detto che tutte le amministrazioni scelgano di applicare la norma - precisa Madia - Il bacino è questo ma non posso dare un numero preciso dei possibili ingressi». Gli over 70, puntualizza poi, devono andare in pensione poichè «bisogna uscire dalla logica secondo cui per un incarico di responsabilità serve una certa età». Madia mette infine in risalto come sia stata importante l'interazione con i dipendenti attraverso le e-mail inviate all'indirizzo del ministero. «Sull'esonero avevamo proposto una sorta di buonuscita per i dirigenti pari al 65% della retribuzione. Molti l'hanno criticata vedendola come un regalo di soldi senza lavorare e sul punto ci siamo presi una pausa di riflessione». Stesso discorso vale per la norma sui premi dei dirigenti legati al pil: «Ci sono state molte mail contrarie. Vedremo se rientrerà nel dibattito parlamentare». Per quanto riguarda poi la mobilità dei dipendenti pubblici all'interno dei 50 Km Madia si impegna «ad attuare le famose tabelle di equiparazione di qualifiche e stipendi che erano nella legge Brunetta e non sono state mai attuate».
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 11
La chimica verde accende i motori
L’impianto sarà inaugurato oggi nel polo industriale di Porto Torres dal ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti
di Pinuccio Saba
 
SASSARI Sarà il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti a inaugurare stamane il primo impianto, dei sette previsti, della chimica verde. A far gli onori di casa il presidente e l’amministratore delegato di Matrìca Daniele Ferrari e Catia Bastioli mentre alla cerimonia sono stati invitati i rappresentanti delle istituzioni regionali e locali, cioè gli stessi “attori” che poco più di tre anni fa avevano sottoscritto l’accordo di programma per la riconversione del polo petrolchimico di Porto Torres in una “bioraffineria integrata di terza generazione”, capace cioè di produrre materie plastiche e non solo utilizzando come materia prima prodotti di origine vegetale. Un accordo di programma che era stato sottoscritto oltre che dalla Regione, anche dalla Provincia di Sassari e dalle amministrazioni comunali di Porto Torres e Sassari. Quella di oggi, in realtà, non è la prima inaugurazione: poco più di due anni fa era stato aperto il centro di ricerche che ha prodotto in tempi rapidissimi diverse assunzioni, un centro ricerche che negli intendimenti di Matrìca deve contribuire a far diventare il polo di Porto Torres uno dei centri di importanza mondiale nel settore delle bioplastiche e delle produzioni biodegradabili di origine vegetale. Un progetto di filiera, dunque, ma soprattutto un disegno strategico di sistema. «La chimica verde ci consente di disegnare un futuro per Porto Torres e, in prospettiva, anche per altri impianti in Italia e all'estero», aveva detto Daniele Ferrari, all’epoca amministratore delegato di Polimeri Europa e presidente di Matrìca. L'investimento previsto supera il miliardo, di cui 530 milioni a carico del gruppo Eni per la bonifica dell'area e 300 milioni per la realizzazione da parte di EniPower di una centrale a biomassa che utilizzerà i residui vegetali della lavorazione. Finora sono stati investiti 180 milioni di euro e i cantieri di Matrìca hanno consentito di creare circa 200 posti di lavoro nella costruzione del primo impianto. Una volta a regime il polo della chimica verde dovrebbe occupare poco meno di 700 persone, traguardo che verrà raggiunto quando gli impianti marceranno a regime. L’unità che verrà inaugurata oggi produrrà monomeri, intermedi per la sintesi di bioplastiche, in particolare del Mater-Bi di terza generazione brevettato da Novamont, con una capacità di 32 mila tonnellate annue. Ben più ambizioso il traguardo che si pone Matrìca una volta terminata la costruzione degli impianti, cioè arrivare a 350 tonnellate all’anno di prodotti di origine vegetale (intermedi, plastiche, lubrificanti, additivi), partendo dalle coltivazioni locali, in questo caso il cardo, ricavate mettendo a reddito i terreni marginali della Sardegna. Il progetto aveva incassato il gradimento non solo delle organizzazioni sindacali, preoccupate per l’ulteriore perdita di posti di lavoro con la chiusura definitiva del polo petrolchimico (in realtà rimarrà attiva la filiera degli elastomeri, cioè delle gomme), ma anche delle forze politiche e delle associazioni di categoria. Con una sola perplessità legata alla tutela ambientale, prudenza ampiamente giustificata dalla pesantissima contaminazione dell’area industriale e non solo. Matrìca ha sostenuto, a più riprese, che la tipologia degli impianti e delle lavorazioni è completamente diversa, e che l’impatto della chimica verde non ha nulla che fare con sostanze altamente cancerogene derivate dal petrolio o con i metalli pesanti. Eni si è impegnata a bonificare l’area inquinata ma i 530 milioni di euro stanziati per il progetto, sono assolutamente insufficienti per eliminare i veleni che per anni, e quando le leggi di tutela ambientale erano praticamente inesistenti, sono stati scaricati nell’area industriale di Porto Torres.
 
Gli ambientalisti non si fidano del progetto Eni
Non tutti hanno espresso un giudizio positivo sul progetto della chimica verde. Quasi tutte le associazioni ambientaliste (storiche e recenti) hanno anzi criticato l’iniziativa. Sono due gli aspetti che non convincono il “partito del no”: il primo riguarda l’approvvigionamento delle materie prime, cioè i vegetali, che saranno utilizzati per le lavorazioni della chimica verde. Secondo gli ambientalisti i calcoli dell’Eni, sulle aree da destinare alla coltivazione del cardo, sarebbero completamente sbagliati, con la conseguenza che le aziende agricole non avrebbero quelle ricadute positive ipotizzate. Il secondo (in realtà l’altra faccia della medaglia) riguarda la centrale a biomasse, che dovrebbe essere alimentata dai residui delle lavorazioni della cardo. E anche in questo caso, secondo gli ambientalisti, i dati forniti da Matrìca sarebbero quantomeno fantasiosi. Con la conseguenza che per alimentare la centrale a biomasse si dovrebbero cercare altre produzioni e il sospetto è che si voglia realizzare un grande inceneritore.
 
 

Questionario e social

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