Venerdì 30 maggio 2014

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
30 maggio 2014
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA



1 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 41 - Edizione CA)
SOSTEGNO DIDATTICO
Alunni disabili
C’è tempo fino al 22 giugno per inviare le domande di ammissione ai Corsi per il conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità. Il bando è stato pubblicato dall’Ateneo, corsi attivi per l’anno accademico 2013-14..
 
 
  
 
2 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 38 - Edizione CA)
GLI SCAVI. Archeologi e tecnici del Comune al lavoro a Capo Sant’Elia
Il colle restituisce i resti del tempio di Astarte
Un protocollo d’intesa tra Comune e Università fisserà ruoli e competenze ma quanto già scoperto dagli archeologi a Capo Sant’Elia è già un ottimo risultato. L’architetto Maria Luisa Mulliri, del Servizio cantieri del Comune e direttore dei lavori: «Le indagini finora condotte rendono più che plausibile poter affermare che siamo riusciti ad individuare alcuni elementi delle strutture pertinenti all’area templare dedicata alla dea Astarte in età punica e Venere Ericina in età romana». Per questa ragione è «impellente la necessità di proseguire e possibilmente estendere l’indagine per inquadrare i dati sinora emersi».
Mentre prosegue la campagna di scavi nell’area vicina alla Torre Pisana («edificata nel 1291 a pianta circolare», chiariscono le archeologhe Anna Luisa Sanna e Maria Grazia Arru), Maria Luisa Mulliri illustra al sindaco Massimo Zedda e all’assessore ai Lavori pubblici Luisa Anna Marras i risultati delle ricerche condotte con la direzione scientifica di Simonetta Angiolillo e Alfonso Stiglitz, dal funzionario della Soprintendenza archeologica Donatella Mureddu e da Mariolina Lusso (Servizio cantieri), Marco Giuman (coordinamento didattico), Maria Adele Ibba (coordinamento tecnico-scientifico), Chiara Pilo (attività di laboratorio) e Maurizio Melis (tecnico rilevatore). La direttrice dei lavori chiarisce che i risultati della campagna in corso sono ancora allo studio ma conferma che già «a conclusione della campagna di scavi effettuata nel 2008 si era constatato che l’area dell’intero colle risultava interessata da presenze umane che si snodavano per un arco cronologico dal neolitico antico ai giorni nostri, e che apparivano dunque evidenti le enormi potenzialità documentarie che il colle offre sul piano scientifico».
LA CHIESETTA L’interesse dei ricercatori si è concentrato nell’area «interessata dalla presenza delle strutture murarie di quella che a tutt’oggi può essere solo definita la presunta chiesetta di Sant’Elia ». Il mistero dei resti: sono realmente pertinenti alla chiesa? L’identificazione è tutt’altro che certa. «È messa seriamente in discussione dalle evidenze stratigrafiche». L’esistenza di una struttura dedicata al culto «rende per lo meno plausibile la possibilità che essa possa essere sorta nella stessa area occupata in precedenza dal tempio di Astarte, forse riutilizzando, del tutto o in parte, l’edificio preesistente». La presenza nello spessore murario delle superstiti strutture della presunta chiesetta di imponenti conci in calcare ben lavorato - sottolinea Mulliri nella relazione della terza campagna di scavo nell’area della Sella del Diavolo - apparivano interpretabili «come possibili tracce delle preesistenti strutture murarie del tempio punico».
 LE FASI La prima fase di lavoro degli archeologi è stata caratterizzata dalle operazioni di diserbo. «Successivamente l’area di scavo è stata delimitata da una recinzione metallica, che ha consentito una maggiore protezione delle evidenze archeologiche» e la possibilità di «garantire misure di sicurezza rispetto alla abituale frequentazione del colle da parte di numerosi escursionisti».
Lo scavo ha affrontato l’«asportazione di uno strato superficiale di terreno disomogeneo, di spessore medio di circa 40 centimetri, caratterizzato dalla presenza di reperti di varia natura e di varia epoca: materiali ceramici cronologicamente inquadrabili dall’età punica sino a fasi post-medievali, monete di età romana e medievale ed elementi di industria litica pertinenti alle fasi di frequentazione neolitica del Capo Sant’Elia».
 LA PAVIMENTAZIONE L’asportazione dello strato ha messo subito in evidenza la prima importante scoperta. «Si tratta della presenza di una vasta area pavimentata in battuto di malta, conservata per una superficie estesa circa 30 metri per 6, che occupa l’area a nord-est delle strutture murarie della chiesetta».
L’area pavimentata appare «ancora ben conservata per una superficie abbastanza estesa». Le prospettive: «Il battuto pavimentale prosegue certamente al di sotto dell’area non ancora sottoposta ad indagine di scavo che si estende a nord dell’area sinora indagata, rendendo più che ipotetica la prospettiva di recuperare un ampio tratto di tale pavimentazione ancora in buone condizioni». Il pavimento appare ancora in connessione con un «tratto murario di cui residuano tre grandi blocchi disposti in continuità strutturale con la lunga canaletta che faceva confluire l’acqua all’interno della cosiddetta cisterna romana, già individuata dal canonico Spano». (p. p.)
 
    

 


LA NUOVA SARDEGNA 
 
3 - La Nuova Sardegna / Sardegna - Pagina 7
Lucio Rispo, a capo della fondazione, spiega i piani dell’emiro per l’ospedale:
 «Il via ai lavori da giugno, a marzo l’inaugurazione. Subito l’acquisto dell’edificio»
Il Qatar sicuro del miracolo
SAN RAFFAELE APERTO NEL 2015
di Luca Rojch
SASSARI In fondo era una questione di fede. Vaticano e Qatar possono stare sotto lo stesso tetto. E unirsi per salvare l’ospedale in agonia. L’uomo del miracolo è un manager gentile che vive a Doha, ma è innamorato della Sardegna. Qualcuno l’ha già ribattezzato mister miliardo, Lucio Rispo è il direttore della Qatar foundation, la società che ha riportato alla vita il San Raffaele. Il gigante alle porte di Olbia voluto da don Luigi Verzè sembrava destinato a rimanere un’incompiuta. A ingiallire davanti alla lentezza della burocrazia. Oltre l’ostacolo. Dopo il terremoto finanziario e giudiziario che ha raso al suolo la Fondazione Monte Tabor, l’ospedale era diventato un simbolo del gigantismo sconfitto di don Verzè. Ma alla fine è arrivata la cordata più inattesa. Il Vaticano, attraverso l’ospedale Bambin Gesù, ha trovato l’accordo con la Qatar foundation, braccio operativo dell’emiro in tutte le sue operazioni filantropiche e di ricerca. L’accordo con la politica è stato complesso e ha tanti tessitori. Su tutti il deputato Gian Piero Scanu, il padre olbiese del San Raffaele, che ha continuato a credere nel miracolo del salvataggio dell’ospedale. Anche quando il crack finanziario sembrava inesorabile. Ma per chiudere l’accordo è stato indispensabile anche il lavoro del governatore Francesco Pigliaru. Con lui il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, che ha stretto gli ultimi bulloni. L’ospedale è salvo. Verrà completato e aprirà l’1 marzo del 2015. Mister miliardo. A pilotare questa operazione è proprio Lucio Rispo, il direttore del Qatar Science & Technology Park. È lui che è riuscito a trasformare la missione impossibile in realtà. Il Qatar investirà oltre un miliardo di euro. «Tutto vero – spiega –. L’investimento in un paio di anni supererà il miliardo di euro. Per iniziare i lavori serviranno più di 100 milioni. Per prima cosa dobbiamo acquistare il building e il terreno intorno». Rispo ha condotto le trattative, ma non si occupa degli aspetti più tecnici, come i rapporti con le banche, le vere proprietarie del San Raffaele. «È una procedura molto complessa. Questi aspetti sono curati dal nostro studio legale e da quello finanziario». Sapere dal petrolio. Già perché Rispo è a capo di una società che ha un obiettivo preciso. «L’emiro vuole entro il 2030 spostare il core business del Qatar dal petrolio alla conoscenza – dice –. In questi anni abbiamo molto investito nel mondo della ricerca e della scienza. Spendiamo più o meno 6 miliardi di dollari all’anno in ricerca, ambiente, energia, informatica, telecomunicazioni, medicina. Finanziamo università e formazione scientifica. Ma è chiaro che nessuno fa le cose in solitudine. Collaboriamo con i centri specializzati. Cerchiamo la cura per malattie come il diabete, il cancro, la sclerosi laterale amiotrofica. Ma per fare questo dialoghiamo da sempre con le eccellenze e cerchiamo le intelligenze. I nostri partner come la Cornell University, il Saint Mary hospital, sono all’avanguardia nel mondo della ricerca e delle scoperte scientifiche. Per esempio con la General Electric abbiamo creato una nuova tecnologia per la mammografia. I risultati sono tangibili, con una riduzione della mortalità». Il diabete. A spingere il Qatar all’investimento anche una patologia che affligge la Sardegna e il Qatar. Il diabete. L’isola è seconda al mondo per l’incidenza della patologia in proporzione alla popolazione. Nello stato arabo il 17 per cento degli abitanti soffre di diabete. «Sì questo aspetto è stato considerato – confessa Rispo –. Il diabete colpisce il Qatar e la Sardegna. Il San Raffaele dovrà trovare una cura». Costa e San Raffaele. Pochi chilometri separano l’ospedale dal regno dei divertimenti che l’emiro si è comprato, la Costa Smeralda. «Ma tra i due non c’è nessuna relazione – spiega Rispo –. Io lavoro per la Qatar foundation che è una cosa del tutto differente dalla Qatar investiment che si occupa di un altro tipo di attività. Verrà da sorridere, ma se io dovessi incontrare i responsabili di quella società non li riconoscerei. Non so chi sono. Io ho l’ufficio a Doha, come loro. Ma il rapporto è tutto qua. I due investimenti sono del tutto differenti. Nel primo caso c’è un interesse di tipo immobiliare. Nel nostro si investe in ricerca». Al di là della fede. A salvare il San Raffaele dalla rottamazione è un accordo che vede tra i principali protagonisti il Bambin Gesù, ospedale del Vaticano, e la Qatar foundation, società che è una diretta emanazione dell’emiro, musulmano e sunnita. Un accordo che va al di là delle differenze religiose. «Non trovo nulla di strano – afferma Rispo –. Vivo in Qatar dal 2006, sono cristiano. A Doha ci sono la moschea e la chiesa. Ho tanti amici musulmani, da noi c’è piena libertà di espressione e di culto. Certo serve il rispetto delle differenti religioni. Ma non ci trovo nulla di strano». Aperto a tutti. Ci sono già cifre concrete per l’accordo. «Il Qatar ha messo sul piatto oltre un miliardo di euro, con uno stanziamento iniziale superiore ai 100 milioni. I posti di lavoro previsti sono oltre mille – continua –. Ci tengo a precisare un aspetto. Sarà un centro di ricerca di importanza mondiale, ma anche un ospedale aperto a tutti. Non si dovrà essere milionari per entrare al San Raffaele. Lavoriamo per creare reparti di eccellenza. Non solo la pediatria. In questo momento portiamo avanti due tavoli. Uno che riguarda la ricerca l’altro la clinica. Quali reparti avere e come strutturarli. Un discorso in cui ha un ruolo da protagonista la Regione». Aperto dall’1 marzo 2015. Data certa anche per l’avvio dei lavori e l’apertura. «La firma del protocollo con la Regione è prevista per il 24 giugno, dal 25 potranno iniziare i lavori, che termineranno a marzo del 2015». E per chi dovesse avere dubbi Rispo è categorico. «L’ospedale aprirà a marzo del 2015. Così ha ordinato l’emiro. E quando lui dà un ordine non c’è margine di errore». La burocrazia. Per Rispo una difficoltà ulteriore. Cercare di far capire ai pragmatici manager del Qatar suoi colleghi, la complicata macchina burocratica dell’Italia. «Credo sia stato uno degli aspetti più complicati – afferma –. Per chi non è italiano entrare nei meccanismi che regolano la nostra legislazione è uno sforzo culturale e non solo giuridico. Ma devo dire una cosa. Ho incontrato persone che mi hanno fatto sentire orgoglioso di essere italiano. Persone come il Ministro Delrio che ha avuto un ruolo fondamentale e ha fatto di tutto per superare tutti gli ostacoli burocratici. Anche il governatore Francesco Pigliaru e il suo predecessore Ugo Cappellacci hanno lavorato bene e al massimo delle loro possibilità perché l’accordo arrivasse. Come loro ho potuto apprezzare anche i ministri dello Sviluppo economico, degli Affari esteri, della Sanità, e il premier Matteo Renzi». Rispo racconta anche degli altri ostacoli incontrati durante il cammino. «A volte è complicato anche riuscire a spiegarsi in modo corretto. È accaduto che in passato filtrasse un messaggio sbagliato. Noi investiamo risorse per fare ricerca e portare scoperte scientifiche. Vogliamo attirare i migliori cervelli e metterli a servizio del progresso della conoscenza e del benessere umano. Qualche volta non è stato capito. Forse non siamo stati bravi noi a spiegarci. Miglioreremo anche in questo». Rispo fa anche la sua dichiarazione d’amore all’isola. «La Sardegna è meravigliosa e i sardi lo sono ancora di più. Leali, tenaci, intelligenti. Insieme daremo vita a uno dei migliori ospedali al mondo».
 
 
 
 
4 - La Nuova Sardegna / Speciale – Pagina 39
GLI APPUNTAMENTI
I Baska al Vecchio Mulino e l’ “Olimpika festival” a Cagliari
di Andrea Musio
SASSARI Un calendario fitto di appuntamenti per questo fine settimana nell’isola. Da non perdere questa sera al Vecchio Mulino di via Frigaglia 5 a Sassari, alle ore 20,30 l’esibizione dei Baska. Il trio composto dal compositore e produttore di musica elettronica, Frantzisku Medda “Arrogalla”, live electronics il polistrumentista Massimo Loriga (Nur, Kenze Neke, Tzoku, Uninvited), armonica a bocca, flauto traverso, sax, sulitu e trunfa e dal chitarrista Andrea Congia, proporranno un’anticipazione del dell’album in imminente uscita, Dal vivo il trio dei Baska propone una miscela di suoni che parte dal dub per poi allargarsi verso atmosfere psichedeliche, progressive e musica tradizionale sarda. Sempre questa sera, nell’area dei parcheggi di Monte Claro un mega concerto inaugurerà le Olimpiadi universitarie. A partire dalle ore 20, sul palco dell’’”Olimpika Live festival” allestito dall’Isola delle Meraviglie si alterneranno alcuni dei più importanti gruppi della scena sarda. Diversi i generi proposti nell’arco della serata presentata da Massimiliano Medda dei La Pola e da Matteo Bruni. Dal rock di un protagonista inossidabile della scena rock regionale come Joe Perrino alla patchanka dei Tamurita, dallo ska dub dei Ratapignata al rap raggamuffin dell’ex Sa Razza, Quilo sul palco con Randagiu Sardu ed ancora il reggae di Momar Gaye con gli Zaman e dei Mamavibe, lo ska degli Skacco Matto, il rock italiano dei Gola Seca e tanti altri gruppi universitari. Ancora rock, ma nello spazio del Bohemien con gli Slim Fit e i La Plonge, mentre a di scena a la Cueva rock di Quartucciu saranno i Goodmorning Mike, gli Sbec e gli Hajmar. Chiude, sempre questa sera, al Poco Loco di Alghero il cartellone del Notes de Viatge con il concerto (inizio alle ventuno e trenta) del The Firm Quartet con il sassofonista Paolo Recchia. Domani la formazione alternative rock algherese dei Tortuga presenterà il disco “Il click del capodoglio” al The House of Rock di Piazza Mazzotti subito dopo l’esibizione dei Wise Kebab. Alle 22 di domani il rock di scuola “Mod” dei The Emotionz sarà al La Cueva Rock di Quartucciu. La band cagliaritana riproporrà le canzoni inserite nell’album d’esordio intitolato “Here we are!” .



QUOTIDIANI NAZIONALI
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